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Autore: MAFU    17/12/2016    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 30

Yukio riemerse dalle profondità dell’oceano trascinandosi dietro Lamia. Le onde scure celavano i loro corpi attorcigliati nascondendo la coda della succube. “Merda… Non ci voleva.” Digrignò i denti il ragazzo nuotando verso Rin e Shiemi. “Yukio!” il fratello trovò il fiato per chiamarlo non appena lo vide in lontananza. L’altro d’un tratto si fermò stando a galla mentre stringeva forte Lamia titubando. “Come sta Lamia?” strillò Rin con le orecchie immerse nell’acqua, al che Yukio abbassò lo sguardo sulla donna stringendo le labbra, “È svenuta… Ma non ti avvicinare!” rispose gridando, “Come? Non ti sento!” “Ho detto di stare lontano!” alzò il volume annaspando con la coda di Lamia che gli si stava attorcigliando attorno alle gambe. Rin non doveva assolutamente vederla. E così neppure Shiemi. “Yukio! Aspettami vengo lì!” “Ho detto no! Come sta Shiemi?” cambiò argomento per fermalo, “Eh? Shiemi?” prese fiato, “…Respira!” “Bene, dobbiamo tornare subito sulla terra fer…” un improvviso innalzamento del livello del mare bloccò Yukio a metà frase. Una gigantesca onda sollevò i ragazzi in alto ma quando si abbassò, toccarono terra coi piedi. “Woah!” Rin perse l’equilibrio cercando di reggere Shiemi e cascò a carponi sull’agglomerato di coralli che era magicamente apparso sotto di loro. “Ma che!?” Yukio stringendo i denti si guardò intorno con Lamia ancora tra le braccia. Il fratello era una decina di metri più avanti lungo quello che aveva tutta l’aria di essere un sentiero verso un’isola apparsa come d’incanto. “Oi Yukio! Credi che sia opera del Kraken?” Rin si alzò in piedi guardando in sua direzione. “Credo di no…” il ragazzo si affrettò a ricomporsi avvolgendosi lesto la coda di lamia attorno a un braccio così da nasconderla sotto lo stesso corpo della donna. Ancora un po’ confuso camminò lungo la scia allontanandosi quanto prima dall’oscuro mare minaccioso, temendo una qualche reazione del demone marino. La donna aveva ancora gli occhi chiusi ma sembrava viva. Yukio con un colpetto di spalla le fece accomodare meglio il capo sballottato di qua e di là dalla sua camminata frenetica allo stremo delle forze. “Che facciamo?” disse trafelato Rin, ora che i gemelli erano faccia a faccia non avevano più bisogno di urlare, “Allontaniamoci da qui, presto.” Tagliò corto Yukio avanzando verso la grotta solitaria “Se vogliamo tornare a riva dobbiamo probabilmente raggiungere l’altro lato dell’isolotto laggiù.”, dette le spalle a Rin velocemente senza neppure controllare la salute di Shiemi. Se avesse lasciato Lamia, di sicuro suo fratello avrebbe visto la coda e così si stava appellando alle forze celesti per non abbandonarlo in quel momento. Con le braccia ormai ridotte all’insensibilità, si affacciò sull’antro oscuro annusando l’aria che odorava di molluschi al sole. “Non è esattamente un luogo profumato…” si lasciò sfuggire un commento restando però impassibile. “Oi, che faccio con Shiemi?” Rin lo aveva raggiunto portandosela in braccio imitando Yukio con Lamia e lo guardava intontito da tutta l’acqua salata che aveva evidentemente ingurgitato. “Continua a fare esattamente quello che stai facendo. Portala in braccio finché non si riprende.” “Oh, acuta osservazione.” “Rin… Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata.” Sospirò il fratello avanzando un passo all’interno della grotta. “Che? Aspetta, vado io per primo! Potrebbe essere pericoloso!” Rin scattò davanti a Yukio sballottando Shiemi in qua e in là, “Fermo lì, hai una ragazza a cui badare non fare lo stupido e contieniti.” Lo riprese Yukio giungendo sull’orlo di un acquitrino. “E adesso?” Rin non lo aveva nemmeno ascoltato, intento com’era a specchiarsi in quell’abisso nero. “Sembrerebbe non esserci altra via d’uscita oltre quella da cui siamo venuti.” L’altro si sporse stringendo la presa attorno a Lamia. “Dobbiamo tuffarci.” Concluse poi scrutando l’oblio. “E tutto quel bel discorso sul proteggere le fanciulle indifese?” “Direi che con un’analisi a dir poco scontata, passi in secondo piano rispetto al raggiungere i soccorsi. Non credi?” “Parli troppo da quattr’occhi, non ti capisco.” Rin lo guardò storto e Yukio alzò gli occhi al cielo sospirando, “Avvicinati e prendi la mia bomboletta d’ossigeno.” “Che!? Sei sicuro? E tu come farai?” “Non è per te, mettila a Shiemi.” “Ah…” Rin posando un istante la compagna sulla roccia, si avvicinò a Yukio sfilandogli la bombola portatile dal collo. I muscoli del fratello s’irrigidirono mentre tentava con tutte le forze di non fargli notare la coda di Lamia. Tornò poi a rilassarsi solo quando Rin dandogli le spalle per imbragare Shiemi, gli permise di allontanarsi e senza aggiungere ulteriori spiegazioni si tuffò per primo. Il piano era quello di raggiungere l’altra parte molto prima del fratello così da poter nascondere Lamia da qualche parte, o per lo meno trovarle un nuovo travestimento. “Yukio, com’è che si mette questa cosa..?” Rin alle prese con la mascherina stava cercando di farla indossare a Shiemi con scarso successo. “Yukio?” si voltò ma del fratello nessuna traccia. “Maledetto, è già andato!” strillò stringendo le unghie attorno alla bombola cercando poi di sbrigarsi. Il professore Okumura riemerse dopo due minuti di apnea. La vista gli si era annebbiata ma riuscì comunque a far rotolare Lamia fuori per prima. Tossendo sommessamente, si tirò fuori dalla pozza subito dopo rimanendo una manciata di secondi ad ansimare rannicchiato accanto allo specchio profondo. Deglutendo, non indugiò ulteriormente alzando rapido lo sguardo sull’ambiente circostante. Si trovava in una grotta spoglia, di pietra dura. Da un grande buco nel soffitto, entravano spiragli di luce lunare che illuminavano fiocamente un lungo tunnel verso chissà quale altro luogo mentre in basso piccoli agglomerati di corallo scintillavano azzurri come se fossero pietre preziose. Non c’era però tempo per ammirare il panorama, così alzandosi a carponi si avvicinò a Lamia voltandola a pancia in su. Si avvicinò con un orecchio al suo naso e sentì il suo respiro regolare. Un brivido gli percorse la schiena e si sentì travolgere di un fortissimo desiderio di contatto. Desistette però dallo sfiorarla allontanandosi di scatto facendo grandi respiri per recuperare la razionalità. Gli occhi gli caddero sulla coda della succube, ancora lasciata libera e così cercò un qualche mezzo per nasconderla. Nulla però in quella grotta poteva fare al caso suo, nulla tranne i suoi stessi vestiti. Si tastò gli indumenti fradici scossando il capo. Sarebbe stato troppo sconveniente farla trovare dagli altri con addosso i suoi pantaloni, anche perché lui sarebbe rimasto in mutande. La desolazione tutta intorno non fece che aggravargli l’ansia sempre più crescente. Ormai Rin sarebbe arrivato a momenti e doveva pensare a una soluzione. Abbassò di nuovo lo sguardo su Lamia ma sentendosi di nuovo vittima degli impulsi lo distolse ancora fissando il vuoto. Questa volta non c’era via di fuga, certo sarebbe potuto fuggire con lei raggiungendo l’altro lato dell’isola per primo ma anche in quel caso come avrebbe spiegato ai soccorsi che la sua studentessa era una succube? Ci sarebbero sicuramente state delle conseguenze. E si sa, dal momento che una cosa tira l’altra, sarebbero venuti anche a scoprire del suo legame con la donna. Questo lo avrebbe certamente portato davanti ai Grigori, ne sarebbe stato disonorato sia come esorcista che come professore per essersi riuscito a far soggiogare da un demone per di più sua studentessa. Lo scandalo che poi ne sarebbe dilagato lo avrebbe certamente condotto al licenziarsi e al ritirarsi come eremita sulle montagne. Per di più la sola vicinanza con la donna lo stava mettendo seriamente alla prova. Mentre la sua testa frullava di tutte queste supposizioni catastrofiche sull’imminente futuro, Lamia aprì gli occhi lentamente. Dopo un paio di colpi di tosse, sputacchiò l’acqua che aveva inavvertitamente respirato recuperando la voce. “Oi, che fine hanno fatto i miei occhiali?” il suo squittio rimbombando nella caverna fece sobbalzare Yukio. La donna si tastò il naso irritata, “Maledetta seppia ti infilo in una casseruola a fuoco lento poi ti scarico giù per il gabinetto dell’autogrill più sudicio di tutto il Giappone. Ci tenevo a quei cosi.” si tirò su a sedere digrignando i denti farfugliando imprecazioni contro il Kraken. “Sei quasi morta e tu pensi agli occhiali?” fu la prima cosa che Yukio riuscì a dire guardandola. “Sei un demone, non ti servono.” “Stai scherzando, spero. Erano il mio marchio distintivo!” lo guardò storto lei incrociando le braccia. Yukio la guardo in silenzio contando lentamente da 1 a 10 nella sua testa per tenersi aggrappato almeno alla logica della matematica. “Comunque vedo che ti sei ripresa. Eri priva di sensi.” Disse poi freddamente. “Ah davvero? Non me ne ero accorta…” sbuffò sarcastica Lamia ricambiando il suo sguardo cinico, “Per curiosità, dove mi hai portata?” “Storia lunga. La priorità adesso va alla tua coda.” Il ragazzo indicò il batuffolo di pelo nascosto sotto la coscia della succube, “Rin è anche lui qui assieme a Shiemi e stanno arrivando. Il tempo stringe.” “Porca paletta! Lilith mi ammazza per davvero!” ci mancò poco che la mandibola di Lamia si dislocasse, “Ho perso pure il pareo!” “Già.” “Che faccio!?” “Sto cercando di ragionare ma mi è difficile…” Yukio distolse lo sguardo serrando i pugni. Respirava a scatti e sudava freddo. Lamia rimase per un attimo in silenzio ammorbidendo lo sguardo. “Settimo giorno mi pare.” Mormorò con un mezzo sogghigno. Il ragazzo non rispose deglutendo rumorosamente. “Se vuoi posso baciarti ora.” Disse con tono ammaliatore. Yukio inspirando profondamente ci pensò su per poi scossare il capo buttando fuori tutta l’aria con rammarico. “Non abbiamo catturato il Kraken, non sarebbe leale.” Scossando il capo si alzò in piedi allontanandosi di qualche passo. Lamia lo guardò sorpresa, ammutolita. “Preferiresti impazzire piuttosto che rinunciare alla tua integrità!?” la donna si alzò in piedi a sua volta squadrandolo sconvolta. “Sì.” Rispose secco lui cominciando a camminare, “Allontaniamoci un po’ e cerchiamo qualcosa con cui coprirti. Presto.” Disse atono dandole le spalle. Lamia era incredula. “Non ho intenzione di cibarmi subito dopo il bacio se è questo che ti turba!” gli corse dietro rapida. “Non è per questo motivo. Sono uno che tiene fede alle sue promesse e ci tengo che vadano rispettate.” Yukio fermò il passo voltandosi verso di lei. “Guardati, se continui così non riuscirai nemmeno a pensarlo un piano per far fuori quella bestia.” Lamia lo guardò seria aggrottando le sopracciglia. Davanti a lei, Yukio sgranò impercettibilmente gli occhi rimasto di sasso davanti all’evidenza. Aveva lo sguardo scavato, era pallido e faticava a stare concentrato perdendosi negli occhi della succube. “Forse hai ragione.” Chinò il capo stringendo occhi e bocca. Alzò le testa lentamente guardando altrove pensieroso. “Tu ormai mi hai avvelenato.” Mormorò stringendo i pungi. “Dunque…” Lamia gli si avvicinò ancheggiando sinuosa e lui non si mosse di una virgola. “Me lo permetti?” la donna gli prese il volto tra le mani con delicatezza. La sua coda si arricciò attorno alle loro gambe legandoli insieme. Yukio non rispose limitandosi a fissarla con una faccia scolpita nella pietra. Quindi, la succube lasciandosi sfuggire un ghigno malizioso gli sfiorò una guancia con la punta del naso e molto elegantemente scivolò sulle sue labbra baciandolo di gusto. Nonostante Yukio sentì un improvviso sollievo accompagnato dal ritorno del suo raziocinio, cominciò a sentirsi sempre più arrabbiato e nervoso. Lamia gli aveva fatto tradire se stesso. Lo stava cambiando e lo aveva già cambiato. Non appena il bacio si sciolse, lei lo guardò negli occhi soddisfatta ma lui era assolutamente impassibile da quanto era infuriato. “Io ti odio.” Sibilò nel silenzio pietrificandola. Lamia rimase a fissarlo inerme sentendosi rifiutata per la prima volta in tutta la sua esistenza e un qualche meccanismo masochista scattò in lei facendole avere un tuffo al cuore. La stava ripudiando eppure non si era mai sentita così bene. Quello sguardo carico di odio rivoto a lei da un ragazzo era talmente raro che era rimasta a scrutarlo in ogni minimo dettaglio. Ma in quel momento Rin emerse dalla pozza annaspando trascinandosi dietro Shiemi ancora priva di sensi con la maschera per l’ossigeno infilata alla bell’e meglio. “Grazie per avermi aspettato!” tossì il ragazzo sarcastico trascinando Shiemi fuori dall’acqua respirando affannosamente. Yukio s’irrigidì all’istante. Lamia di spalle non mosse un muscolo mentre Rin alzando gli occhi distratto, notò quasi subito la sua coda. “Ma…” il ragazzo socchiuse la bocca sbattendo più volte le palpebre, “Quella è… Una coda!?” disse trafelato e il cellulare di Yukio prese improvvisamente a squillare.
“Razza di deficienti! Se volete fare di testa vostra, almeno fatelo quando il responsabile non sono io!” Shura strillava dall’altro capo del telefono incazzata come una biscia. “Oh, pare che la professoressa Kirigakure sia riuscita a contattarli al cellulare!” Shima alzò le antenne seduto sulle scale della passerella accanto a Ryuji, Koneko e Lilith chiusasi a ricciolo dall’ansia. “Cosa? Stanno tutti bene!?” la ragazza alzò la testa di scatto con gli occhi a palla, “Non lo so, ma direi di sì se hanno risposto alla chiamata…” disse Ryuji guardando Shura strillare in riva al mare rivolta verso l’ombra dell’isolotto lontano sulla linea dell’orizzonte. “Sono contenta che stiate tutti bene, così posso accopparvi io con le mie stesse mani!” continuò a urlare cercando poi di contenersi un minimo. Yukio col telefono a debita distanza dall’orecchio la ascoltava grondando sudore. Rin non aveva ancora detto una parola e Lamia era lì davanti a loro con la coda sempre in bella vista. Gli venne un improvviso terrore che il fratello potesse dirle qualcosa di scomodo così si affrettò a chiudere la chiamata. “Ci dispiace, Shura. Ma ora dobbiamo trovare il modo di tornare da voi. Temo di doverti salutare.” Disse guardando Rin col cuore in gola, “Fermo lì signorino, dove siete?” “Sull’isola davanti alla spiaggia, sulla sinistra.” “Oh, bene allora!” la voce della donna ora era molto più serena, quasi gaudente. “Secondo le nostre ricerche, in questa zona ci sono tracce di un culto rivolto a un Wadatsumi, un Dio del mare. Si parla di un millennio e mezzo fa e nonostante questa religione non venga più praticata, pare che la creatura si trovi proprio sull’isola su cui siete capitati.” “E tu credi che sia ancora vivo dopo tutto questo tempo?” “Probabilmente. Il motivo per cui il Kraken non è entrato in questo specchio d’acqua è proprio lui.”. Yukio annuì al telefono senza perdere di vista Lamia e il fratello. “Mentre siete lì cercatelo e quando lo avete trovato richiamatemi.” “Aspetta, Shura!” Rin d’un tratto aprì bocca facendo impallidire Yukio. La professoressa non riattaccò per il rotto della cuffia ma lui interruppe la chiamata per primo tempestivamente. “Perché l’hai fatto!?” il fratello troncato a metà frase, aggrottò le sopracciglia facendosi avanti, “Volevo chiederle dell’elicottero e se le persone erano sane e sal…” ma l’altro aveva rapidamente tirato fuori una delle sue pistole puntandogliela contro davanti a Lamia rimasta in silenzio per tutto il tempo. La succube non sapeva come comportarsi e la sua espressione era mutata in qualcosa di statico per il troppo sforzo mentale. Riputava Rin uno scemo ma rappresentava comunque un rischio ora che l’aveva vista in quelle condizioni. Vedendo Yukio puntargli contro la sua arma era indietreggiata bruscamente guardando entrambi con la testa nel pallone. “Yukio… Che fai!?” il ragazzo sgranò gli occhi davanti alla minaccia. “Ma guarda che delizioso teatrino…” Mephisto aveva visto tutto e applaudiva sommessamente dall’alto dei cieli. Sulla sua poltrona fluttuante era pari a Dio. Sogghignava compiaciuto sbirciando Yukio puntare la pistola contro il suo stesso fratello e nonostante questo avesse scoperto la vera identità di Lamia non sembrava affatto turbato. “Orsù fanciulli, dopo tutto non importava realmente che restasse strettamente segreto… L’importante è che nessuno ora faccia la spia ai piani alti.” Ridacchiò gustandosi a fondo lo spettacolo. “In ogni caso la carissima Lamia si merita un regalino…” d’un tratto pensò a Lilith rimasta sulla spiaggia all’oscuro di tutto e pregustando la sua futura reazione in merito, schioccò le dita una prima volta lasciando cadere qualcosa sotto di lui, poi una seconda scomparendo. “Non fare lo stupido. Tu hai visto tutto e non posso permetterti di fare la spia.” “Di che parli!? Io fare la spia? Perché dovrei?” “Rin, giura che non dirai mai a nessuno di quella coda o sarò costretto a spararti.” Yukio guardava Rin con uno sguardo tagliente come una lama. “Yukio… Non posso credere che tu mi stia dicendo una cosa simile… Sei mio fratello.” Sussurrò l’altro incredulo, “Su di te pende già la pena di morte.”  “D’accordo, ho visto che Lamia ha… Beh una coda e sono… Sorpreso. Però per quale motivo dovrei dirlo a qualcuno?” “Forse non intenzionalmente ma potrebbe scapparti detto. Giurami che non succederà.” “Aspetta, perché per te è così importante? Insomma…” Rin guardò di nuovo Lamia da capo a piedi e la donna s’irrigidì sotto il suo sguardo, “Sei davvero un… demone?” cambiò momentaneamente argomento rivolgendosi alla succube e lei annuì in silenzio. “Rin, conto fino a tre.” “Fermo! Va bene lo prometto ma non ci sto sinceramente capendo niente!” il ragazzo guardò il fratello agitatissimo, “Com’è possibile che lei sia… Un demone? Da quando? Perché la difendi? Tu lo sapevi?” farfugliò mille domande in preda allo shock. “Non sono affari tuoi, l’importante è che nessuno oltre noi lo venga a sapere.” “Un momento e… Lilith? È un demone anche lei?”.
“Tieni, la cena a sacco.” Shima, che era andato a prendere da mangiare per tutti, porse un vassoio anche a Lilith che lo prese seppur riluttante. Lo stomaco le si era chiuso completamente. “Ah certo che i fratelli Okumura con Moriyama e Lamia…” ridacchiò sornione aprendo una lattina di tè tornando a sedersi con lei e gli altri, “Chissà cosa stanno facendo quei quattro sull’isola deserta…” insinuò immediatamente i pensieri più disparati nella testa già frullante della ragazza che fissò la striscia di sabbia ai piedi della scalinata cominciando a tremare. Già, chissà cosa stavano facendo sua sorella e gli altri tre della compagnia? Sua sorella succube, in costume da bagno. Così esposta in un posto così sperduto. Con tre esseri umani. Dotati di occhi e intelletto. Cominciarono a tremarle le ginocchia e dentro di sé pregava affinché non combinasse nessun casino. D’istinto controllò che il suo pareo la coprisse per bene cercando di stare tranquilla. “Certo che Shima sei proprio spensierato.” Osservò Koneko inforcando le bacchette con la cena scoperchiata sulla cosce, Suguro invece non disse nulla mangiando in silenzio. “Che c’è Bon? Qualcosa non va? Sei taciturno stasera…” Shima ignorò Konekomaru alzando gli occhi su Ryuji, “Sto mangiando, è normale che stia zitto.” “Oh già… Tu invece Lilith, perché non mangi?” il ragazzo allora si rivolse alla ragazzina rimasta sulle sue seppur in mezzo al trio di giovincelli. Lilith lo guardò con la coda dell’occhio fissando poi il pasto sigillato sul suo grembo, “Certo che in confronto alla cena di ieri questo è beh… Però faresti bene a mangiare qualcosa…” “Shima, da quand’è che sei diventato sua madre?” la voce di Izumo provenne da qualche gradino più in alto, dove lei in disparte li aveva ascoltati fino ad allora senza commentare. Lilith tremò alla parola madre ma non lo dette troppo a vedere. “Oh, Kamiki! Non mi ero accorto che fossi lassù, dai avvicinati!” Shima ruotò il busto facendole cenno di scendere ma lei scossando il capo lo ignorò bellamente. Ryuji la guardò di sottecchi masticando a bocca chiusa un boccone di riso. 
“Sì, siamo due succubi.” Lamia intervenne mettendosi in mezzo alla faida tra fratelli. “Lamia, spostati o sparerò anche a te.” “Abbassa la cresta, bimbo.” La donna si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo. “Ormai mi ha vista, c’è poco da fare. Meglio che sappia tutta la storia così da non fare più domande e accantonare la questione.” A quelle parole, lo sguardo di Yukio sembrò vacillare e ammutolendo rinfoderò la pistola guardando altrove. “Bene…” Lamia volteggiando la sua lunga coda si rivolse nuovamente a Rin in ascolto. Il ragazzo seguì i movimenti della succube molto attentamente, ancora visibilmente incredulo davanti alla scena. “Il succo della storia è che io e Lilith siamo scappate di casa e ci stiamo rifugiando qui. Non siamo cattive e penso che tu possa in fondo capirci meglio di chiunque altro.” La donna accennò al suo essere un mezzo sangue e il ragazzo sussultò. “Certo…” mormorò deglutendo pensieroso, “Immagino anche che tu non voglia che io e Lilith facciamo una brutta fine… Mi pare che mia sorella ti stia simpatica.” “È mia… Amica… Ed è la prima che non ha cambiato opinione su di me… Ora ho capito il motivo…” ammise Rin sempre più convinto dalle parole di Lamia, “Splendido. Allora non ti costerà nulla mantenere il segreto. In fondo glielo… Ce lo devi.” Sogghignò soddisfatta. “Visto, non serviva nessuna minaccia…” Lamia si voltò verso Yukio pavoneggiandosi, “Ah, un’altra cosa…” tornò a guardare Rin indietreggiando al fianco del suo gemello sfiorandogli una spalla, “Lamia, no.” “Io e lui siamo legati da…” “Lamia stai zitta!” il ragazzo si scostò bruscamente fulminandola con lo sguardo. “Yukio… falla finire. Per favore…” Rin li guardava accigliato ma sempre più curioso, “Yukio, sbaglio o è tuo fratello? Pensi di poterglielo tenere nascosto per sempre? Già che ci siamo…” “…Fa come ti pare.” sibilò Yukio stringendo i pugni per contenere i suoi istinti omicidi. “Bene. Io e il tuo fratellino abbiamo stipulato un patto. Tale patto implica il mio cibarmi del suo sangue saltuariamente. Me lo ha concesso perché io non attaccassi altri studenti per mangiare.” “Tu… succhi il sangue di… Yukio? Cioè, voi succubi succhiate il sangue!?” Rin sgranò gli occhi incredulo, “Già.” “Quindi tu e Lilith siete delle specie di… Dracula?”. Lamia roteò gli occhi sospirando, “Non proprio… Per il momento soltanto io. Mia sorella si fa bastare il vostro cibo schifoso. Ma questa è un’altra storia.” Tagliò corto la donna incrociando le braccia. “Quindi, abbiamo il tuo silenzio?” fece dunque la domanda fatale. “Direi di sì ma… Se io che sono il figlio di Satana sono venuto allo scoperto perché voi non dovreste? Insomma… non per farmi gli affari vostri ma mi sembra assurdo…” “Sbaglio o sei finito davanti al tribunale del Vaticano e come ha detto Yukio, su di te pende una pena di morte?” gli rispose Lamia con un’altra domanda e lui ammutolì. “Sono i Grigori che temete?” “Non solo.” La voce della donna si fece greve. “Visto che mi sembri un tipo che ci tiene molto a proteggere i suoi cari… Oltre a giurare silenzio potresti anche aiutarci a stare nascoste. Non pensi che ti dispiacerebbe se fossimo costrette ad andarcene di punto in bianco?” Le sue parole lasciarono Rin di sasso. Yukio li scrutava teso come una corda di violino tenendo una mano sul fodero della pistola pronto a sfoderarla in caso gli fosse servito. “Va bene, vi aiuterò.” Rin sospirando, finì con l’alzare il pollice all’insù sorridendo deciso, “Chi sono io per giudicarvi?” si grattò la testa sorridendo ancora di più. Yukio sgranò gli occhi da quell’inaspettato responso. Era convinto che la stupidità del fratello lo avrebbe condotto a fargli del male. Invece vedendolo così ben disposto ad accettare la situazione lo fece sentire un po’ in colpa per non essere ancora riuscito ad accettarlo pienamente come figlio di Satana. Si morse un labbro distogliendo lo sguardo. “Ma quindi ora…” Rin abbassò il braccio grattandosi una guancia con l’altra mano, “Come facciamo a nasconderti la coda?” chiese riportandoli al punto di partenza.
Nel frattempo sulla spiaggia la situazione non si era mossa. Le squadre monitoravano il Kraken rimasto negli abissi in prossimità del golfo mentre Shura attendeva la chiamata di Yukio completamente allo scuro di cosa stesse accadendo sull’isola in quel momento. La pila di vassoi vuoti dei ragazzi giaceva a lato della scalinata e il gruppetto a pancia piena stavano aspettando che qualcosa finalmente cominciasse a muoversi. Tutti tranne Shima che ovviamente in quella gamma piatta si sentiva di nuovo in vacanza. La paura del Kraken gli era passata non vedendolo più all’orizzonte. “Vi va una partita a carte?” “Shima, la missione non è ancora finita.” “E dai… Una partitella a Shichi Narabe non ce la toglie nessuno…” “Non possiamo giocarci in cinque.” “Tranquilli io ne faccio volentieri a meno.” Izumo dall’alto troncò immediatamente l’idea chiamandosi fuori dai giochi, ancora non era chiaro che volesse starsene per i fatti suoi. “Avanti Kamiki, almeno una partita a carte vieni a fartela…” la guardò sconsolato Shima. “Shima, non puoi semplicemente ignorarla? Non si merita le nostre attenzioni.” Disse Ryuji infossando le testa nelle spalle incrociando le braccia. “Come se non avessi notato che continui a guardarmi!” “Cerchi botte, donna!?” il ragazzo alzò la testa sfidandola. “Oi, non ricominciamo a litigare, stavate andando così bene…” intervenne Renzou alzando le braccia come un arbitro. “Guten Abend, fanciulli. Ancora niente Kraken?” Mephisto d’un tratto comparve ai piedi della scalinata guardandoli con le mani sui fianchi. Lilith sobbalzò rivedendoselo davanti e serrando la mandibola rimase a fissarlo come uno stoccafisso. Dentro di lei sapeva bene che se c’era qualcuno che poteva dirle cosa stesse succedendo sull’isola, quello era proprio lui. Il demone la guardò negli occhi arricciando le labbra aspettando una risposta dagli studenti. “Lord Pheles… È ancora qui?” “Mi pare ovvio, figliolo.” Rispose a Koneko con non curanza, “Allora? Novità?” “Non direi…” il ragazzetto scossò la testa senza sapere che dire. “Oh. Che noia.” Mephisto si voltò verso il mare sospirando. Però non sembrava davvero annoiato. Lilith guardandolo darle le spalle ponderò se avvicinarsi o meno. Ma finché lui non dava cenno di allontanarsi, sarebbe rimasta immobile in quel punto. La curiosità l’attanagliava ma allo stesso tempo alzarsi e andargli a parlare davanti a tutti era l’opzione meno indicata. Così travagliata dai suoi stessi pensieri si isolò dal mondo esterno restando in attesa. 
   
 
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