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Autore: YomiCrazy    20/11/2016    4 recensioni
E' il secondo anno di scuola per Harriet, dopo aver scoperto di essere una strega.
Avrebbe tanto voluto frequentare Hogwarts senza i problemi affrontati l'anno precedente, ma un piccolo Elfo da un grande cuore riuscirà a travolgere tutte le sue buone intenzioni.
Senza contare il mostro nella Camera dei Segreti.
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SOSPESA
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dobby, Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il sole stava lentamente calando a Privet Drive.
Harriet lo stava guardando dalla finestra e sospirava al pensiero che un altro giorno era passato.
Durante quell’estate, nessuno dei suoi amici le aveva scritto, nessuno.
Le avevano promesso lettere e foto, ma niente di tutto quello era accaduto.
Non poteva credere che Hermione si fosse dimenticata di lei o che Ron non volesse più essere suo amico.
Ma quello che le faceva più male era il silenzio di Draco.
Malfoy le aveva promesso di scriverle ma non era accaduto. Non aveva ricevuto neanche una lettera.
Si sedette sulla sedia davanti al tavolo e cominciò a sfogliare l’album che Hagrid le aveva dato l’ultimo giorno ad Hogwarts.
Le foto ritraevano lei da bambina con i suoi genitori, lei con i suoi amici ad Hogwarts e tanti bei momenti felici assieme.
Edvige cominciò a lamentarsi nella sua gabbia ed Harriet girò il viso.
“Smettila Edvige… Lo sai che non posso farti uscire!”
Lo zio Vernon era stato chiaro con lei.
Le aveva permesso di dormire in una camera a patto che non avrebbe fatto magie o cose simili. Harriet aveva accettato, dopotutto era stufa di vivere in quello stanzino sotto le scale.
“Lo sai Edvige… Non posso usare la magia fuori dalla scuola. E poi se Zio Vernon…”
“HARRIET POTTER!”
La bambina fece un sospirò e guardò male la civetta.
“L’hai fatta grossa Edvige…” mormorò, alzandosi e scendendo le scale.
Una volta arrivata in cucina, trovò sua zia Petunia decorare una torta multistrato.
Quella sera gli zii avrebbero avuto degli ospiti importanti per il lavoro di Vernon e lei non era stata invitata.
“E’ vicino al camino” le mormorò la zia, indicandole di avanzare.
Harriet si inoltrò nella sala e si fermò accanto al divano.
“Ti avverto…” cominciò Vernon, mentre sistemava il vestito a Dudley “Se non tieni a bada quel maledetto uccello, dovrà andarsene.”
“Ma si annoia…” mormorò Harriet, martoriandosi le mani “Se solo potessi lasciarla libera… Per un’ora o due…”
Lo zio si girò verso di lei con sguardo torvo.
“Per spedire messaggi ai tuoi strambi amici? No signore.”
Harriet sospirò ed abbassò il viso, dispiaciuta.
“Non ho ricevuto nessun messaggio dai miei amici…” e da Draco, voleva aggiungere.
“E chi vuole essere amico tuo” ridacchiò Dadley, dandole una spallata per poi passare.
Harriet si massaggiò il braccio e poi si girò verso lo zio.
“Harriet…” cominciò Vernon “Dovresti mostrare un po’ più di gratitudine. Ti abbiamo cresciuta sin da piccola, ti abbiamo accolta in casa, dato il nostro cibo e la seconda camera da letto di Dudley… Tutto per bontà del nostro cuore.”
Harriet alzò un sopracciglio, ci credeva ben poco a quelle parole.
Dietro di lei, zia Petunia stava parlando con Dudley, dicendogli che la torta l’avrebbero assaggiata a breve, all’arrivo degli ospiti.
“E’ vero!” sorrise Vernon “Dovrebbero venire a momenti! Ripassiamo il programma… Tu Petunia sarai?”
“In salotto!” rispose lei, avvicinandosi al camino “Ansiosa di accoglierli in casa nostra.”
“Esatto e Dudley, tu sarai?”
“Pronto ad aprire la porta.”
“Eccellente!” successivamente il trio Dursley guardò Harriet assottigliando gli occhi.
“E tu?” le chiese Vernon.
“Io me ne starò in camera mia. Senza il minimo rumore, fingendo di non esistere.”
“Puoi starne certa” sibilò lo zio.
Harriet si girò e se ne tornò sulle scale, entrando nella camera mentre gli ospiti suonavano alla porta.
Aveva davvero intenzione di non farsi sentire ma quando entrò nella stanza, quel qualcosa che saltava sul letto la fece ricredere.
Un essere bassino, con le orecchie da elfo, due grandi occhi verdi ed uno straccio come vestito, si stava allegramente divertendo sulle sue lenzuola, facendo chiasso.
Quando finalmente la vide, si fermò.
“Harriet Potter… Che grande onore per me…” le sorrise.
Harriet chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò.
“Chi sei?”
“Dobby, signora” rispose l’essere, abbassando le orecchie “Dobby l’elfo domestico.”
Harriet sembrò intenerita, ma non poteva permettersi che quell’elfo facesse danni proprio quella sera.
“Scusami se sembro scortese, ma questo non è il momento più adatto per avere un elfo domestico in camera mia.”
“Sì, sì” rispose subito l’elfo “Dobby comprende, solo che Dobby è venuto a dirle… Difficile, signora, Dobby si chiede da dove cominciare.”
“Va bene… Perché non ti siedi?”
Dobby sembrò cominciare a piagnucolare.
“Se-sedermi?” mormorò, cominciando successivamente a piangere.
Harriet si morse le labbra.
“Dobby, sh, scusa, non volevo offenderti.”
“Offendermi? Dobby sapeva della sua grandezza, ma mai un mago ha chiesto a Dobby di accomodarsi come un suo pari…”
“Non hai conosciuto maghi educati allora” sorrise la bambina.
“No! Infatti… Che cosa orribile da dire…” l’espressione dell’elfo cambiò da felice a triste e subito dopo cominciò a prendere a testate l’armadio.
Harriet entrò nel pallone e cominciò a chiedergli di smetterla ma non sapeva come fare… Sicuramente lo zio si sarebbe arrabbiato.
“Ti prego Dobby, smettila…”
Finalmente l’elfo si calmò e decise di accomodarsi sulla sedia, mentre Harriet si sedeva sul letto.
“Dobby doveva punirsi signora… Ha quasi parlato male della sua famiglia.”
“La tua famiglia?” chiese la bambina.
“La famiglia di maghi che Dobby serve… Dobby è costretto a servire una sola famiglia di maghi per sempre. Se mai sapessero che Dobby è stato qui…”
Harriet storse la bocca.
“Ma Dobby doveva venire… Dobby deve proteggere Harriet Potter! Avvertirla… Harriet Potter non può tornare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts quest’anno… C’è un complotto, le accadranno le cose più terribili.”
Harriet non riuscì a capacitarsi di cosa quell’elfo le stesse dicendo.
“Quali cose terribili? Chi sta complottando?” domandò.
“Non… Posso dirlo…” strinse fra i denti Dobby, salendo poi sul tavolo e cominciando a picchiarsi con la lampada.
Harriet subito tentò di fermarlo ma a niente servì pregarlo… Il danno era fatto. Quando sentì i passi di Zio Vernon salire, le prese il panico più totale ed acchiappò Dobby, ficcandolo nell’armadio.
Mezzo secondo più tardi, lo zio entrò in stanza come una furia.
“Che cavolo stai facendo!”
“Ecco, stavo…”
“Hai rovinato la barzelletta sul mio golfista giapponese…”
“Scusa.”
L’armadio continuava ad aprirsi, segno che Dobby voleva uscire ed Harriet spinse la mano contro di esso per chiuderlo definitivamente.
“Ancora un rumore e desidererai non essere mai nata. E ripara questo sportello!”
Vernon uscì dalla camera ed Harriet sospirò, facendo uscire Dobby dall’armadio.
“Capisci perché devo tornare? Questo non è il mio posto, la mia casa è nel tuo mondo! Ad Hogwarts, solamente lì ho degli amici.”
Dobby si girò verso la bambina ed unì le manine.
“Amici che neanche scrivono ad Harriet Potter?”
La bambina cercò subito una scusa, ma poi si bloccò guardandolo male.
“Un momento… Come fai a saperlo?”
Dobby sgranò gli occhi.
“Harriet Potter non deve essere arrabbiata con Dobby” cominciò l’elfo “Dobby ha pensato che se Harriet Potter non avesse ricevuto posta” continuò, tirando fuori le lettere “Harriet Potter non sarebbe voluta tornare a scuola!”
La bambina lo guardò e poi fissò le lettere dei suoi amici e di Draco.
“Dammi le lettere… Adesso!”
“No!” urlò Dobby e subito cominciò la fuga. Harriet lo seguì fino al piano inferiore, dove l’elfo si fermò a guardare la torta che la zia Petunia aveva preparato per gli ospiti.
“Dobby…” lo chiamò “Torna qui!”
“Harriet Potter deve promettere che non tornerà più ad Hogwarts, signora.”
“No… Non posso farlo.
Hogwarts ora è casa mia!”
“Allora mi dispiace tanto, signora, maDobby deve farlo” e, detto questo, schioccò le dita.
La torta si alzò e si diresse verso gli ospiti ed Harriet subito accorse per prenderla. Cercò di non farsi sentire mentre lo zio raccontava di un idraulico ma non riuscì ad arrivare in tempo. La torta cadde dritta sulla testa della signora ed il trio Dursley sembrò quasi per piangere.
“Scusate…” cominciò Vernon “Mi rincresce tanto, è mia nipote, una ragazza disturbata…Incontrare estranei la agita, per questo la tenevo in camera.”
Harriet si girò verso l’elfo e quello sparì senza lasciare traccia.
Tutto quello avrebbe portato a qualcosa di molto brutto da parte dei suoi zii.
Aveva rovinato la serata.





Note: Eccomi tornata! Spero di essere regolare con gli aggiornamenti, dopo il 6 Dicembre in teoria non avrò più nessun problema! Mi auguro che vi piaccia anche questa seconda parte in cui racconto di Harriet Potter! 
Per chi non sapesse, vi è la Pietra Filosofale fra le mie storie complete.
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