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Autore: iQuit    27/11/2016    0 recensioni
Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello dell'umanità, sta per scoprire qualcosa di sconvolgente su sè stessa e sulla propria natura, qualcosa che cambierà il destino suo e dell'organizzazione a cui appartiene.
Parodia affezionata del genere tokusatsu/super sentai.
N.B. la storia è completa e in fase di rilettura/correzione, se vi interessa aiutare si cercano beta readers.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Michiru riprese conoscenza, in preda alla confusione. Non era tanto l'essere completamente nuda ed incatenata su un tavolo operatorio gelido a metterle paura, né le figure anonime nella sala, coperte solo da una tuta rossa e da un casco che sembrava quasi una maschera, né tantomeno l'uomo sulla sedia a rotelle ai piedi del tavolo accompagnato da una donna dai tratti occidentali vestita interamente di bianco: era la sensazione di qualcosa di gelido,che le scivolava sul corpo, come... come un...
Abbassò lo sguardo e lo vide: un cobra di un verde iridescente le stava scivolando sul corpo, vicino ai seni scoperti. Iniziò a dimenarsi, ma il rettile non si scollò.
-Eeeek! Cosa-cosa è quello!? Chi-chi siete!?- Urlò, mentre il terrore prendeva il posto del disorientamento.
Sentì una sommessa risata femminile, e la attribuì alla donna in bianco. L'uomo rimase in silenzio, osservandola con occhi glaciali.
-Mi piacerebbe intrattenerti raccontandoti tutto... Ma abbiamo poco tempo, e che tu sappia o meno queste cose a breve non avrà più importanza.- affermò la donna in bianco con fare compiaciuto in un Giapponese privo di accento, sorprendendola- Sappi solo che i Black Saints hanno bisogno di Queen Cobra, nel bene o nel male, e che sei molto fortunata a ricoprire questo ruolo. Corallo 12, Corallo 15, procedete con l'operazione.-
Al suono di "sissignora!" i macchinari nella stanza si accesero l'un l'altro, iniziando a riprodurre una vibrazione sommessa. Il cuore di Michiru batteva a mille - chi erano queste persone? Cosa le volevano fare? La voce elettronica diffusa nell'aria non portò chiarimenti, solo altri dubbi.

Il processo di trasformazione sta per avere inizio. Attivazione unità Agni avviata, Iniezione del fluido di modifica cellulare in 10...9...

Il conto alla rovescia non prometteva nulla di buono. Michiru si dimenò con tutta la forza che aveva in corpo, gridò, sbatté la testa sul tavolo nel tentativo di almeno svenire per risparmiarsi qualsiasi cosa le stesse per accadere. Solo quando il conto si avvicinò allo zero chiuse gli occhi per il terrore, e non appena terminò qualcosa le trafisse il collo.
Cercò di urlare, ma una sensazione fortissima la travolse interamente. Non era dolore, non era piacere, non era estasi, ma qualsiasi cosa fosse perse temporaneamente il controllo del suo corpo, dimenandosi e tremando prima di abbattersi di nuovo priva di energie sul tavolo operatorio.

Modifica cellulare in corso: stima prevista 8 ore. Compatibilità nanomacchine al 99,2%. Formazione nanotuta in corso.

-Io...il mio corpo... mi sento... strana...-
Non riusciva a vederlo, ma sul suo intero corpo si stava andando formando una sottile membrana di colore verde olivina che andava ricoprendola interamente, lasciando all'aria soltanto dalla nuca in su. La vista le si fece annebbiata, la testa le girava, ed un piacere intontito si diffuse nel suo corpo, come se tutte le sue membra stessero pizzicando allo stesso momento. Respirava affannosamente, lasciando andare ogni tanto, privi di ogni controllo, dei versi simili a risate sommesse. Il tempo si fermò, o forse accelerò tutto insieme, e non si accorse che l'operazione si stava protraendo per ore ed ore.
Poi, tutto d'un tratto, cessò. Qualsiasi cosa le stesse accadendo, era terminata. La sua vista era chiara, il suo cervello libero di pensare. Cercò di mettersi a sedere, riscoprendosi ancora incatenata... ma, stranamente, quelle pesanti manopole ora erano molto più leggere. Vide per la prima volta il suo nuovo aspetto squamato, e notò degli strani movimenti sulla membrana che copriva ora la sua pelle.
-Eeek!- Gridò, cercando di passarsi la mano sul petto per togliere l'orrore che la stava coprendo e rendendosi conto che la catena era troppo corta.
-Piano, piano, si sta assestando!- le annunciò la voce femminile -Non vorrai mica che rimanga qualche punto scoperto, no?-
Ansimando di nuovo, stavolta per il panico, si fermò a guardare il proprio torace, facendo appello a tutte le proprie forze per liberarsi dalle catene. I movimenti si andarono fermando, costruendo strani tratti sul suo corpo a mò di decorazione, tratti che assunsero colori scarlatti e dorati che si stagliavano sulle sue squame verdi.
-Cosa... Mi avete fatto!!?- trovò finalmente la forza di domandare, mentre le lacrime le si andavano accumulandosi agli angoli degli occhi.
Il suo sguardo si volse prima verso il serpente che l'aveva morsa che continuava a strisciare su di lei come per marcarne la proprietà, e dopo, forse troppo tardi, verso la donna vestita di bianco che si avvicinava a lei, tenendo qualcosa dietro la schiena.
-Oh, non ti preoccupare.- Iniziò lei con una voce calda ed un tono che lasciava intuire quanto la situazione la divertisse.-E' solo una nanotuta. Se è comparsa, vuol dire che l'operazione è andata a buon fine e che i fluidi dell'unità di controllo hanno finito di ristrutturare le tue cellule. Non ti devi spaventare, ora sei in grado di fare moltissime cose...-
La donna in bianco rivelò l'oggetto che teneva nascosto mentre un ghigno le si dipingeva sul volto: era una specie di casco dei colori della sua tuta. Come lo vide rabbrividì: non sapeva a cosa servisse, ma aveva l'impressione che se fosse finito sulla sua testa non sarebbe più potuta tornare indietro.
-Ma hai bisogno di questo per imparare ad usare il tuo nuovo corpo. Non ti preoccupare, durerà solo un attimo, poi sarai fiera di indossare quella divisa, quando il tuo piccolo cervellino sarà finalmente libero di esprimersi per quello che è.-
Michiru riprese a dimenarsi per la disperazione, finché qualcosa non le afferrò il collo, impedendole di muoversi. La donna ridacchiò e le avvicinò gradualmente il casco alla testa, prendendosela comoda solo per godersi il momento.
-No! Non ti avvicinare! Noooooo!-



La spoglia mortale di Queen Cobra scattò a sedere, urlando e ansimando, passandosi le mani sul volto e sul corpo in modo frenetico come per cercare di scacciarsi qualcosa di dosso. Sentire il rumore dei passi alle sue spalle le passò completamente di testa, così come il fatto che il ragazzo davanti a lei stesse cercando di tranquillizzarla.
-Hey, reginetta! Calmati! Calmati!-
I tentativi di lui di afferrarle le mani furono vani - era troppo veloce e si muoveva con troppa forza. D'un tratto, lui lanciò un urlo insieme a lei, una voce forte e disperata che coprì interamente la sua. Forse fu quello a farle capire l'assurdità della situazione, e pian piano si fermò, proprio nell'attimo in cui lui le afferrava le mani.
Si guardò attorno respirando con forza, in preda alla confusione. Era ancora nel supermercato, viva e in salute, soprattutto. Il suo sguardo si posò sul volto di lui, un ragazzo come tanti con un cappello a visiera e i vestiti coperti di polvere e vomito.
Poi lo riconobbe.
-K-Kaito?-
-Ti avevo data per morta.- rispose lui, sollevato - hai avuto la febbre altissima per due giorni, ti ho iniettato di tutto e di più per cercare di tenerla sotto controllo, ma come passava l'effetto della tachipirina tornavi sopra i 40... Il tuo cuore ha smesso di battere cinque minuti fa. Cos-cosa é successo?-
Cosa era successo? Bella domanda, se la stava facendo pure lei! Il suo cervello stava impazzendo per fare il punto della situazione, ma non riusciva a darvi un senso, portando alla sua bocca solo parole sconnesse.
-io... Non...-
Vide il proprio braccio ancora fasciato e vi tolse la benda con un gesto deciso, notando che era completamente guarito. Aprì e chiuse la mano per vedere se era tutto a posto... e fu solo li che si accorse che non stava indossando il casco.
-Io... io ci vedo!?- constatò esterrefatta, portandosi la mano guarita davanti al volto.
Il giovane che aveva davanti la scrutò in volto. Lei lo vide assumere un'espressione sorpresa con un po' di malinconia di sottofondo, e lo sentì pronunciare:
-Reginetta... I tuoi occhi... I tuoi occhi sono...davvero belli.-
Fu presa da un imbarazzo che era sicura di non provare da anni. Kaito prese uno specchietto segnalatore dallo zaino e glielo mise davanti. Fu li che si vide.
Non più sguardo cieco da rettile, né labbra scarlatte, né ombretto pesante. Il suo volto era completamente pulito, e i suoi occhi erano diventati due pensosi globi scuri che si osservavano nel riflesso coperti di sgomento.
Gli strappò forzatamente lo specchio e si fissò, avvicinando l'altra mano al proprio volto. Si, le unghie erano ancora rosse e affilate, ma la sua faccia aveva perso quei caratteri freddi e sembrava completamente diversa, sebbene fosse uguale a prima. Poi, lo disse.
-Michiru....io... io mi chiamo Michiru Kato....-
No, non era stata privata della sua memoria in un sacrificio a cui si era sottoposta per servire il Santo. La sua identità, la sua vera identità, era stata messa da parte per fare spazio a quella fittizia di Queen Cobra, costruita come essere di una malvagità fine a se stessa. I ricordi non le invasero la testa come una cascata, ma andarono pian piano al loro posto con delicatezza come fiocchi di neve, affiancandosi alle memorie della personalità spietata che aveva avuto il controllo del suo corpo fino a quel momento.
Rivisitò mentalmente la propria storia. Michiru Kato, 16 anni, ma questo cinque anni prima - ora doveva averne 21. Vegetariana, frequentava il liceo. Niente fidanzato, voti sopra la media, una sorella minore, madre casalinga, padre impiegato che vedeva una volta al mese e solo se l'azienda glielo permetteva. E poi, dopo il fatidico momento in cui fu sottoposta forzatamente all'operazione... Queen Cobra.
Queen Cobra...
Rivisitò senza accorgersene anche la storia della donna che era diventata. Gli scontri con Excalibur. Le crudeltà ingiustificate. L'aver ucciso la propria madre e il proprio padre mentre questi imploravano pietà ad una figlia che non c'era più. L'aver trasformato la sorella di 14 anni in un membro dei Corallo, un'operazione che aveva volutamente fatto durare più del dovuto godendo delle urla di disperazione della ragazzina, e poi anni di combattimenti, schermaglie, piani assurdi ed umiliazione, tutti in nome di una personalità che neanche esisteva. La morte di Red. L'incontro con Kaito, e le cose che si erano detti...
Michiru iniziò a piangere. Quello che le era stato fatto era mostruoso. Lei era una vittima quanto i suoi genitori, quanto sua sorella, quanto tutte le persone che aveva reso sue schiave.
Trovò Kaito, e si lasciò piangere tra le sue braccia. Forse gli incrinò un paio di costole, ma la studentessa che era morta cinque anni prima e resuscitata da neanche cinque minuti non era ancora in grado di controllare la forza di un corpo in grado di frantumare il cemento.

Ci misero poco a decidere che era il momento di andarsene. Fu cosi che, zaino in spalla e torce alla mano, Kaito e Michiru si avviarono di nuovo nel passaggio.
-Questo posto è più piccolo di quanto mi aspettassi.- constatò lui, sorpreso del fatto che avevano girato il capannone alla ricerca dell'uscita quasi per intero e si erano trovati a ripercorrere le loro tracce più di una volta.
-Era un avamposto secondario, serviva solo a tenere munizioni e armi, niente di più.- rispose Michiru agitando la torcia, attingendo a ciò che aveva imparato quando era Queen Cobra.-io... quella donna ne ha stanato più di un paio, in passato. Sono costruiti tutti con la stessa pianta. Forse nell'armeria troveremo degli esplosivi per aprirci la strada, ma visto che qui non c'è più nessuno ho paura che sia stata svuotata.-
-Tentar non nuoce.- rispose la voce di Kaito dal buio. -Guidami tu.-
I loro passi risuonarono nel buio del corridoio. Michiru andava avanti a memoria: indossare il casco le avrebbe permesso di vedere al buio, ma la prima cosa che aveva fatto dopo averlo ripreso in mano era stata spaccarlo in mille pezzettini e poi spaccare quei pezzettini in altri mille pezzettini. Volendo l'avrebbe spaccato fino ad arrivare ai singoli atomi e poi avrebbe diviso quelli, ma a) ciò avrebbe provocato una fusione nucleare e b) aveva paura di riuscirci, vista la sua forza.
La sua forza... Il suo corpo era in grado di spaccare i muri come se fossero di cartapesta e di piegare l'acciaio a mani nude. Le sue unghie affettavano il pane. Mangiare verdure la faceva vomitare. Poteva scolarsi una bottiglia di rum e accusare solo un leggero mal di testa. Cosa... era rimasto di umano in lei?
Il divagare le fece sbagliare strada, e si trovarono davanti ad un muro. Avrebbe dovuto fare dietrofront e basta, ma pensò fosse un buon momento per parlare.
-Kaito....-
-Soichiro. Mi chiamo Soichiro, Kato-san.- rispose la voce dal buio.
La ragazza si voltò, quasi puntandogli la torcia in volto. Soichiro. Si, era meglio di Kaito.
-Soichiro-san...- lo chiamò con il nome che aveva appena imparato.-Forse... Dovresti uscire solo tu.-
-Uh?- mugugnò lui, confuso. Michiru si morse il labbro e cercò di evitare il suo sguardo, per quanto fosse scontato visto che si trovavano in un'assenza quasi totale di luce.
-Non credo di poter vivere come una persona normale.- constatò, rassegnata- Il mio corpo è un'arma... L'unica alternativa che ho è andare alla Excalibur e sperare che mi aiutino a tornare normale, ma... ho paura che approfittino della mia condizione per farmi combattere contro i Black Saints, com'è successo con ExcaYellow. Loro...- scosse la testa -non sono buoni come dicono di essere.-
-Non ha senso.- replicò lui, mettendosi in mostra con la luce della torcia -Devi solo imparare a controllarti, e...-
-E cosa, cercare di riprendere la mia vita come se non fosse successo niente?!- esclamò, stizzita.- Non potrei mai tornare ad essere Michiru Kato! Guarda, guarda cosa mi hanno fatto! Io... ricordo tutto! Ogni cosa che ha fatto Queen Cobra, io la vedo come se l'avessi svolta in prima persona! Non, non posso pretendere di tornare alla mia vecchia vita con questo rimorso. L'unica cosa che posso fare è... sparire...-
Il tocco della mano di Kaito-ora-Soichiro sulla propria fu gentile, ma lei non si degnò neanche di guardarlo.
-Michiru-san... Quello é passato. Tu sei una vittima della situazione... Ma non puoi essere una vittima per sempre. Hai la possibilità di cambiare le cose. Se non vuoi essere un'arma... Sii uno scudo, e usa quello che hai- quello che sei, per proteggere chi ne ha bisogno.-
I pensieri di Michiru andarono immediatamente a sua sorella. Marina... era ancora tra le grinfie dei Black Saints, non poteva lasciarla da sola.
Ma non era il momento. Lasciò andare la mano del ragazzo e lo fissò negli occhi appena illuminati dalla torcia.
Quei toni, le cose che aveva detto sia a lei che a Queen Cobra... cominciavano a far nascere in lei il sospetto che lui la sapesse più lunga di quello che dava a vedere.
-Sai dire tante cose belle, Soichiro. Ogni cosa che dici... la dici come se lo avessi vissuto in prima persona.-
-E' perché l'ho vissuta in prima persona, Michiru-san.- ribatté lui con tono rassegnato. -Avessi un'idea di come io sia arrivato qui....-

Gli si avvicinò, ma non per cercare affetto o sicurezza: l'aria tra i due si fece quasi tagliente. Lasciò andare la domanda, non sicura di essere pronta a gestire la risposta.
-Si può sapere chi sei, in realtà?-
Soichiro ghignò in modo poco rassicurante. Era chiaro che si stava tenendo la cosa dentro da un po' e moriva dalla voglia di farla uscire. Michiru rabbrividì.
-Se proprio vuoi saperlo...-

Ma i suoi sensi potenziati rovinarono l'attimo.
-Spegni la torcia!- pronunciò quasi meccanicamente, un'esclamazione sussurrata.
-Eh?-
-Sento rumore di passi!-
La mente di lui mise velocemente insieme i pezzi, e spense la luce di istinto. I due ragazzi si accucciarono nell'angolo a poca distanza l'una dall'altro, Michiru completamente concentrata sul rumore di passi in lontananza.
Quattro... Cinque persone. Cinque paia di stivali, uno decisamente più alto, a detta del suono più acuto. Un cigolio di ruote annunciava la presenza di lampade di emergenza su carrelli, uno schiocco d'aria sospetto le fece capire che una delle persone utilizzava una frusta, ed un sibilo sommesso la portò ad una conclusione a cui avrebbe preferito non giungere.
-Oh no.- commentò, cercando di trattenere il panico.
-Che succede?- chiese il suo accompagnatore, al quale i sensi aumentati mancavano e che non aveva percepito il pericolo.
-Ka--Soichiro, torna nel passaggio e nasconditi.- gli raccomandò, sottovoce - sono venuti a cercarmi.... ma ho paura che non siano qui per prendermi.-
-Cosa vuoi...- iniziò il ragazzo, prima che Michiru lo strattonasse in avanti per la camicia e gli si rivolgesse di nuovo, fissandolo al buio con uno sguardo rassegnato.
-Rimani li, non farti vedere. Esci quando sarà finita la confusione. Almeno tu, salvati...-
-Non vado da nessuna parte se non mi spieghi...-
Due lampade di emergenza si accesero, illuminando il corridoio alla loro destra e portando loro abbastanza luce riflessa da permettere di vedersi. Una voce femminile, decisa quanto gelida, annunciò la sua presenza.
-So che ci siete. Fatevi avanti e rimettetevi al giudizio di Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello dell'umanità.-
Qualcosa fece click nella mente di Soichiro, ma quando si allontanò si trovò bloccato dalla mano di Michiru. I due cominciarono a discutere sottovoce.
-Che c'è ora--
La voce di lei tremò, ed uscì a fatica.
-...no, no, resta, ti prego!-
-Non volevi che me ne andassi?- Domandò di rimando, perplesso.
-Ho... ho paura!- annunciò la ragazza, tra le lacrime, senza nemmeno sapere cosa volesse. -Voglio che tu ti salvi, ma ho paura! Non voglio restare sola! Il... Il momento che mi vedranno, mi uccideranno. Io non voglio morire, ma...-
Soichiro si mise una mano in fronte.
-Due minuti fa volevi esattamente l'opposto.-
Michiru si trovò spiazzata. Si, era esattamente quello che era successo: la paura e la conoscenza in prima persona delle crudeltà che Queen Cobra era in grado di compiere le impedivano di pensare chiaramente, e qualsiasi cosa formulasse usciva confusa e priva di senso nel momento in cui cercava di metterla a parole.
La mano di Soichiro calò lentamente sul braccio di lei con fare rassicurante, e le sue parole seguirono subito:
-Calmati. Analizza la situazione. Se li c'è davvero un'altra Queen Cobra, sei l'unica che può affrontarla ad armi pari.-
Calmati e analizza la situazione...
Ecco cosa era successo ad Agni. Non era morto: l'aveva abbandonata per salvarsi e cercare un'altra Queen Cobra per rimpiazzarla. I malori, il vomito... probabilmente erano i sintomi di una crisi di astinenza. Lei era stata lasciata li a morire, ed erano venuti a cercare il corpo.
Agni. Agni l'aveva trasformata. Agni era interfacciato direttamente con il suo corpo... col suo cervello. Agni era la chiave di tutto. La confusione si trasformò in decisione, e riuscì a mantenere il sangue freddo abbastanza a lungo per formulare una strategia disperata.
-V-vai nel passaggio. Torna nel supermercato, prendi i coltelli che hai usato per cucinare. La-la mannaia dovrebbe andare bene.- ordinò, con un tocco di esitazione -Attirerò Queen Cobra lì, e la terrò impegnata. Appena hai occasione... Stacca la testa ad Agni.-
Soichiro strabuzzò gli occhi, sorpreso. Era ovvio che aveva bisogno di chiarimenti, cosa che fu pronta a dare:
-Agni. E' lui che la controlla. E' lui che controllava me... E' lui Queen Cobra. Vai, fa quello che ti ho chiesto. E muoviti con molta cautela... se riesco a ottenere la sua attenzione dovrebbe non sentirti, ma ha pur sempre i sensi più sviluppati di un essere umano normale.-
Soichiro si guardò attorno perplesso, mentre cercava di unire i puntini, poi annuì con fare non molto deciso, prima di alzarsi e allontanarsi con cautela. Lei, invece, scattò in piedi e girò l'angolo con decisione, cercando di fare quanto più rumore possibile.

Che accidenti stava facendo!? Non era il tipo da azioni eroiche, infatti se la stava facendo sotto dal terrore. In una situazione del genere, Michiru Kato si sarebbe chiusa in posizione fetale in un angolo sperando in una morte rapida, ma in quei due giorni - no, in quei cinque anni - avevano avuto un effetto terrificante sulla sua psiche e non sapeva più se si conosceva o meno.
Dopotutto, non aveva più scuse. Non poteva tornare alla vita di prima, non poteva più essere né una studentessa del liceo, timida, volenterosa e desiderosa di un fidanzato, né Queen Cobra, una vigliacca che si faceva forte sulle debolezze altrui e che letteralmente provava piacere a dare ordini. Non aveva più posto in nessuno di quei mondi. L'unica persona di cui si fidava in quel momento le aveva detto due cose chiare, ma vere : non fare più la vittima, e sii uno scudo. E visto che ormai la sua vita non valeva più niente, avrebbe potuto mettere in pratica entrambe le cose.
Avanzò con spavalderia a braccia conserte, nascondendo il terrore, al centro del corridoio, trascinando i piedi rumorosamente per coprire la ritirata di Soichiro e fissando i suoi avversari con un broncio di finta decisione.
Erano quattro Corallo, tre uomini e una donna, armati con il fucile d'assalto standard dei Black Saints. Avrebbe potuto sopraffarli tranquillamente in un combattimento corpo a corpo, se non fosse che, in mezzo a loro, si presentava Queen Cobra.
La nanotuta era uguale alla sua, un body verde olivina decorato a squame e dei leggings con un motivo simile. Dall'elmo, uguale a quello andato in pezzi, spuntavano lunghi capelli castani come i suoi, e un volto di donna con gli occhi coperti da una visiera e le labbra color rosso scarlatto. Non indossava l'armatura da combattimento, probabilmente sicura di non incontrare alcuna resistenza: la sua divisa si limitava alla tuta e agli stivali sopra il ginocchio, completamente privi di qualsiasi piastra o parastinchi. Stringeva tra le mani una frusta di cuoio, ben diversa dal frusta a catena che era solita tenere alla cintola. Sarebbero sembrate indistinguibili se la nuova Queen Cobra non avesse avuto un piccolo neo al lato della bocca.
Avvinghiato attorno al suo torso era Agni, che svettava dalle sue spalle come una seconda testa.
Il sangue le raggelo nelle vene. Le gambe le intimavano di correre il più possibile nella direzione opposta, ma Soichiro contava su di lei. E mentre nella testa testa di Michiru stava avendo vita un acceso dibattito sul fuggire o sul provare quell'ultima disperata azione, Queen Cobra la guardava con una leggera smorfia di sorpresa.
-Dunque... Sei viva, sorella.-
-Non sono tua sorella.- rispose, all'inizio esitando, poi il ricordo di Soichiro la riportò all'ordine. -Fammi indovinare, ti hanno detto che sono stata uccisa in combattimento e che dovevi recuperare il mio corpo?-
Le labbra della nuova Queen Cobra si imbronciarono. Sbatté la frusta arrotolata sul palmo della mano libera un paio di volte, formulando una risposta adeguata.
-Osi schernirmi?- scandì, trascinando le lettere sibilate non per questione tematica, ma perché aveva chiaramente un difetto di pronuncia. -E' da quando hai preso il posto di nostra madre che aspettavo il momento per sostituirti, e-
-E' tutto finto!- la interruppe Michiru, una voce straziata, rompendo finalmente la postura saccente-Io e te non siamo sorelle, non ti ho mai visto in vita mia! E' quel- quel COSO a fartelo credere!-
Stava per indicare Agni, ma si corresse all'ultimo istante e indicò l'elmo che la sua controparte aveva in testa. Non doveva insospettire il serpente, specialmente se, come supponeva, aveva davvero una volontà propria e controllava la giovane davanti ai suoi occhi. Meglio non dare l'impressione di aver capito tutto.
Queen Cobra strinse entrambi le mani attorno alla frusta, che cigolò dallo sforzo, prima di ruggirle addosso.
-Allora mi stai prendendo in giro! Io detesto essere presa in giro! E il fatto che tu sia mia sorella non mi impedirà di dare l'ordine di ucciderti, sciocca!-
La donna con l'elmo alzò la mano destra per fare cenno ai propri subordinati, ma fu troppo lenta. Michiru ricordava bene quelle parole, e, mentre pronunciava il suo cenno di sfida, sperò che anche questa Queen Cobra fosse davvero un cattivo da operetta come lo era stato lei.
-Vigliacca.-
L'effetto che ebbe su sua "sorella" fu lasciarla di sasso, completamente immobile. Le labbra scarlatte si mossero con fare confuso, prima di riuscire a pronunciare qualcosa.
-Come diavolo ti permetti...-
Le rivolse un ghigno nervoso: aveva funzionato. Ora doveva solo toccare tutti i tasti sbagliati.
-Sei qui davanti a me, armata, in vantaggio... E lasci che siano i tuoi soldati a fare il lavoro sporco? Mi aspettavo tutto questo “coraggio” da te.- Continuò con fare sarcastico, cercando di reprimere il panico nella voce. -Eppure ti nascondi dietro ai tuoi uomini. Vigliacca.-


E quella era stata la prima parte, quella facile. La seconda parte, ovvero rispondere al fuoco ad un avversario con le sue stesse abilità, ma meglio armato e meglio protetto, era decisamente più impegnativa.
Michiru e la nuova Queen Cobra si stavano affrontando a duello - o meglio, in un due contro uno, in quanto Agni continuava ad interferire avvinghiandosi, stritolando e mordendo ad ogni occasione. L'unica sicurezza che aveva contro di lui era l'immunità al veleno, ma la cosa non la aiutava, visto che non appena riusciva a togliersi il serpente di dosso la sua controparte con l'elmo iniziava a far piovere frustate, che seppur causassero più dolore che ferite le facevano perdere la concentrazione.
Era stata una pessima idea: lo sapeva che Queen Cobra e Agni combattevano insieme, in fondo era sempre stata parte di quel duetto. L'esperienza maturata a schivare attacchi multipli da parte dei tre Excarangers la aiutava, ma quella ormai era quasi una coreografia imparata a memoria: ora doveva improvvisare, e come aveva sempre detto il professor Miyamoto, era sempre stata pessima ad improvvisare.
Ecco, il fatto che le stessero tornando in mente le lezioni di violino le fece capire quanto fosse spacciata: forse era vero che prima di morire si rivede la propria vita scorrere davanti agli occhi.
Continuò a retrocedere verso il passaggio, non seguita dai Corallo, cercando di tenersi abbastanza alla luce per riuscire a vedere cosa stava accadendo. Rimaneva una rampa di scale e...
Si accorse di aver calcolato male le misure quando Queen Cobra, con un calcio, la fece ruzzolare di sotto. Si alzò: niente di rotto, per fortuna. Una luce proveniente da dietro le sue spalle le aveva fatto capire di essere al posto giusto, ma fu colta alla sprovvista e placcata dalla sua controparte, che le afferrò i polsi e bloccò le caviglie, assicurandola al suolo. I tentativi di dimenarsi erano inutili - la sua avversaria era forte quanto lei, e aveva anche il peso dalla sua parte.
-E' stato divertente, sorellina, ma la corsa termina qui.-
Non la stava ascoltando - si stava solo preoccupando che Agni seguisse la sua "padrona" giù per le scale, e sperava che Soichiro fosse in posizione. Questa sua noncuranza fu notata - Queen Cobra le strattonò le braccia in alto, bloccandole entrambe con una mano sola, e si rivolse direttamente a lei, a pochi centimetri dal suo volto... Mentre la visiera dell'elmetto si apriva, non promettendo niente di buono.
-Ascoltami quando ti parlo! Sai, consideravo l'idea di ucciderti, ma poi ho pensato... Sai di cosa abbiamo bisogno alla base? Di Serpenti Corallo.-
I suoi occhi iniziarono a produrre una luminescenza rossa che Michiru conosceva troppo bene. Cercò di controbattere con i propri poteri nel tentativo di costruirsi una protezione mentale, ma aveva dato troppo tempo alla sua avversaria per prepararsi e si trovò in netto svantaggio.
-Ma non voglio farti diventare un Corallo qualunque, oh no! Non mi limiterò a lavarti il cervello! Ti cancellerò ogni singola memoria, una per una, dovessero volerci delle ore! Tu... Non sei degna neanche di avere la possibilità di ricordarti di essere stata Queen Cobra!-
Il suo volto venne travolto da una potentissima onda ipnotica, dando via ad una battaglia mentale che si svolse per quelle che sembravano ore, sebbene fossero pochi attimi: Michiru aveva dalla sua parte l'esperienza e ciò le permetteva di difendersi egregiamente, ma la sua avversaria aveva iniziato in anticipo, e non doveva sperare che qualcuno venisse a salvarla. La situazione volgeva davvero al peggio: Queen Cobra stava facendo breccia nelle sue difese, e, seppure combattesse con tutti i suoi sforzi, ancora qualche istante e Michiru Kato si sarebbe fatta da parte per fare spazio all'ennesimo Serpente Corallo.
La sua barriera si infranse, ed il suo mondo si spense.


Non aveva più idea di cosa la circondasse. Non sapeva dove fossero né Agni né Soichiro, né tanto meno le importava. Tutto quello che voleva era il non staccarsi più dai quei bellissimi occhi dalla luce vermiglia che la fissavano...
Occhi che un attimo dopo guardavano altrove, facendola tornare improvvisamente a mente chiara. Ci mise un attimo prima di riprendersi, abbastanza a lungo per farle intravedere le due mani che avevano afferrato la testa di Queen Cobra deviando lo sguardo ipnotico, poi l'istinto la fece rotolare di lato, sbilanciando sia lei che la sua controparte, facendole cadere entrambe per una lunga rampa di scale nell'oscurità... e nel buco che c'era alla fine, dove il pavimento crollato dava spazio ad una caduta di diversi metri.

Era la seconda volta che cadeva nel giro di pochi giorni, stava sperando che non fosse diventata un'abitudine. Fortunatamente non aveva perso conoscenza, quindi si concentrò immediatamente, alla ricerca di movimenti... che non trovò.
Afferrò la torcia che aveva ancora appesa alla cinta. Il vetro si era rotto, ma la luce funzionava. Trovò vicino a sé uno scintillio verde, e, seguendolo, il corpo immobile della nuova Queen Cobra.
-Oh no.- mormorò, mentre si rendeva conto di cosa fosse appena successo.
In un attimo le fu addosso e le tolse l'elmo, puntandole la torcia negli occhi, prima di rendersi conto che erano comunque ciechi e che probabilmente non avrebbero comunque avuto alcuna reazione. Il preda all'indecisione, cercò di metterla sul fianco, ma il collo di lei si piegò in modo innaturale.
-No, no, no!- imprecò, scuotendola per cercare di svegliarla.
Il lavaggio del cervello aveva reso, ai suoi occhi, la vita umana priva di valore, un mezzo per un fine, e, anche se Michiru ormai era di nuovo padrone di sé, nel corso di quegli anni aveva assistito ad abbastanza caduti in combattimento, morti accidentali e omicidi (alcuni effettuati di sua mano) da desensibilizzare quella parte di sé che dava importanza all'esistenza altrui, rendendola stoica, seppur rammaricata, di fronte alla morte di qualcuno per propria responsabilità.
Ma, data la situazione, quella parte si svegliò dal torpore tutta insieme, dando vita ad un improvviso brivido gelido che le partì dalla base del collo diffondendosi in tutto il corpo accompagnato da una sensazione di orrore e di vergogna che le scosse le membra.
Voleva salvarla. Voleva togliere di mezzo quel maledetto serpente che la controllava e salvarle la vita... e ora giaceva li davanti a lei, morta con il collo spezzato dalla caduta.

La fissò in volto. Era anche lei una ragazza del liceo, che per giunta le somigliava un po'. Anche lei aveva dei sogni, delle ambizioni, dei dubbi e delle certezze... ed era morta per la seconda volta, per mano sua. Poggiò quella povera ragazza senza nome per terra, e si lasciò andare.
-Non... Non volevo questo... Mi dispiace....-
Le tornarono in mente come un torrente tutte le vittime innocenti che si era lasciata dietro quando portava il nome di Queen Cobra, e di come se ne fosse poco curata. Adesso, avrebbe dovuto aggiungerne una sotto il nome di Michiru Kato, e non riuscì a trattenere le lacrime.
Non era possibile. Per una volta che aveva provato a fare del bene...
Voleva che tutto ciò non fosse accaduto, che tutto se ne andasse via, dimenticare di essersi risvegliata. Poco importava se per farlo si sarebbe giocata di nuovo la propria volontà: avrebbe davvero preferito non avere più alcun tipo di sentimento, piuttosto che...
Si fermò. Ma che diavolo stava pensando? Mica stava desiderando di essere di nuovo un mostro senza rimorso? Le ci volle un attimo prima di rendersi conto che quei pensieri non erano suoi.
FALLO ANDARE VIA.
Una voce maschile profonda e melliflua che non aveva mai sentito fino a quel momento le parlò dritta nella testa – la sorpresa la fece cadere seduta. Si guardò attorno ondeggiando la torcia, confusa, ed era lì: Agni la guardava dalle ombre. Si sentiva mesmerizzata e tranquillizzata dalla presenza del serpente, ma ora che conosceva la sua vera natura rimase sul chi vive: non sarebbe caduta facilmente nello stesso tranello.
-Tu... Che cosa hai fatto a Soichiro!?- gli urlò, in preda all'ira.
CHI? IL RAGAZZO DEL SUPERMERCATO? NON MI SEMBRA DI AVERLO VISTO, CREDO CHE SE NE SIA ANDATO.
-Bugiardo!- riprese, sempre da alta voce -Se non era lui, chi credi che ti abbia...-
Agni sibilò furioso, scattando in avanti. Michiru si trovò costretta al silenzio, impaurita dall'improvvisa reazione quasi umana.
NON E' NE' IL LUOGO NE' IL MOMENTO, MICHIRU KATO. proseguì il rettile, avvicinandosi a lei con fare circospetto. HAI APPENA UCCISO QUEEN COBRA. QUALCUNO DEVE RIMPIAZZARLA.
Quel termine: ucciso. Il gelo la attraversò di nuovo da capo a piedi, mentre distoglieva lo sguardo facendosi piccola piccola, in preda al rammarico. Poi, realizzò, e fu di nuovo travolta da un impeto di energia che le fece di nuovo sfidare lo sguardo del rettile.
-No, mai più!- annunciò con forza, prima che il nodo alla gola le strozzasse la voce -Non...non voglio...-
PREFERISCI VIVERE IL RESTO DELLA TUA VITA COME UN PESCE FUOR D'ACQUA, VIVENDO SUL RIMORSO DI TUTTE LE VITTIME CHE HAI CAUSATO? era l'alternativa. Agni rincarò:
GUARDATI. IL TUO CORPO E' STATO DISTRUTTO E RICOSTRUITO PER SERVIRE I BLACK SAINTS, NON HAI ALTRO SCOPO. PER QUANTO TU POSSA CONVINCERTI CHE NON SIA VERO, TU NON SEI ALTRO CHE UN'ARMA. IL TUO SCOPO E' USARE, APPROFITTARE ED UCCIDERE GLI ALTRI A TUO PIACIMENTO, LA COMPASSIONE NON TI SERVE. FORZA. ARRENDITI A ME, LASCIA DI NUOVO CHE IL TUO LATO SELVAGGIO ABBIA IL SOPRAVVENTO E ANDRA' TUTTO VIA.
Un pensiero le attraversò la testa come un serpente: aveva ragione. Avrebbe dovuto passare il resto della sua vita ad affrontare le memorie di Queen Cobra, rivedendo ogni giorno tutto il male che aveva fatto. L'unico modo che aveva per combattere quei ricordi orribili... era dimenticare. Volse lo sguardo verso l'elmo: ormai le era chiaro che era un dispositivo di controllo, probabilmente, rendere cieca chi lo indossava era solo un metodo per sviluppare dipendenza, ponendola ulteriormente tra le grinfie di Agni. L'oblio era a portata di mano, e non era mai stato così attraente come in quell'istante...
Il suo braccio si avvicinò al casco a forma di cobra quasi da solo, e lo afferrò senza esitazione. Stava per indossarlo, quando ricordò.

Non essere un'arma. Non essere una vittima.

Le parole del ragazzo dal volto comune risuonarono di nuovo nella sua testa, dandole per un attimo la forza di reagire, ma si rese conto quasi immediatamente che, per lei, erano solo quello.
Parole.
-Avevi ragione tu, Soichiro...- sussurrò, calando lentamente il casco sul proprio capo, le mani tremolanti dal terrore e dalla consapevolezza della sua decisione -Ma io non sono abbastanza forte per farlo...-
La visiera si chiuse come uno scatto. Una sensazione intensa risuonò nel suo corpo, facendole perdere il controllo motorio e costringendola al suolo. Come l'elmo fu nuovamente sulla sua testa, un'infinita serie di immagini e di parole le inondarono la mente in un lunghissimo istante nel quale cercò di perdersi di nuovo nell'identità di Queen Cobra, di dimenticare il rimorso ed il senso di colpa, di farsi da parte, mettersi in un angolino, spegnersi e lasciare che un carattere più adatto alla vita che era stata scelta per lei prendesse il suo posto.
E SIA. TI LIBERERO' DA TUTTE LE CATENE CHE STRINGONO GLI ESSERI UMANI: LE LORO REGOLE NON HANNO PRESA SU DI TE. ETICA, GIUSTIZIA, QUESTE PAROLE PER TE NON AVRANNO SIGNIFICATO – L'UNICA COSA CHE AVRA' SIGNIFICATO SARANNO I TUOI DESIDERI PIU' OSCURI E IL MODO PER REALIZZARLI. TU SEI QUEEN COBRA, LUOGOTENENTE DEI BLACK SAINTS, FLAGELLO DELL'UMANITA'.
L'ultima frase continuò a risuonare nella sua mente, ripetuta come una litania, nel tentativo di farle perdere quel poco di presa che aveva sulla propria coscienza e spingerla di nuovo oltre il bordo, ma si trovò davanti una forza altrettanto impetuosa e ostinata: il rimorso. Le parole di Soichiro continuavano a rimbombare di sottofondo, combattendo in qualche modo gli impulsi ipnotici ed impedendole di abbandonarsi. Quelle parole le erano rimaste attaccate addosso in modo quasi innaturale, e seppure continuasse a trovarle assurde, idealistiche ed irragionevoli, ogni pensiero che Agni cercava di introdurle nella mente veniva respinto.

Non essere un'arma.

Diventa uno scudo.

Hai la possibilità di cambiare le cose.

Non essere una vittima.

Frasi aperte che potevano essere solo un'ispirazione per qualcosa, che potevano dare vita ad un estro creativo in un soggetto ricettivo. Ma una come lei, a cui la vita aveva tolto tutto, cos'altro poteva ambire ad essere, se non una vittima?

E poi capì: per quanto crudele, era lampante.

Non essere una vittima.
Se non vuoi essere una vittima...
Diventa il carnefice.

La conclusione a cui giunse la sconvolse totalmente. Se ci pensava bene, era una cosa naturale: al mondo esistono le prede ed i predatori – doveva abbandonare la sua natura di preda e diventare un predatore, anche solo se fosse stato per proteggere qualcuno.
-Io sono....-
La mente persa nel tentato lavaggio del cervello, un rivolo di bava che le colava dalla bocca, quelle parole furono così sussurrate che addirittura Agni fece fatica a sentirle.
Tu sei Queen Cobra, si. Quelle parole avrebbero dovuto riscrivere di nuovo la sua personalità, nascondere la sua memoria dietro ad un velo di nebbia e rimuovere ogni inibizione per renderla spietata, sadica e priva di qualsiasi morale, ma dopo aver vissuto per cinque anni una vita illusoria, dopo averne visto gli effetti e dopo aver incontrato il rimorso, si era resa finalmente conto della verità.
Tutto ciò che Queen Cobra aveva fatto in quegli anni... lo aveva fatto per mano sua – e lei non aveva provato nemmeno a fermarla, o meglio, a fermarsi. Queen Cobra non era una personalità alternativa - era lei stessa, la lei stessa che, sopra ogni regola degli umani, dava sfogo ai suoi desideri più reconditi e al suo lato selvaggio, alla parte di sé a cui era stata data sia la possibilità che il potere di fuggire dalle proprie responsabilità bruciando tutti i ponti e a cui era stata tolto l'obbligo di provare qualsiasi tipo di compassione umana.
Scappare non serviva a niente, non poteva fuggire da qualcosa che portava dentro: l'unica cosa da fare era affrontarlo, e l'unica che poteva farlo era sé stessa, tristemente ricca di quel bagaglio di esperienze che aveva vissuto in quegli anni.
Sè stessa, che era Queen Cobra. Sé stessa.

Si mise a sedere in modo quasi innaturale, pulendosi la bava dal volto strofinando la mano vicino a due labbra rosse come una mela ben lucidata.
DIMMI CHI SEI. IL TUO NOME. Le ordinò Agni. Passò qualche secondo, prima che la sua voce annunciasse, quasi esitando:
-Io...-
Ma la visiera del suo elmo si aprì, rivelando due palpebre chiuse, adornati da un make up colorato e pesante, trucco che iniziò a svanire pian piano. Le labbra assunsero un colore naturale, la pelle delle guance passò da un rossore fittizio al leggero rosato di una carnagione che rifugge il sole eccessivo, e gli occhi si aprirono, rivelando due globi marroni che fissarono il serpente con uno sguardo di sfida.
Poi quella frase, che definiva tutto il suo essere.
-Io sono... Michiru Kato. Nessun altro.-




INTERESSANTE... SEMBRI AVER SVILUPPATO UNA RESISTENZA ALLA MIA INFLUENZA.
-Nessuna resistenza.- replicò Michiru, togliendosi il casco e scuotendo la testa, dando aria ai propri capelli- Ho solo deciso di non scappare.- SCIOCCA. FINO A POCHI ISTANTI FA ERI DISPOSTA A GETTARE LA TUA RITROVATA LIBERTA' PER NON AFFRONTARE IL RIMORSO. COSA TI FA CREDERE DI POTERLO FARE ADESSO?
-Non è il poter fare... è il dover fare. E' una responsabilità, non una possibilità.- rispose con fare greve dopo qualche istante di silenzio.
Singhiozzò mentre le labbra le si stringevano, quasi una linea, mentre il serpente iniziava a ondeggiare, probabilmente dalla rabbia.
TU.... COME TI PERMETTI DI....
-Di cambiare il tuo piano perfetto?- domandò a voce strozzata. -Lo provavo anche quando ero Queen Cobra, lo sai? Era tutto perfetto, funzionava tutto a dovere, e non c'era una virgola fuori posto. Ma non era rassicurante, era una sensazione di ristagno, opprimente. Il vivere ogni giorno come il precedente, come un gruppo teatrale che prova ogni mattina la recita per lo spettacolo della sera. Io.... sono disposta a farmi carico degli orrori che Queen C-no, che io ho commesso per l'opportunità di rompere questo ciclo.-
Agni si fermò.

TI RITIENI DAVVERO RESPONSABILE DI TUTTO CIO' CHE HAI FATTO MENTRE NON AVEVI IL CONTROLLO DI TE?
Le parole le vennero su da sole. Ammise finalmente con tono sicuro, chinando il capo per la sconfitta.
-Responsabile, si, ma di non avere neanche provato a fermarmi.-
Agni sibilò, e sibilò ancora. Chiuse infine la distanza che lo separava da Michiru, e si avvolse attorno al suo corpo con fare quasi materno. Lei si fece coraggio e non reagì, sebbene il suo corpo volesse tirarsi indietro per il ribrezzo.
TI PRENDI CARICO DELLE COLPE DEL TUO LATO DISINIBITO... E' UN MODO INTERESSANTE DI GUARDARE LA SITUAZIONE. QUINDI... TU VORRESTI “ROMPERE IL CICLO?”
-Si.- affermò, decisa.
Il serpente si sporse dalle sue spalle, e la fissò in volto da pochi centimetri di distanza. I loro occhi si incontrarono nella penombra, senza esprimere alcuna esitazione.
HO SERVITO I BLACK SAINTS PER ANNI, IN UNA FORMA O NELL'ALTRA. affermò. HO INCONTRATO TANTI CHE LA PENSAVANO COME TE... E NESSUNO DI LORO E' MAI RIUSCITO A CAMBIARE LE COSE. COSA CREDI DI AVERE DI PIU' DI LORO?
Cercò di non distogliere lo sguardo, ma gli occhi inquisitori del serpente iniziavano a farsi pesanti, scalfendo pian piano la sua determinazione. Per non affrontarli chiuse le palpebre, approfittandone per pensare a mente libera.
Cosa aveva più degli altri? A parte il controllo sul proprio corpo, ovviamente. Ci mise qualche secondo, prima di arrivare all'unica conclusione plausibile.
-Non credo di avere niente.- constatò, prima di tornare a fissare il suo avversario con occhi di fuoco- Ma è una questione di tempo prima che io riesca a scoprire se ho i numeri. E se dovessi fallire... tu potrai avermi.-
Agni sibilò. La lingua del serpente le toccò il naso, ma riuscì a combattere la repulsione abbastanza a lungo per non tirarsi indietro. Alla fine, il cobra le si posò sulla spalla con fare rilassato.
SEI PIU' MODESTA DI TANTI ALTI PAPAVERI. MOLTO BENE, MICHIRU KATO. TI DARO' IL MIO AIUTO. DIMOSTRAMI DI ESSERNE DEGNA.
-Non ti deluderò.-

Il senso di incredulità e di pesantezza la accompagnarono mentre risaliva le scale, tenendo in una mano l'elmo a forma di serpente e reggendo sull'altra spalla il corpo privo di vita del suo successore. Aveva appena giurato a sé stessa di farsi carico di tutte le malefatte commesse dal suo alter ego, e ciò le aveva permesso di evitare il controllo mentale e di mantenere la propria identità. Ma era un bagaglio pesante da portare, e per quanto ostentasse il contrario non sapeva se ce l'avrebbe fatta. Ormai non aveva più alcun dubbio: avrebbe dovuto veramente cambiare i Black Saints, o quel peso l'avrebbe schiacciata. Era il cammino che doveva percorrere, e in un modo o nell'altro ne avrebbe dovuto vedere la fine.
Lei era Queen Cobra. E di rimando, Queen Cobra era lei. Tutto ciò che il suo alter ego aveva realizzato erano sue perversioni e fantasie più oscure, atti che la sua empatia non le avrebbe mai permesso di svolgere, ma che, libera dai limiti dell'empatia umana, aveva portato a termine, senza alcun significato apparente per Queen Cobra ma pieni di significato per Michiru Kato. Agni le aveva soltanto dato il mezzo, tutto l'operato della donna serpente in quei cinque anni era la sua anima che si scatenava.
Era dura da accettare, ma era sicura che con il tempo lo avrebbe fatto.
Si fermò a guardare nel passaggio che portava ai resti del supermercato. Soichiro era ancora lì ad aspettarla, o era scappato per davvero? Avrebbe potuto estendere i propri sensi oltre i limiti del proprio corpo per scoprirlo, ma voleva davvero saperlo? Forse sarebbe bastato chiamarlo, chiarire, raccontargli tutto?
No. Non avrebbe visto altro che Queen Cobra che si portava dietro un cadavere. Non avrebbe reagito bene.
-Soichiro-san...- sussurrò, sapendo che non era lì a sentirla.-Quando questa storia sarà finita, andiamoci a prendere qualcosa insieme. Un gelato, un hamburger, qualcosa. Guardiamoci un film. Ascoltiamo un disco insieme. Qualsiasi.. qualsiasi cosa. Fatti rivedere, ok?-
E si avviò, indossando il casco e attivandolo con un semplice impulso mentale. All'entrata, i Serpenti Corallo la avrebbero riconosciuta come leader per la presenza di Agni, credendo che il corpo tra le sue braccia fosse quello della disertrice che aveva sfidato il suo onore con parole di sdegno.
Nessuno avrebbe saputo che la donna che avanzava zoppicando in realtà era una minaccia per l'ordine dei Black Saints, per il Consiglio, per il Santo, e per sé stessa.
Nessuno.
Mai.



Almeno nelle intenzioni.





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Ecco, ho messo i primi due capitoli, che sono effettivamente solo un'introduzione. Ho sparato, ho mancato, poi ho sparato, e ho mancato di nuovo, la cosa è andata avanti per diverse ore. 

N.d.A: la storia è completa e in fase di rilettura/correzione. Spero di pubblicarla nella sua interezza in tempo umano, ma se vi è piaciuta e vi interessa considerate l'idea di farmi da beta reader e aiutarmi nella correzione, in modo da permettermi di pubblicare il resto dei capitoli il prima possibile. Nel caso, fatevi vivi nei commenti.

  
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