Tom
non era affatto uno stupido. Anzi,al contrario. Apprendeva in fretta
tutte le lezioni,scolastiche e non...anche le più crudeli. Da quando
era nato,nessuno era mai venuto a cercarlo. All'inizio aveva quasi
creduto che le parole della signora Cole fossero vere:qualcuno
sarebbe venuto a prenderlo,e anche lui avrebbe avuto una famiglia.
Con il tempo però si era reso conto di essersi soltanto
illuso...molti dei suoi coetanei se ne erano andati,fra le braccia
dei nuovi genitori,ma nessuno aveva mai voluto lui. A
non più di sette o otto anni,Tom Orvoloson Riddle aveva smesso di
provare qualsiasi emozione che fosse lontanamente simile
all'amore:non aveva bisogno di quelle sciocchezze,perché non era
come gli altri. Possedeva
qualcosa
in più,qualcosa che lo rendeva diverso. Ed
anche
loro,quei babbani che lo circondavano,se ne erano resi conto.
Molto probabilmente,dopo che il coniglio di Billy Stubbs era stato
trovato impiccato sulle travi del soffitto della sua camera. A
distanza di anni,ricordare il suo grido di terrore gli procurava
ancora un certo piacere. Anche se le cose da allora erano molto
cambiate:aveva imparato a gestire le proprie emozioni,ad assumere
una
maschera che lo facesse sembrare qualcuno di perfetto,il ragazzo
carismatico e gentile che tutte le madri avrebbero desiderato per le
proprie figlie. Sogghignò:non immaginavano minimamente
cosa si nascondeva sotto. Il prefetto si guardò attorno,ammirando la
bellezza spettrale della Hogwarts notturna:quel posto era,a tutti
gli
effetti,casa sua da ben cinque anni. “Eppure”
pensò “non sono ancora riuscito a scoprire tutti i suoi
segreti.” Per il momento
infatti le sue scoperte si
erano
limitate ad una strana stanza,che sembrava in grado di
fornirgli ciò di cui aveva bisogno. Ma non si sarebbe certo
accontentato,oh no.
Bramava il potere,e lo avrebbe ottenuto...in un modo o nell'altro.
Doveva soltanto pazientare. Nello stesso momento il cui la sua mente
elaborava quei pensieri,un tonfo risuonò nel silenzio della sera. Il
rumore di qualcosa di pesante che cadeva a terra. Si voltò
immediatamente,la bacchetta in mano ed un incantesimo che premeva
per
uscire dal fondo della sua gola. Quello che vide,però,lo spiazzo:non
era un qualcosa ad
essere caduto...ma qualcuno.Un
ragazzo,molto probabilmente suo coetaneo,era riverso a terra.
Cautamente,il prefetto si avvicinò per osservarlo meglio. Un paio
di
occhiali rotondi pendevano di lato,rotti. Il suo petto si
abbassava
affannosamente. Non poteva essere uno studente:Tom conosceva ogni
singolo volto di Hogwarts,ed era certo di non averlo mai
visto.“Almeno non é ancora morto” si
disse,accucciandosi
e mormorando un innerva,senza abbassare la
guardia. All'inizio,non accadde nulla. Poi lentamente il ragazzo
aprì
gli occhi,e Tom rimase quasi colpito da quel verde,tanto simile a
quello del getto dell'avada kedavra. Non ebbe,tuttavia,il tempo di
osservarli meglio:dopo un'iniziale confusione,lo sconosciuto
spalancò
gli occhi e balzò in piedi,puntandogli la bacchetta al
petto-stupeficium!- Ringhiò. Il serpeverde evitò lo
schiantesimo,che si abbatté sulla parete,ed eseguì un incantesimo
non verbale. La bacchetta dell'avversario volò dritta nelle sue
mani,facendo apparire sul suo viso un'espressione furibonda
-tu...-
sibilò. Ma non riuscì a terminare la frase:il suo volto impallidì
di colpo,e il ragazzo cadde a terra,svenuto.