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Autore: MAFU    27/11/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 24

“Lamia!” Yukio trovò il coraggio di gridare. Era sconvolto, incredulo e si rialzò a fatica tremando come un pulcino. La donna ebbe un sussulto, poi un altro e si rese conto che stava ridendo. Scoppiò in una risata fragorosa senza nemmeno pulirsi il sangue che le gocciolava dalle labbra sulla camicia strappata. Era sazia. “Yukio… Yukio… Yukio…” la sua voce suadente risuonò nel crepitio del fuoco, “Non hai i dea di che cosa tu abbia fatto…” si leccò gli artigli insanguinati. “Oh oh oh… E tu chi saresti?” la voce rotta di Todo provenne dai suoi piedi. La rapidità con cui il suo collo si era ricostruito era impressionante. “Lamia, spostati! Che stai facendo!?” strillò Yukio impugnando la sua arma col cuore in gola, ma Lamia non si muoveva. Rideva ancora con lo sguardo perso nel vuoto. “Chi sei tu, e che vuoi dal mio umano?” inclinando la testa guardò Todo ridendo come una squilibrata. “Lamia, spostati!” la intimò di nuovo Yukio svuotando il caricatore sul demone ancora a terra. “Il tuo umano, eh..? Yukio, non mi dire che hai la fidanzatina…”  Per nulla scalfito, Todo si sollevò dal suolo col corpo mezzo deformato dai colpi, già in via di rigenerazione. Yukio ricaricò l’arma terrorizzato. Lo vide stipare le vampe nei pugni, “E dimmi… Come hai fatto a superare le mie fiamme?” sogghignò malvagio continuando a fomentare il suo attacco, “È stato molto semplice…” invece di allontanarsi, Lamia gli si avvicinò guardandolo dritto negli occhi, “Altrimenti che sarebbe servito fare un patto con Iblis?” ma non appena ebbe terminato la frase, fu investita da una fiammata esplosiva che la fece volare dall’altro capo della radura in mezzo ad altro fuoco. “LAMIA!!” Yukio gridò con tutto se stesso sparando a più non posso a Todo.
“Maledizione!!” Suguro si parò il volto mentre lo sgretolarsi della cupola investiva lui e Rin come una potentissima onda d’urto. L’impurità seguì lesta la medesima scia seminando spore ovunque. “Che puzza!” l’altro si tappò il naso tossendo. “Non ci voleva…” Ryuji fissò inerme quella gigantesca massa finalmente dotata di una forma propria. E contrariamente ad ogni altra aspettativa, aveva gli occhi. Il Re dell’impurità non sembrava però essere davvero in grado di vedere. Emetteva suoni sommessi, senza un senso apparente e svettava sulla valle immobile. Era saldamente ancorato al suolo tramite quelle sue radici marce e puzzolenti che si facevano sempre più strada in ogni dove. Lilith sul divanetto era attonita. Si vide specchiarsi in quei due giganteschi spiragli neri. Quelle fessure senza anima sembravano guardare proprio lei. Mephisto l’aveva di nuovo lasciata sola nel momento meno opportuno ma il terrore la paralizzava. Strinse con le unghie il cuscino della seduta guardando fisso davanti a lei. A quell’altezza saltare giù era fuori discussione. Era inerme davanti a quella cosa. Faccia a faccia con il mostro che nonostante la distanza la sovrastava. Su quel giaciglio, la ragazza non sembrava nient’altro che un’offerta al Re. D’un tratto un suono più forte degli altri provenne da quella creatura immonda. Nella testa di Lilith risuonò come il suo nome e le si accapponò la pelle all’inverosimile.
Yukio respirava a scatti con la pistola stretta tra le mani. Todo si era fermato a ridere di gusto dopo aver scagliato Lamia lontano. Il ragazzo l’aveva persa di vista. “Lamia!” gridò ancora, “Hey, hey… Ti vedo distratto…” Todo smise di ridere guardandolo con gli occhi sbarrati e un ghigno malsano, “Lascia che ti ricordi con chi stavi parlando fino a un minuto fa…” disse poi caricando un pugno. Le fiamme lambivano ogni centimetro della radura. Yukio schivò il colpo all’ultimo secondo continuando a buttare occhiate casuali ai lati del bosco. Credette che Lamia fosse morta. Ma la succube aveva la pellaccia bella dura. La donna alzò la testa sputando sangue e tossicchiando sommessamente alzò gli occhi oltre la coltre di lingue rosse. “Yukio…” mormorò digrignando i denti nello sforzo di rimettersi in piedi. Si mise in ginocchio giusto in tempo per vedere Todo colpirlo di nuovo con un colpo devastante. Spalancando la bocca si lasciò uscire un grido strozzato di dolore dalla gola, del tutto simile al verso di una creatura leggendaria. Qualcosa le scattò di nuovo nel profondo dell’inconscio. I suoi occhi divennero per la seconda volta quelli di un predatore, iniettati di sangue e con le pupille ridotte a due spilli taglienti. Piantando gli artigli sguainati nel terreno fece per alzarsi e scattare verso quel maledetto di Todo ma qualcosa fu più veloce di lei. “Andiamo, non vorrai farti trovare così impresentabile? Considera il tuo lavoro compiuto, per ora.” Le braccia di Mephisto comparvero in un flash trainando la donna all’interno di un buco dimensionale per poi sparire nel nulla in una manciata di coriandoli.
Le labbra di Lilith presero a tremare e guardando in basso la foresta sgranò gli occhi agghiacciata. Prese fiato ma prima che potesse mettersi ad urlare, Mephisto riapparve in una nuvola di fumo fluttuando al suo fianco. La ragazzina spalancando la bocca, voltò la testa di scatto incrociando prima gli occhi indemoniati della sorella e poi i suoi. Lamia ringhiava rabbiosa con la lingua a penzoloni fuori dalle fauci e sembrava non essere il lei. In una frazione di secondo, nemmeno il tempo di dire nulla, l’uomo afferrò deciso Lilith per un polso. “Opplà.” Dicendo questo trascinò entrambe chissà dove sparendo nel nulla.
“Ritirata!” Strillò Yaozo Shima travolto da un’ondata di tentacoli di miasma. Altri esorcisti travolti avevano perso i loro demoni combattenti cadendo sotto la potenza del Re. La battaglia sembrava volgere al termine e gli uomini stavano avendo la peggio.
Yukio stringendo i denti aveva resistito anche all’ultimo affondo di Todo. A terra senza più forze però stava capitolando. Era sull’orlo di gettare la spugna e di Lamia nemmeno una traccia. Il rimorso lo attanagliava. Che stava succedendo? Perché? “Yukio carissimo… perché non parliamo un po’ di quei tuoi bellissimi occhi?” il demone si avvicinò a lui sogghignando. Il ragazzo aveva smesso di vedere blu ma sentiva ancora qualcosa di strano addosso. Era senza fiato e fissava Todo sempre più vicino inerme. “Non erano i tuoi occhi… vero?” ridacchiò. Abbassando la guardia non si rese conto che qualcuno era giunto sul luogo armato fino ai denti e in un lampo uno scettro firmato Juzo Shima lo trafisse spedendolo tra gli alberi infuocati. Yukio strabuzzò gli occhi trovandosi davanti la cavalleria. Juzo assieme al fratello Kinzo e la loro squadra erano arrivati per il rotto della cuffia a salvargli le chiappe. “Oh, sei tu?” sorrise Todo sollevando il capo insanguinato, “Devi avere una specie di ossessione per me… Come hai fatto a trovarmi?” si rivolse al maggiore dei Shima. “Con tutto il fuoco che hai usato, ti avrebbe trovato chiunque, vecchio schifoso!” digrignò i denti il ragazzo brandendo con ancora più vigore il suo scettro. “Hai fatto male a tutto ciò che conta per me! Di te non resterà nemmeno l’ombra!” strillò in preda all’ira mentre piccole goccioline di pioggia cominciavano a farsi strada tra le spesse fronde in fiamme.
“Uh!” Lilith si trovò faccia a terra su una moquette che conosceva bene. Tossì sommessamente scollando la faccia dal pavimento e sollevando il naso si trovò nello studio di Mephisto. Sentì un forte trambusto molto vicino a lei così si voltò di scatto scorgendo Lamia rantolare al suolo in preda a una rabbia indescrivibile. Urlava come un drago ferito e Mephisto era in piedi poco distante dalla ragazzina intento a tenere la donna assatanata per un braccio. “Sta buona.” La intimò stringendo la presa sotto i suoi tentativi di divincolarsi. “Io ti ammazzo, lasciami subito tornare da Yukio!” rantolò con una voce indemoniata arricciando la lingua in lunghi ringhi minacciosi. “Lamia!” gridò Lilith alzandosi in piedi. “Oh, pardon Lilith cara… Ma non ho potuto farti atterrare in un miglior modo.” Mephisto la osservò ricomporsi trattenendo la sorella con forza. Ma la ragazzina lasciò passare in secondo piano quelle scuse. Era concentrata sull’aspetto demoniaco della donna. “Lamia, che accidenti è successo!?” sgranò gli occhi incredula, “L’ha vista qualcuno!?” domandò tremando a Mephisto serrando la mascella. “Nient’affatto…” dissentì lui strattonando Lamia che non sembrava calmarsi, “Cane bavoso, mollami. MOLLAMI.” Latrava divincolandosi con tutte le sue forze. Aveva artigli e canini sguainati, occhi rosso sangue e i vestiti strappati ricoperti di liquido scuro. Quella vista aveva oltremodo sconvolto Lilith. L’ultima volta l’aveva vista sul tetto della succursale di Kyoto. Era tranquilla e solo un po’ affamata, secondo quanto si ricordava. Non si capacitava di come si fosse riuscita a ridurre in quello stato. “Lamia…” mormorò azzardando un passo verso i due. “Lilith, sta lontano. È instabile.” Disse Mephisto serrando la bocca per concentrarsi. “Maledetto scarto di Gehenna come osi?” “Donna, vedi di abbassare la cresta. Non voglio essere costretto a prendere ulteriori provvedimenti.” “Coraggio, fatti sotto, merdina.” “Come vuoi.” Mephisto alzò un braccio per schioccare le dita, “Eins…Zwei…” “Mephisto, no! Ti prego non farle niente!” Lilith s’intromise aggrappandosi al suo braccio respirando affannosamente. Lui abbassò lo sguardo incrociando i suoi occhi disperati e si morse la lingua. “Ah! Debole, debole!” lo canzonò Lamia. L’uomo sospirò profondamente senza staccare gli occhi da Lilith, “Lo faccio solo perché sei tu a chiedermelo.” Ma in quel momento di distrazione, Lamia ne approfittò per divincolarsi scattando in qua e in là ribaltando tavolino e poltrone e spaccando vasi di terracotta in preda alla furia cieca. La coda liberatasi da sola sbatteva da tutte le parti creando ulteriore devastazione. Era diventata più grossa e vedendola, la sorella capì subito di quanto vicina alla trasformazione completa era arrivata. “Lamia!” strillò allargando le gambe stringendo i pugni, “Voglio Yukio!” la sorella ululò lanciando una poltrona contro il muro. “Santissimo cielo.” Mephisto strinse i denti guardandola distruggere il suo bellissimo studio finemente arredato. “Lamia!” ripeté Lilith con più autorità, “Vi ammazzo tutti!” inveì Lamia sventrando un cuscino sparpagliando piume in ogni dove. L’uomo si massaggiò le tempie inerme. “Lamia, adesso basta!” Lilith alzò il tono di voce all’inverosimile facendo tremare i muri e la donna si bloccò all’istante. Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui si sentirono soltanto i loro respiri affaticati. Poi Lamia scoppiò a ridere malignamente. “Adesso basta Lamia, adesso basta, Lamia… Adesso basta… Lamia…” inclinò la testa all’indietro senza smettere di starnazzare. “Chiudi quel forno.” Si rivolse alla sorella con voce tetra e sguardo fisso nel suo poco prima di scattare in avanti a fauci sguainate. “Spostati.” la ragazzina si vide piombarle addosso la succube assatanata in una frazione di secondo e rimase immobile davanti all’inevitabile impatto. Mephisto accanto a lei la fissò scansandosi con eleganza. Alzando rapida un braccio, puntò la mano abbassata verso Lamia. A rallentatore la sollevò con uno scatto fermando il balzo della sorella a mezz’aria. La donna sgranò gli occhi investita da una forza invisibile e da ogni buco del suo corpo schizzò sangue a fiotti facendola cadere al suolo in preda a degli spasmi. "Non avrei voluto arrivare a tanto ma... Hai esagerato.". Lilith chiuse gli occhi e non appena la succube smise di divincolarsi abbassò il braccio ansimando. Riaprendoli si guardò le dita scorgendo piccole venature nere alle punte sparire rapide assieme a un accenno di artigli. D’istinto si toccò il capo e trovandovi solo i capelli sospirò beata. “Meno male…” mormorò poi guardando Lamia inerme al suolo. Mephisto non aveva alzato un dito, aveva fatto tutto da sola. Nel suo ufficio regnava il caos. Il sangue di Lamia aveva macchiato ogni cosa nel raggio di tre metri e la donna era immobile sul tappeto faccia a terra, ora con sembianze umane. “Scusami…” sussurrò Lilith abbassando le braccia davanti a quello spettacolo. “Dici a me?” l’uomo la guardò alzando un sopracciglio, “Anche…” “Oh beh, tanto prima o poi avrei dovuto ritinteggiare.” Commentò grattandosi il pizzetto. Lilith senza ascoltarlo avanzò verso la sorella accucciandosi davanti a lei. Con una mano le accarezzò la testa con grazia e ruotandole il capo le toccò il collo accarezzandola. “Respira.” Sorrise rasserenata. Mephisto era rimasto in piedi a guardarla con una punta di ammirazione. “Degno di te, madame.” Commentò incrociando le braccia, “Anche se io personalmente non avrei atteso sì tanto.” Inclinò la testa picchiettandosi la guancia con due dita. “Personalmente non avrei atteso così tanto nemmeno per andarla a riprendere.” “Oh...” L’uomo guardò altrove con un mezzo sorrisetto. “Ora che si è calmata…” continuò la ragazzina voltandosi verso di lui prendendo la testa di lamia tra le braccia con grazia, “Cosa le è successo?” chiese seria abbracciandola per cullarla. Mephisto deglutì leccandosi le labbra intento a pensare.
Nel frattempo a Kyoto la situazione era definitivamente precipitata nell’oblio. Shura aveva abbandonato il campo di battaglia per raggiungere Rin e Suguro all’interno del Re dell’impurità e gli stava dando manforte per non far crollare del tutto la barriera di fuoco di Karura mezza ceduta. Ryuji all’improvviso collassò tossendo violentemente. “Suguro!” gridò Rin e un terremoto attraversò le montagne facendolo sobbalzare di qua e di là. “Dannazione, Rin. Coprigli le spalle!” lo intimò Shura senza spostare le mani dalla posizione corretta per il mantenimento del sigillo.
Juzo stava combattendo contro Todo in uno scontro all’ultimo sangue e Yukio non poteva stare semplicemente a guardare. Recuperato un po’ di forze aveva ripreso la sua arma con ancora più foga. I suoi occhi però slittavano freneticamente da una parte all’altra in cerca di una sola cosa. Lamia. Deglutendo il groppo in gola però mantenne il sangue freddo. Fissando lo sguardo su Todo intento a deridere il compare giunto in suo soccorso, caricò la pistola tuffandosi nello scontro sotto la pioggia. L’acqua a poco a poco aveva indebolito il demone aprendo uno spiraglio di vittoria per gli esorcisti.
“Suppongo abbia perso il controllo per la fame.” Mephisto azzardò un passo verso Lilith intenta a coccolare la sorella svenuta. “Com’è possibile? Yukio era lì… Dovrebbe aver mangiato.” La ragazza abbasso lo sguardo sulla donna dormiente. “A quanto pare non abbastanza.” Sogghignò l’uomo, “Per esserne sicura dovresti chiedere al diretto interessato.” “Parli di Yukio?” “Di chi se no?”. Silenzio. “Sei proprio sicuro che nessuno l’abbia vista?" “Parola d'onore." Mephisto alzò un braccio fiero, “Come fai ad esserne certo?” le tremò un po’ la voce, “Semplice, la stavo osservando.” “L’hai osservata per tutto il tempo!?” Lilith sgranò gli occhi incredula, “E allora perché hai aspettato tanto per recuperarla!?”, l’uomo non rispose subito. La fissò con la bocca cucita e gli occhi sbarrati. Aveva un “Ops” grosso come una casa stampato in fronte. Però seppe dissimularlo con eleganza, “Vedi, mia adorata… Ho atteso il momento più propizio, tutto qui.” “Propizio in che senso?” “Lamia stava vagando come una furia nella foresta in cerca di sangue. Se l’avessi presa prima che avesse trovato pane per i suoi denti, dubito che saremmo riusciti a contenerla se non diventando noi stessi le prede.”. Lilith lo guardò deglutendo in silenzio. “Forse hai ragione.” Distolse lo sguardo. Poi un campanello le suonò in testa. “Di chi si è cibata allora?” si voltò di nuovo di scatto guardando Mephisto negli occhi. “Saburota Todo.” Rispose lui secco. “Il tale che ha trafugato gli occhi del Re dell’impurità e lo ha risvegliato.” Aggiunse per inciso. La ragazza non si capacitò delle sue orecchie. “Era un tuo piano anche questo immagino.” “Sì.” Ammise torvo. Lilith scossò il capo impercettibilmente guardando in basso. “Un tuo classico insomma.” Sorrise amaramente tornando a guardarlo. Lui non rispose mordendosi un labbro. “A che ti serviva precisamente Lamia?” “Oh, lo scoprirai cara. Oppure potremmo fare uno scambio di informazioni, se ti va.” Ammiccò l’uomo avvicinandosi ancora di qualche passo. “I miei piani per… Le tue ragioni di essere ad Assiah.” Le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. Lilith lasciò la sorella riposare sul tappeto afferrando il guanto di Mephisto lasciandosi aiutare. Lo guardò riluttante e scossò il capo, “No.” Gli fece un mezzo sorriso. “Come desideri.” Mormorò con voce roca lui avvicinandola come per ballare un valzer. Si guardarono una manciata di secondi in silenzio mentre la luce della luna entrando dalle finestre illuminava i loro profili. “Sù, si è fatto il momento di tornare a Kyoto.” Sussurrò il demone senza lasciare Lilith, ora attraversata da un velo di panico. “No, io non…” “Coraggio, non vorrete perdervi il gran finale..?” “Mephisto, è pericoloso…” “Ormai è tutto finito, andiamo.” Senza ascoltare ulteriori opposizioni, l’uomo le strinse saldamente un polso e chinandosi su lamia afferrò anche lei. “Poi come potrei altrimenti giustificare la vostra improvvisa sparizione se non vi facessi tornare?” ammiccò a Lilith poco prima di sparire con loro in una nuvola di fumo e stelline.
I tre riapparvero alla locanda di Kyoto giusto in tempo per assistere ad una massiccia esplosione tra le montagne. Un lampo luminosissimo rischiarò a giorno la valle per una manciata di attimi pervadendo anche tutto il Toraya. Lilith si schermò gli occhi con un braccio acciecata dal bagliore. Erano ricomparsi in una delle stanze da letto dell’albergo, una delle poche rimaste vuote. Quando tornò il buio, l’orizzonte si fece rosa. Stava giungendo l’alba. “Oh…” la ragazzina si allontanò da Mephisto e Lamia per avvicinarsi a una finestra. “Il giorno…” sospirò dando loro le spalle. “Voi restate qui… Per favore accomodatevi a letto e fingetevi ferite. Beh, non che lei debba effettivamente fingere…” guardò Lamia svenuta ancora appesa al suo braccio. Con uno strattone la lanciò lontana vestendola con lo Yukata dell’albergo in uno schiocco di dita. La fece atterrare con grazia in uno dei futon coprendola fino al mento con la coperta. “Fatto.” Sospirò allargando il petto. “Mephisto…” lo chiamò Lilith voltatasi di tre quarti coi palmi delle mani appoggiati al vetro, “Grazie.” Mormorò sorridendo. Era tutto finito. Il Re dell’impurità era stato abbattuto da Rin forte del patto stipulato all’ultimo secondo con Ucchusuma. “Non c’è di che.” Rispose l’uomo a Lilith chinando il capo sotto la visiera del cilindro. “A dopo...Sarò qui in giro.” sogghignò, "Fate le brave.” Sistemandoselo con un gesto di classe scomparve dalla stanza lasciando le sorella in solitudine. “Lamia…” sussurrò Lilith andando ad accovacciarsi nel futon accanto alla sorella, “Ce l’abbiamo fatta…” sorrise rilassata stringendole una mano commossa.
“Suguro, ti sei svegliato!” Shura osservò il ragazzo riprendere conoscenza sdraiato ai suoi piedi, “Si ma… Cos’è successo?” mormorò massaggiandosi la testa. “Ce l’ho fatta!” Rin si voltò verso di loro con le lacrime agli occhi dalla gioia, “Ho controllato le fiamme!” squittì al settimo cielo. “Bon! Okumura! State tuti bene!” Shima e Konekomaru avevano trovato la squadra di Yaozo e assieme a loro anche gli altri due ragazzi. “Sì! Ho controllato le fiamme gente!” si sbracciò entusiasta Rin. “Rin!” Yukio emerse dietro il gruppo trovandosi di fronte il fratello. “Yukio!” lo salutò il ragazzo tutto contento, “Hai visto che bravo?” ridacchiò. Il ragazzo sconvolto lo fissò in silenzio. “Yo Yukio!” Shura gli andò in contro saltellando, “Hai visto? È sano e salvo! Scusa se non ti ho detto niente prima.” Fischiettò. Yukio incredulo non riusciva a scollare gli occhi dal fratello. “Ti ho lasciato a bocca aperta, vero?” continuò a parlargli Rin, “Il giorno in cui sarò bravo come te si avvicina!” “Non…” Yukio strinse i pugni digrignando i denti, “Non dire cazzate!” sbottò il fratello tirando un cazzotto in faccia al maggiore, “Ti rendi conto della situazione in cui ti trovi!?” “Finalmente ho capito…” mormorò Rin in risposa, “Io sono il figlio di Satana e non posso sfuggire a queste fiamme. Avevo solo paura di ammetterlo con me stesso. Ma ora so con che cosa devo fare i conti e ce la farò.” Sorrise sommessamente a Yukio rimasto senza parole. “Professor Okumura!” uno degli esorcisti del gruppo di Juzo gli si avvicinò. “Mi dica.” Si voltò verso chi lo cercava cercando di sembrare impassibile. “Non abbiamo trovato la studentessa che stava cercando sul luogo indicato.” Alla notizia, il ragazzo tornò a sembrare sull’orlo di un crollo nervoso. “Non è possibile…” mormorò sgranando gli occhi. Lamia era…morta? Era bruciata viva? Gli tremarono le mani. L’idea di non rivederla più gli dava alla testa. Si rese conto di quanto la dipendenza da lei stesse degenerando a vista d’occhio. “Ma… Ecco…” “Parli.” “Ho contattato il Toraya e pare che una ragazza che corrisponde alla descrizione, si trovi in una delle stanze assieme alla sorella.” “Hanno trovato Lilith e Lamia, meno male!” Koneko dette un cuccio a Shima che si voltò a guardare Yukio e l’altro esorcista confabulare. “Splendido.” Shima sorrise guardando lontano. “Ora andiamo a dormire, vi prego…” si voltò verso il compare con gli occhi rossi di stanchezza.
Quando Lilith riaprì gli occhi, la stanza dove si trovavano lei e Lamia si era popolata. Era il tramonto. Sollevando di scatto il busto tra le coperte, si accorse che i nuovi ospiti non erano altri che i suoi compagni di corso. Erano tutti lì, assieme e dormivano beati. Stavano bene. Tirò un lungo sospiro di sollievo e guardò Lamia per essere sicura che fosse ancora lì. La sorella dormiva ancora. Il colpo che le aveva inferto era stato potente ma sapeva che si sarebbe ripresa velocemente. Si morse un labbro un po’ in colpa ma non ci pensò più di tanto. Se non lo avesse fatto non si sarebbe mai calmata. Distolse lo sguardo lentamente ma qualcosa nei pressi della testa della donna attirò nuovamente la sua attenzione. Girandosi di nuovo vide al lato del cuscino del suo futon, un paio di occhiali. Riconobbe la montatura rossa di Lamia, nonostante le era parso che l’avesse perduta. Giacevano accanto alla donna e sembrava avessero ricevuto un qualche tipo di rammendo. Una delle asticelle era avvolta con dello scotch di carta momentaneo e una lente era leggermente diversa dall’altra e si vedeva che era stata limata. Facendo spallucce tornò a sdraiarsi guardando il soffitto a lungo. Aveva trovato il tempo di cambiarsi d’abito e la stoffa dello Yukata l’accarezzava leggera. Rigirandosi nel letto guardò il cumulo dei suoi vestiti piegati e allungando una mano prese il cellulare. “Sei ancora al Toraya?” digitò sulla tastiera e spedì il messaggio a Mephisto aspettando con ansia una risposta. 
“Ha conseguito davvero un risultato mirabile… Direttore Shima.” Il suo diletto era seduto a gambe incrociate sui tatami della sala dei congressi. Di fonte a lui Yaozo si era inginocchiato a capo chino con Shura accanto in vece di testimone. Il suo cellulare tintinnò ma lo ignorò date le circostanze. “È successo tutto per colpa mia e sono persino giunto da voi in ritardo per motivi personali…” l’uomo chiuse gli occhi mesto, “Tuttavia ha dato eccelsa prova di sé, come fosse il Paladin a capo della Angelic Legion.” Ribattè Mephisto, “No, noi abbiamo semplicemente continuato a combattere confidando nei rinforzi del vaticano. Abbiamo superato tutto grazie a lui.”. “A proposito…” Il demone incrociò le braccia guardandolo serio, “…Nel caso il Vaticano vi contattasse, gradirei che lei prestasse testimonianza in merito a quello che è successo.” “Certo.” Rispose secco Yaozo, “Dirò solo la verità.”. L’altro alzò un sopracciglio sogghignando compiaciuto. “A questo punto, con permesso…” il direttore si alzò in piedi titubante, “Vada pure, e mille grazie di tutto ⋆” lo salutò Mephisto. “Capitano Kirigakure, puoi andare a riposarti anche tu.” Disse poi afferrando una tazzina di liquore gentilmente offerto dalla casa annusandolo schizzinoso. Guardando il liquido traballare attese che la stanza si liberasse per poter rispondere al telefono, il suo sesto senso gli aveva fatto intuire chi potesse essere e stava fremendo senza darlo a vedere. Shura però non sembrava avere intenzione di andarsene. “Oh…” ridacchiò lei assumendo un improvviso comportamento anomalo per i suoi standard, “Finalmente siamo rimasti soli…” sogghignò avvicinandosi pericolosamente a lui con una bottiglia di Sakè. “Prego?” Mephisto mollò il bicchiere alzando un sopracciglio.
Lilith si era stancata di stare con le mani in mano. Non aveva ricevuto risposta al messaggio e così si era alzata da letto per verificare di persona. Scavalcò Lamia e nel farlo si accorse che si stava svegliando. La donna scossò il capo con un smorfia assurda e rigirandosi su se stessa si lasciò sfuggire un lamento sommesso. “Lamia!” bisbigliò Lilith stando attenta a non svegliare nessuno degli altri ragazzi. “Oi…” la sorella socchiuse un occhio guardandola di striscio e la piccola le si inginocchiò accanto, “Come… stai?” sorrise imbarazzata, “La prossima volta che decidi di farmi diventare un gavettone umano, avvertimi con un po’ di anticipo.” Sibilò seccata e Lilith si grattò una guancia guardando altrove. “Comunque… Mi sembra che ora tu stia bene.” “Oh, sono dura da ammazzare.” “Ma io non..!” la ragazzina sgranò gli occhi tappandosi la bocca soffocando uno squittio e Lamia ridacchiò tra sé e sé, “Rilassati.” La guardò di sbieco tornando quella di sempre. “Avevi perso il controllo, si può sapere che diamine è successo?” la rimbeccò Lilith ma un gemito proveniente da uno degli altri letti interruppe la conversazione. Senza volerlo aveva alzato un po’ troppo il tono di voce disturbando i presenti addormentati. “Ops…” si tappò nuovamente la bocca attendendo nel silenzio. Qualcuno si mosse, così Lamia sollevò il busto per guardarsi intorno. Uno dei ragazzi si era rigirato nel letto continuando però a dormire. “Che ne dici di continuare la conversazione altrove?” propose alla sorella tastandosi gli zigomi, i suoi occhi scivolarono ai lati del suo giaciglio in cerca di qualcosa e quando con la coda dell’occhio catturò il rosso dei suoi occhiali si stupì di trovarli effettivamente lì. “Ma guarda…” mormorò prendendoli tra le mani per inforcarli. Sogghignando si alzò in ginocchio mentre Lilith ancora molto cauta si avviò verso la porta per aspettarla con un piede già fuori. Non voleva disturbare ulteriormente col rischio che qualcuno finisse con l’origliare i loro discorsi privati.
“Essù, facciamoci un bicchierino!” squittì Shura lanciandosi sulle gambe di Mephisto sventolando la bottiglia di alcolico. L’uomo la guardò storto con una faccia di bronzo e accarezzando la tasca dove teneva il cellulare desistette dall’estrarlo, “Se non sbaglio sei una giapponese cha ha ereditato gli insegnamenti della scuola Kirigakure…” inclinò la testa di lato, “Non vorrei mai farmi cogliere di sorpresa ubriaco da una come te.” “Oh oh oh, un attacco a sorpesa? Io? No… Io sono per le cose semplici.” Ridacchiò Shura per poi mollare la bottiglia e saltare al collo del demone placcandolo a terra. “Ti sto tenendo sotto stretto controllo sin da quando ho messo piede nella tua accademia e ogni cosa successa sembra sempre che ci sia di mezzo il tuo zampino. Persino con questa storia del re dell’impurità, sei stato tu ad architettare tutto, vero?” “Interessante teoria.” Sogghignò Mephisto distogliendo lo sguardo mirando un punto vuoto oltre la donna, “Anche la scelta degli studenti del corso speciale non è stata un caso, non è così?” Shura lo fulminò con lo sguardo senza riuscire però a catturare il suo. “Ad esempio quelle due studentesse piombate a tre mesi dall’inizio del corso…” a quelle parole l’uomo la fissò riducendo gli occhi a due fessure sottilissime, “Hanno qualcosa di strano… Sono forse tue spie?” insinuò lei con tono provocatorio, “Hanno ben poco delle comuni studentesse… Partendo dal fatto che sono sempre nel tuo ufficio e i problemi sono cominciati col loro arrivo.”
“Lamia, ora mi puoi dire cosa ti era preso?” Lilith continuava a bisbigliare mentre camminavano per la locanda, “Ah… Vediamo…” arricciò il naso cercando di concentrarsi. La testa le pulsava un po’ e si grattò una tempia per placare la fitta, “L’ultima cosa che ricordo distintamente è Yukio che mi dà due fiale con il suo sangue. Erano piccole e non sufficienti a saziarmi.” Disse piano fissando un punto davanti a sé. “Poi ricordo di essere scappata in preda alla frenesia cercando di allontanarmi il più possibile da ogni essere umano. Dopodiché ho vaghi sprazzi di lucidità in cui rivedo alberi e fiamme.” “Capisco…” deglutì Lilith guardandola titubante. “Non ricordi di aver morso nessuno?” domandò. Lamia si bloccò sgranando gli occhi. Ricordava qualcosa vagamente, una risata sadica e il volto di Yukio disperato. Scossò il capo. “Non… lo so.” Ammise indurendo l’espressione. “Non ricordi nemmeno se ti ha vista qualcuno?” “No…” Lamia premette le labbra respirando profondamente. “Spero di essere passata inosservata.” “Lo spero anch’io.” Rispose la sorella riprendendo a camminare. “Dove vogliamo andare?” cambiò argomento la maggiore seguendola distratta. Stava ancora pensando alla notte prima. “Troviamo un posto tranquillo…” mormorò Lilith camminando lentamente “…E se capita, Yukio.”.
 “Sono stupito.” Si lasciò sfuggire di bocca Mephisto, con un tono però piuttosto sarcastico, “Non pensavo che il vaticano ti avesse mandata per sorvegliare dei ragazzini e farti viaggi mentali. Dev’essere proprio duro il tuo lavoro.” Shura aggrottò le sopracciglia offesa e distolse lo sguardo acida. “Come spendo il mio tempo non è affar tuo.” “Oh, con le accuse che mi stai muovendo contro, direi il contrario.” Sogghignò ironico, “Per di più… Non provare a toccare le mie studentesse o ne pagherai le conseguenze.” “Parli come se fosse una questione personale…”. Shura tornò a rivolgergli uno sguardo carico di risentimento aspettando una sua risposta. “Quanti anni hai ora?” quella domanda la spiazzò. “Ti conviene avere cara la vita… Mi dispiacerebbe alquanto che una donna giovane come te dovesse morire così presto.” Il volto di Mephisto si tramutò in qualcosa di spaventoso e terribilmente minaccioso. Quei suoi occhi divennero talmente agghiaccianti da far accapponare la pelle a Shura, rimasta immobile a sudare freddo. In quel momento dei passi giunsero alla soglia e delle ombre comparvero sul muro di carta. Una mano fece scorrere la porta e una montatura rossa comparve scintillando sul naso all’insù di Lamia, “Sei qui, professorino?” cinguettò la donna facendo irruzione nella stanza. Né Shura né Mephisto si mossero da quella posizione compromettente. Il demone sgranò gli occhi trattenendo l’istinto di tramortire Shura in modo molto poco signorile e dentro la sua testa una vocina pregava per lui. “Oh.” La quattrocchi arrestò il passo vedendo quella scena raccapricciante. “Che…Schifo.” Dalla sua espressione, pizzetto si rese conto che aveva equivocato il tutto. Alle spalle di lamia comparve anche una nuvola di riccioli biondi ma la donna aprendo le braccia arrestò la sua avanzata. “Lilith, no. Stanza sbagliata.” Rise nervosamente cercando di richiudere la porta. Ma la sorella era già oltre la soglia con il volto paralizzato dallo sgomento. Mephisto incrociò il suo sguardo. “Non è come sembra.” Disse con una massiccia dose di charme e Shura si alzò di scatto ricomponendosi. La sua espressione era di ghiaccio e studiava il comportamento delle studentesse attendendo di avere una riprova dei suoi dichiarati sospetti. L’uomo nonostante l’apparente impassibilità stava sperando con tutta l’anima che nessuno facesse niente di stupido. La luce nella stanza traballò e si sentì un impercettibile cambiamento nell’aria. Ma Lilith era rimasta immobile. “Scusate.” Dopo una manciata di secondi chiuse gli occhi e tornando a respirare si voltò uscendo con tutta calma. “Addio.” Aggiunse Lamia fulminando Mephisto con lo sguardo per poi seguirla richiudendo la porta. “Lilith.” corse dietro alla ragazzina cercando di capire che le stesse passando per la testa. “Che c’è?” disse lei distaccata, “Nulla… Sai gestire bene la gelosia.” fece spallucce Lamia cercando di sorvolare. La territorialità di una succube non andava sottovalutata e secondo gli standard era andato tutto a meraviglia. “Non sono affatto gelosa. Non è successo assolutamente nulla.” Sbuffò la ragazza accelerando il passo, “Come no…” la stuzzicò Lamia sogghignando, “Se ti può consolare, Shura sta sull’anima anche a me.” La donna aggrottò le sopracciglia guardando l’orizzonte con astio.
La suddetta uscì rapida dalla stanza delle conferenze lasciandosi Mephisto alle spalle. L’uomo approfittò di quel momento vuoto per guardare finalmente il cellulare. Trovandovi un sms di Lilith si morse un labbro e non rispose.
   
 
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