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Autore: semolina    27/11/2016    1 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qua  anche l’ottavo capitolo.Spero vi piaccia. Aspetto come sempre le vostre opinioni. Buona lettura

 

Erano trascorsi otto giorni dal loro primo appuntamento. Otto giorni, durante i quali Sylvie e Antonio non fecero che pensarsi, sognarsi, chiamarsi ed inviarsi messaggi. Otto giorni molto impegnativi per quanto riguardava la loro vita lavorativa. Otto giorni durante i quali, a causa di turni massacranti e casi difficili, erano riusciti a vedersi sì e no un secondo. Nonostante tutto, i due sprizzavano felicità da tutti i pori, lasciando perplesso qualcuno, contagiando i più.

“ Oddio Brett...Sei quasi irritante!” esclamò Stella quando incontrò Sylvie, appena fuori dalla caserma, quella mattina.

“ Cosa? Perché?”domandò confusa la ragazza.

“ Stiamo facendo dei turni allucinanti in questi giorni, dormiamo per pura combinazione, abbiamo tutti delle facce da zombie e tu...tu sei raggiante! Sembri appena uscita da una Spa!!” Spiegò la Kidd, lamentandosi anche un po’. Sylvie sorrise lusingata, arrossendo leggermente. Sapeva esattamente cosa era che la rendeva così raggiante agli occhi della collega. Antonio Dawson.

“ Gabby, per favore, dille anche te che, per rispetto verso di noi, poveri umani stanchi morti, non dovrebbe essere così splendida di mattina presto!! Ti prego!”

“ In effetti non sei molto rispettosa nei nostri confronti, Sylvie!” La canzonò la Dawson, unendosi a loro proprio prima di entrare nell’edificio. Brett alzò gli occhi al cielo, fingendosi stufa di tutte le loro lamentele. Aprì loro la porta e le invitò ad entrare.

“ Io vi rispetto tantissimo invece… guardate, vi tengo anche la porta!” Scherzò, accettando le loro occhiate finto-risentite. Continuarono a prendersi in giro a vicenda, allegre, per tutto il giorno, fermandosi soltanto durante le chiamate. Ma fu una giornata lunga e faticosa, come tutte le altre quella settimana, e verso la fine erano tutti piuttosto stanchi e non molto propensi alle battute o agli scherzi; persino Otis e Cruz se ne stavano buoni buoni su divano, insieme a Mouch. Le tre ragazze erano sedute intorno al tavolo rotondo;chi leggeva il giornale, chi un libro e chi sfogliava una rivista, tutte e tre munite di una tazza enorme di caffè fumante. Stella lo aveva preparato molto forte, sperando così che la aiutasse a rimanere sveglia e concentrata; non importa dire che non stava funzionando un granchè. Improvvisamente, la porta d’ingresso si aprì, costringendo un po’ tutti a voltarsi per vedere chi fosse. Antonio Dawson, con i suoi soliti jeans scuri, un maglioncino rosso bordeaux con lo scollo a v e l’immancabile giubbotto di pelle, fece il suo ingresso nella stanza, con passo sicuro, con la sua aria da duro e la sua espressione seria; salutò tutti i presenti, chi con un semplice cenno, chi con un “cinque”, chi con un sincero abbraccio fraterno. Senza esitare si diresse verso il tavolo delle ragazze, e quando i suoi occhi incrociarono quelli di Sylvie, il suo volto si sciolse in una espressione dolcissima, illuminandosi di beatitudine, mostrando a tutti i presenti l’effetto che la ragazza aveva su di lui.

Sylvie non fu a di meno. Appena il detective entrò nel suo campo visivo si sentì pervasa da un piacevole calore, un senso di pace interiore, di sollievo,come se la sua sola presenza la liberasse di ogni fatica, di ogni preoccupazione. L’effetto ‘ Antonio Dawson’ su Sylvie Brett fu quello di cancellare ogni segno di stanchezza dal viso, distendendo i suoi lineamenti, rendendola, come le aveva fatto notare Stella quella mattina, raggiante.

“ Ehilà!” Esclamò entusiasta, raddrizzandosi sulla sedia, no riuscendo a trattenere un sorriso enorme.

“ Ciao!” rispose l’uomo, con la voce tremante per l’emozione di trovarsi così vicino a lei.

“ Che ci fai qui?” Chiese invece la sorella incuriosita

“ Ciao Gabby! Stella…” Salutò. “ beh, ero in zona e ho pensato di passare a salutare..” spiegò vagamente, senza allontanare lo sguardo da Sylvie, completamente perso nei suoi occhi.

“ Gentile da parte tua..” ironizzò Gabby, scambiandosi un’occhiata significativa con Stella, che sogghignava divertita dall’altra parte del tavolo.

“..Sylvie, possiamo parlare un attimo?” Domandò piano il poliziotto, squadrando le altre sue, con un’espressione contrariata, facendole sghignazzare ancora di più.

“ Certo!” Sylvie, con le guance di un bel rosso acceso, si alzò dal suo posto per guidare Antonio all’esterno.

Appena la porta si chiuse alle loro spalle, il detective si avventò sulle labbra della bionda, con necessità, stringendola forte contro il suo petto scolpito dai molti allenamenti in palestra. Sylvie, inizialmente sorpresa da quella sua irruenza, non tardò a ricambiare con foga il bacio, allacciando le braccia al suo collo, facendo scorrere le dita tra i capelli morbidi e folti; pressò le labbra carnose di Antonio contro le sue con sempre maggior fervore, accarezzando con sempre più trasporto il suo volto, il suo collo e le sue magnifiche spalle forti. Si baciarono a lungo, stringendosi convulsamente l’un l’altro, smaniosi di assaporarsi, di saggiarsi, di sentire i loro corpi fusi tra loro, i loro cuori palpitare ad ogni nuovo tocco. Si staccarono, controvoglia, solo quando i loro polmoni necessitarono di aria; entrambi cercarono di regolarizzare il proprio respiro, che quel bacio infuocato aveva reso affannoso e irregolare, sorrisero, in imbarazzo per aver lasciato che le emozioni avessero il sopravvento su di loro. Il sorriso di Sylvie, per Antonio, fu come ossigeno puro dopo una lunga apnea, fu come una ventata d’aria fresca dopo una giornata afosa. La guardò così intensamente che la ragazza si sentì trapassare da quello sguardo così profondo, ardente, pieno di desiderio;e non potè resistere oltre. Prese il suo viso tra le mani e lo baciò nuovamente, con trasporto,con tutta la dolcezza che la contraddistingueva. Il poliziotto, al colmo della felicità, la strinse in un abbraccio con delicatezza, facendo scorrere le dita lungo la sua schiena, facendole venire la pelle d’oca.

“ Ciao..” mormorò Sylvie con un filo di voce, scostandosi di pochi millimetri dalle sue labbra.

“ Ciao..” rispose sorridendo Antonio, lasciandole un bacio sulla guancia, carezzandole il volto.

“ Non resistevo più..dovevo assolutamente vederti..” continuò il detective sussurrando, mentre la guardava negli occhi con passione. La ragazza allargò il sorriso, mostrando i denti e facendo comparire due deliziose fossette agli angoli della bocca.

“ Usciamo stasera. Ignoriamo la stanchezza e usciamo..” la pregò addolcendo lo sguardo. Sylvie annuì senza esitare, il cuore pieno di felicità, e si mosse per baciarlo di nuovo ma la voce metallica richiamò la loro attenzione.

Ambulanza 61, malore, 61A Hastings Street.

Sylvie sbuffò sonoramente, lasciando cadere la testa contro il petto forte e muscoloso del detective, nuovamente stanca.

“ Questa giornata non ne vuole sapere di finire..” si lamentò. “..devo andare..”

“ Ci vediamo stasera. Niente scuse. Ti passo a prendere alle nove.” le ricordò Antonio, stringendola ancora tra le braccia.

“Ok.”confermò la ragazza, staccandosi a fatica dall’abbraccio.

In quel momento Gabby uscì dalla caserma, guardò maliziosa in direzione del fratello, il quale le restituì un mezzo sorriso complice, prima di tornare a concentrare la sua attenzione su Sylvie, che stava salendo sull’ambulanza.

“Quindi?” La interrogò Gabby, una volta salita a bordo.

“ Stasera usciamo. Mi passa a prendere alle nove..” spiegò, stringendosi nelle spalle, aprendosi in un ampio sorriso, che fece tenerezza alla collega.

 

Antonio, rimasto a fissare l’ambulanza 61 che se ne andava, sirene spiegate, fu riportato alla realtà da Matt Casey, il quale posò la mano sulla spalla del poliziotto per attirarne l’attenzione. Lo guardò con un misto di curiosità, divertimento e malizia; Antonio si sentì come scoperto, beccato, colto sul fatto; l’imbarazzo si fece evidente sul suo volto, facendo scoppiare in una risata argentina il tenente.

“ Ti va un caffè?” chiese Matt, ricomponendosi.

“ Perchè no!”

Entrarono nella sala mensa e Casey gli versò subito una bella tazza di liquido fumante e aromatico, gli accennò di accomodarsi e lo raggiunse, sedendosi di fronte a lui. Per i primi minuti rimasero in silenzio, godendosi il caffè, poi la curiosità del pompiere si fece incontenibile.

“ Allora...tu e Brett...uscite insieme eh?!” chiese sottovoce per non farsi sentire dagli altri. Antonio per poco non si strozzò con la bevanda calda, preso in contropiede dalla domanda diretta del tenente. Tossì appena, più per riprendere il controllo di sè che per il caffè di traverso.

“ Beh, sì...o meglio, siamo usciti una volta a cena, se non si conta la serata al Molly’s prima della mia missione sottocopertura...però, beh...sì. direi che usciamo insieme..” Matt lo guardò, divertito del suo impaccio e del suo imbarazzo, decisamente insoliti per il detective.

“Ti piace parecchio eh?!” domandò, curioso di verificare se le sue impressioni fossero giuste, incoraggiandolo con gli occhi a confessare. Lo sguardo di Antonio, fino a quel momento imbarazzato ed evasivo, si rischiarò e si addolcì, rispondendo da solo alla domanda di Casey.

“ Decisamente.” sussurrò, fissando il vuoto, perso nei suoi pensieri, nell’immagine della ragazza in questione, sorridendo beato.

“ è divertente, brillante, intelligente, timida...ma ti assicuro che sa farsi valere..” continuò ormai senza più freni.

“ Sì lo so. Gabby lo dice sempre!” confermò Matt.

“ è dolcissima… e ha quegli occhi azzurri che …”sospirò forte, non sapendo come descrivere ciò che provava. Il pompiere non fiatò, lasciandogli tutto il tempo per continuare.

“...mi tolgono il fiato...lei è..semplicemente meravigliosa..”

“ Detective!” esclamò fingendosi stupefatto Casey. “ non mi vorrà dire che si è innamorato di Sylvie Brett?!!” il tono volutamente ironico. Era sicuro di conoscere già la risposta, resa oltremodo evidente dall’espressione di Antonio, che non lasciava spazio a dubbi in merito. Il poliziotto sgranò gli occhi, sorpreso da quella domanda così diretta e sfacciata; incredulo, sentì il respiro mancargli e sentì le parole incastrate in gola, incapaci di uscire. Non ci fu tempo per altro, l’altoparlante richiamò l’attenzione di tutti.

Camion 81, squadra 3, battaglione capo, incendio dovuto ad esplosione, 61 Hastings Street

Il panico gelò il sangue nelle vene di Antonio. Si voltò verso il tenente.Quando vide la paura dipinta sul suo volto e nei suoi occhi si sentì morire. Si alzò di scatto come tutti gli altri e si precipitò verso la sua auto.

 

Quando arrivò all’indirizzo indicato, la paura si tramutò in puro terrore. Un incendio di dimensioni enormi stava divorando due abitazioni adiacenti. Il calore delle fiamme era insopportabile, il fumo e la cenere avevano già iniziato a viziare l’aria, rendendola pesante. Antonio si immobilizzò alla vista di quell’inferno. Il comandante Boden, con la sua voce possente, iniziò a gridare ordini, che venivano seguiti con zelo da tutti i pompieri; Severide e la sua squadra corsero sul retro dell’edificio per cercare un’entrata secondaria, mentre Casey, Hermann e Kidd, equipaggiati di tutto punto, entrarono dalla porta principale, scomparendo tra le fiamme e il fumo. La tensione era alle stelle, Boden continuava a gridare ordini e a parlare via radio con i due tenenti, mentre il detective, ancora impietrito, continuava a fissare le fiamme con il terrore negli occhi, incapace di muoversi e di parlare. Dopo lunghi minuti di angoscia e ansia, dalla porta d’ingresso fuoriuscirono i tre pompieri in compagnia di Gabriela. Il sangue di Antonio ricominciò a circolare e il cuore a battere. Si precipitò verso la sorella, abbracciandola forte appena le fu vicino. Entrambi ancora nel panico biascicarono parole confuse, stringendosi a vicenda. Ma dopo pochi secondi Gabby si staccò dal fratello per rivolgersi al fidanzato, con gli occhi pieni di paura.

“ Brett?! L’avete trovata??” Quelle parole ebbero la funzione di far nascere di nuovo il terrore nel cuore di Antonio, che smise di respirare, lo stomaco stretto in una morsa.

“ Non ancora…” rispose Casey piano. La ragazza ebbe un attimo di smarrimento, durante il quale non riuscì a non pensare a Shay. Leslie Shay, la sua migliore amica, ormai scomparsa. Un tremito incontrollabile si impadronì del suo corpo e le lacrime sgorgarono copiose dai suoi occhi. Ebbe l’istinto di precipitarsi di nuovo dentro l’edificio ma Matt, pronto, la fermò, stringendola per le spalle e scuotendola forte.

“ Gabby! Non puoi tornare là dentro… Gabby!! ascoltami! La squadra sta cercando d entrare dal retro… devi dirmi dov’è Sylvie. Dov’era??” Non ci fu tempo per la risposta di Gabby, la radio del tenente sputò fuori la voce di Severide.

“ La scala sul retro è impraticabile...impossibile salire al primo piano...il fuoco sta divorando tutto...al piano terra nessuna vittima…” Quelle parole furono come un coltello infilato con forza nel cuore di Antonio e della sorella. Il gelo calò inesorabile tra tutti.

“ Eravamo...nell’edificio di destra...al primo piano, nella camera da letto...la donna aveva avuto un collasso...stavo scendendo le scale per andare a prendere qualcosa nell’ambulanza quando c’è stata l’esplosione….” gridò la donna, incapace di trattenere le lacrime.

“ Sylvie è rimasta con la vittima….la primo piano, lato ovest…” concluse.

“ Ok. Bene...Otis! la scala…” gridò l’ordine con necessità, lasciando Gabby alla custodia del fratello e al paramedico appena arrivato.

Antonio, sotto shock, seguì il lavoro frenetico dei pompieri senza fiatare,oppresso dalla paura. Solamente quando Boden si trovò poco distante da lui si riscosse.

“ Capo, se posso aiutare...in qualsiasi modo…” si offrì

“ Lasciali lavorare. La troveremo. Prenditi cura di Gabriela…” lo confortò, posandogli una pesante mano sulla spalla.

Nel mentre il tenente Severide, con al seguito Capp e Cruz, uscirono dal retro dell’edificio, correndo verso il comandante.

“Capo! La casa di sinistra sta per crollare…” annunciò Cruz, togliendosi la maschera.

“ Però... Abbiamo trovato Brett...è ancora con la vittima, si sono spostate nella stanza accanto alla camera da letto… lì c’è una finestra più grande, le possiamo far uscire da lì..” Spiegò Kelly, pulendosi la faccia dalla cenere. Antonio leggermente rincuorato sospirò, grato al tenente della squadra per quelle informazioni.

“ Otis è già pronto con la scala… guidalo tu.” Ordinò Boden risoluto, fiducioso.

I pompieri della caserma 51 non si fermarono un attimo, lavorarono sodo e poco tempo dopo, riuscirono ad entrare nella stanza al primo piano dove si trovavo Sylvie e la vittima. Antonio vide i due tenenti e Cruz scomparire nell’edificio ancora avvolto dalle fiamme, che non erano ancora state domate, e rimase con il fiato sospeso,insieme a Gabby e a Boden, a fissare la finestra da dove erano entrati. Dopo pochi attimi videro uscire Casey e Cruz, con una barella, sulla quale era adagiata la donna per la quale erano state chiamate le due paramedico. Gli altri si affrettarono a dar loro una mano, facendo in modo che la donna potesse essere portata in ospedale il più velocemente possibile. L’attenzione di Antonio invece era ancora fissa sulla finestra, la sua angoscia continuava a crescere ogni secondo di più, ogni secondo che passava senza vedere Sylvie uscire da quell’inferno di fuoco lo torturava, era talmente terrorizzato che non riusciva più a sentire nessuna voce, nessun suono, sentiva solo il crepitio del fuoco che, oltre a divorare l‘edificio, lo stava logorando internamente. Riuscì a respirare di nuovo solo quando Kelly Severide poggiò entrambi i piedi sulla scala, con Sylvie stretta tra le braccia. Sentì le energie, che fino a quel momento lo avevano tenuto in piedi, abbandonarlo. Sentì le ginocchia piegarsi sotto il suo stesso peso. Si ritrovò a barcollare, instabile sulle gambe, fino a che una recinzione non gli fornì un valido appoggio. Non vide sua sorella correre incontro a Kelly, strappandogli quasi la ragazza dalle braccia per abbracciarla. Non vide Sylvie ricambiare l’abbraccio dell’amica, ancora con la paura negli occhi. Non vide che lei stava bene, che stava in piedi con le sue gambe. Non vide i loro sorrisi sollevati. Era piegato su se stesso, una mano stretta alla recinzione che fungeva da stampella, l’altra poggiata sul petto, gli occhi serrati e il respiro accelerato; cercando di capire cosa gli stesse succedendo. Si accorse solo dopo qualche secondo che Boden era davanti a lui, che lo guardava spaventato; non aveva neanche sentito che gli stava chiedendo se stava bene.

“ Antonio! Tutto ok?” Lo sguardo fisso su di lui.

“ Sì...sì, certo.” farfugliò, risultando poco convincente. Cercò con tutte le forze di riprendere il controllo, prendendo grandi boccate d’aria.

Alzò lo sguardo e vide Gabby e Sylvie, seguite dal tenente Severide e dagli altri, dirigersi verso di loro. Solo allora si accorse che lei stava bene; che a parte la faccia nera di fumo, la treccia bionda sfatta e il passo ancora incerto, stava bene. Quando furono vicine, dimenticò tutto, la riservatezza, la compostezza e si precipitò a stringere la ragazza tra le sue braccia. Sylvie si ritrovò avvolta dalle forti braccia del poliziotto, stretta in un abbraccio serrato, che esprimeva tutto il sollievo, il conforto, la paura di non poterla più stringerla dell’uomo. Ricambiò con quanta più forza potè. Soltanto in quel momento si sentì davvero al sicuro.

“ è stata davvero in gamba…” le parole di Kelly ruppero l’incanto.

“ Bagnare quelle due coperte è stata davvero una mossa geniale…” Sorrise compiaciuto della mossa astuta della bionda.

“ sei stata davvero in gamba..” ripetè ammirato.

 
  
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