11)Quella fiamma che ti
brucia dentro.
Tamao p.o.v.
Il passato non ti abbandona mai.
Fedele come un’ombra ti segue e talvolta avvelena anche
il presente e ti rende nemici gli amici, anche solo per un attimo.
Quando ho visto Mike rollarsi quella canna mi sono venute
in mente tutte le volte che vedevo mio padre attaccato alla bottiglia
di sake e
sapevo che avrei finito per prenderle per qualche ragione.
Istintivamente mi irrigidisco, noto che anche Erin non è
d’accordo con questa faccenda e dice a Tony di farsi solo una
canna.
“E tu, Tamao?”
Mi chiede il batterista.
“Io non sono nessuno per poter dire a Jaime quanto fumare, ma
vorrei evitare
che esagerasse.”
Dico piuttosto formale, stringendo i pugni fino a farmi male
“Cosa ci può essere di male?”
“Non mi piacciono le persone dipendenti da qualcosa! Mio
padre era un alcolista
praticamente e questa era la scusa per picchiare le donne di famiglia e
ho
visto dei miei compagni diventare dipendenti dalle pasticche ed essere
violenti
allo stesso modo con le loro ragazze.
Scusa se sono preoccupata.”
Esplodo alla fine e Jaime mi stringe una mano.
“Non succederà, tesoro.
L’erba rilassa.”
“Se lo dici tu.”
Il mio tono è scettico, non ci credo molto, per me la
droga è pericolosa.
“Davvero, Tamao! Non c’è nulla di cui
preoccuparsi, io
non picchio Alysha, vero, zuccherino?”
Lei annuisce, io rimango in silenzio e guardo quella dannata canna
passare di
mano in mano fino ad arrivare a me. La prendo in mano come se fosse una
pericolosa bomba in procinto di esplodere e do un tiro, il sapore
è totalmente
diverso dalle sigarette e mi fa tossire e lacrimare gli occhi.
La passo a chi c’è seduto accanto a me e mi alzo
di
scatto sentendo le risate di qualcuno, mi giro velocemente per non far
vedere
che adesso le lacrime sono di umiliazione.
Attraverso la stanza in cui c’è un caldo
soffocante e
raggiungo a porta, respirando a pieni polmoni l’aria
più fresca, poi prendo un
ascensore che mi porta nell’atrio.
Lì ho un momento di confusione, dovrei prendere un taxi
per andarmene e raggiungere il pullman dei Pierce The Veil, ma non so
dove sia.
Mi prendo la testa tra le mani e gemo disperata.
Poco dopo sento dei passi dietro di me e qualcuno mi
afferra gentilmente per il polso e mi fa girare verso di lui o lei.
È Jaime.
“Dobbiamo parlare.”
Esordisce.
“Voglio andare al tour bus.”
Dico piatta.
“Parleremo lì.”
“Va bene.”
Dico, senza nessuna voglia di parlare in realtà.
Lui mi ha ferita ridendo di me e della mia goffaggine,
non me lo sarei aspettata da lui, pensavo fosse una persona diversa,
invece è
solo uno stronzo come tutti.
“Sei arrabbiata?”
Io non rispondo.
“Lo prendo come un sì.
Tamao, abbi pazienza ancora un attimo poi chiariremo e
spero di farti capire il mio punto di vista e farti passare la
rabbia.”
Io mugugno qualcosa di incomprensibile ed esco con lui,
l’aria fresca della
notte è come uno schiaffo che mi riporta alla
realtà: siamo al nostro primo
litigio matrimoniale.
Jaime chiama un taxi e gli detta l’indirizzo, poi saliamo
entrambi senza dirci una parola. Sono curiosa di sapere cosa
vorrà dirmi e come
giustificherà quello che è successo.
Molto curiosa.
Durante il tragitto nessuno dice nulla e in venti minuti
siamo davanti al tour bus della band, adesso la zona è
deserta quando fino a
poco tempo fa brulicava di persone.
Guardo il cellulare, sono circa le tre di notte, forse
anche le fan più irriducibili a quest’ora se ne
sono andate. Io e Jaime saliamo sul mezzo, lui si
lascia cadere sul divano, io rimango in piedi con le braccia conserte
guardandolo in attesa che dica qualcosa.
Qualsiasi cosa.
“Mi dispiace per il tuo passato, non sapevo che tuo padre
ti picchiasse.”
“Ci sono molte cose che non sai di me, ma immagino le
scoprirai lungo il matrimonio.”
Dico piano.
“Sì, hai ragione.
Non devi preoccuparti per l’erba, è innocua.
Ti sembro forse diverso o violento?”
“Hai riso.”
“Cosa?”
Mi guarda senza capire.
“Quando mi sono mezza strozzata con quella merda hai
riso, mi hai preso per il culo come gli altri.”
Dico dura.
“Io non volevo, solo che era… comico.”
“E come? Spiegami
Ti sembra divertente una persona che quasi si strozza con
il fumo?
Scommesso che hai pensato che sono una stupida novellina
e che la moglie di una rockstar dovrebbe essere abituata a queste cose
e magari
fumare anche lei come Alysha.”
“No, non ho pensato questo! Giuro!
Ho solo riso perché al momento mi sembrava divertente e
ridevano tutti, non volevo offenderti.”
“Io non sono come voi.”
Dico guardando fuori dalla finestra.
“Forse dovrei andarmene.”
Lui mi abbraccia da
dietro.
“Non farlo, ti prego.”
“Perché no?
Il nostro non è un vero matrimonio, tu non mi ami. Mi hai
sposato per farmi rimanere qui e te ne sono grata, ma non
c’è amore tra noi o
sì?
Perché un giorno mi dici che devi capire cosa provi per
me e quello dopo mi baci davanti a una folla e qualche ora dopo ridi di
me.
Non ci capisco più nulla, a volte mi sembra di
conoscerti, altre volte ho l’impressione di conoscere solo
una maschera.”
Lui rimane un attimo in silenzio, scompigliandosi i
capelli mezzi bagnati, forse alla ricerca delle parola giuste per
uscire da
questa situazione.
“Tamao, quando ho detto che sono confuso non mentivo.
Sei piombata nella mia vita come un uragano e l’hai
sconvolta e va bene, ma devo capire se provo amore o attrazione e per
non farti
soffrire mi trattengo.
Per il bacio, beh, ero carico per il concerto e sapevo
che dovevo dare quell’annuncio. Quando l’ho fatto
ho seguito l’istinto e ti ho
baciato. Non mi è dispiaciuto per nulla,
c’è chimica tra di noi, questo lo
capisci?”
Io annuisco
“Hai,
il matrimonio non si basa solo sulla chimica, serve
anche altro.”
“Lo so e per prima, mi dispiace.
Non avrei dovuto ridere, ma ho seguito la massa e ho
fatto la figura del coglione.
Non penso che tu sia stupida o altro per non aver mai
provato a fumare dell’erba, ora che so a tua storia
famigliare e dei tuoi
compagni di scuola capisco perché vuoi starci lontano.
Ma ti giuro che non è pericolosa.”
Io rimango in silenzio.
“Una canna ogni tanto, Jaime-kun.
Non di più e non voglio mai vederti ubriaco. Se lo fai
non venire a casa, ma va da Vic o da qualcun altro e torna quando sei
sobrio.”
“Va bene, lo capisco e lo accetto.
Non avere paura di me.”
“Se non mi darai ragione per farlo non lo farò.
Sono stanca di vivere nella paura.”
Lui annuisce.
“Adesso vieni qui.”
Mi siedo accanto a lui che mi passa un braccio attorno alle spalle e
inizio ad
accarezzarmi i capelli con dolcezza, lasciando qualche bacio sulla
tempia.
Io mi stringo a lui e gli accarezzo il petto.
“Ti voglio bene, Jaime.
Non immagini quanto.”
“Io invece credo di saperlo benissimo, sennò non
ti preoccuperesti così per
me.”
Dopo esserci coccolati un po’, andiamo nel bunk.
Stasera siamo soli, gli altri sono tutti fuori a
festeggiare e mi va bene così.
La mattina dopo siamo tutto schierati fuori dal pullman
visto che i ragazzi avevano già preparato i bagagli la sera
prima.
Vic mi sembra strano, pensieroso e Yukari
non si è ancora vista e persino
un’estranea
come me capisce che è strano.
Tony, Jaime e Mike parlottano tra di loro su questa
strana assenza, ma Vic si tiene in disparte e la cosa mi stupisce. Cosa
è
successo ieri sera?
Finalmente un taxi si ferma fuori dal tourbus e ne esce
una trafelata Yukari, ha un brutto colorito e sembra triste.
“Scusatemi.”
Dice con aria stanca.
“Non fa niente. Noi andiamo o perdiamo il volo, tu prendi
il prossimo.”
Vic le consegna il biglietto aereo, ma sembra stranamente
freddo con lei, di solito vanno molto più
d’accordo.
“Voglio andare a Londra, mi farò cambiare la
destinazione.
A proposito di Londra.”
La cosa mi giunge nuova e la guardo stupita – come tutti
– ma lei non se ne
accorge, è troppo impegnata a frugare la borsa. Alla fine
porge un mazzo di
chiave a Jaime
“Queste sono le chiavi del mio appartamento londinese,
potreste trascorrere lì la vostra luna di miele, come
stabilito. Io non sarò
tra i piedi, vado a Sheffield.”
“Ok, grazie mille, Yukari.”
La salutiamo e lei ci abbraccia tutti con calore, tranne Vic che si
allontana
subito da lei come se le avesse fatto qualcosa.
Non so cosa sia successo, ma devo scoprirlo, Yukari sta
male e Vic anche. Dopo le scriverò adesso dobbiamo caricare
il taxi con le mie
valigie e quelle di Jaime.
Andremo a Londra e quasi non ci credo, ho sempre
desiderato andarci, nella mia camera da ragazzina avevo un poster di
quella
città attaccato a una delle pareti.
Forse i sogni ogni tanto si avverano.
Mi rilasso meglio sul sedile e poi guardo Jaime.
“Jaime.”
“Sì?”
“Secondo te è successo tra Vic-kun e Yukari-chan?
Lui è stato è strano tutto il tempo e quando si
è
trattato di abbracciarla, l’ha fatto solo lo stretto
necessario.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, Vic è strano.
Ieri sera quando è tornato dalla festa l’ho visto
bersi
alla russa quattro shots di vodka.”
“Alla russa?”
“In un sorso solo.”
“Hai.
Uhm, Vic-Kun non mi sembra il tipo capace di fare
una cosa del genere, Mike-kun lo farebbe.”
Lui annuisce.
“È questo che è strano, poi oggi ha
parlato pochissimo e
non è da Yukari arrivare in ritardo.
Non so cosa sia successo tra quei due, ma deve essere
successo sicuramente qualcosa.”
Io mi torturo un attimo il polsino che indosso.
“A Yukari-chan piace Vic-kun.”
“Questo spiegherebbe alcune cose.”
Io prendo in mano lo smartphone che mi hanno regalato il secondo giorno
dopo il
mio arrivo e scrivo alla mia amica chiedendola cosa sia successo.
“Ciao, Tamao.
Non mi va di parlarne, non per telefono almeno.
E poi tra poco dovrai spegnerlo perché sarai su un volo.
Facciamo che ci chiamiamo su Skype quando ci saremo
sistemate?”
Mi risponde lei, io digito una risposta.
“Hai.
Teniamoci in contatto.”
“Certo. Voglio sapere tutto sulla tua luna di miele
:p”
“Va bene XD!”
Metto via il cellulare e sospiro.
“Ti ha detto qualcosa?”
Io scuoto la testa.
“Dice che non vuole parlarne per telefono, di chiamarla
su Skype quando saremo a Londra.
Lei va a Sheffield, conosce da tanto Lee-kun?”
Jaime ride e il suono pieno della sua risata mi fa subito stare meglio.
“Conosce Lee da quando andavano all’asilo, è stata presente
alla fondazione dei Bring Me
The Horizon e ha fatto per un po’ la merchgirl per loro.
Poi ha deciso che voleva vedere gli States ed è arrivata
qui ed è diventata la nostra merchgirl, se vuoi saperla
tutta credo proprio che
Lee Malia abbia una cotta per lei che dura da anni, ma lei non se ne
è mai
accorta.”
“Lo so, l’ho notato.
È sempre così gentile con lei, spero che in
questi mesi
riesca a capire che forse Lee non è proprio da buttare
via.”
“E io sono da buttare via?”
“Via senza un ripensamento.”
Dico seria poi scoppio a ridere.
“No, Jaime. Non sei da buttare via e se qualcuno lo
facesse setaccerei tutte le discariche del mondo pur di
ritrovarti.”
La macchina si ferma, segno che siamo arrivati all’aeroporto,
e scendiamo. Il
taxista ci aiuta a scaricare i bagagli e Jaime lo paga, poi aspettiamo
gli
altri.
Lentamente arrivano tutti, ci abbracciamo un’ultima
volta, scambiandoci auguri e saluti.
“Ricordatevi la regola dei tre giorni!”
Urla Mike prima di sparire dentro l’aeroporto e dirigendosi
verso le partenze
nazionali, io guardo mio marito interrogativa.
“Che cos’è la regola dei tre
giorni?”
“Oh, nulla.
Da sempre abbiamo deciso che dopo un tour non ci
sentiremo per tre giorni in modo da non rovinare la nostra
amicizia.”
Io sorrido, mi sembra bizzarra come regola, ma forse
mette a dura prova i nervi di tutti e può rovinare
un’amicizia stare sempre a
contatto con i propri amici.
Facciamo il check-in, mangiamo qualcosa e compriamo
qualcosa nell’area duty free, soprattutto sigarette per me, e
poi quando
chiamano il nostro volo ci dirigiamo verso il gate.
Superati i controlli di routine saliamo sull’aereo, non
appena mi siedo su un comodo sedile blu di prima classe mi irrigidisco
come se
fosse fatto di spine.
In un attimo mi è tornata in mente la prima volta che
sono salita su un aereo in compagnia dell’uomo disgustoso
della yakuza che mi
aveva acquistata dalla mia famiglia e che aveva la tendenza ad
allungare un
po’troppo le mani.
Non l’ho più rivisto da allora e non è
riuscito a
ottenere quello che voleva, ossia una notte di sesso con una minorenne
vergine.
Jaime si accorge e mi stringe la mano, il calore che
emana rilassa un pochino i miei muscoli.
“Tutto bene, Tamao?”
Mi chiede con la sua voce calma.
“Sì, solo che mi sono ricordata che la prima volta
che ho
preso un aereo sono stata sradicata dalla mia famiglia e dai miei
amici.”
“Capisco. Adesso invece andiamo a rilassarci.”
Rilassarci per modo di dire, dovrò capire si mi ama come
io amo lui e se avremo un futuro come coppia e non è la cosa
più rilassante.
Mette parecchia ansia, mi sembra di essere tornata al liceo quando
dovevamo
fare una verifica e sembrava che da essa dipendesse il tuo futuro.
Il sistema scolastico giapponese è terribile con i suoi
alunni, mette loro addosso tanta pressione, se non si ha una media alta
non si
entra in università prestigiose e se non si entra in
università prestigiose si
vivrà una vita non conforme agli standard.
“Hai mai pensato di tornare in Giappone?”
La voce de bassista mi distoglie dai miei pensieri, io appoggio un dito
sul
mento.
“Sì, qualche volta, ma da turista.
Girare Tokyo, Kyoto, Hiroshima e altre grande città o
attrazioni turistiche e poi tornare a casa pensando che il Giappone
è un bel
paese e blablabla.
Non so se vorrei viverci ancora e di sicuro non voglio
più vedere la mia famiglia.”
Jaime non dice nulla, forse pensa che sia strano odiare la propria
famiglia
quando lui è molto affezionato alla sua.
“Cosa diranno i tuoi genitori?”
“Non ci voglio pensare, ecco perché sono voluto
venire prima a Londra: per
chiarirmi le idee.
Erano molto affezionati a Jess e immagino avessero
pensato che ci saremmo sposati presto, invece ho scompigliato i loro
piani.”
“Mi dispiace.”
“Non devi, a me va bene così.
Forse serviva una scossa del genere per capire che forse
stare con Jess non era quello che volevo.”
“Non lo era?”
Lui rimane a lungo in silenzio mentre l’aereo decolla.
“Ci ho pensato fino a spaccarmi la testa e ho capito che
era solo routine.
Una comoda routine in cui vivere e che mi dava sicurezza,
ne abbiamo già parlato, ricordi?”
“Sì, e tu non eri sicuro se l’amavi
ancora.”
“Non l’amo più, non si può
costruire fin dall’inizio un matrimonio basato sulla
routine.”
Io non riesco a trovare delle parole appropriate.
“Non c’è bisogno che tu dica nulla,
Tamao.
Va bene così."
Io sorrido e mi rilasso contro il sedile cercando di non
pensare a nulla e di godermi la sua vicinanza, sono sposata con
l’uomo che amo
e spero che i Kami mi permettano di avere il mio amore ricambiato.
E poi vedrò Londra e una scarica di adrenalina percorre
il mio corpo, Londa è una delle mie città dei
sogni, anche se non è nota per il
bel clima, ma non mi importa nulla.
Devo ricordarmi di ringraziare i Kami per avermi ridato
la libertà, un matrimonio e la possibilità di
vedere nuove città in Europa.
Ho solo una domanda che mi assilla, riuscirò a far
innamorare Jaime di me o per lui rimarrò solo una cara amica
o peggio, un
errore?
Beh, almeno ha ammesso che non ama Jess ed è qualcosa, la
vita mi ha insegnato a essere paziente e sarà quello che
farò e poi adesso sono
un po’ preoccupata per Yukari.
Ho paura che si sia cacciata in qualche guaio con Vic.
“Credi che Yukari e Vic abbiano fatto sesso?”
Chiedo a Jaime, uscendo dalle mie elucubrazioni.
Lui si gratta la testa, guarda il grande orologio che
porta al polso come se stesse calcolando il tempo per qualcosa, infine
scuote
la testa.
“No, Vic è tornato presto. Troppo presto da quando
Mike
mi ha scritto che avevano finito con l’erba.
Penso che gli abbia detto qualcosa e mi dispiace perché
rischiamo di perdere una valida merchgirl, oltre che a
un’amica.”
“Perché dici così?”
“Se gli avesse detto qualcosa dubito che lei vorrebbe venire
ancora da noi dopo
essere stata rifiutata e forse è per questo che è
andata da Sheffield.”
“Non voglio che se ne vada, non voglio perdere la mia unica
amica femmina.”
Lui mi stringe la mano.
“Lo so, ma forse sarebbe meglio per lei.
Sarebbe una sofferenza continua e una fonte di imbarazzo
vedere Vic sempre e sapere che è di
un’altra.”
Annuisco.
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce.
“Cosa?”
“Nulla, Jaime.”
“No, dimmelo.”
“Per favore, no.”
Lui mi guarda dritto negli occhi, ma non ho voglia di dirgli la mia
paura più
segreta.
“Tamao, fidati di me.”
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce con gli occhi puntati sulle nostre mani
strette in grembo.
“Oh.”
“Ecco, perché non volevo dirtelo. Ti mette in
imbarazzo e io non voglio, lo so
che non mi ami.”
Il “e non mi amerai mai” rimane sospeso tra di noi,
ma lui lo percepisce lo
stesso.
“Mai dire mai, piccola.
Mai dire mai.”
Io sospiro.
Forse non è un caso che il destino mi abbia messa sulla
sua strada o forse sì, mi ha dato solo un modo di liberarmi
dalla mia
schiavitù, non è detto che mi abbia dato anche
l’amore.
Il mio ringraziamento ai Kami di poco prima mi sembra
ipocrita, non è vero che gli sono poi così grata,
sarei più grata se sapessi di
essere amata dall’umo che mi stringe la mano.
Ma forse non si può ottenere tutto dalla vita e ci si
deve accontentare o forse solo avere pazienza, ma è dura
avere quando il cuore
brucia per un certo sentimento.
La fiamma ti divora, consuma, esige il suo tributo e non
si ferma mai.
Mai.
Sospiro di nuovo e guardo le nuvole che scorrono accanto
a noi, quanto vorrei non avere pensieri o almeno non averne di
negativi, ma
sono debole.
Non ce la faccio a mantenere la positività per
più di
cinque minuti perché subito la fiamma si fa sentire con
forza. Saranno mesi
duri questi, tutt’altro che una vacanza e io devo farmi forza
anche se mi sento
così stanca.
Sospiro per la terza volta.
Riuscirò mai a essere pienamente felice senza qualcosa
che mi turbi e mi dica che manca qualcosa?
Riuscirò mai a ricevere questo dono?
Spero di sì perché vivere in questo modo fa male
certe
volte, anche se nessun lo direbbe mai.
E mi disprezzo per aver imparato a fingere, ma uno deve
vivere in qualche modo, no?
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
Hai in corsivo significa sì in giapponese