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Autore: Yavanna97    25/11/2016    1 recensioni
"Ma,ma tu sei di fuoco!?"
"Ti sbagli,Mastro Hobbit,io SONO il Fuoco!"
Alhara dei Cinerei, metà Haradrim e metà Demone di fuoco, è il decimo membro della Compagnia dell'Anello. Acuta,testarda e particolarmente incline all'insubordinazione,custodisce in sé un potere immenso e terribile capace tanto di creare quanto di distruggere. La sua storia si intreccerà irrimediabilmente con le vicende dei Nove Compagni e porterà Alhara a crescere e a combattere per le persone che ama, a sconfiggere i suoi demoni, a dimostrare che le donne sanno essere forti e combattive quanto gli uomini e perché no anche a trovare l'amore.
Questa è la storia della Stirpe di Fuoco, i cui membri influenzeranno e cambieranno per sempre la storia di Arda...
STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Erano fuori. Fuori dalle Miniere, fuori dall’oscurità e da tutta quella desolazione. Tuttavia non c’era gioia o sollievo nei cuori dei Compagni: Moria aveva portato Gandalf via da loro trascinandolo insieme al Balrog nelle profondità senza fine. Oltre le porte del reame nanico si estendeva una distesa brulla e sassosa rischiarata dalla tenue luce del sole mattutino.

I Dieci, oramai in Nove, avevano percorso pochi metri prima di cadere preda del dolore e dello sconforto: l’assenza del Mago aveva lasciato una voragine colmata solo da disperazione e sofferenza. Sam era crollato a terra scosso da singhiozzi. Ghimli aveva sguainato la fidata ascia e se non fosse stato per la ferrea stretta di Boromir, sarebbe tornato nel ventre di Nanosterro gridando vendetta. L’Uomo di Gondor era sconvolto, non riusciva ancora a credere che lo Stregone li avesse lasciati. Merry cercava di consolare Pipino in preda ad un pianto isterico mentre Legolas osservava turbato e incredulo quell’amaro spettacolo: come Elfo la morte era qualcosa di lontano, un traguardo quasi irraggiungibile. Aveva avuto a che fare con la rovina e la desolazione che essa portava con sé, aveva combattuto guerre e cruente battaglie ma mai aveva affrontato qualcosa di così vicino a lui: la perdita di un amico, di una persona cara. I suoi antichi occhi azzurri si posarono sulla figura di Alhara: la Cinerea camminava barcollando con gli occhi cremisi sgranati e le guance scure solcate da calde lacrime. Non aveva detto una parola, nemmeno un suono aveva lasciato le labbra carnose, sembrava come pietrificata. L’Haradrim mosse qualche altro passo incerto e rovinò a terra. La sua schiena iniziò a tremare e urla strazianti risuonarono per l’Eriador. La donna si chiuse su sé stessa e lasciò che il dolore la investisse come onde impetuose di un mare in tempesta. Non le importava di mostrarsi debole e vulnerabile, Mithrandir era morto e niente lo avrebbe riportato da lei. Quella consapevolezza la colpì forte come uno schiaffo e le lacrime iniziarono a sgorgare copiose dai grandi occhi scarlatti. L’Arciere si ritrovò a fissare la donna: Alhara sembrava così fragile, talmente fragile che sarebbe bastato un refolo di vento a spezzarla. Assomigliava più ad una bambina spaurita che al potente Kayla o al temuto Flagello di Lorien. Un pensiero attraversò la mente del Principe di Bosco Atro: forse sotto quella corazza di arroganza e impulsività batteva un cuore ferito…

Aragorn pulì la sua spada con un lembo della tunica e strinse le labbra in una linea dritta: l’assenza di Gandalf pesava su tutti loro ma dovevano lasciare quelle colline brulle prima che calasse la notte.“Legolas, falli alzare.” Ordinò all’Elfo che si incamminò mesto verso i due Hobbit. “Concedi loro un momento te ne prego!” esclamò Boromir tra l’irato e il supplichevole. Grampasso scosse la testa e ribatté: ”Stanotte queste colline brulicheranno di Orchi. Dobbiamo arrivare ai boschi di Lothlorien!” A quelle parole la Cinerea smise di singhiozzare e si alzò tremante in piedi, raggiunse il Ramingo e sibilò concitata:”Non puoi farmi questo. Non puoi.” L’Erede di Isildur le rivolse un’occhiata rassegnata e ordinò al Nano e al Principe di far alzare il resto dei Nove. L’Haradrim strinse la mascella e con un gesto brusco si asciugò le lacrime: non poteva permettersi di mostrare ancora il suo dolore doveva essere forte, l’aspettava un duro confronto… La giovane sollevò Sam per le ascelle e sorrise rassicurante, lo Hobbit rispose stirando le piccole labbra in un timido sorriso. La donna cercò Frodo con lo sguardo e lo vide mentre si incamminava in solitudine verso l’orizzonte. Aragorn lo chiamò un paio di volte facendolo voltare:il Mezzuomo aveva i grandi occhi arrossati e gonfi di pianto. La morte dell’Istari aveva lasciato una ferita profonda nel cuore del Portatore: Mithrandir era parte della famiglia, un amico, un confidente e lo aveva aiutato a sopportare il fardello dell’Unico. Ora era solo.

Silenziosamente la Compagnia si mise in marcia, dovevano arrivare ai boschi entro il calar della notte. Il Ramingo fece segno di accelerare il passo mentre lui correva in avanscoperta, si issò su una sporgenza rocciosa e osservò cupo l’orizzonte dove si snodava un lungo serpente verde: Lothlorien.

I Nove raggiunsero i confini della sospirata meta al tramonto. Il sole illuminava le foglie degli alberi facendole brillare come tante gemme e donando al luogo un’atmosfera magica e favolistica. Alhara trascinò l’Erede di Isildur lontano dalla fila e assumendo un cipiglio autoritario bisbigliò:”Non posso seguirvi. Non lì e tu lo sai. Mi uccideranno a vista e addio ad un altro membro- fece una pausa e sospirò rumorosamente- Aragorn dobbiamo andare via il più presto possibile.” Il Ramingo le poggiò una mano sulla spalla con fare fraterno e rispose:”Lothlorien è l’unico rifugio sicuro da qui fino a Mordor. Non possiamo andare a Rohan e Gondor è troppo vicina. Alhara, fidati di me.” “Alhara, fidati di me un corno!” lo scimmiottò la donna. Grampasso le scoccò un’occhiata di rimprovero: l’insubordinazione era molto presente nella sua giovane amica e per quanto potesse essere geniale alle volte era inutile e controproducente. “Scusami, ma questo posto fa emergere brutti ricordi” sussurrò contrita l’Haradrim.“Adesso basta. Perdonate, Vostra Grazia ma non possiamo rimanere esposti così a lungo- esclamò Boromir avvicinandosi ai due- Gli Orchi ci danno la caccia e solo oltre i confini saremo al sicuro” Ad una replica della Cinerea l’Uomo di Gondor sbuffò e con una smorfia la prese per la vita e la caricò sulla schiena a mo’ di sacco. “Vostra Grazia è comoda?” chiese ironico il Gondoriano. “Boromir, mettimi giù! ORA!” ordinò furente la giovane mentre l’Uomo, seguito da Aragorn, si incamminava verso i boschi suscitando sguardi sorpresi e qualche sorriso. “Boromir! Napenda mbali, au kwa upendo wa Varda kuapa kwamba mimi nitafanya kavu Ilipokuwa kizazi!1” Sbraitò la donna maledicendo con tutta sé stessa il destino infausto che l’avrebbe costretta ad affrontare le conseguenze di quella terribile notte.

La Compagnia aveva percorso pochi metri inoltrandosi nel fitto della vegetazione: gli imponenti alberi lasciavano filtrare pochi raggi di sole, le grandi foglie smeraldine cadevano leggiadre dai robusti rami creando un tappeto morbido e verdeggiante. Una sottile brezza rinfrescava l’aria facendo volteggiare le foglie e scricchiolare i rami. Aragorn era in testa alla fila e guidava tutti, Legolas lo seguiva con le piccole orecchie a punte tese e gli occhi vigili pronto a cogliere il minimo segnale di pericolo. Boromir incedeva pesantemente portando sulle spalle Alhara, la donna ogni tanto tirava qualche calcio all’addome del Gondoriano che stirava le labbra in una smorfia di dolore. In coda procedevano i quattro Mezzuomini e Ghimli che marciava teso come una corda. “Shh! State vicini, giovani Hobbit!-mormorò il Nano chiamando vicino a sé i piccoli amici- Dicono che viva una grande fattucchiera in questi boschi. Una strega-elfo con poteri straordinari. Tutti quelli che la guardano cadono sotto il suo incantesimo.” I Mezzuomini si guardarono spaventati tra loro mentre Ghimli proseguiva la narrazione. Frodo sbiancò di colpo e iniziò a guardarsi intorno. Sam lo chiamò attirando l’attenzione del Portatore e riportandolo alla realtà. “Beh, ecco un Nano che lei non intrappolerà tanto facilmente- aggiunse fiero Ghimli- Ho gli occhi di un falco e le orecchie di una volpe, io. Uh...” si bloccò di colpo davanti alla punta affilata di una freccia elfica.

I Nove erano circondati. Un manipolo di Elfi dalle lucenti armature li aveva accerchiati puntando contro di loro i micidiali dardi. Boromir dalla sorpresa fece cadere Alhara per terra, l’Haradrim si alzò di scatto e deglutì rumorosamente. “Il Nano respira così forte che potevamo colpirlo nel buio.” Esclamò beffarda una voce scura e profonda: dalle retrovie si fece strada un elfo alto e fiero. Il viso leggermente tondo era incorniciato da una cascata di capelli color del grano, gli occhi indaco scrutarono uno dopo l’altro i membri della Compagnia. L’Elfo si avvicinò alla donna e le riservò uno sguardo carico di risentimento, si rivolse ad Aragorn e domandò:”Come osate introdurre nel nostro reame un tale nemico e– accennando a Frodo- una tale minaccia!?” “Il nemico e la minaccia sono con noi, non vogliamo nuocere in nessun modo” rispose deciso Grampasso. “Apprezzo il vostro nobile intento ma la Cinerea non può proseguire oltre… Viva.” Aggiunse intimidatorio il Comandante. Alhara strinse la mascella e avanzò di un passo, subito i soldati le puntarono contro letali fecce. La giovane grugnì e alzate lentamente le mani verso l’alto, parlò:”Non sono mai stata una minaccia per voi, Haldir di Lorien e se sono giunta fin qui, credimi, non era mia intenzione. Tuttavia ti chiedo di lasciarmi proseguire. Incatenami, legami ma lasciami proseguire.” Concluse alzando la testa in segno di sfida. Haldir rivolse un’occhiata veloce alla donna e diede alcuni ordini nella sua lingua ai militari: uno di loro le legò i polsi con una sottile corda bruna. L’Haradrim strinse i denti dal dolore: la corda bruciava come fuoco vivo. Un’imprecazione sfuggì dalla labbra: era corda elfica, nessuno riusciva a romperla o a liberarsi dalla sua stretta, nemmeno il Kayla più potente.

Il Comandante diede ordine ai suoi di scortarli verso il centro della foresta. Marciarono a lungo attraverso i boschi mentre il giorno lasciava il posto alla notte. La luna illuminava gli alberi rendendoli presenze spettrali e creando particolari chiaroscuri sui volti dei Nove. Haldir li scortò attraverso una rampa di scale su un terrazzo da cui si poteva osservare la distesa verde scuro di Lothlorien. La Compagnia venne fatta schierare davanti ai soldati mentre i rinforzi prendevano posto su altri terrazzi sopraelevati, pronti ad agire. Haldir salutò nella sua lingua Legolas poggiando una mano sul cuore in segno di rispetto, il Principe ricambiò con un cenno del capo. Il Comandante riservò le medesime parole di rispetto ad Aragorn che ricambiò nella stessa lingua. “Alla faccia della leggendaria cortesia degli Elfi! Di’ parole che possiamo capire!”abbaiò indignato Ghimli. L’Elfo di Lorien lo guardò disgustato e rispose:”Noi non osiamo trattare coi Nani sin dai Giorni Oscuri2.” L’altro ribatté con un insulto in nanico3 che, a giudicare dalla reazione di Grampasso, doveva essere molto pesante. Haldir mosse qualche passo verso Frodo ed esclamò:”Portate grande malvagità con voi. Non potete proseguire” concluse brusco allontanandosi. Il Ramingo lo raggiunse ed iniziò a discutere tentando di convincerlo.

L’Erede di Isildur ed il Comandante parlottavano da molto oramai e il morale era sceso drasticamente. Frodo si guardava intorno amareggiato scorgendo negli occhi dei suoi Compagni lo sconforto e una leggera accusa. Alhara se ne accorse e posò, impacciata dalla corda, una mano sulla spalla del Mezzuomo. “La morte di Gandalf non è stata vana- esclamò Boromir rivolto allo Hobbit- Né ti avrebbe permesso di perdere la speranza. Porti un grave fardello Frodo, non portare anche il peso dei morti.” Concluse assorto l’Uomo. “Dovete seguirmi!”ordinò Haldir mentre uno ad uno i membri si rialzavano in piedi pronti per quella nuova marcia. “Non voi due- scandì perentorio indicando il Nano e la Cinerea- Voi verrete scortati ai confini e lascerete Lothlorien per sempre.” “Come?!- chiese sbalordita la donna- Non puoi esiliarmi, non di nuovo!” “Dovresti ringraziare i Valar di essere ancora in grado di respirare, Progenie di Melkor4 ! Non approfittare oltre della mia indulgenza.” Replicò duramente l’Elfo. “Ascolta, orecchie a punta, io e la ragazza abbiamo giurato di proteggere il Portatore dell’Anello finché l’Unico non sarà distrutto o finché morte non sopraggiunga! E non verremo meno alla parola data.” affermò risoluto Ghimli. Il Comandante strinse le nocche, riprese:”Non ammetto repliche!” e chiamò due soldati che subito si posizionarono ai lati dei prigionieri. “Aspettate!- intervenne Legolas che fino a quel momento non aveva preso parte alla discussione- Loro verranno con noi. Garantisco io per il Nano e per la Cinerea, se arrecheranno danno al reame ne pagherò io il prezzo”5 concluse deciso. Alhara sgranò gli occhi incredula: l’Arciere la odiava, diamine! L’aveva lasciata in balia dell’Osservatore ed ora si esponeva in prima persona per lei. “E sia! Ora, in marcia” decretò Haldir.

1) In Swahili significa:”Lasciami andare o, per l’amor di Varda, giuro che renderò arida la tua discendenza!” Nell’economia della storia questo è un pesante insulto Haradrim.

2) I Giorni Oscuri si riferiscono all’ascesa di Sauron e alla creazione degli Anelli del Potere.

3) L’insulto che Ghimli rivolge ad Haldir in Khuzdul, la lingua dei Nani è: ”Ishkhaqwi ai durugnul” ossia “Sputo sulla tua tomba”.

4) Per l’appellativo “Progenie di Melkor” non fatevi strane idee: non è la figlia di Melkor e verrà chiarito tutto nel prossimo capitolo ;)

5) Nel libro “La Compagnia dell’Anello” Legolas garantisce per Ghimli che può proseguire alla volta del cuore di Lothlorien, ho voluto riproporre questo passaggio aggiungendo Alhara.

______Antro oscuro dell’Autrice_____

Tremate le streghe son tornate! Muahahahah!

A parte gli scherzi eccomi qui con un nuovo capitolo. Mi scuso per l’enooooorme attesa, non capiterà più giuro, ma sono stata fagocitata dall’Università.

Ciancio alle bande: siamo finalmente giunti a Lothlorien e abbiamo fatto la conoscenza di Haldir, che ne dite? Per quanto riguarda Alhara, abbiamo assistito al suo dolore e alla sua paura e sono niente in confronto a ciò che dovrà affrontare nel prossimo capitolo e vedremo l’evolversi del rapporto di amicizia tra la Cinerea e Boromir.

Legolas… Si è esposto in prima persona per lei e per Ghimli e questo, unito all’averla vista in quello stato pietoso, lo porteranno verso una comprensione migliore della donna. (piccolo spoiler)

Ringrazio chi recensisce e chi legge, ringrazio fredfredina per averla messa tra le preferite (mi hai reso una psicopatica felice:3) e Star_of_Vespers per averla messa tra le ricordate e infine ThranduilOropherion per averla messa tra le seguite. (Se ho dimenticato qualcuno, scusate ma sono un po’ rimbambita)

A presto,

Yavanna97

   
 
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