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Autore: _MorgenStern    03/12/2016    0 recensioni
La Metropoli non li ama, la Periferia non è abbastanza.
La legge non è giusta, i sentimenti non seguono ragione.
Scappare è estenuante, vivere è una sfida.
Non conoscono la libertà, ma possono crearla.
-
[Droid!Shiro/Keith]
-
{ Una CyberPunk!AU di Voltron che aggiorna. Ogni tanto.
Rating soggetto a modifiche.
Ispirata principalmente alle canzoni di Scandroid. }
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I hold on to the notion 
that I just wasn't born to die
buried beneath the motion of life
I never stopped to question why
 


Keith è sicuro di non aver mai visto più di metà delle cose che Pidge ha applicato al droide: fino ai cavi di collegamento digitale e ai pad di rilevamento delle funzioni meccaniche e fisiche tutto ok, ma le due placche rettangolari ai lati di Shiro proprio non se le spiega.
Fare domande è fuori discussione, considerati l’impegno e l’ansia sul volto dell’amico, e stare in silenzio non sembra una pessima idea.
Non finché non alza nuovamente lo sguardo, incrociando quello dell’HR1800 per un secondo, e nota la determinazione con cui Hunk sta tenendo sotto tiro il droide con uno degli enormi taser che hanno sistemato la settimana scorsa. Quei cosi potrebbero friggere un cavallo in tre secondi e Hunk non si è mai avvicinato troppo a loro: vedere Lance minacciato ha davvero svegliato un Hunk che Keith non si sarebbe mai aspettato.
Vorrebbe dirgli di posare quella cosa – che tra l’altro dovrebbe essere ancora difettosa, se Pidge non l’ha sistemata! –, vorrebbe dirgli che non c’è nulla da temere, che Shiro non vuole fare del male a nessuno e che deve spiegargli un sacco di cose, ma si rende benissimo conto da solo di quanto suonerebbero strane parole del genere.
Soprattutto dette da lui, da qualcuno a cui la Metropoli e i suoi droidi hanno portato via tutto…

“Quindi. Shiro, eh?” gli occhi di Pidge si prendono una pausa dal navigare incessantemente sui display per lanciare uno sguardo sospettoso al robot.
“Cosa ci facevi nel vecchio deposito C3? Non sei stato schedato e non appartieni di sicuro a nessuno Periferico…”

L’attenzione negli occhi grigi è più che chiara, sembra quasi che il droide sia nato per prendere ordini ed eseguire richieste, ma il tono di voce tradisce stanchezza. E sofferenza.
“Io…non lo so. Non ne ho idea. Mi spiace.”

“Sa fare altro oltre a scusarsi?” Lance, invece, non è stanco per niente e l’astio nel suo tono potrebbe potenzialmente fare più male del taser.
“Tipo disattivarsi e farsi smontare? Perché diavolo stiamo perdendo tutto questo tempo?”

“Perché, se non fosse ancora chiaro, non riesco a entrare, Lance” è un sibilo, e quando Pidge sibila qualcosa vuol dire che qualcuno si è spinto troppo in là.

La situazione sta degenerando.
E Keith non ha la minima idea di cosa fare.
Nessuno ha idea di cosa fare.

“…non riesci a trovare nulla nemmeno da qui?” già solo sentire di nuovo la voce di Shiro senza che nessuno l’abbia interpellato è strano, ma tutta questa volontà di farsi crackare lascia più che stupefatti tutti gli umani nella stanza. Soprattutto perché il droide si volta, le mani bene in vista per rassicurare Hunk, e allarga il silicone sulla nuca, esponendo una porta di collegamento ancora non occupata da un cavo.
L’espressione di Pidge è molto indicativa della confusione e della sorpresa di tutti, ma non perde nemmeno un secondo e rimuove uno dei cavi nei gomiti per inserirlo sulla nuca di Shiro, tornando a digitare immediatamente dopo e, per un momento, Keith viene rapito dal bagliore violaceo che corre lungo la spina dorsale del robot, attenuata dal silicone.
Ora non sembra poi tanto umano.

“Oh, adesso va megl-” il lieve sollievo di Pidge viene smorzato brutalmente dall’aprirsi di una comunicazione video proiettata dal pad sulla parete più vicina, perfettamente visibile e nitida nonostante le luci accese della stanza.

“Se state guardando questa registrazione” il sorriso della ragazza che sta parlando è caldo, amichevole, quasi rassicurante, e cozza terribilmente con la sottile e ben poco celata minaccia delle parole che pronuncia “avete qualcosa che non è vostro e che sto venendo a riprendermi. So dove siete. A tra poco!”

Il silenzio che riempie la stanza è lungo, soffocante, mentre i quattro cervelli processano quello che hanno appena sentito.

Ed esplode nel modo peggiore di tutti.

“Gli ha detto dove siamo!” il taser è a un centimetro dalla faccia di Shiro, Hunk è più che pronto ad ucciderlo e Lance non lo fermerà sicuramente.

“Era una trappola e ci uccideranno tutti! Keith, che cazzo hai fatto?!”

“Io non-…non sapevo cosa fosse registrato, mi dispiace-…” nessuno sta ascoltando Shiro, a parte probabilmente una piccola parte di Keith e Pidge, che hanno ben altro a cui pensare.
“Non so nemmeno chi sia-…”

“Secondo te l’ho fatto apposta, eh? Per farvi uccidere e morire con voi? Ma sei idiota?” Lance lo ha provocato e Keith non ha mai saputo gestire bene la tensione.

“Non ho registrato attività di localizzazione, come diamine è possibile che io non riesca a registrare niente da questo coso?!” Pidge non è più esasperato, è ormai sull’orlo di un crollo psicologico.

Nessuno sta ascoltando nessuno, ci sono solo urla e accuse, minacce e scuse ignorate, e questo rende ancora più facile farsi sfuggire gli avvertimenti dei sistemi di sicurezza, finché non si accende il mai utilizzato lampeggiante rosso rubato a una vecchia Pattuglia.
Tutti smettono improvvisamente di gridare.
Tutti alzano lo sguardo verso la luce intermittente fissata al soffitto.
Qualcuno sta entrando.

“Hunk, prendi quel coso e vieni con me!” staccato uno dei fucili a laser dal muro, Lance è praticamente già accanto alla porta della sala, e l’amico non ci mette molto a raggiungerlo – non prima di aver fissato con odio il droide.

Il ronzio del puntamento di tutte le armi fisse della base accompagna lo sguardo teso di Pidge verso la porta, l’indice pronto a premere il pulsante di fuoco generale sul pad che ha ancora ben stretto in mano.

Keith non sa bene cosa fare. Prende il pugnale e si mette sulla difensiva, certo, Shiro sott’occhio, ma ha come la sensazione che la loro resistenza non durerà molto. Non hanno mai effettivamente combattuto contro nessuno, si sono sempre limitati a nascondersi e scappare, e farlo per la prima volta contro qualcuno che li può localizzare mezz’ora dopo aver trovato il droide…è terribilmente sconfortante. E non promette nulla di buono.

Non promette nulla di buono nemmeno la normalità con cui si apre la porta d’entrata. Nessuna esplosione, nessun boato, nessuna lotta. Semplicemente si apre come se Pidge l’avesse attivata con i comandi remoti,
cosa che, dopo una veloce occhiata, Keith è più che certo non abbia fatto. Lo sconcerto che deforma l’espressione dell’amico dà benissimo voce alla sua confusione nel vedere le sue misure di sicurezza fallire tanto clamorosamente, subito dopo che le sue qualità di hacker sono state sconfitte senza pietà e senza spiegazione.

La tenue luce che arriva fino all’entrata illumina il volto di una ragazza, della stessa ragazza del video. Senza armi, sorridente e, a guardarla meglio, pure straniera. Keith non ha mai visto nessuno con dei capelli tanto bianchi, delle orecchie a punta e dei movimenti così aggraziati, per non parlare dei tatuaggi luminosi agli angoli degli occhi, sulla pelle scura del volto, e la tuta rinforzata che rendono il tutto ancora meno comprensibile. Non viene dalla Periferia e nemmeno dalla Metropoli, e-…

“Eccovi qui” non c’è nemmeno un velo di minaccia nella voce dell’intrusa, né nel suo atteggiamento rilassato “Sapete benissimo cosa voglio e io non intendo uccidervi, non se mi ridarete l’HR senza fare mosse azzardate.”

Nessuno dei ragazzi muove un muscolo, nessuno di loro emette un suono.
Keith deglutisce, lanciando al droide appena citato uno sguardo: non sembra riconoscere la persona che è entrata nella base e se ne sta semplicemente al suo posto, le palpebre che battono ogni tanto.
Non ha paura, non ha di certo motivi per preoccuparsi della sua vita.
Nemmeno la vuole.

“…andiamo, ragazzi. Non sono armata” i palmi delle mani ben sollevati e rivolti davanti a sé, l’estranea muove qualche passo verso la sala principale, verso Pidge e Keith. E Shiro.
“Non sapete nemmeno come usarlo. Me lo riprendo e va tutto bene, non vi disturberemo mai più”

“…perché dovremmo crederti?” ovviamente è Lance il primo a parlare. Keith vorrebbe strozzarlo, ma la domanda che ha posto è lecita, e pare che non abbia nessuna voglia al mondo di mettere giù il fucile, puntato precisamente alla tempia della donna.

Il suo sorriso non si rimpicciolisce, anzi: se possibile si allarga un altro po’ e la ragazza dai capelli bianchi si china appena verso di lui, gli occhi ancora fissi verso la sala e che degnano Lance solo di un’occhiata tranquilla.
“A chi altro dovreste credere?”







 

 

{ Welcome back! E' stata un'attesa lunghetta e i prossimi capitoli prospettano casini. Stay tuned, prometto di aggiornare settimanalmente (ci provo...)!

Chapter Lyrics: Scandroid - Salvation Code }
  
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