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Autore: Elena_darklady    22/11/2016    0 recensioni
E se ogni volta che ci addormentiamo quelli che facciamo non fossero dei sogni? Se fossero semplicemente avventure che hanno luogo in un altra dimensione? E se questo mondo fosse in pericolo ... vi comportereste come Eleonor? D'altronde siamo in un mondo pieno di ingiustizie, dove la fantasia e la capacità di essere unici o differenti viene troncata sul nascere. I sogni non potranno che prendere le sembianze del mondo che ci circonda: in declino, monotono ed autodistruttore. Basterà qualche Ribelle a non portarlo al collasso imminente?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Nell'aria c'era profumo di autunno e le foglie danzavano nel vento seguendo la sua dolce melodia. Tutto sembrava ... diverso. Eppure non c'era niente di strano rispetto al solito, alla fin fine ottobre era iniziato da poco, eppure sembrava tutto così ... irreale.

Fu proprio dopo questi pensieri che la testa di Eleonor iniziò a ricoprirsi di ricordi e un respiro tanto cercato le fece aprire gli occhi. Le bruciava il petto. I polmoni si erano gonfiati all'improvviso e l'aria fredda era entrata come un fuoco invadendole tutto il torace. Pian piano i colori iniziarono a diventare sempre più vividi e gli occhi si riempirono di lacrime perché realizzò velocemente che ... era viva!

A quanto pare l'operazione è andata a buon fine, ma ... adesso?

La prima domanda venne naturale: dove mi trovo?

Degli alberi incombevano affianco a lei e la facevano sembrare piccola e impotente con tutte quelle foglie rosse, gialle e marroni che cadevano dolcemente ricoprendo un sentiero in terra battuta. Eleonor era proprio seduta ai piedi di uno degli alberi più alti, con le sue radici sembrava controllare ogni cosa che gli stesse attorno. Era fantastico come i colori si alternavano sugli alberi e come le piante arrampicanti si srotolavano sul tronco in modo dolce seguendo i lineamenti del muschio che dominava il corpo rugoso dell'albero. L'aria era fredda e preannunciava l'arrivo dell'inverno con piccoli soffi delicati e potenti al tempo stesso raffreddando tutto ciò che la circonda. Talvolta qualche cinguettio ricordava alla stagione fredda di aspettare nel far perdere tutte le foglie agli alberi mostrando i nidi ancora incompleti e non ancora caldi per l'inverno. Un paesaggio stupendo che faceva pensare ad un bosco incantato disperso in mezzo alle montagne.

Dove diamine sono finita? Magari è il giardino dell'ospedale ... un po' di aria fresca in ogni caso non fa mica male.

Fu proprio dopo questi pensieri che improvvisamente un mucchio di foglie le precipitarono addosso. Il mondo le cadde inaspettatamente sopra la testa e la strappò prematuramente dalla realtà. Solo dopo pochi minuti riuscì a scoprirsi da tutte quelle foglie e quando riemerse dal mucchio vide una figura slanciata scendere giù dal ramo sopra di lei ed atterrarle davanti.

Un ragazzo.

Precipitano per caso ragazzi affascinanti e muscolosi dagli alberi? Forse dovrei venire qui più spesso!

Eleonor quando lo vide la prima volta gli diede sedici anni, non di più.

Quei capelli castani e ricci ondeggiavano al vento ribelli, un taglio non troppo corto che andava a coprire con un ciuffettino il viso tanto infantile quanto pieno di orgoglio. Gli occhi erano due pezzi di cielo, che sembravano dipinti a mano. Aveva dei lineamenti semplici ma distinti che andavano a posarsi su delle labbra rosee, delicate e morbide. Il fisico era del tipico atleta con muscoli non troppo evidenti e due gambe lunghe che si piantavano per bene a terra. Il suo sguardo era magnetico e non solo pieno di fascino ma anche spavaldo e arrogante con una audace senso di sfrontatezza.

-Cosa sei? una Bambola Di Porcellana?-

- Una che? Come ti permetti di ricoprirmi di foglie in questo modo?-

- Credi di dare ordini a me? Mi sa proprio che hai sbagliato persona. Adesso sei nelle mie mani quindi dammi quella borsa che ti devo derubare.-

Eleonor rimase scioccata e non riuscì a capire esattamente cosa stava accadendo.

Ok. Potevo immaginarmi tutto tranne questo. Questo arrogante è un ladro?

-Ma chi ti credi di essere? Non ci penso neanche. -

-Scusa, che scortese, non mi sono neanche presentato: David per servirla-

David fece un breve inchino con la testa e con la mano fece un gesto di riverenza, mostrando un sorriso spavaldo e arrogante.

Ma che cosa sta accadendo? Chi è questo qui? Non riesco a capire ... Credo di essere morta, o magari sto impazzendo .. oppure sono ancora sotto l'effetto dei farmaci! Ma poi perché mi ha chiamato Bambola di Porcellana?

David dopo qualche secondo si innervosì e bruscamente tirò fuori dalla cinta un pugnale con un manico in legno semplice, voleva far capire alla ragazza che non stava scherzando per niente. Con un lancio deciso lo tirò verso di lei.

Quando Eleonor vide la lama infilarsi nel tronco a qualche centimetro dal suo orecchio conficcando il cordoncino della tracolla che portava sulla spalla tirò un urlo.

-Ma sei impazzito? ancora qualche centimetro e mi amputavi un orecchio! Oppure mi beccavi in testa e mi ammazzavi!-

-Se non la smetti di parlare potrei ripensarci.-

Con uno strattone schiodò il coltello dal tronco e strappò via la borsa aprendola freneticamente avido di qualunque cosa avrebbe trovato dentro.

-No ma tranquillo fai pure! Come no! A tutti piace essere derubati in momenti come questi! Non so neppure cosa ci faceva quella borsa vicino a me, ma tranquillo fai come se fosse tua!-

Con una mano infastidito azzittì Eleonor che cercava di protestare inutilmente. Il suo tono sarcastico non impedì certamente David di andare alla ricerca di qualche piccolo tesoro da poter rivendere al mercato dei ribelli.

-Una penna d'oca, un calamaio, una bussola, una mappa, una pagnotta e un bel sacchetto pieno di monete di valore. Bene, questa diventa mia. Aspetta un attimo ... cos'hai al collo?-

Lo sguardo dei due ragazzi si posò sul ciondolo che brillava ai riflessi della luce.

-Non ci credo! Questo è il mio ciondolo! Non pensavo di averlo al collo! Questa storia sta diventando sempre più strana ..-

David lo osservò un attimo e come se gli fosse venuto in mente un pensiero remoto con malagrazia cercò di strappare quel piccolo gioiello alla proprietaria.

-Cosa ci fa questo qui? Meglio che diventi mio -

L'incisione sulla targhetta brillava alla luce del sole e sembrava emanare un'aura benefica. L'apparenza però ingannava perché appena David cercò di sfilarlo dal collo di Eleonor la medaglietta si illuminò sbattendo il ragazzo per terra.

-Cosa è successo?!-

Eleonor rimase ammutolita. David non poté credere a ciò che era accaduto e la faccia di Eleonor poteva fargli intuire che lei era rimasta più sbalordita di lui perciò cercò di articolare una frase senza successo.

-Io ... non ... è che ... ma ..-

David guardò un attimo per terra come perso nei suoi pensieri e poi come se gli fosse venuta in mente un idea folle alzò lo sguardo su Eleonor.

-Tu. Chi sei?-

I lineamenti del ragazzo si indurirono di punto in bianco, non sembrava mostrare più lo sguardo insolente che aveva fino a pochi minuti prima.

Proprio mentre le bocca di Eleonor si aprì per andare a disegnare sul volto un espressione sofferente un allarme cominciò a suonare e qualcosa di strano iniziò ad accadere. Degli uomini armati di una pistola comparirono da terra come funghi ed accerchiarono in breve tempo i due ragazzi.

Un uomo identico a tutti gli altri apparve proprio di fronte a loro e mostrando un tesserino estratto dalla tasca mantenne l'arma puntandogliela contro.

-Infrazione regolamento 0.1, portate le mani in alto e arrendetevi.-

Eleonor con sorpresa si alzò facilmente e portò le mani alla testa e mentre David faceva lo stesso le sussurrò qualcosa.

-Sono Indignati. Al mio via inizia a correre.-

Mentre tentava di elaborare le poche parole fu colta alla sprovvista.

David prese il coltello che portava alla cinta e con un movimento svelto lo lanciò verso l'Indignato che aveva in mano il tesserino colpendolo in mezzo alla fronte. La lama si conficcò nel bel mezzo del volto dell'uomo armato e il corpo di quello strano essere si tramutò in un sasso grigio.

-Via!-

Con una mano David trascinò con se Eleonor e insieme iniziarono a correre più che poterono.

In quel momento milioni di domande cominciarono a spintonarsi cercando di farsi spazio nella testa di Eleonor facendo una confusione incredibile. Quando non era ancora ammalata faceva spesso sogni di quel genere, erano sempre un garbuglio di emozioni contrastanti e immagini e personaggi che cozzavano tra loro. Ecco, pareva proprio di essere finiti nel bel mezzo di uno di quei sogni tanto incasinati.

Ma dove diamine sono finita? Chi sono queste persone? Cosa vogliono da me?

Gli inseguitori non sembravano essere persone molto socievoli e le loro facce inquietavano paura. Vestiti di uno smoking nero, con una camicia bianca sotto e una cravatta sembrava dovessero andare ad una conferenza stampa o qualcosa di simile, sicuramente non erano gli abiti adatti da indossare per un inseguimento. Sulla testa portavano una bombetta anch'essa nera e sotto questa si potevano intravedere i capelli biondo platino che andavano a posarsi regolari sopra le orecchie e appena sopra la fronte. Tutto il resto della capigliatura era nascosta dal bizzarro cappello che li facevano assomigliare a delle Spie segrete. Il volto, era quello a far capire che non erano normali uomini d'affari. Dei visi tutti uguali, uno l'esatta fotocopia dell'altro, tutti volti troppo identici per essere considerati "umani". Gli occhi di ghiaccio, mostravano un espressione totalmente neutra, un grigio marmoreo incombeva dentro quelle iridi inespressive. I lineamenti del volto erano rigidi e non si muovevano di un muscolo come se fossero stati scolpiti e la loro composizione era paragonabile alla dura pietra. Troppa innaturalezza per essere considerati umani, correvano senza accelerare o rallentare, non sudavano, e non mostravano alcun segno di affaticamento. 

D'altro canto però Eleonor e David iniziarono a mostrare i primi cenni di stanchezza, i muscoli cominciarono a dolere e i polmoni a chiedere sempre più aria. Le gambe erano arrivate quasi all'estremo delle loro forze e il fiato fiaccato dalla debolezza veniva a mancare sempre di più.

Dentro la testa di Eleonor molte domande cominciarono a trovare risposte e la situazione iniziò ad essere più chiara ai suoi occhi, anche se non aveva ancora la più pallida idea di dove fosse finita.

Guardandosi bene notò innanzitutto di indossare i suoi abiti preferiti, il fatto le pareva piuttosto strano dato che il camice da ospedale monopolizzava ormai da mesi il suo armadio. Infatti quando si era addormentata l'ultima volta era sicura di non portarli addosso. A riscaldarla c'era il suo amato felpone della Napapijri blu. Fu solo un anno prima, il giorno di Natale quando si ritrovò un grosso pacchetto color verde muschio sotto l'albero con la scritta –Da Papà- . Era la prima volta che suo padre le faceva un regalo senza chiederle un consiglio e proprio per questo motivo lo aveva stretto a se come un tesoro prezioso. Quel pensiero sembrava essere vecchio di secoli, non pareva neppure vero che fosse passato solo un anno. Persino i suoi pantacollant blu notte le sembravano un acquisto troppo lontano anche se risalivano solamente al giorno del suo compleanno. Quel mese di gennaio era stato piuttosto freddo e quei pantaloni tanto leggeri affiancati ad un paio di scarpe sportive della Adidas erano state la promessa di una calda primavera. Non riusciva a comprendere la motivazione per cui indossava i suoi amati vestiti, era ormai da mesi che non faceva altro che tenere su un orrendo pigiama bianco che puzzava di ospedale e medicine! Ma non era l'unica stranezza che notò. Il suo corpo era ritornato in forza, come quando non era ancora ammalata! I muscoli sembravano più preparati ed elastici del solito, come quando si allenava tanto prima delle gare e notava la presenza appena accennata degli addominali e dei bicipiti allo specchio vantandosi del suo corpo perfetto. Infine mentre correva notò con stupore ed entusiasmo che i suoi amati capelli erano tornati! Erano quelli di sempre, anzi, erano perfino diventati più lunghi e morbidi che mai splendendo alla luce del sole e arricciandosi al contatto con l'umidità. 

Non riusciva a credere a ciò che stava succedendo, tutto era troppo strano e il suo corpo e i suoi capelli ne erano la prova. Pareva che i suoi muscoli non avessero perso un solo allenamento e in realtà aveva passato sei mesi di completa inattività degenerativa che l'avevano portata a non riuscire neppure a scendere dal letto! E che dire dei suoi capelli? Non era fisicamente possibile che la sua chioma fosse così lunga e folta dopo appena qualche giorno! 

Tutto ciò non ha senso ... Dove diavolo sono finita? Perché è tutto così strano? Sono troppe le cose che non quadrano qua. Voglio vederci chiaro.

Fu uno strattone proveniente dalla mano di David a riscuoterla. Il ragazzo si accorse che Eleonor era sovrappensiero così le prese la mano in modo brusco e con un cenno le mostrò un carretto appena qualche metro da loro che stava viaggiando tranquillamente. Probabilmente i due asini che trainavano il carro erano appena partiti perche andavano ad un velocità facilmente raggiungibile.

Un colpo di fortuna da non perdere!

Con un piccolo sforzo i due ragazzi si aggrapparono al legno del mezzo e non senza fatica si buttarono fra la paglia. Solo dopo aver sentirono il carretto accelerare si concessero un attimo di respiro. 

   
 
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