Serie TV > Braccialetti rossi
Segui la storia  |       
Autore: alovethatconsumesme    18/12/2016    1 recensioni
“Chi era quello?” Gli chiese.
“Ah, lui è Ruggero. Sta qui da tre anni.”
Tre anni?
Era giovane, avrà avuto si e no la sua età. Tre anni erano un’eternità, doveva stare davvero male. Le tornarono in mente i suoi occhi e la sofferenza che era riuscita a leggerci dentro.
Provò molta empatia per quel ragazzo, e decise che doveva assolutamente saperne di più su di lui.
Ruggero/nuovo personaggio; nel corso della storia incontreremo anche Leo e gli altri braccialetti.
Siccome gli autori non ci vogliono dire niente ho deciso di scrivere qualcosa io sul bel tenebroso di braccialetti rossi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Nuovo personaggio, Ruggero, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da quando aveva iniziato a lavorare la stavano riempiendo di scartoffie da compilare, in quel momento era impegnata ad ordinare delle vecchie cartelle cliniche che nessuno toccava da diverso tempo. Ovviamente essendo la nuova arrivata le toccavano i lavori più sgradevoli, avrebbe preferito perfino fare le lavatrici con Toni.
Concentrata nel capire quale fosse stava la data di ammissione di un certo Marco Galazzi, non si accorse di Ulisse che le era arrivato alle spalle e a malapena trattenne un urlò quando si sentì chiamare.
“Ti mando a fare qualcosa di utile. Un prelievo alla 23.” Esordì l’uomo.
“Si certo.” Bofonchiò lei, stava ancora cercando di riprendersi dallo spavento, non capiva come un omone grande e grosso fosse riuscito ad essere così silenzioso.
“La prossima volta cerco di fare più rumore.” Le disse porgendole una cartelletta.
“Grazie.” Gli rispose ridacchiando mentre se ne andava dall’ufficio.
Le risultava già più facile ambientarsi in ospedale e non ci mise molto, meno del previsto in ogni caso, a trovare la stanza numero 23.
Arrivata di fronte alla porta, però, si bloccò all’improvviso… Lei non aveva mai fatto un prelievo, non da sola almeno. Prese un respiro prima di entrare, ma non riuscì a fermare il tremore delle sue mani.
“Buongiorno.” Salutò, ancora concentrata sui respiri che stava prendendo.
“Buongiorno Rossa.”
Oddio. Era lui. Il ragazzo della sedia a rotelle. La sua voce era calda, pensò che forse la sensazione che aveva appena provato era quello che la gente intendeva con “farfalle nello stomaco”.
Guardò per la prima volta la cartelletta che le aveva dato Ulisse: “Ruggero De Poli” c’era scritto sulla prima pagina.
“Sono Ambra, la nuova infermiera.” Si presentò sforzando un sorriso.
“Rossa mi piace di più. Comunque io sono Ruggero.”
“Lo so.” Gli rispose. “Me l’ha detto Toni.” Aggiunse vedendo lo sguardo confuso del ragazzo.
“Toni è la seconda persona più informata dell’ospedale.”
“E chi sarebbe la prima?” Gli chiese scherzosamente.
“Io, ovviamente.” Le rispose lui con un uno sguardo che se voleva essere ammiccante, aveva pienamente soddisfatto l’intento.
“Devo farti un prelievo.” Gli disse tornando seria ed iniziò a sistemare tutto l’occorrente.
“Si però prima calmati Rossa.” Come aveva fatto a notare che era agitata? Aveva cercato di essere il più professionale possibile. “Dio, non dirmi che è il primo.” Commentò poi.
Spostò lo sguardo dagli aghi con un sorriso tirato.
“So come si fa.” Cercò di giustificarsi lei. “In teoria.” Aggiunse poi piano.
Ambra si guardò le mani, tremavano ancora leggermente; cercò di concentrarsi sui suoi respiri. Sentì una mano sul suo braccio.
Ruggero adesso era seduto sul letto e si stava allungando per toccarla.
“Sono sicura che sarai bravissima. Comunque prima stavo scherzando, puoi punzecchiarmi quanto vuoi, tanto non farai mai peggio di Ulisse.”
Non sapeva perché, ma si sentì subito rassicurata. Ce la poteva fare, era il suo lavoro.
Gli sorrise sinceramente, sperando che capisse che dietro al sorriso c’era anche un silenzioso ringraziamento. Lui si riappoggiò ai cuscini e le porse il braccio sinistro.
“Dissanguami Rossa.” La incitò con un occhiolino, e lei scosse la testa. Quel ragazzo era impossibile.
“Chiamami un’altra volta così e lo faccio davvero.” Gli rispose prima di legargli il braccio con un laccio emostatico.
Gli tastò l’interno gomito e si sentì soddisfatta di sé stessa quando riuscì subito a trovare una vena. Infilò l’ago e iniziò a prelevare la prima provetta.
“Sono stata brava, è?” Gli chiese ridacchiando.
“Io ne ero convinto.”
Stava riempendo l’ultima provetta quando vide il Dottor Carlo entrare dalla porta.
“Buongiorno.” Salutò il dottore.
“Ciao Carlo.” Rispose Ruggero, mentre lei lo aveva salutato con un “Salve.”
“Ambra, a che punto sei?” Le chiese.
“Ho appena finito.” Gli rispose mostrandogli l’ultima fialetta di sangue.
“Bene. Allora ho bisogno che passi un attimo da Laura in oncologia a portarle questi documenti. Gli esami di Ruggero li prendo io.”
Lei si limitò ad annuire e seguire le istruzioni.
“Grazie Ambra.” Le disse Carlo col suo solito tono gentile, diede un’ultima occhiata dentro la stanza e vide Ruggero salutarla con la mano, gli rispose con un sorriso.
Non seppe come ma nel chiudere la porta le finirono a terra un paio di fogli dalla cartella che le aveva dato Carlo. -Dio, sono un disastro- pensò per poi chinarsi per raccoglierli; nel frattempo sentì la voce del dottore provenire dalla stanza che si era appena lasciata alle spalle.
“Hai avuto ancora delle fitte?”
“Peggio di ieri.” Fu la risposta di Ruggero. Il suo tono era serio, non ironico come quello che aveva usato con lei.
“Aspettiamo l’esito degli esami. Nel frattempo ti do un antidolorifico.”
Sentì dei passi avvicinarsi all’uscita, era Carlo. Si diresse rapidamente verso l’ascensore, quasi di corsa.
 
L’ascensore fece una tappa e lei si ritrovò di fianco ad un carrello riempito di lenzuola, da cui riuscì a cogliere la faccia di Toni.
“Ciao Toni.” Lo salutò.
“Ciao Ambra, tu dove ti fermi?”
“Oncologia.”
“Ah, anche io devo passare di lì.”
Gli sorrise sinceramente, le piaceva passare del tempo con Toni: quel ragazzo le metteva allegria.
Nel frattempo arrivarono al piano e ci misero più tempo del necessario ad uscire dall’ascensore, considerando il carico del portantino. Quando finalmente riuscì a vedere qualcosa dietro la pila di lenzuola rimase sbalordita.
C’era un murales di un leone, lì in mezzo al reparto di oncologia. Quell’ospedale non finiva mai di stupirla.
“E quello?” Chiese al ragazzo di fianco a lei.
“Ah quello l’abbiamo fatto noi braccialetti. Per Leo quando doveva ricominciare la chemio.”
Era almeno la decima volta in tre giorni di lavoro che sentiva nominare questo Leo, in ospedale parlavano tutti di lui. Proprio quella mattina appena arrivata aveva sentito le sue colleghe infermiere ricordare qualche avvenimento passato il cui protagonista era ovviamente questo famoso Leo. Tutti sembravano volergli molto bene.
“Toni, ma chi è Leo?”
“Era un paziente, poi è guarito. Il leader dei braccialetti rossi.”
“I braccialetti rossi?” Gli chiese confusa, ci stava capendo sempre di meno.
“Adesso devo andare da Ulisse, se no…” Fece una faccia buffa che le fece intendere che era di fretta. “Un’altra volta ti spiego è.”
Lo salutò velocemente e raggiunse Laura per consegnarle i documenti che le aveva affidato Carlo.
 
Anche questa giornata lavorativa le era sembrata cortissima, e in men che non si dica erano già le sei e si era ritrovata a fare l’ultimo giro delle stanze dei pazienti prima della fine del suo turno.
Arrivata davanti alla stanza 23 trovò tutto spento, probabilmente Ruggero era a gironzolare per l’ospedale, anche gli altri giorni non l’aveva mai trovato in stanza alla fine del turno. Aprì la porta per controllare e si stupì nel vederlo addormentato con un tubicino attaccato al braccio.
Si fermò ad osservarlo per qualche istante. Senza quell’espressione ironica in volto sembrava molto più giovane, un ragazzino troppo piccolo per quello che gli stava succedendo.
Notò che un ciuffo di capelli ribelle era posizionato proprio sopra i suoi occhi, allora glielo spostò delicatamente con la mano. Gli sistemò le coperte e fece per andarsene per lasciarlo riposare.
“Non si saluta più, Rossa?” La sua voce era rauca.
Si voltò verso di lui e richiuse la porta che aveva appena spalancato.
“Vuoi un goccio d’acqua?”
Lo vide annuire senza aprire gli occhi, quando si avvicinò lo vide mentre cercava di sistemarsi meglio sul letto. Lo aiutò a posizionare i cuscini dietro la schiena e gli versò un bicchiere d’acqua.
“Mi hanno bombato per bene oggi. Mi sento ancora stordito.” Le spiegò dopo aver riappoggiato il bicchiere sul comodino.
“Ho visto.” Commentò lei.
Lui richiuse gli occhi e appoggiò la testa sui cuscini, sembrava veramente giù. E lei voleva distrarlo da qualunque cosa gli stesse passando per la mente.
“Toglimi una curiosità. Siccome sei la -persona più informata dell’ospedale-, sapresti dirmi chi è Leo? Qui le infermiere parlano tutto il giorno di lui: -Ti ricordi quando Leo ha fatto questo, ti ricordi quando ci faceva impazzire-. E ti giuro che vanno avanti tutto il giorno.”
Vide un sorriso formarsi sul suo volto. “Non so se sono in grado di descriverti Leo.” Le disse. “E’ una persona davvero speciale per tutti qui in ospedale, è stato qui un paio d’anni ed è riuscito a migliorare la vita di tutti.” Continuò poi.
“Anche la tua?” Gli chiese sedendosi in uno spazio libero del letto.
Lui annuì sempre col sorriso sulle labbra.
“Adesso è guarito comunque. E se vuoi tiratela un po’ con le altre infermiere potresti dire che sai che domani verrà in ospedale con il suo Leoncino”
“E tu come fai a saperlo?”
Prese il cellulare dal comodino e le mostrò l’ultimo messaggio ricevuto.
Leo: Ei fratello, domani passo in ospedale a trovarti. Voglio farti conoscere il mio Leoncino.
“Allora domani vedrò finalmente il famoso Leo.”
Si alzò dal letto per andarsene.
“Ci vediamo domani Rossa.”
“Ciao Ruggero.” Lo salutò chiudendosi la porta alle spalle.
Non riuscì a togliersi il sorriso dal volto per dieci minuti.
Prima di andare a casa però doveva fare un’ultima cosa: accese il computer sulla scrivania all’ingresso, digitò la password per entrare con l’account riservato agli infermieri e cercò la cartella clinica di Ruggero.
Sindrome di Guillain-Barrè.
 
 
Nda: Ciao a tutti, vi ringrazio molto per prima cosa. Spero di avervi tenuto un po' compagnia e spero che mi facciate sapere cosa ne pensate di questa storia-esperimento.
Grazie ancora a tutti, un bacione.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Braccialetti rossi / Vai alla pagina dell'autore: alovethatconsumesme