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Autore: mepiasanolefasola    09/12/2016    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA-ISCRIZIONI CHIUSE].
Un nuovo torneo tremaghi sta per iniziare,anni dopo la sconfitta di Voldermort.
Ma chi saranno i protagonisti di questa storia? Beh,sarete proprio voi a creare i protagonisti!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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                                                                    CAPITOLO TRE
 
Era il trenta ottobre, gli ospiti erano arrivati solo la sera prima ed il giorno seguente ci sarebbe stata l’estrazione dei campioni. Le lezioni ad Hogwarts però sarebbero continuate, con grande dispiacere degli studenti che speravano in una piccola pausa.
 
I corridoi di Hogwarts erano pieni di ragazzi che si dirigevano contro voglia ognuno verso la propria classe.
-Wow Ali, oggi siamo persino in anticipo! Che dici Jamie, vogliamo segnarci questa data? Sappiamo che è la prima e ultima volta che succederà. –disse Amber rivolta a James, che era al suo fianco, facendolo ridere.
-Non sei simpatica, lo sai? Vi odio. –rispose Alice cercando di essere dura e arrabbiata, ma ottenendo solo altre risate come risposta.
Mentre i loro battibecchi continuavano, Amber notò un gruppo di Beauxbatons ferma a qualche metro di distanza e sperò che non ci fosse nessuno che conosceva. Sapeva che sarebbe stata una situazione imbarazzante e non aveva voglia di affrontarla in quel momento.
Al suo fianco, gli occhi di Alice avevano notato un povero Tassorosso nelle grinfie di due Serpeverde. Quasi senza accorgersene, si incamminò velocemente verso di loro, pronta a salvare quel povero ragazzo che probabilmente era del secondo o terzo anno. James e Amber la seguirono, sicuri che avrebbero dovuto fermarla prima che facesse danni.
-Qualche problema ragazzi? –domandò Alice ai due serpeverde che aveva appena riconosciuto, cogliendoli di sorpresa.
Questi si girarono e la guardarono con aria di sfida: grande errore.
-Nessuno Paciock, adesso puoi andartene. –rispose uno dei due. Era alto, ma non quanto James, con occhi verdi e capelli biondi. Sarebbe stato anche un bel ragazzo, se non fosse stato per il carattere che si ritrovava.
-Non me ne vado invece, visto che te la stai prendendo con un ragazzino. Hai diciassette anni, Peterson, non dovresti crescere? –le chiese infuriata Alice. Lei odiava quando qualcuno le diceva cosa fare ed odiava quando qualcuno se la prendeva con i più deboli, e lei non si sarebbe fermata fin quando quel ragazzo non sarebbe stato al sicuro lontano da loro.
-Nessuno ha chiesto il tuo parere. –disse invece l’altro, tirando fuori la bacchetta così velocemente che Alice se la ritrovò puntata alla gola prima che riuscisse a tirare fuori la sua.
Sul volto di Peterson apparve un ghigno soddisfatto, che svanì non appena la bacchetta del suo amico volò via dalla sua mano per finire in quella di Amber. James tirò un pugno al ragazzo che aveva appena lasciato Alice, rompendogli il naso.  Peterson prese il suo amico per un gomito, probabilmente per accompagnarlo in infermieria, ma prima si fermò davanti ad Amber guardandola con sguardo di sfida.
-Fossi in te starei attenta alla prossima partita, De Villiers, non vorremmo che cadessi dalla scopa. –e detto questo le diede una spallata, facendola innervosire ancora di più.
 
Il gruppo di Beauxbatons aveva assistito a tutta la scena. I ragazzi erano rimasti colpiti soprattutto dalle due ragazze, ma la cosa che più li aveva lasciati di stucco era il cognome della ragazza che era stata così veloce a disarmare uno dei due ragazzi. Ma quel cognome, fin troppo familiare, li aveva lasciati di stucco. Decisero allora di avvicinarsi per chiederle il cognome, pensando di aver sentito male anche se era fin troppo improbabile.
-Ehm, scusami! –la chiamò il più interessato –mi chiamo Philippe, come puoi vedere sono di Beauxbatons, e questi sono i miei compagni di scuola. –le disse indicando con un gesto della mano i suoi amici, per poi prenderle la mano e baciargliela.
-Oh, piacere, io sono Amber. Loro sono Alice e James, è stato un piacere conoscervi ma dobbiamo proprio andare a lezione. –rispose lei, leggermente imbarazzata dal baciamano ricevuto poco prima, ma con la voglia di finire il prima possibile la conversazione perché già sapeva dove sarebbe andata a finire.
-Aspetta! Volevamo solo chiederti qual è il tuo cognome, perché pensiamo di aver sentito male dato che un nostro compagno ha il tuo stesso cognome ma non ci ha mai detto di avere parenti “giovani” qui. –concluse velocemente, tanta era la curiosità. Non glielo avrebbe chiesto se non fosse stato per la grande somiglianza che vedeva tra la ragazza, Amber, ed il suo compagno di scuola. Si somigliavano tanto da sembrare parenti, o persino fratelli.
-Il mio cognome è De ..
-Ragazzi, che fate qui? –domandò una voce dietro i ragazzi, che si girarono e riconobbero il loro compagno di scuola, Saphir, che tanto assomigliava a quella ragazza. Amber non aveva avuto bisogno di guardare il proprietario della voce, lo avrebbe riconosciuto anche ad occhi chiusi, e cercò il suo sguardo per farsi aiutare. Quando lui incontrò il suo sguardo, capì che il loro segreto, se così possiamo chiamarlo, stava per essere svelato.
-Sentite è stato un vero piacere conoscervi, ma noi dobbiamo proprio andare altrimenti arriviamo in ritardo. Potete continuare la conversazione più tardi sicuramente! –e senza lasciare tempo ai ragazzi di rispondere, prese i suoi due amici ed iniziò a correre verso l’aula di trasfigurazione. Sebbene anche lei fosse curiosa di sapere che tipo di parentela accumunasse la sua amica e quel misterioso ragazzo, aveva visto la sua amica in difficoltà ed il suo istinto da eroina l’aveva spinta a salvarla.
James, al suo fianco, la guardava sognante. Amber, invece, la guardava  tanto riconoscente, come se le avesse appena salvato la vita. Peccato che non immaginasse minimamente del terzo grado che la attendeva nel primo momento libero di entrambe.
 
 
Le lezioni stavano giungendo al termine, una ragazza in particolare ne era contenta. Era pronta a farsi vedere in tutto il suo splendore dai ragazzi della scuola, specialmente dai Serpeverde. Anzi, da uno solo dei Serpeverde: il figlio del prescelto. Chi meglio di lui sarebbe potuto essere la persona giusta per farla essere la regina  che, a suo parere, meritava di essere? I ragazzi stavano iniziando ad uscire dalle classi, ed Antonie e le sue “ancelle”, come adorava chiamarle lei, si erano messe in modo che chiunque passasse da lì potesse vederla.
Un fiume di ragazzi aveva cominciato a passare nel corridoio e Antonie aveva già individuato due ragazze che potevano entrare nel suo gruppo di “ancelle”. Non lo avrebbe mai ammesso, ma sceglieva le sue “ancelle” in base alla bellezza: non voleva che ragazze più belle di lei potessero surclassarla, allora lo faceva lei con l’astuzia. Ma non poteva neanche immaginare quanto fosse sbagliato scegliere quelle due ragazze. Ignara di tutto, si avvicino alle due ragazze trovandole stranamente da sole e vicine.
-Ciao! Io sono Antonie Valejant, ma se volete potete chiamarmi Queeny. –le due Serpeverde stavano iniziando a perdere la pazienza, tanto che alzarono gli occhi contemporaneamente –e vi annuncio che siete state scelte per entrare nel mio gruppo di “ancelle”. Ovviamente dovrete fare tutto quello che vi dico, ma raggiungerete una grandissima popolarità. Perfetto, dovete indossare queste spille per farvi riconoscere dagli altri e poi..
-Aspetta, ferma un attimo. Io dovrei diventare la tua schiavetta? Ma per favore! –la fermò una delle ragazze guardandola disgustata.
-Non ci sto neanche io, Queeny dei miei stivali, e fossi in te mi toglierei di mezzo. Pff, tu che comandi me!
Le ragazze fecero per andarsene ma Antonie le bloccò.
-State facendo un grosso sbaglio, non sapete di cosa sono capace quando  mi arrabbio. –le guardò minacciosa, sperando di intimidirle con lo sguardo.
-Pensi di farci paura? –Sophie stava diventando una furia, ODIAVA che qualcuno si credesse così importante da darle ordini.
-Chi sareste voi per non avere paura di me?
-Sono la figlia di Lord Voldemort, pensi davvero di farmi paura? –Selene sorrise compiaciuta dello sguardo sbigottito della ragazza di Beauxbatons, fece un mezzo sorriso a Sophie e se ne andò.
Sophie guardò Antonie divertita per qualche istante, poi se ne andò pensando che la Riddle alla fine non era tanto male.
Ripresasi, Antonie notò che molti studenti la guardavano divertiti. Voleva vendicarsi per l’umiliazione subita, ma non sapeva che ci sarebbe voluta una vita per smaltire l’umiliazione che presto o tardi avrebbe subito.
 
 
Con il vento tra i capelli biondi e quel meraviglioso lago davanti a sé, quel posto sembrava essere il paradiso. Stranamente, sentiva la mancanza della sua scuola e della sua famiglia. Aveva paura di non essere all’altezza della situazione, ma non poteva farsi vedere da qualcuno in quelle condizioni. Doveva rimettersi la maschera a doppio senso che portava sempre, quella da ragazza decisa e sicura, mentre quella da ragazza gentile, romantica e passionale doveva rimanere nascosta e mostrata solo ai suoi più cari amici.  Notò un movimento non lontano da lei e si girò dopo aver trovato la sua solita compostezza: un ragazzo si era seduto sulla radice di un albero vicino alla sponda del lago, sembrava volersi nascondere, la stava forse spiando?
-Posso aiutarti? –le domandò il ragazzo che aveva notato lo sguardo della ragazza puntata su di lui.
-Oh ehm, io non ti stavo fissando. Cioè, lo stavo facendo ma non per spiarti ma solo perché ti avevo visto, non ti stavo mica seguendo, non ti conosco nemmeno. Anzi, forse sei tu a spiare me. Cioè sei lì nascosto e faceva finta di nulla e quindi puoi essere tu a seguire me, adesso ti ho beccato e perciò vuoi sviare la situazione ma io non mi faccio mica prendere in giro. E poi..
-Perché non respiri un attimo? –la interruppe Andy, facendola arrossire dopo che si era accorta di aver iniziato a parlare per paura di essere stata colta in flagrante.
-Già, sto respirando.. –ma cosa stava dicendo? Era ovvio che stesse respirando.
-Lo vedo, vuoi sederti qui? –le chiese indicando la radice –così magari riinizi da capo. –pensava quasi stesse scherzando, ma il sorriso che le stava rivolgendo era così sincero e gentile che si sedette vicino a lui.
-Mi chiamo Andy, piacere di conoscerti. –le porse la mano, sempre con il sorriso timido che lo caratterizzava.
-Io sono Florence, ma tutti mi chiamano Flor. –gli strinse la mano.
-Comunque, non ti stavo seguendo o spiando, vengo spesso qui e non  volevo disturbarti, ho notato che non stavi molto bene ed ho pensato che fossi venuta qui per non farti vedere. Giusto? –aveva azzeccato in pieno.
-Già, mi dispiace averti accusato ed aver iniziato a straparlare, divento chiacchierona specialmente quando mi sento a disagio. Anzi, forse dovrei essere io a lasciarti solo. –fece per alzarsi ma lui la bloccò mettendole una mano sul gomito.
-No, non mi dispiace se resti qui, mi fa solo piacere. Perché non mi racconti un po’ di te? Mi piacerebbe conoscere qualcuno che non conosce me. –l’ultima frase sembrava più un pensiero personale che un qualcosa diretto verso di lei, così decise di lasciar perdere.
Flor iniziò a parlargli del più e del meno, così tranquillamente e gentilmente da stupire persino se stessa.
Dall’altro lato, lui si sentiva perfettamente a proprio agio con lei, era sempre un po’ timido ma lei non lo metteva a disagio come la maggior parte delle persone con cui parlava.
Così, parlando del più e del meno e guardando il lago, trascorsero la maggior parte del pomeriggio lì, insieme.
 
 
-Allora Adry, hai già messo il tuo nome nel calice? –gli chiese il ragazzo vicino a lui, mentre andavano verso la sala grande per cena, cercando di non perdersi. Kenst era uno dei pochi ragazzi della sua scuola con cui andava pienamente d’accordo, uno di quelli che non lo sfruttava a causa della sua ingenuità.
-Ancora no, penso che lo metterò dopo cena. E tu?
-Neanche io, possiamo metterlo dopo insieme. –gli rispose Kenst battendogli la mano sulla spalla. Si accorsero che si erano persi, di nuovo. Quel castello era immenso, e quasi si pentirono della loro voglia di esplorarlo.
-Scusate, sapete per caso come arrivare alla Sala Grande per la cena? –chiese una voce femminile dietro di loro. Si girarono e videro dietro di loro un ragazzo ed una ragazza di Beauxbatons.
-No ragazzi, stavamo cercando di andare anche noi lì ma ci siamo persi. –rispose Kenst, leggermente infastidito.
-Non capisco perché non ci abbiamo dato una mappa, non siamo mica onniscienti da sapere dove andare in un posto che non conosciamo! –esclamò adirata Eléonore, mentre i suoi capelli si facevano sempre più rossi e gli occhi iniziarono a colorarsi d’ambra. I ragazzi di Durmstrang la guardarono sbalorditi.
-È una metamorfomagus, quando si arrabbia fa sempre così. Giusto Lelè? Comunque io sono Rémy e lei è la mia fidanzata, Eléonore. –disse porgendo la mano ai ragazzi, imitato dalla sua fidanzata.
-Piacere! Io sono Adrian, Adry, e lui è Kenst. –rispose stringendo la mano che i ragazzi gli porgevano, e così Kenst.
Iniziarono così a girovagare tutti insieme, sperando di riuscire a trovare un modo di arrivare alla Sala Grande mettendo insieme i ricordi che avevano tutti e tre del giorno prima.
Capirono di aver sbagliato di nuovo quando si accorsero di aver sceso troppe volte le scale, ma per loro fortuna intravidero delle figure ai quali chiedere aiuto.
-Scusate! Siete studentesse di Hogwarts? –chiese Kenst alle ragazze che si stavano dirigendo nella loro direzione.
-Si, cosa ci fate qui sotto? È quasi ora di cena. –rispose Sophie Welch, una delle ragazze, che attirò parecchio l’attenzione di Kenst, che quasi rimase imbambolato.
-Stavamo cercando di arrivare alla Sala Grande, ma ci siamo persi. –rispose Rémy, accortosi che il nuovo amico era troppo intento a fissare la biondina per rispondere alla domanda.
-Potete venire con noi allora. –non si erano accorti che dietro le ragazze ci fossero altri quattro ragazzi.
-Bene, andiamo allora. –Sophie iniziò a camminare davanti agli altri, affiancata subito da Kenst, che cercava di parlare di una qualsiasi cosa.
 
 
Dietro al gruppo formato dai Serpeverde e dagli stranieri, Jennifer aveva fermato Rose per parlarle da sola.
-Rosie, per me è molto imbarazzante parlarne, ma ultimamente provo qualcosa di strano per tuo cugino. –sussurrò Jennifer, come se non volesse dirlo a voce troppo alta per paura che diventasse vero.
-Ma lo so io cosa provi, tesoruccio, te lo dico da anni! –iniziò a gongolare Rose, facendo quasi pentire Jen di averglielo detto. Erano anni che cercava di convincerla a mettersi con suo cugino, non ascoltando le continue rassicurazioni del fatto che fossero solo amici.
-Non sono innamorata di tuo cugino! Sono anni che cerco di dirtelo. –le rispose imbronciandosi.
Rose stava per risponderle, ma il suo adorata fidanzato ed il suo adorato cugino, due grandissimi impiccioni le interruppero.
Si guardarono e decisero che ne avrebbero parlato in un altro momento, magari nella stanza delle necessità dove non avrebbero potuto disturbarle.
 
NOTA AUTRICE:
Eccoci qui.
Molto probabilmente tra due capitoli, se non il prossimo, sarà quello dell’estrazione.
So che alcuni dei vostri personaggi compare meno di altri, ma non dovete preoccuparvi.
Come al solito, vi invito a farmi sapere cosa ne pensate del capitolo e se c’è qualcosa di sbagliato basta che me lo facciate sapere.
Gradirei ricevere recensioni decenti su quello che sto scrivendo del vostro personaggio.
Al più presto possibile,
besitos, mepiasanolefasola
  
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