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Autore: Tati Saetre    22/11/2016    8 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Sabato 9 Febbraio 2002

Sedicesimo capitolo – Renée Dwyer

9 Febbraio 2002

 

“Non ce la farò mai.” Sbuffò Bella, stropicciandosi gli occhi. Era una mezzoretta buona che si trovava davanti al suo armadio, guardando sconsolata tutti i vestiti che c’erano all’interno.

“Quello rosso?” Domandò Leah stesa sul letto.

“No. Troppo corto.” Sbuffò di nuovo.

“E quello nero?”

“Troppo scollato.”

“Quel pantalone blu?”

Leah, non posso mettere i pantaloni ad un Gala.”

Oh, scusami tesoro.” La sbeffeggiò l’amico.

“Non capisco come le sia venuto in mente.” Disse Bella, sedendosi a gambe incrociate sul letto.

Due giorni prima, l’importante ed illustre Renée Dwyer aveva invitato – se non obbligato – sua figlia Isabella Swan a presentarsi all’annuale Gala di beneficenza che si teneva presso l’enorme villa dei Dwyer. O di quel milionario di suo marito Phil, se si vuole essere precisi.

“E’ pur sempre tua madre.”

Madre, Leah?” Disse Bella, con l’amaro in bocca. “Una madre è quella persona che ti cresce, che ti viene a prendere a scuola, che ti aiuta a fare i compiti, che si presenta alle recite scolastiche. Una madre è quella persona che ti aiuta con i primi fidanzatini e con la prima sindrome premestruale. Prese fiato, torturandosi le mani. “Non è quella che se ne va di casa quando sua figlia ha appena compiuto tre anni, lasciando lei e suo marito per un altro uomo, Leah. Lei non è mia madre, se non sulla carta.” Finì Bella.

Hey, tesoro.” Si sedette anche Leah, accarezzandole dolcemente la schiena. “Proprio per questo ci devi andare. Per farle vedere cosa sei diventata, e non grazie a lei. Dopo l’11 Settembre sei riuscita ad ottenere un nuovo e brillante lavoro, ti occupi di una casa enorme, e da sola. E soprattutto, di due bambine splendide. Che stanno crescendo in una maniera favolosa. Devi andare lì per quello.”

“Non porterò Emma e Mia con me. Non le farò mai entrare in quel mondo.”

“Dovresti.”

“No.” Chiuse il discorso Bella, alzandosi di nuovo per mettersi davanti all’armadio.

“Cosa. Diamine. Mi. Metto.”

“Questo.” Una voce arrivò dallo stipite della porta, rivelando Edward con in mano una scatola bianca.

“Sarebbe?”

“Il vestito che indosserai stasera. Coordinato con la mia bellissima nuova cravatta.” Esordì, con quell’espressione risoluta.

“Tu non verrai con me al Gala, Edward.” Sentirono entrambi lo sbuffo sono di Leah, che si alzò dal letto per raggiungere Edward sulla porta.

“Pensaci tu, perché io proprio non ne posso più. Raggiungo Jacob al piano inferiore.” E così dicendo, sorpassò Edward senza dire nemmeno una parola a Bella.

“Nessuno può dirmi quello che posso o che non posso fare, Isabella.” Si avvicinò, posando la scatola sopra il letto. “Stasera indosserai questo. Se lo accetti mi farai uno degli uomini più felici della terra.”

“Se accetto il vestito resti a casa con le bambine?”

“No.” Rispose secco, avvicinandosi da dietro a Bella, e posando entrambe le mani sulle sue spalle. “I signori Dwyer hanno invitato metà dei dipendenti della Cullen Media Group al Gala di beneficenza, pensando bene di guadagnarci un bel po’ di soldi.” Spiegò Edward. “Quindi, volente o nolente io andrò al Gala alla villa Dwyer. Sarei ancor di più uno degli uomini più felici del mondo, se tu stasera salissi su quella Volvo insieme a me per andare lì.” Bella si voltò, guardandolo negli occhi.

“Sai a cosa stai andando incontro?”

A dei fotografi. Ai paparazzi. Ad una villa stracolma di persone potenti e di alto calibro. A delle donne single, bellissime e giovani. E Edward era uno scapolo ben ambito, ancora.

“A cosa?” Sussurrò lui, accarezzandole dolcemente il viso. Sempre con quel sorriso malizioso che passò tra le sue labbra.

“A tutto.”

“E sono pronto ad affrontare tutto con te, Isabella Swan.” Disse, avvicinandosi lentamente alle sue labbra. Le sfiorò appena, ma si ritrasse quando Bella cercò qualcosa di più.

Mh.” Mormorò, sconfitta lei.

“Vieni al Gala con me, Isabella.”

“Sarà un putiferio, Edward.”

“Viene con me.” Disse di nuovo, sfiorandole le labbra.

“I giornali, domattina.”

“Vieni con me.” Accarezzò lentamente quella parte di pelle dietro l’orecchio di Bella, zona erogena che conosceva fin troppo bene. Lei chiuse gli occhi, assaporando quel momento.

“Vieni con me, e questa non è una domanda.” Disse infine, facendo sbattere la sua schiena contro le ante dell’armadio, in un bacio che incendiò entrambi.

 

 

“Sei bellissima, Bells.” Disse Jake due ore dopo, quando la sua migliore amica scese al piano di sotto. Indossava un lungo abito nero, senza spalline che lasciava scoperta gran parte della schiena. Per una volta aveva deciso di tirare su i suoi capelli con una pinza dorata, e qualche boccolo scendeva ad incorniciarle il volto.

Wow.” Disse Leah, raggiungendo i due con il piccolo Ronald tra le braccia. “Che schianto. Moriranno tutti.”

“Ne avete ancora per molto?” Chiese Bella, avviandosi verso la cucina a piedi nudi. Aveva deciso di abbinare a quel vestito delle scarpe con il tacco, ma che aveva intenzione di indossare soltanto quando stava per uscire di casa.

Oooh. Zia Bella, mi regalerai anche questo?” Emma la guardò dal basso, ammirando ogni piccolo strass che ornava l’abito di sua zia.

“Certo.” Rispose, avvicinandosi per lasciarle un bacio sulla fronte.

Jake e Leah erano stati incaricati di badare alle bambine fino a che Laurent e James non sarebbero andati a dargli il cambio, dormendo insieme a quelle due piccole pesti a casa Hale.

“Quanto ci mettete voi donne a preparavi? Perché non è ancora scesa?” Sentì le parole di Edward che arrivavano ovattate dal salotto.

“Sono qui da dieci minuti buoni.” Disse Bella ad alta voce, per farsi sentire.

Edward si avviò verso la cuina, fermandosi però poco dopo. Non disse nulla, ma non ce ne era bisogno: la sua faccia parlava da sola.

“Bambine, state attente se volete andare vicino a zio Edward. Potreste scivolare sulla sua bava che è appena colata sopra il pavimento. L’affermazione di Leah fece scoppiare Jake in una sonora risata, mentre Emma e Mia lo guardavano senza capire. Gli occhi di Edward, invece, erano ancora fissi sulla figura di Bella.

“Insomma?” Disse lei, provocandolo facendo un giro su se stessa e mostrando la vistosa scollatura dietro la schiena. “Che ne pensi? In fondo, l’hai scelto tu.” Edward deglutì un attimo, prima di proferire parola.

“Era diverso.” Esordì semplicemente. “Sul manichino, nel negozio. Era diverso.” Spiegò.

“Era diverso perché lo indossava un manichino, Edward.” Disse con ovvietà Jake. “Nessuno in questa casa pensa che Bella Swan sia un manichino, anzi. Avrai del filo da torcere stasera, amico.” Gli passò vicino, dandogli una pacca sulla spalla e guardandolo dritto negli occhi. “Tanto filo da torcere.” Ripeté, entrando in cucina seguito da sua moglie e da tutta quella ciurma di bambini. Lasciandoli completamente soli. Ci fu qualche minuti di silenzio, finché Edward si avvicinò lentamente a lei.

“Abbiamo capito che sul manichino era diverso. Ma ancora non ho il tuo parere.”

“Sei stupenda.” Due semplici parole, che fecero arrossire – forse per la prima volta -, Bella.

“Grazie.” Sussurrò appena lei. Lui si avvicinò ancora di più, stampandole un casto bacio sulle labbra.

“Ora dobbiamo andare.”

“Dobbiamo per forza?”

“E’ il Gala annuale organizzato da tua madre, Isabella. E sì, dobbiamo andare.” Disse Edward, prendendo dall’appendiabiti il cappotto di Bella, che le porse gentilmente. “Ora saluteremo le bambine, e ci avvieremo verso la villa dei Dwyer.” Spiegò, con lo stesso tono dolce con il quale spiegava le cose alle sue due nipotine.

“Edward.” Fu un semplice lamento, sussurrato.

Hey.” Le circondò il viso con entrambe le mani, avvicinando la fronte alla sua finché non si toccarono. “Non devi preoccuparti di niente. Ti prometto che non succederà nulla di male, e che la serata filerà liscia.

“Mia madre ha sempre portato problemi.”

“Non sarà così, da ora in poi. Quindi, metti in moto questo bel sederino e vai a salutare le bambine. Bella sbuffò, ma non disse nulla. Si voltò soltanto, avviandosi verso la cucina e lasciando Edward dietro di lei. “Ah, Isabella?”

Mh?”

“Altro che bel sederino. Con quel vestito quello è proprio un culo da favola.”

Bella sorrise maliziosa, alzando un sopracciglio.

“Ed è tutto tuo, tesoro.” La bocca di Edward si dischiuse nuovamente, facendo scoppiare Bella in un’ilare risata. “Stai attento, che puoi scivolare nella tua stessa bava.” E rivendendosi la battuta di Leah, questa volta si girò, entrando in cucina per salutare le sue bambine.

 

 

“Siamo davvero qui.” Disse appena Bella, guardando fuori dal finestrino. Edward aveva accostato davanti all’enorme villa Dwyer, e già potevano scorgere cinque persone con la macchinetta fotografica appesa al collo.

“Devi rilassarti.”

“Oh, facile da dire.” Edward sorrise, stringendo la mano di Bella fra la sua.

“Tesoro, non devi preoccuparti di nulla.” E così dicendo scese dalla sua Volvo, per poi aprire il lato del passeggero per aiutare Bella.

Furono travolti dai flash che accecarono per qualche secondo entrambi, finché non si abituarono. Edward prese Bella per mano, e la condusse verso la porta di casa Dwyer, che era aperta agli invitati.

“Mr. Cullen! Mr. Cullen! Una foto con la sua lei.”

“Vieni qui.” Sussurrò appena Edward, posando una mano sulla vita di Bella. “Ora, fai un bel sorriso.” Lei ci provò, e tutto sommato ci riuscì abbastanza. “Ecco fatto.” Ripresero a camminare, lasciando i fotografi dietro di loro.

“Oh! Edward Cullen, che piacere rivederti.” Una donna di mezza età si avvicinò a loro, accogliendoli con uno strano sorriso.

Quella donna era Renée Dwyer.

“Mrs. Dwyer, il piacere è tutto mio.” Edward ricambiò il sorriso, prendendo la mano di Renée e avvicinandosela alla labbra. Ruffiano. E lei arrossì, proprio come tutte le donne.

“Sono felicissima di averti qui. E sono ancor più contenta che sei riuscita a portarla.” Scandì l’ultima parola, indicando poi sua figlia.

“Non c’è di che, mamma.”

“E quelle splendide bambine? Dove le avete lasciate?”

“Sono a casa, Renée. Una serata del genere le avrebbe distrutte.

“Giusto. Ma non perdiamoci in chiacchiere qui davanti. Seguitemi al banchetto, così che possa offrirvi qualcosa da bere. Arpionò il braccio di Edward, trascinandolo – letteralmente -, verso il banchetto e lasciando Bella dietro di loro. Si voltò un solo istante, per vedere gli occhi della sua donna che sorridevano, accompagnando il tutto con un’alzata di spalle.

Vai, Edward. Me la cavo anche da sola.

 

 

“Isabella Swan.” Era incantata dalla splendida vista che c’era davanti a lei e cullata dalla melodia di una giovanissima ragazza che suonava il pianoforte, quando quella voce la fece rabbrividire.

“Aro Volturi.” Disse semplicemente, voltandosi di scatto.

“E’ un piacere rivederti.”

“Anche per me.” Mentì.

Aro Volturi era il socio in affari di Phil Dwyer, cioè il suo patrigno. Quando Bella si era trasferita a New York per frequentare il College, aveva partecipato a molte cene in quella villa, ed Aro era sempre presente. Quel signore non aveva mai fatto o detto nulla per cui Bella poteva lamentarsi, ma una sola occhiata le metteva i brividi.

Era un uomo viscido e subdolo.

“Ti trovo bene, Bella.”

“Grazie, Aro.”

“Non abbiamo più avuto il piacere di incontrarci, ma ho saputo tramite Phil cosa è successo. Ora ti occupi delle bambine Hale.”

Bambine Hale.

Le mie nipoti.

“Sì, Aro.” Tagliò corto lei, facendo qualche passo indietro.

“Un bel cambiamento. Non riesco soltanto a spiegarmi perché non hai accettato il posto che ti ha offerto tua madre. Un edificio nella zona più ricca di New York, soltanto per te. Non sarebbe stato affatto male. Invece, hai preferito il MoMa.”

Bella alzò entrambe le sopracciglia, chiedendosi di cosa diamine stesse parlando Aro. Ma non poteva farlo. Non in quel momento.

“Ho preferito il MoMa, Aro. E mi trovo benissimo con Rosalie.”

“Oh, Rosalie. Credo di averla intravista prima.”

“E’ qui?”

“Sì… con quella ragazza bionda. Credo fosse…”

Tanya?”

“Giusto. Conosci anche Tanya?”

“No. La vedo qualche volta, di sfuggita.”

“Eccoti qui.” Sobbalzò, quando due mani le arpionarono la vita. “Dov’eri finita?” Bella sorrise, mettendo la sua mano sopra quella di Edward.

“Tesoro, ti presento Aro Volt-”

“Non c’è bisogno di presentazioni.” Tagliò corto Edward, passando da quel tono di voce dolce ad uno aspro.

“Vi conoscete?”

“Sì. E sarà meglio che io vada. E’ stato un piacere rivederti, Bella. Edward.” Salutò frettolosamente Aro, girando i tacchi e dirigendosi verso l’entrata.

“Che problema avete voi due?”

“Perché vi conoscete?” Parlarono nello stesso istante.

“Prima tu.” Disse Edward.

“E’ il socio in affari di Phil. Lo conosco da… sempre. Più o meno. Tu, invece?”

“La mia è una storia più lunga, tesoro. Ti prometto che te la racconterò, ma non ora. Sta iniziando la cerimonia.” Bella non chiese altre spiegazioni, ma prese la mano di Edward e si avviarono verso l’interno anche loro. “Promettimi una cosa.” Disse, a pochi passi dal loro tavolo.

“Cosa?”

“Non lasciare mai più che ti avvicini. Non mi piace quell’uomo, Isabella.”

“Non piace neanche a me.” Detto questo presero posto in uno dei tanti tavoli rotondi della sala con i loro nomi, aspettando l’inizio della cena.

 

 

La cena era finita, ma ora c’era la parte più brutta. Quella che Bella proprio non reggeva. Renée sarebbe salita su quel piccolo palco proprio di fronte ai tavoli, per poter ringraziare i suoi ospiti, le offerte che erano state fatte, e tante tante altre cose.

“Signore e signori, innanzitutto vi ringrazio per essere qui stasera.” Disse inizialmente, seguita da pochi applausi. Phil, seduto ad uno dei primi tavoli la guardava estasiato. “Sapete tutti quanto io tenga a queste cene annuali, ed ogni anno il vostro contributo fa la differenza per tutti i bambini e le famiglie che scegliete di aiutare.” Si allisciò le pieghe del vestito, riprendendo a parlare. “Sono ormai nove anni che organizzo questo Gala con l’aiuto di mio marito, e vorrei ringraziare tutti i presenti qui stasera. Ma soprattutto, vorrei fare un annuncio proprio a voi. Sappiamo bene tutti cos’è successo cinque mesi fa, e la tragedia che ha invaso tutti noi, dal primo all’ultimo.” La sua voce si affievolì un po’. “Ci sono state tragiche conseguenze, ma nel nostro piccolo cercheremo di fare il nostro meglio. Per questo, la Galleria Lux – una delle gallerie più famose di NY, che si trovava all’interno degli edifici -, sarà riaperta a breve.

“Perché non mi hai detto niente?” Sussurrò appena Edward, arricciando le sopracciglia.

“Perché non ne sapevo niente.”

Quella era – è – la mia galleria.

Non aveva mai chiesto nulla a Renée. Mai. Se l’era sempre cavata da sola, se non per una volta.

 

 

“Mamma.”

“Bella.”

Indossava ancora il cappello e la tonaca blu. Si era appena laureata.

“Vorrei chiederti una cosa.”

I festeggiamenti continuavano, e mentre suo padre che era venuto da Forks chiacchierava amabilmente con Jake e Phil, Bella era riuscita ad allontanarsi qualche secondo per raggiungere sua madre.

“Dimmi.”

“Mi sono appena laureata. E vorrei aprire una galleria. La mia galleria.”

Renée sorrise. Quel sorriso soddisfatto che si ha quando te lo aspettavi.

“Sì?”

“Ho un po’ di soldi messi da parte. Ma non…”

“Non ce la fai. Io e Phil ti aiuteremo.”

“Cosa?”

“Sei mia figlia, Bella. Io e Phil ti aiuteremo.”

“Davvero?”

“Certo.”

“Grazie mille, mamma.”

Bella l’abbracciò, non sapendo che quello sarebbe stato solo l’inizio di una piccola catastrofe.

La Galleria Lux aprì dopo pochi mesi, ma non con il suo nome. Era intestata a Phil Dwyer, che ne avrebbe ricavato la metà dei profitti.

Bella era sempre stata una dipendente. Sempre.

 

 

“E’ come una figlia per me, ormai. E non posso essere più felice di quanto io lo sia ora, che la Galleria Lux stia riaprendo, e che sia proprio lei ad occuparsene da ora in poi. Quindi, signori, vi prego di accompagnare con un applauso colei che cambierà totalmente l’idea di vedere l’arte in questa nuova – nuovissima -, esperienza.

Bella strofinò le mani sudate sopra il vestito, mentre Edward continuava a guardare accigliato la signora Dwyer.

“Signore e signori, un applauso di incoraggiamento per Tanya Denali.” Disse Renée, mentre una bellissima donna bionda che era seduta al tavolo insieme ai Dwyer si alzò, raggiungendo Renée.

Come una figlia per me.

 

 

 

 

   
 
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