Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    06/12/2016    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annabel e James camminarono intorno al perimetro del lago una volta congelato, mano nella mano.

 

"Quale mese pensi che sia?" chiese James, rompendo il silenzio.

 

Annabel fece una pausa e gettò uno sguardo intorno, pensando. Alla fine replicò,

 

"Direi la fine di marzo, mio caro. Forse persino aprile. Ieri ho individuato una coppia di oche, come anche formicai; anche la linfa ha cominciato a emergere."

 

James annuì piacevolmente. "Non ho dimenticato la nostra discussione sul grano che cresce. E' un tentativo un po' rischioso, ma ne parlerò con Nathaniel. Mi aiuterà a ripulire un tratto di bosco."

 

"Sarebbe meraviglioso," replicò Annabel, "ma tieni presente che molto probabilmente Nathaniel e Cora ci lasceranno presto, in cerca di terra."

 

"Mi ero dimenticato," disse James con un lamento e una scrollata della sua testa bionda. "Anche se devono ancora decidere in quale direzione andare."

 

"Veramente non l'hanno deciso?"

 

"No. Cora sta dimostrando di essere un po' problematica a tal riguardo. Alla fine forse staranno vicino a Uncas ed Alice; e la nostra intrepida Alice non vuole dirigersi verso un qualche lontano ovest, guerra o non guerra."

 

Annabel si appoggiò in modo riservato. "Non dimentichiamo che è il luogo verso cui Chingachgook si metterà in viaggio, all'inizio dell'estate. Attraverserà i Monti Appalachi; e ho la sensazione che Alice non desideri... diciamo, disturbare l'uomo."

 

James rise sotto i baffi. "Sì, non penso che Alice si senta ancora a suo agio con lui. Ciò che ho sentito dire per caso è che lui era sempre stato molto severo con Alice e che praticamente l' ha fatta scappare dall'accampamento, quando era andata a trovare Uncas l'anno precedente - povera, coraggiosa Alice!"

 

Annabel rise musicalmente mentre ricordava il pandemonio di quel giorno. Dopo pochi istanti, diventò seria.

 

"Ma Chingachgook ha fatto dei grandi sforzi, direi, per rettificare la cosa. Uncas è completamente cotto di Alice, e sono certa che suo padre comprenda che non sarebbe prudente sembrare meno affezionato alla nostra ragazza."

 

James fece spallucce. "E' molto gentile con lei. Ti ricordi l'altro giorno, quando stavano camminando insieme e hanno parlato un bel po'? Alice è una ragazza dolce e le persone sono attratte da lei, come le api lo sono dal miele."

 

Annabel improvvisamente si fermò e fece scorrere un dito pallido, sottile sulla corteccia di uno dei pioppi che circondavano il lago. Guardò quasi timidamente suo marito, aprì la bocca per parlare, poi si fermò scuotendo la testa.

 

"Che c'è, bella moglie?" James fece un sorriso sbilenco. "Hai qualcosa da dire al tuo povero marito? Sputa il rospo, ragazza."

 

Annabel guardò in basso, verso i piedi e rimuginò per un po', muta.

 

James chinò la testa in atteggiamento ipotetico. "Capisco..."

 

"Davvero?" Annabel alzò lo sguardo, spaventata.

 

"Sì," James fece uno sguardo ferito, triste. "Mi stai lasciando per Gregory Newsom."

 

Annabel colpì suo marito sul braccio, sembrando di cattivo umore.

 

"E' vero, " continuò James mentre Annabel strofinava il suo braccio. "L'uomo ha finestre di vetro e quei noiosi libri che a te piacciono tanto. Ammettilo."

 

"James Stewart! Non è un comportamento da gentiluomo parlare così. Il pover'uomo ha perso sua moglie solo 2 mesi fa."

 

"... e tutta quella terra, le sue preghiere e le sue maniere untuose."

 

Annabel scosse la testa, chiedendosi per la millesima volta dove volesse arrivare James con questi scherzi e idee stupide.

 

"Intendi dirmi che..." chiese James supplichevole, con le mani piegate in atteggiamento di supplica, "che non mi lascerai solo per diventare la moglie di quel predicatore?"

 

Sua moglie sospirò e girò gli occhi. "No, James. Se il mio dirlo ti farà sentire più a tuo agio, non ti lascerò. Mai, nemmeno per un singolo giorno."

 

"Evviva!" esclamò James allegramente, poi si piegò in due, in un impeto di risatine. Annabel aspettava che finisse.

 

James si alzò dritto in piedi, asciugandosi gli occhi. "Io...io mi faccio ridere da solo. L'idea di te e lui. Ti farebbe annoiare a morte."

 

"Se hai finito del tutto di divertirti a mie spese, in effetti c'è qualcosa che devo dirti."

 

James avvolse in modo tonificante un lungo braccio intorno alle spalle di sua moglie, poi la condusse verso un tronco.

 

"Siediti," le ordinò gentilmente, "ma non per molto tempo, eh? Odio stare seduto in silenzio, come se stessi in chiesa." Si sedette in attesa, con la faccia illuminata dall'interesse e da tracce di risata.

 

Annabel posò il palmo della mano su quella di suo marito e sembrava cercare dentro di sé le parole.

 

"Da dove dovrei cominciare, caro..."

 

"Dall' inizio," replicò James in tono incoraggiante, dandole un piccolo bacio sul naso e sorridendole gentilmente.

 

Annabel si schiarì la gola. "Sono andata a fare visita a Megan pochi giorni fa, quando tu eri fuori nei campi con Uncas e Nathaniel. Ho trascorso la mattinata con lei."

 

James annuì, ma si chiedeva quale fosse esattamente il punto della conversazione. I suoi pensieri cominciarono a vagare. A lui piaceva Margaret Lancaster, ma preferiva di più parlare senza sosta con Robert e bere alcolici con lui, fino a cadere stecchiti. L'ultima volta che Robert era tornato a casa ubriaco a mani vuote, senza essere andato né a caccia né a pesca, Meg aveva inseguito suo marito intorno alla fattoria con un manico di scopa; poi gliele aveva date di santa ragione.

 

James sorrise per il tenero ricordo, ripensando alle suppliche e alle risate di Robert.

 

"Mi stai ascoltando?" chiese Annabel, incrociando le braccia sul petto, sembrando scontenta.

 

"Ma certamente, mio gioiellino, tesoro, mia bella moglie!" disse James brillantemente. "Stavi dicendo che... ehm...Qualcosa che riguardava Meg, e penso di aver sentito qualcosa su Nathaniel."

 

Gli occhi di Annabel si strinsero, "Tu veramente mi sorprendi, James. Successivamente ho detto che sono stata un po' male e che Meg è riuscita a stabilire la fonte del mio malessere."

 

James sembrava preoccupato. Si sporse in avanti e abbracciò stretto sua moglie, spaventato.

 

"Che cos'è, mio amore?" chiese lui. "Devo andare di nuovo a prendere il dottor Braddock? Stai bene?"

 

"Più che bene," replicò Annabel con una voce smorzata, svicolandosi dallo stretto abbraccio di James. "Meglio più che mai. James..."

 

Annabel guardò suo marito, con i suoi occhi splendenti.

 

"Dio ha risposto alle mie preghiere di ogni notte. James, stiamo per avere un bambino."

 

James si appoggiò all'indietro, esterrefatto. "Un cosa?"

 

"Un bambino, James! Un bambino tutto nostro. Meg crede che nascerà in agosto."

 

"Un bambino," disse James delicatamente. "Un bambino piccolo."

 

Annabel annuì, la sua faccia illuminata dal sorriso più accecante e radioso che James avesse mai visto sul grazioso volto di sua moglie. 

 

James balzò sui propri piedi con un urlo estasiante, lanciando il cappello in aria, cosa che di solito faceva quando era sopraffatto dalla felicità. Anche Annabel rise e si alzò, gettando le braccia intorno a suo marito. James la sollevò in aria e la fece girare, ricoprendola di baci sulla faccia.

 

James si fermò, si allontanò da Annabel, cercando la sua faccia e sembrando al di là delle parole. Si guardarono l'un l'altra per lunghi istanti prima di abbracciarsi, questa volta delicatamente. James posò una mano sulla parte posteriore della sua testa e sospirò.

 

"Vieni," mormorò James, "diciamolo alle ragazze."

 

Annabel annuì e sorrise. Afferrandogli la mano, corsero su per il sentiero baciato dalla rugiada, diretti verso il loro casolare, ridendo, mentre uno stormo di oche volava in alto e il vento sferzava i capelli di Annabel intorno a loro.

 

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"Un bambino!" urlò Cora con un'animazione e un'eccitazione che non erano proprio da lei.

 

Cora e suo marito sorrisero entrambi; Nathaniel cominciò a stringere con forza la mano di James e lo colpì sulla schiena per fargli le congratulazioni.

 

I coniugi Poe erano seduti al tavolo di legno nel casolare, immersi in una discussione, quando gli Stewart arrivarono. Annabel si mise a sedere con calma, ma sorridente. Poi cominciò a chiedere cortesemente di Chingachgook e dello stato di cose nell'accampamento, ora che i Lenape stavano cambiando di nuovo i loro terreni di caccia, dato che la primavera era arrivata. Nathaniel era nel bel mezzo del rispondere che l'accampamento si sarebbe trasferito presto molto più vicino all'insediamento, quando James aveva cominciato a gridare del bambino.  

 

"James..." Annabel si lamentò, arrossendo. Lui ignorò sua moglie.

 

"Sentite tutti? Sto per diventare un papà!" Sfrecciò eccitato per la stanza, tirando fuori la sua bottiglia di whisky dal ripostiglio, in un piccolo baule.

 

"Questo è solo per le occasioni speciali," si entusiasmò, aprendola e facendo un sorso.

 

Annabel girò gli occhi. "Due giorni fa non era qualcosa di speciale il fatto che tu e Robert andavate gironzolando ubriachi, dando spettacolo."

 

"Robert Lancaster cadde nel fiume," spiegò Cora a suo marito, ridacchiando. "E... e poi James pensò che sarebbe stato divertente lasciarlo lì a nuotare per un po'."

 

Annabel scosse la testa in un frustrato raccoglimento. "Le urla dell'uomo mi portarono dal casolare al fiume. Affermo che l'intera Valley debba aver sentito le sue bestemmie. Nel frattempo, mio marito, dimostrando il calibro di amico che è e la profondità del suo cameratismo, lo stava colpendo con le ghiande dalla riva del fiume."

 

"Sì," disse James in tenero ricordo. "Ho dovuto ripescarlo fradicio come una trota e lasciarlo a casa sua." 

 

Cora andò a controllare l'andamento del pasto serale, e girò lo stufato prima di richiamare gli altri. "Amici, sono fuori di me dalla felicità. Un bambino è una tale benedizione, davvero."

 

"Sono assolutamente d'accordo, signora Poe," sogghignò James mentre stava passando la bottiglia a Nathaniel. "A pensare che alla fine dell'estate avrò un piccolo principe o una principessina che accompagnerà la mia piccola regina."

 

Annabel sogghignò felicemente.

 

"Cora, lo stufato che stai preparando sembra molto invitante," mormorò Annabel dopo qualche istante e Nathaniel annuì piacevolmente.

 

James si alzò e gettò sbadatamente la bottiglia nel cesto di Alice, accanto al letto.

 

"James -  Quel cesto appartiene ad Alice. Per piacere, togli cortesemente da lì la tua bottiglia di alcool e mettila al suo posto, grazie." Annabel disse ciò severamente, ma James fece semplicemente spallucce.

 

"Non le dispiacerà."

 

"A me dispiace," replicò Annabel, aggrottando leggermente le ciglia.

 

Cora si mise a sedere e improvvisamente si intromise. "Dov' è andata mia sorella, a proposito? Sono ore che non la vedo."

 

"Sta con Uncas, Cora. Starà bene," replicò Nathaniel.

 

Cora tacque, sentendosi a disagio. Aveva completa fiducia in Uncas, ma pensava che non fosse appropriato per la giovane coppia trascorrere così tanto tempo insieme, senza sorveglianza.

 

"James e io costruiremo una culla per il bambino nei prossimi mesi," Nathaniel rivolse questa frase ad Annabel, "e per qualsiasi altra cosa pensi di avere bisogno, non esitare a chiedere, Annabel."

 

Annabel sorrise brillantemente, poi la sua espressione cambiò per la confusione. "Ma supponevo che voi ci avreste lasciati presto per stabilirvi verso ovest."

 

Nathaniel e Cora si scambiarono silenziosamente degli sguardi, prima che Nathaniel replicasse.

 

"Ci abbiamo pensato su un bel po'. A cos'è importante per noi e a cosa ci porterà il futuro. Cora e io abbiamo deciso di restare a est. Cercheremo la terra qui e costruiremo la nostra casa. La mia sensazione è che Alice sia a posto. Guerra o non guerra, vogliamo stare insieme, suppongo."

 

James li illuminò con la sua espressione esultante e Annabel sembrava sopraffatta dalla gioia.

 

"Amici miei," mormorò Annabel, "mi avete dato la notizia più bella che io abbia ricevuto da molto tempo, oltre a quella del bambino. Mio marito e io rispettiamo molto il vostro pensiero di stabilirvi nella valle dell' Ohio  e ne approviamo la solidità, ma la vita non è mai una promessa e si dovrebbe dare più premura ai propri cari, stando loro vicino.

 

Tutti erano d'accordo su questa affermazione e furono interrotti da un forte bussare alla porta.

 

Cora credeva che fosse sua sorella e corse rapidamente verso la porta, aprendola con prontezza.

 

"Oh! Stephen, mio caro, pensavo che fosse Alice. Prego, entra..." Cora si sentì leggermente delusa che il nuovo venuto non fosse la sua sorella minore smarrita.

 

Stephen Mason entrò nella sua solita maniera, con gli occhi sorridenti, fischiettando e roteando il suo vecchio, logoro cappello. Sorrise a tutti e fece un piccolo inchino.

 

"Stephen, c'è il nostro uomo!" urlò James e invitò il ragazzo a sedersi.

 

"Certamente, signor Stewart, ma -"

 

"Nulla di tutto ciò. Il signor Stewart era mio padre. Da adesso, sai di chiamarmi James."

 

"Va bene, allora. Siamo d'accordo. Ma dove posso sedermi?"

 

Nathaniel e James si alzarono in piedi e immediatamente cominciarono a cercare qualcosa che fungesse da sedia. Alla fine James afferrò il baule di Annabel e lo mise in posizione verticale, di lato, accanto al posto di sua moglie.

 

"Tu prendi la sedia, ragazzo, e io mi siedo qui, vicino alla mia bella ragazza."

 

Dopo che tutti si erano sistemati, Annabel chiese, "Spero che tu rimarrai per cena, vero ragazzo?"

 

Stephen annuì e sorrise felicemente, sentendo il dolce profumo dello stufato di manzo. Si guardò intorno.

 

"Dov’è Alice? Uncas?"

 

"Fuori, a gironzolare per tutta la Valley, da qualche parte," replicò James disinvolto, mentre le donne tirarono fuori le scodelle e i boccali e cominciarono a servire i commensali. Era anche incluso il pane che Annabel aveva sfornato prima. James prese un enorme boccone di stufato di manzo e patate e parlò rumorosamente, con la bocca aperta.

 

"Ah, che bello essere giovani e innamorati!"

 

Annabel sembrava pronta a fargli una ramanzina sulle sue atroci maniere a tavola ma si fermò, troppo contenta per tormentare suo marito. Intrecciando le proprie dita con quelle di lui, si sorrisero a vicenda.

 

Nathaniel cominciò a dare una spiegazione frettolosa agli abitanti del casolare; lui aveva dovuto aiutare a fare i preparativi per trasferire l'accampamento e spostarsi con loro verso la Valley, un processo che potrebbe richiedere all'incirca una settimana.

 

La testa di Stephen si alzò velocemente, poiché i suoi pensieri furono trasportati verso la deliziosa ragazza Delaware che aveva incontrato mesi prima.

 

"Credo di poter venire e darvi una mano," disse Stephen in quello che sperava essere un tono di voce indifferente.

 

James gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere, piegandosi in due. Le donne sembravano divertite, ma lottarono per nasconderlo. Nathaniel sembrava impassibile, ma perplesso.

 

"Tu lo fai, ragazzo," disse James, ansimante per la sua allegria finita. "Ritorna da noi trafitto da 50 frecce, sufficienti per rifornire la nostra catasta di legna. O meglio ancora, ricopriti di catrame e piume come un pollo, quando andrai... Bene, dal momento che hai tutta questa fretta di sacrificarti a loro."

 

"J.. James.." ansimava Annabel con una risata trattenuta e Cora dondolò sul suo posto, essendo scoppiata in risatine mentre si immaginava la scena; un pollo sacrificale con capelli rosso fuoco su un altare.

 

Stephen ridacchiò con loro e fece spallucce, essendo un tipo che non si offendeva mai. La risata si smorzò dopo pochi minuti.

 

"Perché?" parlò Nathaniel, guardando acutamente il ragazzo. Stephen era stato dannatamente fortunato l'ultima volta che era entrato disinvolto nell'accampamento, nel senso che gli abitanti non avevano reagito in modo agitato. 

 

"Non c'è una ragione, Nathaniel. Credo solo che potrei aiutarti molto."

 

"Abbiamo molti uomini validi e robusti che possono farlo."

 

"Lo so ma potrei... Non so... Trasportare delle cose per te. Era solo un'idea."

 

Nathaniel non sembrava molto convinto, ma lasciò stare la cosa; suo padre aveva ragione su Stephen Mason. Era un ragazzo estremamente particolare, ma non si poteva negare che avesse spirito.

 

 

Alice si rinfrescò i piedi nudi nell'acqua corrente del fiume, arrossendo quando percepì Uncas guardarla intensamente. Voltandosi leggermente verso la sinistra, lo deliziò con un sorriso esitante.

 

"Come sta tuo padre?" chiese Alice, mettendosi una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.

 

"Sta bene," replicò Uncas, mentre ancora la scrutava. "Sta facendo i preparativi per spostarsi a ovest presto."

 

"Quando?" chiese Alice, cambiando espressione. Lei si sentiva ancora leggermente a disagio al pensiero del vecchio patriarca Mohicano. Forse Chingachgook ce l'aveva con lei e sentiva che Alice aveva intrappolato suo figlio a restare a est.

 

"Presto," fu la replica solitaria di Uncas, stringendole la mano. Le loro labbra si incontrarono e Alice sospirò interiormente per la vertiginosa, piacevole sensazione che davano questi incontri intimi. Appoggiandosi all'indietro, Alice guardò Uncas senza fiato. Lo sguardo di lui era inflessibile.

 

Da quando si era riconciliata nel tardo inverno, la giovane coppia aveva cercato di trascorrere insieme quanto più tempo possibile, ma ancora entro limiti ragionevoli. Alice continuava a lavorare nella fattoria accanto a James, e Uncas trascorreva molto tempo con suo padre all'accampamento.

 

Uncas aveva lo sguardo intenso, irremovibile di suo padre, ma infuso di calore. Alice si sentiva timida e nervosa in molte occasioni, in cui si trovava ad affrontare lo sguardo silenzioso e indagatore di Uncas. Era una sensazione completamente sconosciuta per lei, prima del suo arrivo nelle colonie. Alice sentiva tremare le proprie interiora e riempirsi di calore liquido al più semplice tocco della mano di Uncas, e tutti i pensieri le volavano via dalla testa.

 

Alice ricordò con una chiarezza imbarazzante, pochi giorni prima, dietro la casa degli Stewart, accanto al pascolo delle mucche, quando Uncas si era chinato a baciarla con una tale intensità e passione che Alice aveva sentito il suo cuore batterle follemente. Non riusciva a ricordare dove fosse o che cosa stesse veramente succedendo; e la cosa più strana di tutte, è che lei non riusciva a respirare. La sola cosa che riusciva ad ascoltare era il cuore che le martellava la testa. Dopo aver interrotto il bacio, Uncas aveva poggiato la propria fronte su quella di lei e i suoi occhi ardevano con una domanda... Alice era troppo agitata e scomposta per valutare veramente la situazione in tal caso.

 

Alice ricordò con leggero disgusto come Jeremy le sbavava tutta la faccia e come lui si arrabbiava quando Alice esprimeva il suo malcontento. Tutto sommato, era stato l'inizio della fine per Alice e Jeremy Forsythe.  A questo punto, lei aveva cominciato a capire che non avrebbe mai trovato la felicità con Jeremy.

 

"Va tutto bene?" chiese Uncas, sembrando preoccupato.

 

 

"Sì," Alice batté gli occhi rapidamente per scacciare i ricordi spiacevoli. "I miei pensieri mi hanno portata a Londra per un momento. Va tutto bene, Uncas."

 

"A cosa stavi pensando?" perseverò Uncas, togliendole una piccola foglia dai capelli.

 

Alice lo guardò rapidamente. Cora le aveva accennato che Nathaniel gli aveva parlato del suo fidanzamento rotto con Jeremy, ma Uncas sembrò rispettare la privacy di Alice e non affrontò l'argomento con lei. Alice si chiese in breve se questa fosse una caratteristica interamente tipica della gente delle colonie, Rossi e Bianchi, poiché quasi tutti quelli che aveva incontrato qui erano incredibilmente discreti e riservati. Praticamente avevano la bocca cucita.

 

"Beh..." disse Alice esitante, alzando lo sguardo al cielo, verso bianche distese di nuvole contro il blu splendente di un giorno di primavera. "Stavo ricordando qualcosa che vorrei poter dimenticare."

 

Uncas fece scorrere un pollice incallito sulle nocche di Alice e non disse niente, ma i suoi magnifici occhi scuri, a mandorla la spinsero a proseguire.

 

"Uncas. So che tu sai che io ero fidanzata con un altro uomo a Londra," Alice disse tutto questo molto velocemente, come se fosse felice di esprimere tutto ciò, "e ti ringrazio per non avermi fatto domande o infastidita."

 

Uncas si sedette, appoggiandosi con la schiena e la guardò, pensieroso. "Parlami di lui."

 

Alice si sentì tesa. Si sentiva sempre così, quando la conversazione andava a finire sull'uomo in questione.

 

"Si chiamava Jeremy Forsythe. Lo conoscevo sin dall'infanzia. Giocavamo in giardino quando eravamo piccoli. Durante la nostra adolescenza, lui si prese una cottarella per me e papà era felice. Come puoi già immaginare, proveniva da una famiglia con una grande quantità di denaro. Non ti annoierò con i grovigli sociali della ricchezza a Londra, ma quando venne fuori il discorso del matrimonio, io ero piuttosto giovane e non ebbi preoccupazione, con mio padre che organizzò la cosa."

 

Uncas annuì, inespressivo.

 

Alice cominciò a parlare più animatamente. "Non era l'uomo che pensavo che fosse. Fece delle avances sconvenienti e il suo linguaggio, ci avevo fatto caso, era molto osceno. Un giorno..." Alice fece una pausa, poiché questa era la parte difficile.

 

"Che cos'è successo?" chiese Uncas, i suoi occhi si strinsero.

 

Alice si schiarì la gola.

 

"Un giorno mi seguì nella biblioteca nella casa della mia famiglia e si comportò in un modo molto indecoroso, disdicevole. Si arrabbiò quando io lo rifiutai ed espressi il mio disgusto. Poi lo picchiai."

 

Alice stese la mano. "Così."

 

Alice scosse la testa, ripensando all'espressione sconvolta sulla faccia del suo amico d'infanzia.

 

Alice continuò. "Devo dire che tu non mi avresti riconosciuta, Uncas, se avessi visto com'ero diventata furibonda. Gli ho urlato che stavo chiudendo il nostro fidanzamento, che non era più il benvenuto nella casa di mio padre, che... che avrei disonorato il mio nome piuttosto che sposarlo." 

 

Uncas comprese le parole e le strinse la mano, con gli occhi che la cercavano. "Lui non l'ha presa bene, vero?"

 

Alice si lasciò scappare una risatina soffocata per la minimizzazione della cosa. "No, direi proprio di no. Cominciò a dirmi delle parole talmente crudeli; che la sua famiglia aveva avuto ragione per tutto il tempo, che poteva cercare molto di meglio della secondogenita di uno Scozzese di umili natali, una famiglia senza alcuna importanza. Disse altre cose... se ne andò," Alice concluse il racconto cupamente, raccogliendo un ciottolo e gettandolo nel fiume, guardandolo affondare.

 

Alice tirò la manica dell'abito sciupato che tutte e tre le donne mettevano e si guardò intorno. Le mani ancora le facevano male per il pesante compito di fare il bucato per gli abitanti del casolare, di inchiodare la staccionata continuamente spezzata in posizione. Ma Alice non poteva immaginare di ritornare alla sua vecchia vita.

 

Improvvisamente Alice avvolse le braccia intorno a Uncas, sospirando beatamente quando lui la strinse forte a sé.

 

"Sono felice qui, Uncas," disse Alice contro il blu scuro della sua camicia di calicò, mentre lui le accarezzava i capelli. "Non scambierei la vita nella corte del Re o di qualsiasi corte in Europa con la felicità che ho trovato qui... malgrado la perdita di mio padre e della mia vecchia vita."

 

Alice tirò fuori i piedi nudi dall'acqua, li nascose in basso e sorrise a Uncas. 

 

"So che saremo felici insieme, specialmente quando avremo una casa tutta nostra con i nostri amici e la nostra famiglia accanto."

 

Alice si chinò per baciarlo, quando Uncas improvvisamente si alzò in piedi e tirò fuori la sua accetta con una velocità sorprendente. La sua postura diceva che desiderava avere la carabina a portata di mano.

 

Alice si alzò velocemente e registrò, con una certa sorpresa, l'improvvisa comparsa della moglie di uno degli agricoltori, di cognome Clayton. Alice aveva incontrato la donna bionda, smilza soltanto una volta o due di passaggio, quando loro avevano fatto visita agli Stewart dalla loro fattoria, a monte.

 

In questo momento, la faccia della donna era congelata per lo shock assoluto, con i suoi occhi che guizzavano tra Uncas, che stava in piedi immobile, e Alice.

 

"Signora Clayton," salutò Alice, lamentandosi internamente, "Sono proprio felice di rivedervi. Posso solo azzardare l'ipotesi che steste andando a fare visita agli Stewart. Confido che vostro marito e i vostri figli stiano bene, vero?"

 

La bocca dell'altra donna si apriva e si chiudeva come un pesce fuori dall'acqua.

 

"Sì... bene..." lei riuscì a dire. "Buongiorno a tutti e due."

 

La donna si voltò e camminò rapidamente a grandi passi, sparendo dal campo visivo. Senza dubbio per diffondere la storia della ragazza bianca che ha trovato tra le braccia di un uomo rosso nel bosco... Alice scosse la testa e fece a Uncas un'occhiata prudente.

 

Alice sentì delle emozioni contrastanti per quello che era appena successo. Da un lato, non si vergognava della decisione di stare con Uncas ed essere sua moglie. Ma se doveva essere veramente onesta con se stessa, sapeva che non sarebbe stato facile rivolgere un occhio cieco e un orecchio sordo a tutto ciò che i coloni avrebbero avuto da dire.

 

"Tutto bene?" Uncas rinfoderò la sua accetta di lato e guardò Alice astutamente.

 

"Sì," replicò Alice, strofinandosi le mani nervosamente. "Ritorniamo, Uncas. Devo preparare la cena."

 

Si tennero per mano durante il cammino di ritorno verso il casolare, ma Uncas sentì una freddezza in lei che non c'era prima. Si domandò se Alice si stesse sforzando per non tirare via la propria mano da quella di lui.

 

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Tankawun era seduta in silenzio nel wigwam della sua famiglia, le sue agili dita che legavano delle piume alla parte finale di un lungo ramo di betulla, per fare un bastone. Sua madre le aveva assegnato molti lavoretti da svolgere per la giornata; oltre al bastone, Tankawun doveva pestare il grano in preparazione della cena, sbucciare un po' di corteccia per fissare i secchielli che usavano, raccogliere un po' di linfa, raschiare le pelli con ossi e conchiglie, pestare e poi arrostire le ghiande da dare a sua nonna...

 

E questo era solo per cominciare.

 

Con un sospiro frustrato, Tankawun lanciò il bastone incompleto e uscì velocemente fuori dal wigwam, scostando il lembo di pelle con impazienza.

 

L'aria era fresca, frizzante, un po' freddina, ma era lontana dal ghiaccio e dalla neve che c’erano nella stagione fredda, e per questo, Tankawun era felice. Sentì una stridula voce di donna che la chiamava mentre lei camminava a grandi passi verso il bosco, ma la ignorò. Era un'altra delle amiche ficcanaso di sua madre, che stava sempre a spettegolare su qualcosa. 

 

Tankawun camminò lungo le rive del fiume per lungo tempo. Alla fine loro si erano spostati verso est pochi giorni prima, ed erano molto più vicini all'insediamento.

 

Tankawun non aveva paura dei Bianchi che abitavano in queste zone, poiché se ne stavano per conto loro.

 

Lasciandosi cadere su una riva rugiadosa del fiume, placida, invece di correre, Tankawun si prese un momento per valutare l'ambiente circostante. Il sole non era così alto nel cielo; ciò significava che aveva trascorso tutta la giornata dentro il suo wigwam. Notò gli anatroccoli e le raganelle, e sapeva che tra poche brevi lune sarebbe arrivata di nuovo la stagione calda.

 

Tankawun guardò il proprio riflesso nelle profonde, silenziose acque del fiume, con la mente che ribolliva nella confusione.

 

Tutti le avevano sempre detto che era bellissima... Non che lei non fosse d'accordo, ma Tankawun non prestava troppa attenzione a questa valutazione. Analizzò i suoi lineamenti e chinò la testa di lato per la frustrazione. Era inutile. Lei cercava una visione di bellezza, ma tutto ciò che vedeva era se stessa, lineamenti gradevoli, ma era talmente troppo abituata alla sua faccia che forse le passava inosservata.

 

Oscillando leggermente sui talloni mentre si appoggiava all'indietro, Tankawun sentì la ben nota fitta al cuore quando ripensò a Uncas.

 

La prima volta che lo aveva visto, nella sua dodicesima estate, Tankawun sapeva, al di là di ogni dubbio, che quello era il ragazzo che avrebbe sposato. Era come se qualcuno avesse acceso una fiamma nel suo cuore. Pensava che col tempo il sentimento sarebbe diminuito, ma era soltanto dormiente, risvegliandosi di nuovo quando Tankawun si riunì con Uncas la scorsa estate, quando era arrivato abbattuto, insanguinato, ma più bello e più forte che mai.

 

Il pensiero continuò ad affliggere Tankawun, ma lei sapeva di aver perso la sua opportunità per l'esistenza della bionda ragazza Yengeese.

 

Tankawun riconobbe facilmente che la ragazza bianca era incredibilmente bella, i suoi capelli morbidi, del colore della Luna. I suoi occhi erano di un colore talmente raro e magnifico... il cielo blu dell'estate si rifletteva nelle acque silenziose del fiume. Ma la cosa più importante era che la ragazza di Luna aveva un animo buono.

 

E Uncas la amava. Questo diventò evidente per Tankawun quando tutti loro si erano incontrati a casa della donna Yengeese morente. Tankawun aveva fatto finta di dormire, ma era rimasta sveglia per guardarli. Non aveva capito neanche una frase della strana lingua parlata dai Bianchi, ma non era necessario.

 

Uncas e la ragazza si erano seduti molto, molto vicini. La dolce espressione di tenerezza sul viso di Uncas, che guardava incantato la ragazza, avrebbe fatto male al cuore di chiunque, pensò Tankawun, e loro parlavano sussurrando... Poi carezze, poi...

 

Tankawun si spostò dal fiume e sospirò. Non era stato facile assistere a questo. Ma si era rassegnata. Anche se era curiosa... dove sarebbero andati a vivere? Nessuna società li avrebbe accettati, Tankawun sapeva che questa era la verità. Forse avrebbero potuto costruire un casolare nel bosco senza nessuno che li disturbasse... A Tankawun piaceva questa idea. Avrebbe chiesto in giro per vedere in quale direzione Uncas e Alice avrebbero potuto trovare della terra che non fosse abitata da troppi Bianchi o Indiani – 

 

Il rumore di un ramo spezzato richiamò i suoi pensieri al presente e Tankawun balzò in piedi.

 

Vide la sagoma di un uomo bianco con un moschetto in mano e la paura la attraversò. Facendo cautamente un passo indietro, Tankawun guardò il giovane stancamente.

 

Era il ragazzo dai capelli rossi che li aveva aiutati molto durante i giorni della febbre. Il suo nome le sfuggì sul momento.

 

"Ciao!" disse Stephen allegramente, togliendosi il cappello come formula di saluto e sorridendo. 

 

Tankawun sentì la paura dissolversi istantaneamente e ricambiò prontamente il sorriso di lui, che intanto fece un incerto passo avanti.

 

Stephen disse alcune parole alla ragazza, che gesticolava dietro di lui. Tankawun capiva molto poco della lingua Yengeese, ma sentiva le parole "famiglia" e "casolare"; evidentemente si era allontanata dai terreni di caccia Delaware e aveva gironzolato nei pressi dell'insediamento, vicino alla casa del ragazzo.

 

Stephen le fece cenno di sedersi e Tankawun lo fece. Il ragazzo si mise a sedere vicino a lei, poggiando il moschetto sulla riva muschiosa. Tankawun gli sorrise ampiamente e osservò con imperturbabile interesse le guance del ragazzo, che stavano prendendo lo stesso colore rosso fiamma dei suoi vivaci capelli.

 

Parlarono disinvolti per un po', mimando parecchio e c'erano molti disegni fatti coi bastoncini sulle rive fangose. Tankawun riuscì a sapere che lui viveva con sua madre e la sua sorella minore, che suo padre era venuto a mancare, proprio come il suo.

 

"Mocassini." Tankawun sorrise giocosamente, indicando col capo i piedi di Stephen e il ragazzo rise.

 

Improvvisamente Stephen tirò fuori dalla tasca un pacchetto avvolto nella carta e glielo offrì, sorridendo. Tankawun lo prese curiosamente e scartò il pacchetto, guardando il contenuto. Lei guardò il ragazzo, confusa per i piccoli pezzi di... che cos'è? pensò Tankawun. 

 

"Keku hesh nen?" lei fece la domanda in Lenape, dimenticandosi che il ragazzo non capiva.

 

Stephen spezzò una minuscola parte e la mangiò, poi guardò Tankawun con un' aria d'attesa.

 

Tankawun sentì un po' di trepidazione ma imitò il gesto di lui, spezzando attentamente un pezzettino e inghiottendolo. La sua bocca si riempì di dolcezza. Era frutta secca candita di qualche tipo.

 

"Vedi, che buona!" disse il ragazzo, cercando l'approvazione sulla faccia di lei. Tankawun comprese soltanto l'ultima parola.

 

"Ahikta, nchu." Tankawun era d'accordo con la sua affermazione. "Ahi shukelipukot." 

 

Ci fu una pausa imbarazzante, e Stephen fece una domanda che la ragazza non riuscì a decifrare. Tankawun fece spallucce, impotente.

 

Raccogliendo il bastoncino, il ragazzo disegnò per terra quello che sembrava essere un sole con i raggi prolungati, soltanto che era sottosopra. Stephen indicò lei, se stesso e il disegno.

 

Tankawun, da parte sua, era completamente confusa. "Keku nink lah kemikentam?" domandò, chiedendogli che diavolo stesse facendo.

 

Ma il ragazzo era paziente. Indicò la ragazza con il dito. "Tankawun."

 

Poi indicò se stesso. "Stephen." Tankawun annuì lentamente.

 

"Domani." Stephen annunciò questo chiaramente. Tankawun sforzò la memoria e poi si ricordò la parola, avendola sentita dai commercianti Yengeese.

 

Il ragazzo indicò la riva del fiume, sorrise nervosamente e alla fine Tankawun comprese; Stephen avrebbe voluto rivederla il giorno dopo, nel momento in cui il sole tramontava. Verso quell'ora.

 

Molte persone, pensò Tankawun fugacemente, perlomeno molti Lenape, non avrebbero mai pensato di fare qualcosa del genere, spaventati com'erano dagli Yengeese e dalla loro crudeltà.

 

Tankawun non era come queste persone. Era abituata a fare tutto quello che si sentiva di fare. 

 

Tankawun annuì  e si alzò in piedi, scuotendosi leggermente la gonna di pelle di daino. Mormorò parole di addio e cercò di ripetergli la parola.

 

"Do... Domani." La ragazza sussultò per l'imbarazzo, ma anche il giovane si illuminò e si alzò in piedi, afferrando il moschetto.

 

Tankawun si voltò e si affrettò oltre l'argine, verso i terreni di caccia, con un lieve sorriso sulla faccia. Il suo precedente fastidio se n'era andato ed era felice di aver trovato un amico nel ragazzo bianco.

 

 

   
 
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