Teatro e Musical > Les Misérables
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Autore: Christine Enjolras    20/11/2016    1 recensioni
Marius Pontmercy, sedici anni, ha perso il padre e, nel giro di tre mesi, è andato a vivere con il nonno materno, ora suo tutore, che lo ha iscritto alla scuola privata di Saint-Denis, a nord di Parigi. Ora Marius, oltre a dover superare il lutto, si trova a dover cambiare tutto: casa, scuola, amici... Ma non tutti i mali vengono per nuocere: nella residenza Musain, dove suo nonno ha affittato una stanza per lui dai signori Thénardier, Marius conoscerà un eccentrico gruppo di amici che sarà per lui come una strampalata, ma affettuosa famiglia e non solo loro...
"Les amis de la Saint-Denis" è una storia divisa in cinque libri che ripercorre alcune tappe fondamentali del romanzo e del musical, ma ambientate in epoca contemporanea lungo l'arco di tutto un anno scolastico. Ritroverete tutti i personaggi principali del musical e molti dei personaggi del romanzo, in una lunga successione di eventi divisa in cinque libri, con paragrafi scritti alla G.R.R. Martin, così da poter vivere il racconto dagli occhi di dodici giovanissimi personaggi diversi. questo primo libro è per lo più introduttivo, ma già si ritrovano alcuni fatti importanti per gli altri libri.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Jehan

La campanella suonò alle undici e mezza decretando la fine delle lezioni del mattino: Jehan iniziò a mettere via quaderno e astuccio, pensando a cosa avrebbe potuto fare nelle due ore di pausa che c‘erano prima delle lezioni pomeridiane. Si chiese che cosa avrebbero fatto gli altri, ma non se la sentiva di scrivere sul gruppo: magari sarebbe andato in biblioteca a leggere fino all’ora di pranzo. Pensò anche a Courfeyrac: per tutta la mattina si era chiesto preoccupato cosa potesse essere successo per fargli scrivere quei messaggi; tutti se l’erano chiesto, ma lui non aveva più scritto nulla.

Passando davanti alla cattedra, venne fermato dal professore di letteratura. “Ah! Monsieur Prouvaire, aspetti!” gli disse il professor Mabeuf, infilando il braccio nella sua vecchia borsa in pelle di camoscio. “Ho qui… i libri che mi aveva chiesto ieri. Le copertine sono un po’ rovinate, ma dentro sono ancora in perfetto stato.” Quei libri sembravano davvero vecchi: il minuto professore doveva averli comprati molti anni prima. Jehan era affascinato dal loro aspetto così consunto, quasi avesse davanti un tesoro inestimabile.

“Oh non si preoccupi! Mi affascinano i libri vecchi!” disse in risposta Jehan, felice che il professore gli avesse portato i volumi che desiderava dopo un solo giorno. Aveva quasi timore a prenderli in mano: chissà quanto ci teneva il professore! “Ma lei è sicuro che vuole darmeli?” si sentì dire “Sembrano davvero molto vecchi… non vorrei rovinarglieli…”

“Stia tranquillo! Sono sicuro di lasciarli in buone mani!” disse il professore mettendogli i tre piccoli volumi tra le mani. “Lei è un mio studente dal primo anno: so con quanto amore e quanta cura tratta… praticamente ogni essere vivente e ogni oggetto. Sono certo che avrà cura anche dei miei libri. Ah, qui ho anche una rivista di botanica che può esserle utile per le sue piante” aggiunse porgendogli un giornale pieno di orecchie sulle pagine.

“La ringrazio moltissimo professore!” Jehan era davvero contento di poter portare a casa quei preziosi tesori: finalmente avrebbe potuto leggere delle traduzioni attendibili della Divina Commedia. Conosceva un po’ l’italiano, ma leggere la cantica del Paradiso gli riusciva davvero difficile. Voleva mettere i libri nello zaino, ma, ripensandoci, forse era meglio tenerli in mano, quindi ritirò solo la rivista di botanica. “Glieli riporterò il prima possibile!”

“Non si preoccupi: non le metterò fretta. Li tenga pure per tutto il tempo che le serve! Certe opere vanno contemplate con calma e attenzione!” disse il professor Mabeuf, sistemandosi gli occhiali e togliendosi la giacca di velluto beige: ora che tutti gli studenti erano usciti dall’aula poteva permettersi di avere una presenza un po’ più sciatta, anche se, effettivamente, quella vecchia giacca rattoppata sui gomiti non gli conferiva un aspetto particolarmente elegante e curato.

“Ancora grazie, professor Mabeuf! Buona giornata!” disse felice Jehan, avviandosi verso l’uscita.

“Monsieur Prouvaire!” lo fermò il professore. Jehan si voltò e guardò il professore dritto nei suoi occhietti scuri. “Mi raccomando: non permetta alla lettura di quel capolavoro di distrarla dallo studio!” Jehan fece un cenno con la testa, sorridendo, e uscì dall’aula, dirigendosi verso la biblioteca.

C’erano tantissimi ragazzi in giro sparsi per il corridoio del primo piano e Jehan ci passò in mezzo a testa bassa, per non guardare negli occhi nessuno: non lo faceva per cattiveria, ma solo per timidezza. Gli anni precedenti era sempre rimasto con Enjolras e non aveva sentito il bisogno di interagire con altri ragazzi se non gli amici della residenza. Quest’anno, però, lui aveva scelto di frequentare il corso letterario e linguistico, mentre Enjolras quello di scienze politiche, quindi si era ritrovato da solo. Tuttavia non ne faceva un dramma: sapeva che a pranzo si sarebbe trovato con i suoi amici. Stava scendendo per la scala di servizio quando incrociò Bossuet.

“Bossuet. Dove te ne vai?” gli chiese Jehan, sorpreso di averlo incontrato.

“Ehi! Ciao Jehan!” disse, scompigliandogli i capelli. Poi indicò con l’indice la fine delle scale e aggiunse: “Stavo andando a prendere Joly per raggiungere gli altri. Enjolras ha scritto se ci andava di trovarci subito per il pranzo.”

“Ah davvero?” Jehan prese il telefono dalla grossa tasca che aveva sulla felpa e guardò: era talmente felice di aver avuto le tre cantiche della Divina Commedia che non aveva controllato il telefono. “Oh già… beh, suppongo che non ci sia nulla di male se mangiamo prima!”

“Vieni da Joly con me?” disse Bossuet sorridendo mentre lo sorpassava per raggiungere l’aula di storia.

“Ma sì, perché no?”

 

Quando arrivarono, Joly era ancora seduto al suo banco, concentrato nel fare qualcosa che a Jehan non era chiara; però Bossuet doveva aver capito perché sospirò in modo strano, rassegnato e divertito allo stesso tempo, e andò alle spalle del suo ragazzo con le braccia alzate, avendo cura di non farsi sentire. Era chiaro che voleva spaventarlo, ma non andò tutto secondo i suoi piani: a pochi passi da Joly, Bossuet inciampò nelle stringhe delle sue scarpe e gli cadde addosso; beh… se non altro il risultato fu lo stesso.

“Bossuet accidenti a te! Mi è venuto un infarto!” disse Joly accarezzandosi la gamba sulla quale era caduto.

“Beh adesso sentirai benissimo i tuoi battiti, no? Il cuore ti starà battendo a tremila al minuto!” disse Bossuet alzandosi in piedi.

“Certo: perché la tachicardia è una cosa positiva!” disse Joly guardando male Bossuet.

“O ti viene un infarto o hai la tachicardia: da ciò che ricordo non puoi averli entrambi! Che poi… se avessi davvero avuto un infarto non dovresti essere privo di conoscenza?” gli rispose, porgendogli la mano per tirarlo su. Joly lo guardò anche peggio di quanto già non stesse facendo, al che Bossuet aggiunse, sorridendo: “Avanti, tirati su: sei sano come un pesce, tesoro mio!”

Jehan guardò il sorriso di Bossuet e si convinse che era impossibile prendersela con lui quando aveva quell’espressione sul volto: anche Joly doveva pensarla così perché il suo broncio divenne subito un sorriso e si lasciò aiutare a rialzarsi. Quando furono entrambi in silenzio, Jehan smise di pensare a quanto fosse bello vederli ancora così innamorati e si ricordò improvvisamente che erano caduti a terra entrambi: “Non vi siete fatti male, vero?” chiese preoccupato.

Joly si girò di scatto, quasi fosse stato colto di sorpresa: “Ah ciao Jehan! Beh la gamba mi fa un po’ male e in realtà anche il mio posteriore non è che…”

“Nah stiamo benissimo! Ho avuto cadute peggiori!” lo interruppe Bossuet.

“Parla per te!” disse Joly, girandosi verso il suo ragazzo con occhi indignati. “Domattina avrò di sicuro un grosso livido…”

“Sì! Come se non ti fossi mai risvegliato con dei lividi sulle gambe e dolore al posteriore!” fu la risposta che diede Bossuet. “E non mi è mai sembrato che la cosa ti dispiacesse…” Mentre pronunciava queste parole, passò un braccio attorno alle spalle di Joly lanciandogli uno sguardo d’intesa. Jehan era confuso da questa frase, mentre Joly gli sembrò imbarazzato e lo vide spintonare leggermente Bossuet, quasi come non avesse dovuto dire una cosa del genere.

Si girò poi verso Jehan e disse: “Eh eh… che… che ne dite di raggiungere gli altri, eh?”

Fu così che si avviarono verso la mensa. C’erano già diversi studenti nella grande sala e Jehan non riusciva a vedere nessuno dei loro amici. Ad un certo punto, in mezzo alla fila, scorse la testa di Bahorel. “Ah eccoli!” disse agli altri due ragazzi e poi si avviò verso di lui. Avvicinandosi vide che stava vicino a Marius; poi, quando fu ancora più vicino, vide accanto a quest’ultimo prima Enjolras e poi Grantaire, ma non riusciva a sentire di cosa stessero parlando.

“Enjolras!” lo chiamò alzando la mano timidamente, a voce bassa. Enjolras però doveva averlo sentito perché si girò velocemente, interrompendo il discorso, e, vedendo i tre ragazzi, alzò la mano per salutarli.

Quando arrivarono in coda con gli altri quattro ragazzi, Jehan notò che mancavano ancora Combeferre e Courfeyrac. Dove si trovasse il primo lo poteva immaginare, ma il secondo? “Ehi ma…” iniziò a dire, “dov’è Courfeyrac?”

“Nessuno lo sa” gli rispose Grantaire, passando un vassoio ad Enjolras.

“Ah, grazie” disse a Grantaire. Poi tornò a rivolgersi a Jehan: “Non si è fatto sentire tutta la mattina.”

“Non gli sarà mica successo qualcosa, vero?” Tutto ciò che era successo alla fine delle lezioni gli aveva fatto scordare la sua preoccupazione per i messaggi di Courfeyrac, ma il non trovarlo assieme agli altri gli aveva fatto tornare alla mente tutto quanto.

“No vedrai che starà bene: è solo melodrammatico. Non appena lo rivedremo ci faremo spiegare, magari è con…” Enjolras non finì la frase perché la sua attenzione era stata attirata verso la porta d’ingresso. Guardò per qualche istante, come volesse essere sicuro di ciò che aveva visto, poi alzò velocemente la mano: Combeferre era entrato nella mensa.

“Accendo il telefono e mi ritrovo cento messaggi vostri: non seguite mai le lezioni, voi?” disse con un tono abbastanza scherzoso. “Dov’è Courfeyrac?”

“Pensavamo che fosse con te” gli disse Grantaire, sbucando da dietro Enjolras.

“No, non l’ho sentito per tutta la mattina.”

“Che strano…” disse Bahorel. “Di solito scassa le palle tutto il giorno: cosa può aver combinato?”

“Oh beh: arriverà, dai! Se fosse successo qualcosa di grave lo sapremmo!” disse Bossuet al resto del gruppo.

Una volta preso da mangiare andarono a sedersi a un grande tavolo rettangolare non troppo lontano dall’ingresso, in modo che se Courfeyrac fosse arrivato li avrebbe trovati subito.

Ad un certo punto Jehan vide entrare dalla porta un ragazzo alto, con degli scuri capelli ricci: riconobbe subito che si trattava di Feuilly e lo chiamò alzando il braccio.

“Eccovi qua! Il gruppo al completo!” disse Feuilly con un enorme sorriso stampato in volto. Poi guardò i ragazzi seduti al tavolo uno ad uno e aggiunse: “Beh no… non al completo.”

“Tu non hai visto Courfeyrac, per caso?” gli chiese subito Enjolras.

“No mi spiace!” Detto questo passò a salutare gli altri: eccezione fatta per Enjolras, il giorno prima non aveva avuto abbastanza tempo per salutarli come si deve. “Bahorel! Oggi sei venuto! Mi sembra un miracolo!”

“Oggi?! Cioè tu ieri non eri qui?!” Enjolras e Combeferre già stavano guardando Bahorel con occhi severi.

“Ma che dite?!” disse subito Bahorel. “Combeferre! Tu mi hai visto! E anche voi!” Enjolras continuava a guardarlo impassibile: a Jehan quello sguardo fece raggelare il sangue nelle vene.

“Beh, non credermi!” disse Bahorel: non sembrava per niente intimidito dagli occhi glaciali del leader del gruppo.

“Enjolras…” Jehan gli mise una mano sulla spalla e lui si girò. “Per favore… smettila di fare quello sguardo… mi fa paura…” Enjolras parve per un attimo sorpreso nel sentire quelle parole, ma comunque decise di accontentare la richiesta.

Prima, però, lanciò un’ultima occhiataccia a Bahorel e gli disse “Dopo ne parliamo!”

Feuilly guardò alla destra di Bahorel e vide Marius. “Ah! Tu devi essere Marius!” disse avvicinandosi a lui. Marius si alzò per stringergli la mano e fecero le presentazioni come si deve.

“Sei in pausa? Ti fermi qui con noi?” gli chiese Combeferre.

“Sì ma non per molto. Tra tre quarti d’ora devo essere in orfanotrofio per il turno” gli rispose Feuilly, sedendosi accanto a lui.

Stettero a parlare per diversi minuti, confrontandosi sulle vacanze, sui primi giorni dell’anno scolastico e diedero a Marius qualche dritta per sopravvivere a scuola e nella residenza. Jehan li osservava: anche se era passato solo un mese e mezzo, i suoi amici gli erano mancati moltissimo. Erano tutti così diversi, eppure non potevano essere più uniti e lui, in quel preciso istante, riusciva a sentire quanto fosse forte il loro legame. Essere di nuovo lì tutti insieme gli riempiva il cuore di una gioia indescrivibile. In più aveva un nuovo amico ora e questo lo rendeva ancora più felice. Quel giorno gli parve proprio che l’anno scolastico non potesse cominciare meglio. Cosa mai avrebbe potuto andare storto?

   
 
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