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Autore: gigio_animato00    19/12/2016    1 recensioni
LA STORIA CONTIENE SPOILER SULLA FINE DI XYZ
Un'anima, due cuori. è così che si sente Ash di ritorno dalla lega di Kalos. Infatti, per una volta il nostro corvino non potrà pensare solo al suo sogno di diventare allenatore di pokémon, ma dovrà fare i conti con i suoi sentimenti
Ash non si era mai reso conto di avere un cuore. O meglio, non si era mai reso conto della funzione che questo aveva. Un grosso magazzino carico di esperienze, sentimenti ed emozioni che era sempre lì, e che ricordava tutto. Però, lo spazio è limitato. Non puoi continuare a buttarci dentro informazioni, e sperare che ci sia sempre posto. Le cose più vecchie e inutili, brevi momenti che avevano importanza solo all’epoca, possono essere anche cancellati … Ma quando ti trovi ad avere solo cose importanti, come fai spazio alle cose nuove?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Brock, Misty, Serena, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Ash si svegliò. Era passata qualche ora. Gary non c’era più, probabilmente se ne era già andato, il che faceva supporre che stesse bene. Ash provò un senso di sollievo.
Il sogno, come ogni volta che si era addormentato, era arrivato. Ma questa volta sapeva che era l’ultimo. Aveva deciso. La sua mente, il suo cuore … era libero.
 
“Amo veramente Misty? “
 
Stava correndo verso casa. Non sarebbe arrivato subito, era abbastanza distante, anche perché preferiva  aggirare la collina, per evitare di avere altri incidenti. Ma non importava, perché per lui era come volare. Persino Pikachu, appena svegliato, faceva fatica a stargli dietro.
 
Misty si svegliò. Si era riaddormentata. Era tardissimo.
 
< Oh no, ho saltato gli incontri! >
< Ci ho pensato io >
Era appena entrato Tracey, con un sorrisone enorme sulla faccia.
< Scusa è che … >
< No tranquilla. Era da tempo che non ti vedevo svegliarti senza un’espressione da morta. Inoltre sembravi dormire tranquilla quando sono entrato, che ho preferito non svegliarti >
 
 
Era vero. Quella mattina, aveva dormito veramente, da tanto tempo. Si sentiva viva, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Solamente si sentiva bene. Veramente bene. Tracey se ne era andato. Lei era lì sola, in un nuovo giorno. E, anche se non sapeva perché, lo percepiva in modo diverso. Lo percepiva nuovo.
 
 
Serena si svegliò. Era sul sedile dell’aereo. A fianco a lei c’era Brock, che sembrava molto stanco.
 
< Ben svegliata >
Il suo sorriso era molto più teso e innaturale.
Serena, che diventò rossa d’imbarazzo, accennò un sorriso.
< Quanto manca? >
< Poco, ormai siamo quasi sopra Kanto. Puoi ancora dormire un po’ però >
< Ok, ma non credo lo farò >
 
Serena riusciva a percepirla, quell’aria così diversa da quella di casa sua. Riusciva a sentire la sua presenza. Quello sarebbe stato l’ultimo dei suoi vecchi giorni, in qualunque caso. E questo la angosciava. Non era mai stata una ragazza debole. Frivola sì, ma debole mai. O almeno, non da quando aveva conosciuto Ash.
“Non arrenderti mai”
Quella frase si era ancorata al suo cuore, come per tutti quelli che avevano conosciuto Ash. Quindi, indipendentemente dalla scelta di Ash, lei lo avrebbe tenuto nel suo cuore, perché un mondo senza Ash, è un mondo peggiore.
A Serena raggelò il sangue. Scelta. Lei dava per scontato, seguendo le parole di Brock, che il ragazzo non aveva ancora deciso cosa fare del suo cuore. Ma la realtà poteva essere diversa. Magari lui l’aveva già dimenticata. Magari stava con Misty ora. Cacciò i pensieri dalla testa.
“Non arrenderti mai”
 
 
Tracey era stanco. Uscito dalla stanza di Misty, aveva raggiunto la sua e si era gettato nel letto. Voleva che quella storia finisse. Lui era molto amico della ragazza, per cui il suo star male gli gravava su … beh su tutto.
Il fatto è che aveva un presentimento. Doveva solo aspettare e vedere, e sopravvivere nell’attesa.
 
 
Brock era stanco, teso e dolorante, ma era fiducioso. Fiducioso che quel viaggio non fosse stato inutile, che non avesse costretto Serena ad un dolore inutile. Ma forse, questo era solo quello che si ripeteva per evitare di far accanire tristezze sulla sua testa. Il fatto è che non era sicuro nemmeno lui. Intanto però, l’unica cosa che poteva fare, era aspettare e ripetere. Sperando che fosse abbastanza presto.
 
Gary camminava. Il piede non era del tutto guarito, ma ormai gli faceva poco male. Si sentiva libero. Il discorso con Ash lo aveva liberato dai suoi dubbi. Era incredibile come, in situazioni così simili, lui fosse in grado di spiegare quella del suo rivale ma non la sua. Ma ora sapeva cosa fare. Camminava imperterrito, verso casa di lei. Non si sarebbe fermato e, anche se si vergognava di quel pensiero, sperava non si sarebbe arreso neanche lui. Anche se per Ash era più semplice. A lui bastava guardare veramente dentro se stesso. Gary però sapeva chi aveva scelto.
 
Ash intravedeva la sua casa, la cui vista lo rincuorò. Entrò giusto per posare le chiavi, e incrociò sua madre.
 
< Ah, ciao. Dove sei stato? >
< In un posto. Scusa ora vado di fretta >
La madre sorrise. La sua felicità riempiva la stanza. “Vai, campione” pensò tra sé e sé.
 
Ash aprì il garage, prese la sua bici e si mise a pedalare. Pedalava più forte che poteva, incurante del terreno fangoso che lo rallentava, incurante della ormai sottile pioggia. Stava per finire, finalmente. Il suo cuore pedalava con lui, contando i minuti di attesa.
 
 
“Amo davvero Misty? “
 
 
Brock e Serena erano arrivati. Avevano sentito l’aereo atterrare. Si trovavano a Kanto. Avrebbero perso una mezz’ora per scendere ed uscire dall’aeroporto, ma potevano permetterselo. Era un miracolo che con il tempaccio che impestava quella zona di Kanto non avessero perso ore.
 
 
Misty si era alzata e stava facendo colazione. Sorseggiava del the al narciso, quando arrivò anche Tracey.
 
< Ah allora ti sei alzata veramente questa volta >
Nonostante tutto, Tracey elargiva sempre sorrisi incondizionati. E per questo Misty gli era grato.
< Ah. Ah. Ah. Molto spiritoso. Comunque Tracey … >
< Sì? >
Il ragazzo era pronto ad un altro estenuante discorso.
< Oggi non ti voglio vedere in palestra. Prenditi una giornata libera da tutto e tutti, soprattutto me >
Gli sorrise.
< Effettivamente ne ho bisogno … credo che accetterò. I programmi di capo palestra sono alla solita bacheca >
Detto questo, si mise una giacca pesante e uscì. La pioggia, come già Misty aveva ipotizzato, non gli avrebbe impedito di gustarsi dell’aria fresca. Inoltre, stava per smettere. Quello era un bel giorno. Poi vide Ash arrivare in bicicletta.
 
< Ash? >
< Tracey! >
Il ragazzo fermò la bici e scese.
< Misty c’è? >
< Sì e dentro ma … >
< Allora vado. Devo assolutamente … >
 
Scossa. No, fu solo la vibrazione del suo cellulare. Interruppe il discorso e lo estrasse. C’era un nuovo messaggio. Veniva da Brock. Brock. Solo al vedere quella scritta gli vennero i brividi. Aprì d’impulso.
“ Sono appena arrivato a Kanto. Con me c’è Serena “
 
 
Non impallidì. Non gli si gelò il sangue nelle vene. Semplicemente risalì sulla bici e se ne andò, lasciando lì Tracey, insieme alle sue ultime parole.
“Non dire nulla a Misty”
 
Ora pedalare non sembrava più un angelico volo, ma solo una fatica immensa. Gli pareva di non andare abbastanza veloce. Doveva muoversi.
Il destino fa di tutto per farci seguire la nostra strada. Basterebbe mettere un cartello però. Siamo costretti ad andare avanti a tentoni. Come personaggi di un videogioco in un labirinto, ci viene fin troppo naturale esplorarlo tutto, sicuri che dietro ogni angolo ci possa essere un pericolo, ma anche un oggetto importantissimo per il corretto svolgimento della trama. E quindi siamo lì, come attratti dal pericolo, dalle cose sconosciute, da quel brivido che ti sale per la schiena quando sei solo al buio. Rischiare per nulla non è masochismo, è umanità, ciò che ci distingue dalle belve. I nostri mostri interiori non sono altro che eccessi di umanità, che ci portano incontro all’irragionevole. Ma tutto questo, dimostra solo una cosa: il destino dell’umano è soffrire profondamente  per scelte vuote, piuttosto che fare sorrisi vuoti per scelte profonde.
“Amo veramente Misty?”.
 
Brock, guardò il cellulare, per poi rivolgersi a Serena.
< Fatto, lo ha visualizzato. Ora non resta che aspettare. Sono sicuro che verrà >
Ma la ragazza non era così convinta.
< Come fai ad esserne convinto? Come fai a sapere che non farà nulla, e che semplicemente abbia letto il messaggio ma non se ne sia interessato? >
< Perché non ha risposto >
La ragazza non capiva ciò che Brock intendesse. Lei conosceva Ash, ma quel capo palestra sembrava una proiezione dei suoi pensieri. Come faceva ad essere così sintonizzato con la sua mente?
< Vedi … ad Ash non piace lasciare le cose a metà. Se gli poni una domanda, risponderà sicuramente, e dato che non ha risposto via messaggio, lo farà sicuramente faccia a faccia. Abbi fede >
La ragazza si affidò nuovamente a Brock.
 
 
Una bambina. Serena era solo non era altro quando conobbe Ash. Dentro il suo cuore poteva ancora vedersi, con il cappello di paglia, e con un’incredibile voglia di fuggire davanti ai problemi.
 
< Piacere, io sono Serena >
Le lacrime fermarono il loro scorrere per un attimo.
< So chi sei >
< In effetti anche io so chi sei >
Serena si sedette accanto alla bambina.
< Perché piangi? >
< Perché ho paura >
< Paura di cosa? >
< Di un rifiuto >
< Sai, anche io ho paura. Ma non devi vederla così nera la situazione. Almeno lo rivedremo, e poi sai … lui ha lo stesso diritto di vivere la sua vita che abbiamo noi >
La bambina smise anche di singhiozzare.
< Ti faccio vedere una cosa >
 
Serena si ritrovò davanti ad una piccola casetta, anche se, paragonata allo spazio che aveva intorno, non sembrava così sproporzionata. Il suo tetto sfiorava il soffitto di quello spazio.
La bambina non c’era più. Serena aveva una chiave in mano. Si fece forza e la inserì nella serratura, per poi aprire la porta.
Qualche minuto dopo, Serena tornò al mondo reale. Era arrivato.
 
 
Gary era arrivato davanti alla casa. Il piede dolorante, il cuore che pareva impazzito ed il sudore che scivolava per la sua faccia. Ma non ci faceva caso. Gli bastava premere il campanello. Un movimento che non necessitava un particolare sforzo, ma che era reso difficile dal timore del futuro.
Ripetutamente avvicinava la mano al campanello, per poi ritrarla … perché Gary aveva timore. Era lì per quello. Era lì per lei, ma nonostante tutto, faceva fatica a muovere quella mano, a farla avanzare sotto la pioggia, a farle fare quel movimento deciso.
Alla fine neanche ci provò a premere con decisione il campanello, si limitò a tirarci contro la propria mano.
Si sentiva come Ash: un perdente. Ma un perdente solo di nome, che nonostante tutto vinceva.
 
 
Scendere dalla bici non fu mai più doloroso. Quello scambio di sguardi … era carico di qualcosa. Qualcosa che non aveva mai provato. Non si avvicinò subito, come un cervo spaventato. E come fu per il bacio con Misty, non era in grado di calcolare il tempo che passava. Brock non era con lei, probabilmente se ne era andato per lasciarla da sola. Ma la vera domanda era: Serena cosa sapeva? Doveva dar per scontato che sapesse tutto. Del resto, doveva essere lì per un motivo.
 
Pensieri si accavallavano nella sua mente. Voleva correre ad abbracciarlo, ma sapeva di non poterlo fare. Quegli attimi la uccidevano, come una lama che ti trafigge poco a poco, lasciandoti vedere il tuo corpo mentre muori. Però sapeva cosa doveva fare, anche se non aveva il coraggio. Sincronizza il respiro. Uno … due … lascia, uno … due … lascia, uno … due …
 
< Ciao Ash >
< Ciao Serena >
Ash si avvicinò. Erano a meno di un metro uno dall’altra. Potevano sentire l’altro, potevano parlare veramente.
< Da quanto tempo … > Accennò con un tono ironici Serena.
< Già … > Ash cerco di rispondere con un sorriso.
Non riuscivano a parlarsi. Al contrario dei pensieri, tra di loro c’era come una barriera che impediva il contatto.
< Siamo proprio due imbranati, eh? >
< … probabilmente hai ragione … >
Altro silenzio. Non sarebbe mai finito, se uno dei due non avesse preso l’iniziativa. Lo avrebbe fatto Serena, ma ricordava l’ultimo consiglio di Brock. “Deve essere lui a proferire parola per primo”.
Ash non riusciva a parlare, ma quello che doveva dire lo sapeva. Così, senza accorgersene, gli bastò far scivolare i pensieri fuori dalla sua bocca.
“ Serena … è complicato “
La ragazza rimase in silenzio ad ascoltare.
“ Mi dispiace … avrei dovuto parlarti di Misty … avrei dovuto dirti tutto subito. Avrei dovuto, ma non l’ho fatto … perdonami “
Il ragazzo pianse, ma sul suo viso non scivolava una lacrima. Era qualcosa che non si poteva vedere.
“ Brock mi ha raccontato tutto. È un po’ pettegolo effettivamente … “
Anche Serena stava facendo scorrere i suoi pensieri, ma non come una diga che si è spaccata, ma come un ruscello. I due erano in sintonia in quel momento.
“ Il fatto è che … non so perché, ma lei … eravamo così piccoli, non sapevo cosa stesse succedendo. Lei ha sempre occupato uno spazio indelebile nel mio cuore … non so perché, ma so che è così. Devi sapere che quando sono andato ad Hoenn, e poi a Sinnoh, e in tutti gli altri viaggi che ho fatto, lei era sempre lì. Non se ne è mai andata”
Ora erano uno a fianco all’altra. Intorno a loro il vuoto. C’erano solo loro, seduti uno accanto all’altra, circondati da tutto e dal nulla. Non volevano scappare.
Con amarezza, Serena pensò che il loro ultimo bacio fosse stato rubato. Ma non si ricordò che ciò che pensava coincideva con ciò che Ash sentiva.
“ No. Non è così. L’ultimo viaggio … è stato diverso. Per una volta, non ho realmente pensato solo e unicamente a Misty … questo non vuol dire che me ne fossi dimenticato, ma era solo un qualcosa, messo in un cassetto riservato ai sogni “.
“ Capisco cosa intendi … lei è quello che tu sei per me “.
“ Non so … probabilmente sì però … “
“ Però? “
“ Serena, tu ti sei mai innamorata? “
“ Mi prendi in giro? “
“ No, intendo … ti sei mai innamorata di qualcun altro? “
Rifletté.
“ No. Cioè, mi sono presa anche io la mia buona dose di cotte … ma innamorata mai “
“ Come fai a distinguerle? Come fai a dire che non era amore? “
“ Perché una cotta è solo e unicamente per il mondo che conosciamo. Un amore … è qualcosa di diverso. È qualcosa che ti scombussola “
Ash capì.
“ Serena … io non posso essere sincero con te. Non so cosa provo. So solo che tutto il mio cuore, o almeno gran parte, è occupato da lei “
Altro silenzio.
“ Ash tu la ami? “
“ Ash tu la ami? “
“ Ash tu la ami? “
 
Quella domanda si ripeteva nella sua testa. La risposta la sapeva? Era tornato da Misty, o almeno ci aveva provato. Questa era la magia di Serena: era in grado di mettere in dubbio tutte le sue certezze. Il fatto, è che per lui Misty era un figura quasi teorica. Poteva essere solo una proiezione della sua mente.
 
“ Non hai qualcosa di preciso da fare, solo un insieme di pezzi. Tu devi farli combaciare, lasciandone fuori il meno possibile “
“ non pensare a quello che avrebbe potuto esserci, ma preoccupati di quello che c’è stato “
“ Ash tu la ami? “
 
Sì.
Sì.
Sì.
Ash stava formulando quei pensieri, ma non uscivano dalla sua bocca.
Sì. Scossa.
Sì. Scossa.
Sì. Scossa.
Non si voleva fermare. Si immaginava già pedalare verso Misty. Scossa.
Scendere dalla bici. Scossa.
Correre da lei. Scossa.
No, non avrebbe dato retta a quella stupida scossa. Sarebbe arrivato al campanello. Scossa.
Ma questa non fu per un attimo. Continuò perpetua, fino a quando non svenne.
È la luce delle nostre credenze ad accecarci per non farci guardare avanti.
 
Ash si svegliò. Si trovava nuovamente davanti alla porta che recitava Misty. Ora però aveva un sottotitolo: “amore”.ù
Si alzò. Ancora una volta davanti a quella stanza. Ma ora era diverso. Si frugò in tasca, e ne estrasse una chiave piccolina. La stessa chiave del tabula rasa. In quel momento, voleva tornare al suo centro nervoso, e distruggere tutto ciò che era Serena per lui. Ma fu fermato. Fu fermato da se stesso. Lui, in qualunque caso, voleva bene a Serena, e non era giusto cancellarla così. Inoltre lei gli aveva fatto una domanda, e lui aveva ferma intenzione di risponderle. Inserì la chiave, che fece scattare la serratura, per poi disintegrarsi davanti ai suoi occhi. Trasse un sospiro, ed entrò.
 
Una scossa è quello che ci ferma, ci costringe a riflettere. Ci toglie la polvere dagli occhi.
 
Buio. Ash era circondato dal buio, o meglio, dalla penombra che riempiva quella sala. In realtà era molto più piccola di quel che sembrasse. Ed era vuota, se non per un piccolo piedistallo al centro, con qualcosa sopra.
“ Cosa … ma cosa vuol dire tutto questo? “
Ash ispezionava con lo sguardo tutto ciò che lo circondava. Non c’era assolutamente nulla intorno a lui.
Indugiando, si avvicinò al centro della stanza, l’unica parte illuminata. Si avvicinò abbastanza da vedere cosa c’era di così importante su quel piccolo supporto.
Una foto ed un’esca a forma di Misty, la stessa che lei gli aveva regalato. La foto li ritraeva da bambini, durante il loro viaggio a Kanto.
“ Cosa significa tutto ciò “.
Il ragazzo non capiva. Perché in  quella stanza c’erano solo una foto ed un’esca, cosa significava?
Poi, all’improvviso, una scritta apparve sul muro davanti a lui:
“ il torto più grande che si possa fare ad un bambino, è cercare di fargli guardare il mondo con gli occhi di un adulto “.
 
Ash indietreggiò, vino a quando non sbatté contro il muro, che cadde, come fatto di cartone.
A quel punto, cervello e cuore si svuotarono. E capì.
Quello che provava per Misty, si riassumeva in quei due oggetti. Tutto il loro viaggio … era racchiuso in quei due manufatti “ preziosi “. Tutto quello che provava per Misty.
“ Amo davvero Misty? “.
Due ragazzi, che però lo sono solo di nome, più che di fatto. Ash era molto legato a Misty. È stata la prima vera esperienza  interpersonale con un estraneo. Avevano viaggiato insieme, erano diventati amici … avevano sviluppato altro. Tuttavia, per un bambino questo era difficile da capire. Si era trovato con qualcosa tra le mani, e non sapendo cosa farne, lo aveva etichettato come amore. Ma non era amore. Era un qualcosa di più articolato, ed altrettanto speciale, ma non era amore. Ash sprofondò. Tutte le notti passate a pensare, tutto il tempo che aveva sottratto alla sua vita per pensare a lei come a qualcosa di più di un amica. Non sapeva cosa fare, non sapeva a cosa aggrapparsi, stava precipitando e non riusciva a fermarsi. Ma, solo a volte, non ce ne è bisogno. Perché c’è sempre qualcuno che ti fermerà.
Ash atterrò. Non si era fatto neanche troppo male. Si tirò su e constatò di essere vivo, prima di guardarsi attorno. Era in una stanza che aveva già visto. Si alzò e la analizzò. Era abbastanza spaziosa. C’erano due poltrone e un divano color rosso che guardavano verso un camino che emanava un tepore irresistibile.
Il resto della stanza era tappezzato di foto ed era piena di gingilli di vario tipo, appoggiati a delle mensole. Ne riconobbe alcuni, come le Princess keys della regione di Kalos. Prese una foto e la guardò. Ritraeva lui, Clem e Lem, e lei, Serena. Si ricordò dove si trovava. Era in quella casetta vista in sogno.
Ad un certo punto, qualcuno dietro di lui aveva inserito la chiave nella serratura e stava entrando. Quando Serena entrò, si guardarono negli occhi.
 
 
Ash si svegliò. Si trovava nel mondo reale. Probabilmente era svenuto anche lì. Di fianco a lui c’era brock, visibilmente preoccupato. Davanti a lui, c’era lei in lacrime. Non pioveva più. E lui era sicuro di essere calmo.
 
< Ash stai bene? > chiese Brock.
Il corvino mise seduto.
< Sì … quanto sono stato privo di sensi? >
< Circa una trentina di secondi credo … ma sei sicuro? Sei molto pallido >
La ragazza gli si era gettata al collo, ancora con le lacrime agli occhi.
< Serena … >
< Scusa Ash, è che mi sono preoccupata e … >
Serena gli si staccò dal collo. Serena, durante tutta la conversazione di prima, non aveva mai pianto. Né dentro né  fuori. Era stata una roccia. E ora piangeva per lui.
Ash, non era più accecato dalla luce di Misty. Ora poteva vedere con i suoi occhi quello che gli stava intorno. Ora poteva vedere quello che provava per Serena. Non avrebbe saputo dire se fosse amore, ma sapeva che era vero.
Stava guardando gli occhi di Serena.
< Ash, cosa succede, ti senti di nuovo male? >
Ma Ash non la stava più ascoltando. Si limitava ad osservarla.
< Ash cos … >
Il ragazzo la prese per le braccia e attirò a sé la ragazza. I loro occhi erano a pochi centimetri, le loro labbra erano attaccate. Provò la stessa cosa che aveva provato con Misty, ma con una differenza. Non voleva, non doveva e non avrebbe mai cercato di far terminare quel momento.
 
 
Ancora una volta stava preparando il suo zaino. C’erano le solite cose, ma due mancavano. L’esca di Misty e quell’enorme peso che lo aveva sempre contraddistinto. Mancava quell’ansia. Aveva consegnato una lettera a Tracey, con le istruzioni di darla a Misty quando più opportuno.
Gli sarebbe piaciuto dire che questo era l’epilogo, ma non era così. Assomigliava di più al prologo del sequel.
 
 
 
Nota dell’autore
E così questa storia è finita. Mi ha divertito veramente un sacco scriverla, e devo dire che sono abbastanza soddisfatto del risultato, in quanto era così che ho sempre voluto farla finire. Perché diciamocelo,le fan fiction sono per chi, come me, vuole di più da una storia. Vuole “viverla” più a lungo.
Come promesso, ecco come gestirò in seguito il mio account. Ho dato diversi indizi nella trama, ma faccio prima a dirvi direttamente.
Farò una o due flashfic / oneshot su SAO, poi vorrei fare almeno una storia ispirata o a DS o a Max Paine. Infine, risponderò ai quesiti creati da questa storia, cioè chi Brock stava cercando e a chi si riferiva Gary.
Non mi resta che salutarvi quindi, alla prossima!
 
 
   
 
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