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Autore: Dragonfly_95    18/12/2016    4 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Tom le aprì la portiera, ed Emma entrò dentro l’auto.
Era una vecchia Nissan grigia, con qualche graffio; sicuramente aveva più di 10 anni; Emma iniziò seriamente a dubitare che sarebbe arrivata a casa. 
Tom entrò dal lato del guidatore.

-Dio, scusa per il casino-. Disse lui.

Emma notò solo ora che l’auto era una specie di magazzino: c’erano felpe, asciugamani da mare, un marsupio e una coperta. 
Tom cercò di sistemare tutto velocemente sul sedile posteriore.

-Non preoccuparti…- sussurrò Emma.

Il disordine della macchina era l’ultimo dei suoi problemi in quel momento. Tom mise in moto l’auto e, con un rombo (e un tremendo odore di frizione) partirono.

-Mi chiamo Thomas, comunque. Tom.-

-Emma.-

Seguirono alcuni minuti di silenzio. Emma cercò di rilassarsi, ma sembrava impossibile.

-Abito lungo la Quarantacinquesima.  Segui le indicazioni per il cinema MovieCult…Abito in una di quelle casette a schiera gialle…- spiegò Emma.

-Mi stai prendendo in giro, vero?- risposte Tom, in tono neutro.

Emma lo guardò accigliata. Quella sera aveva paura di tutto. Non riusciva a pensare lucidamente. Aveva detto forse qualcosa di sbagliato? Per fortuna, Tom riprese la parola.

-Abiti a quasi 20 minuti da qui, in un quartiere ricco e pieno di locali. Cazzo, perché sei venuta proprio in questo posto di merda?

Emma sospirò. Si chiedeva la stessa cosa da tutta la sera.

-La mia amica Greta mi ha trascinata qui. Diceva che c’era una delle discoteche più belle della città…-

Emma lasciò morire la frase.  Gli occhi le bruciavano:  stava per piangere di nuovo.

-E secondo questa tua amica, l’Alien sarebbe una delle discoteche più belle della città? Bhè, bel concetto di bellezza. E dov’è questa tizia ora?- chiese Tom.

-E’ sparita con qualche ragazzo…-

-Wow.-

Emma non seppe più trattenere le lacrime. Scesero lente e silenziose sul suo viso. Non sapeva se Tom se ne fosse accorto o meno, ma dopo qualche istante lui appoggiò delicatamente la mano su quella di Emma. Colta alla sprovvista, lei ebbe un piccolo sussulto. 
Ma il contatto con la sua mano le scaldò il cuore.


-…Tu stai bene?- disse ad un tratto.

-Sì.-  Rispose titubante lei, senza distogliere lo sguardo dal finestrino.

Ma non era la verità. 
Emma era profondamente scossa dagli eventi di quella serata. 
Se Tom e gli altri fossero arrivati anche solo un minuto dopo…No. Non voleva più pensare a niente, voleva solo arrivare a casa.
Tom lasciò scivolare via la sua mano da quella di Emma. Si accese una sigaretta e tirò giù il finestrino per lasciare uscire il fumo. Sembrava turbato anche lui.

-Sai, io sono cresciuto quì, in questo quartiere. Fa schifo ed è pieno di gente di merda. Ma è casa mia. Non so se riuscirei mai ad andarmene…E poi gli affitti costano poco.-

Tom le sorrise e fece un lungo tiro di sigaretta.
Non sapeva se quella fosse una battuta o no, ma anche Emma accennò un sorriso. Tom sembrava un tipo apposto; sembrava sincero. 
Emma aveva voglia di fidarsi di qualcuno in quel momento.
Non ce la faceva più. 
Non aveva più lacrime per piangere. Le aveva spese tutte quella sera. 
Si perse a guardare la città dal finestrino:  i lampioni si alternavano ritmicamente, le auto sfrecciavano accanto a loro. Socchiuse un po’ gli occhi, ma li riaprì subito. 
Chiudere gli occhi significava abbandonarsi del tutto ed Emma non era pronta a questo.
Non parlarono più per tutto il tragitto. 
Ogni tanto, Emma guardava di sottecchi il ragazzo seduto accanto a lei: aveva il viso leggermente allungato, una bocca sottile e una leggero accenno di barba sul mento. La t-shirt che indossava lasciava intravedere le sue braccia tatuate (Emma non si soffermò troppo a guardare i tatuaggi: se ne sarebbe sicuramente accorto) e i suoi occhi celesti, leggermente all’ingiù, erano fissi sulla strada. 
Ogni tanto, si passava una mano tra i capelli chiari. Forse  era nervoso?
Emma pensò che le sarebbe davvero piaciuto poter passare la sua, di mano, tra quei capelli.
‘Ma che diavolo mi viene in mente in un simile momento?!’ Emma distolse subito lo sguardo, arrossendo. ‘Devo essere completamente partita di testa’.
E poi eccola lì: la Quarantacinquesima.  Si fermarono davanti ad una serie di casette illuminate.
La casa in cui abitava era una villetta a schiera gialla, in stile moderno,  con un giardinetto ben curato sul davanti. Emma l’aveva scelta proprio per questo: era una bella casa, senza troppe pretese ma  perfetta per una sola persona. L’aveva affittata da qualche settimana, ma già si sentiva completamente a suo agio.

-E’ questa?...Carina.- disse Tom.

Ad Emma venne un brivido. Non sapeva niente di lui. E se fosse stato una specie di ladro?...Scacciò subito quel pensiero. Basta pensieri brutti, per quella sera.

-Se sicura di star bene, vero?-

-Sì, davvero.-

-Okay.-

Emma aprì lo sportello. Poi si voltò verso Tom.

-Senti…Grazie. Non ti ho nemmeno ringraziato, io…-

-Non dirlo neanche per scherzo, tesoro.- rispose Tom, serio, fissandola negli occhi con un’intensità elettrica.

Emma annuì, senza distogliere lo sguardo.

-Allora…ci vediamo Tom…-

-Sì. Certo.-  Lui continuava a fissarla.

Emma stava di nuovo per ringraziarlo, ma si trattenne. Scese dalla macchina e chiuse la portiera. Da dietro il vetro opaco della Nissan, le sembrò di vedere ancora Tom che la guardava.
Poi l’auto fece il solito rombo di partenza (e il solito odore di frizione) e partì. 
Emma rientrò in casa, barcollando. Si sentiva come se avesse la febbre. O come se fosse totalmente ubriaca. 
‘Magari lo fossi per davvero’ pensò. 
Accese tutte le luci e si guardò nello specchio a muro che aveva lungo il corridoio: era un disastro. I lunghi capelli biondi erano arruffati e leggermente bagnati dall’umidità: la piastra non aveva retto per tutta la serata. Il mascara che si era messa con cura prima di uscire le era colato fino alle guance, lasciando due strisce nere sotto gli occhi. 
E la sua guancia…La sua guancia.
Era rossa e gonfia. 
Se Emma la sfiorava con la mano, sentiva un dolore atroce.
Quel bastardo.
Restò qualche minuto a fissarsi allo specchio. Non era diversa dal solito, ma si sentiva distrutta.
Fece lentamente le scale ed arrivò in camera sua. Si lanciò sul letto, sotto il piumone color lavanda, senza pensare a niente, senza spogliarsi, senza struccarsi.
Riuscì ad addormentarsi solo molto tempo dopo. Fu una notte tormentata e piena di incubi:  ad ogni minimo rumore o scricchiolio, Emma si svegliava di soprassalto.
Il sole doveva ancora sorgere quando decise di alzarsi dal letto. Si affacciò alla finestra per ammirare le mille sfumature dell’alba. Non aveva dimenticato: la discoteca disastrata, le tre ombre che avevano cercato di aggredirla…
Era tutto nella sua mente, indelebile
Ma quando quella mattina, Emma vide la luce dell’aurora esplodere nel cielo scuro, non potè fare a meno di pensare a Tom.


Angolo d'autore.
Ciao a tutti :) 
Questa è la prima fan-fiction in assoluto che scrivo, quindi gradirei moltissimo le vostre opinioni [siate sinceri, giuro che non mi offendo!] 
Suggerimenti, critiche, consigli...Sono tutti ben accetti!
Non so se riuscirò ad aggiornare la storia prima di Natale, quindi ne approfitto già per augurarvi buone feste! Un bacio, a presto :)

- Dragonfly.
   
 
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