Chohy
Sono successe tante cose
Sconosciuto
Ho tempo
Chohy
Qualcuno mi ha fatto uno scherzo di pessimo gusto
Sconosciuto
Wow, di solito gli "scherzi" dovrebbero essere divertenti
Chohy
Fidati, questo non lo era affatto
Sconosciuto
Che è successo?
Chohy
Ho trovato un animale morto nell'armadietto..
Le immagini di quella povera creatura
attraversarono ancora una volta la sua mente,
provocandole ancora un senso di rabbia, tristezza e disgusto.
E mentre quei fotogrammi le passavano davanti agli occhi,
lo sconosciuto aveva visualizzato ma non aveva ancora risposto.
Avrò fatto bene a dirglielo? Chissà ora che penserà..
Chohy si fece titubante e iniziò a pensare che forse non era stata
una così grande idea confidarsi con lui.
Anzi, col senno di poi pensava addirittura di essere stata
una stupida a cedere ad una debolezza del genere.
Sconosciuto
Sai chi è stato?
A quella domanda un nodo le si formò in gola
e ricominciò a reprimere le lacrime, tentando anche di
ignorare il macigno che le stava schiacciando il cuore.
Chohy
Penso di sì
Tre parole che fecero gelare il sangue del suo interlocutore.
No, tu non lo sai
Voleva scriverglielo, anzi, voleva urlarglielo.
Come poteva anche solo avere il sospetto che fosse
stato lui a combinare una cosa del genere?
Non poteva negarlo e non voleva farlo,
si sentiva tradito e per certi versi anche un po' deluso.
Ma tutto ciò non poteva trasparire dalle sue risposte,
doveva essere freddo, distaccato, in sintesi un estraneo.
Namjoon
Hai delle prove?
Voleva farla ragionare, voleva farle capire che
anche se nel tempo il loro legame era andato deteriorandosi,
anche se il loro rapporto era tanto particolare quanto disastrato,
lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Lui non era un bambino viziato che gioca con le persone,
lui non era Jundae.
Non lo era per niente.
Il solo sapere di essere paragonato a lui lo irritava e,
anche se lei non sapeva che il colpevole fosse proprio quel
principino idiota a cui la sua amica andava dietro, lo feriva.
In quel momento aspettare una sua risposta
lo rendeva impaziente, fremeva dalla voglia di chiudere
e risolvere una volta per tutte quella
situazione scomoda in cui era stato trascinato.
Chohy
No
Lo ammise, non aveva delle prove.
Non ne aveva e non ci aveva fatto caso, aveva semplicemente
puntato il dito contro la persona che le faceva più comodo.
Sospirò e quando lo fece il peso nel suo petto
diventò un po' più leggero. Come aveva fatto ad essere così cieca?
Come aveva potuto lasciarsi influenzare così tanto?
Lei non aveva prove della sua colpevolezza ma,
al contrario, ne aveva della sua innocenza.
E il suo cervello era stato talmente scosso da non ragionare più,
dal vedere una e una sola soluzione.
Sconosciuto
E allora come puoi sapere che quella persona è colpevole?
Chohy
Non lo posso sapere
Rimase a fissare lo schermo.
Aveva capito di aver fatto bene a scrivere allo sconosciuto,
ma aveva anche realizzato di esser stata
anche molto stupida e precipitosa.
Aggettivi che non la rispecchiavano.
Ma se non era stato lui chi poteva esser stato?
Sconosciuto
Chi conosce la tua combinazione?
Lihan.
Chohy
La mia migliore amica
Bingo.
Era proprio lì che Namjoon la voleva portare,
era proprio quel punto che anche lui voleva chiarire.
Come aveva fatto Jundae ad avere la combinazione?
Lihan era sua complice?
Eppure a guardarla non gli era sembrata così, anzi.
Gli aveva dato pure l'impressione di essere una brava persona.
Namjoon
E basta?
Pensi che la tua migliore amica possa aver fatto una cosa del genere?
Chohy
No, lei vuole diventare veterinaria
Seguì un momento di silenzio generale.
Chohy non aveva dubbi, non poteva esser stata lei.
Quello che non capiva era come aveva fatto una persona
a mettere quell'ammasso di piume nel suo
armadietto senza sapere la combinazione.
Chohy
Devo andare
Sconosciuto
Aggiornami
E in quel momento entrambi ebbero la stessa idea.
Dovevano confrontarsi sì.
Ma con due persone diverse.
Il mattino seguente Chohy raggiunse la scuola prima del solito,
preferiva incrociare lo sguardo di meno persone possibili.
Doveva parlare con Lihan e chiedere spiegazioni ma,
soprattutto, avere delle rassicurazioni.
Le aveva mandato un messaggio dicendole che la
aspettava seduta sulla panchina sotto al prugno secolare dell'istituto.
In quel preciso punto qualche anno prima si erano incontrate,
era lì che la loro amicizia aveva avuto inizio.
Certo, l'inizio non era stato dei migliori,
per lei infatti quella ragazza era un po' troppo logorroica
e non vedeva l'ora che chiudesse la bocca.
Poi, però, col tempo aveva iniziato ad apprezzare il suo carattere attivo,
quella sua vitalità luminosa e il fatto che
quel suo incessante blaterare le tenesse compagnia.
«Chohyyyy sono qui!!»
La voce squillante della ragazza la fece riemergere
dai suoi pensieri e si girò per guardarla.
«Come stai? Hai una pessima cera posso dirtelo?»
E sì, un altro suo punto a favore era la sincerità.
«Comunque volevi parlarmi di ieri vero? Ero così preoccupata..»
«Lihan»
Chohy fissò le pupille nelle sue con aria seria.
Lihan si zittì immediatamente, sapeva che quando
la ragazza usava quel tono la situazione era seria.
«Non sei stata tu vero?»
La ragazza spalancò la bocca,
incredula per quello che l'altra le aveva appena chiesto.
«Stai scherzando? Per chi mi hai
preso Bang Chohy?! Sono la tua migliore amica!»
«Lo so..»
Chohy si lasciò andare ad un sospiro
e guardò il verde del prato attorno a loro.
«Io non farei mai una cosa simile!»
«Lo so Lihan, lo so»
Lo sapeva, non c'era bisogno che glielo
ricordasse altre volte. Stava per riprendere
a parlare quando le braccia dell'amica la circondarono.
«Lo so che sei scossa ma non voglio che dubiti di me!
Insomma, lo sai che voglio diventare una veterinaria,
che senso avrebbe per me uccidere un povero animale indifeso?!»
«Sapevo anche questo Lihan»
«E allora cosa, perché mi hai fatto quella domanda?
Perché sospetti di me?»
Chohy cercò di staccarsi dall'amica
per guardarla di nuovo in faccia.
Se c'era qualcosa che odiava davvero era non poter
leggere l'espressione del suo interlocutore.
E se non la leggeva non poteva capire se mentiva o meno.
«Perché sei l'unica che sa la mia combinazione»
Lihan abbassò lo sguardo sui suoi piedi
per poi riportarlo su quello dell'amica.
«E se ti dicessi che non sono l'unica?»
Namjoon era appoggiato al muretto che circondava lo stabile,
aveva una cuffietta nell'orecchio ma,
in realtà, non stava ascoltando niente.
Dopo il messaggio di Chohy aveva deciso che
stare a guardare senza fare nulla non avrebbe aiutato nessuno,
né tantomeno avrebbe portato a galla la verità.
L'unica persona che poteva confessare era niente meno
della stessa che aveva causato tutto quello scompiglio.
Se l'avesse affrontato faccia a faccia avrebbe capito
e finalmente sarebbe arrivato alla soluzione dell'enigma.
Innanzitutto doveva capire perché lo aveva fatto.
Voleva capire cosa cercava di ottenere dopo
aver spaventato così Chohy e, come il giorno precedente,
fremeva per avere delle risposte.
Di una sola cosa era soddisfatto in tutto quel casino:
Chohy aveva realizzato che non poteva esser stato lui,
lui che aveva passato gli attimi prima dell'incidente con lei.
Inoltre, anche se poteva sembrare assurdo,
non aveva mai guardato il codice dell'armadietto della ragazza,
la trovava una violazione vera e propria.
Mentre osservava le persone che passavano davanti a lui,
pensò che forse in fondo era stato anche un po'
meschino da parte sua provare a far ricadere i sospetti
su Lihan ma, molto egoisticamente,
pensò anche che era meglio se Chohy si fosse concentrata
più su di lei che su lui stesso. In quel modo, almeno,
avrebbe potuto agire senza la paura di incrociarla
per i corridoi e ricevere una sua occhiata carica di odio,
non avrebbe più dovuto sentirsi addosso gli
occhi che aveva visto lucidi dal pianto e pieni di sofferenza.
Più pensava a quegli occhi e più la sua impazienza si faceva sentire.
Calciò un sassolino affianco a lui col piede
che aveva appoggiato al muretto e, preso da un moto irritazione,
si incamminò all'interno della struttura,
sperando di essere più fortunato.
Salì le scale dirigendosi verso la sua classe,
non aveva intenzione di demordere e, se fosse stato necessario,
l'avrebbe cercato anche nel cesto dei palloni in palestra.
«Dov'è Jundae?»
Si era rivolto verso il rappresentante della sua classe,
un quattrocchi davvero ficcanaso per i suoi gusti.
L'unico lato positivo era che se stavi cercando qualcuno,
come nel suo caso, o volevi avere qualche informazione in più,
lui era quello giusto a cui chiedere.
«Quanto offri?»
Il lato negativo, invece, era il fatto che per qualsiasi tipo
di divulgazione ti chiedeva qualcosa in cambio,
come se stesse spacciando droga o cose simili.
Namjoon si mise a picchiettare con l'indice sul suo banco,
l'irritazione era palese e lui non aveva
la minima intenzione di nasconderla.
«Ti offro un bel giro in ospedale per una rinoplastica»
Avvicinò il viso a quello del chiacchierone
e lo fissò con uno sguardo tagliente e assassino.
Non aveva né voglia di giocare né il tempo
e nessuno gli garantiva che, mentre lui stava
a contrattare con quel moscerino,
Jundae non stesse provando ancora a far del male a Chohy.
«Ehi amico, che ti prende?»
«Dov'è Jundae?»
«Penso che stesse andando nel laboratorio di scienze..
Ma cosa-»
Non fece in tempo a concludere la frase che il ragazzo
era già fuori dalla porta, non rendendosi
nemmeno conto di star correndo.
Sperava di sbagliarsi, voleva che la sua intuizione fosse errata,
non poteva credere al fatto che stesse
per provare di nuovo a toccarla.
Doveva raggiungerlo e anche in fretta.
Chohy stava correndo, la sua destinazione era la classe
in cui il giorno prima si era resa tanto ridicola,
la stessa in cui aveva incolpato Namjoon
di aver fatto qualcosa di orribile.
«Cosa intendi?»
Aveva chiesto a Lihan quando le aveva detto quelle parole.
«Come puoi non essere l'unica?»
L'aveva guardata confusa, non capiva di
cosa stesse parlando e non capiva nemmeno
il perché lei fosse a conoscenza del fatto
che altre persone sapessero la sua combinazione.
«Non sono l'unica»
Aveva aggiunto con aria colpevole, iniziando a tremare.
O forse quel particolare Chohy l'aveva solo immaginato.
«Chi?»
Quel continuo cercare di strappare le parole
dalla bocca dell'amica la rendeva nervosa,
non era mai successo che Lihan si rifiutasse di parlare.
Era un brutto, bruttissimo segno.
«Jundae»
Era arrivata a destinazione e di nuovo ci era arrivata col fiatone.
Tra un respiro e l'altro si fece coraggio per entrare,
aveva timore e allo stesso tempo non vedeva
l'ora di poter osservare di nuovo la figura di Namjoon.
Quando varcò la soglia il suo sguardo vagò fino
al posto in cui il giorno precedente era seduto
e non poté fare a meno di sentirsi un po' delusa
quando notò che la sua sagoma non c'era.
Dov'era? Aveva deciso di marinare la scuola?
Era a causa sua che non si era ancora fatto vivo?
No, in quel momento non era lì per lui.
Anche se era faticoso ammetterlo,
Chohy doveva trovare Jundae e parlarci, anche se più
che parlare avrebbe tanto voluto tiragli un pugno in faccia.
Si guardò attorno finché non vide un ragazzo
con gli occhiali intento a leggere un fumetto,
uno dei pochi superstiti, immaginò, dato che spesso
e volentieri gli insegnanti tendevano
a ritirarli non appena ne vedessero uno.
«Scusa.. Sai per caso dov'è Jundae?»
Veloce.. Veloce!
«Ma perché oggi cercate tutti Jundae?»
«Dov'è?»
«È andato verso il laboratorio di scienze»
E quando il ragazzo cercò Chohy con lo
sguardo lei era già sparita.
Stava di nuovo correndo a perdifiato verso il laboratorio,
ripensando alla frase che aveva pronunciato quel tipo.
Qualcun altro stava cercando Jundae.
Non poté fare a meno di sperare che quella
persona fosse proprio lui. Una volta arrivata lo avrebbe scoperto
e forse era proprio quel pensiero che le permetteva
ancora di correre senza fermarsi.
E quando arrivò alla sua meta non rimase delusa.
Namjoon era di fronte a Jundae,
l'aria era pesante e il cuore di Chohy iniziò a scalpitare.
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Essendo Monday la prima di una serie di storie brevi ci tengo a precisare che il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
Mi scuso per aver trascurato la storia su questa piattaforma, gomennasai >_<