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Autore: SalvamiDaiMostri    22/11/2016    1 recensioni
Sherlock sa che John non ama Mary. Sa anche che resterà con lei per il bene di Diana, la loro figlia. Il futuro dei Watson non sarà certamente facile, ma Sherlock sarà sempre lì per loro, perchè fece una promessa e la manterrà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava andando. Tornava di nuovo a casa da sua moglie e da sua figlia. Così come dopo ogni caso, John lo abbandonava alla solitudine del 221b.
C’erano cose… Delle cose che gli aveva detto la signora Hudson, delle cose a cui aveva accennato Molly, e altre che pensaba da solo, cose che gli facevano credere che John sarebbe rimasto molto volentieri con lui anche dopo aver risolto i casi, che non aveva nessun interesse a tornare da Mary, che non la amasse più. E quel genere di cose le sentiva in modo particolarmente forte mentre John faceva per andarsene, simulando un sorriso e dicendo frasi fatte come “Devo andare” o “Ci si vede” guardando il pavimento.
E, dato che se ne stava andando di nuovo, Sherlock ormai si aspettava di sentire quelle voci nella testa: quei “Fermalo!” quei “Chiedigli di restare” e “Chiedigli di restare per sempre”. Di norma riusciva ad ignorarle abbastanza a lungo da lasciare che il medico lasciasse il 221b, ma, per qualche ignota ragione, quel giorno arrivarono molto più forti del solito. Lo presero improvisamente per lo stomaco e cominciarono a tirare in tutte le direzioni, così forte che tremava. Non potè resistere a lungo:
“John…” Disse con un filo di voce.
L’altro, al sentirlo, sobbalzò e, voltandosi, lasciò la maniglia della porta.
“Sì, Sherlock?”
Il consultive detective si portò una mano alla fronte e si voltò di scatto: era sempre stato così bello? Non poteva smettere di esserlo anche solo per un secondo, giusto perchè potesse trovare la lucidità di potergli parlare faccia a faccia? Evidentemente no.
“N-nulla, lascia stare. Ti scrivo se Lestrade mi manda qualcosa di interesante.”
“Oh, certo. Ok.” Rispose confuso, riprendendo la maniglia della porta  “Allora, io vado.”
“Si, ciao… Salutami Mary e Diana, come sempre.”
“Lo farò.” rispose con aria stranita.
John si chiuse dunque la porta dietro di sè e Sherlock si fece precipitare sulla propia poltrona. Si prese la testa con le mani: come poteva essere così stupido? Come poteva essere così egoista dal volergli chiedere di restare, di abbandonare quella vita che non voleva per restare con lui sempre? Come poteva permettersi di presumere di aver capito che non voleva quella vita, che non amava quella donna, e che invece al 221b stava a suo agio?
 
La bambina dei Watson era nata da appena due mesi.
Sherlock non avrebbe mai scordato il giorno in cui nacque: era inevitabile che l’arrivo di quel neonato avrebbe cambiato la sua vita, oltre che quella di John e Mary. Il padre glie l’aveva indicata attraverso il vetro della finestra della nurcery con un sorriso da orecchio a orecchio. Era minuscola e avvolta in una copertina verde, rossa in faccia e con un ciuffo di Capelli biondi sulla faccia; aveva gli occhi (quelli di suo padre) spalancati che osservavano il mondo con stupore e curiosità, le braccina si muovevano dentro la coperta. Un’etichetta sulla culla diceva “Diana Mary Watson”.
Sin dal suo primo giorno in questo mondo, Diana era diventata la luce degli occhi di suo padre e di sua madre e, con stupore di tutti, anche di Sherlock. John l’amava come evidentemente non aveva mai amato nulla in tutta la sua vita. Ed anche Sherlock sentiva di amarla. La amava come parte di John. La amava perchè lui la amava. Amava il suo profumo, amava cullarla e suonare il violino per lei.
Nessuno prima dei Watson lo aveva mai fatto avvicinare a un neonato: prenderla in braccio fu per Sherlock qualcosa di completamente nuovo e straordinario. Un essere umano ancora incompleto, plasmabile, eppure così perfetto e pronto alla vita.
Quando Mary gli disse di sedersi e le porse la bambina, ebbe seriamente paura: di romperla, di farla cadere, di essere una brutta influenza…. Ma Mary non accettò un no come risposta e quando la depose nelle sue braccia, qualcosa in lui cambió. Nonappena la guardò negli occhi qualcosa scattò in lui e fu davvero difficile per lui trattenere le lacrime. Cominciò a sussurrare:
“È straordinaria… John, guarda come ci guarda… Incredibile… È brillante! Così piccola.. E semplice… Eppure straordinaria…”
E i Watson sorridevano, consapevoli del fatto che Diana a mala pena riconosceva la luce e le forme in quel momento. Ma Sherlock giurava che la bambina era straordinaria, incredibilmente più attenta e brillante rispetto a tutti quegli altri bambini noiosi della nurcery.
La sua paura si era tramutata in curiosità e affetto e, poco a poco cominciò a volerle bene, fino a precipitare in un affetto profondo quasi pari a quello che provava per John.
In quei due mesi scarsi aveva cercato ogni scusa possibile per andare a trovarla o per accompagnare Mary durante le passeggiate con la carrozzina o perchè John la portasse al 221b quando passava di lì.
C’è da puntualizzare che l’affetto per la piccola era contagioso: Sherlock osservava che chiunque le si avvicinasse cominciava a farfugliare e a crogiolarsi di tenerezza osservandola e facendole complimenti. Tutti erano rapiti da lei, la signora Hudson, Molly e persino Lestrade.
 
Pensando a lei e ricordandosi del fatto che, se avesse avuto l’arroganza di confessare i propri sentimenti a John e se per grazia dell’universo lui li ricambiasse, la piccola Diana sarebbe cresciuta con dei genitori divorziati e un padre assente, Sherlock si sentí ancora più egoísta e, con questi pensieri si addormentò esausto su quella poltrona.
 
Il vibrare insistente del suo cellulare lo svegliò.
Lestrade.
Prima di rispondergli, Sherlock vide che aveva ricevuto altre quattro chiamate perse da lui:
“Sherlock. Vieni inmediatamente, si tratta di Mary e…”
«MARY?? NO!»
 Il detective fece una lunga pausa “Io… Non so come- vieni prima che arrivi John. Ti prego. Ti mando la posizione.”
Prima che Lestrade attaccasse, Sherlock aveva già indossato il cappotto e si era precipitato giù per le scale per chiamare un taxi.
Durante la corsa cercò di non pensare a nulla.
«Come Mary? Non Mary, non la nostra Mary… No, No… Diana… John… No»
Una volta giunto, fu chiaro che la situazione era tanto tragica quanto sembrava: tre auto della polizia erano parcheggiate con le luci lampeggianti al di fuori di un edificio abbandonato imbrattato di graffiti a bomboletta. Pagando il tassista, cercò Lestrade con lo sguardo: lo trovò che parlava con un paio di agenti. Gli corse dunque incontro:
“John?” Chiese Sherlock terrorizzato.
“Starà arrivando. Ha dovuto aspettare che sua sorella arrivasse per stare con la bambina.”
“Che è successo??” domandò con tono disperato
«Dimmi che non è vero, non è vero»
“Una segnalazione anonima, un’ora fa.”
«Non lei, non Mary, dimmi che non è vero»
“Quando siamo arrivati l’abbiamo trovata al secondo piano-”
Lestrade non potette aggiungere altro perchè Sherlock aveva preso a correre a  perdifiato dentro l’edificio. Lo guidarono gli agenti che camminavano avanti e indietro dalla scena del crimine. Una volta giunto nella sala da cui entravano e uscivano gli agenti, cadde sulle ginocchia.
«No… No… Non è vero…»
Non poteva crederci. Non voleva crederci.
Mary era seduta su una segna di legno vecchia e logora. Ci era legata a quella sedia, con una corda. Era completamente nuda e ricoperta di lividi, tumefazioni e ferite.
Un foro d’uscita in mezzo alle sopracciglia.
Un’espressione vuota dipinta sul volto.
Sherlock si portò entrambe le mani alla bocca per non gridare.
Come avevano potuto? Come si erano permessi?? Mary… La loro Mary…
“Mi dispiace tanto, Sherlock” la voce di Lestrade lo riportò alla realtà e Sherlock voltò di scatto la testa verso di lui  “So quanto le volevi bene. Era una gran donna… Io davvero non capisco… Chi farebbe una cosa del genere ad un’umile infermiera?” il detective squoteva la testa con aria disgustata “Ha tutta l’aria di essere stata un’esecuzione… Roba da spie o della mafia…-Ma” ma Sherlock non ascoltava.
Mary, quella donna eccezionale, era lì, morta davanti a lui. Uccisa.
Diana non aveva più la sua dolce mamma. E John… John stava arrivando.
Non poteva vederla così, non senza di lui. 
Scese di corsa senza dire nemmeno una parola: non sapeva cosa gli avrebbe detto. Non sapeva come avrebbe reagito, ma senza ombra di dubio gli sarebbe stato accanto.
Una volta giunto  all’entrata, non dovette aspettare molto prima che John arrivasse a tutta velocità sulla sua auto. Scese lasciando in moto e i due amici corsero l’uno contro l’altro:
“Sherlock, cosa è successo??” l’espressione di John gridava pietà. Esattamente come quando lui era arrivato sulla scena del crimine, John stava suplicando Sherlock di non confermargli ciò che aveva capito. Sherlock davvero non sapeva come avrebbe potuto confermare la sua paura. Cercando le parole, tardò qualche secondo a rispondere:
“John” disse prendendogli le spalle con le mani “Al secondo piano, c’è Mary” lo trattenne, perchè lo avvertì cedere “L’hanno trovata… Morta.”
John rimase immobole, inpassibile, come se non avesse capito.
“No-Non... Non è possibile…” Sorrise disperato “Lei- lei è al lavoro… Ha chiamato, le hanno dato un turno notturno in ospedale… Mary tornerà tardi sta sera…”
A Sherlock si gelò il sangue nelle vene: come poteva dissuaderlo? Come poteva negargli quella disperata speranza?
“John, no.. Mi dispiace, mi dispiace tanto…” le lacrime inondarono i suoi occhi mentre parlava “Ma Mary non tornerà a casa… Lei- Lei è lì dentro.”
“Lì dentro?” chiese con voce rotta.
“Sì John, l’hanno uccisa, John.” Rispose lui, con le guance rigate di lacrime, annuendo con la testa sforzandosi di crederci lui stesso.
“No…” scosse la testa “No, Diana… Diana ha bisogno di lei… Non può essere… Non può essere vero!!” gridò divincolandosi dalla presa di Sherlock e correndo all’interno dell edificio.

 


Ciao a tutti! Eccomi qui di nuovo! Vi è piaciuto questo primo capitolo?? Io vi ringrazio infinitamente per aver letto fino a qui e vi chiedo cortesemente di lasciare un commento qui sotto: è molto molto importante per me ;)
Un saluto, con tanto affetto _SalvamiDaiMostri
   
 
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