Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ___Darkrose___    18/12/2016    3 recensioni
Ci troviamo negli Stati Uniti, negli anni delle continue conquiste del territorio da parte degli americani a discapito dei nativi. Kagome è cresciuta in mezzo alla tribù Apache, mentre Inuyasha è un cowboy che condivide le idee espansionistiche dei suoi compatrioti. Nonostante le loro differenze i loro destini sono legati indissolubilmente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Inuyasha era uscito per dirigersi al Saloon, convinto che lì avrebbe trovato il suo amico d’infanzia; Miroku.
Lo trovò seduto al bancone; come al solito ammiccava con la cameriera, mentre sorseggiava il suo solito whiskey.
Si mise seduto vicino a lui e ordinò da bere.
- Per oggi acqua – sentenziò rivolto alla donna.
Miroku lo guardò sorpreso. – Come? Da quando non prendi del gin liscio come al solito? -.
Il ragazzo si levò il cappello, rivelando la lunga chioma argentea di solito nascosta. Quella era l’eredità più evidente della famiglia di suo padre.
Si portò il bicchiere alle labbra e lo tracannò tutto d’un fiato. – Non si può avere sete? -.
- Dal tuo nervosismo devo dedurre che i Lord sono arrivati– commentò l’amico.
Inuyasha annuì. – Sì, tua sorella li ha accolti -.
Sorrise divertito. – Scommetto che è riuscita a infastidire tuo fratello nel giro di cinque secondi -.
I due si scambiarono un’occhiata d’intesa. Erano cresciuti in quel posto fin da quando erano piccoli e il loro legame non aveva fatto che diventare sempre più forte.
Quando la madre di Inuyasha era morta, la famiglia di Miroku lo aveva preso sotto la sua ala protettiva, ma lui aveva fatto di tutto per non essere un peso. Alla fine Miroku e Rin avevano ereditato il bestiame e l’albergo e lui continuava ad aiutarli, anche se la sua occupazione principale era quella di “protettore della città”. Spesso insieme ad altri uomini difendeva i confini dagli indiani e questo gli fruttava un bel gruzzolo.
Per Inuyasha era Miroku il suo vero fratello e non quell’estraneo che alloggiava poco lontano. Per un po’ avevano cercato di andare d’accordo, ma i loro caratteri erano troppo differenti. Sesshomaru aveva deciso di seguire le orme del padre e di muoversi all’interno dell’alta società londinese, mentre lui era rimasto a vivere a Forest County.
Miroku sembrava parecchio pensiero e continuava a fissare assorto il vuoto. Inuyasha, che ormai lo conosceva bene,  se ne rese subito conto.
- C’è qualcosa che ti turba? – gli domandò.
Il ragazzo si sistemo il codino scuro e sospirò di nuovo prima di parlare.
- E’ Rin che mi preoccupa. Ha rifiutato tutti i pretendenti che hanno chiesto la sua mano e per una donna non è una buona cosa rimanere sola così a lungo -.
Inuyasha alzò gli occhi al cielo esasperato. – Vuoi davvero biasimarla? Avendo avuto un donnaiolo come fratello ci credo che ha perso fiducia negli uomini -.
Miroku gli tirò una gomitata. – Smettila! E poi lo sai anche tu che per noi uomini è tutto diverso. Ora come ora devo solo sperare che prima o poi qualcuno faccia breccia nel suo cuore -.
Le chiacchiere dei due vennero interrotte da un ragazzo che si era appena avvicinato a loro. Non era molto alto, ma comunque ben piazzato e i capelli scuri erano legati in una lunga treccia.
- Cerco Inuyasha Taisho – sentenziò questo.
Inuyasha si girò verso di lui. – Chi lo sta cercando? -.
Per tutta risposta questo lasciò cadere sul bancone un sacchetto di monete d’oro.
I due ragazzi rimasero esterrefatti nel vedere quella somma.
- Mi chiamo Bankotsu Monroe, della banda dei sette e il mio Signore Naraku ed io avremmo un lavoretto da proporgli -.
 
Il giorno dopo aver parlato con la divina Kaede, i domatori di lupi arrivarono alla tribù Apache. Erano un piccolo gruppetto e con loro vi era l’anziano sciamano del loro villaggio; il Patriarca.
La gente era in fermento li accolse con feste e cibarie.
Kagome nel frattempo era nella sua tenda a prepararsi per il fatidico incontro. Sango le aveva cosparso degli oli profumati sul corpo e aveva sistemato al meglio i capelli corvini dell’amica.
- Non essere nervosa, vedrai che andrà tutto bene – le disse Sango, cercando di darle forza.
Kagome cercò di abbozzare un sorriso, ma il suo animo era irrequieto. Era la prima volta che vedeva quel giovane ed era terrorizzata.
Continuava a cercare di immaginarselo, ma nella sua mente compariva solo la figura di un bruto. Infatti i dominatori di lupi erano rinomati per la loro ferocia in battaglia e nella caccia; selvaggi quanto le bestie che ammaestravano.
Fu condotta dalla sua amica fino al falò allestito per il loro arrivo. Da lontano scorgeva parecchie figure sedute intorno al fuoco e in quel momento provò l’irrefrenabile desiderio di scappare.
Prese un lungo respiro e si fece coraggio, doveva farlo per la sua gente e quel pensiero le diede la forza per continuare a camminare.
Uno dei componenti del clan dei domatori si alzò e si mise davanti a lei. Portava una vistosa pelle di lupo bruno sulle spalle e i classici pantaloni di pelle di daino. I suoi lunghi capelli castani erano tenuti in una coda e la frangetta ricadeva leggera sulla fronte ad incorniciare due splendidi occhi azzurro cielo.
Kagome dovette ammettere con se stessa che era molto affascinante. Cercò di ingoiare il groppo che le si era formato in gola e si chinò profondamente per salutarlo.
Il ragazzo fece altrettanto e poi si batté il pugno sul petto.
- Io sono Koga, capo dei dominatori di lupo -.
Sapeva che avrebbe dovuto dire il suo nome, ma le parole non le uscivano dalla bocca. La sua gola era secca e sembrava che le sue corde vocali si fossero improvvisamente volatilizzate.
- Io sono Kagome -.
Finalmente era riuscita a parlare e si sentì subito meglio quando Koga le sorrise. Forse non sarebbe stato così male costruire una famiglia con lui.
Le sue paure sembrarono improvvisamente svanire, mentre nella sua mente si profilava il loro futuro in quel villaggio. D’altro canto lui si sarebbe trasferito a vivere nella tribù e questo le diede sicurezza. Non aveva nulla da temere.
I due furono invitati a sedersi di fronte al fuoco, mentre Sango si mise seduta accanto a Kaede. Essendo parte della loro famiglia anche lei avrebbe presidiato al rituale di benvenuto.
Kaede si alzò in piedi a fatica e cominciò a parlare.
- Benvenuti, fratelli – esordì. – Siamo lieti di potervi accogliere in un momento felice come questo. Con l’unione di questi due giovani, il legame tra le nostre tribù sarà finalmente consolidato e tra noi regneranno la pace e l’armonia -.
Kagome smise di seguire il discorso di benvenuto e si concentrò ad osservare due particolari componenti della tribù, che si distinguevano a causa delle pellicce bianche che avevano indosso. Uno doveva essere il Patriarca, l’anziano sciamano e precedente capo dei domatori, mentre alla sua destra era seduta una ragazza. I capelli rossi erano tenuti legati in due lunghe trecce, mentre gli occhi verdi risaltavano sulla pelle bronzea. Kagome dovette ammettere che era davvero bellissima, ma il suo sguardo celava una velata tristezza, come se quello che stava succedendo le stesse procurando dolore.
Koga, invece, era intento ad osservare la ragazza dai capelli corvini. L’aveva vista passeggiare per il villaggio insieme a sua sorella e non appena aveva incrociato il suo sguardo aveva capito che per lui sarebbe stata la sposa perfetta. Aveva deciso che non avrebbe preso moglie a meno che non fosse stata lei. Il Patriarca e l’anziana sciamana Kaede avevano discusso a lungo e alla fine era stato deciso di acconsentire alle nozze.
Ora che le era così vicino poteva ammirarla in tutta la sua bellezza. Si sentiva fiero di poter sfoggiare al suo fianco un fiore di così raro splendore. Gli spiriti della terra lo avevano benedetto.
Il Patriarca si alzò in piedi, aiutato dalla ragazza dai capelli rossi.
- Sono felice di poter condividere con voi questo felice giorno – cominciò. – Questa unione porterà gioia e prosperità ai nostri popoli e di questo ringraziamo gli spiriti del cielo e della terra -.
I componenti della tribù dei domatori di lupi abbassarono il capo all’unisono, pregando tutti insieme.
- Tra due lune, verremo a prendere la sposa per poterla condurre con noi -.
A quelle parole il cuore di Kagome sembrò fermarsi e i suoi occhi rivelarono il terrore che l’aveva appena attanagliata.
- Con voi? -, Sango non era riuscita a trattenersi e aveva alzato il tono della sua voce.
Koga si alzò in piedi. – Le regole della nostra tribù sono chiare, lei verrà con noi -.
Kaede cercò di intervenire. – Ma le nostre usanze prevedono che sia lo sposo a vivere nel nostro villaggio. In questo modo come ci sarà garantita protezione? -.
- Non dovete avere timore di questo –   intervenne il Patriarca. – Una parte dei nostri guerrieri verrà a vivere qui per garantirvi il sostegno necessario  -.
Kagome stava boccheggiando e Koga se ne reso conto, ma non poteva intervenire in alcun modo. Il Patriarca gli aveva concesso di prenderla in sposa, ma alla condizione che lui non abbandonasse il villaggio. Era stato infatti predetto che se lui avesse abbandonato i suoi fratelli, terribili sciagure si sarebbero riversate su di loro. Solo accettando questo aveva potuto rifiutare di prendere in moglie la nipote del patriarca, Ayame.
- I miei genitori sono sepolti qui – bisbigliò Kagome in preda alla disperazione.
Koga si accucciò vicino a lei, cercando di toccarle la spalla per farle coraggio, ma lei lo allontanò. In quel momento le importava ben poco degli accordi di pace.
Lo sguardo della divina Kaede, però, la riportò con i piedi per terra e si rese conto che ormai il patto era stato sancito e lei non poteva tirarsi indietro. Si fece forza per impedire alle lacrime di rigarle il viso e fece un profondo respiro. Se fosse andata via, il suo villaggio avrebbe corso dei grossi rischi. Non poteva permettere al suo egoismo e alla tristezza di impedirle di compiere la sua missione.
Il capo tribù si sentì in colpa per aver causato tutto quel dolore alla ragazza e decise di intervenire.
- Se il Patriarca è d’accordo, potremmo decidere di organizzare qui le nozze -.
Kagome si voltò verso di lui rivolgendogli uno sguardo colmo di gratitudine. Improvvisamente quel ragazzo le sembrò la cosa più bella che potesse capitarle.
L’anziano saggio dei domatori acconsentì a quella proposta e gli ospiti furono accompagnati in delle tende che vennero preparate della donne dei villaggi appositamente per loro.
Kagome si stava accingendo ad andare a preparare qualcosa per il banchetto che si sarebbe tenuto quella sera, ma fu fermata da Koga.
- Vorrei che mi portassi a rendere omaggio alla tomba dei tuoi antenati – le disse, cercando di mascherare la tensione che provava. – Nella mia cultura è usanza farlo -.
La ragazza si sentì felice di quella proposta e lo condusse silenziosamente fino a un luogo non molto lontano.
Due piccoli tumuli decorati con dei fiori selvatici e pelli di daino si ergevano vicino ad un abete.
Koga si tolse la collana di denti di lupo che portava al collo e la poggiò in mezzo ai due tumuli, poi rimase in silenzio per parecchi secondi ad occhi chiusi.
Kagome, invece, rimase a guardarlo. Doveva ammettere che era davvero affascinante e bello. Era lusingata dal fatto che avesse preso in considerazione il suo dolore e per questo provava un profondo rispetto per lui. Non molti si sarebbero esposti in quel modo di fronte agli anziani per acconsentire alle sue esigenze.
Quando Koga smise di pregare si voltò verso di lei e Kagome arrossì vistosamente per essere stata scoperta a guardarlo così spudoratamente.
Abbassò la testa e la frangia le cadde davanti agli occhi scuri. Anche Koga la stava osservando e più la guardava, più si rendeva conto di quanto quel viso gli piacesse.
- Sai, potremmo venire a rendergli omaggio tutte le volte che vorrai, ti accompagnerò io personalmente e nel caso non mi fosse possibile metterò a disposizione gli uomini e i lupi più forti per scortarti -.
Kagome sentì il viso andarle in fiamme. Era bello essere tenuta così tanto in considerazione e quella frase le riempì il cuore di gioia.
- Ti ringrazio – bisbigliò.
Koga si lasciò trasportare dal suono della sua voce come una foglia dal vento. Era così bella e pura.
Cercò di farsi coraggio e continuare a parlare per interrompere quel silenzio così pesante.
- Cosa è successo ai tuoi genitori? -.
Subito dopo averle fatto quella domanda sentì una fitta al cuore, dato che vide gli occhi della ragazza scurirsi dal dolore.
Kagome non amava ricordare, era troppo doloroso. Però sapeva bene che non era giusto dimenticare le proprie radici, Kaede glielo aveva sempre detto.
- Io non li ricordo molto – mormorò. - I miei genitori erano nativi di questo luogo ed ero molto piccola quando sono morti, non ho ricordi dei loro volti. So solo che sono stati uccisi per difendermi dai demoni bianchi, o almeno così mi ha detto mia nonna -.
Un ringhio risalì dalla gola di Koga. I demoni bianchi, quegli usurpatori che avevano reclamato terre che non gli appartenevano e avevano sterminato molte tribù alla ricerca di quelle pietre gialle che per loro non avevano alcun valore.
- Che possano essere rifiutati dalla madre terra per quello che ti hanno fatto – sibilò il ragazzo.
Kagome si voltò verso di lui. – Io non penso che siano tutti malvagi, Sango è arrivata qui che era solo una bambina e i suoi genitori non erano originari di questo luogo, però crescendo con noi ha abbracciato la nostra cultura e l’ha fatta propria -.
Koga non riuscì a trattenere una smorfia. Per quanto la sorella di Kagome sembrasse perfettamente integrata era restio a considerarla una sua pari ora che lo aveva scoperto. Era pur vero che quella donna non si sarebbe mai potuta definire una straniera, ma lui proprio non riusciva a fidarsi.
La ragazza se ne rese conto e cercò di intervenire. – Sai, l’anziana Kaede dice che non la terra da cui nasciamo a determinare chi siamo, ma quella a cui decidiamo di appartenere. Lei sarebbe potuta tornare alle sue radici, ma ha deciso di restare, è questo che molti di noi non riescono a comprendere -.
Il giovane capo tribù rimase stupito dalla saggezza con cui si era espressa. Dietro quel bel viso c’era molto più di quanto si potesse pensare.
Le accarezzò la mano e Kagome sentì mille brividi percorrerle il braccio.
- Allora insegnami a capire -.
 
 
Ciao a tutti!
Eccomi qua! Ho provato a creare un banner per la mia storia e spero che vi piaccia ^^
In generale questo è l’ultimo capitolo che pubblicherò per un po’ a causa degli esami e delle feste di Natale.
Mi dispiace di lasciarvi in sospeso, ma prometto che non appena mi sarà possibile cercherò di aggiornare (comunque dovrei riuscirci perlomeno Venerdì oppure subito dopo le feste).
È la prima volta che provo a fare un banner, ma mi sembrava quasi di fare un piccolo “regalo” ai lettori che mi danno così tanti consigli e ci tengo a ringraziarvi davvero di tutto ^^
Insomma, ormai l’incontro di Inuyasha e Kagome è prossimo e non mancheranno le soprese! La famigerata “banda dei sette” ha fatto la sua entrata in scena e si sta cominciando a parlare anche di Naraku!
Insomma, mando un bacione a tutti quanti e spero di risentirvi prima di Natale, ma se non dovessi riuscirci…tanti auguri a tutti quanti! :*
Un bacione enorme
Silvia 
   
 
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