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Autore: itstimetolisa    09/12/2016    0 recensioni
Holly Madden sente di star sprecando la sua vita. Nulla le va mai bene. È la tipica ragazza tutta acqua e sapone, e sfiga abbondante. Nella sua vita ci vorrebbe un miracolo.
Finché la sua pazza amica, Camille Devine, non le propone uno dei suoi riti spirituali per il chakra, e Holly viene catapultata nel corpo della bella, affascinante, intelligente Gwen Warlow.
Come potrà tornare nel suo corpo? E soprattutto, perché proprio in quel corpo?

[...]
«Intendevo che ho il rimedio per il tuo affaticamento.»
«Affatica-che?» ripeto. «Oh, lo stress psicologico ed emotivo.» Annuisco. «Bella fregatura.»
«Si, be'...» Camille mi fissa incerta per alcuni secondi. «Per alleviare lo "stress" ho un rituale veramente carino. Si esegue in due secondi.»
«Okay.»
«Non dovresti cedere così facilmente. E se dovessi bere sangue umano?»
«Con Damon Salvatore? Allora, sì!»
[...]
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chill Out;

Esco dall'aula senza aver messo del tutto a posto le mie cose, il foglio del test ancora in mano e il piccolo zaino con la cerniera totalmente aperta nell'altra. Purtroppo, grazie alla goffaggine che madre natura ha deciso di assegnarmi, cerco in ogni modo di sistemare la situazione senza scontrarmi con qualcuno, inciampare, o invocare i santi. Altrimenti, cosa direbbe mia zia Dahlia? Grande donna anche lei, come mia nonna. Insomma, una famiglia rispettabile; tuttavia la tradizione sembra essersi spezzata alla mia nascita.

«Sei veramente imbranata» ride Camille, aiutandomi a chiudere la cerniera e a infilare lo zaino sulle spalle. Ha tanto l'aria di una mamma con la figlia il primo giorno d'asilo. Tuttavia accetto volentieri il gesto, che mi evita possibili fraintendimenti.

«Non c'è bisogno di ricordarmelo» bofonchio, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

Ci immergiamo nella calca di studenti che affluiscono all'uscita, per poi ritrovarci nel cortile dell'università. Immense distese di verde acceso sulle quali non ho mai avuto il coraggio di sedermi. Un giorno vidi un cane usare l'erba per altri fini poco piacevoli. Da quel giorno evito persino di sfiorare i fasci con le suole delle mie magnifiche vans nere sfumate grigio.

«Su, non fare così» incita Cam, dandomi alcune pacche solidali sulla spalla. «La fortuna gira» recita come un mantra. So che la mattina è usanza per lei alzarsi, blaterare qualche frase con tante pause e canticchiare qualcosa, ma che fosse così positiva mi sfuggiva dalla testa.

«Ma tu non eri rovinata?» sbotto, lanciandole un'occhiataccia. Il suo volto si rabbuia, e i suoi occhi chiari tendono a un grigio scuro. Potrei giurare di vederci anche qualche traccia di lacrima. «Stavo scherzando!» mi affretto ad aggiungere, prima che possa scoppiare a piangere davanti a tutto il campus, mormorando incomprensibili maledizioni in germanico antico. Ci fermiamo vicino alla fermata del bus cittadino, con altrettante persone confuse e ficcanaso che guardano nella nostra direzione. A meno che non abbia assunto l'aspetto di Emilia Clarke durante la notte, non c'è granché da guardare, perciò smammassero via.

Dopo circa venti minuti oltre l'orario in cui avrebbe dovuto arrivare, riesco finalmente a scorgere l'autobus dal fondo della strada, quasi come un miraggio nel deserto afoso. La mia salvezza.

Solo che, ovviamente, con una vita afflitta dalla merda come la mia, la mia àncora di salvezza non poteva che puzzare come tale. Un agglomerato di ciccioni puzzolenti, uomini d'affari grugnanti e studenti di ogni età. Soprattutto i fastidiosissimi liceali che si credo dei scesi in terra, ma non sanno che gli aspetterà un lungo tempo di occhiaie, disperazione, ansia, sfortuna nei casi più rari (come il mio) e tentativi di suicidio tramite avvelenamento da pizza. (In questo caso è opera di Camille, quell'unica volta che si trovò l'esame in corrispondenza di quel periodo del mese.)

Io e Cam arriviamo a casa circa una nauseante, ballonzolante mezzora dopo, sfinite. Senza proferire parola, mi butto sul letto. Non ho nemmeno voglia di mangiare. Incredibile, io che non voglio mangiare. Inaudito. Piano piano sento le palpebre calare e non ricordo altro.

«Holly, svegliati! Non voglio fare tardi anche nell'ora di punizione» grida con snervante voce acuta la mia coinquilina, entrando nella mia stanza sbattendo la porta alla parete.

Mi rigiro nel letto, bofonchiando parole poco gentili. Noto anche di avere gli stessi vestiti del giorno prima ancora addosso, solo più sgualciti. Mi sfrego gli occhi con le mani chiuse a pugno.

«Mamma, mi porti il succo?» mormoro, stiracchiandomi. Fa leggermente freddo, ma con la mente sto più dall'altra parte che nel mondo reale.

«Se non alzi quel culo, il succo te lo farà il professore con il sudore che verserai» sbraita Camille.

Immedesimandomi nel suo racconto in stile cantica di Dante, scatto in piedi e afferro alla rinfusa i primi ricambi che trovo.

Attraversiamo metà edificio di corsa, i piccoli zainetti che urtano le spalle e gli altri studenti che ci guardano curiosi. Mentre la classe di economia e pressoché vicina all'entrata, l'ufficio del professor Mackey è da tutt'altra parte. Dunque ci impieghiamo più tempo del dovuto per raggiungerlo, e quando bussiamo, la voce bassa e rauca dell'uomo risuona esasperata.

Di fatti, il professor Mackey è seduto alla sua scrivania, come se ci avesse aspettato in quella posizione tutto il tempo per coglierci di sorpresa, le mani incrociate sul grembo e ci scruta accigliato.

«Scusi il ritardo, professore» mormora Camille, il respiro affannoso e le guance arrossate.

Di tutta risposta, io rimango calme e immobile al mio posto, non facendomi intimorire dall'uomo che in realtà mi fa paura.

«Niente scuse» afferma severo, additandoci. «Vi siete guadagnate un'altra ora di punizione!» sbraita, e annota qualcosa sul suo fidato taccuino.

«In realtà, professore» intervengo, assumendo l'aria più innocente possibile, «mi chiedevo se potesse esternare la signorina Devine dalla punizione. È stata tutta colpa mia, in fondo. Lei voleva solo aiutarmi. Professore, voi non avete mai avuto un amico fedele?» Avrei potuto applaudirmi da sola. «Posso scontare anche le sue, di ore.»

«Signorina Madden» Il professor Mackey lascia la sua amata sedia reclinabile in pelle e si appoggia alla scrivania, «il suo è un bel gesto, devo ammetterlo, ma la signorina Devine ha provato a farmi fesso, è arrivata in ritardo almeno quanto lei, e si nasconde dietro una sua amica. A quanto pare non merita tanta fedeltà. Inoltre ogni giorno porta nella mia aula un puzzo di erba» fa una smorfia, come a ricordare l'odore delle erbe aromatiche di Camille.

«Professore!» scatta Camille. Toccatele tutto, ma non le sue erbe. «Queste sono gravi accuse! Potrei denunciarla al servizio scolastico per stress emotivo...»

«Bla bla bla» l'uomo imita una bocca che parla con la mano. «Se non fai stare zitta la tua amica, le ore aumenteranno» avverte rivolgendosi a me.

Di botto mi fiondo sulla bocca della mia amica, bloccandola dal dire altro. Annuisco e il professore ci lascia nel suo studio, avvisandoci che sarebbe andato a fare colazione alla caffetteria della scuola.

Mi dirigo verso i numerosi scaffali, stracolmi di scartoffie e raccoglitori segnati da un cartellino. In silenzio afferro il primo in ordine cronologico e mi siedo alla scrivania del professore con un sospiro prolungato.

Camille, a braccia conserte davanti alla porta, mi scruta beffarda con sguardo carico di significato e qualche sua solita ramanzina.

Cerco di ignorarla, accendendo il computer. Peccato che la nonna Lucy, la bella scimmia di Neanderthal, fosse più moderna e veloce del catorcio fornito dal budget scolastico, che - ammettiamolo - faceva più pena di tutta la mia vita fino ad allora. Intreccio le mani sotto il mento e aspetto. Le occhiatacce di Camille bruciano sul mio corpo, ovviamente non letteralmente, ma mi mettono in soggezione. Odio le persone che mi guardano per lungo tempo senza parlare, fanno uscire la parte insicura di me. Alla fine smetto di resistere e sbatto rumorosamente le mani sul piano in legno, facendomi anche molto male.

«Cosa c'è?» grugnisco, decisa e temeraria.

Camille sgrana gli occhi, alzando le mani in segno di resa. «Ti stavo solo guardando.»

«Sai che mi dà fastidio» rispondo, massaggiandomi i palmi delle mani arrossate. Il case del computer sembra tossire una, due, tre volte, e ricomincia a ronzare.

«Appunto.»

Alzo gli occhi al cielo. «Seriamente, spara.»

«Se avessi una pistola, volentieri» ribatte tagliente.

Corrugo le sopracciglia. «Ma non eri proclamatrice di pace e difensora dei diritti degli esseri viventi?»

«Tu non sei un essere vivente, Holly. Gli esseri viventi apportano innovazioni, servono uno scopo e lasciano le loro tracce. Tu...tu sei praticamente inutile. A parte respirare, non credo che tu sappia fare qualcosa.»

Boccheggio per alcuni secondi. La mia amica Camille, l'hippie sfegatata, ha appena composto un insulto. Mi asciugo una finta lacrima dalla guancia e corro ad abbracciare la mia amica. «Per fortuna, iniziavo a pensare che non fossi capace.»

«Di fare cosa?» chiede, scostandosi per respirare, poi scuote la testa, rassegnata. «Sei un caso perso. Credo che l'università ti abbia dato alla testa.» Sembrò illuminarsi come un elettricista con le mani bagnate. «Ho quello che fa per te.»

«Chris Wood con un fiocchetto sul suo...sai...insomma, il suo pacco regalo.» Indico il cavallo dei pantaloni, inarcando un sopracciglio.

Camille arriccia il naso e fa un verso disgustato e scuote le spalle come a togliersi quell'immagine dalla testa. «Intendevo che ho il rimedio per il tuo affaticamento.»

«Affatica-che?» ripeto. «Oh, lo stress psicologico ed emotivo.» Annuisco. «Bella fregatura.»

«Si, be'...» Camille mi fissa incerta per alcuni secondi, per poi tornare al suo discorso. «Per alleviare lo "stress" ho un rituale veramente carino. Si esegue in due secondi. Tanto, a parte ricopiare le copie cartacee sul profilo scolastico del professore, non abbiamo niente di meglio da fare.»

Mi stringo nelle spalle. «Okay.»

«Non dovresti cedere così facilmente. E se dovessi bere sangue umano?»

«Con Damon Salvatore? Allora, sì!» Camille affonda il viso nelle mani e grida. Poi tutto torna normale. «Cosa ti prende? Non dovrei fidarmi di te? Cavolo, se sei strana forte.»

«Siediti e basta» ordina, indicandomi il divano in pelle a due posti.

Mi ci accomodo lentamente, e la guardo maneggiare con alcune candele trovate su una delle mensole (irrilevante l'uso che ne fa il professore, anche perché preferirei non saperlo) e le posizioni a terra. Nel frattempo avvia una playlist di canzoni calme e zen sul suo cellulare. Sicuro che le mie playlist dei Twenty One Pilots e Imagine Dragons la traumatizzerebbero a vita. E la ragazza è già fusa di suo.

«Ora chiudi gli occhi.» Obbedisco e il mondo si oscura. Sento solo il profumo delle candele e il dolce sottofondo musicale. La voce di Camille interrompe il momento di contemplazione. «Concentrati sui suoni, lascia che inglobino i tuo pensieri.»

«Con la tua voce da papera mi riesce difficile concentrarmi» affermo, aprendo un occhio. Camille mi tira uno schiaffo sul braccio e torno a rilassarmi. In un certo momento sento che la musica calmante sta facendo il suo effetto. Sento come se della morfina scorresse nelle mie vene, e la mia anima lentamente si separasse dal mio colpo. Ma torno alla normalità e apro gli occhi, seccata. «Non penso stia funzionando.»

*sta cercando lo scambio*

Camille sbuffa, sbloccando lo schermo del computer per controllare i passi del rituale. E sbuffa ancora, e ancora, e ancora, finché non lo chiude di scatto e si alza in piedi. «Oh, be', pazienza.» dice, mentre soffia per spegnere le candele.

Mi isso anche io in piedi, e allargo le braccia. «Come sarebbe a dire pazienza?»

Camille si stringe nelle spalle. «Non c'è da fidarsi della roba online.»

«E lo dici solo adesso?» sbotto. «Per fortuna non abbiamo evocato una qualche bestia di Satana.»

«Non te ne accorgeresti comunque» risponde tetra.

Indietreggio e deglutisco sonoramente, scatenando la risata della mia amica. Ridi, tanto alla fine sarò io a ridere.

Nel frattempo inserisco il numero del fascista Dominique tra le chiamate rapide.

 

 




HELLLOOO

Ecco un nuovo capitolo! Nel prossimo inizierà la vera storia con tanti colpi di scena e tanto degenero, yuhu! 
Mi sta entusiasmando un sacco scriverla, e spero sinceramente che possa entusiasmare i lettori allo stesso modo.
I protagonisti della storia dovrebbero essere Luke, Ashton e Holly, ma non so proprio quale coppia prevarrà...mmmh. Penso che lo scopriremo con la nostra Holly e le sue scelte poco raccomandabili. 

Lasciate una recensione, se vi va!

Ci sentiamo a un prossimo aggiornamento


BYEEEE
 

   
 
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