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Autore: jeffer3    21/11/2016    7 recensioni
Brittany e Santana si conoscono in una scuola a diciassette anni. Dopo un amore intenso, per cause maggiori sono costrette a stare divise, per il loro stesso bene.. ma non è facile arrendersi.
Dal testo (capitolo I):
' “Ti rivoglio indietro.” Puntò gli occhi azzurrissimi nei miei “Sono ancora innamorata di te e ti rivoglio indietro.”
Mi colpì forte come un treno.
“Brittany.” Presi un respiro, cercando di ignorare le sue parole “Lo sai che non è possibile”
“Tu ti sei arresa.” Serrò la mascella “Io non l’ho mai fatto. Ti rivoglio indietro.” '
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Sai” iniziò a piattoleggiare Quinn “Dovresti parlarle”
“E tu dovresti silenziarti” grugnii in risposta.

Sbuffò, in maniera del tutto prevedibile.

“Davvero non capisco perché fai così” si alzò a sedere innervosita dal prato “Non ha senso. Dovresti farle qualche domanda, anziché viaggiare di testa e non farne parola”
“Per ottenere nuovamente bugie in risposta?” chiesi, sarcastica “No, grazie.”

Un altro sbuffo.
Altrettanto prevedibile.

“Mi urta vederti qui semi rilassata a prendere il sole nel parco, onestamente” continuò “Hai gli occhi chiusi e ok, ma dovresti sapere che continua ad affacciarsi in giardino e ti assicuro che la sua espressione è quanto di più vicino a Bambi che abbia mai visto.”

Lo sapevo.
Lo sentivo.
Il mio udito mi permetteva di avvertire ogni volta il fruscio della tenda che si spostava, permettendole di scorgerci dalla finestra.
E i suoi sospiri.

“Dillo che sei sadica e hai scelto questo posto per far sì che ci vedesse anche!” sbraitò.

Ancora.
A breve l’avrei picchiata.

“Ti degni almeno di rispondere a me?!”

Silenzio.

“Santana!”

Presi un profondo respiro.

“Quinn.” Dissi solo, facendola zittire.
“Sì?”
“Ti ricordi quello che ti dissi tempo fa a proposito del fregarmi?”

Attesi un paio di secondi.
Nessuna risposta.
Aprii gli occhi incuriosita.
La osservai concentrata, quasi.. arrabbiata?
No, forse…
Ah.

“Non ti ricordi, eh?”
“Cosa pretendi da me?!” sbraitò, drizzando tutti i capelli dall’elettricità “Lo sai che ho una memoria di un pesciolino rosso, ti aspetti che ricordi ogni cosa che dici?”

Quasi mi scappò una risata.

“E’ inutile che dissimuli” continuò piccata “Stavi per ridere. Hai idea di quante idiozie dici in un giorno?”
Aprii la bocca per contestare ma mi precedette.
“Ieri te ne sei uscita, tanto per fare un esempio, con una delle tue solite massime assurde.”
“Non sono assurde, sono ponderat-“
“’Meglio una cola oggi che una coca domani’” citò, con sguardo allucinato.
“Cosa hai da criticare?! Almeno io sensibilizzo sulla tematica drog-“
“’Meglio un ‘caco’ oggi che un ‘caco’ domani’ affermasti la settimana scorsa ridacchiando” continuò sconvolta “Lo vedi?! Anche ora ridi!”
“Per niente!” provai a ricompormi invano.
“Ammetti di avere un problema con i doppi sensi!”
“Non è per niente ver-“
“Ieri sono uscita sotto la pioggia e mi sono bagnata tutta”

Mi bloccai, spalancando gli occhi.

“Capisco…” annuii serrando le labbra nel disperato tentativo di non ridere o commentare la frase “Va bene, mi dispiace che..” inspirai profondamente “Ti sei..”
“Bagnata” finì lei, facendomi scappare un esordio di risata, che provai disperatamente a coprire con un colpo di tosse.
“Davvero?” mi fissò, con un sopracciglio alzato “La tosse tu?”
“Saranno i fiori” mi schiarii la gola, fintamente convinta.
“Certo. Allora senti, San, ora sono seria.”

La guardai preoccupata, tirandomi a sedere sull’erba, per guardarla meglio negli occhi.

“Dimmi.”
“Ieri sono venuta in camera tua, ma non ti ho trovato.”

La fissai sconvolta.

“Chiudi quella bocca o entrano i moscerini.”
“Avevi promesso che non avresti mai usato quel verbo con me!”
“Lo vedi che hai dei problemi?!”
“Non è colpa mia!”
“Su questo ho qualche dubbio” socchiuse gli occhi, convinta.

Sbuffai, incrociando le braccia.

Fu allora che avvertii l’ennesimo fruscio di tenda.
L’ennesimo sospiro.
Ma non sollevai lo sguardo.

“Si può sapere come siamo arrivate a questo?” provai a distrarmi, subito.
“Non ne ho idea, so solo che hai ignorato per l’ennesima volta quella povera ragazza in passione!”
“Io non-“
“Non provare nemmeno a fingere di non averla sentita, che ho visto le tue orecchie impuntarsi in meno di un millisecondo”
“Io-“
“Hai scelto questa postazione per farla soffrire di più?”
“No.”
“Ammettilo almeno” mi osservò arrabbiata “Ammetti che ti stai comportando proprio da stron-“
“Nessuno può provare a fregarmi e avere una seconda chance!” urlai, scattando in piedi.
“Quindi è questo, razza di idiota che non sei altro.”

Si tirò in piedi anche lei.

“Quinn ti conviene allontanarti.”
“Sei così dannatamente e fastidiosamente orgogliosa” si avvicinò ancora.
“Quinn, fatti indietro oppure potrei reagire male.”
“Sei arrabbiata eh?”
“Tu che dici?!” sbraitai dandole uno spintone.

La spostai di un paio di metri.
Avevo calibrato male la forza.
Merda.

“Mi hai dato una spinta!” fece, sconvolta. “Mi hai dato una stramaledetta spinta!”
“Io-“ alzai le mani in segno di resa “Mi dispiac- ahi!“

Un pugno mi colpì proprio sullo zigomo sinistro.
Questa volta fece malino.

“Quanta elettricità hai usato?! Dio!” mi massaggiai la parte lesa “Sei pazza?!”
“E tu no?” si avvicinò pericolosamente al mio volto “Dare per scontato che Brittany ti abbia mentito per nascondere qualcosa che aveva fatto di male ti sembra da persona sana di mente?”

Provò a darmi un spintone, ma non riuscì a spostarmi.

“Dio odio questa tua pesantezza!” urlò, riprovandoci.

Di nuovo inutilmente.

“Non è pesantezza, è solo che non hai abbastanza forz-“
“Tu dovresti lottare per la tua relazione” ci provò ancora “Tu ne hai una!”

Mi bloccai quasi realizzando.
Lei si allontanò di una passo, respirando piano.

“Quinn-“
“Zitta.” Si passò una mano sul viso, stropicciandosi leggermente gli occhi “Sai cosa penso, lo vuoi sapere, per una volta?”

In tutti quei giorni mi ero sempre rifiutata di ascoltarla.
Provai a fare uno sforzo.

“Dimmi.”
“Penso che tu sia arrabbiata, perché credi che lei ti abbia nascosto qualcosa.”
“Lo sai che non tollero che mi si dicano bugie.”
“Lo so” annuì “Ma credo tu sia così arrabbiata perché la cosa ti ha profondamente ferito.” Continuò “E tieni così tanto a lei che combatti con te stessa da giorni per non parlarle. Vuoi convincerti di riuscire a starle lontana”
“Io-“
“Ma non riesci. Hai scelto questo posto non per farle del male, ma perché non riesci a non tenerla quanto meno d’occhio.”

Sbuffai, scostando lo sguardo.

“Scommetto che la notte la osservi di nascosto dal tuo letto e in tutta probabilità aspetti che si addormenti prima di permetterti di farlo anche tu.”

Sbuffai di nuovo.

“Scommetto anche che le avrai impedito un paio di volte di cadere senza che lei lo sapesse, ignorando magari che quella ‘ondata di aria’ che le ha permesso di riuscire a tenersi in piedi non fosse per niente la tua super velocità.”
“E’ così goffa” scossi la testa, disperata “Non so come fare davvero, a breve inizierò a mettere i copri angoli ai mobili per evitare si uccida in camera.”

Mi sorrise.
E io socchiusi gli occhi in risposta.

“Scommetto anche che le canti la ninna nanna la sera prima di dormire”
“Ma sei scema?!” feci, sconvolta.
“E magari le allacci le scarpe prima di uscire e le scrivi messaggi tipo ‘ti amo trppssimo teso’”

Scossi la testa, senza parole.

“A breve le scriverai sulla bacheca ‘6 – con il numero attenzione – bllxxima. Ti osservo da lontano, firmato tua stalker personale. Ciao amò.”
“Sei completamente idiota”
“Lo so.”
“Il ‘bllxxima’ mi steso” continuai, provando a non ridere pensandoci.
“Peccato” sospirò “Pensavo l’amò finale fosse il tocco di classe!”
“Sei un’idiota” e questa volta risi di gusto.
“Anche tu, cara piccola testarda.” Sorrise “Va’ a parlarle, chiedile il motivo, non chiuderla fuori come fai con tutti.”

Era vero.
Era una cosa che facevo.
Mi limitai ad annuire.
“Ci vediamo dopo, Q.”


 
 
 
Rimasi svariati minuti a fissare quella porta di legno.
Erano più di 24 ore che non le rivolgevo parola.
Quella stessa mattina mi implorò di parlarle, quasi in lacrime.
Ma non era l’unica.
Così le voltai semplicemente le spalle.

Mi stropicciai il volto stanco.
Che macello.

“Lo è”

Mi voltai di scatto a quella voce.

“Ehi, Kali.”
“Non capisco perché ti comporti così certe volte” mi guardò dritto negli occhi.

Non era uno sguardo duro.
Quasi.. comprensivo.
Paterno.
Non che avessi una qualsivoglia idea di cosa fosse ‘paterno’ e cosa no, data la mia infanzia.
Ma probabilmente l’avrei definito così a pelle.

“Non lo so neanche io onestamente.”
“Hai la pelle così dura” sorrise “Eppure una paura così grande di essere ferita.”

Corrugai le sopracciglia in palese disaccordo.

“Va bene se non sei d’accordo ma-“
“Non capisco perché tu piombi sempre dal nulla e spari una frase ad effetto così” feci, scuotendo le mani “A caso proprio, e ti aspetti che uno ti dica anche che hai ragione.”

Si bloccò, colpito evidentemente dalle mie parole.
Si accarezzò la barba lunga.
Sollevò il dito indice prima di parlare.

“Preferiresti insulti diretti a perifrasi con cui evito di darti dell’idiota?”

Spalancai la bocca in risposta.

“Sai, a un tot pensavo vi baciaste tu e Quinn” corrugò le sopracciglia, confuso “Sai quando si è avvicinata a te mentre litigavate” continuò “o una cosa del genere insomma, visto che vi urlate a vicenda anche quando scherzate quindi ho una totale e completa difficoltà nel capire cosa diavolo combiniate”
Spalancai, se possibile, anche di più la bocca sconvolta.

“Non che tu non mi piaccia con Brittany eh! In questi 3-4 mesi in cui siete state assieme davvero ero entusiasta” sollevò le mani “Però, non so, a volte mi confonde questo tuo rapporto con Quinn.” Continuò ad accarezzarsi la barba “Com’è che dite voi? Sciappare? Shippare? Comunque non so più quale diventa poi la mia ogp, si dice così no? Beh.. comunque, niente.”

Ero sempre più sconvolta.

“Sai, dovresti stare attenta o ti entrano i moscerini in bocca” scherzò, dandomi un colpetto sulla mandibola che a momenti avrebbe toccato il pavimento. “Ci vediamo a cena, San.”
“Io-“

Neanche il tempo di parlare che, dopo una brevissima carezza sulla guancia, mi aveva già dato le spalle.
Dopo pochi secondi era già fuori dal mio campo visivo.
Ero sconvolta.

“Si dice otp non ogp” commentai quasi a me stessa, stralunata “Che diavolo sarebbe ogp?!”

 


Entrai piano nella stanza.
Era notte fonda ormai.
Avevo accuratamente evitato tutto il giorno di incrociare lo sguardo di Brittany.
Nessun contatto, né sguardo né parola.
Non volevo.
Non riuscivo.
Era estenuante.

Non ero mai stata una persona particolarmente avvezza ai sentimenti.
Rissosa, vendicativa, permalosa? Sì, forse.
Ma se potevo avere un deficit era questo.
Non riuscivo a parlare se qualcuno mi feriva.
Ed era ok fino a poco tempo prima.
Insomma, le uniche persone ad avere potere su di me erano ben poche.
E, diciamocelo, la mia pellaccia dura rispecchiava anche l’interno.
Non era facile ferirmi.
Ma lei?

Ero così… arrabbiata.
Con lei.
Per avermi mentito.
Con me.
Per averle concesso un simile potere sulla mia mente.

Sarebbe stato tutto più facile se non avessi tenuto a lei.
Sarebbe stato facile passarci sopra e smettere di parlarle.
Ma non lo era.
E mi mancava terribilmente.

Le luci erano spente.
Riuscii ad intravedere la sua sagoma sotto le coperte del suo letto.
Chiusi lentamente la porta alle mie spalle e mi mossi piano per non svegliarla.
Mi sedetti sul mio letto, di fronte al suo.
La osservai, nel buio della stanza.
Era rannicchiata e mi dava le spalle.

Perché mi aveva mentito?

Lasciai scappare un sospiro stanco.

“Ciao.”

Mi drizzai sul posto, colta alla sprovvista.
Era sveglia.
E si era tirata a sedere sul letto.
Proprio di fronte a me.
Nel buio della stanza.

“Ciao.”

Normalmente, funzionava così: ti do fiducia? Mi deludi? Bene, hai chiuso.
Zero parole, zero contatti.
Addio.
Ma con lei era tutta un’altra storia.

“Ho pensato a lungo a cosa può averti fatto scattare in questo modo.”

Mi limitai ad ascoltare in silenzio.

“E credo di aver capito.” La vidi allungarsi verso il comodino, per accendere la lampada. “Per questo voglio proporti un gioco.”

Finalmente potei osservarla per bene.
Sembrava stanca.
Gli occhi leggermente lucidi esaltavano l’azzurro dei suoi occhi.
E li piantò dritti nei miei.
Così decisi e intensi.
Tanto che fui costretta a distogliere lo sguardo.

“Mettiamoci in piedi, tu da un lato della camera e io dall’altro” iniziò a spiegare “Lo so che sei arrabbiata, e lo so che reagisci chiudendoti a riccio senza dire una parola, ma credo di meritare almeno una spiegazione”

Non risposi.

“Dovrai solo ascoltare, ok?” si scostò un paio di capelli dal viso “Se dico cose vere, allora farai un passo verso di me, letteralmente.”

Corrugai le sopracciglia confusa.
Mutismo ai massimi livelli come al solito.

“Se dico che ti chiami Santana ed è vero, farai un passo verso di me” provò a spiegare meglio “Se dico che oggi hai parlato con Quinn almeno una volta ed è vero, allora ne farai un altro”

Aprii la bocca quasi per contestare, ma mi precedette.

“Ovvio che non si tratterà di queste cose, saranno..” provò a spiegarsi, gesticolando “Ecco, cose serie”

Ero titubante.

“Per ogni cosa sbagliata, ne potrai fare uno indietro.” Concluse, prendendo un profondo respiro.

Avrei dovuto?
La mia cocciutaggine non era tanto d’accordo.

“Ti prego.”

Puntò di nuovo gli occhi nei miei.
Dio, se mi mancava.

Quasi automaticamente mi alzai e posizionai proprio vicino la porta della stanza.
La vidi sorridere, quasi sforzandosi di non farlo, e si mise in piedi, vicino la finestra.
Esattamente dal lato opposto.

Misi le mani in tasca, in attesa.
Ero piuttosto curiosa.

“Sei arrabbiata con me” iniziò, convinta.

Mi limitai ad alzare un sopracciglio in risposta, senza muovermi.

“Troppo banale?” sorrise lei.

Combattei contro me stessa per non ricambiare.

“Allora” riprovò “Sei arrabbiata con me, perché credi ti abbia mentito”

Feci un passo in avanti.
Lei lasciò andare un sospiro.
Mi fissò quasi sconvolta, scuotendo la testa.
Mi limitai a sollevare le spalle.

“Sei una delle persone più cocciute e permalose della storia”

Socchiusi gli occhi, in disaccordo.

“Me lo devi! E’ una verità!” allargò le braccia “Passo avanti”

Come poco prima, aprii la bocca per contestare, ma mi precedette di nuovo.

“Passo avanti!”

Mi limitai a farne uno piccolissimo.
Le sorrisi con sguardo di sfida.
Lei scosse la testa.

“Credi ti abbia mentito perché ti ho detto di essere stata in biblioteca ieri, ma, non so come” iniziò, sollevando un sopracciglio “Devi aver scoperto che non ero davvero lì.”

Passo in avanti.

“Come però?” si grattò il mento, confusa.

Non sembrava preoccupata per la cosa.
Mi spiazzò un po’.

“L’hai saputo o sentito da qualcuno”

Passo indietro.

“Ok..” si morse il labbro, mentre combattevo con me stessa per non fissare quel movimento “Allora l’hai scoperto da sola.”

Passo avanti.
Decisamente da sola.
Pessima scoperta.

“Ma.. tu dovevi andare in centro a far scorta delle tue caramelle preferite” ragionò, quasi con sé stessa “Vai fuori di testa se non ne hai almeno una in camera”

In effetti.
Avete presente le caramelle gommose a forma di coccodrillo con la base bianca e di vario colore?
Ecco, ne ero ossessionata.
Ero solita mangiarne una al giorno, durante il pomeriggio.
Una volta ne trovai anche una a forma di pitone alla cocacola gigante.
Che sogno, mamma mia.

“Quindi..” provò concentrata “Non sei andata a comprarti le caramelle.”

Passo in avanti.

“Wo” commentò stralunata “Questa è nuova”

La guardai storto.

“Scusa, è che.. è strano eh!” si giustificò sollevando le spalle “Quindi se non sei andata a comprarti le caramelle” continuò “Sei venuta in biblioteca”

Passo in avanti.

“Per studiare?”

Passo indietro.
Quando mai studiavo io?

“Non vale così! Era una domanda!”

Mi scappò un sorriso, ma non mi mossi di un millimetro.

“Eri venuta per me?”

Passo in avanti.
E questa volta non si trattenne, e mi sorrise.

“Perché?”

Sollevai entrambe le sopracciglia, eloquente.
Non era una affermazione, ma una domanda.

“Hai ragione” capì al volo “Allora, eri lì perché…” provò “Volevi chiedermi qualcosa.”

Ci pensai su, ma non era quello il motivo.
Passo indietro.

“Volevi dirmi qualcosa.”

Sollevai le spalle.
Era tendenzialmente vero.
Quindi , piccolissimo passo in avanti.

“Volevi darmi qualcosa”

Passo in avanti.
La vidi concentrarsi per qualche secondo.
Si osservò attorno.
La vidi realizzare quando il suo sguardo si posò sulla scrivania.

“Tu non mangi cioccolatini” commentò osservando i 4-5 che avevo lasciato sul tavolo “Eri venuta a portarmi quelli.”

Passo in avanti.
Mentre uscivo dalla scuola mi ero fermata al bar.
Vedendoli non avevo potuto fare a meno di pensare a lei.
Erano i suoi preferiti.

“Awwwww”

Grugnii in risposta.

“Carina.”

Scossi la testa, provando a sembrare indifferente.
“Quando studi e hai fame diventi intrattabile” spiegai brevemente “Pensavo che così avresti studiato meglio.”

Lei mi guardò per un po’, con un bel sorrisone sulle labbra.
Mi guardai attorno in difficoltà.

“Mi era mancata la tua voce.” Disse solo.
E io mi lasciai scappare un piccolo sorriso.
Ma piccolo!
Ero ancora sul chi va là.

“Quindi, se venuta e non mi hai trovato” ricapitolò “Hai pensato ti avessi mentito, facendo chissà che cosa in quel frangente di tempo e hai pensato bene di non chiedermi spiegazioni, ma ignorarmi.”

Passo in avanti.
Già.

“Sei una cosa terribile” sospirò affranta “Non potevi chiedermi? O almeno darmi il beneficio del dubbio?” chiese esausta. “Sempre a pensar male!”

Sollevai le spalle.
Era una cosa che facevo.
Non mi fido delle persone.
E quando lo faccio, non riesco a passare sopra ad una delusione.

“Dio, se sei testarda certe volte” continuò, un po’ risentita. “Non fai così però se qualcuno a caso ti dice una bugia”

Sollevai di nuovo le spalle.

“Solo con me!” sbraitò “E boh, probabilmente Quinn e Kali e-“ si fermò come realizzando “Oh Gesù”

Rimasi in attesa.

“Tu non tolleri che le persone a cui tieni ti mentano.”

Sospirai, facendo un piccolo passo avanti, quasi controvoglia.
Sorrise.

“Quindi tieni a me”

La guardai di traverso, contrariata.
Non c’era neanche da dubitarne.

“E’ un passo in avanti” sorrise.

Acconsentii.
Ormai a stento 1-2 mancavano per raggiungerla.
Una parte di me lo desiderò ardentemente.
L’altra ancora stentava a fidarsi completamente.

“Scommetto che ti sono mancata” continuò. “A me sei mancata.”

Passo in avanti.

“Mi hai impedito di cadere un paio di volte, ne sono quasi certa” concluse “Avvertivo eri tu.”

Passo in avanti.
Ormai eravamo vicine.
Potevo quasi sfiorarla.
Posai lo sguardo sui suoi occhi.
Sulle sue labbra.

“Qualche scivolone l’ho preso di proposito” allungò le mani, afferrandomi la t-shirt “Mi concentravo per sentire la tua mano afferrarmi al volo, era l’unico modo che avevo per toccarti.”

Mi tirò vicina.
E non mi opposi.
I nostri corpi erano schiacciati l’uno contro l’altro.
Avvicinò il volto al mio, accarezzando la mia guancia con la sua.

“Non ti si può fare neanche un regalo di nascosto senza che tu lo venga a sapere, eh?” chiese, portando entrambe le mani sul mio collo.

Mi allontanai leggermente, il minimo per poterla guardare negli occhi.

“Cos-“
“Ero sicura andassi a compare le caramelle” spiegò “Quale momento migliore per andare a cercare un regalo per il tuo compleanno? Volevo fosse una sorpresa.”

Spalancai gli occhi sorpresa.
Mancava una settimana.

“Oh..”
“Già” convenne “Ma tu sei troppo permalosa e testarda per chiedermi dove fossi stata.”
“Non posso più fare passi avanti, siamo già appiccicate” provai a scherzare, sentendomi profondamente in colpa “Mi dispiace per aver dubitato, Britt.”
“Non nego che dispiaccia anche a me” sorrise un po’ triste “Fidati di me la prossima volta.”

Avvicinò di nuovo il volto al mio.
Fronte contro fronte.
Il suo respiro sulle mie labbra.

“Quindi cos’è?” sorrisi.
“Cosa?”
“Il regalo..” spiegai, facendola ridere piano.
“Ti aspetti che dopo un giorno di mutismo io ti dica cos’è?” mi guardò eloquente “Neanche un indizio meriti!”
“Eddai..” provai, sfiorando le sue labbra con le mie.

Sentii la sua presa sul mio sollo intensificarsi.
Chiuse gli occhi.

Strinsi le mani sui suoi fianchi avvicinandola.
Ed io ero pronta ad azzerare le distanze.
Più che pronta.
Chiusi gli occhi.

Le sue labbra quasi sulle mie.

“Ti amo.”

Boom.
Un’esplosione nucleare avrebbe fatto meno rumore.
Splancammo entrambe gli occhi, colpite.
Non credo avesse realizzato sul serio cosa aveva detto.
Il suo sguardo era a dir poco allucinato.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma era già partita verso i più lontani prati fioriti del paesello ‘Panico Puro’.

“Beh!” si sganciò dalla presa, subito, sollevando l’indice della mano destra “Io.. ahm, io-“
“Britt”

Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la serrò subito dopo.
Deglutì sonoramente, mentre io la guardavo un po’ preoccupata.
Sembrava completamente persa.

“Hai sentito?” fece, allungando l’orecchio verso la porta.

Corrugai le sopracciglia, confusa.
Era notte fonda e non si sentiva volare una mosca.

“Forse mi stanno chiamando” finse palesemente, indietreggiando verso la porta.
“Britt-“
“Sì ecco. Ecco!” tossì sonoramente provando a simulare un ‘Brittany’ in lontananza “Mi chiamano!”
“Britt” la osservai indietreggiare ancora fino alla porta “Ma dove vai?”

La aprì con un sorriso tremolante.

“Decisamente mi chiamano” continuò “Tu non preoccuparti eh!” provò fintamente convinta, iniziando ad uscire piano piano dalla stanza “Tornerò più tardi, quindi, mi raccomando dormi, riposa, ne hai bisogno”
“Fai sul serio?”
“Assolutamente, tu non aspettarmi in piedi” annuì con veemenza “Sono sicura che sarà Debby della mensa, ci sarà la solita perdita in cucina di acqua”
“All’1 di notte?” chiesi, quasi ridendo.
“Beh…”  si fermò un momento, probabilmente pensando a quale palla potesse trovare “Sì? Ci sono perdite a tutti gli orari!”

Non ne aveva trovata nessuna verosimile.
Palesemente.

“Quindi ciao eh” continuò, ormai fuori dalla porta, mentre iniziava a chiuderla, parlandomi dallo spiffero di spazio che ormai rimaneva “Non aspettarmi in piedi, sarai stanca e tutto”

La porta ormai era socchiusa.

“Buonanotte” chiuse, infine, mentre la sentivo borbottare fintamente contrariata “Mannaggia, povera Debby chissà che macello deve essere per avermi chiamato a quest’ora”

Che disastro di ragazza.
Incontenibile, si formò un sorriso sulle mie labbra.
Mi amava.

Mi mossi prima ancora di pensare.
La raggiunsi in meno di un secondo bloccandole la strada.

Mai nella mia vita avevo sperimentato il ‘fiatone’.
Quella fu la prima volta.
Probabilmente fu l’agitazione, non saprei dirlo.

Mi presi un momento per osservarla.
Volevo imprimere quel momento nella mia memoria.
Mi focalizzai, infine, sui suoi occhi pieni di splendido e tenero panico.

“San, io-“
“Ho bisogno che tu non dia fuoco alla scuola ora.”

In quei mesi Brittany era riuscita a controllare i suoi poteri, ed era vero.
Aveva solo un piccolo ‘deficit’, mettiamola così.
Certe emozioni mandavano in tilt le sue capacità.
Così quando vide il film ‘ps I love you’ scatenò un temporale nella stanza.
Quando prese 2 in geografia fece nevicare.
Era parecchio scossa, devo ammettere.
Anche se non poteva andare granché altrimenti se affermi con convinzione che il presidente in carica degli stati uniti d’america è Osama Bin Laden.

‘Pierce, presidente degli usa?’
‘Osama, prof.’
‘Osama cosa?’
*Momento di panico*
‘Bin laden?’


Quando le toccai le tette per la prima volta, invece, mandò a fuoco le lenzuola.
Così mi fu chiaro: emozioni positive portavano fuoco.
Emozioni negative, polo nord.

“Britt, io ti-“

Momento.
E se era una emozione negativa?
Se le era scappato?
Se non lo intendeva sul serio?
E se-

“Sì?”
Sorrisi, leggermente in palla.

“Sì?” riprovò, avvicinandosi.
“Britt, io-“
“Dimmi solo se dove andare sul serio da Debby.” Fece, seria “Posso reggerlo.” Continuò “Piangerò in silenzio e mi vergognerò e dopo aver sistemato le famose tubature-“
“Cioè le tue ghiandoli lacrimali?”
“Ecco sì esatto” confermò, fintamente tranquilla “Tornerò con calma quando sarai a dormire e potremo fingere che non abbia mai detto quello che ho detto.”

Sorrisi.
Mi avvicinai di nuovo, cingendole i fianchi.

“E’ ok in fondo” continuò, riappoggiando le sue mani sul mio collo “Sai” sollevò le sopracciglia, convinta “Ho sentito che la mente può essere tanto potente da realizzare i propri desideri.”
“Ah sì?”
“Assolutamente” confermò “Quindi, se fingiamo che quel frangente temporale non sia mai avvenuto ed ecco riconducessimo tutto a un…” si concentrò “Buco nero, ecco, che-“
“Un buco nero, eh?” chiesi, fingendo di prestare particolare attenzione.

Mi riportai a un millimetro dalle sue labbra.
Nella stessa identica posizione di prima.

“Un enorme buco nero capace di inghiottire qualsiasi cosa” continuò “Detta o fatta che-“
“E se non volessi il buco nero?” chiesi, infine “Se non volessi che quelle due parole andassero perse?”

La sentii sorridere sulle mie labbra.

“Non vuoi?”
“Mai”

Puntai gli occhi, dritti nei suoi.
Poi lo lasciai scivolare dalle mie labbra.
Piano.
Come l’ultima carezza prima di cadere nel sonno.

“Ti amo, Brittany”

La baciai.
Prima ancora che potesse dire anche una sola parola le mie labbra furono sulle sue.
Non fu un bacio come gli altri.
Era intenso.
Profondo.
Diverso.
Uno che non si dimentica.
Uno che ti porti dietro per sempre.

La afferrai con forza, senza lasciarla.
Fu allora che lei avvolse entrambe in un’unica fiamma.

Sentii il calore bruciarmi i vestiti, ma non me ne curai.
Ci amavamo.
Questa era l’unica cosa che importava.

Non so dire dopo quanti secondi sentii l’allarme antincendio scattare.
L’acqua cadere sulle nostre teste, spegnendo il fuoco che lei aveva creato.
Sentii tutti uscire dalle stanze in pieno panico.

Ci staccammo, quasi ridendo.
T-shirt e jeans a brandelli.
Fiumi di acqua scorrevano nei corridoi.
Kali ci avrebbe ucciso.

Ma, Dio, se ne era valsa la pena.

 



Tetraedro dell'Autrice

Ciao, bella gente :)
Sono imperdonabile, lo so. Ho fatto passare mesi, so anche questo. Mi amate lo stesso? Non lo so spero di sì!

Scherzi a parte, diciamo che aggiorno questa ff a sentimento.. Oggi dopo mesi ho ritrovato l'ispirazione e quindi eccomi qui.
Spero piaccia questo capitolo.. scusatemi se fa un pochino schifo magari in qualche parte, visto che non l'ho ricontrollato molto.
Voi direte 'fai passare mesi e manco lo controlli?' eh lo so, sono un disastro.. potete insultarmi, senza problemi

Spero di riuscire a pubblicare presto i prossimi capitoli e non far passare di nuovo anni, le idee ci sono! Devo solo metterle su word :)

Grazie di tutto davvero come sempre!!
A presto, bella gente :D

 
  
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