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Autore: chia_99    30/11/2016    1 recensioni
'Mi sono reso conto di amarla quando ci urlavamo addosso di tutto, eppure preferivo mille volte litigare con lei che ridere con qualcun altro'
Una notizia sconvolgente metterà a dura prova il nuovo equilibrio che si era appena creato e spingerà Jade a prendere decisioni importanti.
Un futuro che appare sempre più incerto, un presente che non presenta vie d'uscita e un passato da cui non puoi nasconderti perchè tornerà sempre a presentarti il conto.
Nuovi personaggi, nuove vicende e nuovi amori si intrecceranno alla storia dei due protagonisti...
Riuscirà la coppia più improbabile e allo stesso tempo più bella di Victorious a superare gli ostacoli che la vita ha in serbo per loro? Sarà davvero possibile ricominciare?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beck Oliver, Jade West, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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'Pochi argomenti sono più noiosi da leggere della felicità' alzai gli occhi dal libro per riflettere su quest'ultima frase. In effetti era vero … chi mai leggerebbe un libro in cui tutto va bene dall'inizio alla fine? Ovviamente nessuno. Le vite che procedono tranquille e serene non possono vantare nemmeno il famoso 'E vissero per sempre felici e contenti' alla fine, perché è tutto piatto fin dall'inizio; sono anonime, prive di colore, quasi come fossero in bianco e nero, è come se si recitasse un copione già scritto da qualcun altro, tutti i giorni le stesse battute. Più che felicità a me questa sembra quotidianità, ma a volte succede che le due cose si confondano o forse è solo la mia mente contorta che opera queste distinzioni da filosofo da quattro soldi.
Eraclito diceva che non può esistere la pace senza la guerra, il giorno senza la notte, la luce senza il buio, a me la filosofia è sempre piaciuta, certo a volte mi sono chiesta perché certe persone debbano impiegare tutta la loro vita a trovare delle risposte a domande che forse risposta non hanno, però Eraclito mi affascina. ‘Eraclito l'oscuro’, così lo chiamano e forse é questo suo aspetto misterioso che mi ha sempre incuriosito di lui.
Secondo me ha ragione, una cosa non potrebbe esistere senza il suo opposto, o meglio non potrebbe essere definita. Se le cose stanno così la felicità non può esistere senza la sofferenza. La quotidianità? Quella non è felicità, è routine giornaliera e si sa le cose uguali prima o poi stancano, si ha voglia di nuovo, di colori.
Quante volte puoi vedere lo stesso film? Una, due, dieci volte? Si arriva ad un certo punto che ti stanchi delle solite battute, dei soliti dialoghi, hai bisogno di colpi di scena e nella mia vita di colpi di scena ce n'erano stati tanti, forse troppi per i miei gusti e se negli ultimi mesi a Seattle mi ero convinta di aver trovato un equilibrio e un po' di bianco e nero che ogni tanto non guasta, ecco che quel giorno il mio bel castello di sabbia sarebbe crollato, riportando una ventata di colore nel caso ce ne fosse bisogno.
Era arrivato il venerdì dell'ecografia, dopo quel giorno non avrei potuto più fingere che non stesse accadendo niente. Dopo quel giorno la mia adolescenza sarebbe ufficialmente finita, sarei stata catapultata nel mondo degli adulti, forse un po' troppo presto, ma una cosa era certa: ormai non potevo più fuggire.
-Jade sei pronta? Dobbiamo andare-
-Si Spencer- sbuffai allontanando la coperta di pile lilla.
-Sei proprio sicura che non vuoi che veniamo?- disse Freddie scendendo dalle scale con Sam e Carly. Avevano appena finito di fare le prove per lo show.
-Si ragazzi,davvero-
-Come vuoi... io e Sam volevamo andare al Mango- iniziò Carly.
-Chissà come mai …-
-Vuoi scherzare Spencer? Ovviamente vuole un bel frullato al lampone- commentai io.
-Oh dateci un taglio, quanti anni avete? Cinque?-
Ridacchiammo tutti.
-Freddie, tu vieni? C'è anche Gibby-
-Emm … io … io devo...-
-Emm si ho dimenticato di dirvelo.. ho chiesto a Freddie di fare una cosa per me...- dissi io nel tentativo di salvarlo da quella situazione.
-Cosa di preciso?- chiese Spencer.
-Mio nonno ha vissuto 100 anni Spencer-
-Non sto capendo ... deve fare una ricerca su tuo nonno?-
-No Spencer... mio nonno si faceva i fatti suoi per questo ha vissuto tanto...-
Sentii i ragazzi ridacchiare.
-La prossima volta che mi chiedi di andarti a prendere i mirtilli, le ali di pollo, il gelato o qualsiasi altra cosa sai cosa ti dirò?-
-Che mi vuoi troppo bene?-
-Ci rinuncio... dai andiamo o arriveremo in ritardo-
Io salutai i ragazzi, mentre Freddie mi mimava un 'grazie' con le labbra. Non sapeva proprio mentire... aveva appuntamento con Riley, ma non lo voleva dire a Sam e Carly perché lo avrebbero preso in giro per almeno una settimana o almeno quello era il motivo ufficiale.
Arrivammo poco dopo in ospedale, era esattamente come lo ricordavo: le pareti bianche, tanti medici che correvano da una parte all'altra e i familiari delle persone ricoverate che inseguivano gli infermieri, gli occhi stanchi, le espressioni preoccupate.
Ci recammo nel reparto di maternità; sulle sedie della sala d'attesa c'erano tante future mamme che avevano accanto chi il proprio marito chi la propria madre, e poi c'ero io: un'adolescente capitata per caso in quella città, accompagnata da uno che fino a qualche tempo prima era un perfetto sconosciuto.
-Jade West?- Un'infermiera sbucò fuori dalla stanza in cui probabilmente si sarebbe tenuta l'ecografia.
Una volta lì rividi Nate che mi accolse con il solito sorriso.
Non posso neanche descrivere l'emozione che provai quel giorno nel vedere quelle macchioline grigie sullo schermo o nel sentire il suo cuore battere... comunque fossero andate le cose ero felice di averlo tenuto, quello era sicuramente il regalo più bello che Beck mi avesse mai fatto.
Non ha senso esprimere a parole emozioni tanto grandi, esistono momenti nella vita in cui il silenzio é la soluzione migliore, perché le parole rovinerebbero tutto e quello era uno di quei momenti.
Qualche lacrima rigò il mio viso, ma quella volta erano lacrime di gioia. Strinsi la mano di Spencer e chiusi gli occhi, immaginando per un momento che al suo posto ci fosse Beck.
-Bene … è tutto a posto Jade, la gravidanza procede bene, ormai non sei neanche più a rischio. Va tutto bene, però le raccomandazioni sono sempre quelle …-
-Non ti stancare, non faticare e bla bla bla, va bene che sei un medico e non un poeta, ma un po' di fantasia, no?-
Spencer alzò gli occhi al cielo, trattenendo un sorriso.
-Sai … invece che un bambino nascerà un limone se continui a fare l'acida in questo modo...-
-Sai che ti dico? Lascia perdere le battute, usa il tuo linguaggio medico, non fanno proprio per te-
Lui mi sorrise ancora una volta.
-Ti contatteremo per la prossima ecografia, puoi andare. E’ stato un piacere rivederti-
-Per me no-
Stava per uscire dalla porta quando lo bloccai: -Nate... comunque … emm … ecco io volevo dirti che … insomma-
-Non c'è di che-


Uscimmo dall'ospedale e salimmo in macchina.
Io feci un giro su The Slap per vedere cosa combinavano a Los Angeles. Arrivata al suo profilo il cuore mi si fermò. Aveva postato una foto con una ragazza, una bella ragazza che non avevo mai visto. Stava sorridendo, quel sorriso lo avevo visto solo rivolto verso di me. Sentii una sensazione di vuoto nello stomaco, ma non era il vuoto che provavo tutte le volte che mi baciava o quando mi diceva che mi amava, no, era diverso … sapevo solo che faceva male, molto male.
Sapevo che la colpa era solo mia, ero stata io andarmene per garantirgli di rifarsi una vita ed essere felice. Avrei dovuto essere contenta per lui, eppure mi mancava il respiro. Si, perché vederlo con un'altra o meglio vederlo felice con un'altra faceva troppo male.
Spensi il cellulare e deglutii. Nel giro di pochi minuti il mio umore si era ribaltato, ma perché non potevo essere felice? Almeno per un istante. No, ci doveva essere sempre qualcosa a rovinare tutto.
Pensai che forse avevo sbagliato tutto, non sarei dovuta partire, avrei dovuto lottare per noi ...
Se solo fossi potuta tornare indietro, forse avrei cambiato alcune scelte, però non potevo. Dovevo cercare di andare avanti ... senza di lui.
-E così pensavo di comprare un vestito da rana e chiedere a Diane di darmi un bacio per trasformarmi in principe- disse Spencer a un certo punto.
-Ccosa?-
-Jade, non hai ascoltato neanche una parola di tutto quello che ho detto, ma che ti prende?-
-Nnn … niente-
Lui si fermò di colpo.
-Ma che fai? Non siamo arrivati-
-Oh si invece … su scendi-
Obbedii, non ero proprio dell'umore per mettermi a ribattere, non avevo voglia di fare niente.
Seguii Spencer dentro un piccolo bar, le pareti erano colorate di un giallo chiaro, c'erano solo pochi tavolini, così ne occupammo uno accanto alla finestra. Io non feci domande, limitandomi a guardare quella città così caotica e piena di vita.
Si avvicinò una cameriera con dei lunghi capelli castani e due occhi neri come la pece, probabilmente aveva la mia età.
-Che vi porto?-
-Due cioccolate con la panna- rispose per me Spencer.
-Spencer io non voglio …-
-No... non mi interessa. Da quando siamo entrati in macchina non hai detto una parola, niente di niente, nemmeno una delle tue battute sarcastiche. Quindi adesso beviamo la cioccolata, perché tanto qualsiasi cosa sia successa il cioccolato va sempre bene, e mi dici che ti prende-
Io sbuffai.
-Sai che non ti dirò niente, vero?-
-Tanto avevo voglia di una cioccolata-
Io sorrisi leggermente. Avevo una gran voglia di piangere, ma non dovevo, non potevo, non dopo oggi, non dopo che avevo visto l'ecografia.
Poco dopo tornò la ragazza con un vassoio in mano su cui erano poggiate due tazza in ceramica blu da cui sporgevano due ciuffi di panna e del fumo.
-Grazie- disse Spencer alla ragazza prima di afferrare la sua cioccolata.
Io presi l'altra tazza e la portai alle labbra lasciando che il liquido caldo riscaldasse il gelo che si era formato dentro di me.
Spencer posò la tazza, rivelando dei bellissimi baffi bianchi.
-Guarda che hai un po' di panna qui-
Lui passò la lingua sopra le labbra, io scoppiai a ridere, era davvero buffo.
Presi un altro sorso di cioccolata, mentre Spencer mi fissava in silenzio.
-Sei davvero irritante a volte- sbuffai.
-Come scusa?-
-So cosa stai cercando di fare Spencer …-
-Non so di cosa tu stia parlando-
-Starai lì a fissarmi come uno stoccafisso senza pronunciare una parola finché non mi deciderò a raccontarti cosa mi è successo, non è così?-
Lui buttò la testa indietro, scuotendo il capo.
-Eh va bene- dissi sospirando.
-Sono andata su The Slap, il sito della mia vecchia scuola e c'era questa-
Afferrai il cellulare mostrandogli la foto di Beck con la tro … troppo poco conosciuta ragazza.
Lui annuì.
-Beh ma è solo una foto, non significa nulla, magari sono solo amici-
Io scossi la testa:-No... conosco quel sorriso Spencer... sai, la cosa che mi fa stare più male è che sono stata io ad andarmene, a lasciarlo, così che diritto ho di prendermela per questa foto? Però non so... due settimane fa mi detto che mi amava e adesso ha già voltato pagina? Dovrei essere felice... dopo oggi ho capito che voglio questo bambino con tutta me stessa, ma ho come un blocco qui all'altezza della gola e sento che non posso più respirare... sono così confusa- dissi ricacciando indietro un singhiozzo ed eliminando velocemente una stupidissima lacrima.
-So solo una cosa... è più difficile di quanto pensassi sapere che è andato avanti ... senza di me-
Spencer non disse niente e lo ringraziai mentalmente per questo, non volevo scoppiare a piangere, non lì, non in quel momento.
Posò delle banconote sul tavolo e mi sorrise:-Seguimi-
-Ma dove? Spencer voglio solo tornare a casa, è stata una lunga giornata-
-Ti prometto che non te ne pentirai-
Sbuffai ancora una volta seguendolo fuori dal bar.
Camminai a fianco a lui fino alla fine della strada, a quel punto girò sulla destra, finendo in un vicolo cieco.
-Ma che vuoi fare?-
-Fidati e non fare domande-
Aprì la porta di quello che probabilmente era il retro di un ristorante. Salimmo due rampe di scale.
-Sai che non posso fare sforzi, vero? Hai sentito Nate …-
Lui mi prese in braccio a mo di principessa.
-Mettimi giú- urlai iniziando a sferrare pugni sulla sua schiena.
-Ma tu sai solo lamentarti?-
-Questo è un rapimento in piena regola altro che, mettimi giù adesso!-
Alla fine arrivammo sul tetto di quell'edificio e finalmente mi fece scendere.
-Se volevi dimostrare che stai andando in palestra, bastava dirlo.. ti consiglio di cambiare allenamento comunque, questo non funziona-
Lui ignorandomi si avviò verso il bordo appoggiando i gomiti sul muro e guardò davanti a sé.
Sbuffai per l'ennesima volta, prima di raggiungerlo. Mi misi accanto a lui e guardai il cielo: si stava colorando di varie sfumature di arancione, era davvero bellissimo.
Non avevo mai fatto caso ai tramonti, li consideravo 'roba da coppiette tutte miele e zucchero’, eppure non riuscivo a staccare gli occhi da quello che sembrava un dipinto. Mi trasmetteva una grande calma e tranquillità. Sembrava così in contrasto con il caos della città sotto di noi: persone che correvano per i marciapiedi con tante buste in mano e il telefono tra spalla e capo, file interminabili di auto, rumori di clacson di chi ha una famiglia e vuole tornare a casa e di chi una famiglia non ce l'ha e magari tornerebbe volentieri a lavoro per non pensare alla solitudine che lo aspetterà una volta a casa.
Noi uomini siamo così, sappiamo solo correre, non ci prendiamo mai il tempo di osservare la bellezza della natura che ci circonda, una natura che non ha fretta, che si prende tutto il tempo di cui ha bisogno.
Il tramonto e la città. Erano entrambi davanti ai miei occhi eppure non potevano essere più diversi, quasi come fossero due facce opposte di una stessa moneta e si, preferivo di gran lunga guardare il tramonto.
Non potei fare a meno di pensare a quanto quella città mi avesse cambiata o forse non era nemmeno quello, forse quella era la vera Jade e fino a quel momento avevo recitato la parte di un personaggio che non mi apparteneva, come se fossi stata sul palco di un teatro e ora ero dietro le quinte. O forse era semplicemente un lato della mia personalità che fino a quel momento avevo tenuto nascosto e adesso stava emergendo pericolosamente, come il tramonto e la città, due aspetti della stessa realtà troppo diversi tra di loro. In ogni caso qualunque fosse la ragione del mio indiscutibile cambiamento, non ne ero completamente sicura, ma mi piaceva la nuova Jade, anche se non lo avrei mai ammesso a nessuno.
-Perché mi hai portata qui?- chiesi ad un tratto.
Lui sorrise prima di prendere un bel respiro e sporgersi leggermente verso il basso. Per un attimo credetti si volesse suicidare, ma invece Spencer urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Lo guardai sconvolta.
-Provaci- mi disse alla fine. Io inarcai un sopracciglio.
-È il mio modo per scaricarmi, sai ... quando ho la testa satura di pensieri e ho bisogno di buttarli fuori vengo qui e urlo-
-Ed è legale? Voglio dire non è casa tua... certo che sono l'ultima che può farti la morale, ma...-
-È un ristorante giapponese quello sotto ed è del cugino di Socko, quindi si, possiamo stare qui... Non guardami come se fossi un pazzo maniaco... dai prova-
Presi un bel respiro, guardai giù e urlai, come se dovessi buttare fuori tutte le ansie e i timori di quei due mesi, come se davvero si potessero disperdere nell'aria e allontanarsi da me.
Guardai Spencer e scoppiai a ridere.
-Tu sei pazzo, sei completamente pazzo-
Lui si mise dietro di me, mi alzò le braccia e mise le mani sui miei fianchi a mo di Jack e Rose nella scena più celebre del Titanic.
-Se ti aspetti che io dica 'Jack sto volando' o cazzate varie, puoi scordartelo-
Lui si mise a ridere.
-Lo senti il vento?-
-Cos'é uno scherzo? Ma che c'era in quella cioccolata?-
-Fai la seria-
-Okay... si, lo sento-
-Le persone sono così. Si spostano dove il vento soffia di più, perché andare controcorrente è il privilegio dei più coraggiosi e io ... beh io ho scelto di viaggiare contro vento-
Tornammo a casa senza dire nient'altro, cosa c'era da aggiungere?
Una volta varcata la soglia di casa Shay mi voltai verso Spencer.
-Spencer ... voglio chiamare Nick-
Lui mi guardò negli occhi.
-Anche io voglio andare avanti, e ti assicuro che d'ora in poi andrò solo controcorrente-
Un largo sorriso si stampò sul suo volto, mentre allargava le braccia, mi ci tuffai quasi come fossero un riparo dalla tempesta. Avrei accettato il suo salvagente, era arrivato il momento di risalire in superficie.
-Guarda che una fidanzata ce l'hai già Spencer... Jade le distanze di sicurezza valgono solo per me?- commentò Carly entrando dalla porta.
-Gelosa sorellina? Dai vieni qui-
-Abbraccio di gruppo- esultò lei.
E per la prima volta in vita mia mi sentivo nel posto giusto, al momento giusto. Mi sentivo a casa.
E forse 'casa' non è dove sei nata, non è dove vivi, non è dove ci sono i tuoi genitori... è il posto in cui ti senti bene, è il posto in cui sei libera di essere te stessa e si ... io lì stavo bene ed ero me stessa al cento per cento.


*MY SPACE*
Olà queridas! (Quanto mi piace mescolare spagnolo e portoghese ahahah *caso perso*), sono riuscita ad aggiornare e questo capitolo è un po' diverso dagli altri, è pieno di riflessioni, spero che vi piaccia, personalmente è uno dei miei preferiti fino ad adesso, come al solito lascio a voi i commenti...
Allora poche premesse ma necessarie ... la prima frase è tratta dal libro 'Imperium' di Robert Harris, Eraclito è il mio filosofo preferito, l'ho studiato l'anno scorso e bho lo adoro ahahaha, infine la frase che dice alla fine Spencer che dà il titolo al capitolo l'ho letta da qualche parte, ma non ricordo dove...
Vabbeh allora come avete visto c'è solo la parte di Jade ... ho deciso di dividerlo in due parti perchè era davvero troppo lungo, posterò più avanti la parte di Beck! 
Spero davvero che vi piaccia!
Beijos, Chiara
P.S vorrei dirvi un sincero grazie! Sono felice che la mia storia vi piaccia, perché Victorious e iCarly sono stati la mia infanzia quindi ci tengo parecchio! 
A presto! 
   
 
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