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Autore: shinepaw    30/11/2016    3 recensioni
Bella ha sedici anni, un pastore australiano che risponde al nome di Yuuhi come migliore amica e Brooklyn, il suo fratellino di tre anni, di cui occuparsi. Per lei non esiste null'altro, nessun altro, a parte la scuola. Con l'amore ha chiuso. Ma, come si suol dire, mai dire mai.
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Sequel di Counting Stars.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Questa storia fa parte della serie 'Keeping Love Again'
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Leya's point of view

Non mi è mai piaciuto particolarmente gironzolare di notte, perciò cammino rapidamente ma a piccoli passi finché non sono a casa. Tutto tace, forse mio fratello e Liam stanno dormendo, penso, almeno finché dalla loro camera non provengono suoni inequivocabili.

Rabbrividisco, strofinandomi le spalle e infilandomi il pigiama con gesti meccanici. Mi rannicchio sotto le coperte in posizione fetale, tirandole su fino alla testa. Non mi sono neanche lavata i denti.

'Non farlo.'

Chiudi gli occhi, m'impongo. Due lacrime mi rigano le guance.

No. No, no, no.

- Leya? Sei tornata?

Mi affretto ad asciugarle, subito rimpiazzate da altre due.

- Com'è andata? - chiede Mikhail, odo i suoi passi leggeri mentre si avvicina al letto. Singhiozzo, coprendomi il viso con le mani. Perché? Perché ora? Non voglio piangere, non voglio!

Si ferma, per poi scostar le lenzuola e sdraiarsi accanto a me, abbracciandomi.

- Sorellina...

- Sempre troppo, eppure mai abbastanza. Ti sei mai sentito così? Troppo dolce, troppo gentile, troppo altruista, troppo, troppo! Ma mai abbastanza. Qual è la giusta misura per poterlo essere? - singhiozzo, rannicchiandomi contro il suo corpo caldo. Nel buio i suoi capelli chiarissimi spiccano sulla sua pelle pallida, siccome una luce esterna filtra attraverso le tapparelle. Riconosco sul suo collo un segno scuro, probabilmente rossastro.

Lo so io e lo sa lui che non esiste questa misura, altrimenti me la direbbe. Per un po' mi limito a versare tutte le mie lacrime mentre mio fratello mi accarezza il volto con una mano e con l'altra mi tiene stretta a sé.

- Non sei stanco?

- Di cosa?

- Di tutto. Io lo sono e non vorrei esserlo, perché sono stanca anche di essere stanca.

- Lo sono stato - risponde sommessamente, e io so che si sta riferendo ai segni sulle sue braccia. Mi asciugo il viso, avvicinandomi ulteriormente e inspirando a fondo il suo odore.

- Mikhail...

- Dimmi.

- Perché i tagli?

Sussulta, sistemandosi meglio. Un'altra carezza, lenta e delicata. Si schiarisce la gola.

- Il rifiuto... fa male, vero? A volte è solo una scintilla, poi tutto il resto fa esplodere la bomba. Il rifiuto dei miei genitori... quelli 'naturali', il rifiuto degli altri bambini e in seguito degli altri ragazzi, il mio rifiuto verso me stesso... ero stanco, Leya, esattamente come te, più di te, troppo stanco.

Alzo il capo per cercare un'espressione sul suo volto: è serio, quasi distaccato.

- Avevo... tredici anni, credo. Non me lo ricordo più, forse perché non voglio più ricordarlo. Mi limitavo ad esistere, siccome non volevo dare un dispiacere alle due persone meravigliose che hanno deciso di crescermi e m'intristiva il pensiero che sarei mancato ad Angel, la nostra Dobermann. Poi le cose hanno iniziato a peggiorare... e non me n'è più importato. Ho spezzato loro il cuore... - la sua voce e il suo sguardo si colmano di rammarico. - Lo sai, Leya? Se non fosse stato per mio padre forse non ci saremmo mai ritrovati, forse non avrei mai conosciuto Liam...

- Perché?

La sua voce si colma di commozione ed affetto.

- Dopo l'accaduto smisi di andare a scuola. Me ne stavo a casa tutto il giorno e la sera, dopo che papà era andato a letto a seguito del bacio della buonanotte, lui restava lì e mi parlava. Diceva belle cose, anche se io non rispondevo perché non parlavo più. Quando decisi di riprendere a farlo piansi e anche lui pianse, stringendomi forte. Gli devo così tanto e... e non l'ho mai ringraziato abbastanza.

- Non è troppo tardi per farlo - bisbiglio. Mikhail mi bacia teneramente la fronte.

- No, non lo è - concorda, e poi mi culla fra le braccia finché il dolore del rifiuto non si attenua un poco e la stanchezza - fisica - ha la meglio. Mi appisolo e l'ultima cosa che percepisco è un altro delicato bacio. - Buonanotte, sorellina.

'Il cielo è terso, illuminato unicamente dalle stelle, il mare è calmo e il rilassante sciabordio delle onde rendono questa serata incredibilmente romantica.

Io e Bella osserviamo la volta celeste sedute sulla sabbia. Lei ha appoggiato da poco la testa sulla mia spalla e il cuore mi batte fortissimo. Mi volto lentamente verso di lei, abbassando il capo per posare la fronte contro la sua. Che senso di déjà-vu...

I nostri volti sono vicinissimi e i suoi occhi sono luminosi. Sento il suo fiato sulle labbra prima che chiuda gli occhi e la baci, portandole una mano al viso per attirarla ulteriormente a me.

Dopo non molto si allontana, permettendo ad un respiro tremolante di accarezzarmi la bocca.

- Leya... Leya, io...'

Mi sveglio di soprassalto, ansimando.

Cosa?

Mio fratello è seduto sul bordo dal letto e mi osserva con apprensione.

- Un incubo, sorellina?

Mi tiro a sedere, boccheggiando e scostandomi i capelli dal viso. È stato un sogno così realistico... se solo avessi sentito ciò che Bella aveva da dirmi! Ma non ne ho davvero bisogno, perché so cosa il mio cuore vorrebbe sentirsi dire.

- Hmm... - mugugno, massaggiandomi il capo. Ho mal di testa. Mikhail mi dà una pacca gentile sul capo.

- La colazione è pronta - annuncia, sgusciando fuori dalla mia camera. Gemo lamentosamente, trascinandomi fuori dalle coperte e togliendo il pigiama per indossare degli abiti semplici, di sicuro non quelli di ieri sera. Il sogno l'ha reso un ricordo ancor più amaro...

In cucina mio fratello è seduto sulle gambe di Liam e sta ridacchiando mentre lui gli mordicchia il collo, solleticandolo.

- Ti amo, Mikha.

- Anch'io, Liam - replica dolcemente Mikhail, sospirando piano quando la lingua del suo ragazzo lo stuzzica dove ieri notte gli ha lasciato un succhiotto. Anche io sospiro, sforzandomi di non far troppo caso a loro.

- Buongiorno - bisbiglio, afflosciandomi sulla sedia di fronte a loro e iniziando a far colazione. Mi sento spossata e nella mia mente si ripete all'infinito un bacio sotto le stelle...

'- Dragan? Dove sei?

- Fra i libri - risponde lui, anche se continuo a non vederlo. Accidenti al suo disordine. Abbasso lo sguardo: si è sdraiato sul pavimento, spostando e impilando i volumi. Mi ricorda il nostro primo incontro.

- Che ci fai lì?

- Vieni, sistemati accanto a me - replica, enigmatico come gli è solito essere. - Osserva.

Mi faccio spazio e lo imito, accomodandomi al suo fianco. E resto a bocca aperta, perché il soffitto ridipinto di un bel color blu notte sfoggia ora infiniti puntini dorati.

- Oh.

- Così posso ammirare la volta celeste ogni qualvolta ne ho il desiderio - spiega, compiaciuto dalla mia reazione. So quanto Dragan ami la notte, il buio, e quanto detesti la luce, ma questo mi pare un timido e riuscito tentativo di non essere più così cupo e di aprirsi alla bellezza del giorno.

Mi chiedo cosa l'abbia spinto a ridipingere tutta la casa e ad armarsi di pazienza per fare... questo. Chissà?'

- Leya? Cosa pensi di fare, oggi?

- Niente di che... credo che farò qualche foto e m'informerò sulla scuola d'arte.

Gli occhi scuri di mio fratello iniziano a luccicare e il suo volto s'illumina tutto. Quant'è bello...

- Vorresti studiare qui?

- Perché no? - borbotto, stringendomi nelle spalle. - Mi piace stare qui e mi deprime l'idea di ripartire, tra non molto.

- Per Bella?

Aggrotto le sopracciglia, scoccandogli un'occhiata vagamente offesa.

- No. No, non solo per Bella. Ti ho appena ritrovato e non voglio abbandonarti così presto. Non vorrei...

Mikhail stringe le labbra e poi si alza per baciarmi la fronte. Mi piacciono le sue dimostrazioni d'affetto. Abbiamo legato così in fretta...

~~~

E così ho trascorso la mattinata al parco e in spiaggia a scattare foto, per poi pranzare da sola e passare parte del primo pomeriggio ad informarmi per la scuola d'arte. Mi ha aiutata a distrarmi dal pensiero di Bella almeno per un po' e mi ha dato da riflettere il fatto che sarei ancora in tempo per iscrivermi.

Adesso sto lavorando al disegno sbavato dalla pioggia, quello ritraente Bella e Yuuhi. L'ho lasciato da parte per un sacco di tempo, provando frustrazione perché non riuscivo a trovare l'ispirazione per finirlo. Ho deciso che sarà il mio dono prima della partenza.

Il mio cellulare comincia a vibrare. È Dragan.

- Sì? Pronto?

- Tra poco torni a casa, uh? - dice lentamente, senza nessuna particolare sfumatura nella voce. So cosa sottintende.

- Già.

- Io... voglio parlargli, Leya.

Una pausa in cui rifletto intensamente, prima di prendere un respiro profondo.

- Va bene. Gli chiederò se vuole parlare con te. Non attaccare.

- Okay - mormora, sospirando. - Grazie.

Vado a cercare mio fratello. È sul divano, seduto a gambe incrociate e il portatile sopra. Chissà, forse un giorno leggerò il suo libro.

- Mikhail? - lo chiamo, e la mia voce trasuda incertezza.

Misha's point of view

- Hmm? - rispondo distrattamente, senza alzare il capo.

- C'è qualcuno al telefono per te - dice Leya con un filo di voce. Distolgo immediatamente l'attenzione dal computer, cercando i suoi occhi di ghiaccio.

- Chi? Non ho sentito suonare.

- È... sul mio cellulare. Per questo... oh, lascia perdere - si passa una mano sul viso, pare quasi a disagio. O forse agitata. - È... tuo padre.

- Oh. Perché ha chiamato te? - chiedo, ingenuamente. Mia sorella scuote il capo.

- No... non lui, Mikhail.

Inarco un sopracciglio, perplesso.

- Papà?

- Il tuo vero padre.

Deglutisco, paralizzato.

- Oh - ripeto, lentamente.

- Vuole... vorrebbe parlarti.

- Okay - replico, cercando di suonare tranquillo. Che sarà mai, mi sforzo di rassicurarmi, è solo una telefonata. Quanto vorrei che Liam fosse qui, però...

Leya mi porge il cellulare, rivolgendomi uno sguardo carico d'apprensione, prima di riscomparire nella sua camera.

- P-pronto? Sono M-mikhail...

Che voce avrà? Cosa vorrà dirmi?

- Ciao, Mikhail - risponde pacatamente. Un brivido mi corre lungo la schiena. La sua voce è senz'altro bella, particolare, ma così estranea. Non so neanche il suo nome. - Leya ti avrà...

- S-sì - assento, tremante. - Me l'ha detto.

- Come... come stai?

- B-bene...

Questa situazione... è così imbarazzante. No, peggio, è mortificante. Ci sono cose che vorrei domandargli, tante cose, eppure non riesco a trovare il coraggio. Cosa siamo, dopotutto? Estranei uniti da un legame di sangue, null'altro.

- Uhm...

- Io... io... perché ti sei fatto vivo solo ora? - chiedo, in tono più aggressivo di quanto avrei voluto. Sospira rumorosamente.

- Ho... ho passato un periodo molto buio.

- Vent'anni? - domando con amara ironia. Ho un nodo alla gola e temo che, presto o tardi, esso si trasformerà in lacrime. Odio essere così dannatamente ipersensibile.

- No... un po' di meno. Ma... non mi sarei mai potuto prendere cura di te.

Questa frase è come una freccia avvelenata dritta nel cuore.

Rifiuto, rifiuto, rifiuto.

- Ecco perché non mi hai mai cercato - singhiozzo. Non avrei dovuto accettare di parlargli. Sospira di nuovo.

- Più di vent'anni fa ero un violinista piuttosto conosciuto - racconta. Vorrei dirgli che non voglio ascoltare le sue ragioni, le sue scuse, invece taccio e continuo a piangere. - Mi trovavo spesso in giro per il mondo... e fu così che una sera incontrai tua madre. Era la donna più bella che avessi mai visto e so di averla amata dal primo istante in cui i nostri occhi si sono incrociati, durante il concerto. L'interesse era reciproco, mi faceva piacere ricevere le sue attenzioni anche se mi ostinavo a fare il distaccato...

Singhiozzo. Perché mi sta raccontando tutto questo? Mi hanno abbandonato entrambi, cosa importa quello che è successo prima?

- Ero pazzo di lei e, accecato com'ero dall'amore, progettavo di chiederle di sposarmi.

Ma lei era...

Sussulto, spalancando gli occhi e rammentando ciò che ho saputo dai miei genitori, quelli 'adottivi'.

- Le credevo quando diceva che ero... l'unico - dice mio padre in un soffio. Nella sua voce c'è così tanta sofferenza che per un attimo lo perdono, lo perdono di tutto e ho pena di lui. - Poi iniziò a non dirlo più, a farsi silenziosa, e i nostri incontri a diminuire. Un giorno mi annunciò che non potevamo più vederci, che era incinta e suo marito era furioso... perché il bambino era mio.

Un altro brivido. Mi sento così male e non solo per me, ma anche per mio padre.

- Il mondo mi crollò addosso. Mi disse che da quel giorno saremmo stati sconosciuti e così fu. Non solo mi spezzò il cuore... non seppi più nulla di te per un bel po', anche, e troppo tardi scoprii che eri lontano, in Australia! Sono caduto in depressione, ho smesso di suonare... niente aveva più senso.

- E adesso? - bisbiglio, asciugandomi il viso.

- Quattordici anni fa conobbi una bambina decisamente irritante - prosegue con voce vagamente divertita... e affettuosa. - Leya. È stato grazie a lei che ho ripreso a suonare, sono uscito dalla depressione e ho trovato la forza di provare a ricostruire... no, a instaurare un rapporto con te.

- Davvero? - domando, tirando su col naso.

- Sì. Tua sorella è... una persona incredibile.

- Lo so.

Silenzio. Non mi sento più arrabbiato o ferito.

- Ora che sai tutto... raccontami un po' di te.

Sospiro impercettibilmente.

- Ho un lavoro part-time in un negozio di abbigliamento, negozio dove prima lavorava... ehm... papà. Avrai sentito parlare di lui, no? È stato campione nazionale di surf...

- Non seguo il surf, mi dispiace...

- Oh... vabbe'... mi piacerebbe diventare scrittore, però.

Mio padre borbotta qualcosa che non comprendo, afferro solo 'una... artistica'.

- Me la cavo discretamente con la tavola... e con la chitarra - mi sento in dovere di aggiungerlo, non so perché. Non è come se volessi compiacerlo. - Mi piacciono i cani.

E a Liam i gatti... per questo non abbiamo ancora un animale domestico tutto nostro.

- Leya mi ha detto che sta da te...

- Da noi - lo correggo, senza riflettere.

- Immagino che i tuoi genitori siano felici...

- Non vivo più con loro - ribatto, stavolta pienamente consapevole di ciò che sto dicendo. - Leya sta da me e il mio ragazzo.

Silenzio per l'ennesima volta. Mi chiedo se sappia che anche mia sorella sta dall'altra parte della sponda.

- Oh. Come... come si chiama?

- L-liam - rispondo, un po' tremante eppure in qualche modo orgoglioso di lui. - Ha la mia età e lavora part-time da un fiorista e gli piacciono i gatti.

Mio padre ride sommessamente.

- Sembra una brava persona - commenta. Una pausa di silenzio che sembra durare in eterno.

- Nome...

- Cosa?

- Il tuo nome. Non so nemmeno il tuo nome.

- Dragan - sussurra.

- È un bel nome - osservo, pensandolo realmente.

- Un giorno ci vedremo - promette all'improvviso. Parrebbe emozionato. - Così potrò constatare di persona se mi somigli quanto nelle foto che mi ha mandato Leya... e potrò conoscere il tuo Liam e i tuoi genitori. Per intanto... grazie di avermi concesso di parlare e grazie di... avermi accettato. Mi rende davvero molto felice. Ringrazia anche Leya e soprattutto i tuoi genitori... sono certo che abbiano fatto un lavoro impeccabile e di sicuro l'abbiano fatto meglio di quanto io avrei mai potuto. A presto, Mikhail. Prenditi cura di te e grazie per tutto ciò che hai fatto per Leya.

Vorrei dirgli di non ringraziarmi, invece dico unicamente:

- Ciao, Dragan -.

Mio padre chiude la chiamata. Sospiro, immerso nel silenzio che ha preceduto la chiamata più bizzarra della mia vita. Sapevo che un giorno, prima o poi, sarebbe successo, ma certo non immaginavo... oggi, e di sicuro non che andasse in questo modo.

Cerco il mio, di cellulare, e mando un messaggio a Liam.

'Puoi tornare a casa un po' prima, oggi?'

'Certo, non credo sia un problema. Perché? È successo qualcosa? Non stai bene?', risponde immediatamente.

'Sto bene. Ho solo voglia di te.'

E non appena premo 'invia' rifletto che avrei potuto esprimermi in tutt'altra maniera e che adesso lui penserà malissimo.

'Amore mio, torno a casa immediatamente. Ps: avresti dovuto dirlo subito che avevi bisogno di me! ;)'

'No no no, Liam, non intendevo quello! Non tornare a casa! Lascia perdere!'

Credete che mi abbia ascoltato? Nel giro di venti minuti un ex nerd dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore nascosti dietro gli occhiali mi è letteralmente saltato addosso e mi ha baciato fino a togliermi il fiato.

Non posso davvero lamentarmene, perché questa è solo una delle tante dimostrazioni che per me farebbe qualunque cosa e che mi ama da morire, esattamente come io amo lui. E non posso lamentarmene perché, mentre lo aspettavo, ho avuto modo di salvare il numero di mio padre sul mio cellulare, intrattenendomi giusto un poco a guardare schermo e blocco schermo di Leya: Bella.

Un motivo in più per restare... ma se andasse male?

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Questo capitolo mi ronzava nella testa già da un po' e probabilmente nel prossimo ci sarà un ultimo flashback. In settimana posterò ancora un capitolo di Juliet & Juliet, credo... e di sicuro qualche altra bella sorpresa! Un abbraccio, buonanotte
   
 
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