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Autore: Jasmine_dreamer    02/12/2016    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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"Rattatà!" gridò Parker.
"Snorlax!" ricambiò Alexia ridendo.
"Ciao Alex!" fece un ragazzo sorridendo.
Alex ricambiò il sorriso e rispose: "Ciao Michael!"
Parker invece lo fulminò con lo sguardo.
"Chi è?" domandò furioso.
"Rilassati!" esclamò Alex allibita.
"Sono rilassato, ma quello chi è?"
"Un amico." disse Alex facendo spallucce.
"Pensavo non avessi amici oltre a Travis."
"Parker, sei mio amico anche tu... sono cambiate alcune cose nell'ultimo periodo."
Quella gelosia le faceva un po' di piacere forse, ma non c'era alcun bisogno di essere geloso di Michael.
Non era geloso di Jamie, che era l'unica persona che ad Alex interessava oltre a Parker, ma mica se lo immaginava che fosse bisex, insomma, lo aveva appena scoperto anche lei.
"Saranno cambiate anche alcune cose, ma non pensavo avessi altri amici visto che non mi hai mai parlato di lui."
"Snorlax.." incalzò Alex: "Non è che sei geloso?"
"Geloso di quel coso?" sì, lo era.
"Vabene, io vado in classe, ciao Parker!"
"Ciao Rattatà."
Alexia entrò in classe per seguire il corso.
"Ciao Alex." disse una voce alle sue spalle.
"Jamie!" 
"Oggi seguirò anche io questo corso di chimica, posso sedermi qui?"
"Sì, certo." rispose Alex imbarazzata.
"Stai bene? Sei un po' rossa." si preoccupò Jamie.
"Sì, ho un po' caldo."
Jamie la guardò stranita: "Alex è dicembre... ed i riscaldamenti son spenti."
"Ho caldo." disse secca.
Jamie fece spallucce, mentre Alexia cominciò a fissarla mentre mordicchiava la penna.
Si era cacciata in un bel guaio, e continuava a pensare a che cosa le avesse detto il cervello.
Non riusciva a capire come fosse possibile che le piacesse una ragazza, insomma... era una ragazza! E a lei erano sempre piaciuti i maschi, ma che cosa le stava succedendo?
Magari era solo una fase passeggera, ma non sembrava, la sua attrazione nei confronti di Jamie era davvero alta, a livello fisico la attraeva come se fosse una calamita tant'è che si ritrovava spesso a fantasticare su loro due assieme. 
Ma se da una parte c'era Jamie, bellissima e raggiante, dall'altra c'era Parker, misterioso, strano ed affascinante.. e vabbhe, anche un po' stupido.
Ma c'era qualcosa di strano in Parker e lo aveva capito la settimana prima, quando lo aveva trovato su quella panchina, ubriaco alle 4 del pomeriggio.
Non lo aveva mai visto così, chissà che cosa gli era capitato, chissà che gli era successo per farlo sbronzare da solo e così presto.
Era preoccupata Alexia, quel comportamento la preoccupava così, quando le lezioni giunsero al termine, andò a casa e, dopo aver mangiato si appostò fuori da casa sua.
Sì, sembrava un po' una stalker, ma non le importava.
Ad un tratto Parker uscì e lei lo seguì.
Arrivarono allo stesso posto della settimana precedente e,dopo che si accese una canna, Parker disse: "Hai finito di seguirmi, Rattatà?"
Così Alexia fu costretta ad uscire allo scoperto.
Si sedette vicino a lui e disse: "Ho il soprannome di un topo e la discrezione di un elefante, lo so."
"Perché mi seguivi?" chiese fermo.
"Voglio capire le basi dei tuoi problemi. C'è qualcosa che non va e volevo aiutarti."
Lui si girò a guardarla: "Non c'è nessun problema, e anche se ci fosse dovresti farti i cazzi tuoi. Io non entro negli affari tuoi, quindi tu sta' fuori dai miei, se avessi voluto aiuto te ne avrei parlato." Poi fece un respiro profondo: "Scusami, lo so che tu vuoi solo aiutarmi, ma è la mia vita, devi starne fuori, hai già i tuoi casini, non devi incartarti coi miei."
"Sì, hai ragione." si alzò: "Da adesso in poi mi farò i cazzi miei, risolviteli da solo i tuoi problemi."
"Alex.." 
Ma lei se ne andò, ignorandolo.
Quando arrivò a casa si sedette sul letto, quando bussarono alla porta della sua stanza.
"Che succede, piccola peste?" chiese Nick.
"Mi piace Parker."
"Ma è un coglione."
"Sì, lo so, ma non è solo questo... mi piace anche Jamie."
"La nuova arrivata?!" domandò stupito.
"Sì... mi piace una ragazza, Nick."
"Non c'è nulla di male, pure se non mi aspettavo fossi mezza lesbica."
"Sì, neanche io." fece Alex: "e in più l'altro giorno ho trovato Parker sbronzo su una panchina alle 4 di pomeriggio, quindi oggi l'ho seguito. Volevo solo aiutarlo, ma quando mi ha vista mi ha trattata davvero da schifo dicendomi che dovevo farmi i cazzi miei perché erano soltanto affari suoi, ci sono rimasta da schifo. Poi si è scusato dicendomi che non devo incartarmi coi suoi problemi e ora ce l'ho a morte con lui."
"Non avercela con lui, magari non si sente pronto a parlare o magari non ha mai avuto amici con cui sfogarsi."
"Ma se è il più popolare della scuola, perennemente circondato da troiette e ragazzi."
"Essere circondato da persone non vuol dire avere amici. Spesso son solo conoscenti... e poi tu mi avevi detto che era molto legato ad un ragazzo, quello che ha avuto quell'incidente l'anno scorso."
"Ryan..." disse Alex in un sospiro: "Fu uno shock per tutti, non solo per lui."
"Alex, ha perso il suo migliore amico, probabilmente l'unica persona di cui si fidasse. Non possiamo biasimarlo."
"Sì, lo so."

"Alexia!" urlò Parker. "Alexia, fermati!"
Poi la afferrò per un braccio.
Lei si girò: "Che diavolo vuoi?"
"Mi dispiace."
"Affari tuoi, non entrerò più nei tuoi problemi dato che sembra tu possa risolverli da solo."
"Rattatà per favore, non volevo ferirti." si scusò Parker.
"Non mi hai ferita, mi hai solo aperto gli occhi."
Poi si divincolò da Parker che la teneva ancora per il braccio ed entrò a scuola.
Quel giorno non aveva ancora visto Jamie, probabilmente era assente, ma ad Alex dispiaceva.
Le sembrava strano passare una giornata senza incrociare gli occhi di Jamie, le sembrava strano passare una giornata senza sentirne la voce.
Andò a sedersi in classe e Matilde le sedette accanto.
Videro Jacqueline che le derideva con un gruppo di ochette come lei.
"Quanto mi sta sul cazzo." esclamò Matilde.
"Sì lo so, pure a me. Ma com'è possibile che in tutti questi anni non ci siamo accorte di che persona avessimo accanto?"
Matilde scosse la testa e rispose: "Non ne ho idea."
"Oh!" strillò Alex: "Hai finito di fissarci?!"
Jacqueline rise: "Ma chi vi caga, porelle!"
"A quanto pare sei tu a cagarle." disse Jamie entrando in classe.
Jacqueline abbassò la testa.
Allora non era assente, ad Alexia le si illuminò il viso non appena la vide.
"Quella sì che è tosta, ora capisco perché ti piace!" affermò Maty.
"Abbassa la voce!" esclamò Alex.
"Scusa." sussurrò.
"Quella dovrebbe smetterla da atteggiarsi da troietta." disse Jamie sedendosi accanto ad Alex.
"Concordo." Rispose Matilde.

Alexia era seduta su una panchina di fronte al lago, guardava fisso davanti a lei, ma non stava guardando niente in realtà, i suoi occhi erano solo fissi nel vuoto più totale.
Il buio e l'oscurità che si stava portando dentro da troppo tempo, non le facevano sentire freddo in quel pomeriggio di dicembre, perché ormai il freddo lo aveva dentro.
Da qualche anno oramai aveva congelato cuore ed emozioni, per non provare più dolore, ma puntualmente insieme a dicembre, iniziava anche la nostalgia.
Era il terzo Natale quello che avrebbe passato senza suo padre, un Natale vuoto e inutile.
Guardò in alto e pensò: "Senza di te che senso ha Natale?"
Ma poi qualcuno la interruppe da questi pensieri, e lei si accorse che stava quasi per piangere.
"Ciao." disse Parker.
Alex lo guardò senza fiatare mentre se ne stava sulla panchina con la sua sigaretta in mano.
"Posso sedermi?" chiese Parker.
Alexia gli fece spazio e annuì.
"Sei qui in silenzio, non mi hai neanche insultato.. che cosa c'è che non va?"
"Nulla." rispose lei.
"Alex.."
Lei lo guardò con li occhi lucidi: "Ma tanto a chi importa?"
"A me importa."
"Beh, diciamo che da quando è morto, sono morta un po' anche io."
Parker annuì: "Sai, quando mia madre se n'è andata per me fu uno shock. Mio padre si ricorda che parlavo a stento, e avevo problemi comportamentali pure a scuola. Poi ho capito: la vita continua, Alex. E star lì a pensare a tutte le cose negative che ci sono capitate e ci capiteranno in futuro, è la nostra rovina, non devi pensare a cosa c'è che non va nella tua vita. Mia sorella è partita, ma io ho lei, e ora anche te, pure se sei una stronza... Ma sei un'amica a cui tengo moltissimo. Tu hai tuo fratello, tua madre, Matilde. Insomma di motivi per essere felice ne hai. E poi sei una bella persona, sono sicuro che tuo padre sarebbe fiero di te."
"Grazie Parker." sorrise.
Lui ricambiò il sorriso.
"Beh, ora vado, ci vediamo lunedì a scuola, ciao." disse lei.
"Ciao Rattatà!"
Mentre camminava, erano le cinque del pomeriggio ed il cielo era già scuro.
Si accesero le luci dei lampioni e quelle delle decorazioni natalizie, che non avevano perso tempo a montare.
Faceva freddo quella sera, ma lei non ci fece caso.
Rimaneva incantata a guardare le luci, i negozi che si preparavano per Natale, i bambini per mano coi propri genitori.
Immobile, nel bel mezzo della piazza principale della sua città, Alexia chiuse gli occhi e si vide da bambina, cappellino e sciarpa, guanti e per mano mamma e papà, mentre camminavano guardando i negozi. Desiderava ogni giocattolo che vedeva suo padre cercava di accontentarla sempre il giorno di Natale, prendendogliene il più possibile, pure se mancava sempre qualcosa.
E Alex sentì il suo viso bagnarsi, ma non erano lacrime questa volta, aprì gli occhi ed era la neve.
Guardò in alto e sorrise a vedere la neve che cadeva, aprì le mani come faceva quando era bambina, lasciando il palmo aperto per vedere la neve che ci si appoggiava fredda.
Poi se le mise in tasca e rimase lì a guardarla cadere e piano piano attaccarsi al suolo, finchè il suono del telefono la riportò coi piedi per terra.
"Dove sei?" domandò Jessica.
"In piazza." rispose Alex.
"Arrivo a prenderti."
Dopo circa 10 minuti arrivò Jessica.
"Che è successo? Hai tutto il trucco sbavato."
"Sono rimasta imbambolata a guardare la neve, con la testa rivolta verso l'alto." Mentì.
Che poi non era propriamente mentire, imbambolata a guardare la neve ci era rimasta davvero, anche se non era questo il motivo di quel trucco colato, ma di sicuro aveva collaborato. 
Ma Jessica in fondo se lo sentiva che non era così, lo vedeva dai suoi occhi rossi che aveva pianto, e a dicembre succedeva sempre. La figlia si sentiva sola, le mancava suo padre e ne sentiva il bisogno.
"Stasera ho invitato zia Nicole e zio Oliver." le disse.
"Sì." rispose Alex continuando a guardare fuori dal finestrino, persa nei suoi pensieri, con tono distratto.
Era stato proprio carino Parker quel pomeriggio, ma lei non riusciva a togliersi dalla testa la sua immagine incazzata e ubriaca su quella panchina, quando lo aveva trovato lì a bere alle quattro del pomeriggio.
Arrivarono a casa, Nicole e Oliver erano già lì, Christian e Nick a giocare alla play nella camera da letto del fratello.
"Ciao Chris."
"Ciao Alex."
"Piccola peste e  a me non saluti?" fece Nick, fingendo di essersi indispettito, ma quando alzò lo sguardo sua sorella era già sparita.
"Scusa." disse rivolto verso Christian.
Poi si diresse verso la stanza di sua sorella e bussò alla porta.
"Avanti." disse Alex con la voce spezzata.
Seduta sul letto con la testa bassa, gli occhi tristi.
"Eh sì..." disse Nick sedendosi sul letto: "è proprio dicembre."
La abbracciò e lei scoppiò a piangere: "Mi manca così tanto."
"Sì anche a me." disse lui asciugandosi una lacrima.
   
 
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