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Autore: Scorpion92    11/12/2016    0 recensioni
Questa longfic è ambientata 3 mesi dopo la conclusione di The Last of us. Ellie cerca di andare avanti con la sua vita, ma il passato è pronto più che mai a riemergere...
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ellie, Joel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Subito dopo aver rievocato il loro litigio, per quella che poteva benissimo essere la centesima volta, Ellie era scattata in piedi ansimando.  Come se quest'ultima volta fosse davvero di troppo, come se avesse raggiunto una sorta di limite della sopportazione, limite che non pensava neanche di possedere.

Iniziò a camminare, ma sentiva che non bastava, e allora si mise a correre, e ad ogni falcata sentiva un pò di rabbia scaricarsi nel terreno. Passando veniva sfiorata dalla vegetazione di quel bosco selvaggio, che sembrava così incontaminato ma al tempo stesso così pericoloso. 

Sentiva di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa, e di doverla fare subito, per non lasciarsi trascinare in quel vortice di terrore che la stava attanagliando, perchè sapeva che se vi fosse scivolata difficilmente ne sarebbe uscita. 

Gli ormai obliqui raggi del sole venivano filtrati dai rami della fitta vegetazione, disegnando sul terreno delle complicate ragnatele di luci ed ombre, che sembravano  scorrere sotto di lei mentre avanzava nell suo improvviso scatto senza meta. 

Il suo primo istinto era stato quello di chiamare Joel, di precipitarsi da lui, ma sapeva che non poteva farlo, non più. Allora la sua mente era immediatamente corsa all'alternativa più plausibile che potesse avere: Tommy o sua moglie Maria.
Durante quei pochi mesi aveva stretto un buon rapporto con entrambi, quindi non sarebbe stato poi così strano se si fosse rivolta a loro, ma si trattenne. 

Probabilmente perchè sapeva che non era la cosa giusta da fare, non sta volta. Invece continuò ad avanzare, a dispetto di ogni logica e di ogni preoccupazione, e fu così che si ritrovò in cima ad una collina che non aveva mai visto prima. In prossimità della sommità del colle la luce sembrò cambiare, era come se una  sorta di esplosione si stesse facendo largo tra i motivi rossastri che l'avevano fin ora accompagnata. 

Ad un tratto, una distesa dorata si dipinse sotto di lei, ed Ellie restò senza fiato ad ammirarla. Un lago si estendeva a perdita d'occhio tra le curve della valle  sottostante. Era talmente perfetto, 'completo' e rotondo da ricordare quasi una di quelle goccie che rimangono 'integre' sulla superficie delle foglie dopo un temporale, solo più in grande. 

Ai suoi margini una serie di giunchiglie lo avvolgevano in una soffice coltre marroncina, e qualche ninfea disegnava sulla sua superficie delle verdi macchie irregolari.
Era talmente perfetto che veniva da pensare che potesse essere solo e soltanto così, che non ci potesse essere neanche uno stelo fuori posto.

Trovare qualcosa di così 'puro' in questo mondo era una sorta di miracolo, era quasi commovente. Ellie aveva la sensazione di sentirsi finalmente nel posto giusto e al  momento giusto. Era come se questa visione l'avesse catapultata in una sorta di 'bolla', in cui era invulnerabile a qualsiasi preoccupazione, e capace soltanto di essere se stessa: come quella volta al centro commerciale con Riley...

A quel ricordo Ellie sentì una serie di emozioni farsi strada nel suo petto, ma lei si concentrò, per una volta, soltanto su quelle positive. 
Sorridendo cominciò la discesa verso il lago, affondando via via sempre di più nel terreno reso umido dallo specchio d'acqua. Il rumore degli insetti e il caldo quasi palustre adesso sembravano circondarla completamente; quasi impotizzandola e spingendola ancora di più ad addentrarsi in quell'oasi perfetta. 

La vegetazione le arrivava quasi fino alle spalle, e in alcuni punti le impediva addirittura di vedere cosa ci fosse davanti, ma non sembrava importarle, ciò che contava adesso era andare avanti.

Fù così che Ellie si ritrovò, di colpo, dentro l'acqua. Quasi senza rendersene conto, aveva superato una sorta di limite, anche emotivo, e adesso si trovava immersa fino alle ginocchia in quella perfezione.

Il suo arrivo creò delle ondine concentriche sulla superficie del lago, che però non sembrarono rompere l'incantesimo di quel luogo, anzi, ne aumentarono la perfezione; con il loro lento dissolversi concentrico, sempre uguale, quasi a ricordare che tutto si ripete...

Ellie non aveva più paura di nulla in quel momento, nè di ciò che c'era dentro di lei, nè di ciò che c'era al di fuori, tantomeno dell'acqua, dalla quale, visti i suoi precedenti, avrebbe dovuto essere terrorizzata. Tutto ciò che desiderava era entrare completamente all'interno di quella perfezione, farne parte per sempre, e nessuna stupida paura poteva fermarla.

Così si lasciò andare a quel desiderio, che ormai aveva come occupato ogni parte di lei. Ellie voltò le spalle al lago, aprì le braccia, si sbilanciò all'indietro e infine si lasciò cadere nella distesa d'acqua scura che la stava chiamando.

Improvvisamente buio e freddo furono le uniche due parole che potevano descrivere la realtà attorno a lei; la facevano sentire viva, ma al tempo stesso la intontivano, ghermendola da ogni parte. Si arrese completamente all'acqua, e questa, come per premiarla, la riportò a galla. Ellie aprì gli occhi e vide il cielo rosso del tramonto sopra di lei.

Le sembrava di volare, le sembrava che tutto il peso che si era sempre portata dietro per tutta la vita fosse sparito, come se si fosse scaricato in acqua. I suoni le  giungevano ovattati, come se dovessero lottare per farsi strada e raggiungerla, e nel tragitto perdessero dei pezzi. 

Tutte quelle sensazioni erano così nuove, eppure Ellie le sentiva anche così antiche, così radicate nel mondo da essere quasi primordiali. Come aveva fatto fin ora a  perdersele? O forse si erano perse loro?!

Ellie si concentrò su quest'ultima intuizione che aveva avuto, come spesso accadeva era tra l'ironico e il folle, ma forse poteva contenere un fondo di verità. E se il mondo fosse stato così impegnato a mandare tutto in malora che si era dimenticato della bellezza della semplicità?.Ellie sorrise alla stupidità di quella frase, (che in quanto ad ingenuità poteva benissimo essere stata concepita da un bambino, magari da uno di quelli non tanto svegli..), quando un suono la riportò alla realtà. 

Un tonfo cupo e sgraziato, seguito da una serie di boati rapidi e ripetuti, stavano turbando la serenità del lago. 
Ellie sgranò gli occhi: il mondo doveva aver finito l'orario di pausa, e si stava di nuovo impegnando in ciò che gli riusciva meglio: mandare tutto a puttane. 
   
 
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