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Autore: DAlessiana    09/12/2016    3 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Edward, seduto sul letto di Jasper, fissava il fratello andare avanti e indietro per la camera, indeciso su cosa indossare quella sera.
“Tu sei proprio sicuro di volerci andare senza neanche chiamare papà?” gli chiese ad un certo punto, mentre Jasper si toglieva l'ennesima maglia troppo stretta.
“Ci ho provato, Ed, ma non ha risposto a nessuna delle mie chiamate” rispose il minore. Ed era vero. Era dalla mattina che aveva provato a chiamarlo insistentemente senza ricevere risposta, il che era strano.
“Quante volte hai provato?” chiese Edward con fare perplesso. Il fratello si sedette accanto a lui e prima di rispondere prese un enorme respiro.
“Una decina di volte, credo. Secondo me è successo qualcosa a quel ragazzo...” rispose Jasper, aveva notato le occhiaie del padre in quei giorni, segno evidente che aveva passato notti insonni, preoccupato per qualche paziente.
“Quello che non gli ha fatto chiudere occhio tutta la settimana? Lo penso anch'io.” Replicò il maggiore, anche lui aveva notato la stanchezza e l'impotenza di non poter fare di più che regnavano negli occhi del padre in quei giorni.
Calò un silenzio di tomba, nessuno dei due sapeva cosa dire, forse perché, in quelle situazioni, non esiste qualcosa di giusto di cui parlare.
Fu Edward a rompere quel silenzio opprimente, alzandosi in piedi e prendendo una camicia color azzurro chiaro dall'armadio e dei pantaloni di colore blu scuro. Li appoggiò sul letto delicatamente per non rischiare di stropicciare la camicia.
“Se vuoi un mio consiglio, allora metti questi. Sicuramente farai una bella impressione poi il resto dipenderà solo da te.” Esclamò, una volta finito. Jasper guardò gli abiti e maledì il fratello, perché lui riusciva sempre a trovare i vestiti giusti mentre lui avrebbe perso tutto il pomeriggio per trovarne alcuni almeno decenti?
“Magari, se hai fortuna, torni anche prima di papà” disse Edward in tono speranzoso, non voleva che il fratello finisse ancora più nei guai col padre di quanto già non lo fosse.
“Indipendentemente da quello che succederà, non gli mentirò di nuovo. Glielo dirò in ogni caso, ho bisogno che lui capisca di potersi fidare di nuovo di me.” Replicò Jasper, aveva pronunciato quelle parole con tono serio.
Aveva bisogno di suo padre, di confidarsi con lui senza averne il timore. Promise a se stesso che non lo avrebbe più ferito come aveva fatto quella sera, ma per farlo aveva bisogno che il padre si fidasse nuovamente di lui e, stavolta, non lo avrebbe deluso.

Il dottor Cullen, quella sera, aveva ben altri pensieri. Per la prima volta, dopo anni, aveva dedicato tutte le sue attenzioni ad un paziente. Un ragazzo poco più che adolescente lottava tra la vita e la morte. Inconsapevolmente si era immedesimato in quei genitori che senza più lacrime lo pregavano di salvarlo, di fare di tutto pur di farlo vivere anche un giorno in più.
“Dottor Cullen, la prego!” gli aveva urlato la madre, ormai senza più voce. Il padre non aveva parlato, ma con un semplice sguardo gli aveva trasmesso la sua supplica. Lo salvi, per favore, non possiamo perderlo.
Quello sguardo, quella preghiera, ancora gli rimbombavano nella mente mentre prendeva le cose che aveva lasciato nell'armadietto ad inizio turno, tra cui il cellulare. Non aveva ancora salvato quel ragazzo, ma gli aveva dato la possibilità di mantenerlo in vita almeno fino al turno seguente, conscio del fatto che se voleva davvero portarlo fuori pericolo aveva bisogno di staccare la spina, almeno per un paio d'ore. Raccolse distrattamente tutte le sue cose e andò via, aveva bisogno di riposare.

 

La cena non andò esattamente secondo i piani di Jasper ed Alice, anzi fu un totale disastro. Il giovane Cullen tornò a casa esausto e con la consapevolezza di aver perso la sua unica occasione per salvare la sua storia con Alice.
Ringraziò il cielo che la mattina seguente avrebbe potuto dormire, perché se qualcuno lo avrebbe paragonato a Leopardi, quest'ultimo sarebbe risultato il più grande ottimista della letteratura. Poco prima di mettersi a letto ricevette un messaggio da Alice:

“Domani pomeriggio vengo da te. Dobbiamo parlare”

Ogni qualvolta che qualcuno gli diceva quelle parole, Jasper sapeva che non presagivano niente di buono. Chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi il più in fretta possibile in modo da annullare i pensieri.


La mattina seguente, il dottor Cullen pur avendo il turno di pomeriggio si alzò presto, quasi all'alba e cercò di non fare troppo rumore per non svegliare i figli ancora nel mondo dei sogni.
Stava iniziando a sorseggiare la tazza di caffè che si era preparato quando il rumore prepotente del campanello lo destò dai suoi pensieri. Fissò l'orologio che segnava le sette del mattino, chi era così pazzo, oltre lui, da essere già sveglio di sabato mattina?
Non appena aprì la porta si vide dei fiori scaraventati ai suoi piedi e impiegò qualche minuto per riconoscere la figura che aveva davanti.
Renée Swan, a braccia conserte e con espressione irritata, aspettava una reazione da parte del dottore e l'attesa non faceva altro che alimentare la sua ira.
“Dica pure a suo figlio che non ho bisogno di questo mazzo di fiori dopo il suo comportamento di ieri sera!” esclamò con tono offeso e cinico. Carlisle si ritrovò spiazzato, possibile che non potesse passare un giorno tranquillo?
“Qualsiasi cosa abbia fatto Edward non credo che...” iniziò, cercando qualche possibile giustificazione pur non sapendo che cosa fosse accaduto.
“Edward? Aspetti lei mi sta dicendo che non sapeva che Jasper ieri sera era a cena da me per il compleanno di Alice?” lo interruppe bruscamente la signora Swan. Carlisle strabuzzò gli occhi per lo stupore, non credeva che Jasper potesse deluderlo tanto.
“Non capisco. Jasper è in punizione e sono certo che non sarebbe mai uscito di nascosto” disse il dottore, anche se ormai non era sicuro più di niente.
“Allora lasci che la illumini sul comportamento inaccettabile di suo figlio!” esclamò Renée con un sorriso beffardo, ora sapeva come vendicare il torto subito.
Carlisle, con fare rassegnato, la fece accomodare offrendole una tazza del caffè che avrebbe dovuto risollevargli il morale.



-Salve a tutti! Pensavate che vi avevo abbandonato? Assolutamente no!
Sono solo stata straimpegnata tra scuola/scuola-guida/lavoro...insomma l'unica cosa che desideravano fare una volta tornata a casa era di buttarmi nel letto!
Per fortuna (o purtroppo) l'influenza mi ha costretto a staccare la spina e a chiudermi in casa al caldo ed ho trovato, finalmente, il tempo da dedicare a questa storia.
Spero di ritrovarvi tutti e che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Un bacio!  

  
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