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Autore: Bunny05    21/11/2016    0 recensioni
Isolati in un mondo invisibile agl’umani, nel profondo sud della Grecia, vivevano gl’antichi popoli magici. Per anni, questi popoli, sono stati sottomessi da una strega potente che prese il comando di questa terra dopo una battaglia cruenta. Da allora vivono le loro vite seguendo le regole impartite dalla strega, aumentando anche gli screzi per metterli in conflitto tra loro e che si divertiva a mandare i suoi scagnozzi a creare scompiglio. La chiamavano la strega nera. Era perfida, pazza, scaltra, e di una potenza che nessuno possedeva. Quando una ragazza misteriosa, per caso, intreccia il suo destino si troverà a combattere contro le forze oscure, per salvare se stessa e tutto il mondo invisibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Sanguemisto.
 
Camille guardava quella ragazza con lo sguardo rivolto verso il cielo. Quando la salutò la vide rabbrividire, come se fosse stata beccata a fare qualcosa di sbagliato. Lei di certo non era una che aveva paura, era stata cresciuta per combattere, per sapersi difendere e per difendere gl’altri. Tutti quegl’anni all’istituto a imparare a essere una buona guardiana e finalmente quando compì diciott’anni diventò a tutti gl’effetti ciò che voleva essere e di questo ne andava piuttosto fiera. Quando la ragazza si voltò, la sua treccia bruna si mosse leggermente, a Camille balzò subito ai suoi occhi la sua bellezza, se c’era una cosa che Camille adorava era la bellezza, lei stessa amava essere sempre in ordine e ben vestita, certo in battaglia non era una cosa semplice ma faceva sempre il possibile per risultare bella, la guardò negl’occhi grigio scuro, non ne aveva mai visti di così, così limpidi e grandi, due pozze profonde che nascondevano sentimenti, gioie e molti dolori intuì Camille. << Ciao >> rispose quasi balbettando la straniera. Camille la guardò stranita e si avvicinò a lei in modo lento per non impaurirla, << Io sono Camille e tu? >> le chiese gentilmente e la ragazza sgranò gl’occhi dalla paura, non riusciva a capire perché da essa scaturiva quel sentimento << Non voglio farti del male lo giuro >> si affrettò a dire per calmarla. Ci fu un attimo di silenzio, dove i loro occhi si incrociarono e Camille quasi si incantò a guardarla, le dava un senso di serenità, non le sembrava malvagia o paurosa, sembrava solo intimorita, come una bambina beccata a fare una marachella. << Mi chiamo Alison >> rispose poi ad un tratto. Camille sorrise e inclino la testa, voleva risultare simpatica siccome non sentiva nessun pericolo, poi posò gl’occhi sul marchio che aveva in mezzo al petto, << Sei una guardiana… che vive nel confine? >> le chiese senza pensarci, ma poi pensò di aver esagerato, voleva sembrare gentile e non una che si impicciava delle cose degl’altri. Continuava a fissare il marchio di quella ragazza, due lune in mezzo al petto, una al contrario dell’altra e tutta una ramificazione intorno che le arrivavava quasi alle spalle e sul collo, come delle vene, fini ed eleganti seguivano perfettamente le linee del suo corpo. Tutti i guardiani erano marchiati perché nelle loro vene scorreva il sangue degli dei. Sono stati creati da loro per proteggere il mondo umano da quello magico e quello magico da se stesso, i popoli magici non sempre andavano d’accordo tra loro, ci furono grandi riunioni, grandi dibattiti per arrivare ad un accordo di pace tra essi e loro erano quelli che lo facevano mantenere, per questo venivano chiamati guardiani. E ogni singolo guardiano portava il suo marchio, il simbolo di uno dei dodici Dei dell’olimpo. Non c’è una sequenza logica per questi marchi, quando nasci scopri qual è il Dio inciso sulla tua pelle e si dice che si prendano degl’aspetti caratteriali da loro e Camille lo sapeva bene, se venisse paragonata ad uno degli Dei sicuramente era quello che aveva inciso sulla pelle. Ma il marchio serviva anche per maneggiare le armi, solo chi possiede i segni degli Dei può usare le armi degli Dei. E Camille non poteva sbagliare quella ragazza era una guardiana. << Si >> rispose Alison un po’ titubante << Io non dovrei parlare con te >> le disse poi voltandosi. Camille la guardò stranita mentre si stava per allontanare << Aspetta, davvero non devi avere paura, hai sempre vissuto qua? >> le chiese ancora senza pensarci, avvicinandosi ancora a lei, era curiosa, Alison la incuriosiva da morire, oltre a questo aveva anche uno sguardo malinconico e Camille si chiedeva il perché di tutta quella malinconia. Alison si voltò lentamente e abbassò leggermente la testa, i suoi occhi grigi puntati in terra mentre la treccia le si spostò tutta da un lato, quei lunghi capelli bruni che Camille quasi invidiava. << Si, ho sempre vissuto qui >> rispose, << Capisco! I tuoi genitori non amano molto il mondo magico vero? >>, Alison alzò velocemente lo sguardo puntandolo nel suo, << Più o meno >> borbottò << Ma ora sono morti >> continuò lei, << Mi dispiace, non volevo… davvero scusa >> disse imbarazzata in un modo goffo, << Non preoccuparti >> le rispose Alison e in quel momento senti che aveva instaurato una sorta di legame con lei e quindi si buttò << Mi sembri triste >> esclamò Camille guardandola. Alison si guardò un po’ intorno << Stavo solo pensando a com’era entrare nel mondo invisibile >>, << Per favore chiamalo Godrix è più semplice >> sorrise Camille, << Godrix >> ripeté Alison a voce bassa come se dire il nome del mondo invisibile le provocasse una fitta di dolore, << Perché non ci vieni allora? >> chiese semplicemente Camille << Posso accompagnarti io >>, Alison sembrava sconcertata per quelle parole, Camille si chiese se avesse paura di un mondo che non conosceva, era molto probabile siccome Alison non l’aveva mai visto, la paura del nuovo, la paura di conoscere nuove cose, << No, grazie ma preferisco di no >> rifiutò Alison, qualcosa la turbava e Camille lo sentiva. Aveva davanti quella ragazza che sembrava una guardiana a tutti gl’effetti, forse non sapeva combattere, e sicuramente non sarà stata in un accademia pensò, ma lo era, di solito i guardiani o chiunque viveva nel confine non erano ben tenuti e neppure con una specie di divisa addosso, stavano nascosti, alla larga da Godrixx perché rifiutavano le regole, alcuni erano stati esiliati dal mondo invisibile e non potevano tornarci mai più, erano marchiati dalle streghe con una magia, non potevano nemmeno vederla Godrix. Chi viveva nel confine per scelta non poteva nemmeno vivere tra gl’umani, gli Dei lo avevano proibito dopo tutto quello che era successo. << Senti >> disse poi Camille << Se vuoi posso raccontarti io qualcosa di Godrixx >> sorrise, le dispiaceva che quella ragazza era stata portata via dal suo mondo perché dai suoi occhi si vedeva che voleva farne parte. Alison in qualche modo ricambiò il suo sorriso e lei si senti subito meglio, amava fare una buona impressione e amava conoscere nuove persone. << Ok >> Alison acconsentì, << Bene allora cerchiamo un posto per sederci >> Camille fece un cenno con il capo e Alison la seguì.

Alison si sentiva un po’ in colpa ma allo stesso tempo molto felice, certo stava trascurando quasi tutte le regole di Vidya, ma infondo non stava ne oltrepassando il confine ne svelando il suo segreto quindi le due regole più importanti le aveva rispettate, certo non se ne era andata via subito dopo la conoscenza di Camille ma non era una cosa grave no? Era felice di parlare con una persona che veniva dal mondo invisibile o da Godrix come diceva Camille. Ne aveva sempre letto il nome sui libri e ne lei ne Vidya avevano mai pronunciato quel nome, quindi le faceva un po’ strano sentirlo sulle labbra di qualcuno, qualcuno che veniva dal suo mondo. Camille le camminava in parte, era molto sinuosa nei movimenti era poco più bassa di Alison, si vedeva che era stata addestrata ed era una guardiana, aveva un portamento fiero e concentrato. Portava una divisa nera, dei pantaloni neri e lunghi, attillati sul suo corpo formoso, Alison era molto più sottile, più longilinea aveva il seno abbastanza accentuato, non aveva tutte quelle curve come Camille. Ai piedi aveva degli stivali dal tacco basso e largo. Le armi erano infilate alla vita, penzolavano mentre lei camminava sul sentiero, spade e coltelli con il marchio della terra inciso sopra, un cerchio con una croce all'interno, come su ogni arma degli Dei. Si voltò per sorriderle e Alison vide nei suoi occhi azzurro ghiaccio che era sincera, anzi lo sentiva sulla pelle. Quando Camille trovò una roccia abbastanza grande ci si sedette sopra con un balzo. Il marchio da guardiana le si vedeva leggermente sulla schiena sotto la chioma folta dei capelli nero corvino, lasciati liberi sulle spalle e attraverso la canotta stretta che indossava, si spostò di lato i capelli lasciando intravedere un pezzo di marchio che le circondava la base del collo. << Allora cosa vuoi sapere? Non che ci sia qualcosa di divertente da sapere, è tutto monotono laggiù >> ridacchiò lei, ridacchiò e due fossette si fecero spazio sulle sue guance rosate. << Tu sei una guardiana quindi vieni dalla città di Olimpia giusto? >> chiese Alison, era molto interessata a scoprire come era la città dei guardiani. Godrix era la terra invisibile creata dagli Dei per ospitare il popolo magico e i guardiani vivevano tutti ad Olimpia la città dedicata agli Dei di cui sangue scorre nelle loro vene, nostre pensò poi Alison. << Oh si, è piena di guardiani, c’è ne sono anche troppi, credimi non è facile sopportarli tutti, forse procreiamo troppo >> ci pensò su lei seriamente puntando gl’occhi verso l’alto poi li ripuntò verso Alison che era un po’ basita da questa informazione, << Comunque oltre a questo, la nostra città è molto bella, unisce lo stile greco antico con il moderno è molto grande, piena di alberi e giardini dove rilassarsi o allenarsi, più allenarsi direi, sai siamo nati per combattere, gli dei ci hanno dato più abilità di un comune essere umano, siamo più forti, veloci, pensiamo meglio in battaglia, siamo i migliori combattenti su questa terra, siamo stati creati apposta per combattere e mantenere la pace >> fece spallucce Camille e Alison vide il suo sguardo di ghiaccio perdersi nei pensieri e la guardava mentre raccontava di quel posto che per Camille era così familiare mentre per lei non lo era affatto. << Il posto più bello è l’istituto ovviamente dove i giovani si allenano per diventare dei veri guardiani, ci si sta per lunghi dieci anni ad imparare, si dorme, si mangia e ci si allena li, diventa la tua casa da condividere con altri giovani guardiani e non tutti sono simpatici, ma ci sono anche dei ragazzi molto carini >> disse Camille con uno sguardo malizioso mentre guardava Alison sorridere << Però li impari ad essere quello che sei, quello che devi essere, siamo nati per combattere, per fare da guardia a questo mondo, c’è l’abbiamo nel sangue e stare nell’istituto ti fa sentire a tuo agio, senti di essere nel posto in cui dovresti stare e quando diventi un guardiano ti senti potente, o almeno io mi sono sentita così >>. Alison si sentì triste dopo questa affermazione, voleva sapere come era la vita di un vero guardiano ma le faceva male sapere che lei queste cose non le avrebbe mai provate, non si sarebbe mai sentita a suo agio in nessun posto, non si sarebbe mai sentita veramente a casa perché lei non era normale, lei sapeva perfettamente quanto era diversa da tutti, ma anche lei sentiva il bisogno costante di allenarsi, di combattere perché proprio come diceva Camille ce l’aveva nel sangue. Anche se non capiva il perché non poteva svelare il suo segreto sapeva che era pericoloso, lo sentiva dentro, come se quel pensiero fosse inciso nella sua testa. << Scusa >> esclamò Camille e Alison si rivolse verso di lei distogliendosi dai suoi pensieri e guardarla in modo confuso, << Sai non volevo rattristarti, non posso sapere com’è vivere qua fuori, stare lontana dal tuo mondo, non posso immaginare quanto sia difficile il fatto che i tuoi genitori ti abbiano tenuto lontano da tutto questo, forse ho esagerato nel raccontare, fidati alcune volte vorresti scappare perché è come un manicomio >>, sembrava davvero dispiaciuta anche se sorrideva e lo faceva per rallegrarla. << Non preoccuparti sono abituata a sentirmi così, fuori dal mondo >> rispose Alison sinceramente, << Il posto più bello comunque rimane l’isola degl’elfi è davvero magica ma è impossibile spiegarla dovresti vederla con i tuoi occhi per crederci >> continuò a raccontare Camille, di come gl’elfi erano seri e che non aveva mai visto il mondo delle fate perché era quasi impossibile trovarlo. Parlò per tanto tempo, il tempo scorreva e lei e Camille parlavano, anzi Camille parlava, Alison si limitava ad ascoltarla, ogni tanto ridacchiava alle battute della guardiana e ai suoi commenti sarcastici. Ali capì che Camille era una ragazza esplosiva, piena di energia, con un carattere vivace e forte, le piaceva ascoltarla me il tempo era passato e lei doveva tornare a casa o Vidya si sarebbe insospettita.
 
Non voleva andarsene, Camille era la cosa più simile ad un amica che aveva, dopo aver passato tutta la sua vita sola con Vidya le sembrava qualcosa di speciale stare a parlare con una ragazza della sua età, un ragazza simpatica e sicura di se, pensò Alison e questo la fece sorridere. Camille fu la prima ad alzarsi da quella roccia, con un balzo felino saltò giù e provocò una leggera nebbiolina di terra intorno ai suoi piedi, << Devo andare >> esclamò << Il mio lavoro mi chiama >> sorrise poi. Ali saltò giù dalla roccia e le sorrise << Grazie >> le disse, << E per cosa? >> le domando Camille mentre si sistemava la cintura con le armi, << Per avermi raccontato di Godrix >>, Camille alzò lo sguardo nei suoi occhi << Sai puoi venirci quando vuoi >>, << Io non credo che succederà >> rispose sinceramente, << Si ma se cambiassi idea vieni a cercarmi, vai all’istituto di Olimpia e chiedi di me ok? Voglio essere io a portarti a spasso per le nostre terre >> sorrise poi, << Ok >> sorrise Alison scuotendo leggermente la testa. Camille si avvio verso il confine e si voltò, << Lo so, so essere molto testarda >> ridacchiò e la salutò con la mano << Spero di rivederti presto >> e poi si voltò per sparire tra gl’alberi e i cespugli. Mentre camminava per tornare a casa Alison si immaginava ogni singola cosa che Camille le aveva raccontato, la città di Olimpia piena di guardiani, tutti che si allenano insieme per proteggere il mondo, guardiani che convivono tra loro mentre lei era obbligata a vivere da sola, isolata da tutti, per un secondo pensò di scappare, di precipitarsi a Olimpia da Camille ma nel profondo sapeva che era sbagliato, che lei aveva qualcosa di sbagliato anche se non riusciva a spiegarselo, non riusciva a spiegarsi cosa c’era di male in lei, era una mezza guardiana e mezza strega perché non poteva dirlo a nessuno? Perché doveva tenerlo per lei? Ma lo faceva, dopo tutte quelle raccomandazioni da parte di Vidya doveva farlo, se la proteggeva ci sarà stato pure un motivo e lei voleva saperlo, voleva almeno sapere il perché non poteva vivere insieme al suo popolo. Poi pensò a quello che Vidya aveva sacrificato per lei, la strega non era ne stata bandita ne odiava il mondo magico, se ne era andata solo per crescerla, Vidya l’aveva promesso a sua madre che si sarebbe presa cura di lei, che gli avrebbe insegnato tutto, che l’avrebbe protetta, anche se non ne sapeva il motivo Alison doveva esserne grata, doveva ringraziare ogni giorno Vidya per aver mollato tutto per lei, per averla trattata come una figlia perchè Alison sapeva quando Vidya la amasse. Quando arrivò davanti alla casetta di pietra la strega era intenta a raccogliere la verdura nel piccolo orto davanti casa, con la magia era facile per lei far crescere ogni tipo di verdura in ogni stagione e aveva una passione per il suo orto, lo curava sempre con amore proprio come faceva con lei. << Finalmente >> disse Vidya quando incrociò il suo sguardo << Ci hai messo molto >>, << Ho fatto una camminata >> borbottò Alison sapendo di mentire, << Preparati che andiamo ad allenarci >> le sorrise poi passandole in parte per entrare in casa. Aveva un po’ di sensi di colpa, aveva disobbedito alle regole però dentro di lei si sentiva un po’ più completa, come se un tassello fosse stato inserito nel suo grande puzzle incompleto della sua vita. Alison la seguì dentro, << Allora è volato nel mondo invisibile? >> chiese la strega mentre appoggiava la verdura appena raccolta sul tavolo, pomodori rossissimi rotolavano sul tavolo, quando ne vide uno che stava per cadere allargò la mano e con un pizzico di magia lo fermò, << Si è tornato nel mondo invisibile >> borbottò lei andando verso camera sua, aveva come il presentimento che Vidya avesse percepito qualcosa che non andava. Prese la sua faretra con le frecce con il marchio della terra e l’arco appeso al muro con lo stesso simbolo inciso sopra e usci dalla stanza, << Stai bene? >> le chiese poi Vidya con l’aria confusa, << Benissimo, mi è solo dispiaciuto lasciarlo andare, tutto qui >> rispose in fretta e poi usci dalla casetta. Vidya la seguiva, portava un abito lungo e morbido blu come i suoi occhi. Vidya era una donna molto bella per la sua età, si dice che le streghe preservano la loro bellezza anche quando invecchiano e che molti uomini si infatuano di loro. Lei seguiva con passo svelto Alison nello spiazzo d’erba dietro casa e prima di arrivare da lei con uno schiocco di dita fece comparire dei bersagli e poi la raggiunse. Alison si voltò verso di lei e guardo i suoi occhi blu intenso, con uno schiocco di dita il primo bersaglio iniziò a muoversi. Alison prese una freccia dalla faretra e tese l’arco. Il simbolo della terra inciso sull’arma brillò di una luce bianca e insieme ad esso anche il suo marchio inciso sulla pelle. Gli dei crearono delle armi apposite per i guardiani che solo loro potevano usare, il marchio sull’arma legava con il marchio sulla pelle, se le impugnava una strega o un elfo non infliggevano dolore, non valevano nulla. Quelle armi erano più potenti di quelle comuni, servivano ad uccidere i mostri evocati dalle streghe malvagie, riuscivano ad infliggere ferite profonde e spezzare le magie più deboli. Portavano il simbolo della terra perché servivano a proteggere essa dai pericoli e per funzionare devono essere combinato con un marchio degli Dei perché l’arma riconosceva il sangue che scorreva nei guardiani. Il bersaglio si muoveva davanti a lei in modo veloce, Vidya teneva lo sguardo puntato su di esso e poi Alison scoccò la sua freccia che si infilò perfettamente al centro del bersaglio. Era brava, troppo brava ma lei sapeva che il fatto di essere sia una guardiana sia una strega la rendeva più forte di chi era semplicemente un guardiano, le sue due forze si univano sempre, la magia che gli scorreva dentro la rendeva più veloce, più precisa, più forte anche se non usava la magia mentre combatteva con le armi, era semplicemente il suo corpo e la sua mente a migliorare ogni singola cosa nel combattimento.
 
Quando Camille arrivò ad Olimpia decise di attraversare la città a piedi per arrivare all’istituto, guardava ogni singola casa dove vivevano i guardiani anziani con le loro famiglie, camminava e guardava con attenzione quella città per lei così familiare. L’incontro con Alison le fece capire quanto l’amasse, lei ci viveva e l’aveva data per scontata ma quando nella testa gli passò il pensiero di non poter più viverci un brivido le oltrepassò la schiena. Era la sua casa come si sarebbe sentita a non viverci più? Olimpia era una città in stile greco, le case erano per lo più bianche e quasi tutte avevano delle colonne decorate davanti ad esse, scalini di marmo e grandi porte. Poi c’erano le casa più moderne, che si limitavano ad avere solo pochi dettagli sull’antica Grecia. Ma il tutto risultava armonioso, i grandi prati pieni di fuori, i ruscelli con delle piccole cascate. Li le donne portavano i loro figli da piccoli a giocare, a divertirsi con gl’animali, per passare ogni singolo momento con loro prima che i figli entrassero all’accademia. Camille conosceva ogni singola cosa di Olimpia ma Alison no e questo un po’ la rattristava. Quando arrivò davanti all’accademia si fermò davanti all’enorme cancello, aspettò per qualche secondo, il suo marchio sulla schiena si illumino proprio come faceva quando impugnava un arma, di una luce bianca, e il cancello lentamente si aprì. L’aveva riconosciuta come una guardiana e l’aveva fatta entrare. Attraversò un corto vialetto di pietra e arrivò davanti al maestoso monumento che aveva davanti. Era di pietra grigia scura, sul davanti delle colonne enormi la sorreggevano, fece gli scalini prima di attraversare il pavimento di pietra per arrivare alla porta e la aprì. Dentro era molto più moderna, attrezzata di aule, stanze per allenamento, librerie, c’era la sala centrale dove i guardiani monitoravano la situazione e mettevano in atto le strategie. Una sala per le riunioni, le stanze dei professori, la stanza delle armi, l’infermeria, la serra e tante altre stanze con tutto quello che poteva servire ad un guardiano. Ai piani superiore c’erano i dormitori, ognuno di loro aveva la propria stanza, erano tutte uguali ma ovviamente ognuno di loro ci portava i proprio oggetti personali. C’era tanto movimento, guardiani tutti vestiti di nero andavano avanti e indietro nella stanza centrale. Una classe di allievi di 10 anni stava attraversando la sala per andare nella loro aula, ridacchiavano spensierati, Camille si ricordava benissimo quando era una bambina e come tutto questo la emozionava da morire, quella sensazione che hai quando capisci che stai per diventare quello che vuoi essere. << Ehi sorellina sei sull’olimpo? >> disse una voce che la distrasse dai suoi pensieri. Si voltò e vide suo fratello che avanzava verso di lei con il suo solito sguardo compiaciuto. Indossava la sua solita divisa nera. Si notava fin troppo che erano fratelli, avevano lo stesso colore di capelli, la stessa carnagione, lui era solo molto più alto di lei e questo la infastidiva. << Matt che ci fai qui? >> le chiese lei voltandosi, << Ti cercavo, sei stata via parecchio >> disse lui guardandola. Camille non sapeva cosa dire, rimase in silenzio per un po’ incrociando i suoi occhi color verde con delle sfumature color ambra, aveva sempre invidiato anche i suoi occhi, che con il calare della sera diventavano più scuri. Se c’è una cosa che Camille sapeva bene di Matt è quanto lui si piacesse, non per questo sulla pelle portava il simbolo di Apollo, il dio più bello dell’olimpo e a quanto pare si narrava che anche lui si piaceva moltissimo. << Ho voluto controllare bene il confine >> borbotto sollevando le spalle e iniziò a camminare verso un corridoio che portava a una delle aule d’allenamento. << Stai per caso mentendo? >> disse Matt inseguendola, quando lei si voltò lui aveva un sorrisetto beffardo, il sorriso che di solito fa impazzire le ragazze ma con lei ovviamente non funzionava, << No >> rispose lei voltandosi per riprendere a camminare, lui con uno scatto gli fu in parte e la prese per il braccio, << Camille cosa mi nascondi? Sono tuo fratello so quando dici le bugie, lo fai da quando sei piccolina >>. Matt aveva un anno in più di Camille e quando erano piccoli Matt si divertiva a scoprirla quando raccontava le bugie, anche se alcune volte la irritava e la faceva arrabbiare perché la punzecchiava, Matt oltre a essere suo fratello era anche il suo migliore amico e non riusciva praticamente mai a nascondergli qualcosa, un forte legame li univa e si difendevano sempre l’un l’altro anche se a Camille piaceva arrangiarsi da sola. << Ho conosciuto una ragazza >> disse poi lei, << Io le conosco tutti i giorni, abbastanza anche eppure non sono così misterioso >> borbottò Matt e lei gli diede una pacca sulla spalla con uno sguardo contrariato, << Smettila di fare lo stupido >> disse lei << Questa ragazza vive fuori dal confine >> il suo tono di voce si era abbassato come se non volesse che nessun’altro la sentisse, << Una guardiana che vive fuori dal confine? Beh non c’è nulla di strano >> rispose lui, << Si ma lei era triste, non ha mai visto Godrix, credo che i suoi genitori abbiano deciso di non vivere qui e lei è cresciuta fuori da tutto questo, che praticamente è la sua vita e non è stata una sua scelta >>, << Ti preoccupi troppo Camille, se voleva venire qui poteva, non è stata bandita quindi se voleva venirci l’avrebbe fatto >> affermò Matt come se fosse una cosa semplice da spiegare, Camille stava per dirgli qualcosa ma venne interrotta << Ragazzi è ora dell’allenamento >>, << Arriviamo Ethan >> disse Matt entrando nell’aula d’allenamento e Camille lo seguì con ancora nella testa il pensiero di Alison.
 
<< Cosa c’è che non va? >> chiese Vidya quella sera, << Niente >> rispose Alison che incrociò i suoi occhi e vide che la guardava molto attentamente. << C’è qualcosa che non mi dici! >> esclamò la strega, Alison guardò leggermente in basso, << Alison dimmelo!! >> urlò quasi Vidya sgranando gl’occhi << Se hai fatto qualcosa dimmelo ti prego >> disse poi più dolcemente. Alison non sapeva cosa dire, non aveva mai mentito e scoprì che non era molto brava a farlo, Vidya la conosceva bene, dopo aver vissuto con una persona per quasi 19 anni sempre insieme giorno dopo giorno, la si conosce fin troppo bene. << Una ragazza mi ha visto… una guardiana >> disse poi Alison senza scendere nei particolari, << Ti ho sempre detto di stare attenta. Accidenti Alison perché non mi ascolti! Cosa è successo? Devi dirmelo Alison potremmo essere in pericolo! >>, << Calmati >> disse Alison alzandosi dalla poltrona, << Non è successo niente >> borbottò lei << Perché dovremmo essere in pericolo? Perché non me lo dici? >> chiese lei dopo esplodendo, come una bomba ad orologeria, voleva sapere la verità, doveva saperla. << Non hai bisogno di sapere niente! >> rispose la strega severa << Devi solo stare lontana da tutto e da tutti >>, << No! >> urlò Alison << Non voglio più vivere così, voglio sapere qual è la verità, voglio sapere perché sono costretta a vivere fuori dal mio mondo e lo voglio sapere ora! >>, << Smettila Alison >> la rimproverò Vidya << Non fare la bambina! Se ti dico che è meglio che tu non sappia niente è perché è così >>, << Davvero? E’ cosi che mi proteggi? >> protesto Alison allargando le braccia, fece qualche passo in avanti e si fermò difronte a Vidya e la guardò dritta negl’occhi blu intenso, << Ho parlato con quella ragazza, lei sa il mio nome >> parlò piano Alison << Quindi forse è meglio che tu mi dica perché siamo in pericolo >>. Vidya sgranò gl’occhi stupita, << Cosa hai fatto? >> disse quasi tremando << Oh no! No! No! >> continuava a ripetere appoggiandosi al piccolo tavolo di legno scuro, << Alison cosa hai fatto? >> ripeté di nuovo, << Senti non gli ho detto che sono una mazza guardiana e mezza strega >> disse Alison quasi sentendosi in colpa per aver sfidato Vidya, per averla fatta spaventare solo per farsi dire la verità. Vidya le prese le braccia con le due mani e la guardò dritta negl’occhi impaurita << Non capisci che puoi aver compromesso il futuro? >>, Alison la guardò stranita come se Vidya fosse impazzita, << Futuro? >> domandò, << Si Alison, alcune streghe riescono a praticare la veggenza >> Vidya guardò Alison con uno sguardo quasi impaurito, come se lei non avrebbe mai voluto che arrivasse questo momento. << Ok e allora? >> domandò Alison ancora confusa, << Io uso la veggenza per tenere d’occhio il futuro e finché tu resterai nascosta, finché nessuno saprà di te nessuna veggente potrà trovarti perché per il mondo invisibile tu non esisti >> spiegò Vidya e Alison deglutì spaventata, << E perché tutto questo? >> domando quasi senza voce. La strega rimase zitta per qualche secondo. << Tanto tempo fa >> iniziò a raccontare Vidya come se raccontasse una storia ad un bambino, ma il suo volto era triste << I popoli magici iniziarono ad andare d’accordo tra loro a Godrix, molto d’accordo a tal punto che una parte di persone aveva relazioni con specie diverse >>. Vidya si sedette piano sulla sedia, ricordava con gl’occhi persi nel vuoto << Per quasi dieci anni tutto andò liscio, tanti non approvavano ma comunque non intralciavano le storie d’amore. Un giorno, era esattamente il 20 Settembre di 18 anni fa >> Vidya alzo gl’occhi su Alison, << Poco dopo la mia nascita >> esclamò lei e Vidya annui con la testa, << Quel giorno una strega, la regina delle streghe per l’esattezza, arrivò ad Olimpia durante una grande festa dedicata a tutti i popoli, c’erano tutti,  compresi le famiglie con bambini dal sangue misto, famiglie felici che non facevano male a nessuno, vivevano solo del loro amore, a loro non importava la diversità, non importava se i loro figli non avevano il sangue puro, ma alla strega importava >>, Alison la guardò ascoltando attentamente il suo racconto, la verità che doveva sapere da tutta una vita, ma era pronta per questo, ora non lo sapeva nemmeno lei. << La strega attirò l’attenzione su di se, iniziò a dire che prima o poi dei nostri popoli non sarebbe rimasto più niente, che nessuno avrebbe più avuto il sangue puro e che i nostri popoli si sarebbero estinti. Raccontò di come quei bambini erano una minaccia per il futuro del mondo invisibile, erano più forti perché univano due tipi di poteri diversi e la strega disse che ci avrebbero distrutti una volta cresciuti. Ci disse che la veggente che aveva consultato aveva previsto una guerra e che questa guerra sarebbe stata vinta dai sanguemisto >>, << E voi gli avete creduto? >> domando Alison sconcertata, << Ovvio che no, le veggenze non sono mai precise, possono nascondere tanti significati, possono cambiare e di certo non avremmo sacrificato quei bambini solo perché una veggente aveva previsto una guerra >>, << E quindi cosa avete fatto? >> chiese ansiosa Alison, sentiva il cuore martellare nel petto e il respiro pesante, << La strega non la prese bene quando ci opponemmo e noi non c’è l’aspettavamo, aveva evocato tantissimi mostri pronti ad attaccarci, uccise ogni singolo bambino, bambina dal sangue misto e i loro genitori >>, << Tutti tranne me >> la interruppe Alison, << Minacciò l’intero mondo invisibile che avrebbe ucciso ogni singola persona che avrebbe solo provato ad avere una relazione con qualcuno di un'altra specie, che avrebbe ucciso chiunque per questo. Io e tua madre avevamo escogitato un piano per salvarti, con una pozione ho fatto credere ai mostri che tu fossi morta e poi ti ho portata via da li. Non puoi farti scoprire, lo capisci ora? Chiunque lo saprebbe ti ucciderebbe, il mondo invisibile vive sotto il dominio di una strega che sta allerta, che manda mostri ai popoli per controllarli, per ucciderli e lei diventa sempre più forte. E’ praticamente impossibile distruggerla >> Vidya disse l’ultima frase quasi sussurrando. Alison era incredula << Quindi se qualcuno scopre che sono una sanguemisto mi uccide? Sempre se non mi trova prima la strega… >> aveva gl’occhi lucidi, pensò a Camille e a quel sorriso, pensò a lei che la uccideva, lei che sembrava così amichevole, così gentile. L’avrebbe fatto? Camille l’avrebbe uccisa? Non riusciva quasi a respirare, << Perché allora mi avete salvato? >> domando andando avanti e indietro senza riuscire a fermarsi. Guardò fuori dalla finestra, il cielo era buio e c’erano poche stelle, pensò di uscire e iniziare a correre e a non fermarsi più, correre e dimenticare tutta la sua vita che a quanto pare ora faceva ancora più schifo. Poi si accorse che Vidya non le rispose e si voltò a guardarla, la vide prendersi la testa tra le mani e poi sgranò gl’occhi, Alison le si avvicinò e si inginocchiò difronte a lei ancora seduta sulla sedia, << Stai bene? >> le chiese << Cosa succede? >>, respirava profondamente e la strega fece scattare il suo guardo su quello di Alison << Qualcosa è cambiato >> le disse agitandosi.

Un uomo entrò senza bussare nella stanza. Nel bagno antico, ricoperto quasi tutto d’oro, con una grande vasca piena di bollicine create dal sapone dal profumo forte, quei profumi forti che lei adorava. Voltò leggermente la testa, i suoi capelli erano raccolti in uno chignon di trecce rossissime, un rosso così acceso e luminoso. Sorrise debolmente << Non si bussa più? >> chiese con un tono severo << Mi sto rilassando e voglio rimanere sola >> e puntò il suo sguardo severo su quell’uomo che sembrava in ansia, come se avesse paura di dire quello che stava per dirle, << Mi scusi mia signora, è urgente >> rispose l’uomo intimorito, lei lentamente e in modo seducente si girò nell’acqua facendo intravedere la sua pelle candida sotto la schiuma, i suoi occhi neri fissarono l’uomo in piedi di fronte a lei che galleggiava nella sua enorme vasca d’oro, << Quale emergenza Michael? >> domandò, << La strega veggente >> a quelle sole parola Narcissa si allarmò. Saltò fuori dall’acqua davanti a Michael completamente nuda e poi si avvolse in un asciugamano lentamente. Alzò lo sguardo sull’uomo alto che aveva davanti, di bell’aspetto, dai capelli chiari e occhi azzurri, l’aveva soggiogato e lui faceva tutto quello che lei diceva, quello che lei ordinava, era il suo burattino con cui poteva giocare. << Portami da Zelda >> ordinò la strega e Michael annuì col capo iniziando a camminare per i corridoi di legno scuro, con lampade a olio appese alle mura insieme ad oggetti strani e preziosi. Narcissa seguì Michael fino ad arrivare nella stanza di Zelda e poi lo liquidò. Quando entrò nella stanza la strega veggente era seduta sul letto, le mani legate con delle manette magiche, un incantesimo che solo Narcissa poteva sciogliere, teneva Zelda prigioniera perché Narcissa non era nata con il dono della veggenza ma ne aveva bisogno. Doveva mantenere la sua razza pura e questo era il modo sicuro di sapere se qualcuno aveva disobbedito alle sue regole. Il futuro sarebbe cambiato se qualcuno avesse fatto nascere un sanguemisto e lei doveva essere pronta ad eliminarlo. Odiava gl’intrecci tra popoli magici, li trovava disgustosi, per lei era come tradire il proprio popolo e non lo accettava. Per questo ora era lei a comandare su Godrix, a tenere tutti sotto controllo, perché gl’altri lo avrebbero distrutto permettendo le unioni tra popoli diversi. Zelda alzo il suo sguardo segnato, gl’occhi arancioni della veggente andarono su quelli neri di Narcissa, << Spero che sia importante, mi stavo rilassando >> disse Narcissa severa e con una nota di minaccia, << E’ importante >> dietro di lei qualcuno appena entrato nella stanza parlò, Narcissa si voltò e vide Isahia, il suo miglior soldato, il suo braccio destro, colui che l’aveva aiutata fin dall’inizio, << Una veggenza importante >> borbotto l’uomo avvicinandosi a Zelda << Parla strega >> disse poi alla veggente in modo cattivo. Zelda tremò un po’ dalla paura << C’è un sanguemisto >> disse balbettando e poi abbassò lo sguardo impaurita, << Un sanguemisto? >> Narcissa spalancò gl’occhi << E chi è? >> domandò poi, Zelda non rispose continuò a guardare in terra, << Rispondi >> ringhiò Isahia tirandole i capelli neri e aggrovigliati, << Non lo so >> disse lei << La veggenza ha solo avvertito la presenza di un sanguemisto e ho rivisto la guerra, la stessa guerra che vidì diciotto anni fa >>. Narcissa guardò il pavimento e si perse nei suoi pensieri. Stava pensando a un piano, non poteva permettere che nessuno intralciasse il suo cammino, era diventata la strega più potente, aveva vinto la sua guerra, comandava Godrix e voleva continuare a farlo. Poi alzo lo sguardo su quello di Isahia << Dobbiamo trovare questo sanguemisto >> ordinò, << Ma non sappiamo chi sia, quanti anni abbia, non sappiamo chi cercare, non sarà facile >>, << Iniziamo a controllare nel confine, setacceremo tutta Godrixx e lo troveremo, iniziamo dai bambini se la avvertito solo ora non dovrebbe essere grande, e poi qualcuno dovrà pur sapere qualcosa, noi li faremo cantare e eliminiamo questa minaccia >> sorrise la strega compiaciuta. Non si sarebbe fatta abbattere da questo ostacolo, lei sapeva che avrebbe vinto, era sicura di questo. 

Autore: Ciao a tutti eccovi il secondo capitolo. Spero che vi piaccia e spero che questa storia vi intrighi. Il prossimo capitolo lo pubblicherò settimana prossima. Grazie a chi ha letto la storia. Un bacio!! 
 
   
 
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