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Autore: JeiBieber_Smile    15/12/2016    3 recensioni
Mi chiamo Justin, ho ventidue anni, sono canadese e mi sono innamorato di una ragazza che non vede con gli occhi, ma vede col cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Look in my eyes, what do you see?
-'Riesci a farmi vedere com'è fatto l'amore'-

-Sono stata davvero bene stamattina, Justin- Anastasia sorrise. Anche se fissava il vuoto, sapevo che quel sorriso era indirizzato a me.
-Anche io, piccola stella- le baciai una tempia, socchiudendo gli occhi -Adesso vado a casa e vedo cosa mangiare-
-Un uomo ai fornelli? Se fossi in tua mamma, avrei paura-
-Hei,- la bloccai -non ti fidi delle mie capacità culinarie?-
-Come posso fidarmi se non ho mai assaggiato nulla di tuo?- mi diede un leggero schiaffeto sul viso, suscitando la mia risata.
-E' una sfida, piccola?- la intrappolai tra le mie braccia, sussurrandole all'orecchio.
-Forse- rispose semplicemente, per poi girarsi e prendermi il braccio.

Con lei, quella mattina, ero stato benissimo. Dopo aver fatto colazione eravamo stati al parco, avevamo camminato per le vie innevate di Stratford mano nella mano, avevamo anche preso il gelato. D'inverno. Stare con lei mi aveva fatto capire molto sul suo conto, sopratutto che era diversa e non a causa della sua cecità. A differenza delle altre, non aveva un cuore marcio ma un cuore d'oro, era pronta ad aiutare non ad abbattere. Non cercava solo le mie attenzioni, ma riusciva a darmi amore ogni qual volta poteva. E aveva bisogno di amore. Un amore che forse, avrei potuto darle. O che, meglio, avrei voluto darle.

-Ciao, ragazzi!- Joseph, il papà di Anastasia, ci salutò con un sorriso caloroso.
-Ciao, papà-Anastasia abbracciò suo padre, facendomi sorridere. Aveva, sì, ventun anni, ma mentre abbracciava suo papà sembrava una bambina davvero adorabile.
-Questa volta l'ho riportata per l'una, ma di pomeriggio- scherzai, stringendo la mano dell'uomo dai capelli brizzolati posto di fronte a me.
-Be', un punto a tuo favore, Justin- Joseph mi sorrise, così che sorrisi anch'io.
-Di chi è questa voce?- arrivò  all'ingresso della porta una donna abbastanza giovane, che avrà avuto sui quarant'anni e che assomigliava davvero, davvero tanto ad Anastasia. Ed era davvero bella.
-Ciao mamma! Vieni, ti presento Justin- Anastasia cercò la mia mano, sorrise non appena lasciai che la trovasse. -Justin, lei è mia mamma, Rosalie-
-Molto piacere, signora Mitchell- le strinsi la mano, sorrise anche lei.
-Il piacere è tutto mio, Justin. Ieri sera Anastasia ha parlato solo di te- mi morsi il labbro, stranamente contento.

Avete presente quel momento in cui si apre una piccola gabbia di farfalle, che cominciano a svolazzarti per lo stomaco, provocandoti emozioni davvero indescrivibili e, sopratutto, belle? Io sentivo che qualcuno aveva appena aperto una piccola gabbia di farfalle nel mio stomaco in modo tale che svolazzassero per tutto il mio corpo, mi sentivo davvero strano, ma sopratutto felice. Felice perché quei sentimenti non li avevo mai provati e, solitamente, si provano quando si è alle prime armi con l'altro sesso. Dopo tre relazioni finite male, di cui l'ultima finita malissimo poiché stavo per sposarmi e ho visto la mia quasi moglie farsi il suo migliore amico, riuscivo ancora a sentirmi un ragazzino. Un ragazzino innamorato. E tutto grazie a chi? Grazie ad una ragazza che nemmeno riusciva a vedermi esteriormente, ma che era bellissima fuori e meravigliosa dentro. E che sopratutto,era riuscita a darmi vero amore nell'arco di nemmeno ventiquattro ore. Un vero record.

-Mamma, dai!- Anastasia si coprì il viso con una mano, il che mi fece sorridere ancora di più.
-Cosa c'è di male, tesoro?-si rivolse alla figlia che fece per parlare, ma la precedette rivolgendosi a me -Justin, ti va di pranzare con noi?-mi chiese gentilmente, chiudendo la porta d'entrata.
-E' una bellissima idea!- esclamò Anastasia, battendo le mani -Infondo saresti rimasto da solo a casa-
-Non vorrei disturbare- abbassai per un attimo lo sguardo, sentendomi in imbarazzo. Quando mai Justin Bieber si sente in imbarazzo? Non sei una ragazzina.
-Non disturbi, figliolo- Joseph mi fece l'occhiolino, dandomi poi una pacca sulla spalla.
-Mamma, Justin resta! Vieni, ti faccio vedere la mia casa- Anastasia non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che mi portò via.

Quella ragazza era un vero uragano. E non aveva la vista.
Mi portò al piano di sopra a passo svelto, mi tremavano le gambe mentre salivo così veloce con lei. Era pur sempre una bella ragazza, io ero pur sempre un ragazzo, ed eravamo pur sempre quasi in camera sua. Ma sinceramente, ciò che più mi interessava era stare in sua compagnia. Per cui, ormoni, vi lascerò sfogare un'altra volta, pensai. Anastasia mi prese dolcemente la mano, tastando con quella libera le pareti del corridoio in cui eravamo. Non appena arrivammo vicino ad una porta, la tastò per bene.

-Questa è di mamma e papà- esordì, aprendo la porta.
-Come fai a saperlo?- le chiesi curioso, guardando la stanza in cui eravamo. Era ampia, aveva un grande letto matrimoniale e un armadio enorme. I mobili erano tutti in legno, molto vintage.
-Leggi con me- mi disse, non afferrando pienamente il significato finché non mi fece tastare il punto sulla porta che poco prima aveva tastato anche lei. Sentivo dei rialzi.
-Cosa sarebbe?- le chiesi curioso, continuando a tastare. La sua mano, sulla mia.
-Questo è il braille. Noi non vedenti leggiamo attraverso le mani- mi spiegò -Andiamo in camera mia e ti spiego tutto-

Incuriosito, le presi la mano e la seguii. Tastava con attenzione tutte le porte, leggendo attentamente. All'improvviso sorrise soddisfatta, al che capii che eravamo arrivati in camera sua.
Okay Justin, resisti adesso. Continuavo a ripetermi, non volevo perdere Anastasia per una mossa fatta in una maniera troppo affrettata. Volevo dare tempo al tempo. E sapevo che, a quella ragazza, avrei dato tutto il mio tempo. Perché mi faceva sentire bene, con lei avevo ritrovato la voglia di sorridere. E non volevo lasciarla andare.

-Benvenuto in camera mia!- esclamò, facendo un giro su sé stessa. Osservai con estrema attenzione ogni dettaglio relativo a quella stanza. Le pareti erano di un arancione molto tenue mentre i mobili erano bianchi con degli inserti in arancione che richiamavano il colore delle pareti. Mi piaceva l'arancione, anche se il viola era il mio colore preferito.
-Ti piace l'arancione?- le chiesi ingenuamente, pentendomene subito dopo -Oh, scusami io..-
-Sì, l'arancione è il mio colore preferito assieme al verde- mi interruppe, sorridendo. Ricordai la serata precedente, quando le chiesi qual'era il suo colore preferito. -Vieni, siediti qui- mi disse, facendomi spazio sul letto. Mi sedetti al suo fianco.

E cominciai ad osservarla. Aveva appena levato gli occhiali da sole, così che il suo viso divenne più luminoso. Aveva dei lineamenti così delicati, era così tenera e dolce e, sopratutto, così bella. Le accarezzai il viso, la sua pelle era davvero morbida. Sentii il cuore battere all'impazzata, un battito in più ogni centimetro che toccavo. Quella ragazza mi faceva davvero uno strano effetto, ma solo in senso positivo. Era riuscita a rubarmi il cuore in meno di una giornata, per quanto ciò mi spaventasse ero felice perché sapevo di aver trovato un angelo, non un essere umano. Per cui, il mio cuore sarebbe stato al sicuro in ogni momento.

-Quindi sai leggere il braille?- le chiesi, avvicinandomi al suo corpo. Annuì.
-Dopo aver fatto l'incidente, ero completamente scombussolata. Dovetti lasciare la scuola che frequentavo per poter frequentare una scuola per non vedenti, la W.Ross Macdonald a Brantford per cui mi sono dovuta trasferire dai miei zii finché non mi sono diplomata due anni fa. Ho imparato molte cose in quella scuola, sopratutto a leggere. Dato che era ed è tutt'ora una mia passione, mi è molto utile. Quando sono tornata a casa i miei, per facilitarmi, hanno aggiunto delle lettere in braille per farmi capire qual'è la stanza di chi. Ma penso che l'abbiano fatto così da non sorprenderli a letto la notte a fare cose sconce dato che solitamente resto sveglia fino a tardi a leggere- ridacchiai a quella sua affermazione, per poi stringerle la mano.
-Ti è mai capitato di irrompere in camera loro?- le chiesi, soffocando una risata.
-No, ma di sentirli sì- sbuffò -purtroppo..- aggiunse, e non riuscii a trattenermi così che cominciai a ridere -Justin non è divertente sentire i propri genitori fare.. quelle cose- gesticolò, facendomi ridere ancora di più.
-Piccola stella, sei tu che mi fai ridere- confessai, abbracciandola da dietro e mettendole il mento sulla spalla.
-Spero in senso positivo- si lasciò abbracciare, giocherellando con la manica della mia felpa.
-Molto positivo, dato che non ridevo così da tanto e mi sento dannatamente bene-

Ed era vero. Non ridevo così tanto da tanto, troppo tempo e solo in quel momento mi accorsi di quanto mi era mancato ridere. Di quanto mi era mancato essere felice. Solitamente passavo le mie giornata a giocare alla play con i miei amici, a suonare la chitarra o il piano, a comporre musica, a parlare con mia mamma, a giocare a basket con Chaz e Ryan, andando a lavoro. Ma le emozioni che provavo in quel momento le avevo provate solo con le mie ex fidanzate, a differenza che con Anastasia era tutto più vero. Per quanto fosse bello giocare a basket o alla play, mi mancava il benessere che deriva dal sentirsi bene con una donna. Insomma, l'amore è una cosa normalissima. Ognuno di noi sente, prima o poi, il bisogno di amare e di essere amato. Io ne sentivo il bisogno. Anche se mi sentivo amato da mia madre e dai miei migliori amici, mi mancava la parte più importante: l'amore che mi avrebbe dato la mia futura moglie, la mia donna. In quel momento, anche se non ero fidanzato, sentivo che quel vuoto che mi si era formato tempo prima si stava colmano.
Ed era una splendida ragazza non vedente a farmi provare quelle emozioni.

-Un giorno ti va di insegnarmi a leggere il braille?- le chiesi, girandola piano verso di me. Mi scontrai col suo viso, aveva gli occhi chiusi. Quant'è bella..
-Ne sarei onorata- mi sorrise, poggiando le mani dietro al mio collo -Quando?-
-Abbiamo una vita davanti- sussurrai piano, al suo orecchio.
-E chi te lo dice che tra cinque anni saprai ancora chi sono?- mi chiese, lasciandomi turbato -Insomma, non ci vedo. Prima o poi potresti andar via, sotto il mio sguardo assente- si morse il labbro e abbassò lo sguardo per un secondo. Prontamente, le alzai il meno con la mano.
-Anastasia, ascoltami bene adesso. Anche se sei non vedente, a me non interessa. Sei una ragazza stupenda e non parlo solo del tuo aspetto fisico. In poche ore sei riuscita a rompere quel guscio che mi ero formato, verso voi donne ero completamente chiuso fino a ieri. In meno di ventiquattro ore, mi hai completamente stravolto e mi hai fatto tornare la voglia di sorridere. Se pensi che io voglia sfruttarti e poi abbandonarti, allora non hai capito con chi stai parlando.- le accarezzai il viso -Non potrei mai far del male ad una creatura così bella, non potrei mai abbandonarti. Ti prometto che per te ci sarò sempre. Che sia mattina, pomeriggio, sera o addirittura le tre di notte, non importa. Se hai bisogno di me, sono pronto a lasciare tutto per te. Non so cosa mi stai facendo, so solo che non voglio lasciarti andare- chiusi gli occhi per un secondo, realizzando che le avevo davvero appena detto tutte quelle parole.
-Cosa posso offrirti io, che sono cieca?- mi sussurrò dolcemente, mentre una piccola e innocua lacrima le solcò il viso.
-Tutto ciò che nessun altro può darmi- le asciugai quella piccola lacrima -L'amore-

Mi alzai di scatto, prendendola a mo di sposa. -Justin, ma che..- la sentii farfugliare, ma non fece in tempo a finire la frase che cominciai a girare su me stesso. Le parole, in quel momento,  lasciarono spazio a piccole urla. Non so perché feci quel gesto, semplicemente lo sentivo e mi piaceva davvero tanto sentire il suo corpo stringersi forte al mio e tenermi stretto.

-Anastasia, non mi interessa il fatto che tu sia cieca. Se avessi avuto la vista, ti avrei presa senza che tu potessi accorgertene?- le chiesi, mettendola giù, ma tenendole sempre una mano.
-Probabilmente no- rispose, sorridendo.
-Vedi? Tu non sei diversa, tu sei speciale- l'attirai a me per un fianco -Tu puoi darmi molto più di tante altre-
-Justin, non so nemmeno il colore dei tuoi vestiti..-
-Ma è importante?- le chiesi.
-Per me lo è. Come posso darti ciò che desideri se non so nemmeno come sei vestito?-
-Anastasia..- l'abbracciai -Se non volevo continuare a vederti, perché ho accettato di restare qui a pranzo? O perché ti sto abbracciando? Oppure, perché ti sto rassicurando? Se non fossi sicuro delle parole che sto pronunciando, non te le direi nemmeno. Invece sono sicuro, al centouno percento, che tu puoi darmi molto più di qualsiasi ragazza. E vuoi sapere come?- poggiai la mia fronte con la sua.
-Come?- mi chiese.
-Semplicemente essendo te stessa. Perché mi rendi felice proprio così come sei- e fu in quel momento, che le scappò un sorriso e che le sue braccia circondarono il mio collo.

La sentii sorridere a contatto con la mia spalla, così che la strinsi ancora più forte. Mi si accese un calore, quel calore chiamato amore. Non mi sentivo così da quando Hayley mi aveva lasciato. Anche se, molto probabilmente, era troppo presto, sentivo di dover dire ciò che avevo appena detto e non me ne pentivo. Infondo, mi aveva colpito sin dal giorno prima, quando l'avevo vista a spasso col cane mentre giocavo a basket con Ryan e Chaz. Colpo di fulmine? Forse. Solo che non avevo i capelli alla Einstain, ma un cuore colmo di pace e appagamento.

-Come ci riesci?- mi chiese, staccandosi di poco e tirando su col naso.
-A fare cosa?- le asciugai le gote ormai bagnate, erano ancora più morbide.
-A farmi sentire così bene, insomma.. ci conosciamo da pochissimo, eppure riesci a capirmi e a supportarmi meglio dei miei genitori addirittura- ammise, sorridendo. Il mio cuore fece un triplo salto carpiato quando realizzò che quel magnifico sorriso era dovuto a me.
-Vedi? Sono gli stessi sentimenti che provo anch'io- le presi la mano, mettendola sul mio cuore che batteva all'impazzata.
-Più che vedere, sento- ridacchiò, mi morsi il labbro ripensando alla frase che avevo appena pronunciato.
-Scusami..- ammisi sincero.
-Non scusarti. Nonostante io sia cieca, riesci a farmi vedere com'è fatto l'amore-

Un colpo al cuore. Un vero e proprio colpo al cuore.
Quella sua voce, così pura e candida, così tenera e delicata. Era riuscita a farmi sentire una ragazzina, quando invece ero un uomo di venticinque anni e mi ero anche quasi sposato. Avete presente quando un qualcosa ti prende così tanto che non riesci a farne a meno? Ecco. Anastasia mi aveva preso. E sapevo che da quel momento in poi, non sarei più riuscito a fare a meno di lei, del suo essere e delle sensazioni che mi stava dando.

Feci per avvicinarmi, avere il suo respiro caldo sul viso col freddo che c'era anche in casa era molto appagante.
Ma proprio quando ero ad un centimetro dal suo viso..

-Anastasia, Justin, scendete che è pronto!- urlò sua madre dal piano di sotto.

Facendomi imprecare in turco.

-Non è finita qui- le sussurrai all'orecchio, per poi darle un dolce bacio sotto il collo.
-Non ho mica detto game over- sussurrò a sua volta, ripetendo i miei movimenti.

Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire.
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Ciaoo ragazze!
Perdonate il mio enorme ritardo.
Purtroppo il lavoro mi toglie un sacco di tempo, sto tornando a casa sempre tardissimo e non ho mai tempo di aggiornare.
Ma eccomi qui, no?
Sono qui con questo capitolo, che parla ancora di queste due piccole pesti.

Ma prima di tutto, come state? Tutto a posto?
Io mi sento un po' stanca ma.. quando mai mi sento bene? LOL.
Vorrei tanto stare meglio, ma a volte non è così.
Ma lasciamo stare, mi interessa di voi.

Questo capitolo mi piace.
Strano che io lo dica, lo so.
Mi piace il dialogo tra Anastasia e Justin.
Questo suo momento di crollo e di insicurezza, ma mostrato un lato di lei ancora nascosto.
Un lato che tutti quanti noi abbiamo.
Per quanto possiamo essere forti, dentro di noi c'è sempre qualcosa che ci fa rimanere perplessi,
dentro di noi c'è sempre quel pizzico di insicurezza che diventa una montagna.
Ma non dobbiamo mai dimenticarci di chi abbiamo accanto.
Anastasia ha trovato Justin.
E voi? Be', io sono disponibile per qualsiasi cosa quindi potete contare su di me.

Adesso tolgo il disturbo, non prima di dirvi che siete stupende e che vi ringrazio per le visite e le recensioni.
Grazie, davvero tanto tesori miei.

Vi aspetto anche qui con altre recensioni, eh! c:

Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.

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Se volete leggere la mia prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
E per leggere la mia seconda FF, ecco a voi 'We Can Fly To Never Neverland
Passate anche a leggere..
'The Storm'


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