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Autore: Altair13Sirio    16/12/2016    2 recensioni
Sveglia. Corri. Ruba. Mangia. Menti. Dormi.
Ripeti.
Questa è la vita della quattordicenne Riley, scappata di casa a undici anni e diretta verso il Minnesota piena di speranze. Una volta arrivata lì, però, Riley si è resa conto che quel posto che chiamava "casa" non era più tanto accogliente e sicuro per lei, e non volendo arrendersi e tornare indietro, ha deciso di andare avanti e vivere la vita a modo suo.
Così Riley ha deciso di dimenticare il passato e di diventare una persona nuova, una persona che niente ha a che fare con la Riley del passato; quella bambina che adora giocare a hockey, sempre in vena di scherzare, non c'è più. Riley ormai non prova più emozioni, e si limita a vivere per strada come una delinquente, in attesa di qualche evento che dia una svolta alla sua vita.
Allo stesso modo vivono le sue emozioni, che rassegnate, incapaci di togliere dalla testa della ragazza quell'idea che la fece andare via, continuano a occuparsi di lei nella speranza di farle fare le scelte giuste.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Riley Andersen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Riley fissava il marciapiedi su cui passeggiava, accompagnata da Andy. Il ragazzo la fissava confuso; per un paio di minuti si era zittita senza alcun motivo apparente e aveva assunto quella espressione di disappunto così triste da fargli pensare che fosse successo qualcosa di brutto. Non aveva voluto chiederle niente, pensando che la ragazza stesse riflettendo e che gli avrebbe detto tutto quando avrebbe finito, se fosse stato necessario, ma continuare ad andare avanti senza scambiare una parola sembrava fuori luogo.
<< Riley… Non vorrei disturbarti, ma… Che cosa dobbiamo fare adesso? >> Chiese insicuro picchiettando con un dito la sua spalla, mentre lei scuoteva la testa e cercava di alzare lo sguardo verso di lui.
Lo fissò con occhi vuoti, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere, e aprì la bocca con lentezza:<< Non lo so. >>
Andy sembrò contrariato. << Come, non lo sai? Cinque minuti fa eri così vitale e piena di belle parole, adesso vuoi dirmi che ti è passato tutto quanto? >> Avvicinò la faccia alla sua e la guardò con occhi sbarrati. Riley piegò indietro il collo, intimorita. << C’è qualcosa che non va? >>
La ragazza aprì la bocca. << No, non è successo niente! E’ solo… >> Abbassò lo sguardo pensierosa, cercando di capire perché tutto a un tratto si fosse incupita tanto.
Andy piegò la testa di lato; sembrava preoccupato per lei. Attese una spiegazione che tardò ad arrivare, e che alla fine suonò piuttosto fumosa.
<< Non sono sicura di quello che sto facendo… >> Mormorò mettendosi una mano dietro al collo e facendola scivolare via poco dopo. Andy non capì e aspettò che lei si spiegasse, ma nemmeno Riley sapeva bene cosa volesse dire quella cosa.
A Andy quelle parole sembrarono molto oscure. << Potresti spiegarti un po’ meglio? >>
Riley piegò un angolo della bocca e guardò il ragazzo con la coda dell’occhio. << Andy, se io ti mentissi, che cosa penseresti di me? >>
Il ragazzo fu sorpreso da quella domanda e si divincolò dalla presa della ragazza. La esaminò da capo a piedi e finì per fissare il proprio sguardo nei suoi occhi; quello sguardo Riley non riusciva proprio a sopportarlo, e fu costretta ad abbassare la testa. Sembrava che la stesse accusando di qualcosa, mentre in realtà sembrava solo preoccupato per lei. << Credo che la mia opinione su di te non cambierebbe molto… >> Mormorò piegando la testa.
Questo cosa voleva dire? Andy aveva già una pessima opinione di lei oppure non sarebbe bastata una bugia a fargliela cambiare? Riley riprese a camminare affranta e non aspettò che Andy si accodasse a lei; il ragazzo riprese a camminare dietro di lei come un cagnolino e si limitò a guardarla con occhi timorosi. Probabilmente si stava chiedendo che cosa le passasse per la testa.
Non importa quale sia la sua opinione su di me. Ormai gli ho mentito… Questo era il pensiero fisso nella mente di Riley, e con questo pensiero avanzava sul marciapiedi che a quell’ora del giorno era stranamente deserto. Senza pensarci sopra, la ragazza incappò in un vicolo per spezzare la loro traiettoria e Andy le venne dietro. Dopo alcuni metri, Riley si avvicinò a una alta staccionata sulla sinistra del vicolo e spostò un’asse sconnessa; da lì entrò in un campetto in terra battuta dove andavano a giocare i ragazzini del quartiere. C’erano dei vecchi giochi arrugginiti, altalene, scivoli e cavallucci dondolanti, ma sembrava che non ci fosse molta gente che frequentasse quella zona. Andy notò che avrebbero potuto benissimo entrarvi dal marciapiedi, una volta attraversato tutto il vicolo, ma per qualche ragione Riley pensò che fosse meglio passare dal retro.
La ragazza tirò dietro di sé il ragazzo ammanettato e lo portò a sedersi sulla panca rotante del parchetto; le piaceva sedersi lì e girare sempre nello stesso posto, fissando il vuoto mentre la sua vista si annebbiava a causa del movimento vorticoso. Disse a Andy di cominciare a spingere per far ruotare la panca e il ragazzo obbedì senza comprenderne il motivo.
Quando la panca cominciò a girare a velocità costante e la forza centrifuga ebbe spinto indietro la schiena di Riley, la ragazza lasciò andare tutte le forze opposte alla propria inerzia e si mise a fissare il vuoto. << Qualche volta vengo qui… Per pensare. >> Mormorò mentre Andy smetteva di spingere la ruota su cui faceva perno la panca.
<< Non andavi nel tuo posto segreto, quando volevi pensare? >> Chiese lui ricordando quel vecchio cantiere polveroso dove per poco non erano stati beccati da quegli energumeni.
Riley rimase in silenzio per qualche secondo. << Anche qui non è male… >> Rispose piegando un angolo della bocca.
Andy assunse un'espressione corrucciata e si avvicinò a Riley per guardarla meglio in viso. Quando la ragazza se ne accorse, gli chiese:<< Che fai? >> Il ragazzo si ritirò e lasciò andare un sospiro imbarazzato. << C'è qualcosa che ti turba… >>
Riley ignorò la sua ultima frase e allungò una mano per indicare la ruota della panca. << Gira. >> Ordinò senza un tono, sentendo la velocità della panca abbassarsi. Andy obbedì, ma non staccò gli occhi di dosso a Riley. Sentendo che il ragazzo non si sarebbe arreso senza ricevere una risposta, Riley decise di parlare senza aspettare che ricominciasse lui a fare strane insinuazioni. << Come fai a rimanere sempre così positivo? >> Chiese fissando il vuoto di fronte a sé, con la schiena schiacciata contro lo schienale del suo sedile.
<< Che vuoi dire? >> Rispose prontamente il ragazzo, sentendo il desiderio di Riley di confidarsi con lui.
Riley abbassò lo sguardo delusa, da cosa non lo sapeva nemmeno lei. << Dici che nessuno ti dà mai confidenza, tutti quanti ti ignorano e tu passi le giornate da solo a sprofondare nel più totale disinteressamento per il mondo. >> Per la prima volta, Riley cercò lo sguardo di Andy. << Perché non perdi mai il sorriso, allora? >>
Andy non si aspettava quella domanda. Avrebbe pensato che Riley volesse sottoporgli un test o giocargli qualche scherzo, come era già successo alcune volte, ma quando capì che la situazione era diventata seria, non seppe reagire in tempo. Gli sfuggì un sorriso imbarazzato e prese fiato. << Ehm… Io… Io non lo so. >> Spiegò scuotendo la testa. Non poteva non avere un motivo per continuare a sorridere. Riley gli rivolse uno sguardo di sufficienza. Andy sbuffò e tornò a spingere la ruota. << Immagino che sia perché ho una grande forza di volontà… >> Tentò di trovare una spiegazione, riuscendoci poco. Si spiegò meglio dopo:<< E' come se sapessi, dentro di me, che sarebbe arrivato presto qualcuno a portare un po' di luce nelle mie giornate buie… >>
Riley, da che non mostrava alcun segno di vita, sorrise leggermente alla affermazione di Andy. << "Destino", giusto? >>
Il ragazzo la guardò con un po' di sorpresa, prima di annuire sorridendo piano. << Destino. >> Rispose quasi soddisfatto. Poggiò la schiena allo schienale della panca rotante e disse:<< Era destino che io e te ci incontrassimo, secondo me… >>
Riley abbassò lo sguardo disinteressata. << Non credo nel destino. >> Disse facendo sfumare ogni speranza del ragazzo di instaurare una conversazione divertente.
<< E il nostro primo incontro, come lo definiresti? >> Chiese lui con dipinto in faccia uno sguardo deluso.
La ragazza gli fece segno di tornare a girare la ruota e sospirò profondamente dopo aver fatto sporgere la testa oltre lo schienale. << La sfiga che mi ha quasi fatta arrestare… >> Scherzò mettendosi a ridere poco dopo. Nella sua risata ci fu qualcosa di strano, come se si sorprendesse anche lei di quel suono, e Andy piegò gli angoli della bocca a mostrare un leggero sorriso contento. Riley tornò seria rapidamente e mostrò un'espressione quasi schifata al ragazzo. << Dimenticatene… >> Mormorò credendo che lui si fosse offeso. Per qualche motivo non voleva mostrarsi gioiosa in un momento come quello.
<< Perché? >>
Riley alzò lo sguardo e fissò il vuoto, mentre di fronte a sé lo sfondo continuava a girare vorticosamente. << Perché ho detto una stronzata. >>
Andy non era sicuro di aver capito bene. A cosa si stava riferendo la ragazza in quell'istante? Se pensava che si fosse offeso per quella piccolezza, evidentemente non aveva inteso il significato di quel sorriso che le aveva mandato un attimo prima, e se invece si riferiva a qualcosa affermato in precedenza, di sicuro non era stato tanto pesante da segnare la mente di Andy…
<< Sei seria? >> Chiese a un certo punto smettendo di girare la ruota, concentrando il proprio sguardo sul viso pensieroso della ragazza. Lei alzò lo sguardo inarcando un sopracciglio.
<< Non dovrei? >> Chiese con una punta di irritazione nella voce. Abbassò subito lo sguardo annoiata e indicò la ruota. << Torna a spingere. >>
Ma Andy si rifiutò di fare come diceva lei. << Da quando ti ho incontrata sei sempre stata una ragazza irriverente e menefreghista, scaltra, insopportabile e presuntuosa… Ma ogni volta che ci ho provato sono riuscito a tirare fuori la parte migliore di te, quella che ti sforzi tanto a nascondere, e sono riuscito a farti ridere. >> Le accarezzò una guancia mentre Riley ritirava il proprio viso per sfuggire a quel gesto. << Non sei completamente marcia. >>
Riley per un attimo non fece caso a ciò che disse Andy; si limitò ad abbassare lo sguardo con disinteresse. Poi sembrò quasi che qualcosa fosse scattato nella sua testa e alzò lo sguardo lanciando un'occhiata di sfida al ragazzo. << Marcia a chi? >> Chiese con un ghigno perfido prima di lanciarsi addosso ad Andy, che reagì in ritardo.
Riley spinse via dalla panca rotante il ragazzo, che rovinò a terra senza nemmeno accorgersene, e gli saltò addosso subito per evitare che le manette la tirassero a terra una volta allontanatasi troppo, abbandonando così la panca che andava ad arrestarsi lentamente. << Ripetilo, se ne hai il coraggio! >> Esclamò tirandogli una guancia mentre Andy rotolava per sfuggire alla sua morsa.
Girava ancora la testa ad entrambi quando Riley lo afferrò con un braccio e cominciò a strofinare con molta forza il pugno sulla sua testa. Continuava a dirgli di ripetere ciò che aveva detto, mentre il ragazzo la supplicava di lasciarlo andare ridendo a crepapelle; rimasero alcuni secondi ad agitarsi come due gattini che giocavano fino a che il vorticare della panca rotante non abbandonò il loro punto di riferimento e i due ragazzi furono capaci di restare fermi senza sentirsi la testa sbandare a destra e a sinistra.
<< Sul serio però, Riley… >> Mormorò Andy fissando il cielo ancora un po' coperto da qualche nuvola grigiastra. << Questa sei tu; non devi sforzarti tanto a coprire la tua vera natura per far credere a tutti di essere un'altra persona… Sono sicuro che non ti piace nemmeno rubare. >> Si sollevò piantando i gomiti nella terra del parchetto e rivolse uno sguardo compassionevole a Riley.
La ragazza si alzò come lui e gli rivolse uno sguardo perplesso, restia a fidarsi ancora di quel ragazzo così buono e ingenuo. Sospirò perdendosi con lo sguardo nei vestiti di Andy e finì per distogliere completamente lo sguardo da lui, dicendo:<< Ti sbagli. >>
Andy si mostrò deluso. Riley però volle spiegarsi meglio, e cominciò a descrivere perché lui si sbagliasse così tanto.
<< Non ruberei, se non mi piacesse. >> Rispose piegando gli angoli delle labbra con furbizia. << Tralasciando il fatto che non potrei fare altro, io sono così da sempre! >> Andy sbuffò senza impegnarsi a non farsi notare e lasciò continuare la ragazza. << Sono cresciuta assieme a Duncan, e per questo sono un’esperta nel settore… Il babbeo è davvero abile a fregare la gente, anche se io ormai l’ho superato da tempo… >>
Andy abbassò lo sguardo pensieroso. << Già, Duncan… Non so perché, ma quando l’ho visto, quel tizio non mi è sembrato così male come lo avevi descritto… >> Alzò lo sguardo per cercare una conferma nell’espressione della ragazza, ma lei lo evitò.
<< Fidati; meglio stargli lontano. >> Rispose rapidamente voltando lo sguardo per controllarsi intorno; in realtà, preferiva non guardare Andy negli occhi per evitare che potesse notare qualche incertezza nella sua espressione. Era strano come lui fosse in grado di farla sentire colpevole, mentre tutto il resto del mondo non ci riusciva

Andy però cercò di fare di nuovo leva sulla figura di Duncan:<< Magari potrebbe aiutarci… Credo che se chiedessimo aiuto a lui, la polizia non ci troverebbe…! >>
Riley si scompose senza preavviso. Voltandosi gli puntò un dito contro e si mostrò adirata:<< Se chiedessimo aiuto a lui, prima di tutto, tu passeresti un brutto quarto d’ora! Non gli piace che io frequenti altri ragazzi, ed essendo il nipote di un ispettore di polizia non faresti che peggiorare le cose! >> Andy indietreggiò spaventato dalla reazione della ragazza. << Se i miei genitori arrivano in città e si mettono a cercare aiuto, troveranno presto Duncan grazie alla polizia, e noi saremmo in trappola! >> Si voltò abbassando il tono, pentendosi di aver alzato la voce così con Andy. << Fidati, è meglio rimanercene per conto nostro… >>
<< Da Lizzie…? >> Mormorò lui incerto cercando di comparire nel suo campo visivo sporgendosi in avanti. Prima che la ragazza potesse rispondere in qualunque modo, una voce attirò l’attenzione dei due da fuori del parco giochi; subito Riley cominciò a sentire caldo, mentre Andy doveva ancora capire cosa stesse succedendo.
C’era un agente in uniforme all’entrata del parchetto, sul marciapiedi fuori da lì, e gli intimava di non muoversi. Riley lo vide mettere mano alla cintura e subito si innescò in lei una reazione nervosa per sfuggire a quel poliziotto che – secondo lei – stava per estrarre la pistola; in realtà l’uomo stava afferrando la ricetrasmittente per comunicare la sua scoperta ai colleghi in giro per la città. La ragazza si alzò comunque con agitazione e tirò con sé Andy, che a malapena aveva scorto il poliziotto con la coda dell’occhio; si misero a correre sfruttando l’altra entrata al parco che dava nel vicolo da cui erano arrivati e cercarono di seminarlo.
Riley correva a perdifiato, mentre Andy arrancava alle sue spalle, tirato dalla catena che teneva uniti i loro polsi; non prima di uscire dal vicolo, Riley adocchiò una finestra aperta sopra a un cassonetto della spazzatura, e non ci pensò due volte prima di saltarci su ed infilarsi dentro al palazzo; Andy la seguì con difficoltà, rischiando quasi di inciampare e arrestare la sua corsa. I due ragazzi si ritrovarono all’interno di un appartamento dove era stato allestito un circolo per pensionati, dove gli iscritti potevano andare a incontrarsi e discutere, passare del tempo assieme e giocare a carte e altri giochi da tavolo… Quando il gruppetto di anziani nella stanza si ritrovò quei due adolescenti saltati attraverso la finestra, quasi non urlarono dallo spavento; non ne ebbero il tempo.
Riley scattò in avanti dopo aver dato una rapida occhiata alla stanza, quando ancora Andy stava scavalcando la finestra, e si lanciò in mezzo a un divanetto e un tavolino basso che il ragazzo al suo seguito dovette saltare con tempestività; la ragazza si buttò poi a destra dirigendosi verso la porta di ingresso, da dove sperava di poter uscire, mentre un altro signore sulla sessantina sobbalzava alla loro vista.
Riley chiuse la porta sbattendola con forza e concesse ad Andy tre secondi per riprendere fiato, mentre rifletteva sul da farsi. Erano su un pianerottolo stretto e poco illuminato, di fronte a loro c’era il portone che dava sulla strada, ma quella non era più una scelta; accanto alla porta da cui erano usciti c’era una rampa di scale che portava verso l’alto e Riley si mosse rapidamente per scalarla, nel tentativo di evitare che il poliziotto ritrovasse il contatto visivo con loro.
<< Dove stiamo andando? >> Chiese Andy mentre cercava di stare al passo sulle scale.
Riley non aveva molta voglia di parlare in quel frangente, ma biascicò una risposta tra i denti:<< Sopra. >>
Andy ansimò con fatica rischiando quasi di inciampare mentre Riley raggiungeva il piano superiore. << E poi cosa facciamo? >>
Riley si fermò un momento; osservò il pianerottolo simile a quello appena abbandonato e valutò le scelte: avrebbero potuto provare ad entrare nell’appartamento di quel piano per cercare di depistare il poliziotto, rischiando però di non riuscire a farsi aprire la porta, oppure avrebbero potuto continuare a salire fino a raggiungere il terrazzo del palazzo, da dove poi avrebbero dovuto inventarsi qualcosa. La ragazza decise di non rischiare e tornò a correre su per le scale, portandosi dietro Andy. << Raggiungiamo la cima e poi decidiamo sul da farsi! >> Esclamò lei sperando che al ragazzo al suo seguito fosse sufficiente quella risposta.
Ma Andy aveva ancora qualcosa da ridire:<< Ma come facciamo a seminare quel tizio, se non sappiamo neanche dove stiamo andando? >>
<< Ce ne occuperemo quando sarà il momento! >> Ribatté lei.
<< Non puoi affidarti al caso! >> Urlò Andy cercando di farla ragionare. << Prima o poi sbaglierai! Bisogna pianificare bene le cose, prima di lanciarsi in un progetto. >>
Riley avrebbe tanto voluto non stare a sentirlo più, ma si ritrovò a voltarsi per un attimo quando raggiunsero il piano successivo, prima di lanciarsi sull’ultima rampa di scale, per rispondere a Andy:<< Giusto! Vuoi per caso anche una rivista o una tazza di tè, già che ci siamo? >>
Un forte rumore proveniente dal piano terra fece sobbalzare Andy, e una voce possente esclamò:<< Polizia, fermi dove siete! >>
Riley ghignò schernendo Andy con gli occhi. << Ops! Sembra che il tuo amico lì sotto voglia dire la sua… >> E detto questo tornò a correre su per le scale.
Raggiunto l’ultimo piano, Riley e Andy si ritrovarono davanti una grossa porta dall’aspetto malandato; sembrava che non venisse aperta da parecchio tempo, e a quel punto il ragazzo ne approfittò per criticare la scelta di Riley di continuare a salire. << Ottimo lavoro Riley, adesso siamo proprio al sicuro! >>
<< STA’ ZITTO! >> Gli intimò in risposta lei con una mano sulla maniglia arrugginita della porta. Cercò inutilmente di dare un paio di spallate alla porta, ma non era abbastanza forte per poter aprire quella porta e i passi veloci del poliziotto ai piani inferiori resero il tutto ancora più difficile. In preda al panico, Riley mise una mano sulla schiena di Andy e gli lasciò il suo posto. << Provaci tu, Hulk! >> Gli disse senza nascondere l’ansia che la voce del poliziotto continuava a trasmettergli.
Andy protestò. << Che cosa? Come credi che possa fare…?! >>
<< Sei più forte di me; devi farlo! >> Tagliò corto Riley mettendogli fretta. Lo spinse con forza verso la porta e il ragazzo reagì portando avanti la spalla per evitare di farsi male; fu respinto dalla porta e scosse la testa cercando di riacquistare l’equilibrio.
Andy guardò la porta per un attimo, poi prese un bel respiro. << Va bene, proviamoci insieme! >>
<< Ti seguo. >> Fu l’unica risposta che diede Riley mettendosi accanto a lui; alzò il braccio per far passare le manette davanti a Andy in modo che avesse più comodità nell’esecuzione e si preparò a spingere la porta. Aspettò il segnale del ragazzo, che dopo aver urlato si lanciò addosso alla porta mettendo tutta la forza che aveva nella spalla sinistra per colpire la porta nel tentativo estremo di riuscire a sbloccarla.
Un forte botto accompagnò la loro carica, quando i due ragazzi si scontarono contro la porta e quella cedette aprendosi inaspettatamente; la porta tremò sui cardini e sia Andy che Riley inciamparono sul gradino finale della rampa, prima di scontarsi contro il pavimento della terrazza, dove l’aria fresca del pomeriggio entrò a contatto con i loro visi. La ragazza reagì prontamente e parò le mani davanti per evitare di sbattere col viso a terra, mentre Andy piombò di peso sulla spalla e si lamentò per il dolore che gli causò lo scontro.
Se non ci fosse stata Riley probabilmente i ragazzi sarebbero stati catturati lo stesso, perché il poliziotto stava arrivando; prima che l’uomo potesse lanciarsi addosso a loro, scavalcando con grandi falcate gli ultimi gradini, la ragazza si alzò e spinse indietro con violenza la porta, facendola sbattere rumorosamente.
<< VAFFANCULO, STRONZO! >> Gridò per liberarsi dalla tensione. Non sapeva se la porta aveva colpito il poliziotto o se avrebbe tenuto a lungo, ma fu veramente felice di potersi ritenere ancora “libera”. Ma la corsa non era finita.
Una voce arrivò da dietro la porta, che aveva alcune fessure sulla parte superiore per lasciar passare l’aria e un po’ di luce. << Andy, sono Jones! Non lasciar sfuggire questa ragazza! Qualunque cosa ti abbia detto… >> Sentendo quelle parole, la ragazza ebbe una gran fretta di andarsene da lì e aiutò Andy a rialzarsi per scappare di nuovo.
Il ragazzo si rimise in piedi scivolando, mentre Riley praticamente lo tirava su di peso; non sentì le parole del poliziotto da dietro la porta, ma in ogni caso Riley cercò di sovrastare la sua voce con frasi rassicuranti e incoraggianti. << Andiamo! >> Esclamò quando il ragazzo si fu rimesso in piedi.
Continuarono a correre lungo la terrazza da dove sbucavano dei comignoli in ferro e alcuni casotti che probabilmente i condomini del palazzo utilizzavano come magazzini; Riley non si guardò indietro quando sentì la porta aprirsi di nuovo e si lanciò subito in avanti, saltando sul terrazzo del palazzo adiacente a quello su cui erano in quel momento. Andy la seguì quasi riluttante, sperando di non dover continuare quella corsa ancora a lungo. Mentre correvano, potevano sentire le grida del poliziotto alle loro spalle che gli intimava di rallentare, ma si preoccupava anche per la loro incolumità avvertendoli sul pericolo che correvano a saltare da un palazzo all’altro.
<< Forza, seguimi! >> Esclamò la ragazza aspettando che Andy oltrepassasse il parapetto che divideva i due palazzi.
Il ragazzo adocchiò il prossimo varco che divideva il palazzo da quello successivo, e scoprì che questa volta tra un’abitazione e l’altra c’era una strada in mezzo. << Come pensi di saltare, lì? >> Chiese quasi demoralizzato, pensando di essere al capolinea.
<< Tu non ti preoccupare e seguimi! >> Esclamò la ragazza dandogli una pacca sul braccio per mettergli coraggio. Si misero a correre di nuovo a perdifiato, fino a raggiungere il parapetto della terrazza.
<< E’ finita… >> Commentò incredulo Andy, rendendosi conto del salto che avrebbero dovuto fare per passare dall’altro lato. Riley però non era della sua stessa opinione: si guardò dietro e vide il loro inseguitore farsi sempre più vicino, mentre con un braccio gli indicava di restare lì dove si trovavano; girò la testa e adocchiò una scala di emergenza sul bordo del palazzo che scendeva nel vicolo sottostante. << Ci sono! >>
Riley si lanciò verso la scala senza aspettare Andy questa volta, che per tenere il passo rischiò anche di inciampare. Una volta raggiunto il suo obiettivo, la ragazza alzò una gamba e mise un piede sul parapetto. Di scatto, Andy le afferrò un braccio.
<< Che vuoi? >> Chiese allarmata, pensando che fosse successo qualcosa.
Andy ansimò guardando sotto di loro, oltre la scala su cui la ragazza stava per saltare. << Fai attenzione… >> Mormorò preoccupato sinceramente per lei.
Riley alzò gli occhi al cielo e ghignò con furbizia verso il ragazzo, apprezzando quel gesto. << Non è per me che dovresti preoccuparti! >> Rispose scherzando per alleviare la tensione.
Con un rapido movimento delle gambe, Riley passò sulla scala di emergenza e tese le braccia per aiutare Andy a salirci sopra; mentre faceva questo, vide il poliziotto ormai a pochi metri da loro. Disse a Andy di sbrigarsi e lui non fece una piega; una volta assieme, i due ragazzi cominciarono a precipitarsi lungo la rampa di scale che portava sotto, e rischiarono anche di inciampare nei loro stessi passi per la foga. Sentirono il poliziotto che saltava sulla scala come avevano fatto loro e accelerarono per evitare di farsi raggiungere.
Attraversarono le rampe con estrema rapidità, sentendosi sempre il fiato dell’agente sul collo, e quando arrivarono all’ultima rampa si resero conto che c’era un problema: l’ultima scala era posta in verticale, non c’era una rampa, e avrebbero potuto cadere se si fossero mossi troppo rapidamente.
<< Vado prima io. >> Disse Andy inginocchiandosi accanto al bordo mentre Riley dava un calcio alla scala per farla scivolare giù.
La ragazza gli rivolse uno sguardo incredulo. << Scherzi? >> Ma l’espressione del ragazzo non le diede il tempo di fare altre domande e lui si lanciò subito sulla scala per calarsi a terra.
Riley alzò lo sguardo con rapidità cercando di individuare il loro inseguitore, e non appena vide che sulla scala c’era abbastanza spazio per portare anche lei vi saltò sopra senza preoccuparsi del peso. Per sua sfortuna, il modo in cui cadde sulla scaletta in ferro fece sì che il loro peso non fosse ben distribuito, e prima ancora che Andy e Riley potessero rendersi conto di quello che stava per succedere, la scala si ruppe e loro si schiantarono al suolo, in mezzo al vicolo.
Andy non reagì, e quando cadde a terra si limitò a rilasciare in un colpo tutta l’aria che aveva nei polmoni, mentre Riley lanciò un urlo acuto; la ragazza era posta più in alto rispetto a lui, e per questo quando atterrò si fece male: il suo peso schiacciò con forza la caviglia destra, che cedette, e Riley rovinò a terra malamente lamentandosi di un dolore lanciante che la bloccò al pavimento.
Andy cercò subito di soccorrerla, mentre attorno a loro si creava un gran trambusto tra i pioli della scala di ferro che rimbalzavano a terra. << Mi dispiace, Riley… Mi dispiace tanto… >> Disse preoccupato tentando di aiutarla a rimettersi in piedi, come lasciò intendere di voler fare lei. La ragazza non esitò a poggiare tutto il proprio peso sulla spalla del ragazzo e, non appena fu in piedi, gli ordinò di muoversi.
Neanche il tempo di fare due passi, e una voce alle loro spalle gli intimò di fermarsi. Il poliziotto era saltato giù con audacia dalla rampa di scale e adesso se ne stava a pochi passi da loro; sarebbe stato inutile continuare a correre in ogni caso…
Riconoscendo di aver perso, Riley sospirò e lasciò andare la spalla di Andy; per poco la sua caviglia non cedette, e la ragazza fu costretta a poggiare il peso completamente sull’altra gamba, mentre si voltava e alzava le mani in segno di resa. << Ci ha preso, Andy… >> Comunicò all’amico volendo così dirgli di voltarsi a sua volta. Andy però non si voltò.
Il poliziotto si avvicinò e qui Riley poté vedere chiaramente il suo volto: era un giovane uomo alto e prestante, dal viso pulito ma con alcuni tratti marcati con forza, come la fronte perennemente aggrottata che gli conferiva un aspetto poco amichevole. Fece un cenno col mento verso Andy e cercò di dire la stessa cosa di Riley:<< Andiamo, ragazzo… Non rendere il tutto ancora più… >>
Prima ancora che il poliziotto potesse concludere la frase, Andy si voltò con impeto e lo colpì in pieno sul viso esclamando:<< Scusa! >> Riley non se ne accorse nemmeno e rimase con le mani alzate finché non vide il poliziotto crollare a terra, tramortito. Andy stringeva tra le mani un piccolo tubo di ferro, che era uno dei pioli caduti dalla scaletta che avevano distrutto, e ansimava pesantemente. Si voltò a guardare Riley, affaticata come lui. << Mi sorprende che tu ti sia arresa così, dopo tutto questo trambusto… >> E sorrise mentre dalla sua fronte arrossata si potevano contare le numerose goccioline di sudore che scendevano rapidamente.
Riley rimase a bocca aperta mentre le sue braccia calavano lentamente e sbatté le palpebre un paio di volte, incredula; all’improvviso la sua caviglia le diede una fitta lancinante e si accasciò addosso a lui per trovare sostegno. Con un piccolo gemito, la ragazza ricevette aiuto da Andy, che lasciò cadere il tubo di ferro, e la aiutò a reggersi in piedi.
Riley alzò lo sguardo con sollievo, mentre il calore che l’aveva invasa dall’inizio dell’inseguimento cominciava a scemare, e sentendo l’adrenalina abbandonarla le sue gambe cominciarono a tremare e a perdere la loro forza. Trattenne una risata incredula e disse:<< Torniamo da Lizzie, Superman… >> Quindi i due ragazzi cominciarono a camminare lungo il vicolo, stanchi ma soddisfatti.
   
 
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