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Autore: Testechevolano    26/11/2016    3 recensioni
Una bambina viene abbandonata misteriosamente sulla porta di un monastero con una croce che sembra portare il peso di quell'azione. Viene chiamata Suryan, come il sole che sembra portare dentro.
Sembrava che quella croce le volesse cadere addosso ma era solo un'incisione, non poteva. Ma la donna sapeva che se avesse potuto l'avrebbe già schiacciata[...]Se lo meritava.
Ella viene allevata dalle suore del convento e segue le loro orme insieme alla sua inseparabile amica Judit.
Judit, nonostante fosse contro le regole, aiutò Suryan a sistemarsi. Sapevano che la vera arma per mantenere un segreto era quella di non farne parola nemmeno fra di loro.
Il passato di Suryan però non ha niente di più lontano dalla chiesa, anzi. Il suo passato parla di perseguitazioni, di superstizione, mistero ma soprattutto di una profezia.
Beatrix fece volare il bicchiere con un solo gesto e lo face finire in grembo al cugino, che sorridendo lo fece fluttuare alzando semplicemente lo sguardo. Il contenuto del bicchiere tremò. I due cugini si guardarono negli occhi.
Bombe. Spari. Urla.
-Benvenuto all'inferno, cugino.

Coppie principali femslash ed het.
Genere: Guerra, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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V


Era ormai noto ai più che da un potere ne derivasse una responsabilità più grande del potere stesso; Judit sembrava sempre voler trovare un potere tale da spaccare ogni cosa senza valutarne le conseguenze, come un'anima dannata che tenta di fuggire l'Inferno quando ormai è troppo tardi. Suryan non aveva mai voluto alcun potere né tanto meno si era soffermata a pensare che uno solo esistesse.
Quando, giorni prima, Beatrix l'aveva portata nella prateria a pochi chilometri da Osternia, la convinzione di non voler essere nulla di diverso da ciò che era si era rafforzata incredibilmente vedendola generare fulmini e saette che, in assenza di alberi, avrebbero potuto colpire chiunque. Aveva retto il gioco per non farla innervosire, ma a fatica si era trattenuta dal mollarle un pugno in piena faccia. Non ammetteva la violenza, ma quella ragazza proprio non la reggeva. Non aveva prodotto alcun risultato, come d'altro canto si era aspettata, e se ella era stata felice della propria normalità, l'altra le aveva mostrato più stizza di quanta ne avesse mostrato nei suoi confronti dal loro incontro. Sembrava decisa a confermare la teoria che l'apprendista altri non fosse che uno di quei mostri, ma Suryan non gliel'avrebbe certo data vinta.
Così, a distanza di giorni, era ancora lì a fissare fuori dalla finestra la neve che cadeva e si chiedeva quando avrebbe cessato di scendere giù dal cielo e imbiancare tutto. Non le piaceva molto, a differenza di molta gente, ad essa aveva associato il suo abbandono, particolare che Suor Caroline sottolineava sempre, senza saperne il motivo, quindi la rendeva triste. Non era infelice della sua vita, lei aveva Dio, aveva tante sorelle e fratelli, ma spesso le veniva la malinconia; sarebbe stata comunque Suor Suryan?
- Suryan, dovresti venire in salone, stanno parlando di cose importanti e hanno richiesto la tua presenza.
Una voce ferma, ma non fredda, la distolse dai suoi pensieri e la indusse a voltarsi, riconoscendo i due occhi scuri e grandi che la scrutavano da giorni. Rimase un po' disorientata quando vide i capelli ramati di Helga, un'amica di Beatrix e Jalice, mossi e un po' gonfi, ma subito rammentò che, giorni prima, le aveva confessato di aver provato a lisciarli tramite un incantesimo, di quelli in cui lei era esperta. Le stavano bene anche in quel modo: le incorniciavano in viso rendendolo dolce come quello di una bambola di porcellana.
Helga le sorrideva calorosamente e le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla. Suryan si sentì al sicuro a quel tocco, quella ragazza le trasmetteva tranquillità e serenità, forse solo un po’ di inquietudine. Si chiese se fosse a causa di qualche potere o se fosse lei come persona.
Si alzò dalla sediolina di legno, che scricchiolò a causa del suo peso, e le ricambiò il sorriso che era spuntato sulle labbra di Helga.
- Va bene, andiamo.
Le due fecero giusto qualche passo e arrivarono immediatamente nel grande salone, il quale le aveva accolte i giorni precedenti; non avevano fatto lo stesso percorso della volta in cui Suryan era arrivata all'Hidden Pub: ora stava in una stanza al pian terreno, soleggiata quando non nevicava.
Gli anziani si erano riuniti nuovamente e il pub era svuotato dalla clientela. Suryan guardò tutti con diffidenza e si soffermò su Beatrix, seduta su un tavolo con la solita aria saccente. Indossava il solito completo scuro e teneva nelle mani una palla accartocciata di carta.
- Oggi ti spiegheremo qualcosa sul nostro mondo, come domani e così per una settimana. Allo scadere della settimana farai un test per capire ciò che hai appreso e dopo, se sarai in grado, ti unirai a Beatrix e ad altri ragazzi per compiere una piccola missione sul Monte Dargos. Va bene?
A parlare era stata Romina, guardando con decisione Suryan. La ragazza era confusa e sentiva un gran mal di testa, soprattutto negli ultimi giorni. Le sue forze erano al minimo come la sua concentrazione, sicuramente era lo stress degli ultimi giorni.
- Non credo di avere altra scelta. Inizio già da subito? - chiese in direzione di Beatrix, nonostante non fosse lei a prendere le decisioni di quel tipo. Non capiva bene il perché ma sapeva che Beatrix poteva avere tutti i difetti del mondo, ma le sembrava la più umana di tutti. Non era controllata, era sempre agitata e piena di pensieri che le giravano alla velocità della luce. Gli altri sembravano così rilassati, sereni. Sì, lei era cresciuta in un monastero, lì si imparava ad essere così, calmi e docili, ma era un obbligo. Perché invece loro non mostravano sentimenti umani?
- Non ti senti bene? Hai anche oggi mal di testa?
Beatrix la guardò accigliata e incuriosita, alzandosi e venendole incontro rapidamente per lasciarle il posto a sedere. Aveva lasciato la carta sul tavolo.
Suryan si accarezzò i capelli castani e scosse la testa indicando la poltrona.
- Puoi rimanere, non preoccuparti. Comunque, sì, ho mal di testa.
Romina le si avvicinò di rimando e le toccò la testa alla ricerca di temperatura alta. La sua fronte era fredda come il ghiaccio.
- Non capisco da cosa possano essere causati. Chiamate Jalice, per favore.
Dopo pochi minuti Jalice fece capolino nel salone energica, mano nella mano con la sorellina Annabelle. Era una bambina di una dolcezza unica e di un'astuzia arguta e sincera, tralasciando la bellezza; era molto simile alla sorella. Se non fosse stato per i capelli più lunghi che tendevano al rame più che all'arancione, e gli occhi più stretti, da grande sarebbe stata la sua copia esatta.
La bambina si avvicinò a Suryan sorridendole felice e urlò: - Ti va di venire a giocare con me e i miei amici? Stiamo costruendo pupazzi di neve grandissimi!
Suryan sorrise e le accarezzò stancamente i capelli rossi. La sua testa era piena di pensieri e quel dolore le creava fitte incredibilmente dolorose.
- Mi dispiace, piccola 'Belle, oggi Suryan non si sente tanto bene. Ma se vuoi domani mattina ti aiuteremo! Verrò anche io! Parola di Beatrix Dumont!
Bea saltellò intorno ad Annabelle e la bambina rise felice e accettò la proposta con entusiasmo chiedendo a Suryan se fosse d'accordo. Era davvero strano, vedere Beatrix così amichevole nei confronti di qualcuno che non fosse Jalice, ma soprattutto era strano pensare che ci sapesse fare con i bambini: non aveva esattamente l'aria di una persona amichevole.
- Ma certo, 'Belle!
La bambina corse via ridendo per dirlo agli altri.
Le dava così allegria! Perché poi crescendo diventavano così pacati? La domanda le risorse nella mente più irruenta.
- Ehm, ehm! Perché mi avete chiamata?
Jalice batté i tacchi sul pavimento di legno e si schiarì la voce osservandole aspettando le direttive.
Aveva un grembiule giallo che le arrivava fin sotto le ginocchia, effettivamente era un po' buffo.
- Suryan ha mal di testa nuovamente.
Romina sospinse Suryan da dietro verso Jalice, così da affrettare il processo. Era tardi e Suryan doveva obbligatoriamente iniziare quel giorno, ormai erano passate quasi due settimane della sua permanenza lì.
- Ci penso io!
Jalice le prese la mano e il calore entrò dentro Suryan facendola sospirare di piacere. La sua testa si rilassò e il suo corpo si distese.
- Grazie, Jalice.
Le due si guardarono complici ed Helga affiancò Jalice ed uscirono dal solone parlando di ciò che avrebbero dovuto preparare a pranzo per il pub.





Judit si rannicchiò in un angolo della cella respirando rumorosamente. Non aveva il coraggio di guardare il vaso da notte che stava in piedi dall'altra parte della grande stanza scura. Si sentiva sporca fuori e dentro e si vergognava ad essere in quel luogo putrido.
- Quanti giorni sono trascorsi?
Hector, dall'altra parte, sembrò pensarci su, prima di domandarle: - Dal mio o dal tuo, di arrivo?
La sua voce, durante quel tempo, non era mutata mai, nonostante il trascorrere dei giorni, forse dei mesi, li tenesse incatenati lì. - Dal mio.
- Sedici giorni - rispose con sicurezza.
Judit non si aspettava una risposta, men che meno certa. Aveva veramente tutta quella cognizione del tempo, quell'uomo? - Fammi capire: ti basta davvero così poco per calcolare i giorni?
- Sono abituato, mica è la prima volta che vengo sbattuto in carcere. - Prima che la ragazza potesse chiederglielo, aggiunse: - Sarà la quarta o la quinta volta!
Judit fece una smorfia incredula. - Non sei poi così bravo, se ti sei fatto incarcerare così tante volte!
Hector rise: - Permettimi di contraddirti: sono sempre riuscito a fuggire.
La novizia poggiò il mento sul gomito, illuminata da un bel proposito: - Perché allora non ci fai fuggire?
L'uomo si fece aspettare, prima di rispondere: - Se anche avessi un piano, non te lo rivelerei. Nulla mi assicura che i muri non abbiano orecchie, letteralmente intendo.
Judit si lasciò sfuggire un sospiro. - Perché non mi parli mai di te?
Il silenzio che seguì testimoniò l'incredulità dell'altro. Forse si era espressa male, forse la sua agitazione era stata scambiata per emozione. Provvide a rimediare: - È che mi annoio!
Giurò di aver sentito Hector sospirare di sollievo. - Tu invece non mi annoi affatto.
- Non era questa la domanda.
- Beh, semmai dovessi annoiarmi, Jude, solo in quel caso parlerei di me.
Era davvero strano sentirsi dire quelle cose da una persona. Era strano che stesse bene per via di una semplice voce, perché Hector era solo una voce che riempiva il silenzio di quelle segrete. Era abituata ad associare le voci ai volti, e mai era stata bene a vederli o a sentirli insieme. Ecco, con la sola voce di Hector stava bene.





Una donna molto bassa e tozza, con i capelli scuri a caschetto e la pelle altrettanto scura, prese Suryan dal fianco per sospingerla verso un banco, molto simile a quelli trovati nelle scuole. Suryan la superava di ben venti o addirittura venticinque centimetri!
- Io sono la tua insegnante di magia teorica, mi chiamo Juliet De La Courre.
Suryan si sedette preoccupata e intimorita, ormai quelle emozioni le governavano sempre la testa e il cuore; erano forse diventate le sue migliori amiche.
A quel pensiero si soffermò sul ricordo del viso dell'amica, dei suoi bellissimi capelli, sul suo sorriso. La stava pensando anche lei?
Si spaventò chiedendosi se fosse ancora qui, in questa terra, ma la cosa che le fece sentire una stretta al cuore, egoisticamente, fu quello di chiedersi se, essendo viva, la pensasse.
Se non si ricordasse di lei? Se avesse trovato altro?
- Suryan! Per favore, attenzione. Per favore, cara, è un discorso molto complicato.
Suryan alzò lo sguardo e sentirsi chiamare semplicemente "Suryan" non la scosse più come poco meno di tre settimane fa. Non si sentiva più Suor Suryan?
- Scusi, ha tutta la mia attenzione.
La donna accavallò le gambe facendo alzare la gonna azzurra e si spostò gli occhiali prendendo un respiro profondo.
- Devi sapere cara Suryan, che ci fu il Tempo della Creazione. Un gruppo di streghe, si narra fosse composto da quattro di esse, ma non ne siamo certi, si spostarono dal freddo del loro paese. Avevano da poco appreso che esistesse la magia e avevano scoperto che i titolari di questi incredibili e forti poteri erano tutti lì, stipati in quella cittadina anonima. Decisero di partire alla ricerca del posto perfetto per fondare le basi della magia. Tra di loro emerse soprattutto una strega, chiamata Fiore, apparteneva alla stirpe del Sole. Era nata con una voglia a forma di sole sul ventre, e come lei anche le altre tre streghe: una aveva la Luna, un'altra una Foglia e l'altra ancora una Stella.
Suryan interruppe il racconto. - E il vostro stemma? L'Occhio?
La donna rise e scosse la testa con amarezza. - Noi non siamo puri, non eravamo in quella missione, dalle fonti che abbiamo, siamo il prodotto di tante infiltrazioni di umani che hanno diminuito e quasi annullato i nostri poteri. Per questo motivo non sappiamo da chi discendiamo, siamo solamente mischiati.
- È una cosa triste, no?
- Tu avresti mai lasciato l'amore della tua vita solo perché umano e conservare la Stirpe, Suryan?
La ragazza non esitò un istante e rispose di getto: - Certo che no!
- Ecco, quindi fra di noi, chi è veramente triste?
La ragazza sorrise e annuì convinta, le piacque sapere che forse qualcosa di umano c'era, che l'amore indipendentemente da chi o cosa si fosse, colpisse tutti, allo stesso modo. Poi stava alla persona raccoglierlo o meno.
- Bene, continuiamo. Arrivarono in una terra, non quella sperata, piena di ghiaccio e freddo glaciale. Ma ormai vecchie e stanche non avevano la forza di emigrare oltre, e con tenacia fondarono lì i Colossi della magia. Le quattro streghe, o più, costruirono unendo i poteri un tempio, esso conteneva il Sapere di tutto. Esso aveva una stanza magica e rarissima, le streghe una ad una entrarono e generarono la nascita della loro stirpe. Rimasero incinte e da loro nacquero tutte le popolazioni che dovresti conoscere ora. Purtroppo il Sole e la Luna litigarono aspramente e irrimediabilmente, essendo opposti l'odio crebbe e sembrò impossibile da fermare. Iniziarono a farsi guerra e vinse il Sole, poco dopo la morte della grande Fiore, animo buono e tenacia invidiabile, lasciando alla Luna pochissimi esseri magici. Scapparono e finirono in una penisola, dove cercarono di riprendersi. La stirpe Foglia si estinse poco dopo la vittoria del Sole, mentre la stirpe Stella fu solo un miscuglio tra Sole ed essa, fin quando di essa non ne rimase più niente.
- Ma perché si ricorda solo Fiore e non gli altri capi stirpe?
- Lei è stata La Capo Stirpe, da lei nacque tutto ma soprattutto sopravvisse.
Suryan sembrava un po' contrariata ma fece spallucce, era una storia interessante ma non la riguardava più di tanto. - E i poteri? Quali sono?
Era curiosa, era una storia affascinante anche se..
- Innanzitutto si dividono in Poteri neutri, Oscuri e di Luce. I primi sono quelli che abbiamo noi, il nostro destino è essere neutri. Gli Oscuri sono quelli della Luna e di Luce del Sole. I Poteri neutri scaturiscono da varie parti del corpo, come del resto gli altri, tuttavia noi non possediamo particolari poteri e, solitamente, sono rari i casi in cui i poteri Originali si manifestano anche solo in parte. Jalice per esempio ne possiede solo uno: la guarigione, potere rarissimo che è manifesto tra le streghe di Luce. Fantastico, no?
Suryan applaudì d'istinto divertita da quella rivelazione. Era proprio una ragazza speciale!
La paura sembrò lasciare un po' la sua mente e si sentì più leggera.
La donna rise goffamente. - Quelli del Sole, per la maggior parte, anche loro hanno parti del corpo, più vaste, ma ce ne sono alcuni rari che scaturiscono energia da qualsiasi parte del corpo. Pure dalla mente! Quelli della Luna sono Oscuri, quindi tutto parte dalla mente e dal cuore, non hanno parti del corpo in particolare, tranne se non sono puri. Poi alla Luna, al Sole, e all'Occhio, ci sono poteri predisposti; per esempio, il Sole e la Luna sono immuni a qualsiasi attacco mentale dell'Occhio, un po' come è stranamente successo a te.
Suryan riapprese la negatività dentro di sé e sentì irrimediabilmente il suono della neve che cadeva al suolo.
- Bene, per oggi è tutto.





L'ora di cena si faceva sempre più vicina e lo stomaco di Suryan ne dava conferma. L'orologio affisso alla parete non emetteva alcun suono, quasi fosse privo di lancette; non se ne meravigliava, tante erano le cose stupefacenti che aveva visto quei giorni.
Mentre si ostinava a fissarlo, una presenza le si avvicinò e subito la riconobbe in Beatrix per via dei passi pesanti.
- È tutta una cazzata, non darle ascolto.
Il volto dell'apprendista si sformò, mostrando disappunto e disgusto tramite una smorfia, non tanto per ciò che aveva detto, quanto più per quell'unica parola poco educata.
- Parlo dell'insegnante. Quella del Sole e della Luna è una bella favoletta, ma rimane tale - aveva interpretato la sua espressione come dubbiosa. Meglio così, pensò Suryan.
- Quindi quello che ha detto dovrei prenderlo per falso?
Il sorriso che illuminò il volto della corvina fece scattare qualcosa in Suryan. La luce delle palline di fuoco che galleggiavano sopra di loro ne definivano i contorni del volto, tanto spigolosi e marcati. Era davvero bella.
- Non tutto. Però ti avverto: noi tutti siamo diversi ed i nostri poteri si manifestano in diverso modo e in diversi orari. Sai, il diverso fa proprio paura alle streghe!
Anche agli uomini, avrebbe voluto dirle Suryan.
- Tu credi che ci sia differenza tra diverso e speciale?
Beatrix stava per aprir bocca, quando il rumore di una porta che si apriva catturò la sua attenzione.
Dalla porta d'ingresso entrò una figura snella, vestita interamente di nero, che subito si fece riconoscere, una volta tolto il cappuccio.
- Theron, dove hai lasciato Jasper?
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoli, prima di puntare i suoi occhi castani in quelli scuri di Bea. - Aveva una faccenda da sbrigare, ha detto che sarebbe rimasto fuori città fino a domani.
Il suo sguardo abbracciò Suryan, che subito sussultò. Aveva vissuto con altre ragazze, si sentiva un po' a disagio con l'altro sesso.
- Lei è la famosa Suryan? - la indicò.
- Sì, te l'ha detto Jalice per messaggio?
Theron diede risposta affermativa con il capo. Non ebbe il tempo di posare il borsone che si era portato appresso che subito le braccia della suddetta rossa gli circondarono il collo. Suryan non voleva nemmeno chiedersi da dove fosse comparsa.
- Sei vivo! - esclamò, la voce tremante come il suo corpo.
- Sì, 'Lice, siamo sani e salvi, per fortuna - ricambiò l'abbraccio.
Dalla porta che dava accesso alle cucine fece capolino la testa ramata di Helga, i suoi occhi vagarono silenziosi in giro per la stanza in cerca di qualcuno.
- Anche tuo marito è vivo, non ti preoccupare - disse Beatrix, rivolta a lei.
Quel che la corvina non poteva sapere era che Helga, in quel momento, reggeva un cesto colmo di mele verdi, che subito cadde per terra, spargendo il contenuto.
- Smettila, non è divertente - il suo tono pareva alquanto irritato e i suoi capelli, improvvisamente, divennero scuri, dando manifestazione del potere speciale di Helga.
Beatrix parve divertita, ma subito venne ripresa da Suryan tramite una gomitata.
- Allora, vi aggiorno - Theron si mise a cavalcioni su una sedia, poggiando i gomiti stancamente sugli spigoli. - Abbiamo fatto irruzione a Migher e lì abbiamo scovato qualche soldato di Ghiran. Il resto delle milizie ha lasciato il paese ed è rimpatriato. Siamo riusciti a catturarne solo cinque, sono già sotto interrogatorio.
Suryan rabbrividì, stringendosi nel manto. Jalice invece parve entusiasta. - Incredibile, siete stati bravissimi! Due contro cinque!
Il ragazzo abbozzò un sorriso. - Jasper ha fatto tutto, io gli ho solo coperto le spalle. I suoi fulmini viola non sbagliano un colpo.
Beatrix sbuffò. - Neanche i miei blu. Se non fossi stata impegnata con lei sarei venuta con voi e ne avrei catturato cento!
Un senso di disagio attanagliò Suryan, che in un primo momento fece finta di non sentire, ma non seppe trattenersi. - Non mi sembra di averti obbligata!
- Sono troppo buona, io. Proprio non potevo abbandonare un cucciolo indifeso - fece in modo teatrale.
Suryan avvampò. Stava per scagliarsi contro di lei, essendole seduta accanto non avrebbe avuto difficoltà, ma fu trattenuta per un braccio da Helga.
- Ignorala.
Il tono di Helga era basso, Suryan si preoccupò. Quando si voltò, vide gli occhi di lei assottigliati mandare lampi ad una Beatrix sorridente. Un senso di inquietudine la colse quando i capelli ramati si tinsero di un marrone più scuro, tendente al nero, mettendo in risalto la rabbia degli occhi.
Jalice si era lasciata sfuggire, giorni prima, che Helga fosse una persona facilmente irritabile e che tutta la calma che mostrava ogni giorno fosse solo il riflesso di una persona che nella realtà era diversa.
Eppure aveva un sorriso così bello, gentile, una mano calda e una voce suadente. Si chiese, ancora inquieta, quale fosse quella vera.
- Povera Helga, ti sei proprio condannata salvando lui! - la canzonò Beatrix.
La ragazza, sotto lo sguardo preoccupato di Jalice e Theron, lasciò il braccio di Suryan e si avviò verso la porta.
Prima di poggiare la mano sul pomello si voltò, facendo sussultare Suryan. - 'Fanculo, Dumont.

   
 
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