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Autore: ailene    27/11/2016    1 recensioni
Sono passati due anni da quando Hannah se ne è andata da Londra, lasciandosi alle spalle una situazione familiare critica e un mare di problemi. Ora però è costretta a tornare in città, ma non sa che tutti gli scheletri che ha nascosto nell'armadio torneranno a perseguitarla.
Le cose si complicano ulteriormente quando nella sua vita irrompe il bassista Jamie Bellamy. Fin dal loro primo incontro non andranno esattamente d'amore e d'accordo, ma mentre il resto della sua vita continuerà a sgretolarsi sotto ai suoi piedi, Hannah scoprirà che non tutti i musicisti squinternati arrivano per nuocere.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo VI
 

Questo capitolo è dedicato a Clytie.
Senza il tuo entusiasmo e il tuo supporto questa storia
sarebbe stata abbandonata parecchi capitoli fa. 



Mentre mi preparavo a carpire i segreti più nascosti di Jamie, lui si alzò all’improvviso, cogliendomi totalmente di sorpresa.
“Dove stai andando?” chiesi allarmata che potesse andarsene, mandando così a monte tutti i miei piani.
“Non avere paura. Non sto scappando. Nessuno gioca a obbligo o verità da sobrio” e con queste parole criptiche sparì in cucina per ritornare dopo alcuni istanti con due bicchierini da shot e una bottiglia.
“Vodka” disse, quasi intuendo i miei pensieri, prima di porgermi un bicchiere e sedersi di nuovo sul divano. “Dunque devo iniziare io?” 
Annuii.
“Ma di solito non cominciano le signore?”  domandò corrugando leggermente la fronte “Sai, la cavalleria e tutte quelle storie…”
“Per stasera facciamo un’eccezione, quindi non tirarla tanto per le lunghe. Obbligo o verità?” cominciavo ad essere impaziente e non riuscivo a non darlo a vedere.
“Sai, mi piace quando fai la prepotente…” mi sorrise lascivamente, avvicinandosi a me impercettibilmente. “Stasera mi sento intrepido. Scelgo obbligo”
Feci finta di pensare per qualche minuto, poi gli dissi: “Devi raccontarmi qualcosa della tua infanzia”
“Ehi, ho scelto obbligo, non verità” mi fece notare con disappunto, imbronciandosi leggermente ed incrociando le braccia al petto.
“Su, niente broncio. Non fare il bambino capriccioso. E poi non avevo ancora finito di parlare…Devi raccontarmi qualcosa della tua infanzia mentre…” mi fermai cercando di trovare un’idea geniale “…fai venti sollevamenti”
“Forse non è stata una buona idea giocare con te…” borbottò.
“Non si torna indietro Jamie. E poi non ti facevo così codardo…” fui tentata per un istante di fargli una linguaccia, ma preferii bere un sorso di vodka, pregustando il primo segreto di Jamie.
Sbuffando, lui si alzò e fece il primo piegamento senza il minimo sforzo.
“Sto aspettando…” lo punzecchiai.
“Sono cresciuto a Bournemouth, non troppo lontano dal mare” e fece altri due piegamenti.
“E…” lo incoraggiai.
“E niente” sorrise con fare enigmatico continuando i piegamenti.
“Forza, dimmi qualcos’altro” 
“Non è compreso nel prezzo. Mi hai chiesto qualcosa sulla mia infanzia e te l’ho detto” furono le sue parole prima di concludere i piegamenti. “Se vuoi qualcosa di più, piccola, devi essere più esplicita la prossima volta” continuò maliziosamente prima di sedermisi di nuovo accanto. “Ora tocca a te. Obbligo o verità?” 
Ci pensai bene. In effetti mi resi conto di essermi messa nei pasticci con le mie stesse mani. Nella foga di voler scoprire qualcosa di più su Jamie non avevo messo in conto di dover partecipare anch’io al gioco.
“Verità” ma appena vidi il suo sguardo, mi resi conto di aver sbagliato risposta. 
“Qual è il posto più strano in cui l’hai mai fatto?”
Mi irrigidii. “Cosa? Non lo vuoi sapere sul serio” 
“Certo, altrimenti non te l’avrei chiesto. Forza, piccola. Sputa il rospo. E proprio perchè sono buono ti concedo di bere un sorso per trovare il coraggio.” Mi porse la bottiglia. Il suo sguardo era determinato. Non mi avrebbe permesso di cambiare discorso o di evitare di rispondergli. Tentai dunque di temporeggiare versandomi con calma la vodka e, sempre con molta lentezza, sorseggiai e gustai quel liquido che mi infiammò subito la gola, mentre cercavo disperatamente una via d’uscita.
Come al solito ero un libro aperto per Jamie, il quale, con un sorriso beffardo, si affrettò a dire: “Puoi metterci tutto il tempo che vuoi, piccola. Abbiamo tutta la notte.”
Sollevai gli occhi al cielo, tracannai d’un fiato la vodka rimasta sul fondo del bicchiere e decisi di parlare. Era meglio strapparsi in fretta quel cerotto piuttosto che tergiversare oltre.
“In una cabina di quelle dove si fanno le fototessere” risposi in fretta, arrossendo per l’imbarazzo e desiderando essere inghiottita dal divano dopo quella confessione.
“Ora voglio i dettagli…” ghignò Jamie, che se la stava spassando.
“Non se ne parla.”
“Dimmi almeno che qualcuno vi ha visti…”
“Sei proprio un pervertito!” 
“Eri con il tuo ex?”
“Mi spiace, niente dettagli.” E gli feci una linguaccia. “Ora tocca a te. Obbligo o verità?”
“Verità” rispose, anche se riuscivo a leggergli nello sguardo che non era contento della mia ultima risposta. Voleva investigare oltre su quanto gli avevo appena rivelato, ma nemmeno sotto tortura gli avrei permesso di scoprire qualcosa di più.
“Quando è stata l’ultima volta che hai avuto una relazione seria?”
“Questa è semplice…” si versò un po’ di vodka, poi con tono tranquillo continuò “non ho mai avuto una relazione seria.”
“Perchè?” domandai, per nulla sorpresa.
“Dovrai aspettare il prossimo turno per scoprirlo. Non lo sai, la regola dice un solo obbligo o una sola verità per turno.”
“Sei impossibile!”
“Ma è per questo che ti piaccio!” ghignò lui.
“Non credo proprio…”
“Dato che tocca a te, cosa scegli? Obbligo o verità”
“Verità” risposi di getto, dandomi subito della stupida.
“Allora, dimmi la verità. Ti piaccio, non è vero?”
“Assolutamente no!”
“Sei una bugiarda. Per punizione devi bere tre shottini su un piede solo.”
“E chi lo dice?” mi indignai.
“Sono le regole, baby. O si dice la verità o si viene puniti.”
“D’accordo.” Borbottai alzandomi in piedi e bevendo, felice di quella punizione inaspettata.
“Obbligo o verità” gli chiesi appena ebbi finito di bere.
“Fa differenza? tanto lo so che stai morendo dalla voglia di sapere perchè non ho mai avuto una storia seria. Tempo fa stavo con una ragazza e le cose andavano bene. Poi semplicemente non ha funzionato. Sei contenta?” notai che parlando aveva perso quell’aria calma che aveva cercato di mostrare appena avevamo toccato quell’argomento. A quanto pareva avevo trovato un tasto dolente.
“Perchè non hanno funzionato?” ero curiosa di saperne di più.
“Perchè ti interessa così tanto?” chiese a bruciapelo svicolando alla mia domanda.
“E a te perchè interessano i dettagli piccanti della mia vita sessuale?”
“Sai, fa sempre piacere sapere con cosa si deve competere. E poi ora so che io e te non faremo mai sesso in una macchina per le fototessere.”
“E chi ti dice che io e te faremo sesso?”
“Chiamalo sesto senso…”
“Ci risiamo.” Sbuffai. “Ecco che torna mr. Hyde”
“Va be’ se non vuoi parlare di come finirai tra le mie braccia, non c’è problema. Possiamo continuare a girarci intorno per tutta la serata. Per me non ci sono problemi.”
“Non finirò mai tra le tue braccia. Non sono così disperata.”
“Se lo dici tu. Eppure fino a qualche ora fa eri così a terra che ti saresti consumata gli occhi a furia di versare lacrime. Per il tuo ex, vero? Be’ è un imbecille e tu non dovresti sprecare tante energie dietro a quell’idiota.”
“Non sai di cosa stai parlando” e mi versai dell’altra vodka. Cominciavo a sentirmi la testa leggermente annebbiata ma se davvero dovevamo parlare di Alex avevo bisogno di affogare ancora un po’ i dispiaceri nell’alcol.
“E allora dimmi quello che non so” il suo suonava come un ordine.
“Perchè ti interessa tanto?”
“Perchè chiaramente quello stronzo ti ha spezzato il cuore e al momento sono l’unico nei paraggi che può in qualche modo raccogliere i cocci e aiutarti a dimenticarlo”
“Cosa…” non ero sicura di aver capito cosa intendesse.
“Dato che Jane è fuori e che c’è solo il sottoscritto, tocca a me il compito duro di confortarti e farti dimenticare quell’imbecille. Non è quello che fanno gli amici?”
“E da quando io e te siamo amici?” domandai di getto.
“Da oggi pomeriggio”
“Se davvero fossi mio amico mi avresti già restituito la mia valigia” borbottai.
“Ti ho già detto cosa devi fare per riaverla, ma tu hai rifiutato. Non ci posso fare niente…” fu la sua semplice risposta.
“Gli amici non si comportano così”
“Gli amici stronzi e fighi lo fanno. Ma proprio perchè mi sento buono, stasera ti do un’altra possibilità per riavere la tua valigia: obbligo o verità”
Lo guardai per un istante frastornata da quell’improvviso cambio di argomento, poi risposi con rassegnazione: “Obbligo”.
“Devi rimanere ferma qualunque cosa ti faccia” le sue parole non promettevano niente di buono, ma accettai. Rivolevo la mia valigia.
Jamie cominciò a farmi il solletico ma stranamente riuscii a non muovermi. Deciso a non arrendersi, cambiò tattica. Mi si avvicinò e, con una lentezza esasperante, cominciò a baciarmi il collo. 
“Jamie, smettila” sussurrai senza fiato.
Lui mi ignorò e continuò finchè non posò una mano sul mio fianco e cercò di baciarmi sulle labbra. Schizzai in piedi come una molla.
“Jamie!” sbottai indignata.
“Mi spiace piccola, hai perso. Niente valigia” e si mise a ghignare sotto ai baffi.
“Sei la persona più impossibile che abbia mai incontrato.” 
“Lo so, sono unico nel mio genere. Allora, sei stanca di obbligo o verità oppure hai voglia di continuare ancora un po’?”
“Voglio continuare” dissi con risoluzione tornando a sedermi accanto a Jamie. “Tocca a te, cosa scegli?”
“Obbligo” rispose senza esitazione, prima di bersi un altro shottino.
“Chiama la tua ex e dille che è una grandissima stronza” dissi di getto senza nemmeno pensarci. Mi resi allora conto che l’alcol mi stava dando alla testa e che il gioco non stava affatto prendendo la piega che avrebbe dovuto prendere. Non solo non avevo scoperto niente di interessante su Jamie ma ora ero troppo alticcia per avere un piano di riserva per carpirgli qualche segreto.
“L’ho già fatto a suo tempo. Inventati qualcosa di più divertene, su” disse con aria annoiata “altrimenti perdi il turno e mi divertirò io a tue spese”
“Devi farti la ceretta al braccio destro senza usare le mani e se pensi solo per un istante di saltare l’obbligo, sappi che la punizione sarà ben peggiore.”
“Mi spiace ma passo. Forza, qual è la punizione?”
“Solo tre parole: smalto giallo effervescente”
“Ora sì che ragioniamo. Ammettilo è da tutta la sera che non vedi l’ora di mettermi lo smalto…” e docilmente Jamie mi appoggiò una mano sulla coscia. 
Lo guardai allibita. Si sarebbe lasciato mettere lo smalto pur di non fare la ceretta? Mi ero aspettata una reazione totalmente diversa. A quanto pareva Jamie era una continua sorpresa.
 Senza altri indugi presi la boccetta di smalto e cominciai la mia opera. 
“Lo sai, sei proprio una schiappa con lo smalto?” disse ad un certo punto ridacchiando. In effetti era più lo smalto che gli avevo spalmato sulle dita che quello che gli avevo applicato sulle unghie, ma non potevo farci niente. Mi tremavano le mani e non sapevo nemmeno il perchè. 
“Fa parte della punizione” cercai di camuffare la verità dietro una finta maschera di sicurezza.
“Certo, come no.” Commentò con sarcasmo. “Allora, me lo dici come ti ha spezzato il cuore quell’idiota del tuo ex?” la sua domanda mi spiazzò a tal punto che rischiai di lasciar andare la boccetta di smalto e di farla finire sul divano. Prima che potessi protestare o cercare di cambiare argomento, lui si affrettò a dire: “Tra amici ci si confida sempre, nel bene o nel male”
“Lo sai che sei proprio un gran rompiscatole?”
“Me lo dicono spesso, ma non ci credo” e si mise a guardarmi, in attesa che mi decidessi a parlare.
Feci un respiro profondo e mi ripromisi di non mettermi a piangere. Avevo già pianto abbastanza per Alex.
“Si è sposato mentre ero a Milano”
“E…” mi invitò a continuare.
“E sua moglie è mia sorella”
“Che cosa? Ha sposato tua sorella e tu non lo sapevi? E’ proprio uno stronzo!” Jamie sembrava sconvolto.
Annuii cominciando a sentire il magone tornare. “Mia nonna lo sapeva ma non me l’ha mai detto. Si è portata questo segreto nella tomba.” Feci una pausa. Non riuscivo più a parlare. Non ero ancora pronta ad accettare il fatto che mia nonna se ne fosse andata e che io non fossi stata al suo fianco nelle sue ultime ore. “Mi manca da morire e l’idea che non potrò più riabbracciarla né arrabbiarmi con lei per aver tenuto per sé questa cosa mi devasta” una lacrima traditrice mi scese lungo una guancia. Jamie l’asciugò in fretta e mi passò un braccio intorno alle spalle con fare confortante.
“Mi dispiace che tua nonna sia morta. Jane mi ha detto che era una persona fantastica. Mi ha raccontato di quando vi ha fatto saltare la scuola e voi tre siete scappare ai giardini a dar da mangiare alle anatre. Quanti anni avevate?”
“Nove” e mi ritrovai mio malgrado a sorridere. Quello era stato uno dei giorni più belli della mia vita. “Sai, probabilmente gli saresti piaciuto. Lei amava i ragazzi pazzi come te”
“Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”
“Non voglio andare al suo funerale.” Borbottai ad un certo punto, con fare lagnoso. 
“E’ domani?”
Annuii.
“Se vuoi posso venire con te” propose, sorprendendomi di nuovo. Lo guardai negli occhi cercando di capire che trucchetto stesse nascondendo. “Perchè vorresti venire al funerale? Non capisco”
“Per essere accanto ad un’amica che ha bisogno di una spalla su cui piangere”
“O di uno scudo che la protegga dalla propria famiglia” aggiunsi a mezza voce.
“Anche. Gli amici esistono proprio per occasioni come questa.”
“Davvero faresti una cosa del genere?”
“Certo, altrimenti non mi sarei offerto”
“D’accordo” ero ancora un po’ dubbiosa “Grazie”
Mi accarezzò delicatamente il viso, poi assunse di nuovo quella sua aria maliziosa. “Allora, hai ancora voglia di essere stracciata a obbligo o verità oppure ricominciamo con Grey’s Anatomy?”
Dato che, nonostante fossi stanchissima, non avevo ancora voglia di andare a dormire e che non volevo rivelare altri segreti a Jamie, optai per riprendere la nostra maratona televisiva.
Ci accoccolammo sul divano e lui mi fece posare il capo sul suo petto. Non so nemmeno io perchè non opposi resistenza, però era bello essere avvolta dal suo braccio e respirare il suo profumo. Era confortante. 
“Perchè sorridi?” mi chiese ad un certo punto, facendomi sobbalzare.
“Stavo pensando che se oggi pomeriggio qualcuno mi avesse detto che avrei passato la serata insieme allo stalker dell’aeroporto gli avrei riso in faccia”
“Be’ dopo tutto questo stalker non è poi così male…”
“Ora non esagerare” ribattei sempre con il sorriso sulle labbra, prima di tornare a guardare il telefilm.
Passò qualche tempo senza che nessuno dei due dicesse nulla, poi una voce sorprese entrambi.
“Cosa sta succedendo qui?” era Jane che ci guardava allibiti. Solo allora mi resi conto che avevo ancora la testa appoggiata al petto di Jamie e il suo braccio era intorno alle mie spalle.
“Stavamo facendo uno smalto-party senza di te” fu la pronta risposta di Jamie, che non si mosse di un millimetro.
Colta in flagrante, mi misi a sedere composta e mi allontanai un po’ da Jamie, che parve leggermente deluso da quell’interruzione improvvisa. 
“Ed è arrivata l’ora che io vada a dormire. Domattina mi devo svegliare presto” balbettai alzandomi con fare incerto. “Grazie Jamie della serata. Buonanotte a tutti” rapida, prima che Jane cominciasse il terzo grado, mi infilai nella mia stanza e mi chiusi la porta alle spalle. 
Solo allora mi resi conto di essere di nuovo senza valigia e di non avere niente per la notte. 
Mentre pensavo ad una soluzione, sentii qualcuno bussare alla mia porta. Prima ancora di poter rispondere, Jamie era già entrato ed aveva in mano una sua t-shirt blu.
“Non ti sei ancora guadagnata la tua valigia e il tuo pigiamino, ma che non si dica che sono un uomo senza cuore che lascia dormire le amiche senza vestiti. A proposito, non sai quanto mi attizzino i pinguini del tuo pigiamino…”
Presi la maglietta e feci per cacciarlo via dalla stanza, cercando a fatica di trattenere una risata.
“A proposito, domani mattina per che ora devo essere pronto?” chiese facendomi tornare sui miei passi e fissandomi con serietà.
“Guarda che non sei tenuto a venire.” 
“Voglio venire”
“Alle otto.”
“Prometto di non farmi aspettare” e prima che potessi realizzare cosa stava facendo, mi posò un rapido bacio sulle labbra e scappò via. “Buonanotte” lo sentii sghignazzare mentre si allontanava dalla mia stanza.
Troppo stanca per cercare di capire quella serata, decisi di infilarmi la t-shirt di Jamie e di mettermi a dormire. L’indomani mi aspettava una giornata ancora più difficile di quella appena trascorsa ed avevo bisogno di tutte le mie forze per arrivare incolume al tramonto.

 

   
 
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