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Autore: ladyvonmark    17/05/2009    10 recensioni
"Siamo andati tutti a scuola -almeno, si spera-. Anche i personaggi
famosi. Anche loro hanno dei compagni di liceo ai quali si sono legati.
Compagni estranei al mondo di Hollywood.
Cecilia Ariani ha 31 anni, è per metà inglese e
per metà italiana. E vive in America -una ragazza
international, insomma-. Ha frequentato il liceo in Inghilterra e,
guarda caso, è finita nella stessa classe di un ragazzo di
nome Orlando Bloom. Chissà chi è questo tizio,
direte voi -notare vena ironica-. Sempre più per caso, i due
sono molto amici. E Cecilia inizia a conoscere qualche amico di
Orlando..."
Prima fanfiction che pubblico -dedicata alla mia androgina Dod XD-.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5° vero
I’ll find it out
Vino, insalata ed ospitalità
Sbuffai. Fu l’unica cosa che riuscii a fare, visto che ero confinata nella mia cucina a preparare qualcosa di decente. Davvero, in tutto quel tempo che avevo vissuto in America non ero riuscita ad abituarmi a quel cibo-spazzatura che mangiavano loro. La pizza era tremenda. La pasta una tragedia. Soluzione: importare. T U T T O.
“Come andiamo, qui?” mi si avvicinò Orlando, sorridendo. Lo guardai: si era cambiato. Era bello che pronto. Io? Io stavo con i capelli legati alla bell’e meglio e le mie gambe minacciavano di dare forfait.
Ringhiai. “Come siamo carini questa sera. Posso servirle qualcosa, signore?”
“Magari un aperitivo, niente di troppo alcolico, grazie” rispose lui, sorridendo apertamente. E certo, adesso mi metto pure la crestina bianca da colf!
“Vedi dove devi andare, coso”
“Ma tu sbraiti sempre?” chiese lui, sogghignando.
“No, solo quando devo evitare di tirare una padellata in faccia a Orlando Bloom. Ah, Orlando Bloom, la padella è bollente”
“Ricevuto”
Un po’ di meritato silenzio.
“GEEENTEEE, SON QUiii!”
O forse no.
“Dominic” sorrisi, avvicinandomi a lui. Forse intuì che avevo in mente qualcosa; povero stupido, non aveva i riflessi pronti. “Ti affido la preparazione della cena”
Riuscii a guadagnarmi l’occhiata allucinata dell’interessato, più lo sguardo fulminante di Orli.
“Paura, eh?” chiesi, guardandoli. “No, condite l’insalata. E che sia buona”
Non so se fu perché avevo in mano un cucchiaio di legno dall’aria minacciosa, o semplicemente perché dovevo avere un’aria terrificante, mi ascoltarono senza ribattere.
“E apparecchiate” ordinai, scrutandoli.
“Sissignora”
Salii nella mia stanza, chiedendomi per quale motivo volessi mettere fine alla vita mia, di Johnny Depp e Keira Knightley, visto l’alto rischio di avvelenamento.
 
“Spero per voi che abbiate fatto quello che vi ho detto, Cric e Croc”
Entrai in salotto aspettandomi di vedere i due idioti che litigavano con quelle strane cose chiamate ‘sale’, ‘olio’, ‘aceto’ e compagnia bella.
‘Sorpresa’ non è esatto. ‘Sorpresa’ è banale. Avere Amore che sfoglia uno dei tuoi libri, comodamente seduto sul tuo divano non è banale.
Amore, o Eros, o come vi pare, indossava una camicia bianca. Amore indossava i jeans. Amore mi sorrideva.
Smettila di sorridere, idiota, non c’è niente di divertente o piacevole in questa situazione, visto che mi sento uno stupido uomo che non si sa controllare. E io sono una donna. D O N N A. Accidenti a te.
“Hei” sorrisi anch’io, cercando di essere disinvolta “Dove sono gli altri?”
“Sono fuori. A fare danni. Questioni di ordinaria amministrazione”
Ma sì, come no.
“Cosa leggevi?” chiesi, cercando ogni possibile argomento di conversazione.
“Oh, davo un’occhiata” mostrò la mia copia de ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’.
“L’hai letto?” chiesi, speranzosa. Se dice di sì, è veramente perfetto. Se dice di no… be’, nessuno è perfetto.
“Ssss- diciamo di sì”
“Diciamo?” ripetei, avvicinandomi.
La simpatica vocina di Orlando giunse dal terrazzo.
“HO FAAAAMEEEEE”
Alzai gli occhi al cielo, poi guardai Johnny, sospirando.
“Andiamo, va’”
 
“Orlando, è la seconda volta che penso questa cosa. NON SONO LA TUA CAMERIERA PERSONALE!”
Lo scappellotto che gli arrivò sul collo fu una grande soddisfazione. Keira e Dominic scoppiarono a ridere, mentre Johnny prendeva posto; vicino a me.
“Dai, Cee, non te la prendere!”
“Come no, signore, sono al vostro servizio”
“Lo sai che non ti ci vedrei male?”
E visto che Cric parla, parla anche Croc.
“Be’, con quella mise nera, la gonna corta, la crestina bianca… AHIA!”
Secondo scappellotto. Più forte.
“Idiota, taci”
 
“Che buono!” esclamò Keira, assaggiando la pasta.
“Ha proprio ragione, Cecilia!” annuì Johnny.
Ero abituata al divorare di Dominic e Orlando… ma chi se l’aspettava che quel ben di Dio di Johnny Depp si abbuffasse come… no, non mi viene nessun paragone.
“Evo pfopfio Ife -he on-ovfdo” fece Orlando, mostrando tutto quello che aveva in bocca.
“Che. Schifo” io e Keira parlammo precisamente insieme.
Dominic continuò a mangiare, mentre Johnny rideva, osservando le nostre facce. Effettivamente dovevamo avere delle espressioni divertenti, ma la visione della mia pasta… ehm… trasformata…
“Puoi ripetere quello che hai detto, cafone che non sei altro?” chiesi, bevendo un po’ di vino.
“Che simpatica” commentò Dominic, prendendo altro cibo.
“Che mangione” ribattei.
“Io posso permettermelo”
“Avevo sentito dire che ti avevano affidato la parte di Moby Dick, ma non credevo avresti cominciato così presto a prepararti…”
“Aha, che battuta”
“Ma non era una battuta”
“La finite?” s’intromise Keira, alzando gli occhi al cielo.
 
“CHE SCHIFO!”
Sputai l’insalata nel piatto.
“CHE CAVOLO CI AVETE MESSO?”
Guardai Dominic e Orlando, che mi guardavano a loro volta, impauriti.
“Quello che hai detto tu” mormorò Dominic, scrutando attentamente l’insalatiera.
“Speravo che aveste un po’ di criterio. Un po’ d’olio e un po’ di sale, non olio, sale e qualche foglia d’insalata!” mi lamentai, esasperata. Keira affondò la forchetta nell’insalatiera e fece sguazzare una foglia d’insalata nelle due dita d’olio.
“Dieta mediterranea, eh?”
 
“Ragazzi” borbottò Johnny, stiracchiandosi “mi arrendo. Sono ufficialmente sazio”
Gli puntai due dita nella pancia piatta, facendolo sobbalzare.
“In effetti sta’ attento: qualche bottone sta per volare” lo presi in giro, ghignando.
“Non puoi fare queste cose a tradimento! Già ho messo due chili solo con questa cena, mi sta anche venendo sonno e sono decisamente brillo”
“Sì, l’avevo sospettato, ma avevo supposto che le tre bottiglie di vino fossero evaporate…”
“Che tirchia, che sei”
“Mica per quello!”
“Allora lo ammetti, che mi hai fatto ubriacare per portarmi a letto!”
“Oh, mio Dio, mi hai scoperta! E ora che ne sarà di me? La mia vita non ha senso se non posso farti ubriacare e portarti a letto!”
Un colpetto di tosse mi distolse dal mio melodramma. Mi voltai verso i tre cretini, che ci fissavano con un sorrisetto malizioso.
Alzai gli occhi al cielo e Johnny batté sul tempo.
“Che c’è? Non si può neanche più scherzare?”
Santo Johnny, protettore di Cecilia, sia santificato il tuo nome…
“Certo, certo” disse Orlando, sorridendo ed alzandosi; barcollava un po’ troppo per i miei gusti “Scherzate pure…”
“Dove andate?” chiesi sospettosa, vedendo che Keira lo seguiva.
“Devo farle leggere una cosa su uno dei tuoi libri…” spiegò Orlando, come se fosse ovvio.
Ceeeerto, come no! Uno non riesce a fare due passi dritto ma riesce a leggere e ad intrattenere una conversazione intellettuale…
Lasciai perdere. Quella giornata mi aveva seriamente uccisa. Mi sentivo le gambe… anzi, non mi sentivo le gambe, il che, forse, era peggio. E iniziava a girarmi la testa, ma questo era un provabilissimo effetto del vino. Il pensiero di lavare i piatti non mi sfiorò nemmeno, ero davvero troppo stanca per sistemare casa. Non appena fossero andati via, mi sarei buttata a peso morto sul letto e sarei andata in coma.
Dominic si alzò. E questo non mi piacque. Perché se Dominic si alzava, con la scusa di telefonare, io rimanevo fuori, sola, con Santo Johnny. E io non volevo rimanere sola con Santo Johnny. Non sapevo cosa il vino mi avrebbe costretta a dire; anzi, la verità era che anche da sobria avrei sparato tante di quelle stupidaggini… e poi mi metteva in soggezione. Mi faceva ricordare cose che avevo seppellito nella memoria, pensieri che non volevo e non dovevo avere. Sinceramente, Santo Johnny era l’unica cosa di cui non avevo bisogno; né lui né nessun uomo.
“Credo…” disse lui, voltandosi a guardarmi. Trovai molto interessante il mio bicchiere di vino e la mia forchetta e i disegnini della mia maglia… “che vogliano lasciarci soli…”
Mi voltai verso di lui così velocemente che il collo mi fece gemere per il dolore –assolutamente antipoetico e antiromantico-.
Risi, ma quella risata suonò veramente troppo falsa. Neanche se avesse voluto far finta di credere che ridessi, sarebbe sembrato… oh, che discorso contorto!
“Figurati” dissi, alzando le spalle.
Lui mi guardò.
“Non oserebbero…”
Sollevò un sopracciglio.
“Per quale motivo, poi?”
Che quell’uscita me la potevo risparmiare lo pensammo entrambi. Sta di fatto che la mia abilità di oratrice troncò la conversazione e fece scendere un silenzio veramente pesante. A volte, i silenzi sono piacevoli. Be’, con lui no. Lui mi faceva pensare. E, ripeto, non dovevo pensare.
“Sai” cominciai, abbassando lo sguardo “il fatto è che credo abbiano fatto quello…”
“Cosa?” m’interruppe “lasciarci soli?”
“Sì, quello” replicai, secca, tra i denti “è che Orlando… lui non sopporta di vedermi sola”
Oddio, ma che dicevo? Maledetto vino, maledetto alcool. Parlavo a sproposito. Conversazioni da evitare e io mi ci buttavo a capofitto.
“Che egocentrica che sei” commentò Johnny, scoppiando a ridere.
Lo guardai, senza capire.
“Prego?”
“Non potrebbe essere per me?”
A quel punto fu impossibile trattenersi, così scoppiai a ridere senza ritegno, appoggiandomi al tavolo per mantenere l’equilibrio.
“Hei, che c’è da ridere?” chiese Johnny, offeso.
“N-niente… no, non ce la faccio…” farfugliai, serrando le labbra per contenermi. “So che niente è impossibile e questo non sarebbe impossibile; ma altamente improbabile, sì. Tu, che non riesci a trovare una donna?”
“Non potrebbe essere? Forse è più difficile trovare qualcuno per me che non per te”
“Io non voglio qualcuno. Preferisco essere sola, sotto quel punto di vista”
“La vita da single sarà anche divertente, ma…”
Lo interruppi, guardandolo negli occhi. Quegli occhi erano un’arma a doppio taglio…
“Sappiamo entrambi che la vita da single non piace a nessuno. Alla lunga, stufa”
Lui sorrise e si avvicinò.
“Sei stata tu a dire che preferisci stare da sola”
Già, l’avevo detto io. Già…
“Non fare troppo caso a quello che dico” feci con leggerezza, alzandomi “il vino fa male a te come fa male a me”
Scappai in salotto. Era una fuga bella e buona, dichiarata e clamorosa.
Come si suol dire: non l’avessi mai fatto.
Orlando, steso sul divano, con la bocca spalancata e un russare leggero che mi fece ridere; Keira, appoggiata a lui, con la testa sul suo petto, come in un film. Ebbi il serio e fortissimo istinto di scattare una foto, per quanto erano dolci quei due. Poi il russare di Dominic mi fece ridere nuovamente: era accasciato sullo sgabello della cucina, in una posizione tutt’altro che naturale.
“Oh”
Mi voltai verso Bronzo-Di-Riace e alzai un sopracciglio; sembrava avesse messo da parte la mia fuga clamorosa.
“Oh?” chiesi, divertita.
“E adesso chi guida?”
Oh. OH. OH!
“O. Mio. Dio” ringhiai, sottovoce.
“Hai proprio ragione”
No. Non stava succedendo. Non poteva succedere. Io cercavo di tenere alla larga ogni fonte di problemi –detta anche ‘uomo attraente’- e Orlando me li portava in casa e me li lasciava pure a dormire.
“Però sono carini” commentò lui, sorridendo. Lo fulminai con gli occhi e lui cancellò quell’espressione beata (o beota, se volete).
“Ecco. Bravo”
 
Aprii la porta e accesi la luce.
“Se ti va bene, la tua camera” sospirai, mostrandogli la stanza. Lui si voltò verso di me.
“Se me lo dici con quella faccia, meglio che dormo in macchina”
Mi stupii. Aveva notato la mia distanza, la mia durezza, il mio allegrissimo umore e i miei concilianti pensieri. Volevo tornare bambina, quando tutti questi problemi non me li facevo.
“No, è che… te lo dico molto sinceramente, che una situazione del genere la dovrei evitare”
“Come mai?”
Discreto, devo dire.
“Questioni personali” tagliai corto.
“Se hanno tentato di stuprarti, giuro che non voglio saltarti addosso o cose del genere…”
Scoppiai a ridere e mi tappai la bocca per non svegliare i tre deficienti.
Johnny assunse una faccia buffa e arrabbiata.
“M-ma che vai a pensare?”
“Che stronza che sei!”
“No, scusami, veramente! È che sembravi così serio… comunque non ho ricevuto né violenze fisiche, né psicologiche. Un giorno, forse, ti racconterò… diciamo che c’entra con le preoccupazioni di Orlando…”
Mi avviai verso la mia camera.
“Sul fatto che non vuole che tu rimanga sola?”
“Buonanotte, Johnny”
“Tanto lo scopro”
“Sogni d’oro”
 
Allora.
È inutile che mi scusi per il ritardo, mi odio già abbastanza da sola. È un periodo difficile, la scuola è sempre lì che pressa, la mia vita privata è un degenero totale, quindi…
Vorrei solo dire qualcosa.
Johnny e Cecilia sono due persone. E qui ci siamo. Ma, come avrete notato in questo capitolo, hanno una miriade di difetti, e penso di averlo evidenziato, soprattutto qui.
Sono essenzialmente egoisti e concentrati su sé stessi, perciò gli sviluppi tra di loro sono complicati. Sono anche bambini, negli atteggiamenti, ma questo dipende da i trascorsi di ognuno di loro.
Io stessa li giudico male, ma sono umani e hanno i loro difetti.
E dopo questa premessa, anzi, post-messa…
Ringrazio i lettori silenziosi.
Coloro che hanno messo questa storia tra i preferiti e/o tra le fiction seguite.
E le meraviglie che recensiscono.
Summerbest: ti ringrazio infinitamente per i complimenti, sono contenta che ti abbia fatto ridere. E… sì, decisamente si sbava per Johnny. Spero di divertirti ancora.
Ramona37: be’, eccoci con il continuo –finalmente-. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. Un bacione.
Dogma: eh, sì, Keira e Orli se la passano bene e la cena sul terrazzo… be’, hai potuto leggere, no? Ho cercato di essere elettrifrizzante –per citarti- anche qui =) spero di esserlo stata. Un bacio grande.
Thiliol: non mi ci far pensare, che ci sarà qualcuna che beatamente vive tra Orlandi, Roberti, Keire e compagnia bella… anche se avrebbe tutto il mio sostegno, visto che sarebbe una normale. Sì, comunque, il terremoto mi ha scossa parecchio, in tutti i sensi. E poi non è che io sia una persona costante, perciò si spiega il ritardo abnorme. xD spero di essermi, comunque, fatta perdonare con questo capitolo. Un bacione enorme.
Elvi92: sono veramente contenta di averti fatta ridere così tanto; spero, allora, di aver fatto lo stesso con questo capitolo. Un bacio.
Sara: ma figurati, se tu recensisci tardi, io che aggiorno ogni morte di Papa, che dovrei fare? Dovrei lapidarmi da sola… no, guarda, io ero un po’ dubbiosa, ma siccome sono innamorata della coppia Will/Elizabeth, Keira l’abbiamo bella che sistemata. E alla fine, Cecilia, a parte l’insalata rovinata e i battibecchi con l’Homo Veramens Gnoccus, è ancora viva. Anche se ho cercato di mostrare un po’ più i sentimenti, forse a discapito del lato comico, esagerando anche con i difetti, ma per renderli un po’ più umani. Nun zò… comunque, cara, spero che ti piaccia questo capitolo. Un abbraccio forte.
Cecilia: sì, tu, l’originale, quella in carne e ossa xD spero sempre di portare onore al tuo nome, con questa storia, ma mi sa che fallisco miseramente. E no, non sei banale se mi dici che ti ho fatta ridere, ma anch’io credo poco ai complimenti, più che altro perché ho un’autostima che farebbe ridere anche Zeta la formica, ecco perché. E poi Daiana è scema che non crede ai complimenti, io sono realista, lei se li merita tutti, io i vostri no… siete sempre troppo buone… comunque, ecco la scena del terrazzo della tua omonima evidentemente più fortunata di tutte noi… un abbraccio enorme, Cee.
Daiana: non so mai né cosa scrivere nelle recensioni, né cosa risponderti! No, tesoro, sono incredibilmente ritardataria e non me ne esco con dei capolavori, perciò non dire che posso prendermi… vabbè, già immagino la tua reazione, quindi evito xD ho cercato, comunque, di rendere Cecilia –ma anche Johnny- un po’ meno banale e anche se tu pensi che non lo sia, ci ho provato lo stesso. Poi tu dici a me, che sarei capace di donare un sorriso? E io che non riesco neanche a farti capire quello che significano le tue parole per me, riuscirei a donarti un sorriso? Mi fa immensamente piacere che tu me lo dica, ma stento a crederci, veramente. Perché è il contrario, perché sei tu quella speciale. Ma tanto questo discorso lo portiamo avanti da quando abbiamo cominciato a sentirci su messenger, inizia ad essere un po’ stantìo. Perciò ti dico solo che ti voglio bene. Vorrei dedicarti questo capitolo, giusto per dedicarti qualcosa, ma ti ho già dedicato tutta la storia, perciò…
Love you, come what may, till the end.
Fede
  
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