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Autore: Tezca    11/12/2016    1 recensioni
Un re caduto, tredici guerrieri, sette principesse: la leggenda del Xblade viene finalmente svelata. Sora e i suoi amici dovranno affrontare il potere di Dark Heart e dei suoi cavalieri. Come andrà a finire?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Il cavaliere apparve dal nulla, un corpo esanime sulla spalla. Guardò dritto davanti a sé, in direzione di Dark Heart, poi si diresse verso il trono con il simbolo del dragone e lì depositò lo sconfitto Adnera, infine prese posto come al suo solito. Pochi attimi più tardi si presentarono gli altri, convocati dal loro signore. All'appello mancavano Riku e Assà, impegnati in missione, il resto era tutto presente. Dall'ombra provenne un sospiro lungo e rassegnato, che precedette il triste annuncio.
"Figli miei, Adnera, il cavaliere del potere, non è sopravvissuto allo scontro ed è stato sconfitto. Il suo comportamento fuori dalle righe non ci deve indurre a provare disprezzo nei suoi confronti, il suo è stato un tentativo ammirevole, ma poco concreto. Invito tutti voi a non fare azioni di questo genere o le condizioni potrebbero essere catastrofiche...stanno scomparendo troppi dei miei adorati figli."
Dalla sala si alzò un sì corale, che chiuse la riunione.
Quando gli altri se ne andarono, Vadeid prese la parola:
"Mio signore, cosa intende fare con il traditore?"
"Sono addolorato dal comportamento di uno dei miei figli, ma, anche se in maniera involontaria, sta agevolando il mio piano, quindi perché fermarlo?"
"Capisco, e se dovesse fare la sua mossa?"
"Mio caro Vadeid, quando farà la sua mossa sarà già troppo tardi, come gli altri anche Phegor tornerà a suo padre."
"E per il giovane Riku?"
"Il ragazzo dimostra una resistenza notevole all'oscurità, più di quello che potessi immaginare, ma presto dovrà cedere, il fardello è troppo grande, anche per lui."
"Se mi è concesso vorrei porre un' ultima questione: cosa intende fare con Sora?"
"....Sora...è solo un ragazzo privo di potere, non risulta un problema."
"Ma..."
"Ho concluso Vadeid, puoi andare."
"Sì, mio signore."
Rimasto solo con i suoi pensieri, Dark Heart pensò molto a Sora. Gli somigliava così tanto, possibile che...no, non poteva essere, non c'erano altre soluzioni, aveva già dato troppe possibilità a questo mondo, quel ragazzino l'avrebbe deluso come fece Xehanort prima di lui. Sì, proprio così, si era fidato delle ambizioni di Xehanort, le sue parole, la sua determinazione, la sua forza, l'avevano indotto a pensare che avrebbe potuto cambiare il mondo da solo e quando quel fatidico giorno decise di andarsene, Dark Heart lo assecondò fiducioso. Alla fine, però, si fece corrompere dalla sua stessa oscurità e fu sconfitto. Concedere un'altra possibilità agli uomini poteva costargli caro, non era più il tempo di titubare, ormai la meta era vicina.
Poi rivolse la sua attenzione ad Adnera, entrò in contatto con il suo cuore e cominciò a scavare a fondo, sempre di più. Si avventurava in ricordi dolorosi e pieni di oscurità, ma a lui non interessavano, cercava qualcosa di più importante, qualcosa di più oscuro. La sua ricerca si bloccò quando vide una piattaforma che riportava la figura del cavaliere. Atterrò su di essa e si guardò attorno, poi scorse una porta. Si avvicinò e provò ad aprirla ma niente, era chiusa a chiave.
"Sapevo che saresti venuto e così ho sigillato quella parte del suo cuore."
"Tu...non vorrai intrometterti tra me e ciò che mi appartiene..."
"Se questo servirà a fermare il tuo folle intento, sì, lo farò."
"Tu non sai nulla di me!"
"Oh so molto invece, ti ho riconosciuto e te lo posso dimostrare."
"Come?" Domandò l'oscuro guerriero.
"Xebald ti dice qualcosa?"
"Come fai a conoscere quel nome? Come?" Tuonò Dark Heart.
"Non importa, tanto rimarrai intrappolato qui per l'eternità!"
Il tizio misterioso evocò un keyblade e lanciò un fascio di luce verso il suo avversario.
"Chiuderò il tuo cuore a chiave!"
La spada chiave fece un mezzo giro, poi il fascio scomparve e l'uomo fu sbalzato via. Si rialzò a fatica, perplesso.
"C-come è possibile?"
"Non conosci tutto, allora. Povero sciocco, come pensi di chiudere qualcosa che non si può chiudere."
"Vuol dire che tu...."
Le parole gli morirono in gola, quando Dark Heart usò l'oscurità per colpirlo, poi il nero guerriero raccolse da terra il keyblade dell'altro e disse:
"Scompari moscerino."
"No!"
Dark Heart sigillò il cuore del tipo, che scomparve nel nulla. In seguito aprì la porta chiusa e si addentrò nella parte più buia del cuore del cavaliere.
Erano lì, davanti a lui, tutti fieri e impettiti, i cinque Foretellers lo sfidavano, volevano il suo potere, lo desideravano, lo bramavano. Lui avrebbe potuto spazzarli via in un colpo, ma erano allievi del suo migliore amico, anzi del suo unico amico, nonché discepolo. Gli si strinse il cuore, non poteva salvarli, ormai erano consumati dalla sete di potere e neanche fermarli. Tuttavia c'era un'altra possibilità, una via che avrebbe concesso a tutto il genere umano di riscattarsi e ricominciare daccapo, come voleva il suo amico. Così lo fece, per amore di coloro che l'avevano tradito, ruppe il Xblade nelle sue mani e poi...una forza lo respinse indietro, si ritrovò a guardare il centro della sala e davanti a lui c'era Asura con un altro corpo in spalla. Quanto era rimasto lì? Non poté trovare una risposta, in quel luogo il tempo è scandito dai suoi respiri e purtroppo non aveva avuto la possibilità di contarli in quegli istanti.
************
"Quello sciocco, credeva davvero che gli avrei permesso di rovinare il mio piano? Non mi aspettavo che il suo passato potesse interferire, dovrò stare più attento."
"Attento a cosa?"
"Oh, chi si vede, Gorigia, che onore."
La donna dalla giallognola armatura guardava con sospetto Phegor.
"Se non fosse per la tua galanteria, direi che stai tramando qualcosa, anzi, ne sono sicura. Un uomo gentile e premuroso nasconde sempre qualcosa."
Phegor sorrise.
"Mia cara, non dire così, la mia galanteria è insita della mia persona, non userei mai le buone maniere come una maschera."
La donna si tolse l'elmo rivelando una folta chioma bionda, occhi marroni color nocciola e labbra fine, ma di un rosso intenso. Fece ondeggiare i suoi lunghi capelli, poi rispose con uno sguardo gelido.
"Conosco bene voi uomini, siete viscidi traditori che usano miele per attirare le prede, ma io non ci casco, ho già pagato il mio pegno. Stai attento Phegor, i tuoi piani potrebbero non andare come avevi previsto."
Dopo essersi rimessa l'elmo, la ragazza sparì nell'oscurità, lasciando perplesso il cavaliere dell'ossessione. Gorigia sapeva qualcosa? I suoi piani erano in pericolo? Poi si ricompose, sorrise e disse:
"Povera piccola Gorigia, ficcare il naso in faccende che non ti riguardano ti costerà un prezzo molto alto, sarai la prossima a cadere nella mia rete e la tua gelosia sarà l'esca giusta." Poi si avviò verso le sue stanze ridendo fragorosamente.
***********
"Ti vedo turbato, Vadeid. Qualcosa non va?"
"Sai benissimo cosa non va, Emris."
"Le libertà che concede il nostro signore ti preoccupano fino a questo punto?"
"Credo ciecamente nei piani del mio signore, ma lasciare che un traditore agisca ancora tra noi, mi sembra sciocco."
"Chissà, potrebbe rivelarsi deleterio oppure un toccasana. I nostri piani non stanno uscendo dai binari."
"Vedo, ma stiamo subendo molte perdite e potremo trovarci impreparati ad un attacco diretto."
"Sai benissimo che nessuno può battere Asura."
"Sì, ma questi moscerini sono molto fastidiosi e poi c'è Xehanort, quel viscido verme."
"Comunque vada, noi avremo fatto la volontà del nostro signore. I tuoi dubbi sono fondati, fratello, ma solo perché non conosci il disegno del nostro signore."
"Hai ragione, Emris. Non possiamo fare altro che obbedire al nostro signore e nessuno potrà fermarci, lui ci condurrà nel mondo che tanto desideriamo."
"Ne sono certo."
***********
Era passato un po' da quando avevano lasciato il Pianeta del Tesoro alle loro spalle, Sora era impaziente di leggere il prossimo frammento del diario, recuperato dalle viscere del caverna. Poteva essere il pezzo giusto, quello che li avrebbe condotti dai suoi due amici intrappolati nelle tenebre.
"Non puoi pensare a tutti, qualcuno devi lasciarlo indietro."
Le parole del cavaliere gli tornarono alla mente, furono come un enorme macigno che si abbatté sul suo entusiasmo, frantumandolo. Forse quel tipo aveva ragione, forse doveva pensare di più a Riku e Kairi, forse doveva rinunciare ad aiutare chiunque incontrasse. In quell'istante si ritrovò a guardare Pippo e Paperino davanti a lui, tutti e due concentrati sulla rotta. Vedere i suoi compagni così indaffarati, gli ricordò tutte le persone che aveva incontrato lungo i suoi viaggi. Non ne dimenticò neanche una, erano tutte lì, stampate nel suo cuore e lo incoraggiavano, lo spingevano e gli davano la forza. Ogni dubbio si dissolse, come poteva dubitare dei suoi amici? Come poteva lasciar indietro persone che erano sempre con lui? Riku e Kairi avrebbero capito senz'altro, anzi, avrebbero fatto anche loro allo stesso modo. Inspirò e buttò fuori un po' d'aria, per poi sentirsi molto meglio, con un peso in meno sulla coscienza, senza nodi alla gola, in poche parole, da come non faceva da tanto tempo, si rilassò, cullato dall'ondeggiare della nave.
"Chi sei?"
"Non è la domanda giusta."
"E quale sarebbe?"
"Lo devi scoprire te."
"Allora cosa sei?"
"Sono l'ombra di quello che ero."
"E cosa vuoi da me?"
"Sei tu che mi hai cercato."
"Non me ne ero accorto, scusami."
"Oh, non ti scusare Sora."
"Come conosci il mio nome?"
"Me lo ha detto il tuo cuore."
"Il...il mio cuore parla?"
"Il cuore è vita, energia, potere. Quindi perché non dovrebbe parlare?"
"Eh eh... posso sapere il tuo nome?"
"Xebald."
Qualcosa scosse Sora, che sembrò destarsi come da un sonno, anche se a lui non parve di aver dormito. Quella voce...era così reale.
"Sora! Vogliamo sapere cosa dice il diario! Svegliati!" Lo incitò Paperino.
Il ragazzo lo fissò per qualche istante poi si scrollò di dosso il suo compagno e disse:
"Ok, ok."
Sora prese in mano il foglietto e iniziò a leggere:



"Come sempre la notte porta consiglio e il mattino dopo mi sono svegliato con la predisposizione ad accettare le lusinghe di Phegor. Lo cercai per tutto il castello, ma nulla, oggi non c'era. Venni poi a sapere che era in missione. Comunque quello stesso giorno, o per meglio dire momento, avevo l'allenamento con tre cavalieri, mi aspettava una sessione dura, ma interessante. Il primo della giornata fu Menois. Il cavaliere del dubbio è un personaggio bizzarro, è stato interessante combattere con lui. Per di più si dedicava alle illusioni, ingannando chi ha di fronte e colpirlo direttamente. Credo, però, che non abbia mostrato il suo vero potenziale. In fondo è nella sua natura lasciare nel dubbio e questo mi fa arrabbiare. La mia sete di sapere è troppo grande per essere limitata così. Dopo una breve pausa fu il turno di Senimo, il cavaliere della rabbia. Un tipo singolare, gioca tutto sul suo spiccato senso dell'umore per innervosire l'avversario, ma i suoi colpi sono l'opposto della sua personalità: potenti e rabbiosi, come il suo frammento richiede. La magia dove è maestro è il fuoco, lo padroneggia con grande abilità ed ho imparato molte tecniche interessanti da lui. La sua versione furia è inarrivabile, però, diventa estremamente veloce, forse leggermente sotto Urliezca, ma pur sempre inarrivabile. Infine fu il turno di Ezranon. Sa come infliggere dolore, su questo non c'è dubbio, una persona fredda e senza la minima pietà, con un potere straordinario in grado di rispedire il suo dolore su di te, raddoppiandolo. Nella mia sfrenata ricerca di informazioni sono venuto a conoscenza che questi tre hanno un legame molto più profondo, oltre quello che ci lega a Dark Heart: loro sono fratelli. Credo che il loro mondo sia andato distrutto da una guerra per i keyblade, ma altro non so. Cercherò di informarmi meglio, nel frattempo devo parlare con Phegor, ho sentito che è tornato dalla sua missione."



"Nessuna informazione su come raggiungere il loro castello, comincio a pensare che non esista quel frammento."
Sora stizzito diede un pugno allo schienale della gummiship.
"Gauwsh, Sora, non fare così, sono sicuro che quel frammento esiste e il keyblade ci condurrà da lui."
"Inoltre ricorda la nostra prima promessa...."
"Mai musi lunghi, come potrei dimenticarla." Disse il ragazzo sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
La prossima meta del loro viaggio era appena apparsa all'orizzonte e questa volta era un luogo conosciuto: il Paese delle Meraviglie li attendeva.
Come al loro solito finirono per cadere in una specie di buca, le cui pareti recavano vari arredi per la casa, come quadri, un camino e vasi di fiori appiattiti alla parete. Stavolta però non furono impreparati all'atterraggio e finirono tutti e tre con i piedi a terra, se non fosse che il mago poggiò male una zampa e finì lungo per terra, scatenando l'ilarità del gruppo. Proseguirono nella stanza successiva attraversando la miriade di porte che si erano aperte davanti a loro e sempre più piccole. La sala successiva era una sorta di monolocale recante mobili di vario genere: due poltrone, un camino, un tavolino e una sedia al centro della stanza, un letto e un pendolo. I tre sapevano già quello che dovevano fare, così spostarono il letto e poi buttarono giù una buona dose di pozione rimpicciolente. Le loro dimensioni colarono drasticamente, fino a diventare più minuti di un orsacchiotto peluche, che ora sembra un mostro peloso. In quel preciso istante un'orda di shadow li aggredì. Purtroppo per loro, erano a grandezza naturale e quindi per la compagnia erano dei veri giganti. Sora partì immediatamente all'attacco e con un fendete ne stordì uno, poi usò la sua testa come trampolino di lancio e balzò in aria, quindi sparò un potente blizzaga, che ne abbatte due. Tornato a terra invocò un reflex per respingere l'attacco di un coraggioso, che fu distrutto dal contraccolpo. Fu così preso dalla battaglia che non si accorse di essersi separato dai suoi compagni e in mezzo a quei giganti non riusciva a scorgerli. Affrontarli isolati poteva essere pericoloso, data la mole dei nemici, quindi doveva rintracciare i suoi compagni. Concentrò tutta la sua forza nel keyblade, che prese a levitare davanti a lui, avvolto da un fascio di pura luce, pi sprigionò una colonna di luce che sconfisse le ombre che lo accerchiavano, raggiungendo i suoi amici. Pippo e Paperino erano in netto affanno, gli avversari cominciavano ad essere troppi e anche Sora aveva consumato parecchie energie con quel sacro. Dovettero a poco a poco indietreggiare, fino a che l'unica cosa che avvertirono dietro era la porta che russava profondamente. Il giovane keyblader tentò di destarla dal suo letargo ma niente, quella si crogiolava beata nel sonno.
"Dobbiamo fare qualcosa o qui finisce male."
Fece appena in tempo a finire la frase che la porta dietro di sé si aprì e il ragazzo venne trascinato dentro, seguito dai suoi amici.
Sorasi voltò di scatto e riconobbe subito la faccia amica: era il re Topolino. In coro salutarono il loro amico.
"Vostra maestà."
"Non mi aspettavo di trovarvi qui, ma sono contento che ci siete anche voi."
"Come sta Alice?"
"Non riesco a rintracciarla, è da parecchio che sono qui e non la trovo da nessuna parte."
"Che l'abbiano già..." Accennò Sora, ma fu subito interrotto.
"Impossibile, li ho visti e la cercavano anche loro."
"Visti?" Chiese perplesso il ragazzo, era sicuro che agissero in solitaria.
"Già, sono in due, non saprei dirti il perché, forse vogliono accelerare le ricerche."
"Dobbiamo muoverci, allora."
Con il loro nuovo compagno di viaggio si avventurarono nel labirinto della regina di cuori. Era lì che Alice era scomparsa e nessuno sapeva dove si era cacciata.
Imboccato l'ennesimo vicolo cieco, i quattro stavano perdendo le speranze e non solo, anche l'orientamento. Poi l'aiuto che non ti aspetti: lo Stregatto apparve a loro. Il gatto sempre sorridente parlò e, come al suo solito, lo fece per enigmi.
"So che cercate la ragazza dai biondi capelli, ma lei non si trova qui, ma oltre qui. Trovate l'altra entrata e troverete la via tanto agognata."
E senza dare altri indizi svanì nel nulla lasciando dietro di sé il suo sorriso smagliante.
"Quel coso non può parlare normalmente?" Chiese il papero.
"è evidente che Alice si trova all'uscita del labirinto, andiamo." Fece il re, lasciando il mago a bocca aperta.
"Per questo lui è il re." Disse Sora in tono sarcastico, mentre il papero fissava la siepe davanti a lui.
L'informazione certo non li aiutava a uscire, ma era un punto di partenza. Ci volle un po' ma finalmente dopo l'ennesimo vicolo cieco, si ritrovarono davanti l'uscita. Imboccarono il varco e si ritrovarono nei giardini della regina. Splendidi prati ben curati, con statue di fenicotteri in ogni dove e aiuole di rose rosse ovunque, qualcuna anche gocciolante di vernice, qualcuno li aveva forse dipinte? Sora pensò di raccogliere uno di quei fiori per regalarli a Kairi dopo che tutto questo fosse finito, ma poi decise che l'avrebbe portata con lei e glie lo avrebbe dato in questo splendido paesaggio. Ad un tratto il ragazzo si bloccò, avvertì come un frusciò tra i cespugli e si voltò in quella direzione a guardare. Nulla, non vide nulla. Paperino gli intimò di muoversi, ma un altro fruscio colse di nuovo la sua attenzione.
"Chi c'è?" Chiese.
Silenzio.
"Fatti avanti!" Disse innervosito.
Nel frattempo i suoi amici erano scomparsi, forse l'avevano lasciato indietro?
Sentì una presenza alle sue spalle, si voltò, ma nulla.
"Me lo sarò immaginato, meglio tornare dagli..."
Appena volse lo sguardo in avanti, il suo viso fu afferrato da una mano, che gli serrò la bocca in una morsa di ferro. Sora fu sollevato da terra e trascinato di peso in un varco oscuro, mentre si dibatteva con tutte le sue forze. Quando il misterioso figuro mollò la presa, il ragazzo cadde a terra ansimando, cercando di ritrovare il respiro perduto. Appena si riebbe, si alzò in piedi e cercò il suo rapitore, ma lì era così buio che non vedeva quasi nulla.
"Dove sei? Fatti vedere!"
Una voce si levò dalle tenebre.
"Ci rincontriamo Sora. Finalmente siamo giunti allo scontro decisivo...."
"Che intendi dire?"
Davanti al ragazzo comparve lo spettrale cavaliere della paura.
"Non ti ricordi di me, Sora? Hai dimenticato il tuo peggiore incubo?"
"T-tu..."
 Come poteva dimenticare quel volto, l'avrebbe riconosciuto tra mille, l'inizio di tutta la sua sofferenza, colui che gli aveva sottratto la felicità.
"Tu sei colui che ha rapito i miei amici! Tu sei Assà, il cavaliere della paura!"
L'altro non rispose, si limitò ad osservarlo, poi prese l'elmo scheletrico tra le mani e se lo tolse.
"Esattamente." Disse compiaciuto.
Nella penombra Sora non riusciva a distinguere i lineamenti del suo viso, però era certo di una cosa, erano familiari.
"Sei pronto Sora? Sei pronto ad affrontare le tue paure più oscure?"
L'uomo fece due passi in avanti e a Sora bastarono per riconoscere quella faccia. Era inconfondibile, non poteva sbagliarsi, era proprio...
"Riku? Sei tu?" Il ragazzo pronunciò il nome dell'amico, la sua voce ridotta a un sussurro, le mani tremanti. Si alzò e si avvicinò al ragazzo dai capelli argentei davanti a lui, voleva avere la prova inconfutabile che fosse proprio Riku. Ma questo non glie ne diede la possibilità, balzò indietro ed evocò il keyblade, mettendosi in posizione di battaglia.
"Non osare toccarmi, Sora."
"Riku..."
"So cosa hai fatto, so che hai preferito aiutare sconosciuti piuttosto che tuffarti nelle tenebre per salvarmi...mi hai tradito...Sora..."
Il castano rimase incredulo, le parole lo colpirono dritto al cuore, le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi lucidi.
"Non è come pensi, ti sbagli! Non c'è stato momento in cui non ho pensato a te e a Kairi!"
"Bugie! Sai dire solo questo al tuo migliore amico? Sai soltanto riempirti la bocca di menzogne!"
Sora ormai era in ginocchio, lo stava implorando, ogni fibra del suo corpo tremava.
"No! Non è vero! Io..io..."
"Alzati! Sei patetico...i veri keyblader affrontano i loro avversari a testa alta. Oh, giusto, me ne stavo dimenticando, tu non sei un keyblader, sei solo uno sporco ladro."
A quelle parole Sora si alzò in piedi, il volto trasfigurato, le gambe tremanti. Un fascio di luce avvolse la sua mano e la Catena Regale comparve nella sua mano. La alzò all'altezza del volto e la puntò verso Riku, poi disse:
"Tu non sei Riku."
"Cosa? Cosa stai dicendo? Io sono Riku!"
"Il vero Riku non direbbe mai cose del genere. Conosco il cuore del mio amico, non è più legato alla Catena, lui ha scelto un'altra strada. Tu non sei Riku!"
Sora non ci pensò due volte e cercò di colpire il falso amico, ma questo svanì in una nube di tenebra.
"Dove sei! Fatti vedere Assà!"
"Sora! Aiutami!"
Quella voce, non c'erano dubbi.
"Kairi! Kairi! Rispondi! Dove sei? Kairi!"
"Da questa parte Sora! Sono imprigionata nell'oscurità di Assà, aiutami!"
Il giovane non perse tempo e corse in direzione della voce. Corse per un tempo che gli sembrò interminabile, fendendo le tenebre che lo circondavano e continuando a chiamarla a squarciagola. Infine la scorse.
"Kairi! Arrivo!"
"Sora! Fai attenzione!"
Davanti al ragazzo si parò uno shadow che tentò di colpirlo, ma Sora scartò di lato e con un fendente lo abbatté, poi continuò per la sua strada. Finalmente giunse davanti alla sua amica.
"Tutto bene, Kairi?" Con un gesto del keyblade la liberò dai legacci oscuri che la tenevano prigioniera.
La ragazza cadde in ginocchio esausta, poi cominciò a parlare, le parole rotte dal pianto.
"Sono...stata prigioniera...così a lungo....grazie...Sora...grazie...."
Sora la aiutò ad alzarsi e le ripeteva:
"è tutto finito, ci sono io con te ora."
Le prese il viso che la ragazza teneva nascosto tra le mani.
"Ora non piangere, su, fammi vedere un bel sorriso!" Disse il ragazzo sfoggiando il suo.
La ragazza tolse lentamente le mani dal volto e, con grande sorpresa ,Sora non vide la faccia di Kairi, ma una scheletrico, con due occhi neri come la pece. Sora non fece in tempo a reagire, che nella mano del mostro comparve il keyblade di Assà. L'essere lo colpì nello stesso punto in cui c'era la cicatrice tanto famosa. Il ragazzo cadde a terra e, mentre quell'essere ripugnante svaniva, svenne.
I suoi occhi si riaprirono lentamente. All'inizio la vista era sfocata, poi divenne tutto più chiaro, una luce lo abbaiò. Ci mise un po' per abituare le pupille al sole intenso, ma non appena gli occhi tornarono alla normalità, rimase sconcertato: era nella sua adorata isola.
"Cosa ci faccio qui?" Disse sorpreso. "Che cosa mi sta succedendo?"
Poi sentì un dolore lancinante al petto, tanto che dovette piegarsi sulle ginocchia. Portò la mano dove sentiva male, ma non avvertì nulla, solo...vuoto. Sorpreso, abbassò lo sguardo e vide un enorme squarcio nero che gli attraversava tutto il torace.
All'improvviso quella massa nera cominciò a muoversi, come se fosse viva e lenta ma inesorabile iniziò a sgorgargli dalla ferita. Non poteva fermarla, continuò ad uscire fino a che non si trovò immerso in una pozza di liquido scuro. In quel momento lo squarcio smise di produrre quella sostanza e la massa nera fu assorbita dal terreno. Sora cadde a terra non appena si sentì mancare il suolo sotto i piedi. Quella cosa stava prendendo vita: in meno di un secondo si trovò a fronteggiare un enorme Darkside. Sora evocò il keyblade e tentò di colpirlo al braccio, ma questo si dissolse in un attimo e il liquido nero lo avvolse completamente. Il ragazzo cercò di dimenarsi in preda al terrore, ma fu tutto inutile, in un attimo le tenebre lo avvolsero. Sentiva l'oscurità entrargli da tutti i pori, da tutte le fessure. Non osava aprire bocca per paura che entrasse anche da lì. Furono attimi terribili, si sentiva soffocare, era paralizzato dal terrore e qualsiasi mossa tentasse non c'era verso di uscirne. Ormai stava perdendo tutte le speranze, la sua stessa coscienza lo abbandonava lentamente. Chiuse gli occhi. Volti sciamavano davanti a lui, erano tutti conosciuti, li ricordava uno ad uno, ogni loro dettaglio. Non aveva nulla da fare, quindi si mise ad elencarli: Leon, Yuffie, Cloud, Aerith, Topolino, Paperino, Pippo, Ven, Aqua, Terra, Hayner, Pence, Olette, il maestro Yen Sid, Xion, Roxas, Lea, Naminé, Riku e....e....Kairi. Kairi...quel nome gli ricordava qualcosa, una promessa, un pensiero, una...luce. Il keyblade apparve nella mano del ragazzo, che risoluto aprì gli occhi e fendette le tenebre davanti a sé con un taglio netto dissolse l'oscurità che lo teneva prigioniero. Si ritrovò a cadere nel vuoto, non riusciva a vedere il fondo di quel pozzo. Ci volle un po' prima che riuscisse ad intravedere il fondo. Dandosi la spinta con gli addominali, si mise perpendicolare al terreno, pronto a poggiare i piedi a terra. Più si avvicinava e più comprendeva dove era finito: quello era il suo cuore. Finalmente riuscì ad atterrare, si guardò intorno, ma non c'era nessuno, era completamente solo. Eppure sentiva una presenza, qualcuno lo stava osservando.
"Chi c'è?"
Un portale oscuro si aprì davanti a lui e Assà si manifestò, keyblade alla mano.
"Sei riuscito a sopravvivere alle tue paure, Sora. Non mi aspettavo che un ragazzo del tuo calibro potesse riuscirci per ben tre volte."
"Dove hai portato Riku e Kairi?" Dimmelo!"
"Riku è qui con me, in questo mondo. In quanto alla ragazza...presto non ti servirà saperlo."
"R-Riku è qui...."
"Ormai è uno di noi, Sora. Ora è nostro fratello e ben presto tu sarai solo un guscio pieno di paura."
Il guerriero evocò il suo keyblade.
Sora fece altrettanto, doveva liberarsi in fretta di questo tipo e andare da Riku.
"Imprigionerò il tuo cuore nelle paure che lo affliggono...per l'eternità!"
 

 

Per la terza volta Sora si trovava a fronteggiare il cavaliere della paura. I primi due scontri erano finiti uno a testa, ora era giunto il momento di concludere il tutto. Il ragazzo era riuscito a superare nuovamente il difficile ostacolo delle sue paure, ma non era finita, doveva fronteggiare Assà in una battaglia fisica, il tempo dei giochini mentali era finito. Tra i due regnava il silenzio, c'era grande concentrazione, si studiavano da diversi minuti ormai e nessuno voleva fare la prima mossa, conscio della forza del suo avversario. Fu il guerriero scheletrico a fare la prima mossa, puntò il keyblade in alto ed evocò una sfera nera, che cominciò a sparare tanti piccoli proiettili in tutte le direzioni per bloccare eventuali vie di fuga. Sora, trovandosi circondato, fu costretto ad utilizzare il reflex, che, grazie al suo straordinario potere, respinse il fuoco nemico. La barriera magica, poi, esplose, rilasciando tutto il danno che aveva assorbito per riversarlo sull'altro, ma quest'ultimo era scomparso nel nulla. Il giovane lo cercò con lo sguardo, quando venne colpito alle spalle e sbalzato a pochi metri di distanza. Il cavaliere era apparso proprio alle sue spalle, utilizzando una tecnica molto simile a quella di Vanitas. Quando Sora si riebbe, il guerriero era già scomparso sotto terra, pronto a sferrare una nuova offensiva. Il ragazzo si tenne preparato ad un eventuale colpo alle spalle, ma un firaga lo colpì dalla destra, ustionandogli la spalla. Si voltò e quello era di nuovo sparito nel nulla. Non poteva farsi colpire ancora, per questo usò nuovamente la barriera per proteggersi su ogni lato, purtroppo questa volta Assà apparì sotto di lui, trascinandolo nell'oscurità. Sora fu colpito allo stomaco da un calcio, poi afferrato per i capelli e lanciato fuori e infine raggiunto da un blizzaga, che riuscì a schivare in parte, visto che il suo braccio sinistro fu congelato. Il ragazzo fece una smorfia di dolore e si toccò l'arto bloccato, poi alzò l'altro braccio al cielo e utilizzò un energiga per guarire parzialmente le ferite. Doveva trovare una valida contromossa a quella tecnica o sarebbe finita male. Saltò e si tenne sospeso con glide, poi scandagliò il terreno alla ricerca del suo avversario, che non tardò a presentarsi all'appuntamento, lanciando da un varco un ennesimo firaga. Sora allora mutò il suo keyblade in un arco e scagliò un freccia in direzione della breccia aperta. Il dardo trapassò la sfera infuocata, che il ragazzo bloccò con reflex, e riuscì a penetrare nel buco colpendo il cavaliere. Questo uscì fuori dal suo nascondiglio e con un balzo raggiunse Sora, lo fissò per qualche secondo, poi gli scagliò addosso la potenza di un Ars Arcanum. I fendenti laterali e orizzontali si susseguivano senza sosta e costringevano il giovane a stare sulla difensiva, il colpo dall'alto aprì una breccia e Sora ne approfittò per colpire, ma il suo avversario fu più lesto e calò il colpo, schiantando l'altro al suolo. Dalla punta del keyblade vitreo uscirono tanti proiettili oscuri che si infransero sul terreno, proprio dove Sora era caduto.
Il giovane maestro si rialzò a fatica, una grossa ferita vicino al sopracciglio destro e ustioni in tutto il corpo, nonché la maggior parte degli abiti bruciacchiati. Con il respiro affannato, tentò di curarsi, ma l'altro, comprese le intenzioni del ragazzo, si fiondò su di lui e prima lo atterrò con un calcio, poi gli congelò il corpo con blizzaga. Sora cercò di liberarsi dalla morsa del freddo, ma era tutto inutile, inoltre si sentiva debole e cominciava a perdere sensibilità in tutto il corpo, rischiava di morire assiderato. Assà gli mise un piede sul torace, lo fissò da dentro il suo elmo vitreo, poi prese il casco tra le mani e se lo tolse, rivelando il vero volto della paura. L'armatura nascondeva un ragazzo della stessa età di Sora, con capelli e occhi neri e una carnagione leggermente abbronzata. Il suo sguardo era vuoto, privo di espressività, la sua bocca deformata in un ghigno malvagio, il naso leggermente arricciato. Sfoggiava un'aria di superiorità e allo stesso di distanza, come se il suo cuore non stesse partecipando allo scontro.
"C-come fai a conoscere quelle magie?" Chiese il ragazzo.
L'altro gli rivolse un'occhiata glaciale, poi rispose:
"Io sono la paura, Sora, e come tale mi nutro dei timori degli altri, ma questo già lo sapevi. Il vantaggio di nutrirmi delle paure sta nel fatto che posso assorbire la personalità delle mie vittime e di conseguenza le loro tecniche. Il tuo cuore custodiva molti ricordi, che sono passati a me, e anche se tu ti sei liberato dal mio potere, ho comunque assorbito gran parte delle tue abilità e non solo."
"Hai preso le mie abilità?"
"Proprio così. Per essere un ragazzino non sei affatto male. Purtroppo il tuo potere non può essere sfruttato a dovere, visto che è in mano ad un incapace. Quando chiuderò il tuo cuore nelle tenebre, mi prenderò tutta la tua forza e la userò per uccidere i tuoi amici, uno ad uno."
"No, non te lo permetterò!"
Il guerriero rise fragorosamente, ma il suo sguardo continuava a rimanere inespressivo.
"E come farai? Sei bloccato nel tuo cuore e presto il tuo cuore sarà inglobato nell'oscurità. Guarda, il processo è già iniziato."
Assà aveva ragione, una macchia scura cominciava a dilagare sul cuore del ragazzo e ben presto lo avrebbe ricoperto per intero. Sora tentò nuovamente di liberarsi, ma fu di nuovo tutto inutile e dovette desistere.
"Ancora non ti arrendi al tuo destino? Sei un povero pazzo se speri di fermarmi. Sei così debole, così pieno di paure che ho banchettato come mai prima d'ora. Non riesci a salvare te stesso, come speri di salvarli tutti?"
"Ci riuscirò! Ti fermerò e fermerò anche Dark Heart! Io vi sconfiggerò tutti e salverò i miei amici!"
Il cavaliere della paura sferrò un calcio al fianco del ragazzo, innervosito dai suoi discorsi inconcludenti, poi gli poggiò il keyblade sulla gola.
"Ora ti dico io cosa accadrà, sciocco ragazzino. Affogherai nelle tenebre e presto ti raggiungeranno anche i tuoi stolti compagni. In quanto a Riku, rassegnati, ormai è uno di noi. Il mio tempo è scaduto qui. Mi hai deluso, Sora, mi aspettavo molto di più da te."
Tolto il piede dal petto del ragazzo, Assà si voltò e fece per andarsene. Nel frattempo Sora era in preda alla disperazione, non poteva reagire e ben presto l'oscurità l'avrebbe inghiottito. Tentò nuovamente di liberarsi, ci provò con le poche forze che gli erano rimaste, tentò e ritentò, ma nulla. Poi un pensiero, un'idea: e si fosse lasciato andare? Se avesse mollato? Forse si sarebbe risparmiato una sofferenza inutile.
"Il cuore è vita."
In quell'istante gli vennero in mente quelle parole.
"Il cuore è potere."
Come un fulmine a ciel sereno gli infusero la forza di cui aveva bisogno, il fuoco che avrebbe sciolto quel gelo, la luce che avrebbe rischiarato le tenebre.
"Gli amici sono il mio potere!" Gridò.
Una luce intensa lo rivestì, il ghiaccio svanì nel nulla e nella mano del ragazzo comparve il keyblade.Il guerriero avvertì il pericolo e si girò in direzione del ragazzo, che in un gesto fulmineo fu subito davanti a lui.
"Cosa?" Disse Assà, prima di essere scaraventato via da un fendente.
"Questo è il mio cuore, Assà, qui io ho il potere di sconfiggerti."
Un altro keyblade comparve nella mano del ragazzo.
"Sei finito!"
"Tu! tu devi sparire nelle tenebre! Devi affogare nella paura!"
I due partirono in un Ars Arcanum nello stesso momento. I colpi vibravano nell'aria, fasci di tenebra e luce fendevano il posto. Giunsero infine al fendente conclusivo. questa volta Sora fu più lesto e prima colpì con un calcio lo stomaco del suo avversario, poi lo finì con un doppio fendente.
Assà e Sora caddero nello stesso istante a terra, entrambi in piedi. Il cavaliere della paura riportava due grossi squarci sull'armatura, l'altro qualche graffio. Si fisserono per qualche istante, poi il giovane maestro intravide qualcosa nello sguardo del suo avversario, qualcosa era cambiato, i suoi occhi erano pieni di...terrore. Assà cadde in ginocchio davanti a Sora, le mani in volto.
"Vattene! Lasciami in pace! Non ti avvicinare!"
"Che ti succede?" Chiese Sora preoccupato.
L'altro scostò le mani dal viso, gli occhi ricolmi di terrore.
"Tu...mi fai...paura."
Un enorme voragine nera si aprì dietro al guerriero e inghiottì sia lui, sia Sora che era a pochi passi.
Quando Sora riaprì gli occhi, lo scenario era cambiato, era sempre all'interno di un cuore, ma non il suo, bensì quello del suo avversario. Ma dov'era lui? Che fine aveva fatto? Si guardò intorno, poi sulla piattaforma notò una voragine nera come la pece. Ribolliva come magma incandescente e inghiottiva tutto nella sua oscurità, ricoprendo in pochi attimi il cuore del cavaliere. Dalla pozza, poi, si eresse una sagoma nera, sembrava un'armatura. Da quel liquido nero fuoriuscì la testa del suo nemico, sempre più divorato dalla paura.
"Soooora....Sooora....vai via....tu...mi....spaventi!"
Cos'era successo ad Assà? Perché i suoi occhi erano intrisi di terrore e cos'era quel liquido nero? 
"Sora, tu mi fai paura!"

La massa informe di oscurità prese lentamente forma, dando vita ad un'armatura nera come la pece. Il volto del cavaliere scomparve al suo interno, a sostituirlo un teschio, che al solo sguardo faceva rabbrividire i più coraggiosi. L'ormai ex guerriero tese il suo braccio gocciolante verso Sora, aprì la mano e fece comparire il suo keyblade. Il paura spettrale aveva perso il suo vitreo colore, per lasciar spazio all'oscurità più totale. Sora capì immediatamente che quel mostro non aveva buone intenzioni e si preparò allo scontro, alzando la guardia con i suoi due keyblade. Intanto l'altro cominciò ad indietreggiare, assumendo un atteggiamento intimorito, quasi volesse fuggire. Giunse fino al limite della stazione, poi si bloccò di colpo, emise un ruggito e passò all'offensiva. Dalla schiena dell'essere comparvero dei tentacoli neri, che si abbatterono sul loro avversario, ma il ragazzo, danzando sulle punte e mulinando i keyblade, riuscì a tagliarli tutti. I moncherini si ritirarono, mentre i pezzi tagliati cadevano a terra come gocce di acqua, sfaldandosi a contatto con il terreno. Appena l'ultimo tentacolo venne reciso, il campo di battaglia sotto i piedi di Sora cominciò a muoversi. Il giovane non perse tempo e saltò, ma delle protuberanze lo afferrarono e lo tirarono giù. Questa volta non era stato attaccato da tentacoli, bensì da una sorta di mani. Il prigioniero tentò in tutti i modi di disfarsene, ma queste si riformavano senza sosta, mentre il mostro si preparava a sferrare il suo attacco. Il keyblade di Assà si trasformò in una bocca e dentro ad essa si formò un globo oscuro, che fu sparato in aria. La sfera iniziò a sparare una miriade di dardi verso il bersaglio, ma questo non si fece sorprendere, benché fosse relegato al terreno, e con un reflex li parò tutti, poi decise di rispondere al fuoco con il fuoco: mise il keyblade davanti a lui, punta rivolta al mostro, e fece scomparire l'altro, quindi concentrò tutta l'energia in un globo di luce, per poi gridare:
"Ragnarok!"
Una miriade di frecce scintillanti colpirono l'ex cavaliere. Il colpo sembrarono accusarlo anche le mani che lo bloccavano, che, infatti, mollarono la presa e Sora poté finalmente muoversi.
"Sembra che la luce lo danneggi." Pensò a voce alta.
Rievocò l'altro keyblade e tentò di avvicinarsi ad Assà, ma questi sparì nel terreno prima che il ragazzo potesse averlo nel raggio d'azione. Era pronto a riceverlo da qualunque parte fosse sbucato, se non fosse che l'essere ricomparve dall'altro lato della stazione. Il suo stile di combattimento era un tocca e fuggi, completamente diverso da quello del cavaliere, possibile che fosse spaventato a tal punto?
Doveva attaccarlo a distanza, dunque. Sora sparò un blizzaga, che l'altro dissolse con un colpo di keyblade, poi poggiò una mano nel terreno e questa sembrò sparire al suo interno, per poi riapparire dietro al nemico, pronta a colpire. Il ragazzo si voltò di scatto e la tranciò di netto, ma quest'ultima si riformò e tornò al suo padrone. Il mostro emise un secondo ruggito, forse in preda alla rabbia, e conficcò il keyblade sulla piattaforma. Il liquido nero cominciò a muoversi, come se fosse vivo. Da terra si levò un secondo guerriero, simile all'originale e con un keyblade. La copia non perse tempo e attaccò direttamente Sora, che parò lesto il colpo e lo finì con un taglio orizzontale. Altri due si levarono dal suolo e attaccarono in sincronia: uno si gettò verso Sora e l'altro lo bersagliò con un firaga oscuro. Il ragazzo non perse la calma, calcolò che il dardo magico sarebbe arrivato con un secondo di ritardo rispetto al mostro, quindi lanciò un raid che distrusse la prima copia e con l'altro respinse al mittente la magia, uccidendo la seconda. Non fece in tempo a gioire della vittoria,che milioni di copie lo avevano circondato e tutte puntavano su di lui. Affrontarle una per una, sarebbe stato imprudente, certo non lo avrebbero attaccato uno per volta, perciò concentrò tutta la forza nei due keyblade, che cominciarono a levitare davanti a lui e, quando ormai le creature erano a pochi centimetri da lui, sfoderò un sacro. Possenti colonne di luce distrussero tutto ciò che di oscuro c'era intorno al giovane maestro, ripulendo il posto e lasciando solo la creatura originaria. Dopo quell'attacco Sora si sentiva diverso, avvertiva una potente energia scorrergli nelle vene e rinvigorirlo. La lasciò fluire e da essa si fece trasportare. Dietro di lui comparve un enorme sigillo, una corona per la precisione, mentre il corpo si ammantava di luce. Come guidato da una forza misteriosa, alzò la catena regale all'altezza della spalla e dalla punta sparò delle catene di luce dirette verso il suo avversario. Questi rispose con i suoi tentacoli, ma i legacci non fermarono la corsa e, dopo aver distrutto le protuberanze, si conficcarono nell'esoscheletro oscuro. Sora sentì di aver afferrato qualcuno e tirò con tutta la forza che aveva in corpo. La corazza nera si aprì nel centro e dalle sue interiora uscì Assà privo di sensi. Il ragazzo lo tirò a sé, portandolo via dal mostro nero che lo usava come sostegno. La creatura, però, non si sfaldò, bensì assorbì tutta l'oscurità nei dintorni per crescere a dismisura, fino a diventare il triplo di Sora. Il ragazzo la guardò e con voce risoluta disse:
"Non ho paura di te."
Il mostro ruggì e sferrò tutti i tentacoli che aveva contro il giovane, ma questo li tranciò di netto con i keyblade. Stavolta i pezzi non caddero a terra, scomparvero nel nulla, purificati dalla luce. Il mostro gemette ancora e indietreggiò impaurito, mentre il keyweilder preparò il suo attacco decisivo. In un lampo fu a pochi passi dalla creatura e con un colpo ben assestato la passò da parte a parte. Il taglio da uno, si moltiplicò in migliaia e la massa nera sparì in un urlo di disperazione.
Aveva vinto. Guardò in direzione del corpo di Assà, notando che tutto il liquido nero era svanito nel nulla e il cuore del guerriero tornava a mostrarsi. Il ragazzo cadde a terra stremato, ora doveva trovare un modo per uscire di lì. Una luce accecante lo abbaiò e una porta si mostrò a lui.
"Sarà l'uscita?" -si chiese perplesso- "Be, non resta che provare."
Strattonò le maniglie, ma niente, era chiusa. Allora evocò la catena e la usò per sbloccarla. La porta, come d'incanto, si dischiuse da sola, permettendo al giovane di attraversarla.
Luce...non vi era altro che luce, era quasi insopportabile. Si mise una mano davanti agli occhi per proteggere le pupille da quel cambio improvviso di luminosità. Pian piano si abituò e poté osservare dove era finito.
"Che posto è questo?"
  



Dove era finito? Non riusciva a capire, se quella porta l'avesse condotto fuori, allora si sarebbe trovato nel giardino dove era prima e, invece, era su una spiaggia. La sabbia era bianca come il latte, il mare cristallino e alla luce del sole mattutino brillava come una pietra preziosa. Non c'erano palme, o verde, solo un'alta scogliera, che lasciava una misera striscia di terra tra lei e la distesa d'acqua. Sora si guardò intorno incuriosito, cercando qualcuno o qualcosa di familiare. Il suo sguardo si posò su un giovane che si allenava duramente lì vicino, si avvicinò e lo salutò con voce allegra, ma non ricevette risposta. Riprovò, ancora nulla. Capì che era inutile quando il ragazzo si voltò verso di lui e lo attraversò da parte a parte.
"Wow!" Esclamò Sora.
Era una sorta di fantasma e non poteva ne essere sentito, ne visto a quanto sembrava. Ripresosi dallo stupore ripensò al volto del tipo e rimase a bocca aperta per qualche minuto, quel tizio era il suo avversario, il cavaliere della paura Assà. Era dunque finito nel cuore del guerriero e ora viveva in un suo ricordo.
"Forse se lo seguo, riuscirò ad uscire da qui." Pensò e si affrettò a seguire il ragazzo.
Fecero un bel tratto di scogliera prima di giungere in punto dove la roccia si era modellata a mo di passaggio. Lo risalirono in fretta e furia e si ritrovarono in un paesino. Un piccolo agglomerato di case, che a Sora ricordavano la sua, erano raggruppate intorno a una grande piazza. Era mattina presto e la gente si era appena svegliata, quindi si vedevano finestre aprirsi, persone stiracchiarsi pigramente e altre che si accingevano a ritirare il giornale. Assà salutò qualche conoscente con un cenno del capo mentre attraversava il piazzale. Lo tagliarono nel mezzo, poi presero un vicolo a destra e arrivarono fino in fondo. Sulla destra c'era una porta sgangherata che si reggeva per miracolo sui cardini semi arrugginiti Entrarono e Sora si fermò ad osservare quella che doveva essere la vecchia casa del suo avversario: spoglia, sporca e mal tenuta. Si vedeva lontano un miglio che il giovane non badava molto alla sua dimora, preferiva allenarsi senza sosta, da quello che si poteva notare dal suo corpo definito già a quell'età. Assà prese del latte e lo scolò velocemente, poi prese una sorta di spada fatta in legno, simile a quella di Sora quando ancora giocava con i suoi amici alle isole, e uscì di corsa. Il giovane maestro lo seguì fino ad una sorta di ring. Un cerchio fatto con dei bastoncini a terra era il luogo dove dei ragazzi si davano battaglia per stabilire chi fosse il più forte. Tutte quelle scene a Sora facevano ricordare i bei tempi andati con Riku, dove erano sempre lì a sfidarsi su chi era il più forte della loro piccola isola. Quando si riprese dai suoi pensieri, vide Assà confrontarsi con un ragazzo più grande di lui. Aveva minimo due anni di più e la sua stazza era molto maggiore rispetto alla sua, ma il giovane non sembrava affatto intimorito, anzi pregustava già la vittoria da quello che il suo viso lasciava trasparire. L'incontro iniziò al grido di un ragazzino esile, che certo non era lì per combattere, ma solo come arbitro onorario. Il più grande partì a tutta carica, sicuro della su stazza, e affondò un colpo verticale, che, però, si schiantò a terra alzando polvere. Il ragazzo digrignò i denti e si voltò, ma il suo avversario era alle sue spalle, la lama puntata al cuore.
"In uno scontro vero, saresti già morto." Disse beffardo, mentre l'altro scansava la spada con un gesto di stizza.
"Qualcun altro vuole sfidare il campione?" Gridò l'arbitro, ma tutti si guardarono bene dal farlo.
"Nessuno?" Ripeté il piccoletto, nessun volontario.
Gli incontri proseguirono e Assà rimase tutto il tempo in disparte guardando i suoi compagni sfidarsi con superiorità e disprezzo. In questo non era cambiato affatto, quello sguardo era lo stesso che lo aveva fissato nel suo scontro per tutto il tempo.
Si fece presto notte erano tornati a casa, tranne lui, Assà. Tracciò un nuovo cerchio a sostituire quello vecchio semi sparito e iniziò a menare fendenti all'aria, senza motivo. Vorticava, seppur goffamente, nel mezzo del nulla e provava nuove tecniche e attacchi efficaci, poi se non riusciva, si rialzava, si spolverava i vestiti logori e ritentava. Fattasi una certa, prese la sua roba e se ne tornò a casa, alquanto depresso. Sora si accingeva a seguirlo, quando tutto si bloccò in un attimo, come se il tempo si fosse fermato. Davanti al giovane maestro comparve una porta, simile alla prima che aveva attraversato. Evocò il keyblade e l'aprì, poi l'attraversò, sperando che fosse la porta di uscita. Questa volta la luce era meno accecante e Sora riconobbe immediatamente il posto, era il ring dove era prima. Perché era tornato lì? Che senso aveva attraversare una porta, se era tornato al punto di partenza?
La risposta alle sue domande arrivò un istante dopo. Assà giungeva al ring pronto a combattere, quando il ragazzino esile gli disse che era arrivato uno strano tipo oggi al villaggio. Il giovane dalla carnagione abbronzata ne fu subito incuriosito e decise di andare a vedere.
Vista l'euforia con cui aveva preso la notizia, Sora capì che non c'erano molte visite in quel posto e che il nuovo arrivato probabilmente non veniva da lì, ma da un altro mondo. Corse dietro ad Assà, fino a giungere in piazza, dove l'uomo spiccava tra gli altri: robusto, capelli corti e biondi, una tunica di colore rosso e uno spallaccio che a Sora sembrò subito familiare. Quel tipo era un cavaliere del keyblade.
"Tu! Voglio sfidarti a duello!"
Sora si riebbe dal suo status pensieroso quando sentì il ragazzo urlare.
L'uomo si fece spazio tra la folla che lo attorniava e guardò il suo sfidante.
"Tu vorresti sfidarmi? E a cosa?"
"Mi pare ovvio..."
Senza mezze parole, Assà alzò il braccio davanti a sé e una luce intesa gli avvolse la mano e un keyblade gli apparve tra le mani. L'uomo rimase di sasso, così come Sora.
Il giovane si stava solo trattenendo con i suoi compagni, era già ad un livello di molto superiore e il fatto che potesse evocare quell'arma lo dimostrava.
"Come fai ad averla?" Chiese esterrefatto l'uomo.
"Mio padre e mia madre erano custodi, prima che venissero uccisi."
"Mi dispiace, ragazzo. Comunque non posso rifiutare una sfida del genere, testerò le tue abilità."
"Non qui però." Rispose l'altro.
"E dove?"
"Seguimi."
I due, seguiti da Sora, si avventurarono di nuovo giù per la scogliera, quello che doveva essere il posto segreto di Assà.
Il ragazzo tracciò un cerchio a terra e stabilì le regole.
"Chi esce dal cerchio, non si rialza o si arrende è dichiarato sconfitto."
"D'accordo."
Passarono circa dieci minuti a studiarsi prima di iniziare a combattere. Assà tentò il primo affondo, ma l'altro lo scartò elegantemente e toccò la schiena del ragazzo con la spada.
"uno a zero." disse.
Il giovane non si scompose, sorrise aspramente e cominciarono un altro scontro. Riprovò con l'affondo precedente, che fu schivato, stavolta però, Assà era pronto, evitò il colpo da dietro e cercò di attaccarlo alle gambe, ma l'altro saltò e con una capriola all'indietro fu subito davanti all'altro. Assà parò qualche sequenza, ma si vedeva che il keyweilder con la tunica rossa stava solo giocando, mentre il ragazzo ci metteva anima, corpo e sudore. La scaramuccia andò avanti per ore e l'esito era sempre lo stesso, l'uomo era sempre il vincitore.
"Di nuovo." Disse il ragazzo.
Un nuovo scontro iniziò, però si notò fin da subito che il giovane non sapeva come comportarsi, sembrava impaurito.
Sora si ritrovò a fissare lo stesso sguardo che aveva visto nella battaglia con quella creatura nera, uno sguardo impaurito e terrorizzato. Ad un certo punto un liquido nero ricoprì tutto e l'intero posto si fece scuro come la notte e davanti a lui c'era solo Assà, bloccato nella sua posizione con le gambe tremanti. Sora sentiva rimbombare una sola parola e sempre più forte:
"Io ho paura, ho paura, paura, paura!" Il suono si propagava come un urlo. Poi immagini confuse, vedeva due persone, un uomo e una donna a terra e un bimbo davanti a loro in preda ai singhiozzi, la scena cambiò subito e questa volta c'era l'uomo di prima in tunica rossa, anche lui riverso al suolo e Assà che lo fissava spaesato, infine il tutto si fermò e comparvero tredici troni, tutti in cerchio. Assà era lì, nella sua tenuta da battaglia e con il suo elmo scheletrico poggiato su un bracciolo del sedile. Sora si voltò verso il luogo dove guardava Assà, un luogo avvolto nel buio. Da lì veniva una voce calda, pacata e oscura, parlava con un tipo con l'armatura che somigliava ad un drago. Parlavano di Xehanort, di Riku, di Kairi e di....lui, Sora. L'uomo nell'ombra si rivolse ad Assà, questi sorrise e sparì, mentre il tempo si fermava di nuovo e una nuova porta compariva dinanzi al giovane maestro. Rimase lì davanti per un po', pensando a quello che aveva visto, abbastanza scosso. Fece un respiro profondo, evocò il keyblade e aprì la nuova porta. Si era già preparato alla luce intensa, ma nulla, stavolta c'erano solo tenebre. Entrò e subitò fu pervaso da un brivido, quel buio era...agghiacciante. Si guardò intorno, ma il buio continuava a persistere.
"Cado...cado nelle tenebre..."
Sora sentì una voce, si voltò ma non vide nulla.
"Cosa mi succederà, ora?"
Ancora, ma lì non c'era nessuno.
"Questa oscurità è opprimente."
Il ragazzo notò che qualcosa nel buio si contorceva. Evocò il keyblade temendo fosse un heartless, ma l'arma non apparve. Ne rimase stupefatto.
"Ho paura."
Di nuovo quella voce, un attimo dopo il gelo, un freddo penetrante fin dentro le ossa, tanto che non riuscì a trattenersi dal battere i denti.
"Ho mantenuto la mia promessa, ma a quale prezzo?"
Il giovane sentiva quella voce così familiare, così calda. Era come quella che aveva sentito in quella stanza con i troni, solo meno oscura, più brillante, gli ricordava...
"Xebald" Pronunciò quelle parole senza volerlo.
Nel frattempo nessuno si muoveva più, tutto era piatto, calmo, ma faceva freddo, si gelava. D'un tratto davanti a lui comparve una faccia orrenda, scheletrica, che per poco non lo fece sobbalzare.
"Tu non sei ben accetto qui." Disse con una voce raccapricciante e si avventò su Sora inghiottendolo.
Il ragazzo si sentì pervadere dall'oscurità, poi cadere nel vuoto, una caduta senza fine, un volo nell'ignoto. Mentre precipitava si chiedeva se si sarebbe mai svegliato da quell'incubo, se avrebbe mai potuto rivedere i suoi amici.
"Sora!"
Paperino?
"Sora!"
Pippo?
"Sora!"
Re Topolino?
Il ragazzo dischiuse gli occhi e si ritrovò ad un palmo dal naso i suoi amici. Senza pensarci due volte li abbracciò forte con le lacrime agli occhi, li strinse quasi a soffocarli, tanto che cominciarono a dimenasi tra le sue braccia.
"Sono tornato." 
 



 
   
 
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