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Autore: Gem    01/12/2016    4 recensioni
Questa è una raccolta di storie slegate tra loro e scritte per Promptember. Appariranno molti personaggi, ma la maggior parte delle fanfic sono AU e dedicate a Milo e Camus. Moltissimi generi presenti: storico, commedia, fantascienza etc.

«Vedi Cappuccetto?» il cacciatore, vestito interamente di nero, si sistemò un’arma in spalla spostando i lunghi capelli biondi dietro la schiena. Poi si avvicinò verso la creatura senza vita. «Tutti i bambini vogliono diventare cacciatori, non corrieri…»
«Smettila di chiamarmi Cappuccetto, Milo.» sentenziò severamente il corriere. «Non ho tempo per te. Il locandiere mi aspetta a Newark.»
Il bambino sbirciò il cacciatore.
Quel Milo si chinò accanto al corpo e, prese delle funi dalla cinta, iniziò a legare gli arti al corpo. Non si degnò di rispondere.
Il corriere allora avanzò di un passo. «Ci vediamo.»
«Se ti chiamo Camus resti?»
«Quando lavoro sono Corriere Rosso 11.»
«Dai, Cappuccetto è più simpatico.» il cacciatore iniziò a trascinare il corpo della bestia.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gold Saints, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Incontro al buio
Rating: verde.
Tipologia: one-shot.
Genere: generale, commedia.
Pairing: Milo/Camus (?)
Personaggi: Milo, Camus
Avvertimenti: POV di Milo, AU, slash.
Parole: 1129      
Note dell’autore: in teoria dovrebbe essere dal punto di vista di Camus, ma mi piaceva di più il contrario, così l’ho cambiato.
Prompt:
 
“your friend set you up on a blind date and i happened to be eating alone so you thought you were meeting me and you were cute so i went along with it but you just got a text from said friend that theyre sorry your date stood you up and now i have some explaining to do” au
By @vaultboyahegao
 
Allora Milo, non ti dico se è maschio o femmina perché tanto mi hai detto che non te ne frega nulla, perciò sorpresa! Fatti trovare in quel ristorante giapponese dietro l’agenzia di viaggi verso le otto, ‘sta persona ha prenotato a nome suo, la troverai già lì. Mi ha detto che indosserà dei jeans e una maglietta viola, poi comunque ti ha visto in foto quindi non avrai problemi… boh fammi sapere secondo me andrete d’accordo
 
Quel messaggio diceva tutto e nulla.
Milo gettò un’occhiata all’interno del ristorante e infilò il telefono in tasca, lentamente. Non è che non apprezzava il gesto di Aiolia, anzi. C’era qualcosa di carino nell’organizzare un appuntamento al buio per un amico sfortunato. Malgrado ciò, Milo non riusciva a essere del tutto convinto di quel sistema… era troppo artefatto e poteva riservare brutte sorprese.
Entrò con qualche remora.
Diede subito un’altra occhiata in giro, più attentamente. I tavoli erano quasi tutti pieni e i camerieri camminavano tra di loro in fretta, cercando di servire tutti il prima possibile.
Doveva cercare qualcuno in jeans e maglietta viola. Beh, probabilmente qualcuno della sua età; Aiolia non aveva specificato ma difficilmente avrebbe organizzato qualcosa con una persona di sessant’anni… o no?
Non avrebbe gradito per nulla un simile scherzo.
In fondo alla sala, seduto da solo, intravide un ragazzo con una maglietta viola. Parte della tensione passò, perché il ragazzo sembrava della sua stessa età, ma adesso iniziava forse il sentiero più difficile.
Cercò di guardare sotto al tavolo: il ragazzo indossava dei pantaloni chiari, ma a prima vista sembravano jeans.
Si avvicinò facendosi largo tra i camerieri.
Il suo partner per quell’appuntamento così insolito aveva i capelli rossi e stava già sbocconcellando del sushi con aria assente, guardava il piatto senza troppo interesse.
Beh… Milo sperò di non disturbarlo.
«Ciao.» disse, un po’ turbato. «Sono Milo….»
Il ragazzo alzò lo sguardo. Aveva il viso pieno di lentiggini che si abbinavano agli occhi ramati.
«L’amico di Aiolia.» continuò.
Quello continuò a fissarlo, il viso indecifrabile. Milo si sentì quasi a disagio.
«Mi aveva detto che ti aveva fatto vedere una mia foto…»
«Piacere, Camus.» rispose quello all’improvviso, allungando il braccio.
Milo abbozzò un sorriso e gli strinse la mano, spostando la sedia del tavolo. Si accorse che era apparecchiato solo per uno.
«Speriamo che un cameriere passi presto…» commentò, cercando di spezzare il ghiaccio.
Tale Camus si sistemò meglio sulla sedia, issando la schiena, e appoggiando le bacchette sul piatto. «C’è un po’ di confusione, stasera.»
«Già.»
Milo non sapeva se sarebbero andati d’accordo, ma su qualcosa Aiolia aveva fatto centro. Fisicamente quel Camus era oltre ogni sua aspettativa.
«Studi all’università anche tu?» chiese Milo. «Fai lettere con Aiolia?»
Camus scosse la testa. «Studio fisica. E tu?»
«Infermieristica.»
Un cameriere apparecchiò anche per Milo velocemente, poi porse un menù e si allontanò quasi correndo.
Milo sorrise ancora. «Speriamo non ci buttino fuori appena finito di mangiare…»
«Se prendiamo i secondi di carne impiegheranno di più a servirci.» replicò Camus, poi spostò il piatto di sushi al centro del tavolo. «Intanto se vuoi possiamo dividerci questo.»
«Grazie.»
Per riconoscenza, Milo prese un pezzo di pesce e lo portò nel proprio piatto. Era di nuovo caduto il silenzio e gli occhi di Camus erano fissi su di lui, perciò decise di proseguire nella conversazione.
«Sai, Aiolia non mi aveva detto se tu fossi un ragazzo o una ragazza.» sorrise, sperando di intrattenerlo. «Quindi è stata una sorpresa per me.»
Camus finalmente accennò un sorriso e sviò lo sguardo, poi si versò dell’acqua nel bicchiere.
«Spero piacevole.»
Milo sorrise ancora, ma stavolta con più malizia. «Non avrei potuto immaginare nulla di meglio.»
Camus sorrise ancora.
Finalmente un cameriere si avvicinò al tavolo, ma in quel momento Milo si rese conto di non aver nemmeno aperto il menù. In fretta lo sfogliò e giunse ai secondi di carne, e mentre ascoltava Camus ordinare lesse velocemente i piatti.
«Per me un cirashi misto e filetto di manzo alla griglia.» disse infine.
Il cameriere portò via il menù e si allontanò.
«Ti piace la cucina giapponese?» chiese Camus.
«Beh, non è la mia preferita, ma essendo greco ho dei gusti un po’ diversi…» rispose Milo.
«Ah, sei greco!» Camus sembrò molto interessato. «Ho abitato in Grecia quando ero piccolo. Viaggiavo molto per via del lavoro di mio padre.»
Milo s’illuminò.
«Dove?» chiese raggiante.
«Atene.» Camus poi alzò le spalle. «Kolonaki… ma tranquillo, non sono uno di quelli con la puzza sotto al naso. E tu?»
Milo ridacchiò.
«Alessandropoli. Ma non sono turco, greco al cento per cento!» Milo imitò l’aria sulle defensive tenuta poco prima da Camus, il quale sorrise. «Però adesso la mia famiglia ha casa a Milos. Beh… ai miei genitori piaceva il posto, come vedi hanno chiamato anche me Milo… ma forse è meglio evitare di parlare di loro. Sono… sopra le righe.»
Camus parve divertito.
«Scusa un attimo.» s’interruppe poi, avvertendo il cellulare vibrare.
Guardò il telefono e vide un messaggio da parte di Aiolia. Probabilmente era curioso in merito all’appuntamento, quindi Milo lo aprì con un vago senso di soddisfazione.
 
Ehi Milo sei già al ristorante? Guarda che ‘sta tizia m’ha scritto che non voleva più incontrarti perché ha capito che sei bisessuale, ma che stronza boh l’ho mandata a fanculo anche da parte tua, scusa non pensavo fosse così. Passa da me se vuoi cenare ci sono anche Marin e mio fratello
 
Milo pensò soltanto “ok”.
Poi alzò gli occhi su Camus.
Ma con chi diamine stava cenando, allora?!
«Tu… tu non sei un amico di Aiolia.» mormorò, sorpreso. L’altro alzò gli occhi di scatto. «Perché Aiolia mi ha appena scritto… che mi hanno dato buca.»
Camus mosse impercettibilmente le labbra, forse per parlare, ma si trattenne.
Milo corrucciò le sopracciglia, sentendosi avvampare. Perfetto, adesso era pure imbarazzato.
«Scusa. Ti sei presentato e…» Camus finalmente parlò. «Non sapevo come dirtelo.»
«Oh.» Milo voleva solo scappare per l’imbarazzo, in quel momento. Chissà cosa aveva pensato quel ragazzo a trovarselo di fronte, tutto pimpante a scherzare sulla “sorpresa”… poi, rifletté tra sé e sé che anche Camus aveva una bella dose di responsabilità, avendo portato avanti il gioco senza far nulla.
«Credo che sia meglio andare via…» commentò, alzandosi.
«Aspetta!» esclamò Camus, allungando un braccio. A giudicare dalle guance un po’ arrossate e lo sguardo luminoso sembrava davvero spiacente. «Mi fa piacere la tua compagnia.»
Milo si fermò un attimo a pensare. Magari capitare in quel ristorante era stato un segno del destino.
«Ας φάμε μαζί κι ας σκεφτούμε το υπόλοιπο αργότερα.» tentò ancora Camus. «Βοήθησέ με να ανανεώσει τις ελληνικές μου.»
Milo non poté fare a meno di sorridere e si sedette, con un sospiro.
«Hai un accento davvero terribile, sai? Ma in qualche modo tenero.»
Camus sorrise.
 
 
PS. Le frasi in greco sono tradotte con google, quindi sicuramente sono sbagliate, ma tanto Camus sta dicendo che deve rinfrescare il suo greco perciò… l’errore ci sta :’D

Inserirò una storia due o tre volte al mese.

 
  
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