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Autore: Azeria    06/12/2016    1 recensioni
Leggete questa storia se volete sentir raccontarvi gli anni a Hogwarts dei Malandrini.
Leggete questa storia se non vi dispiace un pizzico di originalità: conoscete Rosalie Renard?
Leggete questa storia per scoprire dell'evoluzione dell'amicizia tra i Malandrini.
Leggete questa storia per scoprire come James si innamorò di Lily.
Leggete questa storia per seguire le avventure dei 5 maghetti più combinaguai di tutta Hogwarts.
1971: Si creano nuove amicizie, nascono i primi amori, le prime rivalità, si scopre la magia, il Quidditch: Hogwarts
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo I

Rosalie sorrise allegra, porgendo la mano al ragazzo dai capelli scompigliati e gli occhi scuri e intelligenti dietro le lenti che le stava davanti.
“Comunque piacere, io sono Rosalie Renard”.
“James Potter” rispose il ragazzo, visibilmente imbarazzato “Non hai un posto? Perché non ti vieni a sedere qui? Tanto sono da solo” concluse abbozzando un sorriso, indicando con un cenno il vagone vuoto.
“Oh, grazie davvero di aver introdotto l’argomento! Odio dover chiedere favori, e mi stavo rassegnando all’idea di continuare a girovagare per i vagoni per tutta la durata del viaggio”. Rosalie sorrise, mettendo in mostra le fossette sulle sue guance.
“Beh, allora è una fortuna che tu mi abbia incontrato”. James sorrise a sua volta. Rosalie gli sedette di fronte, dopo aver sistemato il suo baule e aver portato dentro l’enorme gabbia con un gufo marrone che la guardava con occhi arrabbiati.
Rosalie rise, notandolo “Per Merlino, credo di averlo svegliato! Il mio gufo è davvero antipatico, e poi morde sempre”. James le sorrise, cortese.
Rosalie gli gettò un’occhiata obliqua “senti, James, non sono per nulla brava a fare conversazione, perciò: o stiamo in silenzio fino a che non siamo arrivati, il che non mi sembra un’idea molto eccitante, anzi, sarebbe piuttosto imbarazzante, o inizi tu una conversazione più seria del mio gufo”.
James la guardò divertito “non sei inglese, vero? Non hai un carattere per nulla all’inglese. Una ragazzina britannica non sarebbe mai così schietta, o almeno così la penso io. Sono tutte così noiose! E comunque, hai un accento strano”.
Rosalie rise, divertita “questo è sessismo, James! Però penso la stessa cosa degli inglesi: terribilmente noiosi. Però la mia opinione si estende anche ai maschi, bada bene. E comunque, no, non sono inglese. La mia famiglia è francese, ma si è trasferita qui a Londra quattro anni fa, quando mio fratello maggiore ha iniziato la scuola. I miei hanno preferito farci studiare ad Hogwarts, e io sono completamente d’accordo con loro: non ho mai sopportato le ragazze di Beauxbatons” disse solennemente. “Mia cugina è una di loro” aggiunse poi, ridacchiando.
James alzò un sopracciglio, confuso. “Hai un fratello qui a Hogwarts? Perché non sei andata con lui nel suo scompartimento? Avessi avuto io un fratello, lo avrei fatto”.
Rosalie roteò gli occhi. “Io e mio fratello non ci sopportiamo” disse semplicemente, con un’alzata di spalle. Poi cambiò argomento “in che casa pensi che finirai, James?”.
Il ragazzino gonfiò il petto con orgoglio. “Grifondoro, è la casa di famiglia!”.
Rosalie si strinse nelle spalle “beh, mio fratello è finito a Serpeverde. Significa che ci finirò anche io?” chiese, fissando James con le sopracciglia alzate.
In quel momento si spalancò la porta, mostrando un ragazzino dai lunghi capelli neri e occhi dello stesso colore.
“Sirius Black, piacere. Gli altri scompartimenti sono occupati, e i miei cugini non mi vogliono tra i piedi, perciò credo che mi dovrete sopportare voi” disse velocemente, tendendo la mano verso i due ragazzi che lo fissavano.
Rosalie gli sorrise una frazione di secondo dopo, stringendogli la mano, dicendo “piacere mio. Sono Rosalie Renard, lui invece è James”.
James notò che la ragazzina non era tanto impacciata nel fare conversazione come aveva detto di essere.
Rosalie aggrottò le sopracciglia, improvvisamente perplessa “per Merlino, hai detto di chiamarti Black? Non sarai parente di quell’odiosa della fidanzata di mio fratello?”
Sirius ridacchiò “Ah, ecco! Mi pareva di aver già sentito il tuo cognome. Tuo fratello è Thomas Renard, dico bene?”
Rosalie disse secca “dici bene. E tua sorella allora è Bellatrix Black?”
Sirius si rabbuiò “Non sorella, ma Bellatrix è mia cugina”
“Immagino che mio fratello e tua cugina ora siano nello stesso scompartimento insieme a tutti i più popolari di Serpeverde” sibilò Rosalie. James pensò che a lei non sarebbe dispiaciuto stare con loro, ma probabilmente il fratello non l’aveva voluta con lui. Provò una fitta di dispiacere per quella ragazzina, anche se la conosceva appena.
Sirius comunque liquidò l’affermazione con un gesto noncurante “non te la prendere se non ti hanno voluto con loro. Hanno fatto lo stesso con me. E se ne pentiranno”. Rosalie gli rivolse un sorriso a trentadue denti, mettendo bene in mostra le fossette.
Sirius si sedette vicino a James, di fronte a Rosalie. “Comunque, quando sono entrato stavate parlando d’altro. Sembrava importante”
James fece spallucce “Rosalie ed io stavamo solo immaginando in che casa saremo smistati stasera. A quanto pare, io in Grifondoro e lei in Serpeverde”
Sirius sbuffò “Rosalie, guarda che se tuo fratello è finito in Serpeverde non significa che ci devi finire per forza anche tu”.
Rosalie non rispose, ma gli rivolse uno sguardo carico di gratitudine.
Mentre le ore passavano, i tre continuarono a parlare senza mai fermarsi per l’intero tragitto. Quando il treno cominciò a rallentare, Rosalie si accorse con orrore che nessuno di loro aveva ancora indossato la divisa per lo Smistamento. Con una fretta incredibile, ma nemmeno cinque minuti dopo, comunque, i tre erano pronti, e si precipitarono giù dal treno raccattando alla meno peggio le loro cose.
 
“Primo anno! Il primo anno da questa parte, per favore!”
 
Mentre si trovava su un barcone enorme insieme a James, Sirius e altri maghetti del primo anno, Rosalie, guardando i capelli scompigliati di James e l’uniforme abbottonata male di Sirius, provò una strana sensazione, come un peso che la opprimeva. Apprensione, forse? Temeva di finire in una casa diversa da quei due maghetti, che dopo solo poche ore lei già considerava suoi amici.
“Ehi, ragazzi. Anche se finissimo in Case diverse, potremmo restare amici, vero?” sussurrò a voce bassissima, non volendo essere sentita dal resto dei primini, ma si pentì immediatamente di quello che aveva detto, sentendosi stupida e infantile. Ma James le sorrise, e Sirius, dopo un attimo di confusione, fece lo stesso. Rosalie si sentì immediatamente sollevata.
Pochi minuti dopo, si trovavano tutti di fronte a un enorme portone di legno dall’aria antica. L’ingresso a Hogwarts.
Rosalie attraversò la porta, rabbrividendo per il freddo e l’emozione, seguita da James e Sirius. Immediatamente si sentì osservata da un vecchio cencioso, che stava sulla porta e reggeva una lanterna, e anche da quello che pareva fosse il suo gatto, un animale magrissimo e dagli occhi rossi, che gli stava ai piedi e che soffiava insistentemente ai primini, che lo evitavano spaventati. “Stupido gatto” sentì sussurrare a Sirius, qualche passo avanti a lei.
Mentre seguiva James per una rampa di scale, si concentrò sulla grandezza e la maestosità dell’edificio in cui si trovava. Hogwarts era davvero bella come dicevano i libri che aveva letto a casa. Sovrappensiero, non si accorse che James si era fermato, e ci andò a sbattere contro. Il ragazzino, preso alla sprovvista, perse l’equilibrio e cadde pesantemente addosso a Sirius il quale, per mantenersi in equilibrio, scaraventò a terra un maghetto magrissimo, che gli stava davanti.
Il maghetto cadde lungo disteso a terra, esattamente ai piedi di una strega anziana, vestita di verde, che guardò i tre con cipiglio severo.
Nonostante lo sguardo di disapprovazione della strega, Rosalie non ce la fece a trattenere le risate, scoppiando a ridere insieme a James e Sirius, e seguita poi da tutto il gruppetto di maghi, mentre il maghetto magrissimo si rialzava in piedi tremante, con espressione mortificata.
“Tutto a posto, signor…?” chiese la strega, che doveva essere una professoressa.
“Minus, signora” rispose il bambino, che aveva i capelli biondi e gli occhi di un azzurro chiarissimo, acquoso “sto bene”.
“Bene” disse fermamente la strega. “E riguardo voi tre, fareste meglio a smetterla di ridere. Non ho mai assegnato punizioni il primo giorno di scuola, ma c’è una prima volta per ogni cosa, non è vero?”.
James e Rosalie smisero immediatamente di ridere, poi la ragazza assestò una gomitata ben piazzata nello sterno di Sirius, che non la smetteva di sghignazzare.
“Molto bene. Ora passiamo alle cose serie. Io sono la professoressa McGrannit, vicepreside, e Direttrice della casa di Grifondoro”
Rosalie guardò meglio la strega che aveva di fronte; non era così vecchia come aveva pensato a una prima occhiata, aveva solo un’espressione molto severa, con quei piccoli occhiali e i capelli neri, che si andavano ingrigendo, raccolti in una crocchia dietro la testa.
Intanto la donna continuò “tutti voi state per essere smistati in una delle quattro case principali di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero, e Serpeverde. Il cappello parlante –e a sentire quella parola si levò un brusio sommesso tra le matricole- vi smisterà nella casa da lui ritenuta più opportuna. Ora passiamo ai fatti, non c’è tempo da perdere. Seguitemi” e, voltandosi bruscamente, continuò a salire la rampa di scale.
Rosalie la seguì senza indugio. Presto avrebbe avuto una risposta alle sue paure, bella o brutta che fosse.
Superata un’altra porta di legno, le si parò davanti agli occhi un’immensa sala. Sentì ai suoi fianchi le esclamazioni di stupore di James e i fischi impressionati di Sirius.
Anche lei rimase senza fiato: la stanza era enorme, occupata interamente da cinque lunghi tavoli brulicanti di maghi e streghe che parlavano ad alta voce, allegri.
La cosa più stupefacente, però, era il soffitto: un cielo stellato.
Mentre attraversava la sala sentiva posarsi su di sé gli occhi dei maghi già smistati, che li guardavano interessati e divertiti, indicando i loro parenti o i loro conoscenti, salutandoli rumorosamente o alzando i pollici per fargli coraggio.
Guardò il tavolo dalle uniformi verde e argento, e facilmente individuò i capelli rossicci di suo fratello. Con una fitta di delusione notò che non la guardava nemmeno, anzi, le dava le spalle, seduto com’era con una mano intorno alle spalle di Bellatrix, mentre parlava con i suoi amici. Distolse immediatamente lo sguardo.
Si accorse che Sirius stava guardando il suo stesso punto, e gli sorrise.
Si riscosse dai suoi pensieri solo quando la professoressa McGrannit chiamò il nome di James, che si allontanò da loro, rivolgendole un sorriso incerto prima di salire pochi gradini e sedersi su uno sgabello piuttosto vecchio.
Gli posarono sulla testa un vecchio cappello logoro, e Rosalie trattenne il fiato quando questo prese immediatamente vita. Sirius, vicino a lei, ridacchiò per la sua reazione, e lei gli rivolse uno sguardo irritato.
“Mmmh, un Potter” stava dicendo intanto il cappello “mi ricordo dei tuoi genitori, sai? Li mandai entrambi a Grifondoro. Non me ne sono affatto pentito. E credo proprio che anche tu ci starai a meraviglia. Grifondoro!” urlò alla fine, a voce più alta. James sorrise, sollevato, e strizzò l’occhio a Rosalie, che gli sorrise a sua volta. Poi si diresse al tavolo di Grifondoro, dove lo accolsero con sorrisi e pacche sulle spalle.
Dopo James, fu il turno di un ragazzino tutto scuro, Piton, forse, che finì a Serpeverde, e una ragazzina con i capelli rossi e gli occhi verdi, subito dopo di lui, finire a Grifondoro. Vide che la ragazzina aveva poi guardato il maghetto prima di lei con aria afflitta. Vennero chiamate un altro paio di persone, Tassorosso e Serpeverde, e poi venne il turno di “Sirius Black!”. Anche Sirius si allontanò, e lei si sentì improvvisamente sola.
“Aah, l’ennesimo Black. Siete in tanti, e tutti a Serpeverde. Si, credo che sia la casa migliore per voi…” disse pensoso il cappello. Poi, dopo essere rimasto per qualche secondo in silenzio, continuò “ma, ma, forse uno strappo alla regola… o forse no? Tu che dici, giovane? Secondo te Grifondoro andrà meglio? Si, anche secondo me” si rispose, anche se Sirius non aveva avuto il tempo di dire niente “esatto, proprio Grifondoro!”. Rosalie trattenne il fiato, guardando Sirius alzarsi, un po’ confuso ma estremamente sollevato, e andarsi a sedere di fianco a James, che gli diede il batti cinque, allegro. Si sentì improvvisamente prendere dal panico: ora che anche Sirius era finito a Grifondoro, se lei fosse stata smistata a Serpeverde, si sarebbe ritrovata di nuovo sola. E, peggio, nella stessa Casa di suo fratello.
Era talmente in ansia, che non si accorse nemmeno che avevano chiamato il suo nome. La professoressa McGrannit dovette ripeterlo una seconda volta, guardandola severamente, e lei finalmente si riscosse.
Mentre saliva i gradini, cercò di sorridere e camminare a testa alta, anche se in realtà aveva voglia di vomitare. Le venne posato il cappello sulla testa, che arrivò anche a coprirle gli occhi, per quanto lei fosse minuta. Prese vita l’istante dopo.
“Renard? Non sento spesso dei “Renard”. Cognome insolito, in Inghilterra”
“Sono francese, infatti. Ma mio fratello è stato smistato qui qualche anno fa…”
“Chissà dove potrei mandarti…” continuò il cappello, come se non l’avesse nemmeno sentita “Corvonero o Tassorosso direi di no… non fanno per te, anche se l’intelligenza c’è, e tanta anche, e c’è anche un buon cuore. Ma c’è anche astuzia, e coraggio… dove andrai, allora?”
“Forse Grifondoro?” azzardò Rosalie, speranzosa.
“Grifondoro? Ma non ho smistato tuo fratello a Serpeverde?” chiese il Cappello, improvvisamente interessato alla sua risposta.
“Beh… anche se la mia famiglia è a Serpeverde non significa che ci debba finire per forza anche io, o sbaglio?” disse Rosalie, ripetendo le parole che aveva detto Sirius in treno. Gli sembrò di vederlo sorridere, seduto al fianco di James al tavolo di Grifondoro. Il Cappello sembrò gradire la risposta.
“Ah, che caratterino! Ma sì, che sia. Grifondoro!”


Spazio Autrice
Ed ecco la mia fan fiction numero 2, sempre tema Harry Potter ma un passo indietro nel tempo rispetto alla numero 1
(Afire Love, passate se vi va). Ho deciso di caricarle entrambe lo stesso giorno per svariate ragioni; sia perchè ho già pronti molti capitoli, quindi non avrò problemi ad aggiornare anche più di una volta a settimana; poi, perchè ho modificato i capitoli già esistenti fin troppe volte per la smania di farli essere perfetti, rallentandomi di una vita con la scrittura dei nuovi; infine, perchè ci ho messo il cuore in queste due ff, e vorrei dei pareri sinceri. Lasciate una recensione!
Vi abbraccio, tutti voi che siete arrivati fin qua giù,
#C
  
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