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Autore: Hikari_Henko    13/12/2016    1 recensioni
Lovino Vargas rivela le doti di un ottimo studente,anche se si dimostra sufficiente verso la lingua spagnola. Per questo gli viene affidato un tutor, Antonio, il quale sarà pure il suo unico amico, l'unico con cui poi rivelerà le atrocità del proprio passato e, creando un forte legame con lui, proverà ad affrontarle.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Il giorno successivo Antonio si svegliò ancora intontito. Risentiva ancora della festicciola dei suoi compari. Doveva però andare a scuola. Non solo per la solita giornata di studio, ma per andare a cercare informazioni sull’italiano a cui deve fare da tutor.
Corse per i lunghi viali, sbarrando la strada a biciclette, automobili e autobus. Era in un fragrante ritardo. Riuscì tuttavia ad arrivare giusto in tempo per l’appello in aula, salvandosi quel bel sedere che si ritrova.
.-.-.-.-.-
Pure Lovino era in aula, silenzioso come sempre, col suo fare apatico negli ultimi banchi. Pensava  a cosa fare. Antonio avrebbe notato di certo che non si sarebbe presentato da lui per un bel po’… e non voleva ritrovarselo tra i piedi. Fatto sta che durante l’ora di arte si era ritrovato a disegnare sul proprio foglio un volto, con la testa ricca di ricciolini scuri, il viso morbido e due occhi color edera.
“Ma che caz- NONONONO PERCHE’?!” pensò tra sé e sé su ciò che aveva realizzato. Una copia sputata dello spagnolo. Accartocciò il foglio e lo nascose nel suo zaino. “Vaffanculo, idiota, stronzo,…” e vari altri insulti.
Proprio nel momento in cui sembrava essere nuovamente tranquillo, ecco che il suo viso si sbiancò. Sentendo una voce.
-Cerco Vargas, Lovino Vargas.- era Antonio.
“Perché cazzo sei qui? Perché mi cerchi? Cosa vuoi da me? Vuoi prendermi per il culo pure tu? E’ questo che vuoi, brutto idiota?”
-C-certamente… Vargas, vieni qui, questo ragazzo desidera parlarti.- fu la risposta della professoressa.
Il povero ragazzino era sotto lo sguardo di tutti.
“Ma hai visto che bel ragazzo?”
“Ma cosa vuole da Vargas?”
“Come può uno come Vargas conoscere un ragazzo così?”
“Per me non si conoscono”
“Sicuramente Vargas avrà combinato qualche rissa e ora gliene dice quattro”
“Sarebbe anche ora”
E tutti questi brevi commentini  non sfuggirono alle orecchie di Antonio. Rimase incredulo. Quasi ad occhi sbarrati. Lovino si avvicinò piano, sempre col cappuccio che gli copriva il viso da tutte quelle botte che si era preso due giorni prima.
Ogni passo sembrava interminabile. Sempre più pesante. Fino a quando lo raggiunse e uscirono dall’aula, rimanendo nella solitudine dei corridoi.
L’aria era ancora fredda, nonostante le finestre fossero chiuse. Qualche aula era chiassosa, qualche altra deserta.
Lovino era immobile davanti alla alta e fiera figura di Antonio. Con il viso sempre rivolto a terra, le labbra secche, gli occhi tremanti.
“Non guardarmi, stupido, vai via!”
Stettero per un po’ in silenzio, come se aspettassero che qualcuno dei due parlasse.
-Allora… perché non sei venuto ieri?
-Ero impegnato.
-Potevi avvisarmi. Ti ho aspettato tutto il pomeriggio.
-Cavoli tuoi.
“Vai via cazzo. Non darmi retta.”
-Se salti i corsi ne risenti… non tanto per me, ma per la tua media, perché con le tue presenze ti aggiungono almeno qualche credito in più.
-Me ne frego altamente.
“Antonio vai via, per favore…”
-Oggi vieni hai capito? E se devi andartene prima serve una giustificazione da parte dei tuoi…
-Non mi ni fotti nenti… (non me ne frega niente)
“Dai cazzo! Vattene!”
-E togliti quel cappuccio e guardami negli occhi!
Antonio glielo afferrò, anche se Lovino resistette, ma alla fine l’iberico si ritrovò di fronte un viso fracassato, più viola o nero che altro. Per di più, ora era anche imbrattato di calde lacrime salate.
-Vaffanculo!- gli urlò leggermente, mentre provava a scansarlo, anche se lo spagnolo lo teneva saldo al braccio- Lasciami! Brutto stronzo! Ti ho detto di lasciarmi! Va’ via!
-C-cosa ti è successo?!- era traumatizzato. Chi mai gli avrebbe potuto fare una cosa simile?
-Fottiti! Non sono affari tuoi! Ti ho detto di andartene! Porco- e continuò, sempre con l’altro che lo teneva a sé, mentre le sue lacrime aumentavano ad ogni parola che pronunciava.
Si sentiva ancora più solo. Il suo mondo crollato. Ora avrebbe perso anche Antonio. Anche lui, come tutti gli altri. E per cosa? Per una gran cazzata.
Iniziò a tirare pugni al ragazzo che lo bloccava, ma non troppo forti. Si stava solo sfogando a gesti.
Dopo poco smise di colpirlo. I singhiozzi continuarono. Ma la sua testa si poggiò sul caldo petto dello spagnolo.
“Vaffanculo…non andartene… non lasciarmi solo… non pure tu”
Sapeva che ormai l’aveva fatta. Si aspettava il solito deja-vù, dove gli altri rimanevano schifati dal suo comportamento e si allontanavano.
 
Non fu così.
Antonio lo abbracciò, ormai mezzo rotto pure lui, accarezzandogli i capelli tremanti, provando a dire l’unica cosa che gli veniva in mente per quel momento molto delicato .
-Non ti lascio qui da solo, tranquillo…
Ci fu silenzio poi. I due rimasero così per un po’.
Si sentiva il frastuono delle foglie che ondeggiavano sull’aria, come ballerine su un palco. Le leggere gocce di pioggia che scorrevano nelle grondaie. Le lezioni delle altre classi. Gli uccellini che intonavano ua melodia sempre differente.
Quando Lovino si riprese, alzò il viso e guardò Antonio.
-Ti aspetto nel solito posto dopo, allora- disse sorridendogli.
Il ragazzino ebbe per un attimo un volto rosso scarlatto.
-…bellissimo
-Eh?
“Oh merd-“
-CIOE’ BENISSIMO. SI. VAFFANCULO. CIAO.- e aprì la porta, entrando in aula.
La riaprì dopo un secondo.
-…e grazie. Credo.
Poi lasciò lo spagnolo definitivamente solo, col petto fradicio e mezzo distrutto.
   
 
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