Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Recchan8    08/12/2016    1 recensioni
[SEGUITO DI "Deep Memories", CROSSOVER E VICENDA PREQUEL DI "Dangerous Heritage", SPOILER DI "Deep Memories" IN DESCRIZIONE]
Fine agosto 2014.
Giappone, Morioh: una ragazza dai capelli color miele e gli occhi ambrati si presenta presso i coniugi Higashikata pretendendo di venir ospitata per un periodo di tempo indeterminato.
Italia, Napoli: un ragazzo moro dagli occhi di smeraldo è ricercato dall'organizzazione mafiosa di cui faceva parte con l'accusa di tradimento.
Cosa lega questi due personaggi così lontani ma allo stesso tempo così vicini? Un passato nascosto nelle memorie più profonde dovrà essere destato.
Il destino, a volte, sa essere davvero comico.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josuke Higashikata, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Deep Memories'
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-”Sei lento”- sbottò Celeste quando Jonathan la raggiunse.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli bluastri e sorrise, elargendo un'infinità di scuse in un tono talmente aulico e ricercato da far venire la nausea a Celeste. La sua propensione per l'eleganza e le buone maniere era uno dei motivi per cui la giovane dagli occhi ambrati parlava malvolentieri con Jonathan. Ma cosa poteva farci? Era nato nel 1868.
La cameretta di Shizuka era vuota. Dalle tracce di sangue lasciate per terra, era evidente che Keicho aveva ferito il fratello minore e lo aveva portato via. Come trovarli? Seguire la scia cremisi sarebbe stata la soluzione più rapida, ma non la più sicura: Keicho aveva sicuramente piazzato delle trappole lungo il percorso. Celeste, pensierosa, si passò delicatamente l'unghia dell'indice sinistro sulle labbra. Purtroppo non poteva permettersi di perdere troppo tempo: Deeper Deeper Requiem aveva una durabilità di massimo quindici minuti. Scaduto questo lasso di tempo, a causa dell'ingente quantità di forza richiesta, Celeste si sarebbe ritrovata senza Stand, e quindi con le spalle completamente scoperte.
-”Propongo un blitz frontale”- disse Jonathan intuendo i pensieri della dhampir.
Celeste storse le labbra e sospirò.
-”Proposta accolta”- rispose schioccandosi collo e dita.
Corse verso la porta e si precipitò nel corridoio. Non appena mise piede fuori dalla camera una scarica di proiettili proveniente dal soffitto la colpì sul fianco sinistro.
-”E ti pareva?”- sbottò lanciano un'occhiata feroce verso l'alto. I dieci fanti si ritirarono nell'ombra. Jonathan prese un profondo respiro e colpì la parete con un pugno intriso di onde concentriche.
-”Sunlight Yellow Overdrive!”-. Il muro vibrò e, uno a uno, i fanti caddero al suolo. Celeste li osservò per qualche secondo contorcersi e tentare di recuperare le piccole armi, confusi e spaesati dall'onda concentrica.
-”Chissà se urlano...”- disse più a se stessa che a Jonathan. Con la punta del piede li radunò tutti in un unico punto. -”A te l'onore”- disse poi a Deeper Deeper Requiem. Jonathan, un poco riluttante, obbedì: li pestò tutti e dieci con lo stivale. Il “crack” delle loro piccole ossicina provocò un brivido di piacere a Celeste.
-”Mandamene quanti ne vuoi! Li massacrerò tutti!”- gridò rivolta a Keicho. -”Bene, proseguiamo!”- trillò poi entusiasta.
La scia si snodava per tutto il corridoio, per poi girare in fondo a destra e salire lungo le scale che portavano alla vecchia soffitta. Celeste si fermò di botto e alzò un braccio; Jonathan, dietro di lei, si bloccò.
-”Che accade?”- domandò quest'ultimo con un fil di voce.
Celeste tese le orecchie e arricciò la punta del naso. Quella checca del suo pronipote era appena entrato in casa. Digrignò i denti e si affondò le unghie nel palmo della mano. Possibile che Josuke non sapesse starsene buono al suo posto per una sola volta? I minuscoli proiettili di Bad Company conficcati nella carne della ragazza vennero espulsi, e le ferite si rimarginarono immediatamente. Con un lieve ticchettio metallico i proiettili rotondi caddero a terra e rotolarono in tutte le direzioni.
-”Il frocio ci sta seguendo”- ringhiò Celeste rispondendo finalmente a Jonathan.
-”Milady! Non è questo il modo di esprimersi!”- saltò su il ragazzone.
Celeste fece roteare gli occhi e borbottò un “Tu ma' maiala”. Ignorò le lamentele di Deeper Deeper Requiem e si precipitò verso le scale. Sul primo gradino, piccola e nascosta nell'ombra, c'era una mina. Il piede destro di Celeste la prese in pieno, e l'esplosione scaraventò all'indietro la ragazza, che andò a sbattere contro la parete opposta, reggendosi il piede ferito tra le mani.

-”Ma porca puttana!”- sbraitò, mettendo in bella mostra i canini. Stava cominciando a perdere la pazienza. -”Deeper Deeper! Verde!”- ordinò.
Jonathan fece un cenno d'assenso. Si sistemò i guanti, prese un respiro profondo e posò entrambi i palmi sul pavimento.

-”Evergreen Overdrive!”-.
Dalle travi del curatissimo parquet spuntarono delle sottili piante rampicanti che serpeggiarono lungo la scalinata e si attorcigliarono attorno a tutte le mine nascoste, rendendole così inoffensive.
Grazie alle abilità rigenerative vampiresche il piede di Celeste guarì istantaneamente. La strana coppia si lanciò su per le scale e quando si trovò di fronte a una porta spalancata si immobilizzò: al centro della soffitta, sdraiato e avvolto da una pozza di sangue, c'era Okuyasu. Aveva i lunghi capelli sciolti e imbrattati di sangue, gli occhiali rotti e gettati poco lontano dal corpo. Jonathan e Celeste si guardarono attorno, ma di Keicho non c'era neppure l'ombra.
-”Restano dieci minuti scarsi...”- sussurrò Jonathan senza abbassare la guardia.
-”Lo so”- rispose Celeste stizzita.
Che fare? Era chiaro come il sole che si trattava di una trappola. Chi avrebbe abbandonato la preda in una posizione così vantaggiosa per il nemico? Keicho voleva che Celeste si esponesse, che avesse le spalle completamente scoperte... E si aspettava che ci sarebbe cascata in pieno? Era così che appariva ai suoi occhi? Una stupida oca bionda?
Lo sapevo che avrei fatto meglio a tingermi i capelli di nero...”.
L'eco di una voce profonda e adirata si propagò dal primo piano dell'abitazione. Celeste si voltò di scatto e spalancò gli occhi scarlatti. Josuke stava avanzando. Con un cenno del capo indicò a Jonathan il corridoio.
-”Trova un modo per tenerlo a bada. Non lo voglio tra i piedi”-.

 

 

Josuke non ci stava capendo più niente. Cosa era successo durante la sua assenza? Chi si era introdotto in casa sua, aveva rapito Okuyasu e aveva scaraventato Celeste fuori dalla finestra? Come aveva fatto quest'ultima a resistere a una caduta del genere? Per non parlare dell'orribile ferita che aveva all'altezza dello stomaco! La situazione era davvero bizzarra, al limite della realtà.
Il piano terra sembrava integro. I mobili del soggiorno, della sala e della cucina erano ognuno al proprio posto, perfettamente ordinati e puliti. Si guardò attorno guardingo. Sentì un rumore di passi provenire dal piano superiore. Alzò la testa e serrò la mascella. Doveva trattarsi di Celeste e del misterioso ragazzo, la copia sputata di Jonathan Joestar.
O forse non erano loro...
Josuke si fiondò al primo piano e si precipitò verso la cameretta di Shizuka; ricordava che Celeste era caduta dalla finestra di quella stanza. Sull'uscio trovò una scia di sangue che percorreva tutto il corridoio e saliva al secondo piano. Nel mezzo del corridoio, per terra, c'erano dei minuscoli proiettili ricoperti di sangue. Josuke spalancò la bocca e si appoggiò al muro per non scivolare a terra. Era sicurissimo di aver già vissuto un momento del genere, con un sentiero scarlatto disegnato al suolo, e quelle munizioni... Quelle munizioni. Dove le aveva già viste?
Un ricordo violento tentò di riaffiorare nella sua mente. Josuke boccheggiò, con la testa che gli girava e gli occhi cristallini spalancati. Aveva un orribile presentimento. Col respiro corto, si tirò uno schiaffo in pieno volto e fece un urlo liberatorio. Pestò un piede per terra e si maledisse per aver preferito un pomeriggio di shopping alla compagnia del marito e della arrogante prozia. Pregando che non fosse accaduto niente a Okuyasu, iniziò a salire le scale, facendo due scalini alla volta. A un certo punto apparve un'imponente figura in cima alla rampa. Josuke si fermò, una mano sul corrimano e l'altra stretta a pugno.
-”Cosa sta succedendo?”- domandò a Jonathan.
Il ragazzone inglese tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una bottiglietta d'acqua. Svitò il tappo e sorrise debolmente.
-”Chiedo venia”- disse prima di versare l'intero contenuto della bottiglietta per terra.
Josuke aggrottò le sopracciglia, confuso. Vide il pugno destro di Jonathan venire avvolto da scintillanti scariche elettriche, e solo allora capì: onde concentriche. Prima che potesse reagire ed evocare Crazy Diamond, Jonathan colpì il pavimento bagnato.
-”Blue Marine Overdrive!”-.
Il mezzo litro di acqua naturale si condensò in centinaia di piccolissime gocce che si sollevarono da terra e rimasero sospese a mezz'aria, avvolgendo lo spazio attorno a Josuke.
-”Le sconsiglio di evocare lo Stand, messere”- disse Jonathan gettando la bottiglietta alle proprie spalle. -”Dal suo sguardo posso affermare con sicurezza che sta sottovalutando quelle gocce”-.
-”Non le sto sottovalutando”- ribatté Josuke. -”Sto solo cercando di capire quanto possano far male. E perché tu mi stia impedendo di proseguire”-.
Le goccioline sospese a mezz'aria, intrise di onde concentriche, crepitavano e lanciavano bagliori giallastri. Josuke allungò un dito verso una di queste. La toccò e il dolore lancinante che avvertì sulla punta dell'indice si propagò in tutto il suo corpo. Era come trovarsi in un campo minato. Certo, avrebbe potuto prenderle a pugni e farle scoppiare con Crazy Diamond, ma chi gli garantiva che una volta eliminate tutte avrebbe ancora avuto la forza per reggersi in piedi? Guardò Jonathan negli occhi azzurri e lo supplicò con lo sguardo.
-”Mio marito è in grave pericolo. Perché mi impedite di proseguire? Quali sono le intenzioni di Celeste?”-.
Jonathan serrò le labbra e non rispose; si mise anzi in posizione difensiva, pronto a un'eventuale attacco del dottore giapponese. Josuke, dal canto suo, stava iniziando a perdere la pazienza.
Una pesante imprecazione in italiano interruppe bruscamente il silenzioso duello tra i due uomini. Jonathan si voltò verso la porta aperta della soffitta un secondo prima che un raid aereo attaccò Celeste. La giovane bionda finì contro Jonathan e il duo rotolò giù per le scale, investendo anche Josuke e cogliendo in pieno lo sciame di gocce d'acqua. I due uomini strinsero i denti al contatto con le particelle ustionanti, mentre la ragazza, essendo per metà vampiro, cacciò uno straziante urlo di dolore.
-”Celeste!”- gridò Jonathan precipitandosi sulla figlia e stringendola tra le braccia.
Josuke si guardò le braccia muscolose piene di piccole bruciature rotonde. Sì, faceva male, ma si aspettava di peggio. Guardò Celeste e si sorprese di quanto lei, invece, fosse ridotta male. Perché su di lei le onde concentriche avevano avuto un effetto completamente diverso, più devastante e violento? Vide Jonathan chino sulla ragazza, disperato e impacciato.
-”Resisti, piccola mia, resisti!”- mormorava.
Celeste socchiuse gli occhi e tentò di mettere a fuoco l'immagine sbiadita del volto di Jonathan. E così era quello l'effetto che le onde concentriche avevano sul suo corpo... Terribile. Non riusciva ad alzare neppure un dito. Sentiva le membra bollenti e come se si stessero sciogliendo. I suoi occhi cambiavano continuamente colore, come una luce a intermittenza: ambra, rosso, ambra, rosso, ambra, rosso.
-”No, non tornare umana adesso, non lo fare!”- disse Jonathan disperato. -”No!”-.
-”Cosa le sta succedendo?”- chiese Josuke affiancando il ragazzo.
-”Sta per tornare umana!”-.
Josuke corrugò la fronte.
-”Non è... umana?”- domandò titubante.
-”Mia figlia è un dhampir!”- rispose Jonathan come se fosse una cosa ovvia.
Un dhampir? Cosa diamine era un dhampir? Josuke lanciò un'occhiata interrogativa a Jonathan, ma gli occhi di quest'ultimo, lucidi e intrisi di disperazione, non gli risposero. Nell'incomprensione più totale, il dottore giapponese si soffermò sulle ultime parole pronunciate dal ragazzone dai capelli bluastri: “Mia figlia è un dhampir”.
“Mia figlia”.
Celeste, sorellastra di Giorno Giovanna, figlia di Dio Brando, era la figlia del proprio Stand. Tutto ciò non aveva alcun senso. Eppure la scena che si stagliava di fronte ai suoi occhi era proprio quella di un padre piangente sulla figlia moribonda. Josuke si immedesimò nei panni di Jonathan e una forte e inaspettata morsa gli attanagliò lo stomaco. Cosa avrebbe fatto se al loro posto si fossero trovati Shizuka e lui stesso?
-”Spostati”- borbottò posando una mano sulla spalla di Jonathan e spingendolo dolcemente da parte. -”Ci penso io”-.
In un bagliore roseo apparve Crazy Diamond. Lo Stand passò le mani sul corpo di Celeste e subito le ferite mortali scomparvero. La ragazza spalancò gli occhi di botto e si tirò su in piedi, guardandosi attorno con uno sguardo feroce. Jonathan, la bocca spalancata, la abbracciò forte, affondando la testa nei suoi capelli biondi.
-”E mollami!”- bofonchiò Celeste infastidita, il viso nascosto nell'ampio petto di Deeper Deeper Requiem. -”Quel nazista di merda pensa di avermi fatta fuori, ma non è così!”-. Spinse via Jonathan e riservò un'occhiata truce a Josuke. -”Sei stato tu a guarirmi, eh? Ti ringrazio, checca”- borbottò.
Josuke si grattò la nuca, gli occhi abbassati a terra e un lieve rossore sul viso. Per qualche assurdo motivo quella giovane furia bionda lo aveva per un attimo messo in soggezione. Celeste volse lo sguardo alla cima delle scale e strinse le labbra. Le rimanevano solamente cinque minuti...
-”D'accordo Dottor Gay, la situazione è questa: tuo marito è stato preso in ostaggio da un nazista portatore di Stand. Al momento Okuyasu si trova ferito in mezzo alla soffitta. Ho provato a raggiungerlo ma dei cazzo di elicotteri hanno incrociato il fuoco su di me, facendomi finire sulle meravigliose gocce di merda elettrica di questo damerino”-.
Josuke non sapeva per cosa essere più shockato: per il fatto che suo marito fosse stato rapito, per il fatto che il nazista in questione gli era tremendamente familiare, o per l'inspiegabile cambio di registro di Celeste. La miscela di questi tre elementi mandò lo stressato Josuke in tilt.
-”Io, maremma puttana, propongo uno sfondamento”- continuò. -”Saliamo, gli spacchiamo il culo, e ci riprendiamo Okuyasu”-.
-”Non così in fretta”- disse una voce profonda dalla cima delle scale.
Come a rallentatore, Josuke si voltò, le braccia ingessate e i pugni stretti, talmente stretti da fargli sbiancare le nocche. Per un attimo si sentì mancare. Lo sguardo che incrociò era tagliente, di un intenso verde prato, e inquietamente ostile. Lo aveva visto morire sotto i suoi occhi, tramutato in corrente elettrica e, praticamente, fritto vivo; nonostante fossero passati anni e anni, non era mai riuscito a cancellare dalla memoria l'immagine del suo corpo completamente ustionato e fumante appeso ai fili di un traliccio della corrente elettrica. Certe notti l'urlo straziante di Okuyasu risuonava ancora nelle sue orecchie; il grido disperato di chi aveva assistito alla morte dell'amato fratello.
-”...Nijimura Keicho”- disse Josuke in un soffio sofferto.
-”Higashikata Josuke!”- tuonò il ragazzo dagli orecchini a forma di freccia. -”Sei molto cambiato rispetto a... quindici anni fa! Ovviamente in peggio”- disse con un ghigno di derisione stampato sul volto.
-”Celeste... P-Perché l-lui...?”- iniziò Josuke con voce tremante.
-”Tre minuti”- disse Deeper Deeper Requiem.
-”Poi dicono che uno non deve bestemmiare!”- gridò Celeste esasperata. Con una forza sovrumana spinse via Josuke, più alto di lei di venti e passa centimetri e pesante minimo quaranta chili in più. -”Indaco!”- ordinò.
Jonathan congiunse le mani e chiuse gli occhi. Un secondo dopo li riaprì e, tendendo le braccia di fronte a sé, formò con gli indici e i pollici un rettangolo, al centro del quale posizionò Keicho.
-”Holy Indigo Overdrive!”-.
Una nube color indaco avvolse Keicho. Celeste approfittò del diversivo per balzare in cima alle scale con gli artigli sguainati.
-”Illusi”- disse la ferma voce di Keicho.
Le pale degli Apache diradarono in un attimo la nube creata da Jonathan. Un plotone di fanti si inginocchiò e prese la mira su Celeste, la quale, poco prima che i piccoli soldati facessero fuoco, posò un piede sul soffitto e si diede la spinta per cambiare direzione e tornare indietro. Si accucciò tra i due uomini e mostrò i canini, come fa una leonessa davanti al nemico.
-”Dunque...”- disse il giovane biondo incrociando le braccia al petto. -”Tu meriti ovviamente di morire perché sei la figlia di Dio Brando; tu perché la stai servendo come uno schiavo nero; e tu, Higashikata Josuke, tu meriti di morire perché sei uno sporco tentatore sodomita!”-.
Un inquietante suono sordo, una sorta di pesante “stonk” seguì immediatamente le parole di Keicho. Il giovane biondo, gli occhi rovesciati all'indietro, si accasciò e rotolò giù dalle scale fino a finire ai piedi di Josuke. Il trio si scambiò una serie di occhiate piene di incomprensione, finché Jonathan non vide un'esile figura farsi sempre più nitida in cima alle scale, dove pochi attimi prima si ergeva statuaria la silhouette di Keicho.
-”...L'ho visto fare in Rapunzel”- borbottò Shizuka nascondendo la padella dietro la schiena.

 

 

 

 


NOTE DELL'AUTRICE
"Don't call me crazy" ---> Koubou
Ragazzi, davvero, credevo che non sarei mai riuscita a scrivere questo capitolo D: Invece ce l'ho fatta, e, se devo essere sincera, non mi è venuto così male come mi aspettavo *ride* Ovviamente non è perfetto, ma davvero, me lo aspettavo peggiore >w<
Vi anticipo subito che nel prossimo capitolo (che riprenderà la storia di Mercuzio) assisteremo al dialogo tra Zarathustra e Fugo >:)
Ciao a tutti e alla prossima! ^^
 

 

   
 
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