Anime & Manga > Diabolik Lovers
Segui la storia  |       
Autore: Tsuki 96    20/12/2016    1 recensioni
Mary non solo non ha ancora trovato pace al suo animo travagliato da eventi passati e un posto a cui sentire di appartenere: Laito è impazzito e se inizialmente era riuscita a moderare la sua preoccupazione, dopo più di tre mesi di coma da parte del vampiro non sa più che pesci pigliare; e i fratelli non sono altro che insensibili scansafatiche.
Yui fa del suo meglio per rallegrarla e aiutarla, ma non sa che sotto lo sguardo pensieroso e ansioso della nuova amica si cela ancora quello spirito che non si arrende di fronte a nulla.
Mary infatti nutre ancora speranza, non si dà per vinta; ma i problemi non finiscono lì: altri avvenimenti stanno per accadere, e c'entrano quattro vampiri già incontrati mesi prima.
E incubi, fantasmi del passato non le danno tregua, continuando a torturarla nel profondo.
(NdA: Presenza di personaggi appartenenti al seguito del videogioco, Diabolik Lovers More Blood.)
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 43

 

Eva era nata nell’anno del Signore e già questa coincidenza era stato il primo segno della comparsa nell’ambiente demoniaco di una personalità particolare, diversa; all’epoca, Karlheinz aveva pressappoco qualche centinaia d’anni e un intelletto molto sviluppato: giunta notizia che la primogenita del Signore dei Demoni Burai fosse nata, il futuro Re dei Vampiri aveva fin da subito previsto che la sua esistenza sarebbe divenuta importante, non per il suo sangue blu, né per il nome biblico che le era stato curiosamente attribuito.

Aveva visto giusto: raggiunta l’età dei primi atteggiamenti di consapevolezza, le sue polemiche rivolte alla mentalità discutibilmente riprovevole dei demoni avevano suscitato non poca sorpresa e perplessità, ma soprattutto gran delusione da parte del padre; certamente un’anticonformista nella stessa famiglia reale non era vista di buon occhio.

La piccola demone, a un certo punto, aveva dovuto arrangiarsi nella propria educazione: gli insegnanti che Burai le aveva assegnato avevano presto perso la pazienza e si erano licenziati per non ascoltare più le sue “superflue” domande e “sciocche” considerazioni; molti degli ultimi assunti erano stati giustiziati, dato che anche il Signore dei Demoni era diventato intollerante, vedendoli come meri incapaci e codardi.

Durante il lungo periodo in cui le sembianze di Eva avevano richiamato quelle di una fanciulla di dodici anni, era avvenuto un importante incontro tra le personalità più potenti del mondo magico: Lady Fucsia, all’epoca la rappresentante di maghi e streghe, la maggior parte dei quali erano sempre stati i più disposti a convivere con gli esseri umani, date le somiglianze più marcate; Sir Mendilion, portavoce degli elfi che da qualche tempo avevano deciso di rimanere in disparte da tutto e tutti, se non in occasioni particolari; il capofamiglia della stirpe degli Tsukinami, Giesbach; il Signore dei Licantropi; il Re dei Vibora, detti anche Echidna o Tifoni da alcune razze; il capo del clan delle Aquile, la razza tendenzialmente più anarchica e solitaria; ovviamente Burai, Signore dei Demoni; Karlile, padre di Karlheinz e Re dei Vampiri, seppur ancora per poco; infine tante altre figure di minor rilevanza.

In simili eventi, resi festosi per alleggerire eventuali tensioni ed evitare scontri (inoltre se n’era approfittato per celebrare i duecentocinquanta e duecento anni del primo e secondogenito di Giesbach, Carla e Shin Tsukinami) Eva era solita presentarsi solo per le formalità, rimanere nei dintorni ancora per un po’, tranquilla, e in seguito avviarsi in giardino, sedendosi in qualche angolo remoto e leggere un paio di pergamene, assettata di sapere; la demone aveva l’abitudine di portarsi dietro sempre qualcosa dalla biblioteca del padre, nascondendolo all’interno di una borsa celata dal mantello scarlatto perennemente indossato, con tanto di cappuccio a coprirle parte della chioma.

La giovane era stata coerente anche quella sera: dopo i convenevoli e aver assistito a qualche chiacchiera sulla politica e sulle situazioni attuali sia nel mondo magico sia in quello umano, era uscita in cortile e si era accomodata sul muretto che faceva da perimetro allo specchio d’acqua riflettente i raggi lunari chiari come i suoi candidi boccoli; aveva tirato fuori un voluminoso manoscritto, uno dei primi ricopiati e rilegati a mano, e aveva ricominciato la lettura dal punto in cui era arrivata.

Fato volle che di lì a poco uscisse anche Karlheinz, annoiato dai soliti dialoghi dei detentori di potere e dalla loro, secondo lui, scarsa accortezza in ambito governativo: non li riteneva degni dell’incarico che ricoprivano, o almeno questo suo giudizio era rivolto ai rappresentati delle quattro sotto-razze derivate dagli Tsukinami, includendo questi ultimi; recentemente, aveva notato di quanto il loro modo di pensare fosse privo di qualcosa, di qualche aspetto che egli stesso non sapeva identificare.

Si era quindi avventurato all’esterno del palazzo, rilassando i muscoli facciali stressati dal continuo sorridere, e aveva seguito il proprio istinto, avvicinandosi alla postazione della demone: da quando l’aveva scorta all’interno dell’edificio durante le presentazioni, aveva subito percepito la necessità di approcciarla e parlarle; qualcosa, fin dalla sua nascita, lo aveva convinto che c’era bisogno di conoscerla.

Inoltre, le voci che giravano sul suo conto non avevano fatto altro che acuire la sua curiosità.

- Buonasera, Eva, figlia di Burai, Signore dei Demoni – l’aveva salutata, chinandosi con il busto e la testa e poggiando una mano sul petto, in corrispondenza del cuore.

Eva, la quale aveva avvertito il suo arrivo molto prima, era rimasta immersa nella lettura fino all’ultimo secondo: non appena la “i” di “Demoni” era uscita dalla bocca del vampiro, la fanciulla aveva alzato gli occhi verso di lui, impassibile come tutti era abituati a vederla.

- Buonasera a voi, Karlheinz, figlio di Karlile, Re dei Vampiri – aveva ricambiato molto semplicemente, ritornando al proprio libro.

Il silenzio era calato e il giovine aveva sorriso, chiedendosi se fosse più consono essere divertito da quella reazione, irritato o addirittura imbarazzato; aveva optato per fare un qualche passo a sinistra, esaminando distrattamente un cespuglio di rose rosse rese argentee dalla luna, e aveva poi rivolto di nuovo l’attenzione verso di lei.

- Non avete interesse per le discussioni dei nostri genitori e degli altri sovrani? – aveva domandato.

La demone era sembrata assumere un’espressione riflessiva e aveva alzato di nuovo lo sguardo verso di lui, sempre seria.

- Non ritengo produttivo partecipare alle loro riunioni se la mia parola non sarà presa in considerazione o, peggio ancora, non mi sarà concesso esporre le mie opinioni.

Il vampiro aveva allargato di più il sorriso e si era seduto sullo stesso muretto, mantenendo una distanza di circa un metro per non metterla a disagio e soprattutto per evitare di suscitarle qualsiasi sentimento di astio o comunque negativo nei suoi confronti: aveva bisogno di stringere con lei un’amichevole intesa; inimicarsela sarebbe stato svantaggioso per i suoi piani.

- Cambiamo argomento: avete notato che alcuni esponenti della stirpe dei First Blood hanno un aspetto poco sano? Malaticcio, direi. Heh, bizzarro: da creature di forte costituzione come noi, la malattia è cosa molto rara se non improbabile.

- Non impossibile, però – aveva ribattuto la demone, fissandolo dritto negli occhi con le sue iridi color acquamarina; Karlheinz aveva pensato che gli ricordassero tanto alcune anfore di vetro dell’Antico Egitto che possedeva nella sua collezione di manufatti storici.

- Certamente - aveva sorriso – Mi domando se sarà contagiosa…? Se ha contaminato gli Tsukinami, potrebbe contagiare anche le altre razze e con conseguenze più importanti - aveva considerato, pensieroso.

- Bisognerebbe indagare. Dubito che vorranno ascoltarci, tuttavia: sono troppo orgogliosi per ammettere di essere intralciati da un “misero” morbo - Eva era ritornata al proprio libro, ammirando la pergamena e i caratteri finemente trascritti con minuziosa cura.

- Almeno che io non sostituisca mio padre – Karlheinz aveva alzato lo sguardo al cielo notturno, riconocendo mentalmente e correttamente i nomi di tutte le stelle.

La fanciulla aveva sgranato gli occhi e, controllando le proprie emozioni di sorpresa, gli aveva rivolto un’occhiata interrogativa; era stata sul punto di dirgli che difficilmente avrebbe ottenuto il trono prima del previsto, dato che il padre sembrava godere di ottima salute, i suoi poteri erano ancora tra i più forti, quasi a competere con i First Blood, e che…

Karlheinz si era lasciato sfuggire una breve risata sinceramente divertita che a Eva era suonata più calcolatrice e fredda.

- Su questo temo che dovrò correggervi, figlia del Signore dei Demoni: accadrà molto presto. Perché le mie mani… - aveva alzato le suddette, esaminandole con occhi velati di mistero, anche di sete di potere - … altrettanto presto, porranno fine alla sua lunga vita, come mio padre stesso desidera da millenni.

 

 

La demone non aveva creduto subito a quella promessa, seppur esitante; si era pentita successivamente di non aver fatto più affidamento ai suoi dubbi, quando era pervenuta la notizia che il nuovo Re dei Vampiri fosse diventato Karlheinz stesso e che una delle prime novità dall’inizio del suo governo era stato l’isolamento dei Progenitori da tutte le altre razze, in modo che l’Endzeit, il nome con la quale era stata dichiarata quella malattia che li stava sterminando uno a uno, non si propagasse a nessun’altra di esse.

Lo stesso si era inoltre assegnato il compito di fare ricerche approfondite sull’epidemia, studiando il genoma delle varie razze e gli effetti di un campione dell’organismo responsabile, una creatura che non aveva saputo classificare né come batterio, né virus: aveva scoperto che tutte le sotto-razze generate dai First Blood fossero a rischio di contaminazione; c’erano un gruppo di geni comuni che a seguito del contatto con l’agente patogeno risultavano difettati. Aveva sperimentato lo stesso sul genoma di elfi, stregoni, demoni ed esseri umani: pur persistendo il danno, esso aveva interessato un numero minore di geni e una certa resistenza da parte delle cellule.

Karlheinz era rimasto alquanto sorpreso dalle sue scoperte, che aveva inoltrato a Eva stessa per saperne cosa ne pensasse; inoltre, la sua mente stava già escogitando un piano efficace per prendere due piccioni con una fava: da lungo tempo aveva osservato i comportamenti di tutte le specie, dai Progenitori agli esseri umani; si era reso conto di un aspetto degli ultimi che lo attirava in particolar modo e che sentiva essere assente in tutte le altre razze, senza considerare streghe e maghi, molto simili, e gli elfi… già particolari di loro. Dunque, se aveva ipotizzato che incrociare tra loro delle specie per ottenere ibridi potesse risultare proficuo per sviluppare una repellenza all’Endzeit, allo stesso tempo ne avrebbe approfittato per dare origine a una nuova specie, potente, forte, e “sensibile” quanto quella umana: era giunto alla conclusione che fossero i sentimenti ciò che mancavano in loro e che solo streghe, maghi, elfi ed esseri umani fossero in grado di provare.

Eva aveva percepito uno sgradevole presentimento non appena le era arrivato il messaggio: venuta a conoscenza dell’esperienza di “Karl”, come egli stesso le aveva permesso di appellarlo, aveva solo trovato prova a fondare i suoi presagi, e si era preparata a incontrarlo il più rapidamente possibile.

Avevano l’aspetto di adolescenti vicini all’età adulta; tuttavia, la loro mente era ben più profonda e matura di quella di uomo centenario che fosse intelligente e colto.

Il loro secondo incontro era stato uno degli eventi più memorabili per il vampiro, se non un’ulteriore incremento del suo interesse per la demone: quest’ultima infatti, non appena si erano ritrovati in una biblioteca come accordato, gli aveva mollato dritto in faccia il primo schiaffo mai ricevuto in vita sua; non gli aveva fatto alcun male, ma il gesto in sé aveva certamente smosso il suo carattere.

- Non puoi trattare gli individui come oggetti, Karlheinz! – lo aveva rimproverato, incrociando le braccia al petto e alzando la testa dignitosamente, i severi occhi color acquamarina riflessi nei suoi.

Il Re dei Vampiri aveva sbattuto le palpebre, ancora leggermente stordito e sorpreso dalla sua reazione, per poi lasciarsi sfuggire una breve risata divertita.

- Suvvia, Eva, lo sto facendo per il bene di tutti: non possiamo lasciar che l’epidemia interessi anche le altre razze – aveva risposto tranquillamente, massaggiando la guancia che sembrava intoccata; eppure percepiva ancora l’impatto di quella candida mano.

La donna l’aveva fissato imperturbabile per qualche minuto, prima di sospirare e girarsi, riflettendo su possibili soluzioni da avanzare.

- Giusto l’altro giorno, è accorsa al mio palazzo in cerca d’aiuto Menae, la cognata di Giesbach. Conoscendo gli svaghi di vostro padre, vorrete perdonarmi per questa piccola scortesia, forse potremmo proporgli…?

La demone gli aveva rivolto un’occhiata gelida.

- Non osare.

- Perché no, Eva? Hai in mente altri piani? Da quel che si sa dalla notte dei tempi, gli unici ibridi esistiti e sopravvissuti sono quelli nati da un genitore mago e uno umano, o demone e umano; raramente si sono verificati casi di prole ibrida dall’unione di un demone con un mago… e sai bene che le quattro grandi sotto-razze non sono mai state in grado di generare ibridi. I Progenitori, per mantenere la purezza della loro razza, si sono sempre sposati tra di loro per evitare contaminazioni, per cui non sappiamo che esito darebbe la riproduzione tra un First Blood e un demone – disse Karlheinz, calmo.

- Perché proprio un demone? Perché proprio mio padre? – la donna lo stava guardando con uno sguardo ancora affilato e contrariato.

Il Re dei Vampiri ridacchiò e le spiegò che gli Tsukinami non avrebbero mai accettato come consorti esponenti né di razze tanto inferiori come quella umana e quella delle streghe, né delle razze da loro stessi derivati, dato che li consideravano come dei “First Blood sporchi”, indeboliti; era fuori questione coinvolgere gli elfi, anch’essi molto attaccati alla purezza di razza, dunque rimaneva come ultima possibilità quella dei demoni.

Eva aveva taciuto per qualche minuto, per poi voltargli le spalle.

- Non ho certamente il diritto d’impedire a te o a mio padre di conseguire i vostri progetti; sempre ammesso che mio padre accetti il tuo suggerimento.

E si era allontanata, lasciando i boccoli bianchi danzare lungo la sua schiena, osservati intensamente dal vampiro che aveva sorriso compiaciuto.

 

 

Alla nascita di Cordelia, ci era voluto un mese per Eva prima di riprendersi dallo shock: Menae era morta quasi immediatamente dopo il parto e non aveva trasmesso la malattia alla neonata.

Karlheinz era venuto a far visita per vedere le condizioni di quest’ultima e costatare con soddisfazione che l’esperimento avesse avuto successo; Burai non era per niente contento nonostante sapesse di aver di fronte una creatura sì forte… ma non era una demone. Cordelia non era un ibrido: scorreva certamente nelle sue vene anche il sangue del padre, tuttavia i geni manifestavano solo i caratteri dei Progenitori. Il Re dei Vampiri aveva convinto, inoltre, il Signore dei Demoni a tacere le origini della piccola: le avrebbero al contrario fatto credere di essere nata vampira.

Mentre i due stavano parlando in una stanza in privato, Eva ne aveva approfittato per intrufolarsi nella stanzetta dove riposava la sorellina; si era avvicinata alla culla silenziosamente, accucciandosi accanto, e aveva osservato la creaturina di fronte, ancora sveglia: aveva gli occhi verdi come il padre e quei pochi e sottili capelli sulla testa sembravano color ametista. Affascinata dall’aspetto della piccola, aveva alzato una mano e l’aveva tesa verso il viso della neonata, sfiorandolo appena: Cordelia si era mossa, aveva emesso uno stridulo verso di contentezza e le aveva afferrato il dito.

Sulle labbra di Eva, per la prima volta nella sua vita, era comparso un sorriso gioioso.

- Ciao, sorellina mia… - aveva sussurrato, dondolando delicatamente la mano.

- EVA! Lontana! – aveva interrotto quel momento la voce tonante del padre, facendola sobbalzare all’indietro e perdere quell’espressione felice.

Solo Karlheinz era riuscito a scorgerla per una frazione di secondo e aveva percepito qualcosa di anomalo nel suo petto; non ci fece caso più di tanto, interessato a sentire quanto aveva da dirle Burai.

- Sia ben chiaro, figlia mia: non voglio che tu metta in testa a Cordelia le tue strambe idee. Sono stato chiaro? – le aveva intimato, guardandola negli occhi con astio.

Eva aveva sbattuto le palpebre, reggendo il suo sguardo, impassibile; aveva inspirato profondamento e infine annuito.

- Sì, padre.

Solo il Re dei Vampiri aveva percepito una certa incrinatura amara nella sua voce e, successivamente, aveva sgranato gli occhi quando ella gli aveva rivolto uno sguardo carico d’odio, nel lasciare la stanza: aveva capito che avrebbe avuto bisogno parlarle e chiarire, perciò si era congedato e l’aveva seguita.

Dunque, avevano ripreso la medesima discussione: per quanto potessero essere sbagliati i metodi di Karlheinz, Eva non riusciva però a trovare altro modo, e ormai il latte era stato versato; le restava solo da capire le reali intenzioni del vampiro, dato che era ben consapevole che nascondesse gran parte dei suoi piani.

- Quale sarà la vostra prossima mossa? – gli aveva chiesto.

- Trovare altre combinazioni possibili per ottenere generazioni più forti e immuni all’Endzeit, no? – aveva sorriso tranquillamente lui, quasi dilettato.

- Voi… - si era interrotta, pensierosa, voltandosi dall’altra parte – Permettete: voi siete un grande idiota.

Era la terza volta che egli rimaneva di sasso; solo allora, finalmente, aveva compreso di essere infatuato della demone.

Ciò nonostante, tal dettaglio non l’aveva fatto desistere dall’assumere un atteggiamento sempre più scorretto con il passare degli anni, man mano che Cordelia cresceva, splendida nell’aspetto, ma con i difetti dell’ambiente in cui era cresciuta; il Re dei Vampiri aveva meditato che se ad Eva fosse stato concesso di rimanere vicino alla sorellina, forse quest’ultima sarebbe stata più predisposta a un carattere migliore, e aveva sperato di rimediare facendo il galante con lei (e non solo lui; Richter, il fratello minore, era rimasto profondamente affascinato dalla donna da lunghi capelli violacei).

Certamente la donna tanto ammirata dagli uomini di corte s’era innamorata, quasi ossessionata, del vampiro: tuttavia ciò servì solo a inasprire di più i rapporti con la sorella maggiore, nei confronti della quale era stata influenzata a nutrire diffidenza e disprezzo, tramutati in odio e invidia pura; in più, per cercare di conquistare il suo amore, sarebbe ricorsa a qualsiasi cosa, anche al tentativo di umiliare Eva o, peggio, eliminarla: era ben consapevole dei frequenti ritrovi tra i due e tanti avevano notato l’interessamento di Karlheinz nei confronti della demone, la quale, almeno in apparenza, era solo determinata a continuare le loro ricerche e i loro studi.

Era normale e anche piuttosto consueto che due fratelli si affrontassero in un duello per provare la propria superiorità sull’altro; raramente accadeva tra due sorelle, a meno che non fossero le uniche discendenti dirette della famiglia, come nel caso delle figlie del Signore dei Demoni: così era accaduto un giorno, quando Cordelia aveva sfidato la sorella maggiore, in occasione di un’altra adunata, nonostante potesse contare solo su quelle poche abilità di cui pensava di disporre, ignara della propria vera natura.

Quello era stato il giorno in cui a Eva era stato attribuito l’appellativo di Signora di Vetro, coniato da Karlheinz stesso che, insieme al resto dei presenti, aveva assistito allo scontro tra le due sorelle: in verità Cordelia, la quale aveva dapprima infierito verbalmente e in modo violento nei confronti dell’altra, aveva avuto ben poco tempo di agire con i propri poteri, in quanto la maggiore aveva immediatamente elevato intorno a sé decine di coni di vetro, dalle superfici ruvide, irregolari e affilate; al primo passo da parte della minore, dopo un’iniziale reazione sorpresa perché Eva mai aveva fatto uso delle proprie capacità in pubblico, ella aveva innalzato alcune delle punte verso Cordelia, quasi pungendola in corrispondenza del cuore, e le aveva rivolto uno sguardo gelido e intimidatorio.

Molto più intimidatoria era stata tuttavia la potenza che tutti i presenti aveva percepito provenire dalla primogenita del Signore dei Demoni, silenzioso e sovrappensiero proprio a causa di ciò; la secondogenita aveva di nuovo cominciato a riempirla di insulti, protestando e dandole della codarda mentre questa si precipitava fuori dalla sala, per fuggire da quell’ambiente che fin dalla nascita non l’aveva accolta amorevolmente.

E non voleva anche che quella farsa proseguisse un solo secondo di più.

Nel frattempo, il Re dei Vampiri l’aveva seguita, colpito dall’intensità che aveva emanato con i suoi poteri, assicurandosi che Cordelia non se ne accorgesse: non voleva che la donna continuasse a perseguitarla, causando altre probabili e inopportune sceneggiate.

Raggiunta la demone, appoggiata alla balaustra in marmo di un balcone, aveva anch’egli posto una mano sul parapetto e sollevato il viso verso il cielo, ancora intoccato dall’inquinamento luminoso e perciò sfavillante di stelle.

- Mi chiedo se avreste potuto avere la meglio su di lei… anche pur non utilizzando i suoi veri poteri – aveva considerato con il solito sorriso Karlheinz.

- La mia sorellina è più forte di me. E non l’ho fermata per timore e vergogna di mostrare la mia inferiorità – aveva chiarito immediatamente lei, girandosi in modo che il viso non fosse compreso nella visuale dell’uomo, il quale la scrutò attentamente.

- State piangendo, Eva?

Ricevendo solo silenzio come risposta, aveva aggiunto, leggermente sorpreso:

- Curioso… non siamo creature capaci di provare emozioni come queste, o almeno non fino a questo punto – improvvisamente si era interrotto.

Era Eva! Eva era la persona adatta a generare una stirpe di creature potenti e allo stesso tempo “sensibilmente umane”: come aveva fatto a non pensarci prima? Ecco cosa lo aveva attirato fin dall’inizio! Inoltre, se Cordelia aveva la madre First Blood e il padre demone, poteva aver ereditato solo da quest’ultimo l’immunità all’Endzeit, nonostante non fosse della stessa razza: quindi anche Eva avrebbe potuto conferire geneticamente la stessa caratteristica alla sua futura progenie!

Mancava solo trovare un degno compagno, che fosse altrettanto forte quanto lei o di più, e possibilmente simile a lei in quanto coscienza…

Bisogna trovarle… un Adamo? Adamo ed Eva, per una nuova generazione!, aveva pensato.

L’aveva guardata: la demone lo stava osservando a sua volta da un po’, da quando aveva lasciato in sospeso il discorso che aveva iniziato, domandandosi quali altri genialate gli fossero passate per la testa; i suoi occhi color acquamarina si erano di nuovo specchiati in quelli del vampiro, suscitandogli una sensazione bizzarra nel petto.

- Eva, diventereste la mia sposa?

Colta di sorpresa, la donna era sobbalzata e, per la prima volta in vita sua, arrossita violentemente: dopotutto era stata la prima volta in cui un uomo le aveva fatto una proposta simile; certamente nessuno della sua specie aveva mai pensato di unirsi con lei in matrimonio, nonostante fosse la figlia del Signore dei Demoni, a causa della sua particolare ed unica personalità, discriminata quasi allo stesso livello di un’eretica.

Doveva tuttavia rifiutare: non ricambiava i suoi sentimenti, ed era troppo presto, aveva timore di come avrebbe reagito la sorellina, era sicura che si conoscessero ancora poco e che ci fossero altre tappe fondamentali da raggiungere prima…

- Io e voi potremmo essere la soluzione a tutto! Stavo pensando che…

Ormai, però, le sue parole entravano e uscivano attraverso le orecchie di Eva; in quel momento, amarezza e delusione avevano avuto il sopravvento.

E forse era stato a causa solo di un piccolo malinteso: se Karlheinz fosse stato più avveduto, avrebbe capito che la sua scelta era stata molto più sincera e passionale di quanto avrebbe mai pensato; perciò, mentre il vampiro continuava a parlare, bruscamente la demone lo aveva interrotto con un secco e freddo:

- No.

L’uomo aveva spalancato gli occhi, notando l’occhiata glaciale rivoltagli.

- Come no…? Eva? Suvvia, è una buona id-…

- Karl, non nascerebbero mai degli ibridi – aveva tagliato corto ella, chinando il capo verso il basso e portandosi le mani al petto, iniziando a torturarsi le dita.

L’altro era rimasto leggermente spiazzato dall’osservazione, pur essendone perfettamente a conoscenza; s’era lasciato sfuggire una breve risata per sdrammatizzare.

- Non importa, Eva, avete visto cosa è successo con Cordelia: è una First Blood, eppure è immune all’Endzeit; dev’essere qualcosa che scorre nel sangue dei demoni. E con i vostri valori-…

- Esatto, Karl: i miei valori. A quanto pare ne abbiamo pochi in comune, a partire dal motivo che vi ha spinto a porgermi questa proposta. Rinunciate.

Eva gli aveva voltato le spalle dopo aver chinato il busto in un gesto di saluto e si era allontanata; Karlheinz l’aveva fissata allontanarsi immobile, il sorriso che svaniva dalle sue labbra e gli occhi che s’assottigliavano pieni di risentimento e amarezza.

 

 

Da quell’evento in poi, i loro rapporti erano cessati, se non per le solite formalità; inoltre, Eva aveva iniziato a frequentare sempre meno ritrovi e feste, più interessata a provare a vivere tra gli esseri umani, o almeno tra maghi e streghe che più erano loro somiglianti.

Si era chiesta se avrebbe mai fatto amicizia con loro, una notte durante la quale stava preparando l’occorrente per abbandonare il palazzo e la “famiglia” e dare una svolta alla propria vita; quante amiche possedeva…? Forse nessuna: le uniche due persone con cui aveva mai legato in modo più socievole, se così si poteva definire, erano state una vampira bionda dal viso inespressivo, con cui avevano discusso animatamente di buone maniere (il suo nome doveva essere stato Beatrix, se non ricordava male), e una candida come una rosa bianca, come infatti era chiamata da tutti, la leggera e splendida Christa, una timida e riservata presenza che aveva avuto modo di incontrare in un giardino tra i cespugli di rose.

Improvvisamente, aveva alzato lo sguardo sulla sorellina con perplessità, non appena questa aveva fatto irruzione nella sua stanza, mani sui fianchi ed espressione vittoriosa.

- Karlheinz-sama… no, Karl, oggi stesso ha chiesto la mia mano! – aveva gonfiato il petto Cordelia, fissandola con i suoi occhi verdi ed arroganti.

Eva aveva inarcato un sopracciglio e aveva sussurrato un “congratulazioni”, ritornando alle proprie faccende; l’altra, un po’ seccata dalla reazione poco appagante, aveva sgranato gli occhi nel notare i bagagli sparsi qua e là.

- Te ne vai? – aveva chiesto, davvero incredula; non aveva saputo spiegarsi se fosse per la contentezza, in quanto le sembrava troppo bello per essere vero, o per una lieve e celata tristezza nel profondo.

- Questa è la mia intenzione – calcolando rapidamente che avesse preso tutto il necessario, aveva chiuso i bauli ed evocato un portale per farveli passare; si era voltata verso Cordelia e le aveva rivolto un sorriso, quello con cui tutti l’avrebbero per sempre conosciuta in seguito  – Porgi i saluti a nostro parte da parte mia, sorellina. Addio.

 

 

Karlheinz non si era limitato a sposare Cordelia.

Aveva fatto rinchiudere i fratelli Carla e Shin Tsukinami, ultimi superstiti della loro famiglia, in una dimensione presente nel regno dei Demoni, invalicabile: a meno che non avesse avuto luogo un’eclissi di luna scarlatta, la quale avrebbe indebolito i poteri del Re dei Vampiri e quindi permesso ai due di liberarsi.

Cordelia non riusciva a rimanere incinta; non era possibile comprendere quale fosse la causa, ma il vampiro non ci aveva pensato due volte a sposarsi con Beatrix, la figlia di una delle famiglie più nobili e abituali ospiti dell’ambiente reale; dalla loro unione erano nati il primogenito Shuu e Reiji. Solo in seguito la prima moglie era riuscita a gestire una gravidanza e partorire dei trigemini, Laito, Kanato e Ayato; e in particolare da allora erano iniziate le controversie tra le due vampire.

Non era finita lì: Karlheinz aveva voluto sperimentare cosa sarebbe nato dall’unione con un membro della sua stessa famiglia e l’unica donna che rispondeva alle sue esigenze era la cugina Christa; da quest’ultima aveva avuto il sesto figlio, Subaru, e una serie di problemi a causa del danno mentale che la povera Rosa Bianca aveva subito nello scoprire i suoi veri fini.

Eva, un giorno, aveva persino sentito dire che l’uomo avesse accolto tra le proprie braccia quattro orfani umani che aveva vampirizzato: ovviamente era certa che dietro tal gesto non v’era stata tanta compassione, ma bensì un qualche altro strampalato progetto; tuttavia la curiosità la esortava a conoscerli, forse per un insito desiderio di cercare di “salvarli” dall’influenza che il Re dei Vampiri avrebbe potuto esercitare su di loro.

Aveva così riallacciato i rapporti con Karlheinz; litigando fin dal primo secondo, ma almeno i quattro giovani l’avevano presa in simpatia e lei li aveva amati immediatamente, incitata dall’istinto materno di cui non aveva mai avuto l’occasione di usufruire, essendo ancora nubile e illibata dopo quasi duemila anni di vita.

Probabilmente perché avrebbe avuto bisogno di aspettare altre decine di anni prima di trovare l’uomo della sua vita.

 

 

- Guardi che così si scotterà – aveva udito una voce profonda brontolare dietro di lei.

- Come, prego? – Eva aveva girato la testa per osservarsi dietro le spalle e aveva sgranato gli occhi nel vedere quel mago alto due metri sovrastarla.

Il giovane uomo, rivolgendole uno sguardo un po’ stanco, aveva sospirato e, mormorando un “con permesso”, le aveva spostato la mano dall’oggetto che stava osservando in quel negozio di articoli magici.

La donna aveva percepito il calore di quella grande mano intorno alla propria, più minuta e tanto bianca in confronto al leggero colorito abbronzato della pelle di lui.

- Se avesse fatto scorrere la mano ancora un po’ più giù, si sarebbe bruciata le dita – aveva spiegato con calma l’estraneo, esaminandole le mani – Sarebbe un peccato se su mani tanto delicate come queste rimanessero dei segni d’ustione…

Eva l’aveva fissato a occhi ancora sbarrati, senza parole e stupitissima, ed era arrossita.
 


Chiedo per davvero umilmente perdono per l'ennesima volta. Cercherò di approfittare del poco tempo che ho durante queste vacanze invernali di scrivere il più possibile, così da finalmente concludere questa storia. (Così da evitare ulteriori ritardi... non perché ne sia stufa, sia ben chiaro; ...no va beh, non vedo anche l'ora di concluderla, ma più per soddisfazione... sarebbe la mia prima serie di due storie (lunghe parecchi capitoli) ad essere decentemente conclusa! *^*).
Spero che tanti interrogativi si siano chiariti con questo capitolo, che non è altro che un lungo flashback della vita passata di Eva e Karlheinz.
Con il prossimo capitolo, ritorneremo alla situazione attuale...
... e vedremo un bel po' di sofferenza, tra combattimenti fatti più per farla finita e corse in fretta e furia per cercare non-si-sa-bene-che-roba.
Quanto sono stata chiara, vero?
Come state, comunque, mie care lettrici? Se siete arrivate pazientemente fino a qui... vi ringrazio dal profondo del mio cuore.
A presto e baciabbracci.

Tsuki 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Diabolik Lovers / Vai alla pagina dell'autore: Tsuki 96