- I’ll
find it out
- Vino, insalata ed ospitalità
- Sbuffai. Fu l’unica cosa
che riuscii a fare, visto che ero confinata nella mia cucina a preparare
qualcosa di decente. Davvero, in tutto quel tempo che avevo vissuto in America
non ero riuscita ad abituarmi a quel cibo-spazzatura che mangiavano loro. La
pizza era tremenda. La pasta una tragedia. Soluzione: importare. T U T T O.
- “Come andiamo, qui?” mi
si avvicinò Orlando, sorridendo. Lo guardai: si era cambiato. Era bello che
pronto. Io? Io stavo con i capelli legati alla bell’e meglio e le mie gambe
minacciavano di dare forfait.
Ringhiai. “Come siamo carini questa sera. Posso servirle qualcosa, signore?” - “Magari un aperitivo,
niente di troppo alcolico, grazie” rispose lui, sorridendo apertamente. E
certo, adesso mi metto pure la crestina bianca da colf!
- “Vedi dove devi andare,
coso”
- “Ma tu sbraiti sempre?”
chiese lui, sogghignando.
“No, solo quando devo evitare di tirare una padellata in faccia a Orlando Bloom. Ah, Orlando Bloom, la padella è bollente” - “Ricevuto”
- Un po’ di meritato
silenzio.
- “GEEENTEEE, SON QUiii!”
- O forse no.
- “Dominic” sorrisi,
avvicinandomi a lui. Forse intuì che avevo in mente qualcosa; povero stupido,
non aveva i riflessi pronti. “Ti affido la preparazione della cena”
- Riuscii a guadagnarmi l’occhiata
allucinata dell’interessato, più lo sguardo fulminante di Orli.
- “Paura, eh?” chiesi,
guardandoli. “No, condite l’insalata. E che sia buona”
- Non so se fu perché avevo
in mano un cucchiaio di legno dall’aria minacciosa, o semplicemente perché
dovevo avere un’aria terrificante, mi ascoltarono senza ribattere.
- “E apparecchiate”
ordinai, scrutandoli.
- “Sissignora”
- Salii nella mia stanza,
chiedendomi per quale motivo volessi mettere fine alla vita mia, di Johnny Depp
e Keira Knightley, visto l’alto rischio di avvelenamento.
- “Spero per voi che
abbiate fatto quello che vi ho detto, Cric e Croc”
- Entrai in salotto
aspettandomi di vedere i due idioti che litigavano con quelle strane cose
chiamate ‘sale’, ‘olio’, ‘aceto’ e compagnia bella.
- ‘Sorpresa’ non è esatto.
‘Sorpresa’ è banale. Avere Amore che sfoglia uno dei tuoi libri, comodamente
seduto sul tuo divano non è banale.
- Amore, o Eros, o come vi
pare, indossava una camicia bianca. Amore indossava i jeans. Amore mi
sorrideva.
- Smettila di sorridere,
idiota, non c’è niente di divertente o piacevole in questa situazione, visto
che mi sento uno stupido uomo che non si sa controllare. E io sono una donna. D
O N N A. Accidenti a te.
- “Hei” sorrisi anch’io,
cercando di essere disinvolta “Dove sono gli altri?”
- “Sono fuori. A fare
danni. Questioni di ordinaria amministrazione”
- Ma sì, come no.
- “Cosa leggevi?” chiesi,
cercando ogni possibile argomento di conversazione.
- “Oh, davo un’occhiata”
mostrò la mia copia de ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’.
- “L’hai letto?” chiesi,
speranzosa. Se dice di sì, è veramente perfetto. Se dice di no… be’, nessuno è
perfetto.
- “Ssss- diciamo di sì”
- “Diciamo?” ripetei,
avvicinandomi.
- La simpatica vocina di
Orlando giunse dal terrazzo.
“HO FAAAAMEEEEE” - Alzai gli occhi al cielo,
poi guardai Johnny, sospirando.
- “Andiamo, va’”
- “Orlando, è la seconda
volta che penso questa cosa. NON SONO LA TUA CAMERIERA PERSONALE!”
- Lo scappellotto che gli
arrivò sul collo fu una grande soddisfazione. Keira e Dominic scoppiarono a
ridere, mentre Johnny prendeva posto; vicino a me.
- “Dai, Cee, non te la
prendere!”
- “Come no, signore, sono
al vostro servizio”
- “Lo sai che non ti ci
vedrei male?”
- E visto che Cric parla,
parla anche Croc.
- “Be’, con quella mise
nera, la gonna corta, la crestina bianca… AHIA!”
- Secondo scappellotto. Più
forte.
- “Idiota, taci”
- “Che buono!” esclamò
Keira, assaggiando la pasta.
- “Ha proprio ragione,
Cecilia!” annuì Johnny.
- Ero abituata al divorare
di Dominic e Orlando… ma chi se l’aspettava che quel ben di Dio di Johnny Depp
si abbuffasse come… no, non mi viene nessun paragone.
- “Evo pfopfio Ife -he
on-ovfdo” fece Orlando, mostrando tutto quello che aveva in bocca.
- “Che. Schifo” io e Keira
parlammo precisamente insieme.
- Dominic continuò a
mangiare, mentre Johnny rideva, osservando le nostre facce. Effettivamente
dovevamo avere delle espressioni divertenti, ma la visione della mia pasta…
ehm… trasformata…
- “Puoi ripetere quello che
hai detto, cafone che non sei altro?” chiesi, bevendo un po’ di vino.
- “Che simpatica” commentò Dominic,
prendendo altro cibo.
- “Che mangione” ribattei.
- “Io posso permettermelo”
“Avevo sentito dire che ti avevano affidato la parte di Moby Dick, ma non credevo avresti cominciato così presto a prepararti…” - “Aha, che battuta”
“Ma non era una battuta” - “La finite?” s’intromise
Keira, alzando gli occhi al cielo.
- “CHE SCHIFO!”
- Sputai l’insalata nel
piatto.
“CHE CAVOLO CI AVETE MESSO?” - Guardai Dominic e Orlando, che mi guardavano a loro
volta, impauriti.
“Quello che hai detto tu” mormorò Dominic, scrutando attentamente l’insalatiera. - “Speravo che aveste
un po’ di criterio. Un po’ d’olio e un po’ di sale, non olio, sale e qualche
foglia d’insalata!” mi lamentai, esasperata. Keira affondò la forchetta nell’insalatiera
e fece sguazzare una foglia d’insalata nelle due dita d’olio.
- “Dieta
mediterranea, eh?”
- “Ragazzi” borbottò
Johnny, stiracchiandosi “mi arrendo. Sono ufficialmente sazio”
Gli puntai due dita nella pancia piatta, facendolo sobbalzare. - “In effetti sta’
attento: qualche bottone sta per volare” lo presi in giro, ghignando.
- “Non puoi fare
queste cose a tradimento! Già ho messo due chili solo con questa cena, mi sta
anche venendo sonno e sono decisamente brillo”
- “Sì, l’avevo
sospettato, ma avevo supposto che le tre bottiglie di vino fossero evaporate…”
- “Che tirchia, che
sei”
- “Mica per quello!”
- “Allora lo ammetti,
che mi hai fatto ubriacare per portarmi a letto!”
- “Oh, mio Dio, mi
hai scoperta! E ora che ne sarà di me? La mia vita non ha senso se non posso
farti ubriacare e portarti a letto!”
- Un colpetto di
tosse mi distolse dal mio melodramma. Mi voltai verso i tre cretini, che ci
fissavano con un sorrisetto malizioso.
- Alzai gli occhi al
cielo e Johnny batté sul tempo.
- “Che c’è? Non si
può neanche più scherzare?”
- Santo Johnny, protettore di Cecilia, sia santificato
il tuo nome…
- “Certo, certo”
disse Orlando, sorridendo ed alzandosi; barcollava un po’ troppo per i miei
gusti “Scherzate pure…”
- “Dove andate?”
chiesi sospettosa, vedendo che Keira lo seguiva.
- “Devo farle leggere
una cosa su uno dei tuoi libri…” spiegò Orlando, come se fosse ovvio.
- Ceeeerto, come no! Uno non riesce a fare due passi
dritto ma riesce a leggere e ad intrattenere una conversazione intellettuale…
- Lasciai perdere. Quella
giornata mi aveva seriamente uccisa. Mi sentivo le gambe… anzi, non mi sentivo
le gambe, il che, forse, era peggio. E iniziava a girarmi la testa, ma questo
era un provabilissimo effetto del vino. Il pensiero di lavare i piatti non mi
sfiorò nemmeno, ero davvero troppo stanca per sistemare casa. Non appena
fossero andati via, mi sarei buttata a peso morto sul letto e sarei andata in
coma.
- Dominic si alzò. E
questo non mi piacque. Perché se Dominic si alzava, con la scusa di telefonare,
io rimanevo fuori, sola, con Santo Johnny. E io non volevo rimanere sola con
Santo Johnny. Non sapevo cosa il vino mi avrebbe costretta a dire; anzi, la
verità era che anche da sobria avrei sparato tante di quelle stupidaggini… e
poi mi metteva in soggezione. Mi faceva ricordare cose che avevo seppellito
nella memoria, pensieri che non volevo e non dovevo avere. Sinceramente, Santo
Johnny era l’unica cosa di cui non avevo bisogno; né lui né nessun uomo.
- “Credo…” disse lui,
voltandosi a guardarmi. Trovai molto interessante il mio bicchiere di vino e la
mia forchetta e i disegnini della mia maglia… “che vogliano lasciarci soli…”
- Mi voltai verso di
lui così velocemente che il collo mi fece gemere per il dolore –assolutamente antipoetico
e antiromantico-.
- Risi, ma quella
risata suonò veramente troppo falsa. Neanche se avesse voluto far finta di
credere che ridessi, sarebbe sembrato… oh, che discorso contorto!
- “Figurati” dissi,
alzando le spalle.
- Lui mi guardò.
- “Non oserebbero…”
- Sollevò un
sopracciglio.
- “Per quale motivo,
poi?”
- Che quell’uscita me
la potevo risparmiare lo pensammo entrambi. Sta di fatto che la mia abilità di
oratrice troncò la conversazione e fece scendere un silenzio veramente pesante.
A volte, i silenzi sono piacevoli. Be’, con lui no. Lui mi faceva pensare. E,
ripeto, non dovevo pensare.
- “Sai” cominciai,
abbassando lo sguardo “il fatto è che credo abbiano fatto quello…”
- “Cosa?” m’interruppe
“lasciarci soli?”
- “Sì, quello” replicai, secca, tra i denti “è
che Orlando… lui non sopporta di vedermi sola”
- Oddio, ma che
dicevo? Maledetto vino, maledetto alcool. Parlavo a sproposito. Conversazioni da
evitare e io mi ci buttavo a capofitto.
- “Che egocentrica
che sei” commentò Johnny, scoppiando a ridere.
- Lo guardai, senza
capire.
- “Prego?”
- “Non potrebbe
essere per me?”
- A quel punto fu
impossibile trattenersi, così scoppiai a ridere senza ritegno, appoggiandomi al
tavolo per mantenere l’equilibrio.
- “Hei, che c’è da
ridere?” chiese Johnny, offeso.
- “N-niente… no, non
ce la faccio…” farfugliai, serrando le labbra per contenermi. “So che niente è
impossibile e questo non sarebbe impossibile; ma altamente improbabile, sì. Tu,
che non riesci a trovare una donna?”
- “Non potrebbe
essere? Forse è più difficile trovare qualcuno per me che non per te”
- “Io non voglio
qualcuno. Preferisco essere sola, sotto quel punto di vista”
- “La vita da single
sarà anche divertente, ma…”
Lo interruppi, guardandolo negli occhi. Quegli occhi erano un’arma a doppio taglio… - “Sappiamo entrambi
che la vita da single non piace a nessuno. Alla lunga, stufa”
- Lui sorrise e si
avvicinò.
- “Sei stata tu a
dire che preferisci stare da sola”
- Già, l’avevo detto
io. Già…
- “Non fare troppo
caso a quello che dico” feci con leggerezza, alzandomi “il vino fa male a te
come fa male a me”
- Scappai in salotto.
Era una fuga bella e buona, dichiarata e clamorosa.
Come si suol dire: non l’avessi mai fatto. - Orlando, steso sul
divano, con la bocca spalancata e un russare leggero che mi fece ridere; Keira,
appoggiata a lui, con la testa sul suo petto, come in un film. Ebbi il serio e
fortissimo istinto di scattare una foto, per quanto erano dolci quei due. Poi
il russare di Dominic mi fece ridere nuovamente: era accasciato sullo sgabello
della cucina, in una posizione tutt’altro che naturale.
- “Oh”
- Mi voltai verso
Bronzo-Di-Riace e alzai un sopracciglio; sembrava avesse messo da parte la mia
fuga clamorosa.
- “Oh?” chiesi,
divertita.
- “E adesso chi
guida?”
- Oh. OH. OH!
- “O. Mio. Dio”
ringhiai, sottovoce.
- “Hai proprio
ragione”
- No. Non stava
succedendo. Non poteva succedere. Io cercavo di tenere alla larga ogni fonte di
problemi –detta anche ‘uomo attraente’- e Orlando me li portava in casa e me li
lasciava pure a dormire.
- “Però sono carini”
commentò lui, sorridendo. Lo fulminai con gli occhi e lui cancellò quell’espressione
beata (o beota, se volete).
- “Ecco. Bravo”
- Aprii la porta e
accesi la luce.
- “Se ti va bene, la
tua camera” sospirai, mostrandogli la stanza. Lui si voltò verso di me.
- “Se me lo dici con
quella faccia, meglio che dormo in macchina”
- Mi stupii. Aveva
notato la mia distanza, la mia durezza, il mio allegrissimo umore e i miei
concilianti pensieri. Volevo tornare bambina, quando tutti questi problemi non
me li facevo.
- “No, è che… te lo
dico molto sinceramente, che una situazione del genere la dovrei evitare”
- “Come mai?”
- Discreto, devo dire.
- “Questioni
personali” tagliai corto.
- “Se hanno tentato
di stuprarti, giuro che non voglio saltarti addosso o cose del genere…”
- Scoppiai a ridere e
mi tappai la bocca per non svegliare i tre deficienti.
- Johnny assunse una
faccia buffa e arrabbiata.
- “M-ma che vai a
pensare?”
- “Che stronza che
sei!”
- “No, scusami,
veramente! È che sembravi così serio… comunque non ho ricevuto né violenze
fisiche, né psicologiche. Un giorno, forse, ti racconterò… diciamo che c’entra
con le preoccupazioni di Orlando…”
- Mi avviai verso la
mia camera.
- “Sul fatto che non
vuole che tu rimanga sola?”
- “Buonanotte, Johnny”
- “Tanto lo scopro”
“Sogni d’oro”
- Allora.
- È inutile che mi scusi
per il ritardo, mi odio già abbastanza da sola. È un periodo difficile, la
scuola è sempre lì che pressa, la mia vita privata è un degenero totale, quindi…
- Vorrei solo dire
qualcosa.
- Johnny e Cecilia sono
due persone. E qui ci siamo. Ma, come avrete notato in questo capitolo, hanno
una miriade di difetti, e penso di averlo evidenziato, soprattutto qui.
- Sono essenzialmente
egoisti e concentrati su sé stessi, perciò gli sviluppi tra di loro sono
complicati. Sono anche bambini, negli atteggiamenti, ma questo dipende da i
trascorsi di ognuno di loro.
- Io stessa li giudico
male, ma sono umani e hanno i loro difetti.
- E dopo questa premessa,
anzi, post-messa…
- Ringrazio i lettori
silenziosi.
- Coloro che hanno messo
questa storia tra i preferiti e/o tra le fiction seguite.
- E le meraviglie che
recensiscono.
- Summerbest:
ti ringrazio infinitamente per i complimenti, sono contenta che ti abbia fatto
ridere. E… sì, decisamente si sbava per Johnny. Spero di divertirti ancora.
- Ramona37:
be’, eccoci con il continuo –finalmente-. Spero di aver soddisfatto la tua
curiosità. Un bacione.
- Dogma:
eh, sì, Keira e Orli se la passano bene e la cena sul terrazzo… be’, hai potuto
leggere, no? Ho cercato di essere elettrifrizzante –per citarti- anche qui =) spero
di esserlo stata. Un bacio grande.
- Thiliol:
non mi ci far pensare, che ci sarà qualcuna che beatamente vive tra Orlandi,
Roberti, Keire e compagnia bella… anche se avrebbe tutto il mio sostegno, visto
che sarebbe una normale. Sì, comunque, il terremoto mi ha scossa parecchio, in
tutti i sensi. E poi non è che io sia una persona costante, perciò si spiega il
ritardo abnorme. xD spero di essermi, comunque, fatta perdonare con questo
capitolo. Un bacione enorme.
- Elvi92:
sono veramente contenta di averti fatta ridere così tanto; spero, allora, di
aver fatto lo stesso con questo capitolo. Un bacio.
- Sara:
ma figurati, se tu recensisci tardi, io che aggiorno ogni morte di Papa, che
dovrei fare? Dovrei lapidarmi da sola… no, guarda, io ero un po’ dubbiosa, ma
siccome sono innamorata della coppia Will/Elizabeth, Keira l’abbiamo bella che
sistemata. E alla fine, Cecilia, a parte l’insalata rovinata e i battibecchi
con l’Homo Veramens Gnoccus, è ancora viva. Anche se ho cercato di mostrare un
po’ più i sentimenti, forse a discapito del lato comico, esagerando anche con i
difetti, ma per renderli un po’ più umani. Nun zò… comunque, cara, spero che ti
piaccia questo capitolo. Un abbraccio forte.
- Cecilia:
sì, tu, l’originale, quella in carne e ossa xD spero sempre di portare onore al
tuo nome, con questa storia, ma mi sa che fallisco miseramente. E no, non sei
banale se mi dici che ti ho fatta ridere, ma anch’io credo poco ai complimenti,
più che altro perché ho un’autostima che farebbe ridere anche Zeta la formica,
ecco perché. E poi Daiana è scema che non crede ai complimenti, io sono
realista, lei se li merita tutti, io i vostri no… siete sempre troppo buone…
comunque, ecco la scena del terrazzo della tua omonima evidentemente più
fortunata di tutte noi… un abbraccio enorme, Cee.
- Daiana:
non so mai né cosa scrivere nelle recensioni, né cosa risponderti! No, tesoro,
sono incredibilmente ritardataria e non me ne esco con dei capolavori, perciò
non dire che posso prendermi… vabbè, già immagino la tua reazione, quindi evito
xD ho cercato, comunque, di rendere Cecilia –ma anche Johnny- un po’ meno
banale e anche se tu pensi che non lo sia, ci ho provato lo stesso. Poi tu dici
a me, che sarei capace di donare un sorriso? E io che non riesco neanche a
farti capire quello che significano le tue parole per me, riuscirei a donarti
un sorriso? Mi fa immensamente piacere che tu me lo dica, ma stento a crederci,
veramente. Perché è il contrario, perché sei tu quella speciale. Ma tanto
questo discorso lo portiamo avanti da quando abbiamo cominciato a sentirci su
messenger, inizia ad essere un po’ stantìo. Perciò ti dico solo che ti voglio
bene. Vorrei dedicarti questo capitolo, giusto per dedicarti qualcosa, ma ti ho
già dedicato tutta la storia, perciò…
- Love you, come what may, till the end.
- Fede