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Autore: Stella Dark Star    22/11/2016    1 recensioni
Delfina, figlia del banchiere Andrea de' Pazzi, ha solo quindici anni e nessuna vita sociale quando viene incaricata dal padre di entrare nelle grazie di Rinaldo degli Albizzi per scoprire ogni suo segreto e sapere in anticipo ogni mossa che farà in campo politico. Lei accetta con riluttanza la missione, ma ancora non sa che il destino ha in serbo per lei molto di più. Quella che doveva essere una semplice e innocente conoscenza, diventa ben presto un'appassionata storia d'amore in cui non mancano gelosie, sofferenze e punizioni. Nonostante possa contare sull'aiuto della madre Caterina (donna dal doppio volto) e della fedele serva Isabella (innamorata senza speranze di Ormanno), Delfina si ritroverà lei stessa vittima dell'inganno architettato da suo padre e vedrà i propri sogni frantumarsi uno dopo l'altro.
PS: se volete un lieto fine per i protagonisti, non dimenticate di leggere il Finale Alternativo che ho aggiunto!
Consiglio dell'autrice: leggete anche "Andrea&Lucrezia - Folle amore (da Pazzi, proprio!)" per vivere assieme ai protagonisti un amore impossibile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo otto
Arti a confronto
 
Indossai gli indumenti con tutta la calma di cui fui capace, mentre dall’altra parte della stanza mia madre dava l’arrivederci a Rinaldo come fosse stato un semplice ospite, come se non fosse accaduto niente di imbarazzante. Quando la porta fu richiusa, i passi di mia madre vennero verso di me ticchettando sul pavimento.
Abbozzai un banale: “Non è come credi.”
Lei piegò la testa di lato e sgranò gli occhi: “Se avessi ritardato di un’ora probabilmente lo sarebbe stato.”
Scossi il capo: “No, io e Rinaldo non abbiamo ancora…”
Non ancora. Esatto. Ma accadrà presto, fidati. Quell’uomo è pazzo di te.” Allungò le mani sulla mia schiena e prese ad armeggiare con i lacci del vestito aggiungendo un: “Non dirò nulla a tuo padre, non temere.”
Mio malgrado sospirai di sollievo, quindi feci una domanda per cambiare discorso: “Perché sei tornata, madre?”
“Perché in campagna mi annoiavo a morte! Puoi immaginare, là da sola con tuo padre che pensa solo agli affari per tutto il giorno e poi la sera crolla addormentato appena tocca il cuscino.” Disse civettuola, per poi cambiare tono improvvisamente: “Almeno qui sarò d’aiuto per te. Ci sono delle cose che devi imparare se vuoi tenerti stretto il tuo amato Rinaldo.” Finito di allacciare il vestito, mi fece voltare e mi guardò dritta negli occhi: “Vedrai, la mamma ti insegnerà tutto il necessario, Delfina.”
Se fino a un momento prima l’imbarazzo e il timore mi avevano bloccata, ora che avevo ritrovato la calma mi dovetti porre un quesito. Perché mia madre non era turbata da quanto accaduto? Aveva sorpreso la sua unica figlia nuda tra le braccia di un uomo, per di più un nobile sposato, e ne era deliziata? Per quanto fossi lieta di avere la sua complicità, trovavo comunque incredibile che fosse favorevole a quella relazione.
Posai una mano sulla sua e la guardai dritta negli occhi: “Madre, mi stai dicendo che vuoi insegnarmi a fare…a fare...quelle cose?”
Lei mi guardò con tanto d’occhi: “Se vuoi tenerti stretto il tuo Rinaldo non ti basterà sfoggiare il tuo bel visino.”
Ed ecco che l’imbarazzo tornò, facendomi avvampare: “Quale madre snaturata spingerebbe la propria figlia ad entrare nel letto di un uomo?” Scostai lo sguardo.
Mia madre sospirò e andò a sedersi sul bordo del letto. Vidi la tristezza posarsi sul suo volto come un velo, la sua voce si ridusse ad un sussurro: “Avrei voluto che mia madre lo facesse per me. Nonostante ciò che pensi di me, Delfina, anch’io ho dei sentimenti.”
Incuriosita da quelle parole, mi avvicinai e presi posto accanto a lei.
Riprese: “Dopo il matrimonio, tuo padre si prese un’amante.”
La notizia mi turbò, ma non in modo particolare: “Il vostro era un matrimonio di convenienza, perciò…”
“E questo lo giustifica?” Strillò d’un tratto, facendomi tremare.
“Ha preso un’amante perché io non sapevo come soddisfarlo a letto. Mi ha umiliata. Mi ha messa da parte. Se qualcuno mi avesse insegnato cosa fare, forse non sarebbe accaduto nulla di sconveniente. Lo capisci? Non voglio che tu soffra come ho sofferto io.”
Feci un cenno affermativo, ma ancora non ero convinta: “Sì, però…Rinaldo non è mio marito.”
“Non ha importanza, tesoro. Se non fai qualcosa per tenerlo legato a te, presto si stancherà e ti abbandonerà.” Sollevò la mano e mi accarezzò gentilmente una guancia: “E ti ritroverai col cuore spezzato.”
Il messaggio era chiaro. Mia madre era stata innamorata di mio padre ma lui l’aveva fatta soffrire. Non lo avrei mai potuto pensare. Un nuovo quesito mi uscì dalle labbra, fuori dal mio controllo: “Ma allora, chi ti insegnò a fare…” Mi pentii di averlo chiesto, soprattutto vedendo l’occhiata maliziosa che precedette la risposta: “Temo che questo resterà un segreto!”
*
Nell’arco di pochi giorni accaddero molte cose. Cosimo riuscì ad impedire che la Cupola venisse demolita, l’allarme di pestilenza cessò, le famiglie altolocate fecero ritorno a Firenze e Rinaldo fece arrestare Cosimo attirandolo in una trappola. E io, al contrario di un giovane apprendista che mette in pratica le sue conoscenze teoriche desideroso di mostrare il proprio valore, ero in ginocchio e a capo chino ad umiliarmi per dare piacere a Rinaldo. L’unica cosa positiva in questa faccenda, era che lui sembrava gradire le mie attenzioni, o almeno i gemiti che gli uscivano dalle labbra ed il modo in cui talvolta inarcava i fianchi verso il mio viso, mi suggerivano che fosse così.
Al termine mi rialzai in piedi, lasciando Rinaldo sulla poltrona a godere dei benefici postumi del mio operato, e pensai bene di bere un po’ di vino per togliermi quello strano sapore dalla bocca. Un po’ per recuperare la mia dignità e un po’ perché desiderosa di lasciarmi alle spalle quell’atto impuro, non appena posai il calice vuoto sul tavolo, dissi diretta: “Hai bisogno di un elemento d’apertura per l’accusa.”
Lui emise un sospiro di sconforto per essere stato strappato a quel piacevole mondo di beatitudine: “Non dirmi che hai pensato a questo per tutto il tempo.” La voce ancora roca per il piacere.
Preferii ignorare il commento e procedere seriamente: “Rinaldo, dovresti ascoltarmi. Il discorso che mi hai anticipato è buono. Hai preso l’accusa di tradimento e l’hai suddivisa in due forme, ma io ritengo che non sia opportuno iniziare con la solita accusa di usura. Non fai che ripetere a destra e a manca che Cosimo è un usuraio! Se vuoi attirare in pieno l’attenzione della Signoria devi trovare un nuovo elemento, qualcosa che sia di forte impatto.”
Questa volta Rinaldo aprì gli occhi e mise a fuoco il mio volto, evidentemente interessato alle mie parole: “Potrei esporre la tirannia per prima, allora.”
Scossi leggermente il capo e presi a passeggiare attorno al tavolo, pensierosa: “No… Serve qualcos’altro. Qualcosa di sorprendente che finora non è stato detto o preso in considerazione.”
“In principio avrei voluto accusarlo di corruzione, ma…sono finito in un vicolo cieco.”
Sostai dietro di lui e allungai le mani oltre la spalliera per insinuarle all’interno della sua camicia, passando per il colletto slacciato. Il petto caldo e la morbida peluria sotto le mie dita mi diedero un brivido di piacere. Tornai subito al presente: “Vorrei poterti aiutare. Se solo mi venisse un’idea.”
Lui estrasse una delle mie mani da sotto la camicia e vi stampò un bacio: “Apprezzo il pensiero, ma dubito che troveremo qualcosa in così poco tempo. Domani dovrò esporre la mia accusa.”
Anche se il tempo era a nostro sfavore, sentivo il bisogno di fare qualcosa per aiutarlo. Ero stanca di fare la ragazzina e il ruolo di amante che pian piano stavo assumendo non mi bastava. Volevo essere parte della sua vita, volevo essere importante, volevo essere una figura indispensabile. E se per farlo dovevo contribuire alla distruzione di un uomo che non avevo nemmeno mai incontrato personalmente, per me andava bene.
Dopo aver lasciato Palazzo Albizzi, ancora pensierosa per quella faccenda, decisi di fare una passeggiata per rinfrescarmi le idee. Dissi a Isabella di rientrare senza di me, rassicurandola che sarei tornata prima dell’imbrunire. Era suo dovere accompagnarmi ovunque andassi, però io avevo davvero bisogno di solitudine per riflettere. Mi ero giusto allontanata dalle solite strade per imboccare alcune viuzze quando il cielo mi venne in soccorso. Letteralmente. Stavo passeggiando immersa nei miei pensieri ed ecco che un curioso foglio di carta volteggiò di fronte al mio viso per poi finire ai miei piedi. Mi chinai a raccoglierlo. Si trattava di uno schizzo a matita raffigurante un giovane nudo e con un elmo sul capo. Di certo non era realistico viste le ridotte dimensioni dei genitali!
“Vi ringrazio di averlo recuperato.”
Nell’udire quella voce mi voltai di scatto e mi ritrovai di fronte un uomo alto, dallo sguardo limpido ed i vestiti impiastricciati di una sostanza grigia.
“L’ho posato sul cornicione della finestra e una folata di vento me l’ha portato via.” Spiegò, sollevando la mano per indicare la finestra in questione.
“Siete un artista?” Chiesi scioccamente, nonostante tutti gli indizi lo confermassero.
Lui sorrise da sotto la folta barba: “Bè, mi piace considerarmi tale! Messer Medici mi assicura che lo sono, perciò dovrò credergli.”
Una fortuna sfacciata, ecco di cosa si trattava!
“Medici? Dunque voi siete colui che tutti chiamano Donatello?”
“In persona.” Rispose, facendo un inchino.
Riabbassai lo sguardo sul foglio: “Perciò questa è la vostra nuova opera!” Gli porsi il foglio, mostrandomi interessata.
“Sì, si tratta del David. Ispirato al racconto di Davide e Golia. Mi è stato commissionato da Cosimo in persona. Stavo giusto finendo il prototipo della scultura per mostrarglielo e decidere assieme i dettagli, ma temo sarà difficile ora che lui è sotto processo.”
“Un prototipo…” Ed ecco spiegate le macchie sugli abiti. Ovviamente prima di realizzare la scultura doveva fare un modello malleabile.
Chiese incuriosito: “V’intendete di arte, Damigella? Oh perdonate, non ho nemmeno chiesto il vostro nome.”
Mi finsi improvvisamente timida per non farlo insospettire: “Io…no non me ne intendo davvero. La mia è semplice curiosità, Messere. Perdonatemi, è necessario che io rientri o la mia famiglia manderà qualcuno a cercarmi.”
Per fortuna non fece presente il fatto che io non avessi rivelato la mia identità o forse non era poi così interessato a conoscerla.
“Non vi trattengo oltre, allora. Grazie ancora per il disegno.” Fece nuovamente un inchino al quale io risposi con la stessa cortesia.
Raggiante per quella scoperta, mi avviai subito verso Palazzo Albizzi.
“Ed ecco trovato l’elemento d’apertura per Rinaldo.”
Ero certa che, non appena avesse saputo che Cosimo aveva commissionato una scultura così ridicola, non avrebbe esitato a sfruttarla per gonfiare ulteriormente le accuse. Il prototipo di un’opera immorale creata da un artista sodomita era di fatto un piatto succulento che gli stavo per servire su un vassoio d’argento. Sorrisi al nulla, soddisfatta della mia scoperta: “Corruzione della morale. Proverò a presentarglielo così!”
  
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