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Autore: Songbird97    24/11/2016    1 recensioni
La travagliata storia d'amore tra Cullen e l'Inquisitore durante il tempo di guerra che vede minacciato tutto il Thedas. Vi è attrazione tra i due ma essi desiderano cose diverse e ciò li porterà a conoscersi e ad intraprendere un viaggio di incertezze e insicurezze, oltre che a collaborare per sconfiggere il famigerato Magister Corypehus e il suo scagnozzo Samson. La storia contiene variazioni rispetto al videogioco per scelta personale.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Cullen, Inquisitore, Josephine Montilyet, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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“Gradirei un piccolo aiuto qui!”, questo riuscì ad urlare Dorian nel bel mezzo di un'affannosa lotta con un demone dell'ira, che incombeva sempre più sul mago, togliendogli ogni via di fuga. Trovatosi bloccato, egli stava quasi per dare farfeit quando in una frazione di secondo una freccia andò a colpire il demone dritto nell'occhio, provocandogli un'istantanea morte. Dorian si voltò e vide l'Inquisitore ancora in posizione di tiro e le rivolse un semplice cenno del capo in segno di ringraziamento, ricambiato dall'elfa.
“Tocca a te, Inquisitore!”, gridò Cassandra, facendo capire a Charleene che ora era il momento di chiudere una volta per tutte lo squarcio, e così fece: si portò alla giusta distanza ed estese la mano “maledetta” a palmo aperto dalla quale scattò l'incantesimo con il quale ella aveva già chiuso numerosi squarci.
Conclusa l'impresa, il gruppo si guardò per assicurarsi che nessuno fosse ferito gravemente e tornò verso l'accampamento vicino.
Non appena vi giunsero, un soldato approcciò Charleene: “Inquisitore, abbiamo ricevuto conferma sulla posizione dei Custodi qui all'Accesso Occidentale. Il Custode Stroud e il Campione vi incontreranno là.”
“Molto bene. Una volta riprese le forze, ci recheremo al punto segnato sulla mappa, grazie.”
“Dovere, signora!”
L'elfa, senza dire altro e senza rivolgere parola a nessun altro, entrò nella sua tenda, lasciando ben intendere di non voler essere disturbata o almeno così intuirono il mago, il qunari e la Cercatrice. Finalmente sola, Charleene si tolse l'armatura in cuoio dal colore come la notte più buia, rimanendo con il semplice abito di seta azzurra; si sciolse i lunghi capelli corvini e si lavò mani e viso con una brocca d'acqua fresca. Tuttavia, la mente dell'elfa, per quasi tutto il tempo della loro missione nell'Accesso Occidentale, aveva continuato a tornare a quella conversazione avuta ormai una settimana prima con Cullen poiché lei continuava a pentirsi di come si era conclusa. Il Comandante, però, non era il solo ad occupare i pensieri di Charleene: il giorno prima, infatti, durante l'esplorazione della zona, al fine di chiudere tutti gli squarci, il gruppo era riuscito a trovare i documenti dispersi dei Custodi Grigi che Blackwall aveva segnalato all'Inquisizione. Ciò aveva ricondotto la mente dell'elfa a quell'indimenticabile notte in cui il Custode l'aveva rifiutata, momento che ancora bruciava nei ricordi dell'Inquisitore.
Perché deve essere tutto così complicato?!
Una singola lacrima percorse indisturbata lungo la guancia dell'elfa, a breve seguita da molte altre e Charleene decise di abbandonarsi all'ormai travolgente disperazione. Fu proprio in quel momento che entrò nella tenda un esploratore che doveva consegnare il suo rapporto giornaliero. Vedendo l'Inquisitore in quello stato non seppe bene come comportarsi, al punto che rimase lì fermo, né facendo né dicendo nulla. Charleene era ben consapevole di non essere sola, ma poco le importava e continuava a singhiozzare, coprendosi il volto con le mani e lasciandosi cadere a terra. Di lì a poco arrivò Dorian che capendo subito la situazione, ritirò egli stesso il rapporto dell'esploratore e lo congedò, ritrovandosi così solo con l'elfa. Aspettò qualche minuto prima di parlare perché sapeva che lei necessitava di quel momento di sfogo, dopodiché si avvicinò, sedendosi accanto a lei sulla tiepida sabbia, le appoggiò una mano sulla schiena e dopo pochi secondi parlò:
“Non preoccuparti, molto probabilmente anche loro sono in questo stato, anche se magari non lo danno a vedere.”
Charleene gli rivolse uno sguardo pieno di stupore. Come faceva a saperlo? E soprattutto come poteva sapere che si trattasse di un “loro” e non di un semplice “lui”? Era così facile da intuire? Lei che credeva di saper nascondere bene le proprie emozioni quando si era in una situazione di dovere, era stata scoperta in pieno dal mago. Lui di risposta la guardò con un lieve sorriso che sfiorava il malizioso e senza che lei dicesse nulla le disse:
“Eh sì, pensavi che non avessi capito il motivo del tuo muso lungo che hai tenuto per tutta la settimana ormai? Credi che non abbia notato gli sguardi che hai lanciato sia al bel Comandante che al tenebroso Custode? Sai bene che a me non sfugge mai nulla e il fatto che tu non me ne abbia mai parlato, mi ferisce nel profondo!”, nel pronunciare queste ultime parole, il mago si portò una mano al petto ed enfatizzò il gesto con una teatralità che solo a lui apparteneva.
Lei si trovò spiazzata e, non sapendo come rispondere, si limitò a sussurargli un “mi dispiace” per poi cercare conforto in un suo abbraccio, conforto che Dorian era ben lieto di darle nonostante i suoi sforzi di nascondere quel suo lato sensibile, ma che in presenza di Charleene non poteva non uscire, come se con lei finalmente potesse essere se stesso, in ogni senso. Lei, infatti, era stata l'unica a non avere mai avuto giudizi sul fatto che lui fosse del Tevinter e solamente con lei si era creata una sintonia tale che erano arrivati al punto di comprendersi anche con semplici sguardi o con poche parole.
“Ti perdono solo perché si vede quanto tu stia soffrendo perciò, ora come ora, il farti tornare a sorridere è più importante del mio povero animo ferito.”
Già solo questa semplice frase provocò una sottile e breve risata all'elfa che in tale modo si sentì pronta a parlare di nuovo.
“Sicuramente ci puoi provare, ma ti avverto: la faccenda è molto complicata, credimi.”
“Parlamene allora, no?”

Dopo più di un'ora di spiegazioni, Dorian si limitò a guardarla per un breve istante, ragionando bene sullo scegliere le parole che ritenesse più appropriate.
Charleene rimase sbalordita dal fatto che nemmeno il “grande” Dorian, colui che aveva sempre un'argomentazione per ogni cosa, in quell'istante non sapeva come agire o che consiglio darle; infatti, era questo che lei sperava di trovare nel mago, data la sua capacità di avere sempre l'ultima parola o comunque una sorta di soluzione per tutto.
“Hai ragione: la faccenda è alquanto complicata e sai quale penso che sia la scelta migliore da fare? Risolvere la questione con i Custodi il più in fretta possibile così possiamo tornare prima a Skyhold.”
“Ma Dorian, io non-”
“Niente ma, tesoro: solo andando a chiarire le cose, potrai capire quale dei due scegliere e, credimi, tu devi scegliere! Per quanto trovi eccitante l'idea di un triangolo amoroso, se mai ne avessi uno, credo che non sia quello di cui tu abbia bisogno ora; tu necessiti di qualcuno al tuo fianco che ti aiuti a sopportare il peso di tutta questa Inquisizione. Io sarò sempre qui a sostenerti e a farmi rovinare l'acconciatura e gli abiti in battaglia, ma non è come avere una persona per cui valga davvero la pena tutto questo. Se avessi anche io una persona speciale, avrei un motivo ancora più forte di quello che già ho per combattere questo Corypheus.”
Ci vollero un paio di minuti prima che Charleene potesse assorbire e capire le parole del mago, ma alla fine comprese perfettamente tutto e, anche se il suo cuore non aveva ancora ben deciso chi volesse davvero, si sentiva già più tranquilla.
“Grazie, Dorian... davvero! Ti porterò sempre in ogni missione d'ora in poi.”
“Per quanto apprezzi la fiducia, cara, qualche volta piacerebbe anche a me rimanere al sicuro a Skyhold!”
L'elfa scoppiò a ridere a sentire tali parole, finalmente una risata sana e genuina che le alleggerì l'animo e che le fece ritornare la forza di volontà per portare a termine quella missione in modo da poter lasciare quel posto così caldo e sabbioso.
“Andiamo a trovare i Custodi, allora!”

Il gruppo si riunì e si diresse nel punto prestabilito per incontrare il Custode Stroud e Hawke, prima di poter definitivamente scoprire dove fossero svaniti i Custodi Grigi. Una volta arrivati vennero diligentemente informati: i Custodi stavano realizzando degli incantesimi di possessione di demoni attraverso la magia del sangue, sotto la guida di un certo Livius Erimond, proveniente dal Tevinter e alleato dei Venatori. Dopo un breve scambio di opinioni e minacce, l'Inquisitore con il suo gruppo riuscì a sconfiggere il manipolo di Custodi e demoni, a mettere in fuga Livius e a sapere che tutti gli altri Custodi erano riuniti alla fortezza di Adamant. Era quello che bastava per tornare a Skyhold e progettare la prossima mossa dell'Inquisizione.
Per cui l'elfa diede l'ordine e il gruppo fece ritorno, viaggiando per quello che sembrò un'eternità: Charleene, infatti, desiderava più di ogni altra cosa tornare sia perché la sua missione era finalmente compiuta, ma soprattutto perché aveva la possibilità di appianare una volta per tutte i suoi sentimenti. Credeva, infatti, che, nel tornare, sarebbe riuscita a capire chi dei due uomini che l'avevano stregata fosse quello che amava di più. Tuttavia, non ce la fece e, mentre varcava le soglie del grande ponte levatoio di Skyhold, era più dubbiosa che mai, tanto che si diresse verso le sue stanze, lasciando ben intendere di non voler avere alcuna udienza.

Sbatté la massiccia porta che conduceva alle sua ala privata della fortezza, si spogliò e si sistemò finché non sentì bussare.
Un momento di pace mai?
“Inquisitore, vorrei discutere con voi di alcune missive politiche a noi giunte durante la vostra assenza. Posso entrare?”, era l'inconfondibile voce di Josephine. Inizialmente indecisa, Charleene decise di lasciarla comunque entrare, per cui si diresse verso la porta, quando sentì dietro di lei qualcuno pronunciare in tono chiaro ma dolce tali parole: “Non farlo. Ti vorrei tutta per me per un momento.”
L'elfa si voltò e riconobbe il volto segnato dalla preoccupazione e probabilmente dal mancato riposo di Blackwall, che la guardava con occhi pieni di desiderio, appoggiato al muro vicino al balcone.
“Perché non dovrei?”, gli sussurrò, in modo che Josephine non sentisse.
“Tu fallo e basta. Ti prego”
L'osservò per un breve istante: era lì da lei, nelle sue stanze, ed era quello che lei aveva desiderato nel tragitto di ritorno, ma ora che effettivamente se lo trovava di fronte, non era più sicura che fosse quello che volesse veramente. Tuttavia, in cuor suo sapeva che non avrebbe mai potuto resistere a quei suoi occhi, a quel suo essere tormentato che l'attirava a sé più che mai.
“Ora non è un buon momento, Josephine, sono appena tornata da un lungo viaggio e non avrei la mente abbastanza lucida per la politica. Rimandiamo il tutto a domani.”
“Come desiderate, Inquisitore”, si sentirono i passi allontanarsi.

“Contento? Ora, che vuoi? Mi era sembrato di capire che non volessi avere niente a che fare con me, che non mi volessi distrarre dal mio ruolo, o sbaglio?”
Lo guardò in modo provocatorio, quasi insultandolo con gli occhi perché, per quanto lui la eccitasse e la facesse fremere interiormente, era ancora ferita dalla loro ultima conversazione.
“Mi dispiace, d'accordo? Credevo fosse la scelta migliore per entrambi. Pensavo che col tempo le cose sarebbero tornate come prima.”
“E ora, invece?”
“E ora... io... non riesco a stare senza di te. Ho sbagliato e, in realtà, non so bene perché sono qua. Hanno annunciato il tuo ritorno e, in un baleno, sono corso qui ad aspettarti, ma ora che ti ho davvero davanti a me, non so cosa dire.”
“Sai, la tua perenne insicurezza sta davvero iniziando a farmi incazzare, Blackwall! Ti presenti qui, facendomi gli occhi dolci e dicendomi che non sai stare senza di me, ma allo stesso tempo non sei sicuro delle tue azioni. Si può sapere che cazzo vuoi da me?!”
Charleene non si preoccupò di nascondere sul proprio volto l'esasperazione che provava mentre attendeva quasi con ansia la reazione di lui: lo desiderava, ora più che mai, ma non era più quella forte e intensa bramosia che aveva avuto inizialmente. Qualcosa era cambiato, qualcosa si era spento in lei, probabilmente perché ne aveva davvero avuto abbastanza della costante incertezza di lui, un'incertezza che non aveva fatto altro che accendere e spegnere di continuo la speranza in lei di un possibile e sano rapporto.
Lui non disse nulla e si avvicinò a lei lentamente, fino a quando si trovò a pochi centimetri, i loro corpi quasi si sfioravano. Si guardarono intensamente negli occhi per un istante che pareva infinito, quelli turchesi di lei che iniziavano a farsi lucidi per la frustrante attesa. Le accarezzò una guancia dolcemente, ma con fermezza e poi le sussurò: ”Sei bellissima.”
Le loro labbra si incontrarono quasi automaticamente in un bacio fin da subito passionale e colmo di anelito, le loro lingue che si cercavano con foga, come se si fossero desiderate a lungo, ma mai incontrate. Le mani di lui andarono a cercare, a trovare e ad accarezzare i fianchi e il fondo schiena di lei, mentre l'elfa ricambiò intricando le proprie mani nei lunghi capelli brizzolati, afferrandoli con passione. Lui la prese in braccio, lei gli mise le gambe intorno alla vita mentre veniva trasportata verso il letto. Interruppero il bacio solo per un breve istante per riprendere fiato e guardarsi ancora una volta negli occhi. Lui per una frazione di secondo lasciò trasparire un senso di esitazione, tanto che si sentì in dovere di chiedere: “Poss-?”
“Non ti azzardare a parlare o a tirarti indietro!”
Lei colmò di nuovo lo spazio tra loro con un altro bacio altrettanto passionale, incominciando a togliergli i guanti e la verde giacca, così da poter finalmente ammirare il suo corpo che trovò sorprendentemente ancora ben scolpito. Assaporò tale visione poco prima di spogliarlo del tutto e togliendosi anche lei i suoi abiti, in modo che tra loro non vi fossero altri ostacoli.
Completamente nudi, lei sentì su di sé la forte e dura presenza di lui che fremeva contro di lei. Rotolarono sul letto finché lei non fu sopra di lui e, dopo aver unito definitivamente i loro corpi in uno solo, iniziò a muoversi, prima lentamente poi con sempre più brama ed eccitazione, mentre le mani callose di lui le accarezzavano i seni ormai turgidi, in uno scambio di gemiti di piacere intensi. Lui affondava sempre più dentro di lei ad ogni spinta finché vennero nello stesso istante, il seme di lui che colava caldo dalle sue cosce, dopodiché si sdraiarono uno accanto all'altro, cercando di riprendere fiato dopo quel lungo e passionale amplesso.
Lui l'avvicinò a sé, accogliendola in un dolce abbraccio e baciandola ripetutamente sulla fronte, prima di assopirsi accanto a lei.
Tuttavia, Charleene era allo stesso tempo soddisfatta ma anche stranamente triste, tanto che una singola lacrima le scese lungo la guancia.

É stato fantastico, ma perché pensavo a Cullen mentre lo facevo?

 

   
 
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