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Autore: Lilith_and_Adam    21/11/2016    2 recensioni
Naruto è un ragazzo normale ossessionato dalla morte dei genitori e Sasuke è normale ragazzo invischiato nella Yakuza per colpa della sua famiglia. In una città che risucchia l'anima da ogni suo abitante si intrecceranno le storie di questi due ragazzi alle prese con una vita che non lascia spazio alla felicità.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Karin, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 4.5: Questa città è un po' troppo affollata!
 


Quattro ore prima della festa.

Quel sabato pomeriggio Naruto vagava pensieroso per le strade del distretto commerciale in cerca di un po’ di ramen decente.
Da una piccola boutique Ino e Hinata uscirono chiacchierando spensieratamente, la bionda, masticando una gomma, urlò a Sakura che si era attaccata ad una vetrina un po’ troppo costosa per loro.
Mentre camminavano, Hinata si impietrì e gemendo si nascose dietro le due amiche che, un po’ confuse, si guardarono intorno.
Dall’altra parte del marciapiede Naruto stava aspettando di poter attraversare. Ino, con sguardo quasi maligno, lo salutò agitando la mano. «Naruto-kun!»
«Ino! Smettila!» Hinata si nascose ancora dietro di lei tappandole la bocca con le mani.
Naruto salutò educatamente. Quando scattò il semaforo verde, le ragazze, trascinando a forza la povera Hinata andandogli incontro.
Appena furono abbastanza vicine, Sakura e Ino, cinsero il collo di Naruto dai lati, lasciando Hinata totalmente scoperta di fronte a lui e terribilmente rossa in viso.
 
Dall’altra parte della strada, Sasuke passeggiava con il casco in mano e Karin avvinghiata al braccio destro.
«Dai non fare quella faccia annoiata!» Gli tirò la guancia per istigarlo un po’, le dava fastidio che con lei fosse così impassibile.
«Non sono annoiato.» disse lui in un linguaggio quasi incomprensibile. «Ma non capisco perché ho dovuto accompagnarti io!»
«Non volevo che Suigetsu vedesse il vestito prima di stasera.» lo fissò con uno sguardo lascivo e un po’ imbronciato. «E poi volevo un ultimo appuntamento con il mio Sasuke-chan!»
Sasuke non potè fare altro che sospirare.
 
Da un edificio poco più avanti, un ragazzo dai capelli lunghi uscì con una valigetta nera in mano. Hidan era dietro di lui tendendo una specie di lista.
«Appena tornati e il capo già ci manda in giro a fare compere, che palle!» Rigirava la lista tra le mani come se fosse stata scritta in geroglifici. «Che diavolo ha scritto qui?»
Itachi si fermò di colpo guardandolo un po’ male, poggiò la valigetta per terra tra le gambe e infilò la mano nella tasca interna del cappotto; ne uscì un paio di occhiali da lettura un po’ logori. «”Passare in lavanderia”»
«Da killer professionista a “il ragazzo dalle lenti bifocali”!» Itachi lo guardò di sbieco e Hidan riprese la lista con l’aria di chi sa che sta per morire. «Ma dobbiamo davvero fare noi ‘ste cose?»
«È la lavanderia dietro l’angolo, dobbiamo ritirare le nuove M9A3»
«Ah, quella con la casa da gioco sul retro?»
«Già.» Itachi imboccò la stretta via e dopo un paio di porte chiuse, si fece largo tra la tenda a perline che chiudeva il retro.
«Ah, Itachi-Sama! Bentornato! Che piacere rivedervi qui!» Il tono sarcastico della donna dai capelli biondi gli dava ai nervi. Si fecero strada tra i tavoli da poker e le macchinette da pachinko messe un po’ alla rinfusa, scansando uomini ubriachi che si lamentavano dei croupier, imboccarono una stretta scala a chiocciola. La stanzetta sembrava più che altro un normale deposito di detersivi, ma Tsunade spostò uno degli scaffali scoprendo una cavità nel muro da cui uscì due valigette leggermente più grosse di quella di Itachi. Le aprì sul tavolo al centro della stanzetta mostrando una dozzina di pistole provenienti dall’estero. Itachi fece lo stesso con la sua facendole vedere i tre miliardi di yen all’interno.
La donna incrociò le braccia sotto il grande seno. «Mi devi ancora un milione per i danni dell’altra volta!»
«Che donna venale...» Itachi infilò la mano nel cappotto e ne tirò fuori un’altra mazzetta che aveva tenuto da parte nel fortuito caso in cui l’orribile donna si fosse dimenticata dell’accidentale sparatoria del mese prima.
Tsunade prese i soldi e richiuse la valigetta e, con un sorriso a metà tra la soddisfazione e il disprezzo, li congedò. «Grazie per aver acquistato da noi!»
I due compagni si diressero verso l’uscita, ma non appena varcarono l’irritante tenda a perline un ragazzo con il cappuccio sfilò la valigetta dalla mano di Hidan correndo verso la strada principale.
La faccia sconvolta di Hidan fece ridere Itachi per un momento.
Hidan si sgranchì il collo con un’espressione inquietante. «Dammi solo due minuti...»
«Attento alle ossa vecchietto
Hidan partì all’inseguimento e Itachi gli andò dietro camminando con indifferenza sbuffando di tanto in tanto.
 
Intanto Hinata e Naruto passeggiavano parlando tranquillamente.
Hinata si fermò a guardare un alto edificio con il maxischermo in cima, stavano passando una pubblicità dal tono serio. Lei sembrò rattristarsi un po’.
«Tutto bene?»
Lei annuì. «Solo che quella è la mia scuola preparatoria, passano quella pubblicità facendola sembrare un paradiso ma non è realmente così...»
«Allora perché ci vai?» Naruto incrociò le braccia dietro la testa.
«Bhè, è complicato.» Fece una risatina imbarazzata. «I miei genitori mi hanno fatto scegliere la scuola che volevo a patto che andassi a prepararmi lì per gli esami, è stato un accordo sudato in effetti.»
Naruto alzò la testa al cielo, non aveva mai ancora pensato di cosa volesse fare del suo futuro. «Ma comunque sei felice nella tua scuola, vero?»
«Già, ho Sakura-chan e Ino e...» Gli sorrise mettendo le mani dietro la schiena. «E non avrei conosciuto Naruto-kun in un’altra scuola.»
Naruto si passò una mano tra i capelli un po’ imbarazzato.
Con tutta sicurezza Hinata lo trascinò dentro una cabina fotografica dietro l’angolo.
 
«Idiota fermati! »
Dall’altra parte della strada Hidan sfrecciò di fronte a Karin e Sasuke mentre i due stavano riprendendo la moto.
«Ma quello non era Hidan?» Karin si girò di scatto scatenando l’ennesimo sospiro esasperato in Sasuke. «Ehi, c’è anche Itachi-Sama!» Nel vederlo prefino lui si sorprese, ma almeno non correva come il suo compare. «Sento odore di divertimento!» Karin eccitata lanciò le sue buste a Sasuke e si lanciò in quella folle corsa.
Sasuke con tutta calma si mise il casco e montò sulla sua moto.
 
Naruto e Hinata stavano guardando insieme le foto appena uscite dalla cabina ridendo spensierati quando il giovane col cappuccio urtò i due facendoli cadere contro il tubo sul lato del palazzo.
«Stai bene Hinata-chan?» Hinata annuì ancora un po’ stordita mentre Naruto entrava in modalità rissa.
Prese il ragazzo per il collo della felpa scoprendogli il viso, era un ragazzo un po’ più grande di lui con un largo graffio sul naso. «Ehi tu! Ti pare il modo di correre per strada?»
Naruto lo teneva ancora tra le mani quando il ragazzo si beccò un gran calcio da Hidan che era appena sbucato da dietro l’angolo. «Coglione ridammi la mia valigetta!» Il ragazzo fu scaraventato contro il muro e Hidan andò a prenderlo sollevandolo dalle spalle appellandosi a lui con le peggiori parole.
Itachi arrivò camminando tranquillamente e recuperò la valigetta finita poco lontano. «Hidan lascialo stare, siamo in ritardo.»
«No ora questo pezzo di merda me la paga!» Il ragazzo impallidì nel vedere l’anello al dito di Hidan.
«M-mi dispiace! Io e i miei amici stavamo facendo solo una scommessa!»
«Una scommessa? Mia hai fatto correre per mezza città per una scommessa?» Il ragazzo distolse lo sguardo strizzando gli occhi aspettandosi un pugno.
Intanto Karin era arrivata al momento giusto per tirar via Hidan prima che tirasse quel pugno. «Quando ti si dice una cosa almeno ascolta! Idiota!» Era seguita da Sasuke ancora in moto che la rimproverava per la sua avventatezza. Era arrivato in sella alla sua rombante moto nera con la giacca sbottonata che svolazzava al vento sembrando un mantello.
Itachi sollevò un sopracciglio ammirando l’indifferenza con cui la ragazza trascinava via un uomo adulto.
Nel frattempo Naruto aveva porto la mano verso Hinata aiutandola ad alzarsi. Videro i tre allontanarsi facendo ancora casino mentre il ragazzo scappava dall’altra parte del vicolo. Rimasero ancora un po’ sconvolti, poi Naruto decise di accompagnare la ragazza a casa, non era molto distante da lì.
«Certo che è stato un pomeriggio strano!» scherzò Hinata.
«L’importante è che stai bene.»
«Mi sono solo un po’ spaventata.» Quando furono di fronte il piccolo cancelletto bianco in ferro, Hinata lo salutò. «A stasera allora Naruto-kun.»
«A stasera.»
Naruto stava andando via quando Hinata, con inaspettata intraprendenza, tornò indietro per abbracciarlo. «Ho preso davvero un grande spavento!» lo stringeva davvero forte, tra quelle braccia si sentiva sicura.
Naruto le accarezzò la schiena.
Si salutarono ancora ma senza guardarsi negli occhi per l’imbarazzo.
Naruto si avviò verso casa con le mani in tasca e la testa tra le nuvole.
Appena girò l’angolo si ritrovò davanti Sasuke che gli porgeva un casco. «Ti va un passaggio?»
Naruto tirò dritto. «Che fai mi segui ora?»
«Volevo solo essere gentile!» dopo un’occhiataccia si passò la mano tra i capelli per calmarsi. «E volevo scusarmi per i miei amici, a volte sono un po’ troppo esuberanti.»
«E hai il coraggio di lamentarti di me!»
«È perché a volte sei davvero insopportabile!»
Naruto si girò e tornò a camminare. «Grazie ma torno a piedi!»
«Abiti dall’altra parte della città, idiota!»
«E tu come lo sai?!»
«Abiti di fronte a me! Idiota!» Gli tirò il casco in testa, poi si infilò il suo.
«È rosa...»
«Ho solo quello.» Dopo averlo messo, Naruto si guardò nello specchietto con aria sconsolata. «Ti sta bene!» rise Sasuke, prima di prendersi un meritato pugno sul braccio.
Su quella moto la città sembrava andare più piano, il vento in faccia sembrava purificare l’anima. Da dietro, Naruto riusciva a vedere il volto di Sasuke riflettersi nello specchietto, aveva un’aria serena mentre sfrecciava tra le auto, si chiese per quale motivo fosse sempre il solito arrogante.
Sasuke tagliò per la strada che si affacciava sul fiume, Naruto nel girarsi a guardare la moto che si specchiava nell’acqua si appoggiò alla sua schiena e rimase così fino a quando parcheggiò di fronte casa.
«Ehi, non sono il tuo cuscino!»
Naruto scese un po’ imbarazzato e gli tirò contro lo sgargiante casco.
«Ringrazia almeno...»
Naruto ancora di spalle gli fece segno con la mano rispondendogli con un sarcastico «Grazie!» prima di sbattere la porta alle sue spalle.
 
 
   
 
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