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Autore: semolina    22/11/2016    1 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo ma come potrete vedere, il capitolo è piuttosto lungo, quindi tra  scriverlo, correggerlo e rivederlo...insomma ci siamo capiti. Siamo arrivati al dunque: il primo appuntamento di Brett e Antonio. Spero sia di vostro gradimento, aspetto con ansia le vostre recensioni. Come sempre, buona lettura.

 

“ Stai scherzando?” sbraitò Sylvie in preda ad un attacco di panico.

“ Non posso presentarmi con i jeans e una maglietta qualsiasi!!”

“ Sì, stavo scherzando! Calmati Brett!” le rispose Stella afferrandola per le spalle e guardandola dritta in faccia.

“ Stai delirando...non so più come aiutarti! Devi darti una calmata.”

“ Hai ragione. Hai perfettamente ragione. Ma non so dove ha prenotato… se in un posto elegante o in un fast food..” piagnucolò affranta.

“ Stai parlando di Antonio, non ti porterebbe mai in un fast food…” la corresse Stella.

Sylvie si accasciò sul letto, ricoperto da una montagna di vestiti, probabilmente su quel letto ci era stato rovesciato l’intero contenuto del suo armadio. Improvvisamente il suono del campanello le rimbombò nelle orecchie.

“ Cosa?! Che ore sono?!” domandò allarmata.

“ Sono le sei… Oddio, devi assolutamente darti una calmata o ti esploderà la testa!” Rispose la donna avviandosi verso la porta ad aprire. Gabriella, con Louie in braccio e una pesante borsa sulle spalle, entrò decisa nell’appartamento.

“ Dov’è?” Interrogò la mora.

“ Se non si è gettata dalla finestra dovrebbe essere in camera..” Ironizzò il pompiere, prendendo il bambino dalle braccia della madre per baciarlo.

“ Oh bene, siamo a questi livelli?!”

“ I passeggeri del Titanic in confronto hanno fatto una passeggiata di salute...te l’assicuro!”

Ridendo entrambe della situazione, raggiunsero la bionda, la quale si trovava ancora seduta sul letto, sepolta dai vestiti.

“ Gabby? che ci fai qui?” Chiese dubbiosa.

“ Kidd mi ha mandato un SOS… e vedo che ha fatto bene. Che tipo di bomba è esplosa in questa stanza?” rispose guardandosi intorno con aria curiosa.

Sylvie sbuffò e ricadde distesa sul letto, ormai scoraggiata.

“ Non ho niente di adatto da mettermi…” sussurrò affranta.

Gabby, sopracciglia alzate in un’espressione confusa ma divertita, esaminò con cura la faccia dell’amica e il caos che regnava sovrano in quella stanza, Represse la risata che le stava uscendo dalla bocca, vedendo la bionda agitata come se dovesse affrontare un processo; intuendo che Sylvie più di ogni altra cosa, in quel momento, aveva bisogno di sicurezza, prese in mano la situazione.

“ Il vestito blu cobalto. Quello a mezze maniche, con lo scollo tondo e la gonna morbida. Le scarpe alte e il cappotto nero lungo.” Decretò seria e risoluta la Dawson, afferrando il vestito da sotto una pila incredibilmente alta di altri indumenti. Sylvie la scrutò titubante, non capendo cosa ci trovasse in quel vestito, lei lo aveva scartato quasi subito, definendolo insulso. Gabby afferrò subito ciò che la bionda le stava comunicando silenziosamente e le motivò la sua scelta.

“ Andrà bene ovunque ti porti, perchè è liscio e senza fronzoli, non è appariscente o inadeguato per un posto elegante, soprattutto abbinato al cappotto lungo e alle décolleté. Ha la mezza manica che lo rende sportivo e dinamico, nel caso ti porti in un fast food. Cosa che escludo, ma non si sa mai.”

La bionda ammirò la capacità dell’amica di analizzare ogni opzione, rimanendone piacevolmente colpita.

“ è blu.” continuò la mora. “ Metterà in risalto gli occhi, che sono sicura Antonio adora. Inoltre ti sta da dio... sottolinea la tua vita sottile e le tue belle gambe, che sono più che convinta mio fratello non ha ancora avuto l’occasione di ammirare..”

Sylvie avvampò immediatamente, mentre Stella ridacchiava sulla porta, con ancora Louie in braccio.

“ Mille punti per Gabby!” Esclamò la Kidd, spassandosela un sacco.

“ Non mi sembra sia stato così difficile..” disse fingendosi modesta l’altra.

“ Perchè non l’hai vista in versione indemoniata!” continuò la ricciola.

Le due donne scoppiarono a ridere senza ritegno, lasciando che l’altra le osservasse confusa e un po’ imbarazzata.

“ Io non ero riuscita a vederci niente di speciale in questo..” disse colpevole alzando il vestito e appoggiandoselo a dosso, per vedere come le stava.

“ Perchè sei troppo nervosa. Ha ragione Stella, devi darti una calmata.” La consolò Gabby, dando un’occhiata all’altra, in cerca di supporto; Stella, annuì.

“ Mio fratello è completamente cotto..non hai niente di cui preoccuparti.”

Le parole rassicuranti dell’amica, la fecero sospirare e rilassare un po’, si guardò allo specchio, sorrise alle due amiche, dette un bacio al bambino, e si diresse verso il bagno per cambiarsi.

“ Crisi arginata.” Esclamò la Dawson alzando una mano per battere il cinque con l’amica.

 

Quando il campanello suonò, puntuale, Sylvie era già pronta. Si dette un’ultima occhiata allo specchio, fece un profondo respiro per calmarsi,guardò le altre due donne in cerca di approvazione, si infilò il cappotto e uscì salutando nervosa le amiche. Quando aprì il portone esterno vide il detective misurare il marciapiede con passi irrequieti, strusciando i palmi delle mani come per riscaldarle. L’elegante cappotto grigio piombo, indossato aperto, lasciava intravedere l’abito nero al di sotto e la camicia bianca, non portava la cravatta; Sylvie ebbe l’impressione che Gabby avesse dato qualche consiglio anche a lui riguardo l’abbigliamento. Lo guardò solo un attimo prima che lui si voltasse verso di lei, ma le era bastato per constatare quanto fosse affascinante; non l’aveva mai visto con un abito elegante e dovette ammettere che gli donava moltissimo.

Antonio, piuttosto teso, quando vide la figura della ragazza stagliarsi nel vano della porta, non potè fare a meno di squadrarla da capo a piedi, con gli occhi spalancati per la meraviglia; con la gola secca, la osservò, facendo scorrere il suo sguardo dai suoi piedi, che calzavano un paio di scarpe dal tacco alto e sottile, lungo le belle gambe snelle, lasciate scoperte dal vestito, fino al suo viso. Anche se il cappotto della ragazza, abbottonato fino alla gola, gli precludeva la vista del suo corpo per intero, rimase letteralmente abbagliato dalla sua bellezza. Deglutì e abbozzò un sorriso beato, lasciò che i suoi occhi si deliziassero ancora un momento di quella vista, mentre Sylvie, scendendo i pochi gradini, radiosa, si avvicinava a lui sempre di più. Le tese una mano per aiutarla a scendere l’ultimo scalino, e il contatto con la sua piccola mano delicata gli provocò un brivido di piacere; quando lei gli fu davanti, osservò rapito il suo volto: l’incarnato luminoso faceva sembrare la sua pelle vellutata, la bocca, coperta da un filo di rossetto rosa, aperta in un sorriso smagliante. Notò che si era truccata gli occhi, infatti una sottile riga nera disegnava il contorno delle palpebre mobili, mettendo in risalto i suoi formidabili occhi azzurri, rendendoli magnetici e aggiungendo profondità allo sguardo, le ciglia, dipinte col mascara, sembravano non avere mai fine. Pensò che fosse un incanto. La guardò un’ultima volta estasiato prima di riuscire a dire qualcosa in risposta al ‘Ciao’ di lei.

“ Sei bellissima.” Disse di slancio, e non mentiva. Non conosceva una parola più adatta di quella per descriverla; era semplicemente bellissima.

“ Grazie, anche tu stai molto bene..” rispose Sylvie, gli occhi colmi di felicità, un po’ per il complimento così spontaneo ma soprattutto per lo sguardo sognante che il poliziotto le aveva riservato.

“ Vogliamo andare?” Propose lui, indicandole l’auto parcheggiata. Senza lasciarle la mano, la accompagnò fino alla vettura, le aprì lo sportello galante e l’aiutò a salire. La osservò di nuovo, soffermandosi su ogni particolare della sua figura, poi richiuse la portiera e, facendo il giro della macchina, lanciò un’occhiata alla finestra illuminata, sorridendo malizioso.

“ Merda! Mi sa che Antonio ci ha viste!” esclamò Stella allontanandosi dalla finestra cercando di nascondersi.

“ Ci ha viste appena ci siamo avvicinate alla finestra… da bravo detective.” Rispose Gabby divertita. Stella scoppiò a ridere, consapevole del fatto di esser stata beccata a spiare a coppietta, e l’altra la seguì a ruota. Finito il momento di ilarità la Kidd commentò:

“ Hai fatto un ottimo lavoro con Brett, stava da dio! e tuo fratello sembrava se la volesse mangiare con gli occhi..”

“ Avrebbe potuto presentarsi coperta da un sacco nero e lui l’avrebbe guardata comunque in quel modo...dammi retta!” le rispose mentre aiutava il piccolo Louie ad indossare il giubbotto.

“ é proprio cotto eh?!”

Gabriella annuì decisa, sorridendo all’amica. Sì, suo fratello era davvero cotto.

 

Il viaggio in macchina fu per lo più silenzioso, tranne per qualche accenno di conversazione sul tempo e sul traffico; il nervosismo di entrambi era palpabile e rendeva l’aria nell’abitacolo elettrica. Antonio si stava arrovellando il cervello per trovare qualcosa da dire che non risultasse stupida, ma tutto quello a cui riusciva a pensare, era a quanto fosse bella Sylvie quella sera;sbirciò con la coda dell’occhio la ragazza, che gli sedeva di fianco, stava guardando fuori dal finestrino, sembrava calma e tranquilla, immersa in chissà quali pensieri; soltanto il movimento nervoso delle dita, che tamburellavano irrequiete sulla borsetta, tradiva il suo reale stato d’animo. Il fatto che anche lei fosse agitata, tranquillizzò il detective, che allentò la presa sul volante, che fino a quell’istante era stata ferrea, e dette voce ai suoi pensieri.

“ Prima dicevo sul serio..sei davvero bellissima stasera.” La vide arrossire mentre pronunciava quelle parole, e le vide un sorriso lusingato sulle labbra. Sylvie non potè non notare lo sguardo adorante di Antonio; non poteva ignorare il modo in cui la stava guardando. I suoi occhi erano incollati su di lei, continuavano a percorrerle tutto il corpo. Si sentì desiderata. Si sentì bella. Capì che lui la desiderava, e non solo in maniera fisica. Tra loro due, lo percepiva, non era solo una questione fisica. Il cuore le si gonfiò di gioia, il nervosismo scomparve e con un gesto naturale posò la sua mano su quella del detective; come se fosse un gesto quotidiano, un gesto familiare, come se lo avesse fatto centinaia di volte. Sentì la pelle di Antonio fremere ed andare a fuoco sotto il suo tocco, vide i suoi occhi neri addolcirsi e le labbra piegarsi in un sorriso, sentì l’uomo sospirare e riprendere la normale respirazione, lo sentì rilassarsi e intuì che, anche lui, provava le stesse sue sensazioni. Antonio intrecciò le dita con quelle della ragazza, rendendosi conto che tenerla per mano, sfiorarla, lo faceva stare bene; nient’altro contava. Solo lei, la mano stretta nella sua, le loro pelli a contatto, i loro battiti sincronizzati. Erano secoli, per non dire millenni, che non si sentiva così leggero e felice.

Parcheggiò l’auto e si premurò di aprire lo sportello a Sylvie, porgendole la mano per aiutarla a scendere.

“ Wow, che cavaliere..” esclamò la ragazza piacevolmente impressionata, riuscendo a far colorare leggermente le guance del poliziotto.

“ Lindsay mi ha consigliato questo ristorante...pare sia uno dei più apprezzati in città..” le spiegò Antonio, guidandola verso il locale.

Entrarono e Sylvie rimase di stucco; una bellissima sala rotonda, circondata da ampie vetrate, attraverso le quali si poteva godere della vista della città illuminata, era costellata di tavoli, per lo più occupati da coppie di innamorati, elegantemente apparecchiati con candide tovaglie bianche, una candela e una rosa rossa su ogni tavolo, luci soffuse e calde rendevano il locale intimo, accogliente e romantico. Era perfetto per un primo appuntamento. Mentre la ragazza si osservava estasiata intorno, Antonio si presentò al maitre, il quale, dopo avergli riservato un educato benvenuto, chiese se poteva occuparsi dei loro soprabiti. Il detective, da vero gentiluomo, aiutò Sylvie con il cappotto. Quando la vide, rimase letteralmente sbalordito. Un semplice vestito blu le aderiva fino ai fianchi come un guanto, sottolineando il suo sottile girovita e la forma dei seni, la gonna scendeva morbida, creando morbide pieghe che come onde sulla battigia, si infrangevano a contatto con le sue gambe nude. Notò come lo scollo rotondo le valorizzasse il collo e il volto, si perse nel magnifico contrasto dei suoi capelli biondi sul tessuto blu; non indossava nessun tipo di gioiello, ad esclusione di un semplice braccialetto dorato con un ciondolo a forma di pesciolino. Si ritrovò a guardarla a bocca aperta, totalmente rapito, il cuore in tumulto, la salivazione azzerata. Sembrava brillasse di luce propria. Sbattè le palpebre più volte, per sincerarsi che fosse tutto vero, che non stesse soltanto sognando di essere lì, in un ristorante romantico, con la più splendida ragazza di Chicago.

“ Prego signori, da questa parte.” le parole del cameriere lo destarono.

Una volta accomodati al loro tavolo, i cameriere porse loro i menù e si congedò.

“ Ti piace?” domandò Antonio un po’ sulle spine. Sylvie si guardò ancora una volta intorno.

“ Lo adoro..” rispose, con gli occhi scintillanti. Il detective non riuscì a trattenere un sorriso a trentadue denti, vedendola sorridere felice, come una bambina di sei anni davanti ad una montagna di regali. Non potè non pensare a quanto fosse fortunato quella sera.

 

La cena filò via liscia come l’olio: ormai dimenticato tutto il nervosismo, merito forse anche del vino, parlarono amabilmente durante tutto il tempo. Parlarono degli argomenti più svariati, cercando di conoscersi meglio, entrambi avidi di scoprirsi. Il lavoro, i colleghi, i casi più difficili e quelli più assurdi e buffi, i gusti musicali, i film preferiti, i libri, i luoghi. Si presero in giro per le loro differenze, per le rivelazioni più imbarazzanti, ridendo complici. Gli argomenti si susseguivano senza sosta, si riempirono di domande per scoprirsi ogni volta più simili, più compatibili, più vicini.  I loro occhi sembravano non stancarsi mai di osservarsi, i loro sguardi tornavano ad incrociarsi continuamente sopra i calici, attraverso la flebile fiammella della candela, sopra i profumi delle pietanze nei loro piatti. Le loro mani, quando non erano occupate con bicchieri o posate, si cercavano bramose, sfiorandosi ad ogni occasione. Il tempo sembrò volare. Quando il cameriere portò loro il conto, Antonio propose una passeggiata lungo il fiume, accettata di buon grado dalla ragazza, desiderosa quanto lui di prolungare la serata.

Passeggiarono a lungo, vicini, sfiorandosi talvolta le mani e le spalle. Parlarono della loro infanzia, della loro vita, di ciò che li aveva spinti a scegliere le rispettive carriere, dei loro progetti, dei loro sogni. La conversazione si fece via via più intima, più personale, ma nessuno dei due si tirò indietro. Entrambi si sentivano a loro agio, si sentivano al sicuro, protetti, capiti.

“ Non avevo mai raccontato così tanto della mia vita a nessuno…” disse ad un certo punto il detective, fermandosi vicino ad una balaustra, dove si appoggiò con le braccia, aspirando l’aria fresca della notte e osservando le luci della città.

“ Davvero?” chiese Sylvie, avvicinandosi per guardare nella sua stessa direzione. Lui annuì con la testa, un sorriso sghembo disegnato sulle labbra.

“ E… ti stai pentendo di averlo fatto?” continuò la bionda, voltandosi per osservare la sua reazione, un po’ preoccupata. Antonio distolse l’attenzione dal panorama della città e la fissò negli occhi. Il suo sguardo si fece dolcissimo, come anche il suo sorriso; osservò teneramente la ragazza e si rese conto del perchè si fosse sentito così a suo agio da riuscire a parlarle della sua vita. Desiderò toccarla, stringerla tra le sue braccia, carezzarle il viso delicato, saggiare la morbidezza dei suoi capelli. Sospirò, si morse leggermente il labbro inferiore e le rispose.

“ Nient’affatto. Sono contento di averti raccontato tutte quelle cose su di me…” fece una breve pausa, tornando ad ammirare lo skyline di Chicago.

“ Voglio che tu mi conosca. Che tu mi conosca sul serio…” Sylvie rimase a bocca aperta, stupita da quella dichiarazione, sentendo un brivido caldo scorrerle lungo tutta la colonna vertebrale. Non seppe cosa dire, così decise di non dire niente; si accostò ancora di più a lui, fino a che le loro spalle non si toccarono, prese la mano di Antonio tra le sue, stringendola affettuosamente, e poggiò la testa sulla sua spalla muscolosa, ascoltando il suo respiro regolare, inebriandosi del suo profumo legnoso. Il detective, si godette quel dolce contatto senza pronunciare una singola parola, muovendo le dita per intrecciarle con quelle della ragazza; quel gesto, quel loro stare vicini, aveva un significato, lui lo capì immediatamente. Non volle dargli un nome, per paura di essere precipitoso; ma sapeva benissimo ciò che il suo cuore provava.

 

Antonio fu un perfetto gentiluomo fino alla fine: aprendo lo sportello dell’auto a Sylvie sia per salire, sia per scendere. La accompagnò, su per i gradini, fino al portone del palazzo, dove la ragazza si fermò, improvvisamente impacciata. La vide mordersi le labbra e torturarsi le dita delle mani.

“ è stata una serata magnifica..” balbettò, tenendo gli occhi bassi.

“ Sì, decisamente…” confermò il detective, di punto in bianco a disagio. Non aveva idea di come comportarsi, non sapeva come avrebbe dovuto salutarla, se con un semplice sorriso e magari una richiesta per un nuovo appuntamento, o se con un bacio; come il suo cuore, il suo cervello, la sua pelle e tutto il resto di lui desiderava ardentemente. Cercò un indizio negli occhi della bionda.

“ Spero non tu voglia andar via senza baciarmi..” Le parole le uscirono di bocca d’un tratto, prima che fosse riuscita anche solo a pensarle. Sentì le guance avvampare, il cuore accelerare e il respiro mancarle. Non sapeva nemmeno lei dove avesse trovato il coraggio di dar voce ai suoi pensieri. Stava per rimangiarsi tutto, quando si soffermò ad osservare il poliziotto. Un’espressione sbalordita campeggiava sul suo volto, ma in un attimo venne sostituita da una sollevata, bramosa, avida; i suoi occhi scuri si fecero liquidi di desiderio, il suo battito accelerò minacciando di far uscire il cuore dal petto; senza esitare ulteriormente mormorò:

“ Non me lo farò ripetere questa volta…”

Il detective si avvicinò a lei e, prendendole il volto tra le mani, la baciò dolcemente. Sylvie, aggrappandosi alle spalle muscolose dell’uomo, rispose con entusiasmo; dischiudendo le labbra per permettere ad Antonio di approfondire il bacio. Piano piano, quel dolce e timido contatto delle loro labbra, si trasformò in un bacio ardente, travolgente, passionale. Il detective intrecciò una mano nei capelli soffici della bionda, attirandola a sè con sempre maggior foga; con l’altra mano le cinse la vita, stringendola in un abbraccio mozzafiato; Sylvie, sopraffatta dalle emozioni, allacciò le braccia al suo collo, insinuando le dita tra i suoi capelli folti, accarezzandogli il collo e il viso, tremando. Avrebbero potuto continuare a baciarsi per tutta la vita, se non fosse stato per il bisogno di respirare; si staccarono per prendere fiato, guardandosi negli occhi, desiderosi di riprendere da dove avevano interrotto. Si sorrisero a vicenda, maliziosi, complici. Tutto ad un tratto il suono di un cellulare spezzò l’incanto. Antonio, si frugò in tasca per rispondere; osservò il nome che compariva sullo schermo. Voight. Non poteva ignorare quella telefonata.

“ Devo andare…” sussurrò mortificato. Sylvie gli sorrise di nuovo, gli prese il viso tra le mani e posò le sue labbra morbide sulle sue; dolcemente, delicatamente. Il detective, riponendo il cellulare di nuovo in tasca del cappotto, le passò una mano dietro la nuca per rispondere al bacio con trasporto.

“ Adesso puoi andare..” bisbigliò la ragazza al suo orecchio, lasciandogli un ultimo bacio sulla guancia, staccandosi dal suo abbraccio. Antonio non lasciò che si allontanasse, circondandole ancora il girovita con un braccio; fece combaciare le loro fronti e fissò i suoi occhi scuri in quelli azzurro cielo di lei.

“ Non hai idea di quanto mi costi lasciarti in questo momento…” le mormorò sulle labbra.

“ Lo so…” rispose Sylvie, comprensiva. La baciò di nuovo, teneramente, prima di augurarle la buonanotte e salire in macchina per andarsene.

 
  
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