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Autore: Songbird97    30/11/2016    1 recensioni
La travagliata storia d'amore tra Cullen e l'Inquisitore durante il tempo di guerra che vede minacciato tutto il Thedas. Vi è attrazione tra i due ma essi desiderano cose diverse e ciò li porterà a conoscersi e ad intraprendere un viaggio di incertezze e insicurezze, oltre che a collaborare per sconfiggere il famigerato Magister Corypehus e il suo scagnozzo Samson. La storia contiene variazioni rispetto al videogioco per scelta personale.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Cullen, Inquisitore, Josephine Montilyet, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Dopo un'intensa giornata di lavoro, passata a visionare e a compilare numerosi, quasi infiniti, rapporti, il Comandante poté finalmente rilassarsi, ma la pausa non durò a lungo in quanto sapeva che, ora che il gruppo era ritornato dalla missione nell'Accesso Occidentale, doveva affrontare ciò che l'aveva tormentato per tutte le due settimane di attesa: doveva parlare con la Cercatrice.
Per cui si alzò e uscì dal suo studio, dirigendosi all'armeria, dove era quasi certo di trovarla, e così fu: era tornata da poche ore e si era già messa al lavoro, pulendo, affilando e riparando armatura, spada e scudo. Non appena egli entrò, la Cercatrice immaginava già di cosa avrebbero discusso a breve perché tra lei e il Comandante vi erano pochi argomenti di conversazione, date le loro divergenze quasi su ogni cosa.

“Ugh.. Dimmi che non è per quello che penso”, gli disse senza rivolgergli lo sguardo.

“Devi farmi sostituire! Sappiamo entrambi che sarebbe la soluzione migliore!”, gli occhi di lui non esitarono a far trasparire la disperazione e la sofferenza che provavano ormai da un tempo che era diventato insopportabile.

“Non è necessario e tu lo sai bene.”

“Tu non capisci come mi sento! Avevamo un accordo, accidenti! Finché me la fossi sentita, avrei mantenuto il ruolo di Comandante, ma non appena avessi ritenuto opportuno farmi sostituire tu avresti consentito.”

“Solo se, però, io l'avessi ritenuto necessario, Cullen, e non lo ritengo ora come ora. Tu dici di non farcela più, ma sappiamo entrambi che è solo un'altra delle tue solite fasi in cui vorresti mollare tutto, sebbene so che te ne pentiresti in seguito, non appena l'attimo di sofferenza passerà. Per cui, no: manterrai il tuo ruolo. Vedrai che finirà anche questa volta.”

Il sole era ormai prossimo a tramontare e Charleene si trovava ancora tra le solide, ma confortevoli braccia di Blackwall, il quale riposava sereno, probabilmente per la prima volta da quando si era unito all'Inquisizione, come se in quella stanza tutti i suoi problemi fossero svaniti. Lei lo osservava, combattuta tra il provare affetto e dolcezza per quel viso che in qualche modo l'aveva attirata a sé o il sentirsi a disagio e pentita di ciò che aveva fatto. Quello che era successo non aveva fatto altro che complicare ulteriormente le cose, o così lei credeva: le stringeva il cuore sapere di aver pensato ad un altro uomo mentre Blackwall l'aveva posseduta passionalmente pochi istanti prima, ma l'esperienza per l'elfa era stata un qualcosa di indimenticabile, che l'aveva quasi fatta scordare del proprio ruolo di Inquisitore e di Corypheus che poteva essere pronto ad attaccare da un momento all'altro. Eppure, se era stata così bene, perché ora non si sentiva per niente soddisfatta? Sì, un po' di tensione se n'era andata, ma non passò molto prima che altra ansia e altri pensieri iniziassero a riempirle la mente e il cuore. Cosa doveva fare ora? Ma, soprattutto, cosa voleva fare?
Gli scostò gentilmente una ciocca di capelli dal viso, prima che lui aprisse gli occhi e la guardò, gli occhi che si illuminarono all'istante, pieni di ciò che sembrava essere gioia e affetto.

“Sembri così rilassato mentre dormi, sai?”, non le venne in mente altro, anche perché non poteva certo fargli sapere tutto il disagio interiore che provava; per cui si limitò a queste parole, sforzando anche di indossare un sorriso che fosse il più dolce e naturale possibile, con la speranza che lui non se ne accorgesse.

“Forse perché so che al mio risveglio non mi ritrovo solo”, rispose lui ammiccando e accennando un sorriso malizioso, “che ne dici di fare un altro giro?”

Ci fu un momento di esitazione da parte di Charleene, facilmente leggibile sul suo volto, tanto che lui lo intuì e si alzò dal letto con una faccia preoccupata, anche se non sapeva bene se tale preoccupazione fosse per lei o per le proprie stesse azioni, motivo di pentimento. Si vestì in un baleno e andò verso la porta.

“Blackwall, aspet--”

“No, è stato uno sbaglio a quanto pare. Vediamolo come un modo per allentare la tensione e nient'altro, visto che mi pare di aver capito che tu – che voi – preferiate così. I miei ossequi, Lady Inquisitore.”

“Ti tiri indietro di nuovo! Perché per una volta nella tua vita non puoi essere coerente, Blackwall?!”, ma lui se n'era già andato, lasciando che le parole dell'elfa venissero urlate più al vento che a lui.
Cazzo... cazzo!”, si ritrovò per l'ennesima volta da sola con la sua frustrazione. Presa dal nervosismo, si alzò repentinamente dal letto lanciando lenzuola e cuscini, buttando a terra gli ornamenti sui vari mobili delle sue stanze, mentre altre lacrime le rigavano le guance e le bagnavano il Vallaslin lilla. Una volta che non ci fu più nulla da lanciare o rompere, Charleene si ritrovò in terra appoggiata al muro, guardando fuori dalle proprie stanze verso l'orizzonte che si era ormai tinto di un bellissimo, quasi rilassante, colore arancione tendente al rosso, segno che anche quel giorno era giunto a termine.
Dopo qualche minuto di riflessione e silenzio che le servì per riprendersi e calmarsi, l'elfa decise che non voleva lasciarsi deprimere nuovamente come la prima volta che il Custode l'aveva lasciata da sola. Perciò si alzò, si sistemò lavandosi il viso e decise di andare a trovare il Toro di Ferro alla Taverna di Skyhold, con la praticamente assoluta certezza di trovare un compagno di bevute per quella sera.

Tuttavia, poco prima di entrare nella Taverna, sentì delle grida di una discussione in corso che proveniva dall'armeria: capì quasi all'istante che le voci appartenevano a Cassandra e al Comandante e fu quest'ultimo particolare che la trascinò verso l'entrata dell'armeria. Non appena varcò la soglia, dopo aver scostato la porta massiccia, le parole scemarono fino a scomparire del tutto, in quanto sia la Cercatrice che il Comandante si girarono verso di lei. Vedendo per la prima volta, dopo molti giorni, il suo bel viso così dolcemente delineato e sensualmente truccato, Cullen non riuscì a sopportare l'idea di stare nella stessa stanza con l'elfa, anche perché non avevano ancora avuto la possibilità di chiarirsi dall'ultima volta che avevano parlato e perché lui non voleva farsi vedere in quel suo stato di sofferenza, specialmente non da lei. Per cui si diresse verso la porta e, nel momento in cui le passò accanto, le sussurrò un morbido e caldo:”Perdonatemi”, e uscì dall'armeria.
Lasciate sole, Charleene si avvicinò alla Cercatrice con l'aria perplessa, ignara di cosa fosse successo.

“Va tutto bene?”, domandò a Cassandra.

“Immagino che tu sappia che Cullen non assume più lyrium da ormai molto tempo.”

“Me ne aveva accennato perché aveva ritenuto che fosse giusto per me saperlo. Immagino che stia soffrendo, ma appoggio comunque la sua decisione.”
“Anche io: il suo gesto funge da esempio per tutti quelli che affermano che una volta iniziato a prendere lyrium, non si riesca più a farne a meno. Cullen dimostra quanto queste persone abbiano torto: è un'esperienza dolorosa, ma giusta e deve continuare ad essere così. Lui ha la forza per farlo, è solo che ogni tanto ha bisogno che qualcuno glielo ricordi. Sai anche dell'accordo tra noi, no?”

“Sì, sei tu la persona che, in caso le cose diventassero troppo insostenibili, lo scioglierebbe dall'incarico.”

“Già, tuttavia non ne ho intenzione perché non è necessario. Perché non lo convinci tu?”
“Io? Perché proprio io?”

“Se c'è una persona a cui sicuramente darebbe ascolto sei tu, Inquisitore. Non sopporterebbe l'idea di deluderti. Se mai decidessi di farlo, sai bene dove trovarlo.”

Detto questo, Cassandra riprese a sistemare la propria attrezzatura, dando completamente le spalle all'elfa, in segno che la conversazione era ormai finita e non voleva essere disturbata oltre.
Charleene, rimase ferma davanti al camino dell'armeria per qualche minuto, pensando a cosa fare: desiderava certo incontrare e parlare di nuovo con il Comandante, ma temeva che sarebbe stato alquanto imbarazzante, date le ultime cose che si sono dette. Tuttavia, odiava vederlo soffrire così e se c'era qualcosa che poteva fare per farlo stare meglio, doveva farlo assolutamente: era troppo importante per lei!
Una volta decisa, uscì dall'armeria a passo spedito verso lo studio del Comandante; sicuramente non avrebbe aspettato oltre.
Come si dice? Tolto il dente, tolto il dolore? Andiamo, allora...

A pochi metri dallo studio, Charleene vide che la porta era già aperta, il che le parve strano perché generalmente il Comandante era una persona molto riservata, che difficilmente voleva essere disturbato durante il suo lavoro. L'elfa decise di non perderci ancora altro tempo e pensieri per cui varcò la soglia, solo per essere quasi colpita da una scatola contenente fiale di lyrium che le era volata molto vicino, andando poi a frantumarsi contro il muro.

“Per il Creatore! Non vi avevo vista entrare. Perdonatemi.”

“Cullen, cos'è che ti turba in questo modo?”

“Non vi dovete preocc-”, un colpo lancinante di dolore lo fece barcollare, rischiando di perdere l'equilibrio se non si fosse appoggiato tempestivamente alla scrivania.
Vedendo la scena, le si strinse il cuore: lui stava soffrendo terribilmente, ma nonostante ciò continuava a cercare di nasconderlo agli altri e, soprattutto, a lei.

“Lo sai che con me puoi parlare, anche se magari al momento non sono la persona che vorresti vedere”, lo guardò con fare titubante perché sapeva bene che la situazione tra loro era da considerare tutto fuorché idilliaca. Tuttavia, lui, nel sentire queste ultime parole, alzò lo sguardo verso di lei e capì che il tutto era imbarazzante per sé quanto lo era per Charleene, per cui decise che per lui era giunto il momento di essere totalmente sincero. D'altronde, lei se lo meritava: aveva sopportato e visto anche troppo.

“Questa faccenda di non assumere più lyrium sta diventando insopportabile.”

“Soffri così tanto?”, gli andò più vicina raggiungendolo alla scrivania.

“Il dolore viene e va. Questa pena riguarda più la mia forza di volontà: ho attraversato un terrificante periodo al Circolo dei Maghi di Calenhad quando essi decisero di liberarsi dal controllo dei Templari. Ho assistito a gente che si servì della magia del sangue e che si trasformò in abomini; sono stato intrappolato e torturato, voci che continuavano a parlarmi in testa cercando di piegare la mia volontà, ma io non ho mai ceduto. Poi, venni liberato e mandato a Kirkwall, dove divenni il secondo in comando della Comandante dei Templari Meredith, la quale condannava e perseguitava in maghi in maniera esemplare e io seguì le sue idee, eseguendo ogni suo ordine, ma per cosa? Mmh? Solo per scoprire che anche lei era una pazza che si era lasciata sopraffare dalla sua megalomania e assuefare dal lyrium rosso. Capite perché non voglio più avere a che fare con una vita del genere, dipendendo da una sostanza che alla fine non fa altro che rovinarti?”

“Ma certo che capisco e immagino non sia stato facile per te.”

“No! Non dovreste assecondarmi così velocemente, accidenti!”, esasperato le si avvicinò solo per trovare ancora più confusione negli occhi di lei, la quale non sapeva bene come rispondergli. Per cui prese di nuovo lui la parola:”Io, rinunciando al lyrium, ho abbandonato la vita da Templare, la vita per la quale sono stato addestrato, la vita per la quale io ho combattuto e nella quale io ho creduto con tutto me stesso. É stata una mia scelta, lo so, e ora faccio parte dell'Inquisizione, nella quale ho la mia completa fiducia e lealtà e per la quale non ho intenzione di dare meno di quanto ho dato ai Templari. É per questo che dovrei ricominciare a prenderlo, cazzo!”, nel dire questo colpì con un pugno la libreria lì vicino, facendo cadere un paio di libri, “dovrei riprenderlo...”

Lei assistette in silenzio a tale sfogo che molto probabilmente Cullen si teneva dentro da troppo tempo: aveva visto, infatti, non appena ebbe esternato il tutto, come lo stress e la frustrazione stessero già abbandonando i suoi nervi, tanto che le sembrò che si fosse quasi rilassato. Con calma e cautela gli si avvicinò, portandosi a pochi centimetri dal suo viso e facendo in modo che i loro occhi si incontrassero, perdendosi gli uni negli altri.

“Puoi farcela, invece, perché sei abbastanza forte e io credo ciecamente in te”, gli appoggiò una mano sul petto, sentendo la fredda armatura che lui indossava, con l'intento di confortarlo e fargli capire che gli dava tutto il suo appoggio e sostegno, e sperava anche che potesse percepire quanto lei lo desiderasse: teneva a lui, ormai l'aveva capito e questo andava ben l'oltre il mero desiderio sessuale.

Ecco la differenza!

Ora le era chiaro perché poche ore prima si era pentita del rapporto avuto con Blackwall: per quanto il Custode fosse un uomo affascinante ed eccitante sessualmente, le cose tra loro non avrebbero mai funzionato dal punto di vista sentimentale perché lei, sotto quell'aspetto, non sentiva nulla. Era solo con Cullen che i due piani, sessuale ed emotivo, si fondevano in uno solo, al quale Charleene non poteva che dare un unico epiteto: amore.
Sì, era questo che mancava tra lei e il Custode.
Io non amo Blackwall. Io amo... Ciò che le occupò la mente furono capelli color dell'oro, che s'intonavano perfettamente con occhi color nocciola, che adornavano un viso dall'aspetto vissuto, ma che restava comunque giovanile e affascinante; il tutto completato da una cicatrice sul labbro così sexy ed eccitante. Tutto questo l'era davanti proprio in quell'istante e l'unico gesto che il suo corpo si mosse a fare autonomamente fu quello di avvicinarsi sempre di più a quello di lui, finché non si toccarono, la mano di lei, che fino ad allora riposava sul petto di lui, si spostò sulla guancia ruvida e segnata da una leggera ed incolta barba bionda. Le loro labbra erano ormai prossime al tocco, i loro sospiri sempre più veloci e corti erano già mischiati l'uno con l'altro data la loro vicinanza. In un attimo di frenesia lui chiuse del tutto la brevissima distanza, dando così inizio ad un bacio violento e passionale, che bramava da ormai troppo tempo e che l'elfa ricambiò con altrettanto desiderio ed estasi. Lui l'abbracciò mettendo una mano sulla sua nuca e l'altra sul basso della sua schiena, avvicinandola ancora di più a sé; lei fece lo stesso, entrambi consapevoli di come l'uno fosse mancato all'altra e viceversa. Si fermarono solo per riprendere fiato e per guardarsi e vedere che sia lui che lei avevano le pupille dilatate per il sempre più ardente desiderio ed eccitazione; quanto, troppo tempo era passato dall'ultima volta che si erano lasciati trasportare dalla passione nelle stanze dell'Inquisitore.
Questa volta a lui non importava il fatto se lei provasse altro oltre all'attrazione fisica perché la desiderava troppo e anche se alla fine si sarebbe rivelato ciò che temeva e lei l'avrebbe allontanato, non era più importante: lui la voleva ora e lei era lì ora.
Il bacio riprese facendosi sempre più caldo e bramoso, tanto che lui istintivamente spostò una sua mano sotto la maglia di lei, andandole ad accarezzare un seno, che provocò in lei un dolce gemito, segnale che il gesto le piaceva e molto. Lei si staccò da lui, solamente per prendergli la mano e condurlo verso la scala che c'era lì nello studio e che conduceva al letto di lui, situato al piano superiore: di certo non voleva essere interrotta da nessun soldato o esploratore che potesse giungere in cerca del Comandante. Lui la seguì silenziosamente e lanciandole un sorriso malizioso in quanto aveva intuito perfettamente dove lei lo volesse condurre. Una volta saliti, lei lo liberò del poderoso mantello, dell'armatura e della maglia, lasciando che il suo petto perfettamente scolpito e con un accenno di peluria occupò la sua vista e fece aumentare di più il suo desiderio. Quasi involontariamente gli appoggiò le mani sui suoi così stupendi pettorali, andando ad accarezzare poi i ben definiti addominali, mentre lui la osservava accennando un sorriso colmo di tenerezza e al tempo stesso di bramosia. Non riuscì più ad attendere, per quanto adorasse il calore che quel semplice gesto gli aveva infuso per tutto il corpo, facendo eccitare ogni singola parte, e la avvicinò ulteriormente a sé baciandola di nuovo e facendo in modo che lei potesse avvertire la ormai dura presenza che spingeva nel tessuto dei suoi pantaloni. Dopodiché la spogliò completamente, riuscendo in questo modo ad assaporare la bellezza del suo corpo così come il Creatore o le Divinità in cui lei credeva l'avevano creata. Le pupille gli si dilatarono ancora di più: come faceva un essere così meraviglioso a trovarsi lì di fronte a lui? Non si sentiva degno di tale onore, ma ciononostante decise di togliersi anche lui i pochi abiti che ancora indossava, cosicché ora fosse lei a poterlo ammirare.
Gli occhi dell'elfa si allargarono alla vista del suo così poderoso membro che era più che pronto per lei; uno stupore che non fece altro che aumentare notevolmente il suo ardore e la sua smania di volerlo possedere lì e in quel momento. Charleene si avvicinò con fare sensuale al Comandante, lanciandogli occhiate e sorrisi maliziosi, e lo spinse sul letto, per poi iniziare a baciargli ogni parte del corpo, fino ad arrivare alla zona che più le interessava. Di risposta ottenne una lunga serie di gemiti di piacere, tanto che i fianchi di lui accennarono a muoversi a ritmo con la bocca di lei. Tuttavia, per la paura di concludere troppo in fretta, data l'elevata eccitazione del momento, Cullen la fece staccare solo per poterla baciare di nuovo, mentre capovolgeva la situazione in modo che ora fosse lui a farla gemere di piacere. Iniziò dal collo, poi passò all'incavo della clavicola, poi al seno accompagnandosi con sensuali carezze, poi al ventre, fino ad arrivare alla sua zona più privata, che stimolò alternando la lingua alle dita.

“Cullen, ti voglio. Adesso!”

“No no, ora comando io, Inquisitore.”

Non le diede ascolto e proseguì nel procurale piacere con la sua lingua, mentre con le mani andava ad accarezzarle le cosce, i fianchi e il ventre, provocandole una sorta di formicolio che la fece ansimare e gemere ancora di più. Lui capì che ormai era prossima a venire perciò aumentò il ritmo, finché lei strinse la sua testa con le proprie cosce, lasciandosi completamente trasportare dall'orgasmo.
Cullen la guardò soddisfatto per alcuni istanti per poi riprendere a baciarla, questa volta partendo dal basso ventre fino ad arrivare al suo collo; infine le sussurrò nell'orecchio:

“Sei pronta per me?”

Lei lo strinse a sé posandogli le braccia intorno al collo in segno di assenso. Lui non aspettò oltre e si inserì in lei, muovendosi con un ritmo inizialmente lento e sensuale, che man mano diventò sempre più rapido e profondo. Lei, nel mentre, cercò di scambiare le posizioni, ma lui le prese i polsi e glieli bloccò sopra la testa con una mano sola, facendole intuire che non avrebbe assunto il controllo. La guardò con fare deciso, mentre continuava a procurarle piacere con le sue spinte, e lei di rimando avvicinò le proprie labbra alle sue in un bacio che in quel momento significava il mondo per lei, ma anche per lui: erano divenuti un unico corpo e una sola anima, in un'unione che superava qualsiasi dimensione e che li aveva trasportati in un'altra realtà dove esistevano solo loro e la loro passione.
Vennero nello stesso istante e lui si lasciò cadere sopra di lei, sospirando beatamente. Successivamente si spostò in modo che lei potesse accoccolarsi dolcemente sul suo petto mentre lui l'abbracciava e la stringeva a sé. Le diede un bacio sulla fronte e si addormentarono così, fregandosene di chi fossero, dove fossero, dell'Inquisizione, del resto del mondo.

   
 
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