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Autore: Piuma_di_cigno    09/12/2016    3 recensioni
Se potessimo sapere l'esatta data in cui un evento sconvolgerà la nostra vita per sempre, cosa faremmo nell'attesa? Quando Tessa si ritrova in questa situazione, risponde alla domanda in modo molto semplice: lei se ne starebbe a letto per giorni e giorni e sbatterebbe il mondo fuori dalla porta. Questo finché la sua amica Lia non piomba nella sua stanza la mattina presto e la trascina su un treno per una vacanza di una settimana che le cambierà la vita.
Una sola settimana e Tessa si ritrova a provare tutte le follie dell'universo: da tuffi notturni, a scorpacciate di marshmallow fino all'amore ...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13 – Memoria

 

Daniel mi fissò con aria perplessa per un istante.

“E dove dovremmo esserci conosciuti?”

Abbassai lo sguardo verso il messaggio sul cellulare, poi guardai di nuovo lui.

“La zia di Lia, Iris, sostiene che è stata tua l'idea di mandarci qui... E anche che mi hai scambiata per lei.” gli mostrai il telefono e lui lesse quelle parole. Sorpreso, corrugò le sopracciglia e scosse la testa.

“No, me lo ricorderei. E dove mai potrei averti incontrata?”

“Uhm... Non lo so. Io sono di North Wings, in collina. Sei mai venuto da quelle parti?”

“Forse una volta. Ci sono passato con mia sorella per andare in ospedale a fare la terapia; andava sempre nello stesso, quello specializzato, in montagna... A... Non mi ricordo quale fosse la città...” cercava di concentrarsi per capire quale fosse il nome, ma io lo sapevo già: “Snowland. Ci va anche mia madre per lo stesso motivo.”

“Allora forse ci siamo incontrati lì.” aggrottò ancora di più le sopracciglia “Ma non me lo ricordo. Se ti avessi pure convinta a venire qui avremmo avuto una conversazione... Me lo ricorderei...”

“Non viene in mente niente neanche a me. Oltretutto tua sorella è già guarita, no? Dovremmo esserci incontrati anni fa ormai.”

“In realtà no, perché ha dei controlli circa ogni tre mesi quindi ci torna spesso, ma sono come minimo tre o quattro mesi che non la accompagno più.”

Riflettei in silenzio mentre camminavamo nel buio, diretti alla spiaggia; la zia di Lia era un po' strana -credeva agli angeli, aveva un tatuaggio e riteneva che il mondo fosse un posto meraviglioso- ma non mi sembrava tanto svampita da inventarsi cose del genere. No, c'era qualcosa sotto. Ma cosa? Come potevo aver conosciuto Daniel senza ricordarmene? Era vero che quando l'avevo visto la prima volta mi aveva dato una curiosa sensazione di familiarità però mi sembrava letteralmente impossibile non sapere di avergli già parlato in passato; decisi di non crucciarmi oltre.

“Domani mattina la chiamerò e le chiederò di cosa parla. Se scopro qualcosa ti faccio sapere.”

“Mmm...” concordò lui, ancora perplesso. “Eppure credo che sia una cosa fondata, lo sai?”

“Davvero? Perché?”

“Mi sei sembrata familiare la prima volta che ti ho vista.” esterrefatta per quella rivelazione stranamente simile a quello che pensavo, alzai la testa e incontrai il suo sguardo che da meditabondo passò a sorpreso quando vide la mia espressione.

“Anche a me sei sembrato familiare! Com'è possibile?”

“Amnesia di coppia?” distolsi in fretta lo sguardo fingendo indifferenza, mentre la mia maniacale mente malata analizzava quello che aveva detto e si soffermava con tanto di lampeggianti sulla parola coppia. L'aveva detto davvero? Eravamo una coppia??

“Mi sembra un po' improbabile.” dissi ostentando totale tranquillità nonostante nella mia testa ci fosse una certa confusione generale, come succedeva quasi sempre quando ero con lui. Guardai la strada buia davanti a noi fingendo di essere ancora immersa nei miei pensieri e notai che nonostante l'oscurità ci circondasse, ci fosse un silenzio praticamente agghiacciante e fosse notte fonda non avevo paura; merito forse di Daniel? Mi sentivo al sicuro.

“La parte più strana è quella in cui io dovrei aver chiamato la zia di Lia. Iris, giusto?”

“Sì.”

“In effetti ho parlato con lei al telefono per la prenotazione del vostro appartamento, ma non sapevo neanche il suo nome prima di adesso...”

“Non credo sia una questione su cui dobbiamo riflettere più di tanto. Sarà uno dei suoi soliti scherzi. La chiamerò domani mattina e cercherò di capire cosa si è inventata questa volta... Che delirio...” mi dispiaceva che fosse l'una di notte perché questo significava che avrei dovuto aspettare chissà quante ore prima di poterle telefonare. Non potevo di certo chiamarla alle sei del mattino. Ero davvero impaziente di sapere cosa intendeva; e se veramente ci eravamo già conosciuti? E se tutto questo, alla fine, era stato opera del destino? Lanciai un'occhiata a Daniel, che ragionava ancora sulla questione con aria meditabonda e pensai che se avessi scoperto che ci eravamo conosciuti proprio per merito del fato allora avrei cercato di mantenere i contatti con lui. Pensandoci, era passata la mezzanotte e questo significava che... O mio Dio. Per la prima volta dall'inizio della vacanza mi sentii schiacciata dal tempo: era il quinto giorno. Il settimo, la mattina, saremmo dovute partire, il che significava che avevamo solo due giorni ancora poi... Poi... Eh, già. Poi?

“Daniel?”
“Sì?”

“Tra due giorni torno a casa. Lo sai, vero?” dovevo dirglielo. Non volevo rovinare il momento e più di tutto non intendevo dargli un dispiacere, ma avrebbe fatto più male saperlo all'ultimo minuto... Lo sapevo per esperienza personale.

“Lo so.” la sua voce era strana, un misto tra rassegnazione, tristezza e un tentativo di indifferenza. Mi faceva un certo effetto pensare che in così poco tempo ero entrata a tal punto nella vita di una persona da renderla triste quando me ne andavo; di solito, se lo facevo, raramente mi preoccupavo di come si sentivano gli altri. Sparivo e basta. Con lui però non potevo farlo, perché oltre a un torto mi sentivo in colpa all'idea di farlo stare male e mi sentivo male io stessa per questo... Che disastro.

“Come mai devi tornare a casa così presto?” la sua domanda mi colse per un istante alla sprovvista. Avevo sempre pensato, affermato ed ero sempre stata convinta, sin dal primo giorno di vacanza, che sarei tornata a casa dopo una settimana esatta, ma quelle parole furono un fulmine a ciel sereno; non ci avevo proprio pensato. Cosa mi tirava verso casa?

“Forse mia madre dovrà ricominciare a fare la terapia e io voglio starle vicino. Devo tornare a casa per lei, per...” per? Non lo sapevo. Mi parve quasi che la mia mente si stesse riempiendo di falle, come una diga costruita male. Cosa potevo fare io per lei se tornavo a casa? Esattamente lo stesso di sempre: niente. Non ero un medico, non ero uno psicologo e non ero abbastanza forte da starle accanto come faceva mio padre... Io non le ero utile. Era più utile se stavo lontana, così lei aveva meno lavoro, un piatto in meno da preparare a cena e a pranzo, una preoccupazione in meno, una stanza in meno da pulire, vestiti in meno da lavare, una persona triste in meno... Mi chiesi cos'avessi fatto a casa per tutto quel tempo, perché non me ne fossi andata prima, e ricordai il senso di inutilità che mi aveva fatta quasi impazzire. Daniel scrutava la mia espressione e avrei potuto giurare che vedesse passare ogni singolo pensiero e capisse tutto quello che mi passava per la testa, come se l'avesse provato lui stesso, cosa che probabilmente aveva fatto.

“Tess?”

“Ripensandoci, non so quanto sia il caso che io torni a casa.”

“Perché?” mi diede l'impressione che sapesse già quello che stavo per dire.

“Perché non... Non posso fare niente per lei. Alla fine... Non sono io quella capace di aiutarla. Non sono indispensabile.” con la coda dell'occhio vidi Daniel fare un sorriso triste, poi mi circondò le spalle con un braccio attirandomi a sé. Eravamo arrivati al porto, illuminato di tanto in tanto dalle luci delle barche e completamente deserto, col solo rumore del mare.

“Per lei sarai sempre indispensabile. In salute e in malattia. Solo che non è la tua battaglia, è la sua.”

“Ma soffro anch'io.”

“Tu però puoi scappare. Hai un corpo sano. Lei no.”

“E allora cosa devo fare? Tornare a casa ed essere di nuovo inutile e triste o rimanere lontana ed essere inutile e più o meno felice?”

Daniel si limitò a stringermi più forte e a rimanere in silenzio. Forse, cercava anche lui la risposta alla stessa domanda.

 

POV Lia

 

Quando mi svegliai e vidi l'ora saltai giù dal letto per lo spavento: no, no, no! Ero in ritardo! Volevo svegliarmi presto per prepararmi decentemente all'appuntamento con Raphael, ma a quanto pareva non ce l'avevo fatta visto che erano già le nove e mezza e io dovevo ancora fare colazione, vestirmi e lavarmi.

Andai in bagno dove mi lavai di malavoglia il viso e guardai la mia immagine allo specchio, rassegnata nel vedere che ero spettinata e piena di brufoli; come cavolo facevano le altre ad essere sempre perfette? Alcune mie compagne di classe riuscivano a mantenere perfetti fondotinta, rossetto, eyeliner e mascara per addirittura sei ore di fila e io non riuscivo a fare lo stesso con un correttore neanche per un'ora. Aaah, pazienza, non avevo tempo.

Uscii di corsa dal bagno e, rinunciando alla colazione, mi infilai dritta in camera alla ricerca di qualcosa da mettere. Sfortunatamente non preparavo i vestiti in anticipo come Tessa, perciò non avevo un'idea precisa; di solito mi vestivo in base alla mia ispirazione dell'ultimo minuto, che quella mattina mi disse di afferrare un paio qualsiasi di pantaloncini e una maglietta rossa e di sbrigarmi. Indossai le scarpe, uscii dalla camera e... Ma dov'era Tessa? Credevo che stesse dormendo, però pensandoci bene era strano che non mi avesse sentita alzarmi o che non si fosse svegliata prima di me. Il suo letto era vuoto e sfatto, il che era davvero insolito visto che lei rifaceva il letto ogni sacrosanta mattina – anche prima di andare a scuola, cosa che io non riuscivo mai a fare.

Poi però vidi l'orologio – mancavano cinque minuti, questa volta sarei arrivata io in ritardo! - e mi dissi che l'avrei chiamata appena ne avessi avuto il tempo, quindi presi con me il telefono, le chiavi e il taccuino e uscii di corsa.

Arrivai al faro col fiatone. Di solito non mi scomodavo così tanto per un appuntamento, ma mi dava fastidio essere in ritardo proprio con lui. Irritata con la sveglia, con il tempo e con lui – perché così presto? - alzai la testa giusto in tempo per vederlo appostato davanti alla passerella del faro appoggiato a braccia incrociate su una moto nera e con un sorrisetto strafottente stampato in faccia.

Sorrisi come meglio potei mentre mi avvicinavo.

“Ciao.”

“Buongiorno Lia.” i suoi occhi luccicarono di malizia “Come stai?”

“Bene” il mio tono era tranquillo ma in realtà ero diffidente perché sembrava troppo felice quella mattina e qualcosa mi diceva che non ero solo io la causa della sua felicità. E poi mi fissava come un gatto fissa il topo ed era veramente irritante.

Si voltò e prese qualcosa dietro di lui, poi me lo porse: era un casco. Aggrottai le sopracciglia, perplessa.

“Secondo appuntamento. Ci si arriva in moto.” lo fissai con l'aria di chi è assolutamente confuso e, in un certo senso, prega di aver capito male. No. Oh, no. Non sarei salita in moto con uno sconosciuto... Non mi interessava proprio niente, io non avevo nessuna intenzione di assecondare questo pazzo, che ne sapevo che non mi avrebbe portata in un luogo buio e deserto e non avrebbe cercato di farmi qualcosa?? Diamine, ma dov'era Tessa quando serviva? Lei aveva sempre uno spry da spruzzare negli occhi alla gente all'occorrenza.

Proprio mentre stavo per scuotere la testa e dire che non sarei andata con lui, Raphael parlò: “Sea Road, Venice Road e poi Blue Road. Sono le strade che ho intenzione di prendere per portarti al nostro appuntamento. Non ti dico cosa faremo perché è una sorpresa, ma stiamo per andare in un luogo affollato dove non potrei neanche lontanamente provare a farti qualcosa di male. Puoi guardare i cartelli per vedere se mento e cambio strada.”

Mi porse di nuovo il casco e questa volta accettai. Raphael indossò il suo invitandomi a salire sulla moto, dietro di lui.

“Sei mai andata in moto?”
“Sì, ne ha una anche mio padre.”

“Benissimo, allora sai già come funziona. Aggrappati a me e andrà tutto bene.” misi il casco e poi cinsi la sua vita con le braccia, un po' imbarazzata per quel contatto fisico; lo facevo anche con mio padre, ma era mio padre. Con lui era... strano.

La moto partì e in breve prese velocità, così corremmo veloci lungo le vie della cittadina e poi lungo strade più ampie, allontanandoci sempre di più dall'oceano. Mentre proseguivamo vidi un cartello con la scritta Venice Road, poi chiusi gli occhi e non badai più a quello che c'era accanto a noi. Mi guardai intorno solo quando Raphael si fermò per parcheggiare la moto e prese il mio casco; eravamo... O mio Dio, eravamo in un Luna Park! Neanche sapevo dell'esistenza di quel posto, e venivo spesso da quelle parti con i miei!

Scesi dalla moto con un sorriso grande come una casa: adoravo le giostre e le fiere. Le adoravo. Raphael se ne accorse e i suoi occhi brillarono: “Ci ho azzeccato?”
“Direi proprio di sì!”

Iniziammo a camminare fianco a fianco in mezzo alla folla di persone, soprattutto famiglie, che affollavano il posto e l'occhio mi cadde subito sul banco delle frittelle. Ooooh, le frittelle! La giornata andava meglio quando si mangiava una frittella. Mi girai per dire a Raphael che andavo a prenderne una, ma invece del suo viso trovai... Una frittella. Sorpresa, notai che era lui a offrirmela e non potei fare a meno di rivolgergli un sorriso.

“Grazie!” trillai prendendo quella squisitezza piena di zucchero e dandole un morso con soddisfazione. Non avevo neanche fatto colazione! Tessa mi avrebbe sicuramente rimproverato la dieta poco sana... Ma Tessa non c'era, giusto? Pensandoci bene, chissà dov'era andata a finire quella mattina. Forse avrei dovuto andare a vedere in spiaggia, magari era lì.

“E così, ti piacciono le frittelle.”

“Mmmh.”

“Fantastico. Io sono bravo a cucinare le frittelle. Ti farò assaggiare le mie.”

“Io so cucinare le crepes alla Nutella più buone dell'universo.”

“Dovremmo fare una gara allora!” il sorriso di Raphael, complice la frittella, era diventato contagioso. “Una gara a chi fa il dolce più buono. Dai Amelia non puoi tirarti indietro!”

“No no no no no, cosa??” mollai il dolce per un attimo. “No no, perché mi chiami Amelia?”
“Hai detto tu che non dovevo chiamarti Lia.” replicò – giustamente – lui, ma io non ero pronta per questo. Insomma, erano anni che qualcuno non mi chiamava col nome intero, era innaturale. “Amy. Ti piace?”

Era un po' strano però annuii lo stesso; sempre meglio di Amelia.

“E Amy sia. Quindi accetti la sfida, Amy?”

“Sì. Però se vuoi che lo faccia devi promettermi una cosa.”

“Cosa?” con soddisfazione notai che era sorpreso.

“Leggerai Orgoglio e pregiudizio.”

“Neanche per idea.”
“Allora io non partecipo alla gara.”

“Non puoi farmi questo!”

Sorrisetto.

“Prendere o lasciare.”

“Se io leggo Orgoglio e pregiudizio tu devi leggere Harry Potter.”

“Affare fatto.” vidi qualcosa brillare negli occhi di Raphael, forse felicità. “Hai una fissazione per Harry Potter come la mia coinquilina, lo sai?”

“Anche lei l'ha letto? Tessa, giusto?”

“Sì. Lo adora. Mi ha ripetuto non so quante volte che dovevo leggerlo, ma non ho mai avuto il tempo né l'occasione.”

“Be', ora li hai entrambi. Ti presto io tutti i libri della serie.”

Sospirai.

“Tessa ti adorerebbe.” tra me e me pensai che però sarebbe stato un problema se mi avesse prestato anche solo il primo libro, visto che non avrei probabilmente avuto occasione di ridarglielo. Ancora due giorni e poi saremmo ripartite; rabbrividii al pensiero di tornare alla solita vita e mi chiesi se anche Tessa avesse paura. Sembrava così tranquilla, lei.

“Non so se riuscirò a leggerlo in un tempo tanto breve da ridartelo, perciò è meglio se lo compro.”

Raphael mi fece un sorrisetto. Cos'aveva in mente ora?

“La tua copia di Orgoglio e pregiudizio è preziosa per te, la mia copia di Harry Potter è preziosa per me. Facciamo uno scambio e quando ci rivedremo ci restituiremo i rispettivi libri.”

“Certo” non ero molto convinta in realtà, innanzitutto perché non mi piaceva questo quando – da quanto in qua era sicuro che ci saremmo rivisti? - e poi perché non mi piaceva l'idea di essere in qualche modo legata a lui, ma non specificai niente di tutto questo. Ero... curiosa, dovevo ammetterlo. Era il primo ragazzo al mondo che trovavo pazzo quanto me, che amava la lettura e che era interessato a me. Per una volta volevo provare a far funzionare le cose e vedere cosa succedeva.

Nel frattempo avevo mangiato tutta la frittella e, quando alzai lo sguardo, vidi una giostra fantastica, con i sedili attaccati a un palo grazie al quale si veniva quasi lanciati in aria, per poi scendere dondolando come su un pendolo. I ragazzi lì sopra urlavano come matti, perciò doveva essere assolutamente divertentissimo.

“Saliamo lì sopra??” Raphael annuì. Avrei quasi creduto che fosse entusiasta quanto me. Aspettammo il giro successivo, poi pagammo il biglietto e salimmo; fu incredibile, io ridevo e urlavo più che potevo ogni volta che scendevamo a velocità sempre più alta e questo portò a un secondo e ad un terzo giro. Fu la volta degli autoscontri subito dopo, dove lui mi perseguitò più che poté urtandomi in tutta la pista. Poi, il polipo, dove delle navette volanti ci portavano in alto e in basso fino a farci venire il voltastomaco. Continuammo per tutta la mattina, salendo e scendendo e mangiando frittelle a volontà, per quanto mi riguardava, mentre Raphael perlopiù mi guardava divertito. In effetti verso l'una o le due di pomeriggio cominciavo a sentirle veramente pesanti sullo stomaco, ma per fortuna avevamo già provato tutte le giostre e assaggiato tutte le frittelle della fiera, perciò potevamo dirci soddisfatti e tornare indietro.

Mentre viaggiavamo in moto mi resi conto che non avevo ricevuto neanche una chiamata da Tessa. Ma dove cavolo era finita?

Spazio autrice: eccomi qua! Come promesso, un nuovo capitolo :) La verità su Tessa e Danel non è ancora stata scoperta, ma finalmente vediamo che Lia si diverte, e sottolineo si diverte, con Raphael; il tempo però è agli sgoccioli per entrambe. Devono tornare a casa tra due giorni, anche se forse Tessa ha notato che non è una cosa poi così scontata... ma lo vedremo nei prossimi capitoli! :) Ne pubblicherò presto di nuovi, approfittando delle vacanze.
Riguardo a questa parte della storia devo precisare: località e strade sono state completamente inventate da me, tra l'altro senza un criterio preciso e seguendo solo l'ispirazione del momento. Se ci sono riferimenti a luoghi o cose reali sono più che casuali :)
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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