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Autore: Ila_JL    26/11/2016    5 recensioni
Clexa Hogwarts AU
Piccolo esperimento (non so ancora quanti capitoli saranno) in cui Clarke e Lexa, insieme a tutti gli altri, saranno catapultati nel mondo di Harry Potter, precisamente nel 1979, gli ultimi e i peggiori anni del dominio di Voldemort durante la prima guerra magica.
Un periodo in cui bisogna scegliere tra ciò che è giusto e ciò che facile, tra seguire la famiglia o le proprie idee, tra proteggere gli altri o se stessi.
I personaggi di Harry Potter si mischieranno con quelli di The 100, che saranno comunque al centro della scena.
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Dal testo:
“Non lo sto considerando – la vedo chiudere gli occhi per quella che pensa essere l’ennesima batosta – lo so facendo. Avevi ragione, Clarke, avevi ragione su tutto. E finalmente ho capito. È la differenza fra l’essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta. Prima pensavo che non fosse una gran scelta, ma ora lo so, lo so, che c’è tutta la differenza del mondo"
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3


FUNZIONARIO DEL MINISTERO REINTEGRATO DOPO DICIOTTO MESI DI SOSPENSIONE.
In data odierna il funzionario ministeriale Diana Sydney ha ripreso servizio nell’ufficio dell’Applicazione della Magia a seguito della sospensione richiesta dal Ministro della Magia Thelonius Jaha in persona.
La signora Sydney era stata processata in quanto persona coinvolta nei fatti del 23 maggio del ’77, giorno che tutti noi conosciamo come data della “battaglia del Ministero”, che ha visto uno scontro tra impiegati del ministero e Auror e i Mangiamorte, scontro che ha comportato la morte di 16 maghi, tra i quali il capo dipartimento degli Auror, Jake Griffin.
Il ministero non ha rilasciato dichiarazioni riguardo l’accaduto e i fatti di quella notte rimangono ancora sconosciuti alla maggior parte della popolazione magica.
“Sono contenta di essere tornata al lavoro – afferma Diana Sydney – ciò che è successo è stato terribile, ma sono contenta che appartenga al passato, e ora voglio solo riprendere il mio lavoro da dove l’ho lasciato un anno e mezzo fa.”
 
[Clarke]
Chiudo il giornale di colpo, con le mani che mi tremano.
Accanto a me i miei amici fanno colazione come se niente fosse, ed è solo quando sposto indietro la sedia e mi alzo dal tavolo che rivolgono a me la loro attenzione.
“Clarke, ma non hai mangiato niente!” mi dice Octavia, ma non le do ascolto.
“Non ho fame, ci vediamo a Pozioni.” Dico semplicemente mentre mi allontano. Ho solo bisogno di prendere un po’ d’aria e di calmarmi, prima di affrontare la giornata.
Attraverso i portoni e l’aria decisamente fredda del mattino mi colpisce il viso.
Mi fermo sull’ingresso, tanto a quest’ora non c’è nessuno e voglio evitare di allontanarmi troppo.
Rimpiango questa scelta non appena mi sento chiamare da dietro, ma non mi giro neanche a guardare chi è.
Può essere solo una persona, così sospiro e aspetto che Raven mi raggiunga. Quando vedo che ha il giornale di poco fa in mano capisco che non ha bisogno di spiegazioni.
Infatti non parla, si limita a guardarmi e ad aspettare.
“È di nuovo libera.” Dico alla fine.
“È di nuovo libera, sì” conferma lei, cingendomi le spalle con un braccio.
“È così ingiusto.” Mi lascio andare, e mi appoggio a lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Se c’è qualcuno che può capirmi in questo momento è lei. Perché Jake Griffin era un po’ anche suo padre da quando l’estate del secondo anno è scappata di casa ed è stata accolta dalla mia famiglia come una seconda figlia. E per me è a tutti gli effetti una sorella.
“Ce la faremo.” Dice stringendomi in un abbraccio rassicurante. E io le credo.
Senza più dire una parola rientriamo nel castello, dirigendoci verso i sotterranei.
Doppia ora di pozioni con i Serpeverde non è proprio ciò che mi ci vorrebbe, ma non voglio saltare le lezioni, tanto vale provare a pensare ad altro.
Appena arriviamo davanti all’aula, tuttavia, rimpiango di non essermi presa una mattinata libera.
“Piangi ancora per il tuo papà, Griffin, ne è passato di tempo ormai.” Sento una voce sarcastica rivolgersi a me e con lo sguardo individuo la ragazza che ha parlato.
Lineamenti duri, fisico atletico.. potrebbe essere anche una ragazza carina se non avesse quell’aria di pura cattiveria addosso, ben visibile nei suoi occhi.
Raven stringe di più la presa sulle mie spalle, in una muta richiesta di mantenere il controllo.
Ha scelto la giornata sbagliata per punzecchiarmi, tuttavia riesco a distogliere lo sguardo e a proseguire sul mio cammino.
“Sono molto arrabbiata, quella signora brutta e cattiva è di nuovo libera..” sento Alecto Carrow farmi il verso e a questo punto perdo la pazienza.
Mi scrollo Raven di dosso e afferro la bacchetta, rivolgendomi verso i Serpeverde.
Ontari è già pronta e mi guarda con un sorriso di sfida sul volto malvagio.
“Paura che venga a finire l’opera e ad uccidere anche te, Griffin?”
Raven, che fino a qualche istante fa cercava di fermarmi, è al mio fianco con un’aria da guerriera esperta.
“Che ne sai tu?” le chiede con tono glaciale.
Il ministero non ha rilasciato informazioni sulla morte di mio padre. << un tragico incidente >> è tutto ciò che è stato detto al funerale dal Ministro Jaha, amico di famiglia.
“Oh, so molto più di quello che dicono i giornali, Rayes. Forse so addirittura più di voi.” Conclude soddisfatta di avere tutta l’attenzione su di sé.
Qualcosa scatta nel mio cervello, una rabbia tenuta repressa per quasi un anno e mezzo, mai svanita, sempre pronta a riaffiorare. Rabbia per non sapere, rabbia per le mezze bugie che ci sono state dette come giustificazione.
Punto la bacchetta verso la ragazza che ancora sorride davanti a me.
So che non dovrei iniziare una lotta qui davanti, la spilla da Caposcuola appuntata sul petto dovrebbe ricordarmelo.
Ma sono così stanca di comportarmi come se nulla fosse, di rispettare le regole.
“Ancora una parola, Ontari, e sarò io a sorridere.”
Sento dei fischi tra i Serpeverde e qualche risata di scherno.
Sento Bellamy dietro di me dire a Raven di tenersi pronta.
“Non vedo l’ora.” Dice Ontari sfidandomi con lo sguardo.
“STUPEFICIUM” urlo allora carica di frustrazione.
Guardo il getto rosso che si avvicina alla ragazza in piedi davanti a me, e impotente lo osservo mentre cambia improvvisamente traiettoria, tornando indietro e colpendo il muro di fianco a me.
Sento Bellamy chiedere informazioni a Raven, perché nessuno ha formulato l’incantesimo di protezione ad alta voce.
Ma io so che c’è solo una persona che padroneggia così bene gli incantesimi non verbali, la stessa persona che qualche sera fa ha illuminato una stanza intera sollevando la bacchetta senza pronunciare una parola.
Incontro i suoi occhi verdi carichi di avvertimento. Non l’ho neanche vista avvicinarsi, eppure è qui davanti con la bacchetta sguainata.
“Sempre a rovinare il divertimento, Alexandria.” Sbuffa Ontari con aria delusa.
Io mi limito a guardarla con la mascella serrata e tutti i muscoli del corpo in tensione.
“Silente mi ha nominata Caposcuola, faccio solo il mio dovere per evitare noiosi provvedimenti.” Ribatte lei senza degnarla di uno sguardo, ma guardando me come per ricordarmi il mio ruolo.
La tensione è palpabile.
I Grinfondoro la guardano con aria cattiva per aver impedito che il mio incantesimo andasse a segno.
I Serpeverde la osservano con sguardi dubbiosi per aver bloccato sul nascere una bella lotta, in cui probabilmente pensavano di poter sperimentare nuovi incantesimi oscuri.
Io sono combattuta, in cuor mio so di doverle essere grata per avermi impedito di finire nei guai. So anche che si è esposta più di quanto avrebbe voluto. D’altro canto ho veramente, veramente bisogno di sfogare tutti i sentimenti repressi per questi anni.
Così non accenno neanche ad abbassare la bacchetta, ma mi limito a guardarla duramente. Lei sembra quasi alzare gli occhi al cielo.
“Mettete via le bacchette, tutti quanti.” Sentenzia lei decisa.
Sto quasi per ribattere, ma la porta dell’aula si apre e la faccia allegra di Lumacorno mi si para davanti
Ci mette qualche secondo per processare la scena che gli si para davanti.
“Cosa sta succedendo qui?” chiede confuso.
“Niente, professore. Piccole divergenze, ma stavamo per entrare.” Risponde Lexa per tutte, mettendo via lei stessa per prima la bacchetta e alzando un sopracciglio nella mia direzione.
Sbuffo contrariata ma alla fine abbasso il braccio.
“Se lo dice lei, signorina Woods..” commenta il professore. “Entrate ragazzi, la lezione sta per iniziare.”
Seguo gli altri all’interno della classe. Sarà una lunga giornata.

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Le lezioni di oggi sembrano non finire mai. Sono così distratta ad osservare l’orologio e il lento movimento delle lancette che non ascolto una parola della lezione della McGranitt e so già che me ne pentirò.
Al suono della campanella mi alzo di scatto e raccolgo le mie cose.
“Vado in biblioteca, ci vediamo a cena.” Dico a nessuno in particolare.
“Clarke.” Mi richiama Raven, e mi giro a guardarla. Ha un’aria interrogativa, capisco che mi sta chiedendo se voglio compagnia o è uno di quei momenti in cui voglio restare da sola.
Scuoto la testa abbozzando un sorriso triste, e mi dirigo verso la porta.
Siamo ancora all’inizio dell’anno e la biblioteca è praticamente vuota, con l’eccezione di qualche Corvonero e di qualche ragazzo più piccolo.
Noto seduto a un tavolino nell’angolo un ragazzino biondo con i colori Grifondoro sulla cravatta.
“Aden!” lo chiamo mentre mi avvicino.
Lui alza gli occhi sorpreso dall’interruzione.
“Ciao Caposcuola Clarke” mi risponde alla fine.
“Solo Clarke, Aden, lo sai – gli faccio un occhiolino – aspetti qualcuno?”
Lui deglutisce un po’ imbarazzato.
“In realtà no, di solito vedo Lexa qui il venerdì, ma oggi è giovedì e ha un’altra ora di lezione, mi sembra” mi risponde mentre io rimango in piedi davanti a lui con un sorrisetto.
“Ti dispiace se mi siedo qui, allora? Mi farebbe piacere avere un po’ di compagnia mentre studio.”
In teoria sono venuta qui per stare da sola, ma c’è qualcosa in Aden che mi infonde tranquillità, sarà la sua aria ingenua e pacata.
Lui annuisce, ma noto un certo nervosismo mentre mi fa spazio sul tavolo spostando le sue cose.
“Se è un problema cerco un altro tavolo, tranquillo!” gli sorrido rassicurante.
“No, non è questo.. è che ho un problema con un incantesimo e volevo esercitarmi, ma..” borbotta lui passandosi una mano tra i capelli.
“Che incantesimo è? – gli chiedo curiosa – magari posso darti una mano.”
“È stupido in realtà, mi sono distratto a lezione di Incantesimi perché Christine mi stava parlando della sua squadra di Quidditch preferita e mi sono perso un pezzo di spiegazione…” sospira mentre tira fuori una piuma bianca tra le pagine del libro di incantesimi.
“L’incantesimo di Levitazione!” esclamo io ricordandomi del mio primo anno. “Ci ho messo anche io un bel po’ per impararlo al primo anno” gli sorrido in modo rassicurante.
Lui annuisce, ma il suo nervosismo sembra crescere.
“Allora – inizio mettendomi più vicino a lui e sollevando la bacchetta. – prima di tutto la formula: Wingardium leviosa. Pronunciala bene, accentando la o, non l’ultima a.
Lui la ripete un paio di volte, mentre io annuisco incoraggiante.
“Bene, ora aggiungiamo il movimento del polso con la bacchetta. Mentre dici Wingardium agita la bacchetta, e contemporaneamente a Leviosa colpisci l’oggetto che vuoi far sollevare, d’accordo? Ti faccio vedere.”
Mi schiarisco la gola ed eseguo l’incantesimo: la piuma bianca si solleva dal tavolo e Aden la guarda quasi incantato.
“Ecco, prova tu.”
Aden stringe forte la bacchetta.
“Wingardium Leviosa!” esclama.
La piuma si limita a un leggero tremolio, ma non si solleva. Aden la guarda delusa.
“Ci siamo quasi Aden – intervengo – prova a immaginare la piuma sollevarsi, pensalo nella tua mente al punto da vederla librarsi leggera.”
Parecchi tentativi dopo Aden è sempre più disperato e la piuma sembra incollata al tavolo.
È strano, non è un incantesimo difficile, e più lui si impegna meno risultati ottiene.
Sembra quasi che abbia un blocco, che ci sia qualcosa che gli impedisce di usare bene questo incantesimo.
Allora mi viene un’idea.
“Vieni con me, proviamo una cosa” gli dico velocemente mentre mi alzo.
Lui mi segue riluttante fino a una porta di uno dei reparti della biblioteca-
“Colloportus” eseguo io e la porta si chiude. “Bene Aden, ora la porta è chiusa, ma c’è una semplice formula per aprirla.”
“Alohomora.” Sussurra lui.
“Esatto! Pronunciala colpendo la serratura con la bacchetta e immagina la porta aprirsi.”
Lui si schiarisce la voce ed esegue.
La porta di apre con uno scatto della serratura.
“Ottimo Aden! Torniamo al tavolo.” Gli dico.
È la prova che c’è qualcosa che non va solo con l’incantesimo di levitazione.
Quando ci risediamo è lui a parlare.
“Non capisco cosa c’entri con Wingardium Leviosa..”
“Hai ragione Aden, vedi, sei riuscito ad aprire la porta al primo tentativo, significa che non c’è niente che non va nella tua magia.. piuttosto sospetto che ci sia qualcosa che ti impedisce di eseguire correttamente l’incantesimo di levitazione.” Lo guardo seriamente e lui distoglie lo sguardo.
“Qualche brutto ricordo legato a questo incantesimo, forse…” sussurro mentre lo guardo deglutire.
Sembra che sia in corso una battaglia interiore nella sua mente. Alla fine sospira e torna a guardarmi.
“In effetti qualcosa c’è, ma non so se dovrei…” si interrompe.
“Non preoccuparti, Aden, va tutto bene, non devi parlarne per forza con me, ma sappi che io sarò qui ad ascoltarti se vorrai.” Lo rassicuro.
Lui sospira un’ennesima volta e alla fine comincia a parlare sorprendendomi.
“Quando ero più piccolo, ogni tanto succedevano cose strane senza che potessi controllarle.. Lexa mi spiegava che era la mia magia che cominciava a venire fuori, ma io mi spaventavo..” si interrompe imbarazzato.
“Oh si – intervengo anche io – io spostavo le pedine degli scacchi del mio amico Wells mentre giocavamo, e lui si arrabbiava sempre, ma io non facevo apposta, volevo solo vincere!” gli dico accennando una risata.
Lui mi risponde con un abbozzo di sorriso.
“Un’ estate ero in giardino con Lexa, lei era appena tornata dopo il suo primo anno e mi stava raccontando un sacco di cose. Sentii dei rumori dall’altra parte della siepe, erano dei bambini che giocavano e io volevo tanto vedere cosa stavano facendo. Così mi sono avvicinato e ho ripetuto la formula che mi aveva appena detto mia sorella. Subito mi sono sollevato e con la testa riuscivo a sporgermi da sopra la siepe. Li ho visti rincorrere una palla nell’erba, ma prima che potessi guardare meglio Lexa ha iniziato a chiamarmi e a dirmi di tornare giù. Io non riuscivo a scendere e quando lei ha iniziato a tirarmi per le gambe è arrivato nostro padre.” Si ferma e rabbrividisce, e io con lui, perché so che sto per sentire qualcosa di poco piacevole.
“Lexa ovviamente si è presa la colpa, come sempre, e lui si è arrabbiato tanto con tutti e due…”
“Ok – lo interrompo, perché vederlo così triste non mi piace per niente – ho capito Aden, non ti preoccupare. Capisco che sia difficile per te.”
Allungo una mano per stringere la sua sul tavolo.
“Ora sei qui, ad Hogwarts e al sicuro. C’è anche Lexa e puoi far levitare qualsiasi cosa tu voglia, anche la gatta di Gazza se ci riesci, una volta ci ho provato, si è messa a miagolare talmente forte che Gazza l’ha sentita da un altro piano ed è corso a vedere cosa stava succedendo. Sono scappata per mezzo castello per non farmi beccare.” Gli dico per sdrammatizzare.
Vedo che si lascia sfuggire un sorriso divertito mentre immagina la scena.
“Non pensare al passato, Aden. Sei un mago, era normale per te fare cose magiche spinto dalle emozioni e dai desideri. Ora puoi fare tutto con maggior consapevolezza, devi solo rilassarti e pensare che andrà tutto bene, che nessuno ti sgriderà, anzi, i professori ti daranno anche dei punti e tu ci aiuterai a vincere la Coppa delle Case!” sorrido orgogliosa.
Lui annuisce, e sembra essere più tranquillo.
“Ti va di riprovare?” gli chiedo cauta.
“D’accordo” dice, con una nota di sicurezza nella voce, questa volta.
“Wingardium Leviosa!” esclama.
Rimaniamo tutti e due stupiti quando la piuma si alza e vola vicino al soffitto.
“Sì ADEN! Bravissimo!” grido quasi mentre mi lascio andare e batto anche le mani.
Lui sorride, raggiante e sto per congratularmi ancora quando una voce ci interrompe.
“Cosa sta succedendo qui? Signorina Griffin, siamo in biblioteca, non in sala comune, si contenga o sarò costretta a sbatterla fuori.” dice Madama Prince arrabbiata.
“Mi scusi, signora, ha ragione” dico io mettendo su una finta faccia triste, ma facendo l’occhiolino a Aden senza che lei mi veda.
“sì – interviene lui – ora ce ne andiamo così non disturbiamo più gli altri.” Dice con una faccia angelica che riesce a zittire anche la scorbutica bibliotecaria.
Insieme raccogliamo le nostre cose e usciamo dalla biblioteca.
Appena fuori Aden scoppia a ridere e io lo osservo divertita.
“Quasi buttato fuori dalla biblioteca! Questo devo raccontarlo a Lexa, almeno la smette di prendermi in giro dicendomi che sarei dovuto finire a Corvonero!”
È così soddisfatto che rido anche io, contenta che la tristezza di poco fa abbia lasciato spazio a questa spensieratezza.
“Bene bene bene, chi abbiamo qui?” ci interrompe una voce cattiva.
“La nostra cara caposcuola Griffin.. vedo che ti sei ripresa da stamattina, non piangi più?” Ontari si rivolge a me e io cerco inutilmente di nascondere Aden dietro di me. L’allegria di poco fa completamente sparita.
“E il mio caro cugino Aden! Mi sorprende di vederti così allegro, aspetta solo di tornare a casa a Natale, non credo che sarai ancora così felice.” Sento Aden irrigidirsi ed estrarre la bacchetta.
“Stai calmo, Aden.” Gli sussurro.
Siamo in una situazione di svantaggio, Ontari è con i suoi due scagnozzi, i Carrow, che sebbene non brillino di intelligenza hanno comunque più esperienza negli incantesimi offensivi rispetto ad Aden. Così siamo tre contro uno e non posso permettermi distrazioni.
“Cosa vuoi ancora, Ontari?” le chiedo io mentre cerco di pensare a come uscire da questa situazione.
“Vorrei tante cose, Griffin, in questo momento dare una lezione al mio cuginetto è una delle mie priorità sai, giusto per punirlo per aver infangato il nome della famiglia.” Dice guardandolo con cattiveria.
“Vediamo un po’.. DIFFINDO!” urla e faccio appena in tempo a dare una spinta ad Aden per toglierlo dalla traiettoria.
Il getto di luce colpisce la sua borsa che si taglia riversando tutti i suoi libri per terra.
“Oh che sbadata..” dice con tono fintamente contrito.
“Reparo” borbotto aggiustando la borsa. “Raccogli le tue cose e preparati a correre” gli sussurro senza farmi sentire dagli altri.
“Non ti lascio qui.” Mi risponde lui risoluto, guadagnandosi uno sbuffo da parte mia.
“Tieniti pronto comunque.” Chiudo gli occhi un istante e lascio che a concentrazione si impossessi di me, non un passo falso, mi ripeto.
“Che c’è Griffin? Troppo stanca per un po’ di divertimento?” sghignazza Alecto.
“STUPEFICIUM!” urla il fratello, Amycus.
Ma io sono pronta.
“Protego.” Esclamo tranquillamente. “Pietrificus Totalus” dico subito puntando la bacchetta contro Alecto che si blocca sul posto.
“Tu! – ringhia il fratello – sporca traditrice del tuo sangue come hai osato..” Ma io sono stanca, davvero stanca, e davvero molto arrabbiata di sopportare tutte queste inutili provocazioni. Aggiungiamo anche stufa di comportarmi bene.
“Silencio!” mi rivolgo contro di lui che si zittisce all’istante. “Expelliarmus” completo l’opera guardando la sua bacchetta volare lontana.
Mi rivolgo ad Ontari, che è rimasta immobile per tutto il tempo osservando con aria disgustata i suoi compagni di dormitorio.
“Inutili – dice infine con aria di superiorità – ci penso io a te Griffin!”
Fa un passo avanti e io aspetto cercando di calcolare le sue mosse.
Ontari non è incapace come gli altri due, anzi. È anche così cattiva e spregiudicata che so perfettamente che potrebbe maledirmi in questo corridoio.
Mantengo la guardia alta e paro il suo primo attacco. Vedo che sogghigna, come se si stesse solo divertendo.
“STUPEFICIUM” tento come stamattina.
Lei si sposta all’ultimo momento, spedendomi addosso uno strano getto di luce viola.
Preferisco non rischiare con un sortilegio scudo perché non so che tipo di incantesimo sia, così impulsivamente mi getto su un fianco, cadendo a terra stringendo forte la bacchetta per non perderla.
“Attenta Clarke!” urla Aden spaventato indicandomi Amycus che è riuscito a recuperare la sua bacchetta costringendomi di nuovo a un’inferiorità numerica.
“Incarceramus” grido puntandogli contro la bacchetta, mentre sento Ontari gridare “Impedimenta”
Tutti e due gli incantesimi vanno sfortunatamente a segno, e mentre il ragazzo viene avvolto da funi strette, io vengo sbalzata con forza all’indietro e colpisco il muro, rimanendo senza fiato.
Ontari troneggia qualche passo più avanti e si avvicina, mentre io cerco di riprendermi.
“Ci hai provato, Griffin. Peccato che non sia servito a nulla.” Sorride sarcastica.
Io la guardo fieramente, come se non fossi accasciata sul pavimento davanti a lei.
“Ora mi occuperò di te, devo ancora vendicarmi per quello che mi ha fatto il tuo ragazzo.. poi mi dedicherò al mio caro cugino..”
Stringo forte la bacchetta pronta a reagire in qualche modo, ma vengo interrotta.
“Wingardium leviosa!” sento Aden urlare e osservo sbalordita un’armatura davanti a me sollevarsi e dirigersi verso Ontari. L’armatura ondeggia pericolosamente, per poi schiantarsi al suolo con un gran fracasso.
Ontari ha solo il tempo di scansarsi per non essere travolta.
Io reagisco all’istante, mi alzo in piedi e afferro il polso di Aden, ancora sconvolto dalle sue azioni, trascinandolo via.
Corriamo a perdifiato, finchè arriviamo davanti ad un arazzo, che scosto rivelando un passaggio segreto.
Una volta dentro ci fermiamo a prendere fiato, mentre sentiamo nel corridoio voci concitate che si chiedono cosa sia successo.
Il ragazzo al mio fianco è ancora sorpreso, ma un sorriso orgoglioso si fa largo sul suo viso.
“Ben colpo, Aden!” gli dico io ammirata.
Ci sorridiamo e torniamo nella sala comune di Grifondoro.
 
 
*.*.*.*
 
[Lexa]
“.. e così ho urlato: Wingardium Leviosa! E l’armatura si è alzata, Lexa! Si è alzata e si è avvicinata ad Ontari per poi quasi travolgerla ed è caduta. Un attimo dopo e io Clarke stavamo correndo via e ce ne siamo andati! È stato GRANDIOSO!”
È venerdì pomeriggio e come settimana scorsa sono seduta a un tavolino della biblioteca con un entusiasta Aden seduto davanti a me che gesticola raccontando le fantastiche avventure di “lui e Clarke”.
“Molto bene Aden, sei stato bravo.” Gli dico con un sorriso.
In realtà sono decisamente spaventata, è la seconda settimana di scuola e Ontari ha già provato a far del male a mio fratello. Non posso pensare a cosa sarebbe successo se con lui non ci fosse stata Clarke, ma un suo compagno del primo anno, inesperto come lui.
“Oh si! E ho anche scoperto il passaggio segreto dal terzo al quinto piano, grazie a Clarke!”
Metto da parte i pensieri negativi per offrirgli un ghigno.
“Oh quello.. io ne conosco di altri più interessanti, ma se ormai solo Clarke può insegnarti qualcosa mi sa che li terrò per me.”
Lui spalanca la bocca. “Ce ne sono altri? Me li faresti vedere, Lexa? Per favore!”
Mi scappa una risata, ma decido di farmi pregare ancora un po’.
“Mmm, non saprei sai.. Non so se Clarke vorrebbe che tu andassi in giro con una Serpeverde, ormai siete così amici…” faccio finta di pensarci su.
“Ma tu sei mia sorella!” dice lui come se stesse esplicitando l’ovvio. “Non essere gelosa!” mi prende in giro.
“Gelosa? Io? Affatto, ti mostrerò tutti i passaggi segreti che conosco, vedrai, non ti ricorderai nemmeno più di quello di Clarke!” e Aden ride alla mia aria risoluta.
“D’accordo sorellona, affare fatto.” Dice sorridendo tranquillo.
Credo davvero che fargli vedere un po’ di scorciatoie e di passaggi segreti sia una cosa utile per lui, per lo meno potrebbe avere una possibilità di scappare se provano a fargli di nuovo del male.
“Allora andiamo? Ce ne sono un paio qui vicini che potrei mostrarti prima di cena.” Gli dico.
Lui si passa nervosamente una mano tra i capelli.
“Ehm.. in realtà io dovrei vedere Catherine e John in sala comune per passare dal nuovo passaggio per scendere in sala Grande.. ma se ti dispiace vado a dirgli che non posso più.”
Io mi porto la mano al petto con fare drammatico.
“Vai, fratello traditore, vai dai tuoi nuovi amici e non pensare alla tua povera sorella.” Gli dico, ma finisco con un occhiolino.
“Eddai Lex!” sogghigna lui, mentre raccoglie le sue cose dal tavolo.
“Meglio anche per me comunque – riprendo mentre ci incamminiamo – vado subito a cena così dopo mi preparo con la ronda.”
“La ronda con Clarke? Me la saluti?” chiede lui sorridendo angelicamente.
Io sbuffo esageratamente.
“Certo che te la saluto, le dirò anche che ha un nuovo fan!” lo prendo in giro.
“Non azzardarti” dice lui, arrossendo.
Gli do una giocosa spallata e quando le nostre strade si dividono ci salutiamo con un sorriso.
 
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È solo la seconda ronda con Clarke, eppure mi sembra già diventata una routine.
Come stabilito settimana scorsa sono andata direttamente al settimo piano per evitare di farle fare su e giù per le scale della scuola.
Nonostante la tregua instaurata sono molto nervosa, e lo manifesto camminando avanti e indietro davanti al ritratto che conduce alla loro sala comune. La signora grassa, l’ha chiamata Aden, spero vivamente che non si metta a cantare a quest’ora.
Scuoto la testa davanti a questo pensiero assurdo, e torno a concentrarmi sui miei problemi con Clarke.
Prima di tutto non ho idea di come abbia preso la mia intromissione di ieri prima di Pozioni.. è stato un gesto impulsivo il mio, per evitare che nascesse un vero e proprio scontro e per evitare di dovermi schierare. Ho notato però la rabbia e la frustrazione nei suoi occhi blu.
Inoltre c’è anche la grande questione che mi ha raccontato prima Aden.. Mi duole ammetterlo ma devo ringraziarla per averlo protetto. Ringraziare non è proprio una cosa che mi viene spontanea, però.
Lascio che una smorfia compaia sul mio viso mentre continuo a camminare.
Guardo nuovamente l’orologio al mio polso e sto quasi per pensare che sia in ritardo quando il ritratto si apre rivelando una Clarke Griffin in tutto il suo glorioso splendore.
Divisa disordinata, cravatta allentata, capelli scompigliati.. ha l’aria di essere appena uscita indenne da una battaglia.
Ma da come sbuffa e cerca di seminare la ragazza dietro di lei credo che la suddetta battaglia sia ancora in corso.
“Clarke” la saluto quando incontra il mio sguardo.
“Lexa” risponde lei mantenendo il nostro strano rituale, che ora è passato all’uso dei nomi e non più dei cognomi.
“E Raven” continua Clarke alzando gli occhi al cielo.
“Woods! – esclama la ragazza – sei proprio tu la causa dei nostri problemi”
Io mi limito a guardarla aggrottando le sopracciglia mentre Clarke sbuffa per quella che sembra essere l’ennesima volta in pochi minuti.
“Ti ho detto che non devi preoccuparti per me Rae, andrà tutto bene”.
Raven le si avvicina scuotendo la testa.
“Errato, Griffin, mi hai detto di preoccuparmi in modo costruttivo e di utilizzare il mio cervello geniale per trovare un modo di comunicare a distanza. – fa una pausa teatrale mentre estrae qualcosa dalla borsa a tracolla – ed è proprio quello che ho fatto.”
Le porge quella che ora riconosco essere una strana penna color verde acido.
Noto che il mio sguardo confuso è lo stesso che alleggia sul volto di Clarke.
“E questa cosa sarebbe?” le chiede la bionda.
“Questa – risponde la Rayes -  è la soluzione dei nostri problemi: ti basterà pensare a quello che mi vuoi dire mentre tieni in mano la penna, e automaticamente il tuo pensiero verrà scritto su un foglio in mio possesso.” Termina soddisfatta del suo lavoro.
Clarke, come me del resto, è genuinamente sorpresa.
“Mi puoi spiegare come diamine hai fatto?” le chiede infatti.
Raven si stringe nelle spalle con finta modestia.
“Beh è stato semplice in realtà.. ho solamen-“ inizia
“Hai creato una penna Prendiappunti unendola a una pergamena, per poi dividere i due elementi e applicare un’estensione all’incantesimo in modo che la distanza tra penna e foglio possa aumentare.” Dico io senza nascondere una nota di ammirazione nel mio tono.
La mora mi guarda sbalordita.
“Si può sapere che cosa ci fai a Serpeverde, Woods? Hai impiegato circa tre secondi per capire cosa ho fatto.. questa è roba da Corvonero!”
La solita smorfia di quando si parla di Casate sorge sul mio viso.
“Si potrebbe dire lo stesso di te, Rayes.. Com’era? Audacia, fegato e cavalleria? Grifondoro non parla di intelligenza da nessuna parte..” le rispondo..
“Touchè, Woods.. Mi sa che siamo l’eccezione delle nostre casate – ride leggermente, poi si rivolge nuovamente a Clarke che si è limitata ad osservarmi con interesse per tutto lo scambio – in ogni caso Clarke, se avrai bisogno di mandarmi un messaggio, stringi la penna e comparirà sul mio foglio.”
“D’accordo Rae, ora puoi lasciarci andare? Prima iniziamo prima possiamo andare a dormire.” Conclude la ragazza.
“Va bene, va bene.. Ma non esitare a scrivermi!” e con un occhiolino a lei e un cenno di saluto a me, Raven Rayes rientra nella sala comune rosso-oro.
Noi due iniziamo a camminare per il corridoio, manca qualche minuto al coprifuoco e gli studenti si stanno affrettando a rientrare per non finire in punizione.
Il silenzio è nuovamente calato tra noi, ma sono troppe le cose non dette, almeno da parte mia, che non riesco ad essere totalmente a mio agio.
“Allora i tuoi amici non si fidano proprio di me..” inizio titubante attirando l’attenzione della ragazza al mio fianco.
Lei sorride leggermente, come se si perdesse un istante nei suoi pensieri.
“Sono solo iperprotettivi, ho detto loro cento volte che non devono preoccuparsi per me, che me la saprei cavare.. certo il tuo fantastico intervento di ieri mattina non li ha proprio rassicurati..” mi dice lanciandomi un’occhiata storta.
Dritta al punto, bene, almeno non devo girarci intorno neanche io.
“Beh si.. a questo proposito.. Mi avrebbe fatto incredibilmente piacere vedere Ontari schiantata al suolo, più di quanto immagini, ma ho ritenuto che dare il via a una battaglia in corridoio non fosse una grande idea, specialmente perché se fosse stato così…” mi interrompo incerta ma è lei a completare la mia frase.
“Ti saresti dovuta schierare e sarebbe stato peggio.” Conclude lei annuendo per le sue stesse parole.
“L’ho capito Lexa, ma non ti nego di averla presa male.. sarebbe stato molto soddisfacente per me farla stare zitta in quel momento.” La guardo mentre un velo di malumore si posa sui suoi occhi, che tornano a puntare verso il corridoio.
“Immagino, ma Aden mi ha detto che hai avuto un’altra occasione per farlo…” inizio titubante.
Lei mi guarda negli occhi come per capire dove voglio arrivare.
Se solo riuscissi a dirti semplicemente grazie.
Non so cosa trovi nei miei occhi, ma riprende.
“Non è andata proprio come speravo, però.. fortunatamente ho avuto un valido aiutante che è intervenuto al momento giusto.” Accenna a un sorriso raccontandomi del maldestro ma fondamentale aiuto di Aden.
“Eravate tre contro uno, Clarke, un tipico schema Serpeverde, o forse da Mangiamorte.. direi che te la sei cavata più che bene, tanto più che a quanto mi ha raccontato Aden, l’incantesimo che lui ha usato gliel’hai insegnato tu poco prima… un’altra cosa per cui…”
Ma mi blocco di nuovo, sento le parole scorrere dalla mia mente alle mie labbra e fermarsi lì, a un millimetro dall’essere espresse.
La frustrazione è tale che mi blocco e le afferro delicatamente un braccio per farla fermare e per cercare un contatto per esprimere quello che a parole non riesco.
“Clarke, quello che hai fatto, io davvero..”
Vedo che lei mi guarda seriamente, ma con uno sguardo di dolce comprensione che mi rincuora.
Allunga la mano e afferra a sua volta il mio braccio che la sta tenendo, rendendo il nostro contatto uno scambio reciproco di sentimenti non espressi.
A differenza mia, però, lei parla.
“Non conosco bene Aden, gli ho dato una mano in biblioteca solo ieri ed è stato un vero piacere da parte mia. Quello che ho capito è che è un ragazzo molto intelligente, dotato e soprattutto coraggioso, considerando che è riuscito a far levitare un’armatura e a scaraventarla contro una ragazza che non solo lo stava minacciando, ma che è anche sua cugina..”
Io deglutisco in difficoltà, non so se ha scoperto la nostra parentela ieri o tempo fa, ma è una cosa di cui non vado molto fiera, e sentirne parlare da lei mi crea una strana sensazione di disagio.
“Beh, in ogni caso – inizio io – sei comunque stata molto – “
Ma non scoprirò neanche io cosa stavo per dire, perché in quel momento una terza persona interrompe la solitudine del corridoio che stavamo perquisendo.
“Lasciala andare, subito! Non azzardarti a mettere le tue mani da Mangiamorte su di lei!”
Finn Collins irrompe con la bacchetta puntata verso di me, la stessa aria disperata che mostra recentemente. Ci impiego un secondo di troppo per capire che si sta riferendo alla nostra stretta sugli avambracci.
È Clarke a reagire per prima: scioglie la presa e prende subito la bacchetta.
Riesco a sentire mentre borbotta qualcosa di estremamente simile a “Ci mancava lui… che settimana...”
“Clarke!” la chiama il ragazzo distogliendo l’attenzione da me.
“Finn, per l’amor del cielo, torna in sala comune e lasciami in pace.” Le dice duramente, senza lasciare possibilità di replica al ragazzo.
“Ma Clarke, ti stavo cercando, ho letto solo oggi la notizia della scarcerazione di Diana Sydney e pensavo che avessi bisogno di qualcuno?” tenta lui. Ma ha innescato una bomba.
“BISOGNO DI QUALCUNO? – scoppia lei - E sentiamo, cosa ti ha fatto credere che quel qualcuno potessi essere tu? Proprio tu, Finn? Non dovresti parlarmi di niente che si avvicini anche minimamente alla morte di mio padre. Non tu.” La durezza del suo tono riesce quasi a nascondere del tutto la tristezza che si cela dietro le sue parole.
“Io ti ho chiesto scusa, Clarke! Ti ho chiesto scusa migliaia di volte! L’ho fatto perché ti stava per attaccare, il Sectumsempra è un incantesimo pericoloso! L’ho fatto per salvarti!” dice lui ora sull’orlo del crollo.
Io osservo la scena senza dire niente: vedo Clarke arretrare di qualche passo, scuotendo la testa.
“Non dovevi farlo così.” Dice semplicemente mentre mi fa gesto di seguirla per continuare la ronda.
Ma Finn, come ogni disperato, non demorde.
Si sporge e le afferra il braccio, nel punto vicino a dove la stavo tenendo io pochi istanti fa.
Non so se sia questo a farmi scattare o la sola presenza di questo ragazzo che sta evidentemente sorpassando ogni limite.
“Adesso basta. - Ringhio io puntandogli la bacchetta contro. – Il coprifuoco è appena scattato, Collins. Puoi scegliere se finirla qui e tornare nel tuo dormitorio oppure se finire in grossi guai. Avrei chiuso un occhio se Clarke fosse stata d’accordo con la tua presenza qui, ma evidentemente non lo è, quindi ti conviene lasciarla stare e andartene. Subito.”
Lo guardo mentre decide cosa gli conviene fare al momento.
Sono tesa e pronta a colpire, ma con un sospiro il ragazzo lascia andare Clarke e fa un passo indietro.
“Saggia mossa - dice Clarke – e ora andiamo Lexa.”
Con una mano sulla spalla mi spinge ad abbassare la bacchetta che inconsciamente tenevo ancora alta.
Automaticamente abbasso il braccio e mi volto per andarmene.
Finn non ci segue e Clarke non si volta nemmeno a guardarlo.
Quando giriamo l’angolo e entriamo in un altro corridoio, tuttavia, lascia andare un sospiro.
“Scusa – mi dice – è da quando ci siamo lasciati che non mi dà tregua.”
Io annuisco, senza dare tanto importanza, ma poi penso alla luce folle nel suo sguardo e sento il bisogno di informarmi di più.
“È pericoloso?” le chiedo, mal celando la mia preoccupazione.
Lei sembra sorpresa dal mio tono e mi osserva, come ponderando la risposta.
“A maggio ti avrei risposto con una risata, chiedendoti di essere seria, perché pensavo davvero che fosse una delle persone più pure rimaste in questo mondo incasinato. Ad oggi non lo so, ma non credo che mi farebbe mai del male.” Dice con un sorriso amaro sul volto.
Sono sorpresa dalla sua risposta sincera, e trovo un po’ di coraggio per chiederle altro.
“Cos’è successo? – le chiedo sussurrando – a Maggio..”
Prende fiato e nuovamente mi sorprende rispondendomi.
“Era uno dei soliti scontri con Ontari e la sua banda, ma c’erano anche ragazzi più grandi, del settimo anno, che ora sicuramente sono tra le fila di Voldemort.” Comincia a spiegare mentre camminiamo.
“La situazione era quasi in parità, io ero con Bel, Raven, Ontari, Finn e c’erano anche Jasper e Monti… Sarebbe stata una lotta alla pari se i Serpeverde non avessero iniziato ad usare incantesimi pericolosi. Noi provavamo a rispondere con incantesimi bloccanti, o comunque poco offensivi, finchè Ontari non mi ha disarmata e stava per colpirmi con un Sectumsempra.”
Serro la mascella, conosco quell’incantesimo, l’ha inventato Piton qualche anno fa ed è tremendo. Proprio per questo motivo ha riscosso un grande successo tra i sostenitori del Signore Oscuro.
Il solo pensiero di Ontari che prova ad usarlo contro Clarke mi fa venire voglia di andare nei sotterranei e occuparmi della mia cara cugina.
È Clarke che interrompe i miei pensieri.
“Pensavo davvero che sarebbe finita male, finchè Finn non si è liberato del suo avversario ed è accorso in mio aiuto. Pensavo la legasse, immobilizzasse o schiantasse. Invece ho visto Ontari cadere a terra e contorcersi sotto l’effetto della maledizione Cruciatus. Appena ho capito cosa stava succedendo mi sono scaraventata su di lui per farlo smettere.”
Io metabolizzo le informazioni che ho appena ricevuto, e richiamo alla memoria qualcosa che avevo sentito dire dai miei compagni riguardo questi eventi.
“Può sembrare esagerato da parte mia, ma lui mi conosceva, sapeva che non doveva farlo.” Conclude con rabbia.
Mi tornando in mente le parole che i due si sono scambiati riguardo la questione di suo padre poco fa e sento di essere vicina a trovare il collegamento e a schiarire tutta la situazione.
Eppure quando lancio uno sguardo alla ragazza al mio fianco decido di lasciar perdere. È stanca, arrabbiata, ma anche abbattuta. E con uno strano senso di speranza penso che avremo ancora tante occasioni per condividere parte dei nostri passati.
“Immagino che ciascuno di noi abbia le giuste motivazioni per le proprie prese di posizioni.” Le dico offrendole un mezzo sorriso di comprensione e facendole capire che non deve continuare il discorso.
Lei mi guarda e noto uno scintillio di riconoscenza nel blu dei suoi occhi.
“Sai, credo che Raven abbia ragione, infondo. Sei davvero una Serpeverde anomala.”
Io sbuffo esageratamente.
“C’è già un Woods che non è a Serpeverde, lasciami dove sono, Griffin. E ora muoviamoci.”
Sento la sua risata e il mio cuore si apre un po’ in risposta.


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NOTE:
ho un po' di cose da dire e poco tempo, ma ci provo ;)
1. scusate per il ritardo, davvero, tra studio, esame di stato, viaggi a destra e a sinistra per ripassare in compagnia e visite a sorpresa sono stati giorni intensi,
2. riguardo al capitolo: è lunghissimo perchè non volevo tagliare senza iniziare a dare alcune spiegazioni su Finn, visto anche l'interesse nelle recensioni. So che non ho ancora spiegato esattamente tutto, ma ogni cosa a suo tempo. fidatevi ;)
3. La penna prendiappunti di Raven è liberamente ispirata a quella di Rita Skeeter nei libri di Harry Potter, con delle mie modifiche, spero non sia una stupidata ma potrebbe tornarci utile in futuro.
4. Scusate eventuali errori, volevo postare assolutamente oggi per non far passare dell'altro tempo, e l'ho riletto velocemente.
5. Grazie a tutti per le recensioni e l'incoraggiamento!
A presto, 
Ila
  
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