Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Clahp    22/11/2016    1 recensioni
Ma c’era anche qualcos’altro di strano, quella sera… Luna aveva sempre avuto quello sguardo così indagatore, quel tono di voce così pratico, quei movimenti così fluidi? Non era lei la strana ragazza mezza matta che tutti a Hogwarts avevano chiamato Lunatica ma che lui aveva sempre difeso?
[Harry/Luna]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dlin dlon

 

Strange(r)

things

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dlin dlon.

Un chiaro, semplice e strano suono che non lasciava adito a dubbi.

Nessuna risposta.

La mano attese ancora qualche secondo, frenetica, mentre le dita tamburellavano sulla quercia nera ricoperta di borchie di ferro, ma dopo qualche secondo pigiò nuovamente quel bottone.

Dlin dlon.

In realtà, era davvero strano che una famiglia di maghi avesse un campanello: di solito ci si annunciava semplicemente bussando alla porta, o – in caso di incredibile eccentricità, qualità di cui comunque i maghi proprio non difettavano – si usava un batacchio magicamente animato. Il campanello era un oggetto così da Babbani… ma era anche vero che con tutta probabilità in quella casa quello fosse l’oggetto più normale che ci potesse essere. Il ragazzo sospirò, nervoso, e prese un profondo respiro. In effetti, l’ultima volta che era stato lì ricordava distintamente un batacchio a forma di aquila, ma ora questo non c’era più: al suo posto erano spuntate delle inquietanti e profonde incisioni nella porta che sembravano tanto gli artigli di un qualche uccello…

La seconda suonata provocò una qualche reazione: dall’interno dell’abitazione si sentì una sedia che si spostava, una voce distratta che rispondeva… e un cavallo che nitriva.

Un cavallo?!

Harry Potter non fece in tempo a chiedersi altro; una figura biondissima apparve alla porta e squadrò il nuovo arrivato per qualche secondo con i suoi enormi occhi grigiastri. Quando lo riconobbe, il suo sorriso incerto si aprì.

«Oh, Harry!» proruppe la ragazza per poi abbracciarlo, calorosa. «Che bello vederti! Ma che ci fai qui?!»

Era tanto tempo che non si vedevano… mesi, forse addirittura anni: in realtà, era tanto tempo che Harry non vedeva nessuno. Quel contatto tanto spontaneo ed espansivo lo fece sorridere d’improvviso: si trovò a rispondere all’abbraccio con molto più affetto di quanto avesse mai pensato di provare verso di lei.

La guardò. Luna Lovegood non sembrava cambiata per niente… portava una salopette che aveva diverse toppe e macchie, la bacchetta dietro all’orecchio e una lunga catenina dorata che aveva per pendente un qualche bizzarro animale. L’unica cosa diversa in lei erano i suoi capelli, che erano ora corti fino alle spalle e non più lunghi fino alla vita come una volta; indossava una bizzarra molletta per capelli che sembrava una piccola e irrequieta fata (e come questa batteva le ali e i piedi sulla testa della ragazza). Per la milionesima volta, Harry si sentì un idiota: aveva sperato che Luna fosse un pochino maturata, che non fosse più tanto assurda e fuori dal mondo come quando avevano sedici anni… per carità, non portava una stupida collana di tappi di burrobirra o degli orribili Spettrocoli, quei capelli corti le donavano addirittura, però… be… non si poteva certo definire normale a vederla così…

Suo malgrado, il ragazzo si costrinse a sorridere.

«Be’, io… sai, era tanto che non ci vedevamo… avevo pensato di farti una sorpresa, ecco.» mormorò, prendendo tempo.

Il sorriso della diretta interessata si aprì ancora di più.

«Hai fatto benissimo!» squittì, deliziata, per poi prendergli la mano e continuare con: «Vieni, vieni dentro, ti offro un po’ di Infuso di Radigorda, papà mi ha sempre detto che quella volta ti era piaciuto tantissimo…»

Harry sospirò. Se c’era qualcosa che potesse suggerirgli ancora una volta di aver fatto un’enorme idiozia probabilmente era proprio quella: non aveva assolutamente voglia di ricordare quell’orribile giorno in cui i Mangiamorte chiamati dal signor Lovegood avevano quasi ucciso lui, Ron ed Hermione. E comunque, fra parentesi, ancora dopo tanti anni ricordava distintamente che quell’infuso che Xenophilius aveva dato loro da bere per intrattenerli era una vera schifezza. Forse avrebbe fatto ancora in tempo ad andare via, a inventarsi qualsiasi stupida scusa… ma Luna aveva oramai preso la sua mano fra le sue e gli aveva fatto strada dentro la villetta. E così egli entrò, odiando se stesso per quei repentini cambi di umore cui oramai da troppo tempo si sentiva soggetto.

Così come la padrona, anche la casa sembrava grossomodo uguale a come Harry la ricordava: il primo piano non presentava pareti divisorie ma era anzi un unico grande ambiente, composto da salotto e cucina, e aveva una bizzarra forma di cerchio con al centro una scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori; i mobili erano tondeggianti per adattarsi alle pareti; la carta da parati aveva dei colori assurdamente vivaci esattamente come l’altra volta… L’unica differenza era una cosetta vicino al tavolino della cucina: un gigantesco cavallo alato dal corto pelo marrone –che per giunta lo squadrò attentamente per qualche secondo con i suoi inquietanti occhi rossi.

Luna fece come se non vi fosse nulla di anomalo nell’avere un cavallo in cucina, per di più alato; si avvicinò all’enorme animale, gli accarezzò lievemente il collo (per farlo, dovette alzarsi in punta di piedi) e poi si sedette al tavolino. Harry, per quella che sicuramente non sarebbe stata l’ultima volta in quella assurda giornata, deglutì… era oramai così poco avvezzo alle stranezze tipiche di alcuni maghi (specialmente maghi come i Lovegood) che rimase piuttosto perplesso davanti a quella scenetta. Si avvicinò cauto – l’enorme cavallo non sembrava gradire molto la sua presenza – e infine si accomodò dall’altra parte del tavolino, proprio davanti all’animale e a Luna. Si tolse il suo nero e pesante mantello da lavoro, sbuffando stancamente; dopo aver osservato per qualche secondo la scenetta, chiese quasi con timore:

«Luna, ehm… sai, per curiosità… cosa ci fa un cavallo alato nella tua cucina?»

Lei inclinò la testa, come se quella fosse davvero una domanda strana.

«Be’, Abra ha un’ala rotta, non la vedi? Gli ho dato una pozione e sto cercando di capire se fa effetto.»

In effetti, l’ala che Luna stava ancora coccolando era piegata in uno strano modo rispetto all’altra.

«Ah, sì, certo…» balbettò l’altro, sentendosi particolarmente idiota. Osservò l’animale. Era la prima volta da tempo che era seriamente curioso per qualcosa e che non pensava ai propri impicci: un effetto che, ricordò solo adesso, Luna gli aveva spesso fatto anche in passato. Dopo qualche secondo di silenzio aggiunse: «Ma che bestia è?»

«Come fai a non conoscerli? Non seguivi Cura delle Creature Magiche? È un Abraxan! Si potrebbero definire cugini dei Thestral, sono noti per la loro forza e per trasportare carichi pesanti, e poi…» disse, allegra come suo solito, e sciorinò per un quarto d’ora qualsiasi informazione sapesse su questi animali in un modo molto hermionesco; parlava con così tanto entusiasmo che Harry per qualche secondo arrivò a pensare che gli Abraxan, con quegli occhi inquietantemente sanguinanti, fossero quasi animali teneri.

Nel frattempo, tuttavia, la piccola molletta per capelli di Luna aveva iniziato ad essere sempre più irrequieta: la fatina, che evidentemente era vera, agitava le ali e gli arti e dopo qualche secondo di insistenza finì per battere i pugnetti sulla testa della ragazza con tanta violenza da farla schizzare in piedi.

«Oh! Le uova di Doxy! Me ne ero scordata, torno subito…!» urlò quest’ultima, agitata, per poi uscire al volo dalla cucina dalla porticina anteriore e lasciare Harry da solo, vagamente a disagio (l’Abraxan continuò a squadrarlo tanto male che dovette ricordare a se stesso di avere sconfitto in passato maghi decisamente più pericolosi di uno stupido cavallo geloso).

La ragazza tornò qualche minuto dopo, con un’enorme quantità di piccole uova galleggianti davanti a sé; la fatina-fermaglio sulla sua testa si era placata.

«Perdonami! Mi ero messa questo Doxy sulla testa per ricordarmi di disseppellire le sue uova, altrimenti i piccoli muoiono, sai, ma parlando con te me ne sono scordata…» biascicò lei, per poi agitare la bacchetta e far depositare le uova in un piccolo cestello di paglia vicino ai fornelli insieme all’animale sulla sua testa. Lei le seguì con uno sguardo premuroso e, dopo qualche secondo di silenzio, si ridestò e chiese:

«Comunque, avevamo detto che volevi dell’Infuso, no? E Infuso sia!»

Con un altro colpo di bacchetta, un piccolo servizio da tè per due persone si posò ordinatamente sul tavolo: la teiera si inclinò e rovesciò dell’abbondante liquido violastro nelle tazzine. Luna cadde poi sulla sedia e bevve entusiasta; Harry si domandò se un incantesimo non verbale di smaterializzazione dei liquidi gliel’avrebbe fatta passare liscia.

«Be’, dunque, dicevamo… non ci vediamo da parecchi mesi! Come va? Cosa fai?» chiese l’altra, continuando a bere come se niente di strano fosse successo.

Harry sorrise e cercò di rilassarsi un po’, nonostante quello non fosse uno dei suoi periodi migliori. Durante i suoi tempi davvero bui del quinto anno, la sola presenza di Luna era spesso riuscita a calmarlo in qualche modo: con il tempo, evidentemente questa cosa non era cambiata.

«Mmmh, be’… Ultimamente lavoro moltissimo, sono sempre in missione, i maghi delinquenti continuano a spuntare ovunque… Assassini, rapimenti, torture, ricatti, sai.» biascicò, come fosse una lista della spesa. «La solita roba.»

«Oh.» disse lei, semplicemente; sembrò un pochino delusa. Abbassò la tazza fumante e lo fissò per qualche secondo con i suoi occhi sporgenti e curiosi, per poi sentenziare: «È per questo che sei così depresso? Di certo non deve essere bello vedere tutti i giorni queste cose così brutte.»

L’altro sorrise nervosamente: lei era stata sempre così portata per le verità schiette e scomode… Ma lui, depresso? Oh, andiamo, che idiozia! Solo quella stramba di Luna poteva pensare una cosa del genere… Quando aveva Voldemort alle calcagna sì, era stato davvero depresso… ma ora no, assolutamente… era solo poco felice, oberato di lavoro… con una fidanzata storica che l’aveva lasciato e con pochissimi amici che vedeva di rado… Insomma, era semplicemente la vita adulta, lontana dai bei giorni di Hogwarts in cui, pure se Harry aveva avuto i suoi guai, si era comunque sempre sentito a casa e non era mai stato davvero solo…

«Be’, io direi semplicemente che è il mondo degli adulti, no?» biascicò mentre si sentiva arrossire. «Comunque, ecco… nulla di nuovo. E tu, invece, che racconti? Mi sembri una Magizoologa lanciatissima!»

Lei fu così contenta di questo suo commento che batté le mani, deliziata. L’Abraxan, dietro di lei, parve non gradire affatto questa mancanza di attenzione verso la sua ala: assottigliò gli occhi rossi e guardò Harry con ancora più astio.

«Sai, papà è andato in pensione – ora sta facendo il giro del mondo a bordo di un Thestral, con uno Kneazle per compagno, per cercare quei malefici Ricciocorni che in Svezia non avevamo trovato anni fa – e mi ha passato un sacco di incarichi su reportage di animali sconosciuti! Il giornale è ora gestito da un suo socio ma va comunque a gonfie vele, come sempre… Inoltre, molti dei suoi ex collaboratori hanno degli animali che non sanno gestire, quindi arrivo io e cerco di addolcirli un po’… prendi Abra, ad esempio, dicevano tutti che ha un carattere orribile, da quando si è rotto l’ala non lo volevano neanche più, invece è bastato solo accudirlo un po’ e ora è un amore… Quindi, be’, sono proprio piena di lavoro anche io, come vedi!»

E tornò a sorseggiare il suo Infuso, contenta. Harry tentò a sua volta, ma confermò quello che aveva pensato più di dieci anni prima: quella roba sembrava un concentrato di Gelatine Tutti Gusti+1 al vomito.

Dopo di questo, Luna le chiese come stessero Ron ed Hermione, che non vedeva da qualche mese: lui rispose che andava tutto bene e che il nuovo arrivato, Hugo, era coccolato da tutti. Da lì, passarono in rassegna quasi tutti i loro amici: Neville stava per diventare Professore ad Hogwarts, George andava alla grande con il suo negozio di scherzi, Dean Thomas lavorava al Ministero… Fu con grande sollievo di Harry che Luna non nominò Ginny: aveva evidentemente molto più tatto di quel che ricordava. Naturalmente, tutti sapevano che le due erano tuttora grandi amiche, quindi la notizia (vecchia più di un anno) che Harry e Ginny si erano lasciati doveva esserle arrivata da tempo. Lui la ringraziò mentalmente: sarebbe stato tremendo spiegare per l’ennesima volta il motivo per cui la loro relazione era finita e i suoi nervi a fior di pelle non avrebbero proprio retto.

Fra i due scese il silenzio. Harry pensò disperatamente a qualcosa da dire, mentre vedeva il proprio riflesso nel mefitico liquido violaceo.

«È proprio come la ricordavo, casa tua, sai… con gli stessi colori e tutto il resto. Ma, ehm, non aveva subito qualche danno dopo quella volta…?» borbottò, vago.

«Oh, sì. Era saltata per aria, perché i Mangiamorte avevano colpito il corno di Ricciocorno che mio padre mi aveva regalato, e quello chissà perché era esploso» rispose l’altra come se stesse parlando di cose banali e normali. «Ma alla fine della guerra magica papà ha rimesso tutta casa a posto; il corno è ancora su, per fortuna, intatto»

Harry deglutì. Ricordava perfettamente che Hermione, quella volta, aveva classificato quel corno come un oggetto esplosivo estremamente pericoloso che sarebbe potuto scoppiare al minimo tocco, e così era stato; sperò solo di non verificarlo di nuovo di persona.

Il silenzio calò di nuovo su di loro.

Luna si alzò dalla sedia e prese una manciata di semini, posti in un sacchetto sul davanzale vicino alla finestra: qui si sporse e li lanciò agli gnomi nel giardino che mangiarono. La ragazza poi si risedette e guardò il suo ospite, ancora in silenzio, ma la quiete venne interrotta dal nitrire infastidito del cavallo; perciò balzò in piedi e riprese ad accarezzarlo. L’animale sorrise, felice, e agitò la coda mentre accarezzava la donna con la testa. Più che un lavoro, notò Harry, quello di Luna sembrava una passione: non le pesava minimamente fare quel che faceva, anzi… E gli animali, a loro volta, sembravano corrispondere perfettamente questo suo sentimento. Harry provò una piccolissima punta di malsana invidia nei suoi confronti, cosa che davvero non avrebbe mai pensato di provare… sospirò. Harry Potter, colui che aveva salvato il mondo magico dal più grande Mago Oscuro di tutti i tempi, il mago più raffigurato sulle Cioccorane, la cui statua era nell’atrio del Ministero della Magia, che provava invidia per una ragazza strana e fuori dal mondo come Luna Lovegood? Qualche giornalista di gossip lo avrebbe definito uno scandalo, ma Harry si ritrovò a ridere amaramente della condizione in cui era sprofondato da un po’ di tempo: non era proprio da lui provare invidia per chi gli voleva bene, e si vergognò di quello che aveva appena pensato. Ultimamente, in effetti, si sentiva un po’ solo. Ron ed Hermione lo venivano a trovare tutte le settimane, ma lui di rado si faceva trovare a casa: un po’ perché il primo era il fratello di colei che gli aveva spezzato il cuore, un po’ perché la seconda avrebbe capito subito che lui ancora non si era del tutto ripreso, e anche un po’ perché entrambi avevano oramai una famiglia da mandare avanti.

«Sai chi altro sento spesso, ultimamente?» cominciò lei interrompendo il suo flusso di pensieri. «Hagrid! Oh, è davvero fantastico, mi dà così tanti consigli sui miei animali… ha però una strana passione per le creature pericolose, soprattutto per quelle che teoricamente non si potrebbero allevare o avere in casa, lo sapevi?»

Harry ridacchiò, pensando ai bei vecchi tempi. Oh, se lo sapeva…

«Ah, sì?» mentì.

«Sì, davvero! Pensa che la settimana scorsa sono stata da lui per avere un consiglio e mi ha detto che ha avuto un Acromantula per qualche tempo. Inoltre…»

E sciorinò ancora tutti i fatti strambi che Hagrid le aveva raccontato; Harry pensò che la sua parlantina si era accentuata molto negli ultimi anni, perché non se la ricordava tanto prolissa ai tempi di Hogwarts. Anche in questi piccoli resoconti, comunque, i suoi occhi brillavano di entusiasmo e di ingenuità. Harry la osservò per l’ennesima volta in quella strana giornata… Lo sguardo spensierato di Luna e il suo accenno ad Hagrid gli aveva fatto ricordare Hogwarts: le sgattaiolate per andare a trovare il Mezzogigante sotto al Mantello dell’Invisibilità di notte, l’adrenalina che lo assaliva ogni volta che faceva qualcosa di proibito, le risate con Ron ed Hermione, le scale a cui piaceva tanto cambiare, le giornate nella Sala Comune di Grifondoro… Per la prima volta da tanto tempo, sorrise in maniera spontanea e si rilassò davvero. Guardò la ragazza negli occhi e la interruppe mentre lei ancora parlava.

«Be’, Luna… in realtà c’è un motivo per cui sono venuto qui.» sentì se stesso dire.

La diretta interessata, a cui nel frattempo la teiera stava magicamente versando altro Infuso da bere, lo guardò curiosa.

«Avresti da fare sabato sera?»

 

 

 

*°*

 

 

 

 

Con il farfallino, la tuba nera e il mantello da sera si sentiva così idiota che quasi gli venne da ridere. Ma chi diamine glielo aveva fatto fare? Era tutta colpa del suo stupido lavoro e soprattutto del suo stupido nome, che ancora a tanti e tanti anni di distanza faceva sempre lo stesso effetto di popolarità e fascino…

Si ritrovò a ballare l’ennesimo valzer – musica Babbana piuttosto antica che ultimamente aveva preso a essere di moda nelle feste altolocate dei maghi – calpestando i piedi a Luna con tanta malagrazia che presto le sarebbero venuti dei piedi enormi; ma la strega, anziché ribellarsi, stava ridendo fino alle lacrime. I suoi capelli biondissimi, corti fino al collo, e la sua carnagione estremamente pallida contrastavano con lo svolazzante vestito verde acido che aveva scelto per quell’evento. La ragazza portava anche una parure di gioielli (una collana, un bracciale e degli orecchini) le cui catenelle dorate giravano magicamente a spirale in un pigro movimento continuo. Una volta che ci si abituava all’insieme, risultava più che carina: quel vestito infatti conferiva ai suoi occhi grigi e stranamente sporgenti una particolare sfumatura verde smeraldo che Harry apprezzò per la prima volta in tredici anni di conoscenza ballando a pochi centimetri da lei.

«E’ tutto di mia madre, sai, il vestito e i gioielli… e anche le scarpe… ma quelle credo che dovrò buttarle dopo – ouch! – questa serata…» mormorò lei, ridendo a crepapelle, fermandosi solo per l’ennesima pestata dei piedi.

Lui arrossì di nuovo, tentando di distogliere lo sguardo da quegli occhi così diversi da quelli che conosceva di solito: si guardò perciò un po’ in giro mentre continuava a ballare. Il nuovo Ministro della Magia che sostituiva l’uscente Kingsley Shacklebolt, Ignatius Jenkins, aveva organizzato quella stupida pagliacciata formale per festeggiare la sua freschissima nomina: per questo motivo lì erano presenti alti funzionari del Ministero, giornalisti, legislatori e influenti guaritori, ognuno rigorosamente con il proprio partner. Per l’evento, l’enorme atrio del Ministero della Magia era stato rimesso a lucido, disponendo tanti tavolini da due persone intorno alla Fontana dei Magici Fratelli, ricolma ora di piccole fate svolazzanti; violinisti, pianisti e altri maghi musicisti suonavano della meravigliosa musica classica; il soffitto era trapuntato di stelle, con un incantesimo simile a quello di Hogwarts…

Naturalmente, a un evento così importante non sarebbe mai potuto mancare il Capo del Dipartimento degli Auror (chiamato anche Salvatore del Mondo Magico, Colui Che Era Sopravvissuto Due Volte, il Prescelto e chissà quali altri nomi che ancora ignorava del tutto); e il suddetto non sarebbe mai potuto presentarsi da solo, altrimenti avrebbe dato adito a tutta una serie di infiniti pettegolezzi nella comunità magica. Il sedicente e giovane Harry Potter, il salvatore del mondo magico, era ancora scapolo, nonostante avesse quasi trent’anni? Forse era rimasto scottato dalla rottura con la sua fidanzata storica, la celebre giocatrice di Quidditch? O forse ancora non si era ripreso dal colpo, come in effetti aveva ipotizzato Rita Skeeter su un trafiletto de La Gazzetta del Profeta di qualche settimana prima? No, no, aveva pensato Harry sconsolato appena aveva appreso la notizia dell’invito, assolutamente non ce la potrei fare… Sebbene durante la sua adolescenza avesse dovuto sopportare ben di peggio, oramai non aveva proprio più i nervi o la pazienza per subire per l’ennesima volta i bisbigli delle vecchiette o gli articoli dei giornali di pettegolezzi. Doveva inoltre difendere una carriera da Auror, costruita in dieci anni di sacrifici: non si sarebbe mai e poi mai perdonato di non andare a quell’evento cui avrebbero partecipato anche suoi colleghi o superiori. Ragion per cui aveva deciso la via più breve e indolore: per una sola sera, avrebbe spudoratamente finto di essere in dolce compagnia. L’unico problema era chi fosse disponibile a fingere… Ginny naturalmente era fuori discussione, Hermione anche, Lavanda Brown e Calì Patil non le sentiva da secoli, con le altre Auror che conosceva al lavoro non era così tanto in confidenza… era quindi rimasta un’unica persona a cui lui, tempo prima, aveva già chiesto una cosa molto simile: per cui, be’, perché non provarci anche stavolta?

In realtà, quando l’aveva invitata non aveva fornito a Luna nessuna istruzione su ciò che doveva o non doveva fare: si era limitato a darle informazioni per l’evento senza aggiungere altro. Sarebbe stato davvero troppo imbarazzante doverle dire esplicitamente che doveva fingere di essere la sua ragazza… ma, ancora una volta, l’altra aveva avuto molto più buon senso di quanto Harry si ricordasse o avesse mai pensato: non gli aveva chiesto assolutamente nulla, ma aveva in qualche modo dedotto più o meno tutto.

Durante la cena, Harry aveva tirato un sospiro di sollievo: per fortuna aveva avuto quell’idea… Sebbene anche Ron ed Hermione fossero lavoratori del Ministero, non erano potuti venire all’evento perché Hugo era nato solo da qualche settimana e avevano entrambi il loro bel da fare fra lui e Rose. Se non avesse invitato Luna, Harry sarebbe stato ancora una volta solo, costretto a cenare a uno di quei tavolini fatti appositamente per una coppia, con tanto di candela accesa e rosa rossa nel vaso di vetro…  E poi, a parte il lato schiettamente pratico di quell’invito, quella serata si stava rivelando addirittura piacevole se non spassosa: mentre mangiavano, Luna non aveva fatto altro che chiacchierare delle sue ricerche su svariati animali (con un candore riguardo a Mantecore o a Schiopodi Sparacoda che a Harry aveva ricordato molto Hagrid) o su luoghi che suo padre le aveva nominato nelle sue lettere dal giro intorno al mondo. Quando qualche importante funzionario del Ministero o una vecchietta di purissima famiglia Purosangue si erano avvicinati al tavolo dei due ragazzi per vedere con i propri occhi come se la passasse il leggendario Harry Potter dopo tanti anni, Luna era rimasta in disparte a osservarlo con la dovuta ammirazione per poi salutare con la massima cortesia e vivacità.

 

Dopo lo splendido e opulento banchetto (le cui pietanze apparivano a comando nei piatti), i tavolini erano stati fatti scivolare da parte e l’orchestra aveva iniziato a suonare. Il nuovo Ministro e consorte erano dunque scesi in pista, a ritmo del valzer, seguiti poi da tutti gli altri invitati. Harry, suo malgrado, aveva dovuto ammettere che quello era uno spettacolo davvero suggestivo: le luci delle fate nella fontana si riflettevano innumerevoli volte nell’acqua, illuminando la pista con una calorosa luce vagamente soffusa.

Da parte sua, lui non aveva avuto la benché minima intenzione di iniziare a ballare; ma Luna si era alzata, aveva ravvivato decisamente i capelli e lo aveva guardato.

«Be’? Non andiamo?» aveva chiesto in tono molto pratico.

Harry odiava ballare e soprattutto odiava quella musica tanto composta; non aveva né grazia, né equilibrio, né soprattutto voglia… avrebbe molto volentieri passato una serata seduto a guardare gli altri danzare, per poi cercare di sparire nell’oblio più totale una volta che la serata si fosse conclusa… Si era fatto vedere da colleghi e da Ministri, perciò ora poteva andare via senza correre il rischio di essere criticato per la sua assenza. Inoltre, se avesse incrociato lo sguardo di qualche collega probabilmente avrebbero finito con il parlare di lavoro e di assassini e di sangue e di magie oscure, e per una sola serata proprio non voleva sentire quei discorsi angoscianti. Ma Luna lo aveva squadrato con tale vivace impazienza che non se la era sentita di dirle no… chiedendosi perché mai lo facesse, aveva tirato un sospiro e si era alzato, rassegnato.

E fu così che Harry Potter e Luna Lovegood avevano iniziato a ballare. Non era male, in effetti, una volta che ci si prendeva il ritmo: bastava fare meccanicamente sempre gli stessi passi ed evitare i piedi della propria compagna… anche se quest’ultima precauzione era praticamente impossibile.

«Dunque, Harry?» chiese lei d’un tratto, posando il suo sguardo per una frazione di secondo all’altezza della frangetta. Ancora danzavano in cerchio con tutte le altre coppie più o meno affiatate.

Lui sollevò gli occhi e incrociò quelli grigiastri di lei, che quella sera avevano una luce particolare; quella sfumatura di verde smeraldo, dovuta all’eccentrico colore del vestito, era così bella… Non che fossero occhi particolarmente armoniosi: erano troppo sporgenti e bulbosi per poter essere definiti belli, ma conferivano a quel viso ingenuo una certa caratteristica espressione di perenne sorpresa. Ma c’era anche qualcos’altro di strano, quella sera… Luna aveva sempre avuto quello sguardo così indagatore, quel tono di voce così pratico, quei movimenti così fluidi? Non era lei la strana ragazza mezza matta che tutti a Hogwarts avevano chiamato Lunatica ma che lui aveva sempre difeso?

«Dunque… cosa?» chiese il ragazzo dopo un po’, come ridestandosi da un assopimento.

«Dunque, come sto andando? Mi atteggio bene a tua fidanzata?»

Lui, inevitabilmente, arrossì. La passione di lei per le verità imbarazzanti, dette in maniera così diretta, evidentemente negli anni era peggiorata; tuttavia, Luna manteneva ancora quel tono di voce allegro e sognante che non dava l’aria di essere arrabbiata con lui per averla in qualche modo presa in giro.

«Be’, Luna, ma… ma questo mio invito non vuol dire assolutamente quello che tu pensi… io semplicemente ti ho invitato perché, be’, perché… c’era questo evento, nessuno poteva venire, e quindi l’ho detto a te… come amici, ecco. Non ci vedevamo da un po’ e mi faceva piacere…» azzardò, balbettando alquanto e cercando in tutti i modi di non guardarla negli occhi.

Lei ridacchiò.

«Oh, be’, ma io mica mi sono offesa. Ti ho solo chiesto come stessi andando come fidanzata del famoso Harry Potter.» bisbigliò, allegra e sognante, mentre ancora volteggiavano. Il suo svolazzante vestito verde acido, unito agli originali gioielli che continuavano a girare indolenti a spirale, era un tripudio di movimento. «E non dire bugie! Riconosco quando ne dici una, non ho ancora il cervello pieno di Gorgosprizzi

Harry rise di gusto, così forte che la coppia che ballava accanto a loro li squadrò per un attimo. Un fotografo scattò una foto, attirato da quel famoso nome e desideroso di condividere quel gossip con il mondo magico; dal tavolo dei cocktail si videro anche un Legislatore e una famosa Guaritrice che li additavano e che squadravano con curiosità la fronte di lui.

Ma di tutto questo, dopo mesi di totale paranoia per la popolarità e autorevolezza del proprio nome, ad Harry Potter improvvisamente non importò nulla.

«I Gorgosprizzi! Li avevo quasi dimenticati… Non erano quei cosi che infestano i vischi a Natale?»

Luna alzò lo sguardo al cielo che sembrava stellato, facendo un segno impaziente con la mano. Il Ministero della Magia, intorno a loro, continuava a vorticare in uno sfarzo di lucine di fate.

«Quelli sono i Nargilli. E, be’, se devo essere sincera, forse papà aveva qualche torto su di loro… ma sul Cavillo lui ha sempre detto che non era mai stato del tutto sicuro della loro esistenza, quindi non ha mai mentito» si affrettò ad aggiungere, mordendosi un labbro come se questa cosa la scocciasse enormemente. «Ma comunque, ancora non hai risposto alla mia domanda. Sto andando bene, come fidanzata del famoso Harry Potter? Non sono troppo strana, per una volta?» mormorò, con un certo sarcasmo nella voce che Harry non aveva mai notato prima.

Lui la squadrò ancora una volta. Era come conversare con una ragazza assolutamente normale e non con Luna Lovegood, la bizzarra ragazza che si metteva gli orecchini di ravanelli o quegli orribili enormi cappelli a forma di leone… Possibile che fosse cresciuta e cambiata in quel tempo in cui non si erano visti? E se lei era cambiata così tanto, lui – lui, il grande Harry Potter – che cosa diamine aveva fatto negli ultimi anni a parte lamentarsi del suo lavoro, del suo nome o del fatto che si sentisse disperatamente solo sebbene fosse circondato dei suoi amici più cari? O invece lei era sempre stata così ma lui l’aveva sempre vista come troppo strana e non ci aveva mai prestato la dovuta attenzione?

«Mmmh, sì, dai, penso che tu possa andare bene.» rispose, arrossendo involontariamente; per smorzare la tensione che si era inevitabilmente creata, però, aggiunse: « Ma questa cosa già l’hai fatta egregiamente qualche anno fa, al Ballo di Lumacorno, quindi non dovresti esserne sorpresa».

Ma lei non demorse: sembrava che la questione le stesse a cuore. Ancora una volta, gettò una rapidissima strana occhiata alla frangetta di lui.

«Una bionda al proprio fianco fa sempre una bella figura su un giornale di pettegolezzi, specie se si è il Salvatore del Mondo Magico, il Capo del Dipartimento Auror o chissà cos’altro, eh?» commentò, quasi sferzante, e poi aggiunse senza aspettare una sua risposta: «Ultimamente, Harry, non ti prendi un po’ troppo sul serio? Ad Hogwarts non eri così.»

Harry la squadrò: come mai questo cambio repentino di argomento? Dacché parlavano di Nargilli e Gorgrosprizzi, adesso lei sembrava quasi seccata…

«Scusami

Forse si era resa conto di essere stata un po’ troppo dura, o forse ancora non lo voleva mai essere stata; in ogni caso, il suo sorriso ritornò di colpo quello ingenuo e caloroso di sempre.

«Oh, niente, lascia stare, sono io che sono strana come al solito».

L’altro ridacchiò ma non colse proprio quello che lei intendeva. Luna gli lanciò ancora un’occhiata indagatrice, che sembrava in qualche modo capace di leggergli il pensiero, spostò lo sguardo alla sua frangetta e sorrise poi vagamente, ma non disse nulla.

Continuarono a ballare: lui la osservò, ancora e ancora, ma perse cognizione delle gambe e le fece involontariamente uno sgambetto: si ritrovarono a terra, l’uno sull’altra, ed esplosero in una fragorosa risata. Si rimisero a sedere ma non poterono continuare per un po’ per colpa dei crampi alla pancia e delle lacrime agli occhi; gli occhiali di Harry erano volati da qualche parte e lui dovette usare un “accio” per ritrovarli. Un altro fotografo si avvicinò e scattò una foto, ma stavolta Harry quasi non se ne accorse (era completamente intento a rialzarsi e riprendere il ritmo per ballare).

«Oh, Harry, finalmente ti vedo ridere!» esclamò Luna non appena ricominciarono. «È da quando sei venuto a casa mia che ti vedo con il broncio!»

Il diretto interessato, improvvisamente, si incupì.

«Te l’ho già detto, Luna…» mormorò. E poi, semplicemente, non ce la fece più: iniziò a parlare e a parlare, sfogandosi con qualcuno per la prima volta da molto tempo, come un fiume in piena, mentre ancora ballavano in cerchio in maniera elegante. «Essere Auror è il lavoro della mia vita, io amo quello che faccio. Probabilmente pensavo che dopo la caduta di Voldemort ci fossero meno maghi oscuri in giro… Invece non è così, nel modo più assoluto, e devo continuamente affrontare situazioni orribili: assassini, omicidi, furti, ricatti, rapimenti, o peggio… Sono sempre in missione sotto copertura e quindi è come se rivivessi continuamente l’anno in cui sono stato alla ricerca degli Horcrux, ma ora Ron ed Hermione non ci sono e non c’è neanche Ginny; questa cosa mi sta facendo impazzire. Per non sentirmi chiedere continuamente come mai io e lei ci siamo lasciati, mi sono allontanato da molte persone: dai Weasley, anche se Arthur e Molly non mi hanno mai dato la benché minima colpa di quello che è successo, un po’ da Ron ed Hermione, perfino da Neville… o da te. Sarà solo un periodo, credo, passerà…» sospirò. «Io… non incolpo Ginny per avermi mollato dopo quasi dieci anni che eravamo insieme: è da qualche anno che sono sempre cupo e indaffarato con il lavoro e con il mio stupido nome, che ancora adesso promette meraviglie ovunque io vada. Ma, ecco, avrei sperato che lei mi stesse vicino e che capisse, invece a lungo andare con il suo carattere forte si è stufata di questo mio comportamento… ed è finita. È passato quasi un anno da quando è accaduto, ma evidentemente ancora non l’ho superato, o non sarei qui a parlartene. In ogni caso… passerà anche questo, ho affrontato di peggio, alla fin fine».

C’era stato un periodo, neppure troppo tempo prima, in cui aveva pensato che lui e Ginny si sarebbero sposati come Ron ed Hermione e che sarebbero andati a vivere proprio vicino a loro. Oh, sarebbe stato tutto così perfetto, quasi come una favola: l’eroe che sposa la sorella del migliore amico e che vive con lei per sempre felice e contento… Ma così non era andata, semplicemente, e l’eroe aveva dovuto fare i conti con la brutta e orribile realtà del mondo degli adulti.

Tuttavia… ora che ne aveva parlato, che in qualche modo aveva scaricato questa sua oppressione su qualcuno, si sentì istantaneamente meglio. Luna dal canto suo lo guardò con tanta apprensione e dispiacere che sembrava quasi che il malumore fosse il proprio. Nessuno dei due si era accorto che oramai non ballavano più, ma si erano fermati a un lato della pista. Lei gli tolse un po’ di polvere dal bavero, conseguenza della caduta a terra di prima.

«Mannaggia, mi spiace…» disse solamente, nel suo solito tono sognante. Lo guardò. I suoi strambi orecchini e la collana non smettevano di girare in tondo: era un effetto strano ma particolarmente grazioso. «In effetti la vita adulta fa un po’ schifo, sai. Preferivo stare a Hogwarts, come dici tu, era tutto più spensierato – tranne il mio sesto anno, insomma, in cui i Mangiamorte mi hanno rapita… ».

Si appoggiò a una colonna di marmo verde lì vicino e lo osservò. Ancora una volta, i suoi strani occhi sporgenti si soffermarono per una frazione di secondo di troppo sulla frangetta di lui. Harry si incupì, chiedendosi come mai, dopo tanti anni che si conoscevano, perfino lei cercasse di scorgere la sua cicatrice esattamente come metà del mondo magico: stava per urlare qualcosa, come se ancora avesse quindici anni e fosse un adolescente rabbioso, ma lo sguardo tormentato e dispiaciuto di lei lo trattenne.

E infatti la ragazza continuò: «Ma, Harry che alternativa abbiamo? Non serve proprio a niente cercare di far finta di avere ancora sedici anni. E soprattutto non serve proprio a niente rinchiudersi in se stessi e isolarsi dal mondo, chiusi nel proprio guscio. Se io non fossi ancora in contatto con quella poca gente che anni fa non mi considerava strana o non mi chiamava Lunatica, sarei probabilmente ancora più matta di quanto già non lo sia… e io parlo con un cavallo alato nella mia cucina, ecco.» soggiunse poi, in un tono molto pratico, e sia lei che lui ridacchiarono. «Ma… credimi, Harry. La vita già è abbastanza dura così, con le perdite che sia te che io abbiamo avuto, perché complicarcela ulteriormente decidendo di rimanere da soli? A me non dispiace stare da sola, lo sono sempre stata… ma poi ho trovato voi, con l’Esercito di Silente, ed è stato come avere degli amici veri… Tu sai, e anche io lo so, cosa vuol dire essere additati, squadrati, scansati, e sentirsi dire che si è strani… Perché rinunciare alla compagnia di quelle uniche persone che ci conoscono per ciò che siamo? Nessuno è fatto per stare da solo, men che meno tu o io, perché quando siamo soli tendiamo entrambi a pensare male e a non vedere le cose da una giusta prospettiva… E questo l’ho capito tanto tempo fa, grazie anche a te. Quindi ora ti restituisco il favore e ti dico: vai a trovare Ron ed Hermione, al più presto possibile, vedrai che non li disturberai affatto.» concluse, sorridendo.

Fu come se il nodo alla gola di Harry ora si sciogliesse dopo un lungo, lungo tempo; come se il peso sul suo stomaco se ne fosse magicamente andato. Ma per quale motivo era stato così idiota da isolarsi tanto dai suoi più cari amici, Ron ed Hermione in primis? Perché non si faceva trovare in casa quando lo andavano a trovare o non rispondeva ai loro gufi? Luna aveva ragione… dopo tanto tempo, Luna aveva ancora ragione. La sua compagnia, in effetti, riusciva sempre a dargli un altro punto di vista su quelli che sembravano sempre problemi insuperabili; così era accaduto tante volte a Hogwarts e così stava accadendo tuttora… E anche quel suo “ti prendi troppo sul serio” di poco prima… in effetti, a chi diamine sarebbe importato anche se si fosse presentato a quello stupido evento da solo, o se non si fosse presentato affatto? Era Harry Potter, e allora? Aveva dovuto sopportare cose ben peggiori quando aveva appena quindici anni e la quasi totalità del mondo magico lo riteneva un pazzo bugiardo; ora che ne aveva ventotto non poteva sopportare una risatina di una qualche vecchietta perché era ancora single? Era diventato così pateticamente idiota, davvero…?

 

Inconsciamente, rise come non gli capitava di fare da molto tempo; la sala gli sembrò d’un tratto incantevole, le fate nella fontana più brillanti e vivaci, le persone più allegre e conviviali, l’atmosfera più calorosa e accogliente, la sua invitata molto più bella e meno strana di quanto ricordasse. Come per magia, contemporaneamente a questo suo repentino mutamento di umore, anche la musica cambiò: i composti musicisti scesero dal palco, portando via tube, violoncelli, flauti o violini, e al loro posto salirono otto maghi con vesti nere sgualcite e strappate che Harry riconobbe come le Sorelle Stravagarie. In effetti, a quella tarda ora molti dei maghi più anziani se ne erano andati e oramai rimanevano solo coppie giovani, per cui il cambio di atmosfera aveva un certo senso.

Harry stava per replicare qualcosa, qualsiasi cosa a quella fantastica strega che aveva quel poderoso effetto calmante su di lui a quindici anni così come a ventotto, ma l’improvviso assolo di chitarra oscurò le sue parole. I due si guardarono; a lui non sfuggì che, per l’ennesima volta in quella serata, gli occhi di lei erano intenti a sbirciare qualcosa all’altezza della sua frangetta, ma la ragazza per qualche strano motivo appariva divertita. Stava per dire qualcosa (ma perché diamine continuava a osservare la sua cicatrice?) quando due pesanti dita gli bussarono sulla spalla e fu costretto a girarsi. Un ometto panciuto, dai radi capelli biondicci e dagli occhi scuri, lo guardava con appassionata gioia: era Ignatius Jenkins, il nuovo Ministro della Magia, che ovviamente Harry aveva già incontrato al lavoro.

«Oh, bene, bene, bene! Il signor Harry Potter!» squittì, stringendogli la mano. Harry sorrise a sua volta e rispose meccanicamente alla stretta in silenzio, con la mente in subbuglio altrove. Anche gli occhi dell’ometto frugarono sulla sua fronte, come d’altra parte era sempre accaduto quando un estraneo lo incontrava. «Naturalmente l’ho osservata tutta la serata, accanto al suo amico e mio predecessore, il signor Shacklebolt, e altrettanto naturalmente io e lei ci siamo già conosciuti, ma sa… Stringerle la mano è sempre un enorme piacere per noi maghi comuni!» ridacchiò. «L’ultima volta che ci siamo visti andava parecchio di fretta, doveva sconfiggere qualche mago oscuro, immagino, ma ora che abbiamo entrambi più tempo potrei presentarle qualche nuovo funzionario del mio governo?» disse, e alluse con una mano a una pletora di maghi e streghe che formava un piccolo capannello a qualche metro da loro e che li stava osservando con viva irrequietezza. Due streghe lo salutarono, un mago lo osservò con molto rispetto. «Sono tutti qui che aspettano di conoscerla, sa!»

Il diretto interessato deglutì. Con la coda dell’occhio osservò Luna, che neanche era stata degnata di un solo sguardo dal Ministro, mentre ancora era appoggiata alla colonna di marmo.

«Io, be’, sa…» mormorò.

Fece automaticamente un altro passo verso il gruppetto di maghi, ma sentì un fruscio proprio dietro di sé: Luna si era staccata dalla colonna e ora si stava allontanando, lentamente.

Il ragazzo si fermò. Lui era Harry Potter! Il Capo del Dipartimento Auror, l’Auror più giovane della storia magica, il Salvatore del Mondo Magico, il Prescelto, il Sopravvissuto… era suo dovere e piacere parlare con Ministri e influenti Maghi e Guaritori… Il suo lavoro, la sua carriera, forse sarebbero dipesi da quella serata… Ginny lo aveva mollato tanto tempo prima e per questo motivo si era buttato a capofitto nel lavoro, proprio ora che Ron ed Hermione avevano così poco tempo per lui, non poteva preoccuparsi di altro proprio adesso, altrimenti sarebbe stato tutto inutile…

O forse no? Ripensò alle parole di Luna. Ultimamente, Harry, non ti prendi un po’ troppo sul serio?

«Be’, Ministro… mi sa che dovrà aspettare ancora. In realtà, sono molto occupato anche stasera.» rispose. Gli strinse di nuovo frettolosamente la mano e fece un sorriso ipocrita al piccolo drappello dietro di lui.

E corse.

Luna, bacchetta alla mano, stava quasi per Smaterializzarsi mentre nessuno nella grande sala sembrava curarsi minimamente di una così particolare ragazza da sola nel buio in mezzo a quella musica assordante. Harry la osservò fugacemente: la sua schiena incurvata e il suo sguardo sperso quasi gli strinsero il cuore, dopo tanto tempo di volontaria apatia. Le si avvicinò, rapido, e prese la sua mano fra le proprie; senza aggiungere altro, la trascinò al centro della pista insieme alle altre coppie.

 

E ballarono, ballarono, ballarono: dopo parecchi boccali di Burrobirra lui riuscì addirittura a non pestarle i piedi, sebbene la musica e la gente fossero scalmanate. Avevano tutti quanti bevuto forse un po’ troppo… ma, beh, era una sensazione grandiosa, come una boccata d’aria fresca dopo una lunga apnea, come rivedere la luce del sole dopo una tempesta, come essere di nuovo vivo dopo tanto tempo… e tutto grazie a quella graziosa, splendida e strana ragazza. Ma era davvero così strana? E lui, be’, poteva essere definito normale? Forse erano semplicemente strani entrambi; ma questa cosa gli andava bene così, in qualche modo, e si ritrovò a ridere, ridere, ridere…

«Ehi, Harry.» mormorò lei, a un tratto, mentre ballavano particolarmente vicini.

 Ancora una volta, non guardava i suoi occhi ma la sua frangetta: un pizzico di dispiacere intaccò il ritrovato buonumore di lui. In ogni caso, lei aveva di nuovo quell’aria e quel tono di voce sognanti: lo guardava come non aveva mai guardato nessuno, lui ne era certo: un misto di rispetto, gioia, complicità e… somiglianza?

Lui sorrise. Forse, beh, perché no… Forse sarebbe riuscito a superare il trauma di Ginny… Forse si poteva ricominciare tutto daccapo senza problemi, ma anzi con gioia… E forse sarebbe andata davvero bene questa volta…

«Luna.» borbottò l’altro, arrossendo.

Lei gli accarezzò lievemente il viso e prese una ciocca nera della frangia fra le dita; gliela scostò, gentilmente.

«Mi hai voluto copiare?» domandò dopo un po’, seria.

Lui non capì (la Burrobirra ingerita, l’estrema vicinanza e quella particolare sfumatura smeraldo negli occhi di Luna non aiutavano di certo le sue facoltà mentali), ma dopo qualche secondo imbarazzato chiese:

«A proposito di questo. Perché diamine è tutta la serata che mi guardi la fronte? Pensavo che dopo tanto tempo ti fossi abituata alla…»

Lei ridacchiò e si alzò sulle punte; il cuore di Harry accelerò mentre nel suo petto si diffondeva una pervicace sensazione di felicità… Fece scivolare la sua mano lungo la schiena di lei… Ma Luna prese ancora le sue ciocche fra le dita e ci sfilò qualcosa; si riabbassò sulla pianta dei piedi e gli mostrò una piccola robetta luminosa che si dimenava in maniera forsennata.

Era quella la cosa che Luna (e sicuramente anche il Ministro) aveva guardato tutta la sera: una delle migliaia di fate della Fontana dei Magici Fratelli evidentemente si era addormentata sulla sua frangetta, in mezzo ai suoi capelli spettinati; Harry rise, rise quasi fino ad avere le lacrime agli occhi, ma Luna rimase mortalmente seria.

«Oh, che cosa orribile, hai una fata come fermaglio!» proruppe con fare melodrammatico. «Che cosa davvero strana addosso a una persona così importante e seria come il coraggioso e splendido Harry Potter! Non trovi?» disse.

Harry rise ancora più forte.

«Mmmh, sì. È una cosa veramente strana e riprovevole» mormorò. «Ma sai, mi sa tanto che ti copierò da ora in poi, per un bel po’ di tempo.»

E i due strani ragazzi passarono tutta la notte a ballare, ballare, ballare, mentre le fate volteggiavano intorno a loro e in mezzo ai loro capelli.

 

 

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

°*°*°*

 

Qualche informazione.

 

-Hugo Weasley nasce nel 2008, quindi la fanfic è ambientata praticamente 10 anni dopo la battaglia di Hogwarts.

-I Doxy depongono circa 500 uova alla volta e le seppelliscono ma si schiudono dopo due-tre settimane. [Dal libro “Gli Animali Fantastici: dove trovarli”]

-Abraxan: è una delle quattro specie di Cavalli Alati (Abraxan, Ethon, Granius, Thestral). È un cavallo gigante immensamente potente. [Dal libro “Gli Animali Fantastici: dove trovarli”].

-Uno Kneazle è un animale simile a un gatto.

-Shacklebolt qui è stato Presidente della Magia per 10 anni, il che è concorde con i tempi dei Ministri della Magia presenti sul sito Pottermore. Il nome del nuovo Ministro è inventato, ma è la fusione di due vecchi Ministri presenti sullo stesso sito.

-Neville nella parte dei 19 anni dopo è professore a Hogwarts, quindi qui secondo me ha senso che stia per diventare professore. George, come detto dalla Rowling, gestisce il negozio di scherzi a Diagon Alley. Dean Thomas non ho idea di cosa faccia, quindi l’ho messo al Ministero. Harry è a Capo del Dipartimento Auror.

-Le Sorelle Stravagarie è una band rock composta da maghi (e non da streghe!).

 

NB: naturalmente, in questa “What If” quell’orrore di Harry Potter and the Cursed Child non potrà mai accadere, quindi non l’ho neanche preso in considerazione (anche perché in realtà quella roba per me non è proprio mai stata pubblicata).

 

 

 

°*°*°*°

 

 

 

 

 

 

 

°*°*°*°*°*°*°*°

Ah ehm.

Salve.

È passato molto, molto tempo da quando ho pubblicato su EFP per l’ultima volta (…due anni fa) e, beh, avevo pensato che la mia ispirazione si fosse un po’ esaurita.

Ma poi, scorgendo per caso un contest ho avuto un’illuminazione e, miracolo, eccomi qua!

E niente, non so cosa scrivere: a voi i commenti. Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che la mia vena creativa non si sia consunta, davvero.

 

Solo una piccola informazione: come detto, l’idea nasce da un contest. Il contest in questione è il seguente: It’s too clichè di rhys89 (a cui alla fine non ho potuto partecipare perché la scadenza era più di un mese fa e io fra una cosa e l’altra ho finito la fanfic solo a metà novembre). Dovevamo prendere una lista di clichè e costruirci attorno una storia, io ho scelto il seguente: “Recita per me” : “A e B possono essere – a inizio storia – amici, colleghi, semplici conoscenti o persino degli estranei. A chiede a B di fingere di essere il suo fidanzato per andare a una festa/matrimonio/evento importante dove, se si presentasse solo, verrebbe preso in giro da amici e/o parenti.”

 

L’idea di scrivere una HarryLuna mi era sempre ronzata per la mente visto che la HarryGinny non mi ha mai convinto moltissimo (Ginny è un po’ troppo perfetta per i miei gusti): ho cercato di fare una What If in cui Harry e Ginny si lasciano e Harry si trova piuttosto depresso fra una reputazione da mantenere, un lavoro abbastanza opprimente e i suoi migliori amici che non hanno moltissimo tempo per lui perché stanno mettendo su famiglia. Ma, ecco, secondo me Luna sarebbe quella che davvero lo aiuterebbe a uscire da una situazione come questa e a vedere le cose da una giusta prospettiva…

Il finale è volutamente molto aperto, il mio primo impulso era di avere qualcosa di più romantico fra i due, ma pensandoci un po’ su ho capito che non mi sembrava il caso visto che lui all’inizio della fanfic la giudica come “la solita strana Luna che non è cambiata per niente”, mentre in realtà è cambiata più di quanto lui si aspetti.

(Ma in ogni caso credo che le romanticherie arriveranno, solo non mi sembrava giusto farle arrivare ora. A voi la scelta x°D)

 

E per il titolo, sì, ho fatto un po’ una paraculata <3 Nel senso che ho sfruttato il titolo del telefilm del momento (Stranger Things, sulla mia lista di robe da guardare) che trovo tuttavia azzeccato (lui all’inizio la vede come “la solita strana” ma poi si accorge che è quasi un’estranea, da cui il gioco di parole in “Strange(r)”).

 

E, beh! Domani vedo Animali Fantastici e non vedo l’ora. <3

 

 

Lasciatemi un commento, per favore! Sarebbe davvero importante per me.

 

A preso, forse, chissà

 

Clahp

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Clahp