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Autore: Danmel_Faust_Machieri    17/12/2016    2 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Danmel_Faust_Alfivelli: Gentili lettori, prima di lasciarvi al capitolo nuovo mi sento in dovere di dirvi un paio di cose: innanzitutto voglio ringraziarvi per averci seguito fino a questo punto, di media ogni capitolo è stato letto da 100 ragazzi, siamo motlo orgogliosi di aver raggiunto questo traguardo e lo dobbiamo a voi, quindi, grazie mille! Durante queste vacanze natalizie sarà difficile per noi mantenere una continuità quindi, al termine di ogni capitolo, scriveremo quando sarà pubblicato il nuovo; infine, utlima informazione ma non per importanza, al termine di questo periodo festivo, quindi dopo la prima settimana di gennaio, torneremo operativi al 200% perché abbiamo intenzione di pubblicare due capitoli a settimana: uno di mercoledì e uno di sabato.
Per il momento ho finito, vi auguriamo una buona lettura e vi ringraziamo di cuore.

Era passato appena un giorno da quando Nicolò aveva visto gli occhi vacui del suo amico riflessi nel suo specchio. Il ragazzo avrebbe raggiunto immediatamente la cella di Feril ma Camilla l'aveva bloccato e, per non far preoccupare l'amica, aveva deciso di rimandare la visita al giorno seguente. Non voleva raggiungere l'amico, se rimaneva lontano dalla gilda avrà avuto i suoi motivi per farlo si ripeteva il bardo, voleva solo sapere da Feril di cosa gli aveva parlato. Appena arrivato nel carcere salutò le guardie all'ingresso togliendosi il tricorno e, dopo aver ottenuto il permesso di visitare il prigioniero, iniziò a scendere le scale che portavano alle celle poggiando il bastone da passeggio ogni tre gradini, creando così un rumore ritmico de inusuale in per quei corridoi muti.
"Riconoscerei il rumore di quel tuo odioso bastone tra mille!" ridacchiò Feril prima che il ragazzo raggiungesse le celle.
"Lo prendo come un complimento" rispose lui sorridente comparendo dall'ombra della scalinata. Subito il ragazzo si voltò verso le due guardie che sorvegliavano l'accesso al piano e a quella posta a guardia della cella del prigioniero "Se non vi dispiace avrei bisogno di parlare con Feril privatamente"
"Ma… Colonnello noi…" iniziò a dire con voce tremante la guardia alla sua destra rimanendo sull'attenti.
"In caso dovesse accadere qualcosa me ne assumerò direttamente la colpa! Ora andate!" e divenuto serio in volto batté con violenza il bastone per terra e, rapidamente, le tre guardie, scapparono su per le scale simili a topi che fuggono nella tana all'arrivo del gatto.
Nicolò chiuse la porta del piano e sospirò "Uff… Desto fare il cattivo ma ogni tanto la cosa diventa efficace… Beh fa freschino qui, non trovi?" aggiunse poi il bardo strofinandosi le mani e notando che mentre parlava piccole nuvolette uscivano dalla sua bocca accompagnando le parole.
"Dubito che tu sia qui solo per parlare del tempo" disse sorridente Feril.
Ma, come se il bardo facesse finta di niente, iniziò poi dicendo "Sono felice che siano riusciti a rimuovere le guardie NPC che prima sorvegliavano questa prigione… Con gli NPC non posso far valere il mio titolo e da loro per un bardo non è troppo difficile ottenere informazioni… Meglio così…" 
"Dopo questa bella storiella mi spieghi cosa ci fai qui?" continuò a chiedere Feril che iniziava ad essere infastidito da quel continuo divagare.
Il ragazzo prese una sedia e si mise difronte alla cella "Sai perché sono qui, voglio sapere di cosa avete parlato tu ed Ashel ieri"
Il barbaro guardò confuso il bardo "Di che cazzo stai parlando? Perché mai il colonnello Ashel dovrebbe essere venuto a parlare con me?"
"Non fare il finto tonto!" si alterò Nicolò alzandosi dalla sedia "Vi ho visti attraverso lo specchio che ho messo qui qualche giorno fa!" aggiunse indicando lo specchio alle sue spalle.
"Non è possibile ti dico! Non ricordo nulla, il tuo amichetto non è mai stato qui!" iniziò a spiegare con decisione Feril.
Nicolò lo osservò un attimo negli occhi e capì che stava dicendo la verità, lui non ricordava nulla. Si fermò a meditare un attimo su come Claudio avesse fatto a rimuovere i ricordi del suo interlocutore ma non trovò alcuna soluzione al quesito. Allora il bardo rimise al suo posto la sedia e prima di tornare indietro per le scale disse "Scusa se ti ho fatto sprecare il tuo tempo Feril"
"Ah… Come se avessi un modo migliore di investire il tempo rinchiuso qui" sbuffò lui con un sorriso amaro dipinto sul volto.
Nicolò stava per iniziare a risalire le scale quando Feril urlò "Aspetta!" il ragazzo si bloccò di colpo "Chiudi la porta" aggiunse il barbaro e il bardo assecondò la sua richiesta.
"Ascoltami attentamente: hai vinto due volte, ammetto la sconfitta ed è giusto che tu abbia il premio, le armi di Achille, caro il mio Aiace. Ti svelerò una cosa: il tuo caro amico ha ucciso una persona, il tuo compagno è diventato un player killer come me" il prigioniero, col sorriso sulle labbra, si fermò per qualche secondo e aggiunse poi "Ora vediamo se sarai in grado di salvarlo"
Il bardo non si voltò e iniziò a dire "Lo sapevo"
"Cosa? Come potevi saperlo anche tu?" domandò Feril confuso.
"Ieri, quando è venuto da te, sei riuscito a convincerlo a guardarsi allo specchio… Probabilmente già allora mi volevi far sapere queste cose e quindi hai fatto in modo che io potessi guardarlo negli occhi… L'ho visto e saputo in quel momento"
Il barbaro era fermo nella sua cella e poi iniziò a ridere a gran voce "Ahahahahahah! Sono veramente un figo! Ahahahahah!"
Nicolò sorrise e riprese la sua salita "A presto Feril"
Tornando verso l'esterno domandò alle guardi se loro si ricordassero qualcosa della sera del giorno precedente ma tutte confessarono timidamente che si erano addormentate tutte nello stesso momento. Nicolò non volle chiedere altro, uscì immergendo la parte bassa dei suoi stivali nella neve, si equipaggiò nuovamente il suo pastrano e, estratta la pipa dall'inventario, iniziò a fumare. Rimase fermo qualche secondo cercando di far mente locale e di sistemare i vari pensieri. Il freddo aveva diminuito sensibilmente la folla presente per le strade della città, infatti il bardo non riusciva a contare più di 6 persone, tra giocatori ed NPC, sparsi per quella via. Pensò che almeno non doveva preoccuparsi della sua agorafobia mentre tornava a scuola, allora iniziò a camminare accompagnandosi con il bastone ogni tre passi, tirando una boccata ogni quattro e rielaborando i suoi pensieri ogni cinque.

Lorenzo era nel suo studio che stava finendo di controllare alcune informazioni riguardanti i dungeon fino ad allora esplorati del piano 26 prima di tornare alla sede della gilda per godersi un meritato pomeriggio di relax. Il suo studio era molto diverso da quello di Nicolò: nel suo era presente un'unica libreria, qualche poltrona, un divanetto, la cattedra dietro la quale era seduto e un tavolo con sopra degli strumenti da lavoro dove, nei tempi morti, si metteva a creare piccoli oggettini o alle volte anche dei mobiletti niente male. Aveva ormai finito di leggere il rapporto che gli aveva fatto avere il generale quando qualcuno bussò alla sua porta. "Avanti!" urlò lui per assicurarsi d'essere sentito di là dalla porta.
In un attimo la porta si spalancò e da essa comparve Salazar. Prima ancora di vedere il monaco iniziò a dire "Hamlaf ho bisogno di te per…" ma si interruppe non appena individuò il monaco e iniziò a ridere come uno scemo.
"Ehi?!" disse Lorenzo allora.
"Scusa, scusa!" iniziò a dire il mago cercando di smettere di ridere "Ma vedere uno vestito come te in questo ambiente così accademico è bellissimo"
"Uff… Voi Serpeverde… Sempre i soliti" sbuffò lui "Allora… Cosa vuoi da me"
Salazar riuscì a soffocare le poche risate che gli erano rimaste e, dopo aver fatto un profondo respiro, tornò serio e iniziò a dire "Vedi… Dovresti accompagnare me e un altro player nell'esplorazione di un dungeon"
"Ma oggi è il mio pomeriggio libero!" si lamentò lui.
"Vedrai che ci divertiremo! Dai, ti prego, sei l'unico su cui possiamo fare affidamento!"
"Ok ma perché proprio io?"
"Perché questo giocatore ha chiesto espressamente di te e di me"
"Quindi in tre dovremmo affrontare un dungeon?" ripensò all'esplorazione fatta con Nicolò e Alessandro e si accorse che, sebbene fossero in tre, era andata abbastanza in scioltezza come avventura però chi sarebbe stato il terzo player oltre a lui e Salazar? Sarebbe stato abbastanza in gamba?
"Salazar scusa ma, chi sarebbe questo giocatore?"
Il mago prese un profondo respiro "È Orias…"
Lorenzo era rimasto come di gesso a sentire il nome di Orias. Come mai no dei cinque aveva richiesto espressamente la sua partecipazione ad un'esplorazione a tre? Perché aveva intenzione di esplorare con questa assurda formazione quel dungeon? queste e altre mille domande continuarono ad affollarsi nella mente del monaco man mano che lui e Salazar si avvicinavano al luogo dell'incontro.
"Vedi, inizialmente Orias voleva esplorare quel dungeon da solo" gli aveva spiegato il mago "Ma quando ha detto questo al generale lei si è subito imposta perché non andasse da solo. Orias è burbero e arrogante però quando riceve un ordine categorico da Linton sa di doverle obbedire perciò a quell'ordine fece seguito un lungo battibecco: il generale voleva che procedesse nell'esplorazione con una squadra formata da più player mentre lui ne voleva pochi e allora scesero ad un accordo: Orias avrebbe portato con sé due giocatori facenti parte della prima linea a sua scelta e Orias ha scelto noi due"
"Davvero hai usato la parola "Facenti"?" domandò ironico Lorenzo arrivati al luogo dell'incontro.
"Uff… Proprio un Tassorosso" lo canzonò Salazar.
"Smettetela di litigare come due bambini!" Tuonò una voce alle loro spalle.
I due ragazzi si erano fermati fuori da una taverna posta lungo un sentiero ed è dalla porta di quella che era uscito Orias nella sua armatura in acciaio decorata con profili di draghi di color oro.
"Siete in ritardo! Muoviamoci!" disse subito lui iniziando ad avanzare lungo il sentiero.
Salazar e Lorenzo si guardarono tra loro sospirando per l'ingrato compito che gli era spettato. La loro camminata proseguì nel silenzio più totale finché non videro un castello incastonato lungo il profilo del monte sotto al quale stavano avanzando. In quel momento Orias si fermò e indicando quella rocca disse "Quella è la nostra meta!"
Lorenzo iniziò a dire "Sarà una bella scalata!"
"Già, ma siete entrambi due giocatori forti che non dovrebbero avere problemi; quindi muoviamoci!"
La scalata avvenne senza troppi problemi nel momento in cui i tre trovarono un sentiero che si arrampicava lungo il fianco innevato. Quando i tre arrivarono in cima ad esso videro il castello ergersi prepotentemente contro il cielo, era fatto di un materiale simile al ferro e mille finestre occupavano le varie facciate mentre un'unica porta accoglieva i passanti.
"D'ora in avanti dobbiamo stare particolarmente attenti, d'accordo?" disse serio Orias.
I due annuirono e insieme entrarono nel castello mentre la porta, immediatamente, si chiudeva alle loro spalle.

"Ora spiegami perché ci sei tu con me e non lei?!" chiese adirato Tempesta mentre passeggiava per i corridoi della clinica appoggiandosi al palo al quale era collegata la flebo.
"Non sei l'unico paziente di questo ospedale! E tra l'altro Linton ti ha messo sotto la mia diretta responsabilità!" spiegò Riccardo stanco di ripetere continuamente la stessa solfa.
"Sì ma la mia Antigone…" sospirò il guerriero pensando alla bella ragazza.
"Symon!" urlò una voce davanti a loro.
"Parli del diavolo…" osservò Riccardo mentre vedeva Antigone andargli incontro.
"Oh mia bella!" iniziò a declamare tempesta inginocchiandosi davanti a lei "Ti prego Antigone ascolta la supplica del mio cuore che trabocca di amore per la tua persona, ascolta il canto di questo uomo innamorato!"
"Ci sono Orpheus e Gabél che hanno bisogno di parlarti" spiegò la ragazza non badando al ragazzo inginocchiato difronte a lei.
"Capisco, ora arriviamo" disse a lei poi, rivolgendosi al ragazzo, "Te tirati in su intanto!"
E mentre Antigone scese le scale per raggiungere i due ragazzi Tempesta sconsolato si rimise in piedi depresso per quella nuova sconfitta.
"È la quinta volta che ricevi un due di picche da parte sua?" domandò il chierico.
"La settima" piagnucolò lui.
I due ragazzi impiegarono circa un minuto a fare le scale, data l'indisposizione di Tempesta, e, non appena arrivarono al piano terra videro Antigone dialogare amorevolmente con Nicolò lasciando così in disparte il povero Alessandro. Vedendo la scena Tempesta venne divorato da una bruciante invidia.
"Ah eccoti Symon!" disse Alessandro vedendo l'amico "E c'è anche Tempesta! Come stai? La convalescenza sta andando bene?"
"Prima andava meglio!" rispose digrignando i denti il guerriero e senza distogliere gli occhi da Antigone e Nicolò.
"Ah Symon eccoti!" sorrise Nicolò congedandosi gentilmente da Antigone "È bello rivedere anche te Tempesta" aggiunse salutando il giocatore mentre lui lo guardò in cagnesco "Bene Symon hai un po' di tempo per noi?"
"Certo che sì, è una cosa veloce o…?"
"Preferiremmo metterci a sedere per un po', sempre che voi possiate" rispose Alessandro.
"Venite pure" rispose Riccardo invitando i ragazzi a seguirlo in un'altra stanza ma fu sorpreso nel vedere che Antigone la stava seguendo "Antigone? Tu non avresti dei pazienti a cui badare?"
"Per oggi ho finito quindi posso anche intrattenermi un po' con voi" sorrise felice avvicinandosi a Nicolò; mossa che fece imbestialire il povero Tempesta.
Non appena tutti si furono seduti intorno ad un tavolo Antigone offrì loro delle tazze di tea caldo.
Alessandro ringraziò la ragazza e iniziò a dire "Symon, ascolta, io e Orpheus ci stavamo chiedendo se esistesse la possibilità di creare un veleno in grado di eliminare i ricordi di una persona"
Gli sguardi di tutti si concentrarono sul barbaro e sul bardo che seri in volto sorseggiavano dalle loro tazze.
"Ma che razza di domanda è?!" disse Tempesta "È impossibile creare una cosa del genere!"
"Perché vi serve sapere questa cosa?" domandò Riccardo di risposta.
Alessandro si voltò verso Nicolò chiedendogli con lo sguardo di rispondere al compagno. Non appena tornato alla sede della gilda dopo aver parlato con Feril, Nicolò aveva incontrato Alessandro e, avendo  già intenzione a priori di raccontare a lui e Lorenzo del discorso avuto col barbaro e di ciò che aveva saputo su Claudio, gli disse tutto e fu proprio lui a suggerirgli l'idea del veleno, così, insieme, decisero di porre quella domanda a Riccardo senza però dirgli nulla di più.
"Oggi abbiamo incontrato un giocatore che non riusciva a trovare il luogo in cui aveva lasciato il suo cavallo da galoppo; lo abbiamo aiutato un po' e poi lui si è accorto di non ricordare altri fatti avvenuti in un determinato lasso di ieri. Ci siamo quindi chiesti se questa amnesia non fosse generata da un qualche tipo di avvelenamento o di incantesimo…" mentì Nicolò convincendo tutti gli uditori.
Nessuno dubitò del bardo e Riccardo prese subito la parola "Beh… Non ho mai sentito di un veleno in grado di rimuovere la memoria però credo che sia ottenibile… Però, dati gli eventi, sono quasi sicuro che la vostra deduzione sia corretta"
"Quindi potrebbe esistere una cura per il veleno?" chiese Tempesta.
"Non credo" intervenne Antigone "Gli antidoti e le cure in genere sono in grado di rimuovere determinati status però, in questo caso, mi sembra di capire che il giocatore non ha uno status alterato, se no se ne sarebbe accorto da subito"
"Antigone ha ragione" approvò Riccardo "Potrebbero esistere pozioni che rendono immune a tale avvelenamento ma non in grado di curarlo"
"Va bene, grazie mille per tutto, siete stati molto gentili a concederci un po' del vostro tempo" disse Alessandro alzandosi dalla sedia per essere poi seguito da Nicolò.
"Andate di già? Siete sicuri di che non volete fermarvi ancora un po'?" domandò Antigone guardando Nicolò.
"Ci dispiace ma dobbiamo sistemare alcune cose a scuola e poi dobbiamo passare a controllare la sede della gilda" disse il bardo con volto dispiaciuto.
I due a quel punto si congedarono e tornarono per la loro strada.
"Allora io torno a badare agli altri pazienti" iniziò a dire Antigone "Ci vediamo più tardi" e anche lei scomparve fuori dalla porta della stanza.
"Uff… Perché una ragazza bella come lei deve essere interessata a un tipo come Orpheus?" domandò Tempesta accasciandosi sul tavolo.
"Cosa vuoi che ti dica?" rise Riccardo "Io di donne non ci ho mai capito nulla"

Non lontano dalla clinica dove lavoravano Riccardo e Antigone si trovava un piccolo caffè in cui molti giocatori si ritrovavano nel tardo pomeriggio per rilassarsi dopo le varie missioni. Era lì che Camilla e Linton si erano date appuntamento per chiacchierare un po' tra donne. Il generale aveva ordinato una bevanda che si chiamava rimea mentre Camilla un tea caldo aromatizzato alle foglie di Pyron. Erano lì e discutevano come due amiche del mondo reale, come due persone normalissime in un luogo altrettanto normale.
"Sai" iniziò a dire Linton "Ogni tanto credo che potrebbe anche arrivarmi a mancare questo mondo"
Camilla la guardò confusa.
"Oh, non fraintendermi! Ho una famiglia fuori da questo gioco, un marito meraviglioso e un figlio bellissimo che mi aspettano a casa però… Mi mancherà avere a che fare con persone come te e i tuoi compagni"
"Beh, una buona amicizia non si deve per forza fermare perché le cose cambiano" sorrise la maga fissando la paladina.
"Ahahah, una volta ero io a consolarti e guardaci ora" rise la donna compiaciuta.
"Senti Linton… Ho una domanda da farti"
"Dimmi tutto Mineritt"
"Vedi… Io mi chiedevo… Come mai una donna come te è appassionata di questo genere di giochi?"
"Ah… Non saprei dirti… I giochi mi hanno affascinata fin da quando ero piccola; mi incantavano le storie dei vari personaggi, mi stregavano i luoghi inimmaginabili che prendevano forma davanti ai miei occhi e anche io sognavo un giorno di arrivare a creare un qualcosa di simile, un mondo fatto di storie indimenticabili… Ma poi, quando ho iniziato a giocare a Last Soul Online ho scoperto che quello che per me era un sogno per qualcun altro era diventato una fissazione in grado di portarlo a compiere delle scelte folli…" mentre pronunciava queste ultime parole il tono di Linton si fece più grave e la presa sul bicchiere che aveva davanti a sé sempre più stretta.
"Linton?!" cercò di destarla Camilla da quella improvvisa sorta di trance.
Lei si scosse un attimo e comprendendo quello che era successo si scusò con la ragazza "Ogni tanto pensare all'uomo che ha portato a tutto questo mi fa esplodere di rabbia" e cercò infine di sdrammatizzare il tutto con una risata "Ehi Mineritt" disse poi dopo aver scorto una persona fuori dal caffè "Sbaglio o quello è il tuo bel Zarathustra?"
Camilla si voltò di scatto e vide il ragazzo proprio nello stesso momento in cui lui la vide "Oh cavolo…" esclamò lei.
"Cosa c'è? Avete litigato?" domandò il generale.
"Circa…" disse lei mentre sentiva la porta aprirsi "Sta di fatto che io non voglio averci più niente a che fare?"
"E tu glielo hai detto?" continuò il generale ma vedendo il ragazzo avvicinarsi al loro tavolo si rispose da sola "Credo proprio di no"
"Buon pomeriggio Mineritt" salutò lui "E buon pomeriggio anche a lei generale"
Linton prese subito la parola "Buon pomeriggio a te Zarathustra; ci dispiace ma io e Mineritt dobbiamo partire subito per un ammissione quindi, se non ti dispiace" e alzandosi la donna afferrò il braccio destro della maga e si incamminò con lei all'esterno "Scusaci e alla prossima!" gridò il generale poco prima di aprire la porta.
Le due corsero via, come fanno i bambini dopo aver suonato a tutti i campanelli di un condominio per fare uno scherzo, e, dopo essersi rifugiate in una viuzza sperduta nella neve, scoppiarono a ridere come due quattordicenni.
"Ahahahahah, erano anni che non aiutavo un'amica a sganciarsi da uno che le andava dietro ahahahahah" osservò Linton appoggiandosi ad un muro.
"Grazie Linton ahahahahah mi hai salvata ahahahahah" rispose Camilla sedendosi nella neve fresca.
"Ascolta…" disse allora il generale dopo essersi ripresa dalle risate "Ancora non mi hai chiesto del perché mi volevi vedere… Hai detto che era urgente"
"Ah sì… Scusa… Mi ero dimenticata! Volevo sapere dove trovare una cosa e pensavo che tu lo potessi sapere" non appena la ragazza ebbe comunicato all'amica l'obbiettivo della sua ricerca lei scoppiò a ridere e disse che l'avrebbe personalmente accompagnata dovre avrebbe potuto trovare quello che cercava.

Alessandro aveva sentito che Lorenzo era andato in missione al piano 26 e aveva deciso di mettersi alla sua ricerca. Non sapeva la natura della missione, con chi era o simili ma sapeva che Nicolò aveva urgenza di parlargli e, dato che questi nel pomeriggio aveva lezione, aveva chiesto all'amico di cercarlo per lui. Era entrato in una taverna isolata ai piedi di alcune montagne e aveva parlato con gli NPC per avere qualche informazione riguardo l'amico ma niente da fare, poi però vide una ragazza NPC seduta sola ad un tavolo e provò ad interagire con lei "Oh! Salve prode cavaliere!" disse lei "Devi essere qui per misurarti con il potente mago nel suo castello, vero? Ho sentito che tre viandanti sono stati rinchiusi al suo interno da un potente sortilegio… Dimmi, ti senti in grado di salvarli?" davanti ad Alessandro comparve una finestra che recitava "Accetti la quest "Il castello del mago Etnalta"?" Il ragazzo senza pensarci due volte digitò sulla risposta "Sì". "Sapevo che eri un prode cavaliere!" continuò allora la NPC "Ti affido questo anello forgiato da mio nonno, solo con questo potrai spezzare l'incanto del mago" così dicendo porse un oggetto ad Alessandro e subito esso comparve al dito del guerriero accompagnato da una nuova finestra che diceva " "Anello di Morgana" equipaggiato"
"Il potere dell'anello si consumerà tra un'ora se non sconfiggi il mago e lo bagni nel suo sangue" spiegò la donna "Quindi non hai molto tempo!"
Il ragazzo allora fu preso da un dubbio: avrebbe dovuto mandare a puttane la missione e tornare alla ricerca di Lorenzo o avrebbe dovuto lasciare l'amico da solo? Pensò che sicuramente il monaco se la sarebbe cavata anche da solo e che presto sarebbe tornato alla gilda quindi, per non rischiare di perdere per sempre quella quest, si avventurò verso il castello di Entalta.
Dopo una scarpinata di almeno venti minuti raggiunse le porte serrate del castello. Quando gli si avvicinò l'anello brillò improvvisamente e le porte si spalancarono rivelando così i sontuosi interni dell'edificio: pareti di marmo decorate con arazzi rappresentanti le avventure di grandi cavalieri, lampadari di cristallo sospesi sopra pavimenti ricoperti di tappeti purpurei, topolini finemente intarsiati con sopra vasi e brocche dorate ricolmi di fiori e di acque cristalline. Tutto era dannatamente ricercato. L'entrata dava su un lungo corridoio che presentava, su ogni lato, sette porte in legno nero e, in fondo ad esso, c'erano delle grandi scale che portavano al piano superiore. Alessandro iniziò a camminare lungo il corridoio attirato da alcuni suoni che provenivano dal secondo piano: risate, cozzar di spade, esplosioni e pianti… Non riusciva a capirci niente decise perciò di lasciar stare il primo piano che sembrava deserto e di concentrarsi sul secondo. Non appena ebbe salito le scale la situazione gli si ripresentò identica a prima: stesso corridoio, stesse porte, stesse scale, stesse decorazioni; però ad un tratto si spalancò la terza porta sulla sinistra e Alessandro vide spuntar fuori dalla stanza Salazar che inseguiva il nulla urlando "Ti prego bella ninfa non fuggirmi!" e, così facendo, corse all'interno della sesta stanza sulla sinistra. Il barbaro era confuso: cosa ci faceva lì Salazar? E, soprattutto, cosa stava inseguendo? Curioso andò verso la stanza in cui il mago era appena entrato ma, in quello stesso momento, si aprì la seconda porta sullo stesso lato e apparve da essa Orias che menava fendenti di spadone nell'aria urlando "E tu dovresti essere il migliore cavaliere di questa corte? Il titolo sarà mio!" e così dicendo iniziò a scendere le scale che portavano al piano inferiore. Che diavolo stava accadendo in quel castello? Alessandro non riusciva a trovare una risposta a quelle domande e allora aprì  la porta che aveva difronte. Nella stanza dove si aspettava di trovare Salazar trovò solo un enorme letto a baldacchino rosso con accanto una botola che portava al piano inferiore; il ragazzo si affacciò da essa e sentì le suppliche struggenti del mago spargersi per il piano inferiore. Stava uscendo dalla stanza per tornare al piano inferiore quando, dalle scale che portavano al piano superiore, comparve Lorenzo che procedeva tranquillo per i corridoi del castello. Alessandro urlò il suo nome ma lui parve non sentirlo ed entrò tranquillo nella terza stanza sulla sinistra. Il barbaro decise allora di seguirlo e vide che questi si era seduto ad un tavolo vuoto e mentre infiocchettava con posate invisibili cibi inesistenti intratteneva dialoghi con persone che in realtà non c'erano "Lord Byron devo confessarle che ho adorato i suoi Pellegrinaggi del giovane Aroldo! Ma anche lei signor Wilde, questo dannato gioco tra Ernesto e onesto è da sganasciarsi!" Alessandro lo raggiunse e, fermatosi al suo fianco, lo osservò attentamente, poi un qualcosa attirò la sua attenzione: accanto alla barra degli HP dell'amico era comparsa un'icona di alterazione di stato che aveva la forma di un occhio, con l'iride rossa, che sanguinava. Il barbaro non aveva idea di cosa volesse indicare quell'icona e quindi provò a ricordare le alterazioni di stato che conosceva e le rispettive icone ma non riscontrava analogie con quella che affliggeva l'amico. Provò a chiamarlo per farlo riprendere, ma nulla. Così, disperato, alla fine lo iniziò a strattonare ma, nello stesso istante in cui la mano, alla quale era equipaggiato l'Anello di Morgana, lo toccò un'intensa luce rossa illuminò la stanza e così l'alterazione di stato abbandonò il monaco. Lui si scansò di soprassalto dalla stretta dell'amico come chi viene spaventata nel mezzo di un sogno. 
"Oh mio Dio!" esclamò "Alessandro?! Che cazzo ci fai qui?!"
"Io ero venuto a cercarti per conto di Nico poi però una NPC mi ha affidato una missione e questo anello e mi ha mandato in questo castello e…" il barbaro vedendo la faccia confusa di Lorenzo aggiunse in fretta e furia "Facciamo così: andiamo a recuperare Orias e Salazar e nel mentre ti spiego! Sbrighiamoci! Chissà dove sono finiti quei due"
I due impiegarono circa mezz'ora a ritrovare gli altri due giocatori: Orias stava combattendo e discutendo con un muro e fu particolarmente avvicinarlo senza prendersi una spadata in faccia mentre Salazar fu ritrovato senza la veste indosso che si dimenava in un letto. Dopo che Alessandro ebbe toccato, e così guarito, entrambi si misero a discutere di ciò che era successo e Alessandro spiegò loro com'era andata per lui.
"Mi sembra di capire che la quest che ha attivato Gabél si è attivata solo quando noi ci siamo messi ad esplorare il castello" ipotizzò Orias "Mah… dovevo mandare avanti un gruppo di esplorazione e poi liberarli… Che sfiga…" poi inziò a girovagare per le stanza.
"Salazar hai per caso idea di cosa sia lo status che abbiamo subito?" domandò Lorenzo al mago.
"Credo si tratti di follia" spiegò lui "La follia è uno status molto diverso dagli altri: ogni giocatore ha una barra di resistenza per la follia e più si rimane esposti a una fonte da cui questa scaturisce più la barra si riempie; nel momento in cui questa è colma il soggetto viene colpito da gravi allucinazioni finché la barra non si svuota, il problema è che se si rimane esposti a una fonte anche dopo che la barra è stata riempita questa non si svuota e quindi rimane uno status perpetuo"
"Cavolo… È uno status molto pericoloso" osservò Alessandro "Ma… Scusa Salazar… Tu non sei un chierico, come fai a sapere tutto questo?"
"Beh… A dire il vero il generale è molto attento alla salute dei suoi uomini e ha voluto capire da subito come funzionassero le varie alterazioni di stato e, quando ci siamo uniti alla sua gilda, ha condiviso con noi tutte le informazioni su esse"
"Wow, Linton è veramente preparata, chissà da quanto tempo gioca ai videogame" esclamò ammirato Lorenzo.
"Allora! Ci muoviamo?! Abbiamo un mago da sconfiggere" tuonò Orias dal corridoi spaventando i tre ragazzi che stavano ancora parlando.
I quattro si misero ad esplorare una ad una le stanze del castello fino al secondo piano; qui, all'interno della quarta stanza sulla sinistra Alessandro vide un'apertura nel muro destro dove si intravedevano delle scale ma gli altri tre non la notarono "Ehi ragazzi!" urlò facendo fermare i compagni d'avventura "Quelle scale dove portano?"
"Di quali scale stai parlando?" domandò Lorenzo affacciandosi dal porta.
"Quelle là!" disse lui indicandole.
"Sei sicuro che non ti stia contagiando la follia?" chiese Orias con fare da sbruffone.
Alessandro allora andò verso quelle e i ragazzi, nel momento in cui il barbaro toccò quello che a loro sembrava un muro, videro sparire quell'ostacolo rivelando delle scale che scendevano in profondità.
"Oh cavolo!" esclamò Salazar "Era un muro illusorio! Ma… Gabél, come hai fatto a vederci attraverso?"
"Probabilmente è merito dello stesso anelo che vi ha guarito dalla follia" disse lui mostrando l'anello al dito e svanendo giù per le scale..

Nicolò era rintanato nella sua stanza. Guardava lo specchio dove il giorno prima aveva scoperto nuove realtà riguardanti Claudio e cercava un modo per abbandonare, anche solo per un istante, quei pensieri. Leggere? Non bastava. Ricopiare libri? Nemmeno. Allora decise di fare una cosa che non faceva da tempo: scrivere; scrivere non poesie o pensieri di altri scrivere qualcosa di suo. Si sedette allo scrittoio, prese qualche foglio di carta, l'inchiostro e vi intinse l'indice dell'artiglio equipaggiato alla sua mano destra e iniziò a scrivere.
Dopo qualche ora qualcuno bussò alla sua porta "Nico! Possiamo entrare?" diceva la voce di Alessandro.
"Certo ragazzi!" rispose lui e vide comparire il barbaro e il monaco dalla porta "Allora com'è andata?"
"Ah sapessi quante te ne dobbiamo raccontare!" annunciò Lorenzo e allora Alessandro iniziò a raccontare tutto quello che era capitato: raccontò del castello, delle illusioni frutto della follia e di come il suo anello fosse servito da cura (Nicolò inizio a storcere il naso) arrivò a raccontare di quando trovarono le scale verso il piano inferiore e, percorse queste, scoprirono che portavano ad una stanza scavata nella montagna dove un ponte sospeso al di sopra di un corso d'acqua conduceva ad un'area più larga che sembrava suggerire un'arena. Quando i quattro arrivarono lì un uomo, a cavallo di un ippogrifo, con un libro in una mano e nell'altra uno scudo iniziò a combattere con loro. Al termine del combattimento Alessandro, avendo sferrato il colpo di grazia raccolse il suo libro mentre Orias gli aveva sottratto lo scudo.
"Aspettate un attimo!" lo interruppe Nicolò "Come hai detto che si chiamava questo mago?"
"Etnalta, ma… perché?"
Nicolò pensò un attimo e poi, come se fosse stato folgorato da un'illuminazione, scoppiò a ridere.
"Nicolò? Cosa ti prende?" domandò Lorenzo.
"Provate a leggere al contrario Etnalta" disse lui tra le risate.
"Etnalta… Atl… Atlante… Atlante!" esclamò Alessandro.
"Atlante come l'atlante geografico?" domandò Lorenzo.
"Piuttosto Atlante come il mago dell'Orlando Furioso di Ariosto!" sorrise il bardo andando a cercare il libro in questione "Un castello magico, illusioni, un anello per vincere l'inganno, un mago in sella ad un ippogrifo armato di scudo e libro: tutte queste cose ci sono pari pari nella storia di Ariosto!"
"Vuoi dire che il creatore di questo gioco ha copiato da Ariosto?" domandò il monaco.
"Ha copiato molte cose ma ha anche rielaborato: le illusioni di Ariosto sono diventate la follia di questo mondo, il negromante Atlante è diventato il mago Etnalta, in questo mondo lui non proteggeva nessuno mentre in nel Furioso è a difesa di Ruggero! Aspettate un attimo…." disse poi frenando il suo entusiasmo "Lore, ti ricordi le sfide che hai dovuto affrontare per il tuo equipaggiamento?"
"Lasciami pensare un attimo… Ho ucciso gli uccelli del lago Finsalot, poi un'idra, poi un leone e infine un cerbero…"
"Finsalot se lo anagrammi ottieni… St… Stinf… Stinfalo! Ma certo!" tornò a meditare Nicolò "Le tue erano le fatiche di Ercole! Il leone di Nemea, l'idra, il ricondurre cerbero agli inferi; certo!"
"Ma questo vuol dire che molte delle missioni e delle quest di questo mondo hanno un'ispirazione legata alla mitologia o alla letteratura!" esclamò Alessandro.
"Esatto!" confermò Nicolò.
"E credi che anche il tuo artiglio e quello mancante abbiano dei riferimenti mitologici?" domandò il monaco.
"Non ti saprei dire…" iniziò a pensare Nicolò osservando l'oggetto equipaggiato alla sua mano "L'ho ottenuto da un corvo e sappiamo che ne esiste un altro… Mneninn…" poi voltò il guanto e i suoi occhi si incrociarono con quello che c'era sul dorso della mano "Ma certo!" urlò a gran voce "I due corvi di Odino! Lore!"
"Ma certo!" gli fece eco il monaco "Huginn e Muninn! I corvi che volavano sul mondo e la notte riferivano i vari avvenimenti a Odino!"
I tre scoppiarono a ridere dopo aver svelato un segreto di quel mondo: per quanto volesse separarsi dal mondo reale vi era molto più legato di quanto volesse dare a vedere.
"Aspettate un attimo!" tornò serio il bardo "Avete detto che il mago ha droppato il suo libro: che libro è?"
"Si chiama "Libro di Etnalta". È un libro magico in cui compaiono magicamente le mappe dei luoghi esplorati senza il bisogno di disegnarle o simili; dungeon, piani, città: viene disegnato tutto!" spiegò Alessandro "Solo che l'unico modo di aprire il libro e di consultarlo è aver equipaggiato l'Anello di Morgana che, oltre ad aver reso eterno il suo potere di vedere attraverso le pareti illusorie, è stato anche corrotto dal sangue di Altan… Etnalta e per questo, quando viene rimosso , si distrugge"
"Ok, ok ma hai detto che il libro presenta, alla fine, delle carte geografiche vero?" ribadì Nicolò.
"Potremmo dire di sì" osservò il barbaro "Ma perché ti interessa tanto?"
"Ahahahah ora vi spiego; uno dei grandi enigmi presenti all'interno dell'opera di Ariosto è capire che diavolo di libro è quello in mano ad Atlante. Molti hanno pensato che si tratti di un libro di negromanzia ma gli studi più recenti credono che si tratti in realtà della Geografia di Tolomeo un atlante vero e proprio zeppo di mappe geografiche; ho letto un articolo a riguardo e sono stupito che, chi ha realizzato le storie interne al gioco, sia così aggiornato riguardo studi di questa portata"
"Beh… Magari l'ha fatto a caso… In fondo, Atlante l'atlante è un bel giochino no?" rise Lorenzo beccandosi così uno scappellotto da parte di Nicolò.
Allo scappellotto di Nicolò fece seguito il rumore della porta d'ingresso che si apriva e la voce di Camilla che urlava "C'è qualcuno?"
I ragazzi uscirono dalla stanza di Nicolò e andarono nella stanza principale dove si trovava la ragazza.
"Camilla non pensavo che saresti tornata così prest…" ma Nicolò dovette interrompere le sue parole quando vide nel soggiorno un piccolo abete, alto circa due metri, posto accanto al caminetto non ancora acceso.
"Ma da dove salta fuori quell'albero?" domandò incuriosito Alessandro.
"Vedete… Ormai ci stiamo avvicinando al natale e mi sembrava giusto rendere un po' più natalizio il clima" spiegò lei arrossendo.
I tre ragazzi si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere.
"Cosa avete da ridere?" sbottò la maga.
"Ma niente… È solo che è strano che la ragazza che una volta si lamentava che noi non pensavamo abbastanza al progredire in questo gioco ora propone di "festeggiare" natale in questo mondo" ridacchiò Alessandro.
"Uff… Oggi ce l'avete tutti con questa storia… Ahahahah" disse iniziando a ridere anche lei.
"Va bene! Mi sembra una cosa molto carina da fare ma dove prendiamo le decorazioni?" domandò Lorenzo.
"Ehi ragazzi! Sono arrivato!" si annunciò Riccardo entrando in casa.
"Eccoti Rik! Hai portato quello che ti ho chiesto?" chiese allora Camilla guardando l'amico.
"Sì, sì; non preoccuparti" rispose il ragazzo iniziando a digitare alcuni comandi sul suo menu e, ad ogni tasto digitato, uno scatolone compariva davanti a lui. Alla fine intorno all'albero vennero a trovarsi sei scatoloni, ognuno contenente decorazioni diverse.
"Non ci credo" sorrise Alessandro.
I ragazzi iniziarono tutti a rovistare nei pacchi e ne estrassero sfere dorate e rosse, puntali di varie forme e colori, festoni d'argento, piccole candele da appendere e poi accendere. Erano tutti estasiati dalla magia che sgorgava da quegli scatoloni ma Nicolò era rimasto in disparte.
"Nico…" disse Camilla "Cosa c'è?"
"Ragazzi io… io non cela faccio…" rispose lui con aria seria "Volevo farvi un regalo di natale ma, data l'occasione, non posso aspettare ulteriormente!" il bardo corse rapidamente nella sua stanza e ne uscì spingendo un piccolo tavolo in legno, con le gambe alte, sotto alle quali erano poste delle piccole rotelle; sopra di esso un panno nero copriva un qualcosa dalla sagoma bizzarra.
"Sbaglio o quello è il tavolino che mi hai commissionato?" domandò Lorenzo.
 "Esattamente! E qui c'è il regalo per la gilda!" e, così dicendo, Nicolò svelò il grammofono in ottone che fino a prima era coperto.
"OH MIO DIO!!!" esclamò Lorenzo.
"Oh mío Dio no… Ora dovremo sopportare l'assurda musica di Nico!" esclamò Riccardo sorridente.
"Ahahah molto simpatico" commentò ironico il bardo "Ho portato avanti il mio Artigianato in Strumenti Musicali e ho imparato a fabbricare grammofoni e vinili, il meglio è che dal gioco posso accedere alla mia libreria di canzoni che ho scaricato sul nerv-gear e posso incidere queste canzoni sul vinile!" dicendo così estrasse dal menu un disco in vinile che poggiò sul piatto del grammofono e, quando lui ebbe premuto il tasto "Play" Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky iniziò a risuonare per la stanza.
"Ho detto che ascolta musica assurda" disse Riccardo sbattendo le braccia.
"Beh almeno è molto natalizia" osservò Alessandro ridacchiando e continuando ad appendere le palle sui rami dell'albero.
Quella sera i ragazzi alternavano i vari dischi incisi da Nicolò mentre si muovevano intorno all'albero come in una danza incantata. Passarono da Tchaikovsky alle classiche canzoni di natale, dai Queen a "Ho visto un re" di Jannacci. Risero come se fossero tornati bambini all'improvviso, come se tutte le loro preoccupazioni fossero sfumate difronte alla luce di quegli attimi. Bevvero e brindarono alla loro, mangiarono senza mettersi un momento a sedere, continuando a dipingere l'albero con i colori del loro cuore, con i sorrisi che li avvolgevano in una felicità che non conosceva pause. Una felicità che però nascondeva una dolcissima malinconia: il non passare quegli attimi con le loro famiglie, con le loro madri e i loro padri; ma erano insieme, e questo li spingeva a sorridere, a ridere e a scherzare. Perché per tutti noi esistono quelle persone che sanno rendere la malinconia un'incredibile magia.

La notte era sopraggiunta e mentre la solita neve imbiancava il mondo fuori dalla casa, Nicolò era seduto al tavolo della sala principale, vicino al fuoco acceso e scriveva mentre, il grammofono, continuava a evocare le note de l'Orfeo di Monteverdi e l'albero risplendeva illuminato dalla luce delle fiamme. Il bardo iniziò a tamburellare sul tavolo con l'artiglio nel momento in cui non riusciva a trovare la parola per chiudere il verso. Aveva ancora il pennino dell'indice intriso d'inchiostro e decise quindi di mettersi a scarabocchiare un qualcosa per fare mente locale. Iniziò a tratteggiare un cerchio, senza pensare, poi trasformò pian piano quel cerchio e ne ottenne un occhio. Lo guardò e gli ricordò qualcosa. Scavò nella sua memoria alla ricerca di quel ricordo finché un volto non gli balenò davanti; era il suo volto, sorridente e con gli occhi aperti, come le aveva promessa che l'avrebbe sempre ricordata. Strappò il foglio su cui aveva disegnato l'occhio dal quaderno e iniziò a disegnarci intorno: comparì un secondo occhio, dei lunghi e fluenti capelli, un piccolo neo e infine il sorriso, spontaneo e ineffabile. La guardò e la riconobbe (Grazie a Dio era bravo a disegnare). Le aveva disegnato una rosa in mano e alcune rose tra i capelli, una piccola licenza artistica; poi estrasse dal suo inventario due boccette di inchiostro: una verde e una rossa e decise così di colorare gli occhi della ragazza di verde e i suoi capelli di rosso. Appena ebbe terminato il tutto confermò tutte le modifiche e salvò l'oggetto come "Ritratto di Teresa" e aggiunse una piccola descrizione.
"È veramente bello" disse una voce alle sue spalle.
Nicolò si voltò e vedendo Camilla alle sue spalle sorrise "Grazie…"
"Sai… Mi stavo chiedendo una cosa… Ti prego non prenderla in maniera offensiva ma ti volevo chiedere… Non è che sei venuto in questo mondo anche per scappare da lei? Dalle sofferenze che la sua condizione ti poteva dare?"
Nicolò si mise a guardare il fuoco "Sai… Prima di entrare qui anche io ho avuto paura di questo… Anche io pensavo che questo mio avventurarmi per questo mondo fosse in realtà un tentativo di fuga… Ma poi, quella sera, quando dovevo accedere a mezzanotte insieme a Claudio a questo mondo, ripensai tanto a lei, pensavo che l'avrei tradita… Lei fu l'unica cosa che mi fece esitare perché mettendo in dubbio lei mettevo in dubbio me stesso… So che sembra un discorso assurdo e non mi aspetto che tu mi possa capire" sorrise il ragazzo guardandola "però, in quel momento, mi vennero in mente alcune parole che mi aveva detto qualche settimana dopo esserci fidanzati: quel giorno ci eravamo trovati a casa dei miei nonni, eravamo seduti nel prato, sotto il nocciolo, io stingevo lei tra le mie braccia mentre era seduta sulle mie gambe e stavamo leggendo la Vita Nova di Dante; ad un certo punto lei mise una mano sulle pagine impedendomi di leggere oltre e disse "Ho capito una cosa di te Nico, tu sei uguale a loro: sei uguale a Dante, a Cyrano, ad Aiace e agli altri eroi di questi libri; sono sicura che ogni tuo dubbio trova risposta nell'inchiostro" e dopo avermi sorriso mi baciò teneramente… Grazie a lei ho deciso di leggere quei libri che tanto amo per ritrovarmi quella sera… Ma allo stesso tempo sapevo che se lei fosse stata con me mi avrebbe detto di entrare in questo gioco, di venire qui a combattere con voi, perché lei mi diceva sempre di fare la cosa più giusta, anche se ciò mi costringeva ad allontanarmi da lei… Lei si è sempre messa dopo il giusto… Lei mi ha insegnato ad agire per il giusto" una lacrima bagnò il disegno che teneva in mano.
"Avrei voluto incontrarla un giorno o l'altro" commentò lei per distoglierlo da quei pensieri, poi guardò il disegno "Come l'hai descritto? Il ritratto intendo?"
"Non ho scritto nulla. Solo una terzina sul retro del foglio" spiegò Nicolò mostrando il retro all'amica e lei lesse "Teresa, mio eterno amore,/ non privare il mio infermo piede/ del tuo sostegno in queste ore".
"Gli altri stanno già dormendo, vero?" disse il bardo "Sarà meglio andare anche noi no?" e dicendo questo Nicolò si alzò e andò verso la sua stanza dopo aver salutato Camilla con un sorriso.
Entrato in camera poggiò il suo quaderno sul tavolino e portò con sé il piccolo ritratto della ragazza, lo appoggiò sul comodino e si stese sotto le coperte del letto. Si girò verso gli occhi disegnati poco prima e sussurrò "Buona notte Teresa e grazie ancora di tutto"

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Cap. 26 in pubblicazione mercoledì 21 dicembre.
   
 
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