Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    14/12/2016    2 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cora e Alice stavano in piedi, fuori, sotto il bagliore del sole, facendo a turno per fare il burro dentro la zangola. Era un lavoro noioso e anche ripetitivo, e le ragazze avevano scoperto presto, durante il loro soggiorno presso gli Stewart, che il tempo volava, se si alternavano per sfornare la sostanza cremosa.

 

Alice sbuffò, facendo un passo indietro, ed esaminò il barile per il burro che gli Stewart avevano acquistato di recente. A differenza dello strumento precedente, che di solito richiedeva circa 3 ore per produrre il burro, questo era infinitamente più veloce e anche più semplice.

 

"Stavo pensando, sorella," disse Alice entusiasta mentre sua sorella cominciò a girare la morbida sostanza bianca, "che dovremmo aggiungere degli aromi al nostro burro, come si fa in Inghilterra."

 

Con un soffio, Cora si tolse dagli occhi una ciocca di capelli ricci, scuri e poi fece spallucce.

 

"Abbiamo già aggiunto un pizzico di sale, Alice."

 

"lo so, Cora, ma dovremmo aggiungere un pochino di cannella o miele per dargli un po' più di sapore."

 

"Miele?" chiese la sorella maggiore, aggrottando delicatamente le ciglia.

 

Alice evitò di girare gli occhi dinanzi all'espressione cortesemente incredula di sua sorella, ma decise di perorare la sua causa.

 

"Cora," disse pazientemente, asciugandosi le mani sull’ abito blu. "Molte famiglie aggiungono aromi al loro burro. Salarlo è solo l'inizio. Il sale non è prontamente disponibile come molti aromi che abbiamo intorno in abbondanza."

 

"Quali?"

 

Alice strizzò gli occhi in alto, verso la luce del sole accecante. Poi si riparò gli occhi con una mano, sospirando per il bagliore.

 

"Bene..." disse lentamente. "Ho sentito parlare di persone in alcune parti d'Europa che usano erbe aromatiche e spezie. Forse non spezie, ma abbiamo abbondanza di erbe aromatiche, come rosmarino, timo, basilico..."

 

"Hmm... sì, credo di sì." Cora annuì e la sua espressione si trasformò, da quella precedentemente perplessa e divertita a quella vivace e pronta. "La cosa suona piuttosto interessante. Potremmo mettere sia il sale che le erbe aromatiche nel burro, quando mangiamo i biscotti con il thè."

 

Alice era contenta di se stessa. "Davvero, sorella, e il burro aromatizzato al miele è allettante con il pane di mais e le frittelle. Non sei d'accordo?"

 

Il sorriso di Cora era gentile e allo stesso tempo accattivante. "Certo che sono d'accordo con te, Alice. Cominceremo il più presto possibile. Annabel e James possono procurarci le erbe aromatiche necessarie, e possiamo rivolgerci a Nathaniel per il miele."

 

"Sì - ma ricordati, è stata una mia idea." Alice si gettò i capelli all'indietro e rise scherzosamente.

 

"Tocca a te," Cora mormorò mentre Alice prese posto presso il barile del burro.

 

Cora sussultò mentre si strofinò le mani doloranti e se le pulì sulla gonna. Guardando in basso, in direzione del suo abito, si ricordò improvvisamente di una precedente conversazione con Nathaniel.

 

"Alice, mi ero completamente dimenticata!"

 

"Di cosa, sorella?"

 

Gli occhi di Cora scintillarono. "Nathaniel e James sono riusciti a ottenere un buon importo di scellini con il commercio a monte. Andranno in città domani -"

 

"Pensi che io possa andare?" chiese Alice , con gli occhi spalancati. Cora scosse la testa.

 

"Non credo, poiché non è un viaggio che stanno facendo per il loro piacere. Piuttosto, ora che gli uomini hanno cominciato a costruire le nostre case, avranno bisogno di comprare vasellame, pentole e cose varie."

 

"Cora, è una notizia meravigliosa!" Alice la irradiò con la sua espressione e si domandò perché Uncas non si fosse unito a suo fratello, comprendendo tardivamente che lui avrebbe causato molto probabilmente congetture e sospetti tra le masse dei Bianchi.

 

"Ma questa non è la notizia più bella che mi ha dato... loro stanno comprando rotoli di tessuti per farci dei vestiti!"

 

Alice ansimò e si coprì la bocca, per la gioia così opprimente. "Cora, è fantastico! Quanti vestiti farà la sarta per noi e Annabel?"

 

La sua sorella maggiore la guardò sbattendo le palpebre, poi gettò la testa all'indietro con una vigorosa risata. "S...Sarta?" Lei ridacchiò. "Come al negozio di una modista? E, di grazia, come adatterebbero gli abiti se noi non siamo presenti, Alice?" Cora scosse la testa, ancora ridacchiando. "No, Alice, loro porteranno qui i rotoli e noi signore misureremo il tessuto per realizzare gli abiti."

 

Alice se ne stava in piedi con la faccia rossa, consapevole dell'idiozia delle sue precedenti parole. Sarta, veramente. Guardò in basso e si trascinò a stento, ricordandosi impetuosamente che non era più a Londra, dove il mondo dei costosi sarti e cappellai era stato ai suoi piedi.

 

Cora guardò Alice con senso di colpa, notando la sua faccia arrossata e il suo silenzio.

 

"Alice, stavo soltanto scherzando. Annabel taglierà il tessuto e lo modellerà. Noi possiamo cucire. Una volta che avrai 2 o 3 nuovi abiti carini, ti sentirai molto meglio."

 

"Tessuto e stoffa sono costosi..." disse Alice timidamente, alzando lo sguardo verso Cora.

 

"Sì, ma non affliggerti troppo. Uncas ha fatto i suoi guadagni con il commercio delle pelli e..." Cora guardò furtivamente sua sorella per essere sicura che stesse ascoltando. "... e ha dato una somma considerevole a mio marito, con istruzioni di comprare rotoli di tessuti per te in particolare, come anche qualsiasi cosa tu voglia per la tua casa."

 

Alice arrossì e sospirò; non sapeva cosa dire. Uncas era così generoso con lei. Non era mai stato incline a parlare molto, ma era attento e gentile. C'era un'aria di imbarazzo in lui ogni volta che Alice lo ringraziava per un dono o un gioiello, come se veramente Uncas considerasse una manifestazione di gratitudine e cortesia come inutile e inappropriata.

 

"Ci incontreremo con i ragazzi più tardi, dato che avranno bisogno di un elenco di necessità per le nostre case," proseguì Cora mentre si spostava per fare cambio turno al barile del burro. "Pentole di ghisa, cucchiai, taglieri... Nathaniel dice che lui e Uncas possono realizzare molte cose da sé. Oltre alla casa, costruiranno le staccionate, tavoli, letti... Non lo direi mai a Nathaniel, per non disprezzare la nostra vita, ma..." Cora sospirò pesantemente. "Vorrei tanto un materasso di piume."

 

Alice rise e scosse la testa. Uncas le aveva detto che il suo popolo usava le più soffici tra le loro pelli di animali per dormire e che ne avrebbero avute in abbondanza nella loro casa, ma... Alice era tacitamente d'accordo con sua sorella, che un materasso di piume sarebbe stato divino.

 

Guardando il sentiero, lei si raddrizzò quando notò 2 donne avanzare lentamente verso di loro.

 

Erano Anne Clayton ed Emma Fitzgerald, quest'ultima sposata con un Irlandese. Le due donne si fermarono a breve distanza, di fronte alle sorelle, e le osservarono in modo serio.

 

Alice sorrise disinvolta a questo benvenuto diversivo. Forse avrebbe potuto chiedere alle donne dei consigli su cosa comprare per la sua futura casa.

 

"Buongiorno a voi, signora Clayton e signora Fitzgerald." Entrambe le ragazze salutarono le donne con cenni educati.

 

Tuttavia, Alice dimenticò presto le sue parole di benvenuto, quando la signora Clayton diede una gomitata alla sua amica e sussurrò a voce alta, "E' lei. E' quella di cui ti stavo parlando."

 

Alice era completamente sconcertata e imbarazzata, guardando la coppia di donne con diffidenza. Evidentemente Anne Clayton non aveva tardato a diffondere la notizia di aver trovato Alice nel bosco, abbracciata al suo amante indiano.

 

"Salve, signore," disse lei debolmente. "Posso invitarvi a bere un thè?"

 

Gli abitanti bevevano molto raramente il thè, poiché non avevano molte foglie di thè alla menta, ma Alice era determinata a rivelare alle donne la verità riguardo a Uncas e sperava di riuscire a chiarire delle idee sbagliate e giudizi erronei.

 

Emma guardò le ragazze con tale aberrante disprezzo che Alice si sentì  attorcigliare le budella.

 

"No, grazie," replicò Anne freddamente. "Stavamo cercando la signora Stewart."

 

Cora aggrottò le ciglia accanto a sua sorella, non essendole piaciuto il tono rude e prepotente della donna.

 

"Non è a casa," Alice replicò delicatamente. "Ma vi prego di -"

 

"Allora ci congediamo, con permesso, signorina." Il tono di Emma era scandalosamente rude e la coppia girò i tacchi e si incamminò a grandi passi verso la radura, rapidamente.

 

Alice poteva soltanto guardare. Era sempre andata piuttosto d'accordo con Anne Clayton nelle rare occasioni in cui si erano incontrate. Una volta aveva persino consolato la donna che piangeva, poiché stava avendo problemi con suo marito. Suo marito era uno zotico ubriacone con un carattere violento.

 

"Sciocche creature," borbottò Cora aspramente mentre guardava le donne sparire dalla vista. "Alice, non le accogliere più a casa. Non mi importava niente della loro tendenza maleducata."

 

Cora ritornò al processo di produzione del burro, ma cuoceva ancora  a fuoco lento mentre lei lavorava il manico in legno. "Se quell'ubriacone di suo marito la picchia di nuovo, è meglio che non venga qui con le sue lacrime e le sue sceneggiate teatrali."

 

Alice ascoltò a stento la filippica di sua sorella, mentre se ne stava lì impalata, sbigottita per quello che era appena successo. Sopra ogni altra cosa, giunse la fastidiosa percezione che questo tipo di comportamento da parte dei suoi vicini non sarebbe stato insolito. Alice sapeva che ci si sarebbe dovuta abituare.

 

Evidentemente dagli esclusivi salotti di Londra alla frontiera selvaggia, i pettegolezzi saranno sempre prevalenti, pensò Alice cupamente.

 

Alice sapeva che non sarebbe stato facile sopportare l'antipatia di alcuni dei suoi vicini. Non avrebbe illuso se stessa nel pensare che ciò non l'avesse ferita - un'altra donna che la disprezzava. Ma... forse questa sarebbe la sua croce da sopportare.

 

Sua sorella le aveva sempre detto che l'amore era la ragione sufficiente per costruire una vita con uno sposo... E se non fosse vero? Alice scosse la testa rapidamente, ma non riuscì a scacciare la preoccupazione dalla sua mente.

 

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"Vieni, Lucy... stai attenta a non inciampare..." Stephen sollecitò delicatamente la sua sorellina Lucinda, tenendole la manina stretta nella sua, mentre si incamminarono verso la riva del fiume.

 

L'ora precedente sua madre era andata con il signor Newsom dai Lancaster per alcune ore e lo aveva incaricato di guardare sua sorella di 7 anni. Stephen aveva accettato ma, non appena sua madre era uscita con l'uomo anziano, il ragazzo aveva frettolosamente messo le scarpine a Lucinda e le aveva avvolto uno scialle intorno.

 

"Voglio farti incontrare qualcuno, Lucy!" disse lui e Lucinda rimbalzò sulla sedia, emozionata. Avrebbe dovuto incontrare di nuovo Tankawun nei pressi del fiume e voleva che Lucy la incontrasse. Poi se ne sarebbero andati via.

 

"Posso indossare il tuo cappello, Stephen?" Lucy chiese felicemente, saltando sopra la radice sollevata di un albero e sorridendo a suo fratello.

 

"Certo che puoi," replicò Stephen cordialmente, facendo balzare il vecchio cappello di suo padre dalla propria testa e poggiandolo sulla morbida testa di sua sorella. A differenza di Stephen, con i suoi capelli rossi e le lentiggini, Lucinda aveva i capelli ricci, color biondo scuro della loro mamma, e gli occhi scuri.

 

Camminarono ancora per qualche minuto, Stephen che canticchiava una canzone per bambini per sua sorella, mentre lei cercava di cantare insieme a lui.

 

"Ricordati quello che ho detto, mia Lucy, non dire niente di questo a mamma," Stephen ricordò a Lucy la cosa per la terza volta. Lucy annuì enfaticamente.

 

"Non lo dirò a mamma, Stephen," replicò Lucinda, poi fece un'espressione spiegazzata con aria confusa. "Ma questo non è mentire? Non è una cosa brutta?"

 

Stephen sospirò, sentendosi a disagio. "Lucy, mentire a mamma e papà è una cosa brutta. La Bibbia lo dice. Ma credo che noi non stiamo mentendo, perché è solo un segreto. Se è un segreto, mamma non lo chiederà. Capito?"

 

Lui la guardò per capire se stesse seguendo questo flusso di pensieri. Lucinda ci pensò molto su e alla fine annuì, ridacchiando da diavoletta a suo fratello. Il cappello scivolò improvvisamente sui suoi occhi e Stephen ridacchiò, tirandoglielo di nuovo su.

 

"E se mamma mi chiede dove stavi andando? Che cosa le dico, Stephen?" lei guardò suo fratello con aria d'attesa.

 

Hmm... bella domanda... Stephen ci pensò, poi diede l'unica risposta che poté dare.

 

"In tal caso, Lucy, dirai la verità."

 

"Va bene, Stephen."

 

Girarono una curva tempestata di rocce nei pressi dell'acqua corrente e individuarono la figura solitaria di Tankawun, seduta su una grande roccia, assorta con qualcosa in mano.

 

Il cuore di Stephen accelerò. "Tankawun!" chiamò, agitando la mano.

 

Tankawun lo guardò obliquamente, poi la sua faccia scoppiò in un sorriso. Alzatasi in piedi, camminò vivacemente verso Stephen, la sua faccia animata mentre osservava Lucinda.

 

"Awen hech nan?" Tankawun canticchiava alla bambina, osservando ammirata i suoi capelli biondi. Lei aveva sempre ammirato le donne bianche con i loro capelli di Luna.

 

"Questa è mia sorella, Lucinda," Stephen disse orgoglioso, avvolgendole un braccio intorno. Tankawun si accovacciò al livello degli occhi della piccolina, mormorando delle parole.

 

"Puoi chiamarmi Lucy," spiegò la bimba, poi alzò velocemente lo sguardo verso suo fratello.

 

"E' una ragazza indiana!"

 

"Lo so. Questa è Tankawun."

 

"Perché le sue gambe sono nude? Riesco a vedere le sue caviglie e le ginocchia."

 

"Perché fuori è caldo," ridacchiò Stephen, scambiandosi un sorriso con Tankawun.

 

"Oh..." Lucy sembrava soddisfatta di questa semplice risposta. "Ciao."

 

Mentre Lucinda giocava vicino al fiume e gettava i ciottoli in acqua, Tankawun e Stephen si misero a sedere sulla grande roccia a parlare.

 

"E' bello rivederti, Tankawun," disse Stephen gentilmente, osservando i suoi bei lineamenti. Lei arrossì e annuì, raccogliendo qualcosa che aveva fatto cadere sulla roccia quando i Bianchi si erano avvicinati.

 

Era una collana fatta di alcune perle bianche, accuratamente infilate e legate con uno spago. Tankawun la offrì con entusiasmo a Stephen.

 

"L'hai fatta per me?" chiese lui, sbalordito. Tankawun annuì.

 

"Wampum," disse lei semplicemente a Stephen, la sua voce delicata, piacevole e leggera come l'aria.

 

Gli fece cenno con le mani di voltarsi e gli allacciò la collana intorno al collo; le sue nocche gli fecero accelerare la circolazione sanguigna.

 

"Anch'io ho qualcosa per te!" lui si entusiasmò, eccitato e nervoso.

 

Tirò fuori da una delle sue tasche un nastro verde che era appartenuto a Lucy, sul quale Stephen aveva fissato una pietra verde con della colla (era caduta dalla spilla di sua madre e lui gliel'aveva chiesta). Stephen pensava che fosse graziosa come collana.

 

Tankawun sorrise felice, tenendo sollevato il nastro decorato.

 

"Wanishi," lei mormorò grazie prima di avvolgersi il nastro intorno al polso, invece di essere indossato come un braccialetto. Stephen legò rapidamente le estremità. La pietra non era di qualche reale valore. Non era uno smeraldo, né un diamante, ma ciò nonostante luccicava sotto la luce del sole. Tankawun ispezionava il suo nuovo ornamento con diletto.

 

Un po' più tardi, la giovane coppia era ancora seduta sulla roccia, crogiolata sotto la luce del sole, ma Lucy guizzò tra loro.

 

Tankawun prese in braccio la bimba sghignazzante, facendola sedere sul suo grembo e rimise il cappello sulla testa di Stephen. Cominciò a intrecciare gentilmente i capelli della bambina in due morbide trecce che le ricadevano libere fino a circa metà del petto.

 

La ragazza Lenape mormorava mentre ammirava il suo lavoro manuale, con il suo sguardo gentile, e Stephen non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Si era sempre sentito in leggera soggezione nei suoi confronti, da quando si erano incontrati per la prima volta mesi prima, nell'accampamento Delaware.

 

Non erano così distanti per l'età, pensò Stephen, osservando come Lucy ridacchiava e cercava di intrecciare i capelli di Tankawun. Lui aveva appena compiuto 15 anni e sapeva che lei aveva all'incirca 16 o 17 anni; aveva casualmente spillato l'informazione da Uncas, dato che Nathaniel sarebbe diventato subito sospettoso e lo avrebbe tormentato.

 

Stephen si concesse di fantasticare su un mondo perfetto in cui poteva...non ne era troppo sicuro... Sapeva di voler essere l'unico a far sì che spuntasse un sorriso con le fossette sulla faccia di Tankawun, inondarla di doni che lui le avrebbe fatto; voleva essere l'unico a intrecciarle i capelli e cantarle canzoni e vivere nella confusione del suo profumo. Lei profumava di bosco e di brezza della valle, di erbe, gigli e lavanda.

 

Ma più di tutto, lui voleva che questi giorni delicati, illuminati dal sole non finissero mai.

 

Improvvisamente capì che Tankawun lo stava guardando in modo strano, con un'espressione interrogativa sulla sua faccia. Doveva essere rimasto fisso a guardarla, perso nei suoi pensieri. Stephen inghiottì e sorrise, guardando l'acqua che scorreva.

 

"Le alose stanno nuotando veloci, Tankawun..." mormorò lui, indicando il piccolo pesce che nuotava vivacemente, appena sotto la superficie dell'acqua.

 

Tankawun annuì e i tre si misero a sedere tranquilli per parecchi minuti. Persino Lucy sembrava insolitamente calma, mentre si era immersa nel momento.

 

La ragazza mormorò che doveva tornare a casa. Da adesso Stephen capiva le parole. Fece un piccolo sospiro, e nessuno sembrava propenso a volersi spostare dalla propria pacifica solitudine.

 

Tutti loro si alzarono in piedi collettivamente e Stephen analizzò la faccia di lei, guardandola mentre si scansò dagli occhi una ciocca di capelli neri smarrita.

 

"Due giorni?" Stephen annunciò lentamente, ora che la ragazza riusciva ad afferrare rapidamente piccole frasi in inglese. "A quest'ora?"

 

Tankawun annuì delicatamente, abbracciò la bimba e tutti si dissero addio reciprocamente.

 

Lucinda e Stephen guardarono la schiena di Tankawun sparire nel bosco, Stephen la guardò obliquamente per molto tempo dopo che lei era svanita. Lo stomaco sembrava fargli male ogni volta che lei se ne andava.

 

"Lucy, i Delaware parlano una lingua diversa, ma i significati dei loro nomi sono molto carini," parlò tranquillamente con sua sorella durante la loro scarpinata verso la fattoria, tenendosi stretti per mano.

 

Lui continuò, "Sai che cosa significa il nome di Tankawun?"

 

"Cosa, Stephen?"

 

"Piccola Nuvola..." replicò. "Nome carino, eh?"

 

Lucy annuì e disse con interesse infantile, "E' molto carina, Stephen."

 

"Lo so, mia Lucy." Stephen annuì. "Quello dovrebbe essere il suo nome. Fiore carino. Il fiore più carino della valle."

 

Improvvisamente lui fece uno sguardo severo. "Ricordati, Lucy, non dire niente a mamma. A meno che lei non lo chieda."

 

"Lo so. Mi ricordo. Io sono carina come la tua amica?"

 

"Tu sei il fiore più bello del mondo."

 

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Hopocan si accovacciò nel centro dell'accampamento vicino al suo amico Chingachgook, entrambi condividendo lo stufato di cervo che sua moglie aveva preparato per gli uomini.

 

Osservando l'accampamento intorno, Hopocan pigramente notò le ragazze che lavoravano sodo per le loro faccende, i bambini che giocavano accanto alle loro mamme, i ragazzi in piedi che appuntivano le frecce e affilavano altre armi destinate alla caccia dell' orso, prevista per il giorno seguente.

 

"Chingachgook, amico, questa calda stagione sarà un anno intero che tu sei stato con noi," Hopocan disse questo in Lenape. Chingachgook annuì, inghiottendo un boccone di stufato.

 

"Il tuo figlio maggiore ha una moglie. Uncas ora si può considerare sposato. Dimmi, penserai di considerare l'accampamento come la tua casa permanente?"

 

Chingachgook guardò il suo amico e ci pensò su.

 

"Ci ho fatto qualche pensierino," replicò lui, poi fece una pausa. "Che ne pensi, amico?"

 

Hopocan era pronto con la sua risposta. Muovendosi, le sue parole vennero fuori lentamente e significativamente.

 

"Hai dedicato la tua vita a crescere i ragazzi. Adesso sono uomini, e ognuno di loro ha scelto una donna e il proprio sentiero. I figli ci appartengono solo per breve tempo. Tutti noi lo sappiamo. Quella parte della tua vita è passata, come lo è la mia. Beh, parlo della mia vita accanto ad Anicus, certamente. Non ho idea di quando lui lascerà il mio wigwam, ma spero che accada presto, poiché sto cominciando a stancarmi delle sue chiacchiere.

 

Entrambi gli uomini ridacchiarono, osservando attraverso l'accampamento il ragazzo in questione, che sorrise a loro con aria imbarazzata.

 

"Troviamogli una moglie presto, così può parlarle fino allo sfinimento. Che sia lei a sopportarlo," Hopocan borbottò, ma il suo sguardo era affettuoso.

 

"Come stavo dicendo, amico," Hopocan riprese il filo della precedente conversazione. "Visto che entrambi i ragazzi sono andati, penso che sia meglio se tu resti con noi. Da quello che mi ha detto quel pettegolo spudorato di Wagion, entrambi i tuoi figli desiderano stare nelle vicinanze. Il nostro accampamento sarà sempre nei dintorni. Ha un senso. So che loro vogliono stare vicino a te."

 

Chingachgook annuì lentamente, riflettendo sulle parole del suo amico e riconoscendo in esse la saggezza.

 

"Come sta la ragazza bianca? Di nuovo, qual è il suo nome?" chiese Hopocan improvvisamente.

 

"Alice," Chingachgook disse, facendo spallucce. "Sta bene. Ho sentito che trascorrono una grande quantità di tempo insieme. La metà del tempo che io vado a fare visita ai miei figli alla fattoria degli Yengeese, loro sono lontani nel bosco, da soli."

 

Quella era un'osservazione piuttosto azzeccata da parte dell'uomo Mohicano, pensò Hopocan, incuriosito.

 

"Non approvi la cosa?" chiese Hopocan spensieratamente. Il Mohicano lo guardò aridamente.

 

"Le azioni hanno delle conseguenze. Farebbe meglio a costruire una casa per la ragazza, e presto. Non tollererò che lui manchi di rispetto alla casa di quegli Yengeese. Al momento, la ragazza è sotto la loro custodia. Non sotto la sua."

 

Hopocan prelevò la sua pipa d'argilla dalle pieghe dei suoi pantaloni di pelle di camoscio. Gli uomini rimasero in silenzio per vari istanti, mentre accesero la pipa dalla brace del fuoco di cottura. Hopocan la offrì a Chingachgook, che cominciò a tirare il fumo. 

 

Hopocan si appoggiò all'indietro e guardò il suo amico, sentendosi divertito.

 

"Chingachgook, amico mio. Ti comporti come se questo tipo di comportamento fosse insolito. Guarda Wagion laggiù -" Indicò furtivamente il ragazzo. "Si ritiene così intelligente, ma sai con chi si vede segretamente?"

 

"Dimmi, Hopocan," Chingachgook stava chiaramente assecondando il suo amico, mentre a lui effettivamente non importava. "Con chi si incontra Wagion?"

 

"Lei." Hopocan indicò con il dito un gruppo di donne.

 

Chingachgook inclinò la testa da un lato. "Quella grossa ragazza accigliata che lo sta sempre picchiando per un motivo o per l'altro?"

 

Hopocan annuì felice. "Sì. Lei. Scommetto che nemmeno i tuoi figli lo sanno."

 

L'uomo Lenape prese il suo turno per la pipa. "Mi diverte," lui sospirò.

 

I suoi occhi balzarono velocemente sulla sinistra e si strinsero. Chingachgook si voltò per vedere Tankawun affrettarsi lungo il sentiero della foresta che conduceva all'accampamento.

 

"Tankawun si sta comportando in modo strano..." borbottò Hopocan.

 

Chingachgook prese la pipa cautamente e annuì. "L'ho notato."

 

La faccia di Hopocan era astuta e maliziosa. "Chemames sta facendo funzionare quella sua  bocca fastidiosa ... come al solito... lagnandosi davanti al mondo di come Tankawun non abbia finito di svolgere in modo decente le sue faccende, di come sia sempre distratta e di come corra di qua e di là, standosene nel bosco tutto il giorno."

 

"Anche tu dovresti saperlo," disse Hopocan serio. "Chemames incolpa Uncas, dicendo a tutti che tuo figlio ha spezzato il cuore di sua figlia. La maggior parte della gente non prende le sue chiacchiere troppo sul serio."

 

Chingachgook fece spallucce, poi ammise, "E' stato un peccato che Tankawun sia stata ferita in questa dura prova, ma Uncas ha scelto la ragazza Yengeese. Non ci si può fare niente."

 

"Immagino che adesso tu la conosca molto meglio."

 

"Certo," riconobbe il Mohicano.

 

"Cosa ne pensi?"

 

Chingachgook rigirò la pipa d'argilla nelle sue mani consumate. "Non posso negare il forte legame che c'è tra mio figlio e lei. Ma lei sembra intimorita da me."

 

Hopocan fece spallucce. "Non è una cosa insolita, considerando quello che è successo quando giunse all'accampamento."

 

Improvvisamente Tankawun si avvicinò, con lo sguardo distratto e pigro; tale che non si era accorta di sua madre, che la stava quasi per calpestare.

 

"Tankawun! Dove sei stata?" la donna urlò arrabbiata in Delaware, guardando sua figlia con aria di disapprovazione.

 

"A...alla foresta, madre." La replica di Tankawun fu delicata.

 

Sua madre girò gli occhi. "Bene, non c'è bisogno di dirlo, figlia! La foresta! Suppongo che adesso immagini di essere un guerriero. Farai la lotta contro gli orsi e li porterai all'accampamento per sfamarci?"

 

"No..."

 

"Tankawun, non hai finito le tue faccende," la donna rimproverò sua figlia in modo penetrante. "Da ora in poi starai all'accampamento e la pianterai di comportarti come una pigra vagabonda. Hai capito?"

 

Tankawun non sembrò ascoltare. Si fece scorrere le mani lungo la gonna e guardò fisso a terra.

 

Gli occhi di Chemames si strinsero. "Ho detto, hai capito? Scendi da qualsiasi nuvola tu venga, figlia!"

 

"Sì, sì - Capito, madre."

 

"Bene". Sua madre annuì brevemente e si allontanò.

 

Hopocan e Chingachgook continuarono a osservare curiosamente la ragazza, e Chingachgook notò il nastro ingioiellato avvolto intorno al polso della giovane. Sicuramente non era di fabbricazione indiana. Era un ornamento Yengeese. Le ragazze bianche usavano quei frivoli nastri per abbellire i loro capelli.

 

Gli amici osservarono mentre Tankawun faceva scorrere delicatamente le dita sul braccialetto, mentre si affrettava verso il wigwam della sua famiglia.

 

Chingachgook guardò Hopocan, che stava cominciando a capire tutto, dall'astuto barlume dei suoi occhi. Ma, in nome del reciproco affetto per la ragazza, entrambi tennero la bocca chiusa, per paura che a qualche lingua maliziosa potesse capitare di ascoltare la loro rivelazione.

 

"Mannitto aiuti questo accampamento," borbottò Hopocan. "Un' intera generazione di giovani sfrenati."

 

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Gli abitanti della fattoria degli Stewart erano seduti all'aperto con Uncas e Nathaniel, osservando in silenzio un falò vacillante. Avevano tutti appena gustato una gran bella cena a base di carne di cervo che i fratelli avevano fornito, come anche uno stufato di patate e fagioli preparato da Alice. Annabel aveva aggiunto la patata dolce al loro cibo.

 

Cora sorrise a suo marito, la luce del fuoco che le danzava riflessa negli occhi.

 

"In Inghilterra soltanto la nobiltà può mangiare la carne di cervo, Nathaniel, poiché solo all’aristocrazia è permesso cacciare cervi."

 

Gli uomini risero per questo concetto, poi si lanciarono in una discussione sugli incavi che dovevano essere ritagliati nei tronchi per costruire case robuste. Alice non era molto interessata a questa conversazione, mentre si sedette tranquillamente vicino a Uncas.

 

"Parlami della danza," chiese improvvisamente a Uncas.

 

"Quale danza?"

 

"Quella che i Lenape avevano svolto l'altra notte. Non ne hai parlato di nuovo. Con la bambola."

 

"La danza della bambola?" chiese Uncas e Alice annuì, scrutandolo.

 

Uncas fece spallucce. Ciò che era considerato banale da alcuni, era visto come eccitante da altri.

 

"E' una danza tradizionale che i Delaware hanno svolto per molto tempo. Non teniamo un'annotazione scritta, quindi non so dirti per quanto. Ma danziamo in onore di una vecchia storia."

 

Alice stette seduta diritta, avidamente. "Ti prego, ti prego, raccontami la storia!"

 

Nathaniel sogghignò. "Racconta la storia alle ragazze, Uncas." Tutte le donne espressero il desiderio di ascoltarla; soprattutto Alice.

 

Uncas la fissò; non era mai stato abile come narratore. Ma lei lo supplicò finché lui acconsentì, e così cominciò a raccontare la storia in modo piuttosto zoppicante, a scatti.

 

"Molto tempo fa... presso le rive del Fiume Mohicano che oggi è conosciuto come Fiume Hudson, un gruppo di bambini Delaware si imbatté in bambole con le facce vuote, che stavano per terra."

 

Alice annuì, appoggiandosi ad Annabel che stava dall'altro lato. Uncas continuò, cercando di ricordare esattamente come si era svolta la vicenda.

 

"Così i bambini scolpirono delle facce sulle bambole, le bambole presero vita e danzarono con loro. I genitori dei bambini si imbatterono in loro, gettarono via le bambole e i bambini andarono a casa."

 

Uncas fece una pausa con aria imbarazzata e guardò Alice, che gli sorrideva per incoraggiarlo. "Vai avanti, dai. Che cos'è successo con i bambini?"

 

"Uno dei bambini, una femminuccia, rivoleva indietro a tutti i costi la sua bambola e continuò a sognarla. Quando lo disse ai suoi genitori, loro si pentirono di averla buttata via. Una notte, la bambola venne in sogno alla bambina e le disse che doveva trovare la bambola e tenerla, e ogni anno danzare in suo onore. Se questo fosse stato fatto, i Delaware avrebbero prosperato sempre e sarebbero stati felici."

 

"E i genitori hanno trovato la bambola?" chiese Alice.

 

Uncas ridacchiò per la sua avidità di sapere. "Sì, Alice. Hanno trovato la bambola e diedero una festa per lei, una tradizione che continua fino ad oggi, quando eseguiamo la danza della bambola. I Delaware sono cresciuti di numero e si sono affermate parecchie diverse tribù, inclusa quella dei Mohicani. Il nostro popolo continuò a prosperare, finché -"

 

Finché i Bianchi giunsero sulle nostre spiagge, pensò lui piuttosto tetro, ma non avrebbe mai detto questo a voce alta ad Alice, la sua futura moglie...che, dopo tutto, era una bianca.

 

"Decorate la bambola?" chiese Annabel, sorridendo felice per la conclusione della storia.

 

"Sì, mettiamo la bambola su un bastoncino, al centro del complesso di abitazioni e dipingiamo la sua faccia e la decoriamo. Ognuno parla con la bambola rispettando il proprio turno. I Delaware eseguono molte danze durante tutto l'anno; danze in onore della caccia, delle stagioni. Hanno anche la danza dell' orso."

 

James e Nathaniel ridacchiarono sufficientemente alla fine della storia, abbastanza da far strisciare un sorriso impotente sulla faccia di Uncas, ma le donne ringraziarono infinitamente il loro narratore.

 

Annabel si sfregò la pancia gonfia e parlò. "Mi è piaciuta molto la tua storia, Uncas. La mia parte preferita era quando la ragazza -"

 

"Sono annoiato," James la interruppe ad alta voce, grattandosi il mento e guardandosi intorno. "Ho una tale voglia di qualcosa di dolce."

 

Annabel strinse gli occhi, irritata dalle sue parole, unito al fatto che lui si era duramente intromesso quando lei stava parlando.

 

"Non c'è mai nulla per farti divertire, James Stewart, e noi non abbiamo dolci."

 

James si trovò a disagio, poiché cercò di non guardare Alice; sapeva che lei aveva portato una sorpresa speciale da casa dei Lancaster, una gentilezza di Meg.

 

"Qualcuno ha qualcosa di dolce? Hmm? Forse le ragazze?" chiese lui in tono lamentoso, voltando la sua faccia verso la ragazza bionda.

 

Alice sorrise amabilmente, ricordandosi della confettura di frutta che Meg aveva fatto in più e che le aveva donato.

 

"Margaret Lancaster mi ha dato delle marmellate alla frutta..."

 

"Che gusti?" chiese James avidamente.

 

"Ancora non le ho assaggiate. Credo albicocca o pesca. Forse uva spina," Alice si alzò, lisciandosi la gonna. "Le prenderò."

 

Camminando nella casa oscurata, Alice si strofinò le braccia vivacemente per la temperatura leggermente tiepida all'interno, e frugò in ogni angolo e anfratto, avendo dimenticato dove aveva messo i suoi dolci.

 

Alla fine, dopo parecchi minuti, trovò la scatola di latta piena di marmellata che stava semplicemente sul tavolo di legno - tra tanti posti! - e uscì velocemente fuori nella notte, con i dolci in mano.

 

La voce alta di James la fermò nei suoi passi-

 

"- Così ho detto a quel maledetto imbecille di Clayton e quella ficcanaso di sua moglie, ho detto loro di non farsi più vedere nella mia fattoria, che non sono più i benvenuti qui per le loro cattive maniere nei confronti della nostra Alice. Lo stesso vale per quella testona di Emma Fitzgerald, che è sposata con l'Irlandese. Ma chi diavolo è lei per criticare Alice? Lei -"

 

Annabel notò che Alice se ne stava lì in piedi muta, sembrando intimorita e imbarazzata e Annabel cercò di interrompere urgentemente suo marito, "James, caro, modera il tuo linguaggio, ci sono delle signorine presenti -"

 

James non ascoltò la supplica di sua moglie, in verità non aveva nemmeno messo in pausa il suo sproloquio. "Non ci dimentichiamo che Anne ha sposato quell'ubriacone... beh, non è poi così male, tranne che tutti sanno come lui batte lei e i piccoli!"

 

"James..." disse Cora debolmente, posando lo sguardo prima sul viso cinereo di sua sorella, poi sul signor Stewart. 

 

"Non avere paura, Cora," James aggiunse allegramente. "Robert e io saremo qui a regolare i conti, se una di quelle donnicciole insulta di nuovo tua sorella o nomina Uncas. I loro mariti dovranno rispondere a me."

 

Nathaniel guardò Alice, che sembrava congelata sul posto e si alzò, preoccupato.

 

Alice uscì fuori dal suo incanto e si affrettò verso il gruppo, con un triste sorriso sulla faccia. Non aveva voluto far sapere a Uncas dei suoi recenti problemi con i vicini, ma evidentemente Cora lo aveva detto ad Annabel che poi, a sua volta, ne aveva parlato con suo marito e James ora si stava assicurando che tutti nella valle fossero a conoscenza della cosa.

 

Uncas guardò acutamente Alice mentre lei era seduta. Alice era concentrata sulla scatola di latta prima di allungare una mano, offrendo i dolci a James.

 

"Grazie, ragazza," ridacchiò James mentre passava la scatola a tutti, non notando l'improvviso silenzio penetrante.

 

Uncas guardò Alice, inespressivo. Non era a conoscenza della situazione che coinvolgeva i vicini e non era sicuro di come si sentiva. Gli Inglesi erano così dannatamente particolari riguardo alla loro "reputazione" e a cosa gli altri avessero da dire... Uncas sapeva che ciò avrebbe causato ad Alice disagio e lei sembrava molto agitata al momento.

 

In una parola, Alice si sentiva messa alle strette. James era sempre stato enormemente ignaro e adesso non era diverso, ma gli altri erano tesi e calmi, evitando il contatto visivo. Erano passati diversi giorni dall'incontro con Anne ed Emma, ma i pettegolezzi avevano cominciato a raggiungere la fattoria degli Stewart sotto forma di sussurri. Evidentemente James alla fine ne aveva avuto abbastanza. Era tutto così fastidioso e frustrante.

 

Tuttavia, non tutti i vicini si comportavano in questa maniera indecorosa. I Lancaster trattavano Alice come avevano sempre fatto, anche se sapeva che Meg era confusa; Robert non se ne curava troppo.

 

Elizabeth Mason aveva commentato gentilmente che le persone cercavano qualsiasi ragione per diffondere i pettegolezzi, che Stephen le aveva detto che bel ragazzo fosse Uncas, e ordinò ad Alice di non prendere a cuore qualsiasi battuta tagliente, crudele detta dai loro vicini. Il signor Newsom acconsentì nella sua quieta maniera. Dalla morte di sua moglie, l'uomo dai modi miti aveva trascorso piuttosto un bel po' di tempo con la signora Mason.

 

"Non prestare alcuna attenzione a quelle lingue scodinzolanti, mia cara ragazza," consigliò gentilmente Gregory Newsom, sorseggiando il thè aromatico che Alice gli aveva preparato durante una visita dai Mason. "Dio ha un piano per tutti noi. Molte persone non la vedono in questo modo. Uncas è un brav' uomo."

 

"Uncas, camminiamo," disse Alice improvvisamente, sentendosi al momento leggermente claustrofobica, persino fuori all'aperto, volendo stare un momento da sola con Uncas.

 

Uncas annuì e si alzò, porgendole la mano scura. Alice mormorò agli altri che sarebbe tornata a breve e afferrò stretta la mano di Uncas, mentre cominciarono a incamminarsi verso il bosco. La notte si stava avvicinando rapidamente.

 

"Andare a fare una passeggiata," disse James con sarcasmo, scuotendo la testa e sorridendo.

 

"Non insinuare nulla, James Stewart," Annabel rimproverò suo marito. "Alice è libera di camminare con Uncas ogni volta che le pare e stanno facendo solo quello. Camminare. Niente di più."

 

"Vedremo," farfugliò James e gli occhi di Annabel guizzarono nella sua direzione. James era contento. Segretamente, lui si divertiva a far irritare sua moglie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

  

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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