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Autore: JeiBieber_Smile    30/11/2016    2 recensioni
Mi chiamo Justin, ho ventidue anni, sono canadese e mi sono innamorato di una ragazza che non vede con gli occhi, ma vede col cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Look in my eyes, what do you see?
-'Prova ad ascoltare'-


Sorrisi, non appena notai il suo timido sorriso.
Era vero, era bellissima. Era dannatamente bellissima.

-Potevi dirmelo prima, almeno non avrei..si be', non ti avrei presa in giro..-cominciai, grattandomi la nuca. -Insomma, non lo sapevo e pensavo che, ecco..- mi poggiò una mano sul petto, ridendo appena.
-Sta tranquillo, ci sono abituata ormai- mi sorrise. Perché io non riuscivo a farlo?

Era un'ingiustizia, prendersi gioco delle persone che non potevano difendersi. Chissà quante ne aveva passate, quanti scherzi che aveva subito e quante prese in giro. Leggevo nella sua espressione amarezza e delusione, un passato sofferente più che felice. Tante prese in giro, tante delusioni, tanti scherzi subdoli e cattivi. Non riuscivoa capire come riusciva a sopportare tutto ciò, sembrava così piccola quando invece aveva una forza assurda. Sopratutto per aggirarsi di sera da sola, doveva avere coraggio. Ero l'impotente della situazione, lì, e ciò mi turbava terribilmente.

-Ti va di restare ancora un po' con me? Ho una panca ad altalena fuori al mio giardino, potremmo restare lì un po'.. se vuoi, ovviamente-
-Certo che voglio- mi affrettai a dire, cercando con lo sguardo casa sua. -Una casa gialla, hai detto? Con uno gnomo da giardino alto due metri fuori la porta con un mantello rosso?-
-Lo gnomo c'è, ma non so quanto gnomo possa essere se mi dici che è alto due metri- fece spallucce ridendo lievemente.
-Scusa- sussurrai imbarazzato, insomma.. non è cosa di tutti i giorni incontrare ragazze trementamente belle, ma che non ci vedono.

Vidi quella che doveva essere casa sua, così che lentamente ci avvicinammo. Le sue dita sottili ancora stringevano il mio braccio, avevo il cervello in panne. Non la volevo così vicino, ma allo stesso tempo desideravo sentire le sue mani su di me, desideravo che toccasse il mio corpo. Forse perché erano due anni che non mi facevo toccare da una ragazza, o forse perché era così delicata. Non sapevo il motivo esatto per cui la volevo vicino, sapevo soltanto che, se si fosse allontanata, avrei sentito un enorme vuoto dentro di me.
E no, non era perché non avevo mangiato nulla.
Silenziosamente, ci avvicinammo alla sedia a dondolo.

-Uhm, la tieni ferma?- la guardai sorridendo, prendendola poi per i fianchi.
-Ti aiuto io- sussurrai al suo orecchio. Sentii una scarica di adrenalina percorrere la mia schiena dorsale, eppure ero stato io a provocarla.
-Grazie- arrossì, dolcemente le accarezzai il viso.
-Parlami di te- mi girai verso il so viso, illuminato dal chiaro di luna.

Senza occhiali era davvero più bella. Quella montatura, per quanto mi piacesse, non mi permetteva di vedere il suo viso, perfetto. Ciglia lunghe, naso all'insù, labbra rosee e carnose, mento piccolo e gote rosse. Era davvero una bambolina, sembrava fatta di porcellana. Mi piaceva guardare il suo viso, il suo profilo. Sembrava più piccola della sua età, ed era solo un segno positivo. Era davvero tenera, ogni qual volta finivo per guardarla avevo voglia di stringerla tra le braccia e di tenerla stretta al mio corpo.
Quelle emozioni che provavo, mai le avevo provate prima. E mi spaventavano, anzi, mi terrorizzavano. L'ultima volta che avevo guardato una ragazza nello stesso modo in cui stavo guardando Anastasia, ero finito col rimanere fottuto. E di rimanere fregato ancora, proprio non mi andava.

-Cosa c'è da dire?- portò una mano al mento, accarezzandolo. Solo allora notai il suo smalto rosso, rosso fuoco.
-So solo che hai un nano da giardino alto due metri e che la tua casa è gialla- ridacchiai, portando la mia attenzione sulle sue labbra. Mi persi a guardarle, sembravano davvero tanto, tanto carnose.
-Penso che sia abbastanza- fece schioccare la lingua sotto il palato, facendomi sorridere.
-Qual'è il tuo colore preferito?- cominciai con le domande, pentendomene subito dopo. -Oh, scusami, io..-
-Mi piaceva il verde- mi interruppe, poggiando una mano sulla mia gamba. -Il verde smeraldo. Il colore della speranza e della natura-
-Quindi non sei nata cieca, ma ci sei diventata?- m azzardai a chiederle, spostando la mia mano sulla sua come per darle conforto. Annuì, prima di abbassare la testa.
-Avevo quindici anni, ero col mio migliore amico.. aveva da poco preso la patente, era di solo un anno più grande di me. Come poteva pensare che proprio la sera che mi aveva promesso di uscire, si sarebbe messo a piovere così tanto che sbandò e andò fuori strada?- sospirò, mentre io trattenni il respiro. -La macchina girò su sé stessa, si fermò addosso ad un albero. Dylan venne schiacciato.. e morì sul colpo..- deglutì, le strinsi più forte la mano. -Quando mi svegliai dal coma non ci vedevo più. L'ultima cosa che ricordo di aver visto, è il volto impaurito del mio migliore amico e il suo sguardo spento. Dissero che avrei ripreso a vedere, che prima o poi avrei ripreso la vista. Ogni giorno che passa, mi rendo conto però che in quell'incidente ho perso due cose fondamentali che non torneranno più. Sono sei anni che aspetto e la vista non è tornata, se n'è andata con Dylan. Non torneranno più..- si fermò, sospirando ancora.
-Anastasia, io..- mi bloccai, analizzando per bene le parole che volevo dire.

Cosa si poteva dire in quei casi? Non mi era mai successa una cosa simile e un 'ti capisco', sicuramente non avrebbe migliorato la situazione. Era così delicata e tragica che il silenzio parlava da sé, facendomi capire che continuare con le parole non serviva praticamente a nulla. Così, senza un preavviso e stupendomi di me stesso, l'abbracciai.
Strinsi le mie braccia, attorno al suo gracile corpo, attirandola a me più che potevo. Le accarezzai i capelli, poi la schiena, di nuovo i capelli e di nuovo la schiena. Sentivo il mio cuore battere forte mentre le sue lacrime bagnavano il mio giubbotto. Lacrime amare, dolorose, pungenti. Lacrime così anguste, di cui una ragazza così docile e fragile non doveva nemmeno saperne l'esistenza. Ma a quanto pare, lei stava vivendo in prima persona quell'esperienza così tragica.

-Nonostante tutto, sei sempre bellissima..- sussurrai, più che a me stesso che a lei. La sentii tirar su col naso e ridere lievemente. Che calore assurdo che sentivo dentro di me.
-Io? Bellissima? Ma andiamo, se neanche posso vedermi allo specchio per aggiustarmi meglio i capelli!- sbottò, dandomi un leggero pugno sul braccio.
-Sappi che stanno divinamente- le feci l'occhiolino, per poi scuotere la testa. -Sai, sei quasi più bella di me-
-Ohoh, qui abbiamo un ragazzo che se la sta tirando. E sentiamo, anche questa sarebbe la verità?- alzò le sopracciglia, facendomi sorridere.
-Justin Bieber non mente, piccola- sussurrai al suo orecchio, facendola sorridere. Che bello l'effetto che avevo su di lei..
-Sentiamo- sussurrò a sua volta, avvicinando una mano al mio corpo.

Sussultai, non appena toccò il petto. Non che non mi piacesse, sia chiaro. Ma mi aveva preso alla sprovvista, ecco tutto. Quando le ragazze ti toccano sul petto o sugli addormiali, è solo perché vogliono qualcosa da te. Lei, semplicemente, stava vedendo attraverso le sue mani e la situazione non faceva altro che piacermi. Allungò l'altra mano, fino a toccare lo stesso punto. Trattenni il respiro sentendo le sue mani toccare il mio petto, ritrovarsi poi sulle spalle, sulle clavicole, finendo poi sul collo. Chiusi gli occhi e mi lasciai espezionare da quelle mani così delicate ma allo stesso tempo che si facevano sentire, portai addirittura il collo all'indietro lasciandole più spazio. Era una sensazione piacevole. Molto piacevole.

-Sento il pomo d'adamo- commentò, salendo lungo il collo. Morsi le labbra, annuendo lievemente. Continuò a salire su, fino al mento. -Hai fatto la barba stamattina, vero?- annuii ancora, sorridendo. Salì piano, fino a toccarmi le labbra. Passò entrambi i pollici sopra e subito dopo l'indice, ispezionandole come solo lei sapeva fare. -Le tue labbra sono molto carnose- passò a toccarmi le gote, che stavando letteralmente andando a fuoco. -Sei caldo..- sussurrò, riaprendo gli occhi e continuando la sua dolce tortura. Accarezzò il mio naso con l'indice, andando su fino allo spazio tra i miei occhi. -Hai un naso piccolo- annuii lievemente, chiudendo gli occhi e lasciando le sue mani toccaresso i miei occhi e le mie sopracciglia. -Hai delle soppracciglia folte ma curate, vero?- chiese, ancora una volta annuii. Poggiò le mani dietro le mie orecchie e mi accarezzò i capelli, si avvicinò impercettibilmente. -I tuoi capelli sono morbidi..- sussurrò a pochi centimentri da me, trattenni il respiro stupito dalla sua vicinanza. Mi accarezzò la nuca, la parte superiore della testa, il ciuffo. Fece cadere poi le sue mani sulle mie spalle, scendendo fino alle braccia. -Che colore sono i tuoi capelli?-
-Uhm?- alzai leggermente lo sguardo. Era così rilassante avere le sue mani sul mio viso.
-Ti ho chiesto che colore sono i tuoi capelli- ridacchiò, interrompendo quel contatto che mi aveva mandato in estasy.
-Biondi..- dissi in un sussurro, quasi deluso. Non volevo che smettesse.
-E i tuoi occhi?-
-Marroni- risposi vago, allungando la mia mano verso la sua.
-Solo?- alzò un sopracciglio, le sorrisi.
-Di quanti colori devono essere gli occhi?- presi la sua mano e la poggiai sulla mia, accarezzandola come prima aveva fatto lei con me.
-Hai presente il caramello?-annuì. -Vedi, sono color caramello. Alla luce, assomigliano tanto all'ambra, con qualche punta d'oro e anche di verde. Quando c'è brutto tempo si scuriscono, diventano marroni, un marrone duro, freddo.. Quando però sono con gli amici, i miei occhi trasmettono calore e serenità, Insomma, dipende da come sto, da con chi sto, dal tempo. Il colore dei miei occhi cambia continuamente-
-E adesso come sono i tuoi occhi?-
-Penso che debbano ringraziarmi..- sussurrai, accarezzandole leggermente il viso.
-Perché?- chiese ancora, sorridendo timidamente.
-Perché si stanno beando della tua bellezza-

Sussurrai ancora, sentendo il cuore pulsare contro la cassa toracica. La vidi sorridere, cosa che non fece altro che peggiorare le cose. Mi sentivo come un ragazzino, alle prese con la prima cotta e con le prime mosse. Con lei era tutto così naturale e così spontaneo, riusciva a farmi sentire il calore dentro anche senza parlare. Le sue mani, i suoi gesti, il suo sorriso.. parlavano da sé. Anche i suoi occhi parlavano ed esprimevano un mix di emozioni che non riuscivo a decifrare. Riconoscenza e amore, però, spiccavano in mezzo a tutte le altre emozioni.
Chiusi gli occhi e sospirai, non volevo ritrovarmi emotivamente coinvolto ancora una volta. Non era pronto il mio povero cuore a soffrire ancora e, per quanto dicesse il contrario, neanche la mia testa. Avevo bisogno di pace e tranquillità, emozioni che non potevo provare stando con una ragazza.
Ma allora perché, con lei era diverso?

-Smettila di farmi arrossire- mi bacchettò il braccio, arricciando il naso come una gattina. Però..non sarebbe stata male con i baffi e con le orecchie da gatta, molto più grintosa e sensua.. Justin, frena gli ormoni.
-Non puoi impedirmi di parlare e dire la verità- le feci la linguaccia, che ovviamente non poteva vedere. Idiota Justin, idiota sei. -Mi sento stupido- commentai, ridendo lievemente.
-Stupido?- aggrottò le sopracciglia, mordendo il labbro. Se solo potessi farlo io..
-Sì, perché mi capita di farti l'occhiolino o la linguaccia, ma da stupido non ricordo che non puoi vedere questi gesti- conffessai, girando tra le mani le sue dita.
-Però posso sentirre altri gesti..- chiusi gli occhi e sospirò, come se si stesse preparando. -Prova a fare come me. Libera la mente, smetti di pensare. Prova solo ad ascoltare. Ascolta la natura, ciò che ti circorda. Senti gli odori, i rumori, le superfici. Prova ad ascoltare..-

Sospirò ancora, prima di chiudere gli occhi e di portare il viso verso il cielo. Seguii i suoi movimenti, liberando la mente. Basta pensare al lavoro, basta pensare a Hayley, o a Cait o a Selena. Basta pensare alla sofferenza e alla malinconia. Basta pensare di aver deluso la propria madre, basta pensare di essere un peso per i proprio migliori amici. In quel momento ero solo io, seduto con affianco una ragazza stupenda che riusciva a farmi sentire finalmente completo. Provai ad ascoltare, ciò che mi stava incontro. Il rumore in sottofondo di una canzoncina proveniente da una casa del vicinato, il brusio del vento, il clackson delle auto in lontanaza. Il profumo della neve sciolta, di cornetti appena sfornati dalla pasticceria di fronte, il profumo di lei. Sentii il cigolio dell'altalena ed il rumore delle nostre impronte sulla neve. Non avevo mai provato ad ascoltare, a capire bene cosa mi stava intorno. Pensavo che con gli occhi si potesse vedere tutto, quando invece con gli occhi riesci a vedere solo un quinto di ciò che la realtà ha da offrirti.
E in quasi venticinque anni, non l'avevo ancora capito.
Avevo bisogno di conoscere lei, per rendermi conto di ciò che di bello la vita ha da offrirti.

-Voglio sentire il battito del tuo cuore- sussurrò di botto, facendomi girare. Senza proferire parola, la presi dolcemente dalle spalle, facendola poggiare piano al mio petto. Strinse tra le mani la mia maglietta, stringendosi sempre più a me. Aveva le braccia avvolte contro il mio bacino e il viso schiacciato contro il mio petto. Non sapevo cosa  fare, dove mettere le mani. Non volevo sembrare troppo invadente, ma allo stesso tempo volevo anche accarezzarla. E fu ciò che feci. -Grazie..-
-Di cosa?- le chiesi, passando l'indice lungo tutta la sua spina dorsale.
-Di non esserti preso gioco di me..- mi si strinse il cuore a quelle parole. Mi bloccai di colpo, alzandole piano il viso verso il mio volto. Avevo un espressione seria, anche se lei non poteva vedermi.
-Nessuno si prenderà più gioco di te, te lo prometto- sussurrai, passando le mie nocche fredde sulla pelle bollente del suo viso. -Mai più-
-Davvero?- annuii, anche se non poté verdermi.
-Sì- sorrisi, prendendo il suo viso con entrambe le mani e portandolo tra l'incavo del mio collo. -Adesso ci sono io-

Sentii il mio cuore cominciare a battere all'impazzata e il corpo diventare una lampada di fuoco. Sentivo, dentro di me, una sensazione strana che mi spingeva a stringerla forte e a tenerla più vicina, avevo la netta sensazione che qualcosa stava cambiando dentro di me ma non sapevo bene cosa. Dovevo proteggerla, dovevo tenerla con me, dovevo farla stare bene. Mi ero imposto quegli obbiettivi così, dal nulla. Così, solo perché quella ragazza mi aveva stregato. Non sapevo che superpoteri avesse, ma ero letteralmente terrorizzato dal potere che stava avendo su di me. In un solo giorno, era riuscita a farmi cadere ai suoi piedi e quella sensazione era tanto piacevole quanto spaventosa. L'ultima volta che mi ero abbassato a quei livelli ne ero uscito completamente K.O e non volevo succedesse di nuovo.
Anastasia, cosa mi stai facendo?

-Si è fatto tardi, penso sia ora che tu rientri..- sussurrai, più a me stesso che a lei. Era l'una di notte passata. Eravamo lì seduti da due ore quasi ormai.
-Tanto tardi?- si strinse al mio corpo, poggiando la testa sulla mia spalla.
-E' l'una di notte- ridacchiai, accarezzandole la schiena. Scattò in piedi, portandosi una mano tra i capelli.
-Mia madre si starà preoccupando- mi alzai, portandole una mano dietro la schiena.
-Se vuoi, posso dirle che sei stata con me- suggerii, avanzando verso la porta di casa.
-Non penso che sia contenta di sapere che sua figlia cieca è stata fino all'una di notte con un ragazzo- ridacchiò leggermente.
-Attanta al gradino- le presi la mano. -Hai le chiavi?- scosse la testa, così che bussai. -Ci vediamo..domani?-
-Sì, ci vediamo domani- marcò la parola 'vediamo', scossi la testa divertito.
-Scusami, la forza dell'abitudine- ridacchiai, guardando il suo viso.
-Se vuoi, sarò a casa tutta la mattinata.. domani non ho impegni- sentii dei passi avvicinarsi, così che mi affrettai a poggiarle le labbra sulla fronte.
-Ci sentiamo domani, piccola meraviglia- sussurrai al suo orecchio, marcai a posta la parola 'sentiamo' in modo tale da provocarle un sorriso.

Sentiamo era proprio la parola giusta.
Le sensazioni, non per forza causate dalla vista, ti facevano provare strane emozioni a volte anche incontrollabili. Delle emozioni così forti, che ti spingono a compiere azioni senza pensarci due volte. I legami che si creano con una determinata persona, anche se inspiegabili, a volte sono così dannatamente belli che ti fanno sentire vivo, che ti fanno sentire importante. E Anastasia, per quello che mi aveva lasciato quella sera, mi stava facendo provare emozioni che proprio non riuscivo a controllare. E il sorriso sul mio volto era la conferma, i muscoli del mio viso si erano contratti senza avvertimenti in uno splendido sorriso. Un sorriso, finalmente felice e sereno. Un sorriso, che desideravo portare sempre. Perché quello era uno di quei sorrisi veri, di quei sorrisi che ti infondono calore. Anastasia era riuscita a farmi diventare una lampada, una vera e propria lampada. Era riuscita a scaldarmi, anche se fuori eravamo dieci gradi sotto lo zero e il mio cuore era ghiacciato a causa di tutte le sofferenze.
Anastasia era, quella sera, riuscita a sciogliermi.
E speravo, con tutto il cuore, che quella fosse la volta buona che non solo il ghiaccio sul mio cuore scomparisse, ma anche che il mio povero cuore si abbronzasse al sole in modo tale  da essere cotto al punto giusto.
E sopratutto, della persona giusta.

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Buonaseraaaa!
Amorucci miei , come state? Io sto uno schifo, sono con la febbre.
E, inoltre, il mio computer ha pensato di farmi uno scherzo idiota.
Stavo scrivendo l'ottavo capitolo di questa storia -perché si, mi sto portando avanti-, ma.. indovinate?
Pensavo di chiudere solo una pagina in più che avevo aperto, e invece ho chiuso tutto.
Del tipo che mi mancava solo la parte finale e invece adesso devo riscrivere tutta la parte iniziale.
Ciò vuol dire che mi impegnerò di più.
MUAHAHAAHAHAHAHAHHAHA.

Allora, allora, allora. Raccontatemi qualcosa!
Io, ad esempio, sono contenta che questa sera ci sarà The Flash.
Sto diventando malata di supereroi!
Che poi, vogliamo parlare dei gran fighi nei film Marvel e DC?
Caspiterina.. mi rifaccio gli occhi ogni volta.
Voi? Avete una passione in particolare oltre al nostro Biebs?

Se vi va, possiamo parlare di supereroi su Twitter AHAHAHAH.
Sotto troverete il mio nome.

Ma adesso, parliamo di cose serie.
Che ne dite di questo capitoluccio, uhm?
Io li shippo troppo.
Mi piacciono questi due.
Sopratutto, mi piace molto il fatto che bisogna ascoltare ciò che ci circonda.
Non basta vedere, abbiamo cinque sensi, non uno.
Possiamo rendere la vita molto più bella e piacevo provando solo.. ad ascoltare.

Vi aspetto nelle recensioni, tesori miei.

Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.

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Se volete, qui c'è il mio Instagram (chiedete il follow back sotto una foto).
Se volete leggere la mia prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
E per leggere la mia seconda FF, ecco a voi 'We Can Fly To Never Neverland
Passate anche a lettere.. 'The Storm'?
   
 
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